L`amicizia/Tob e il “cucciolo” di leone Noi, cacciatori di “storie

Transcript

L`amicizia/Tob e il “cucciolo” di leone Noi, cacciatori di “storie
L’amicizia/Tob e il “cucciolo” di leone
Noi, cacciatori di “storie”, almeno per oggi, giorno di festa, abbiamo fatto
ritorno nel nostro villaggio africano, ai margini della savana, nella speranza di
scoprire, magari, una favola nuova “di zecca” che si possa raccontare a grandi
e piccini.
Superato il “limite” tra l’immaginario e il reale, ecco, infatti, che
immediatamente ci viene incontro Tob.
Tob, che sta per Tobias, mezzo nudo, pelle d’ebano e capigliatura riccioluta, è
un bambino all’incirca di non più di sei anni, della gente samburu, che
gironzola tutto il giorno in savana, immaginandosi, nelle sue fantasie, un
valente guerriero-cacciatore, perché solo al mondo.
I suoi giovani genitori, infatti, dicono coloro che sanno, che siano morti in
un’epidemia di colera qualche anno prima.
Unico riferimento per Tob, a tarda sera, quando è
stanco e affamato, è quindi la capanna dei nonni
e, qualche volta, anche quelle delle persone
amiche della comunità del villaggio.
Ma un giorno che il nostro Tob si è spinto in
savana un po’ più lontano del solito, s’imbatte
casualmente in un cucciolo di leone che, oltre a
essere tenero e carino, come un bel gattone gli fa
le feste e non esita di domandargli, con le sue moine giocherellone,
d’intrattenersi con lui.
Insomma si capisce che lo vuole per amico e a tutti i costi.
E così accade.
Le ore trascorrono per i due “piccini” tra un gioco e l’altro, con una corsa o una
simulazione di caccia molto piacevolmente, senza che essi si accorgano affatto
dello scorrere del tempo, e la notte africana, che se non sei al riparo mette i
brividi, li sorprende.
Nel buio, che non consente di distinguere, mamma leonessa esce, pertanto,
com’ è giusto che sia, a cercare il suo cucciolo e lo trova senza troppe
difficoltà, perché conosce bene le abitudini e i percorsi del piccoletto.
Mamma leonessa, però, non sa niente di Tob e avvistatolo, in me che si possa
dire, per istinto, felino quale essa è, si slancia per afferrarlo e vorrebbe
azzannarlo, soddisfatta d’essersi procurata, senza neanche troppe fatiche, una
gustosa e abbondante provvista di carne per l’indomani.
Il cucciolo, resosi conto del pericolo che corre l’amichetto, contrasta,
immantinente, con la sua agilità e i suoi scatti da quasi acrobata, mamma
leonessa, la quale si rassegna alla resa e batte in ritirata senza contrasti.
Ella ha capito appunto, in un baleno, che il suo cucciolo non è ormai più tale.
Pertanto Tob e l’amico cucciolo di leone, che non ha seguito la sua mamma,
ora hanno capito d’essere maturi, quasi come i grandi, e che è giunto per loro
il momento di dare davvero prova di autonomia .
Perciò per Tob niente più capanna dei nonni ma acacie giganti sotto le stelle
per dimora e poi frutti ed erbe d’ogni genere per nutrimento. Se non,
addirittura, cacciagione fresca quando si ha fortuna.
E il cucciolo di leone lo segue ma mettendosi alla prova in quelle che sono le
sue di specifiche abilità. Cioè “cucciolo” si esercita a fare il “leone”.
Nessuno è invadente con l’altro. Si muovono in parallelo e si rispettano. E sono
sopratutto felici di essere assieme.
Un bel giorno, però, trascorsi già parecchi anni, Tob avvista, anche questa
volta per caso, com’era successo con il cucciolo di leone, una carovana di
pastori samburu in marcia alla ricerca di verdi pascoli per il proprio bestiame.
Ci sono uomini, donne, anziani e bambini. E anche splendide fanciulle in fiore.
Gli occhi “dolci” e il sorriso accattivante di una bella “samburetta” coinvolgono
per intero il “nostro” Tob, dalla testa ai piedi (è proprio il caso di dire), ed egli
sceglie così, senza troppo riflettere, di seguire i pastori nei loro spostamenti.
Il cucciolo di leone, che ormai non è più tale da un pezzo, assiste da lontano
alla scena, comprende tutto e si allontana in fretta (probabilmente per non
farsi vedere ammagonato dall’amico) ma anch’egli, dietro un riparo, è atteso
da una giovanissima scattante leonessa, che gli fa l’occhiolino.
E con lei s’incamminano in direzione opposta rispetto a quella della carovana.
Tob e il “cucciolo, non più cucciolo, s’incontreranno ancora, un giorno? Quando
avranno magari entrambi fatto famiglia?
A me piace pensare di sì.
Perché l’amicizia, spesso fatta di casualità, quando è sincera e autentica,
supera ogni ostacolo.
E accade a ogni latitudine. E gli animali, come e più degli umani, come il
“nostro” cucciolo di leone, sono capaci di privilegiarla e di rispettarla.
L’uomo, invece, qualche volta fa cilecca.
Marianna Micheluzzi (Ukundimana)