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n° 295 - giugno 2000
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Direttore Responsabile Lucia Aleotti - Redazione, corrispondenza: «Minuti» Via Sette Santi n.1 - 50131 Firenze - www.fondazione-menarini.it
Intervista a Modì
Nel 1901 Amedeo Modigliani non ha ancora
diciassette anni, ma già
da tre, a causa di una
lunga malattia, ha abbandonato gli studi e
si dedica unicamente
alla pittura, con un ardore che, come annota
la madre nel suo diario,
“stupisce e incanta”. In
quello stesso anno, il
giovane artista scrive
all’amico Oscar Ghiglia una famosa lettera
che diventa quasi il manifesto della sua breve
e frenetica vita: «...Io
sono ricco e fecondo di
germi ormai e ho bisogno dell’opera. Io ho
l’orgasmo che precede
la gioia, a cui succederà
l’attività vertiginosa,
ininterrotta dell’intelligenza.»
Oltre al pathos adolescenziale, tra le righe si
riconoscono echi letterari e bagagli scolastici
di matrice ancora carducciana. Ma già si insinua la sensualità dannunziana a svelare la
passione dell’effetto forte
e carico di simboli del
giovane Modigliani da
cui si formerà la sua straordinaria personalità di
artista.
Il giovane Modigliani
inizia la sua formazione
nello studio di Micheli,
ex allievo di Fattori, ma
la limpidezza dei
post-macchiaioli con la
sua chiara definizione
di figure non può essere
il mezzo espressivo più
adatto all’artista, la cui
ricerca di una simbologia primitiva non si
esterna certo in tran-
quilli paesaggi toscani
ricchi di luce.
È a Venezia che per la
prima volta Modigliani
entra in contatto con
una cultura cosmopolita, avvolta da uno spiritualismo decadente e
dominata dal simbolismo klimtiano. La sua
ricerca è verso figurazioni emblematiche,
verso il mistero e l’eleganza dell’arabesco,
verso la tragicità espressionista e le esperienze
dell’Impressionismo ed
è con questa spinta che
Modigliani arriva a Parigi nel 1906.
Qui dipinge senza sosta anche se conosciamo
pochi lavori di quel periodo: si tratta di piccole tele con volti femminili sfumati ed esangui, in un colore dai
toni bassi e dalle luminescenze soffuse. Sono
ritratti in cui ancora si
manifestano la retorica
psicologica della “colpa
morale” e la lezione del
simbolismo nordico:
Munch e Dostoevskij
sono sempre i suoi idoli.
Modigliani certo non
ignora quanto sta succedendo a Parigi negli studi di Matisse o
di Picasso, ma al momento queste novità
non lo interessano ed
anche in seguito le interpreterà con assoluta
indipendenza.
Intanto, tra il 1906 e il
1908, si comincia a notare un progressivo rafforzamento nel segno e
nel colore, una caratterizzazione più cruda dei
personaggi, una pittura
più decisa e aggressiva
e insieme patetica che
sente senz’altro l’influenza del “periodo
blu” di Picasso, dell’arabesco di Klimt e Beardsley, della caricatura
di Lautrec. Le opere rivelano un simbolismo
più complesso, frutto
dei fermenti secessionisti che attraversano
l’Europa. Modigliani
ancora non ha un suo
linguaggio preciso ma
dimostra di aver intrapreso un cammino culturale verso una sua personale modernità.
Esempi della pittura
questo periodo sono
Donna con cappello (1907,
Parigi, coll. privata),
un acquarello considerato studio per L’ebrea
(1908, Parigi, coll. privata); Busto di giovane
nuda o La petite Jeanne
(1908, Parigi, coll. privata); Il mendicante di
Livorno (1909, Parigi,
coll. P. Alexandre).
Alle origini della grande
stagione creativa dell’artista livornese vi è
sicuramente la lezione
di Paul Cézanne, “incontrato” da Modigliani
durante la retrospettiva
a lui dedicata nel 1907.
