Fenomeno Etna, ecco perché

Transcript

Fenomeno Etna, ecco perché
Fenomeno Etna, ecco perché
di Monica Larner*
Che l’Etna sia in cima alla classifica delle regioni vitivinicole più emozionanti da scoprire non è di certo una
sorpresa.
Nel cuore del Mediterraneo, questo vulcano, potente e a volte pericoloso, incarna le mille qualità che
associamo alla quintessenza della meta enoturistica: vini eccellenti, scenari mozzafiato, geologia
affascinante e la promessa della scoperta. Dieci anni fa ho iniziato a scrivere di vino italiano per Wine
Enthusiast - Magazine e da allora ho sempre tenuto attentamente d’occhio l’Etna. Senza alcun dubbio è la
zona che più ha colpito la mia curiosità giornalistica e il mio desiderio di raccontare una storia nuova.
Ogni bottiglia di vino dell’Etna assaggiato e ogni viaggio verso questo magico angolo di Sicilia hanno reso
sempre più forte il mio legame con questa zona. Mi ha colpito così profondamente che ammetto di
custodirne gelosamente il ricordo: ho lasciato le mie impronte sulle sue terre bruciate, ho visto il suo rovente
cocuzzolo innevato su un cielo terso di mezzanotte e ho assistito al suo carattere violento nel riversare
colate di lava incandescente. Per molti aspetti l’Etna è un qualcosa di vivo: un soggetto da intervistare per un
articolo, una personalità da esplorare e da capire, un parente che non vediamo da molto tempo ma che
andiamo a visitare sempre con piacere, un vecchietto irascibile che racconta i segreti del mestiere a coloro
che si concedono del tempo per ascoltarlo. Questo è solo uno dei motivi per cui ci innamoriamo dell’Etna.
Ma ce ne sono ancora altri. L’Etna sfida sempre la nostra immaginazione. È la quintessenza della zona
vitivinicola per tutti i motivi sopra esposti. E, allo stesso tempo, è una violenta aberrazione della natura. Le
sue terre vulcaniche, i suoi paesaggi lunari e le sue imprevedibili eruzioni laterali ne fanno un luogo ostile
alla coltivazione, eppure danno vita a qualcosa di vivace e conviviale come l’uva. La mitologia antica
accomuna l’Etna agli Dei della distruzione e del fuoco più che alle Dee della fertilità e della fecondità.
Un’altra nota riguarda l’identità dell’Etna come regione vitivinicola. I pendii vulcanici sono sempre stati
coltivati sin dall’antichità. Eppure, l’Etna potrebbe essere considerata la regione vitivinicola più recente sulla
mappa enologica italiana. Il fenomeno dell’Etna, però, non ha più di dieci anni, o forse, anche cinque, se si
conta da quando la maggior parte degli investimenti in vigna e in cantina hanno avuto inizio. Se la Sicilia Doc
è spesso chiamata la regione vitivinicola del “Nuovo Mondo” all’interno del “Vecchio Mondo”, l’Etna è la
regione
vitivinicola
del
“Mondo
Vecchio
più
Nuovo”
al
mondo.
È inoltre importante ricordare che l’identità Etna è una regione vitivinicola di qualità. Il vulcano conta solo l’un
per cento della produzione totale della Sicilia. I vigneti piantati in cima al vulcano rappresentano l’apice della
piramide qualitativa, sia in senso metaforico che letterale.
L’eleganza dei vini dell’Etna è spesso paragonata a quella dei vini della Borgogna o a quella del Barolo. Il
Nerello Mascalese, il vitigno autoctono principale di questa zona vulcanica, conferisce al prodotto finale
potenza e classe. I suoi aromi delicati ricordano il Pinot Nero e la sua struttura tannica il Nebbiolo.
Il Nerello Mascalese è una varietà a maturazione tardiva (la raccolta avviene a metà ottobre) e presenta un
grappolo ampio, acini grandi e bucce fini. Il Nerello Cappuccio è un altro vitigno importante dell’Etna ed è
spesso assemblato con il Nerello Mascalese. I vini bianchi, invece, provengono principalmente dagli
autoctoni Carricante e Catarratto, mentre è sempre crescente il numero di produttori che sperimentano i
vitigni internazionali, quali Petit Verdot, Syrah, Merlot e persino Riesling. I vini rossi dell’Etna incredibilmente
condividono caratteristiche simili e confermano, quindi, la teoria secondo cui questo vulcano riesce a dar vita
ad uno stile unico ed inconfondibile. Gli aromi sono eleganti e femminili: le note di fiori blu e frutti di bosco
sono perfettamente contrastate dai toni minerali. Si aggiungono poi note alcoliche decise, un’intensa acidità
e
tannini
di
fine
fattura.
Questi vini hanno un incredibile potenziale di invecchiamento: raggiungono la piena armonia anche dopo 10
o 20 anni di affinamento. La forma perfettamente conica del monte Etna gli consente di avere un’esposizione
al sole e alle variazioni climatiche a 360 gradi, creando una vasta gamma di microclimi vulcanici. Il versante
est, più umido e meno adatto alla viticoltura, affaccia sul Mediterraneo. Il versante opposto è più secco,
poiché i monti Nebrodi offrono una protezione climatica totale a nord. Le zone più vocate e promettenti si
trovano all’interno del “triangolo d’oro”, tra le città di Linguaglossa e Randazzo, sul versante del vulcano che
si affaccia sulla splendida cittadina balneare di Taormina. La superficie vitata totale è solo di circa 2.000
ettari e, quindi, la crescita futura è limitata. L’ultimo motivo che può spiegare la magia dell’Etna è la sua
unicità. Nessun altro posto al mondo può conferire queste stesse condizioni geologiche, unite alla
biodiversità di vitigni autoctoni. Questo straordinario mondo in cui viviamo può offrirci solo un unico Etna.
*Italian Editor Wine Enthusiast
(traduzione di Claudia Ricci)