Sull’artista livornese
però le nuove scoperte
non hanno una presa
immediata: ci vuole un
lento lavoro di accostamento prima che la sintesi di luce, volume e
colore, tipica del maestro di Aix, diventi un
mezzo espressivo. L’arte
di Cézanne è volta alla
ricerca conoscitiva del
linguaggio pittorico.
Modigliani: Max Jacob davanti a una porta Cincinnati, Art Museum
pag. 2
L’artista deve conoscere
il mondo attraverso il
suo dipingere, riorganizzando le proprie sensazioni. Per Modigliani
egli rappresenta quindi
non solo un porsi a guardare il mondo, ma la
possibilità di usare elementi compositivi del
dipingere. Infatti l’artista si appropria di alcune peculiarità cézanniane, quali per esempio, la pennellata “a matassa” dalla stesura interrotta, le pose dei personaggi, la posizione
delle braccia, l’intrecciarsi delle mani e l’essenzialità degli sfondi.
Modigliani riesce così
ad incanalare nelle più
pure forme cézanniane
quella sua profonda indagine psicologica che
fino ad allora ha cercato
di esprimere attraverso
l’accentuazione delle fisionomie. Nei suoi quadri c’è adesso un tono
più intimo e più dolente, un rapporto di
simboli tra fondo e figura che ormai va oltre
Cézanne. Il gusto dell’arabesco è frenato dall’esigenza di un maggiore equilibrio tra i volumi e il colore rimane
soffuso ma con una
nuova tensione ed una
nuova trasparenza; la
figura umana dimostra
tratti sempre più allungati.
È questo il periodo di
maggiore produzione:
tra il 1913 e il 1920
Modigliani dipinge 296
opere, tra le quali lo studio per Il suonatore di
violoncello (1909, Parigi,
coll. P.Alexandre), geniale rivisitazione del
Ragazzo dal panciotto
rosso di Cézanne; Alice
(1915, Copenaghen,
Statens Museum for
Kunst); Henry Laurens
seduto (1915, Parigi,
coll. privata); Madame
Pompadour (1915, Chicago, Art Institute); Leopold Zborowski (1916,
Zurigo, coll. Guggenheim Strauss); Paul
Guillaume (1916, Milano, Civica Galleria
d’Arte Moderna); Chaim
Soutine (1917, Stoccarda,
Staatsgalerie); Nudo sdraiato a braccia aperte (1917,
Milano, coll. G.Mattioli); Autoritratto (1919,
S.Paulo, coll. F. Matarazzo Sobrinho); Testa
di Jeanne Hebuterne verso
destra (1918, Parigi,
Coll.privata); Jeanne Hebuterne col maglione giallo
(1919, New York,
Guggenheim Museum).
Nel 1909 il dottor Alexandre presenta Modigliani a Constantin
Brancusi. Quest’ultimo
ha già raggiunto una
certa fama grazie alle
sue opere in pietra, eseguite col metodo della
“scultura diretta”, cioè
lavorando la materia
senza nessun modello
o studio precedente.
Modigliani rimane affascinato dal primitivismo emanato da quei
lavori e sente riaccendere in sé la passione
per la scultura. Gli innumerevoli disegni e
tempere di questo periodo sono preparazioni
ai lavori in pietra ed accentrano una serie di
soluzioni stilistiche raffinate e violente insieme,
di immediata emozione,
che poco hanno da invidiare alle sculture vere
e proprie realizzate in
un secondo momento.
I disegni di aspetto negroide ed oceanico che
l’artista produce sono
Modigliani: Lunia Czehowska
esempi di forme istintive e spontanee, non
hanno il valore di totem dell’inconscio come
si può vedere in alcuni
lavori di Picasso ma rappresentano un’interpretazione del tutto personale di Modigliani di
quel gusto per le culture primitive e antiche, presente in Europa
sin dalla metà dell’Ottocento.
Esempi ne sono Testa di
cariatide (1910-11, collezione privata); Cariatide rosa (1914, collezione privata); Disegno
di testa (1915 ca, Basilea, Kunstmuseum,
Kupferstichkabinett).
maria siponta de salvia