Il Castello Estense - Villaggio Globale International
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Il Castello Estense - Villaggio Globale International
Il Castello Estense La mostra dedicata a Benvenuto Tisi è allestita nei magnifici spazi del Castello Estense di Ferrara divenuto, dal 20 ottobre 2007, anche sede di presidenza e sede espositiva della Fondazione Ermitage Italia. Il percorso di visita della mostra e del castello si integrano; il biglietto è unico. La storia Antico e nobile casato di origine longobarda, gli Estensi giungono a Ferrara alla fine del tredicesimo secolo e vi si stabiliscono con grande successo politico sino a divenire, per acclamazione popolare nel 1265, signori della città. Da quel momento ha inizio la storia di uno Stato che saprà essere protagonista di eventi di grande rilevanza, una fucina di politica, architettura ed arte che porrà Ferrara tra le più importanti corti del Rinascimento, non solo italiano. Il Castello degli Estensi è il simbolo indiscusso di questa storia. Il monumento si trova al centro della città e la domina con la sua grande mole. Si tratta di una possente costruzione quadrata in mattoni, con ai vertici quattro alte torri, circondata da un ampio fossato, che si sviluppa su undici livelli, per una superficie complessiva di poco inferiore ai 10.000 metri quadrati. Costruito con i caratteri della fortezza militare a partire dal 29 settembre del 1385 e divenuto palazzo di corte dal 1476, sotto il ducato di Ercole I, il Castello è realizzato con i materiali tipici della pianura padana: laterizio e legno, con decorazioni e finiture nella più rara e preziosa pietra di provenienza istriana e veronese. Il piano terra è rimasto prevalentemente in stile gotico, mentre al primo piano le volte a crociera sono state sostituite, soprattutto a seguito del violento terremoto del 1570, con volte a padiglione o con cassettoni piani in legno. Quasi tutti i soffitti sono decorati da affreschi e tempere di alto valore artistico e storico. Il Castello costituisce un patrimonio di eccezionale valore per Ferrara ed il suo territorio, sia per l’indiscutibile valenza monumentale, sia per il suo contenuto storico ed artistico. Tra le sue mura, che ancora per tutto il Quattrocento ebbero una destinazione prevalentemente militare, nel Cinquecento si espressero artisti e letterati del massimo livello come Tiziano, Bellini, Raffaello, Leonardo, Dosso Dossi, Garofalo, Guarino, Bembo, Leon Battista Alberti, Gesualdo da Venosa, Josquin Des Prés, Luzzasco Luzzaschi, Boiardo, Ariosto e Tasso. Il valore culturale stratificato in sei secoli di storia della città, dà al Castello il ruolo di simbolo storico dello stato degli Estensi, di simbolo artistico, considerato che fu scrigno di una delle collezioni rinascimentali più ammirate, di perno urbano della prima città moderna d’Europa. Oggi cinquanta sale del Castello, che è anche sede della Provincia di Ferrara, sono aperte al pubblico grazie ad un attento restauro culminato nel 2004 con l’inaugurazione del nuovo allestimento museale predisposto dall’architetto di fama mondiale Gae Aulenti. Il percorso di visita La visita del Castello parte dal piano terra, dove viene offerta una panoramica della storia della città e del monumento in parallelo con quella della dinastia estense. Il percorso procede con la visita delle ampie cucine ducali – luogo in cui venivano preparati i sontuosi e coreografici banchetti di corte – realizzate nei primi anni del Cinquecento per volere di Alfonso I. Qui si possono ancora ammirare la pavimentazione originale, con le aperture per lo scolo dell’acqua e, sulla parete nord, due finestre quadrate con funzione di prese d’aria, che testimoniano l’antica presenza di un grande camino. Da questi ambienti si passa alla massiccia Torre dei Leoni, che preesisteva al Castello ed era originariamente saldata alle mura difensive della città. Bartolino da Novara ne fece la prima delle quattro torri angolari del Castello. Alla base della torre erano ricavate le prigioni, in cui venivano rinchiusi prigionieri di alto rango, personaggi legati alla dinastia e traditori della stessa e in cui si è conclusa tragicamente la storia d’amore dei giovani Ugo e Parisina. Lungo l’antica rampa dei cannoni si sale al piano nobile e al Giardino pensile degli Aranci dal quale, attraverso la Loggia, si entra nel Camerino dei Baccanali – che allude ai celebri Camerini fatti realizzare da Alfonso I – ornato dalle scene del Trionfo di Arianna, della Vendemmia e del Trionfo di Bacco. Adiacente a questo ambiente si trova la Cappella Ducale caratterizzata da marmi policromi nel gusto antiquario e prezioso della corte estense. Si passa quindi alla Sala dell’Aurora, che insieme alla Saletta e al Salone dei Giochi faceva parte dell’Appartamento dello Specchio commissionato da Alfonso II a Pirro Ligorio, antiquario di corte. Questi ambienti vennero decorati secondo un unico programma iconografico ispirato alle arti del Trivio e del Quadrivio che rappresentasse allegoricamente le diverse età della vita umana, il tema delle stagioni e quello dei giochi sportivi. Il grande ciclo decorativo venne realizzato da Camillo e Sebastiano Filippi, Ludovico Settevecchi e Leonardo da Brescia. Sulla saletta dei giochi si apre un vano chiamato Saletta dei Veleni, il cui soffitto venne decorato nel 1926 da Carlo Parmeggiani con affreschi che celebrano la grandezza italiana all’epoca delle colonie. Attorno alla Torre di Santa Caterina si snoda quello che fu l’appartamento privato di Ercole II – detto Appartamento della Pazienza – decorato su progetto di Girolamo da Carpi con un programma iconografico dedicato alla Virtù della Pazienza, impresa personale del Duca. In seguito alla devoluzione del 1597 le tele qui presenti vennero trasferite a Modena e in parte poi vendute ai principi elettori di Sassonia nel Settecento. L’aspetto attuale è degli anni Trenta del Novecento. La sala cosiddetta di Ettore e Andromaca – dalla decorazione del soffitto, opera di Francesco Scutellari – si affianca alla Anticamera e Sala della Galleria, decorato nel secondo Cinquecento con le carte geografiche del ducato ora rievocate dai grandi tableaux dell’architetto Gae Aulenti. La terza torre, costruita all’angolo sud-ovest del Castello, è la Torre di San Paolo la cui sala, in corrispondenza del piano nobile, è decorata con immagini di divinità alle pareti e la raffigurazione delle quattro stagioni nei riquadri del soffitto. Nella sala adiacente la torre ha inizio la mostra monografica dedicata a Garofalo, allestita – lasciando visibili le decorazioni originarie dei saloni – nelle splendide sale delle ali sud ed est. Attraverso l’Anticamera del Governo si accede alla Sala del Governo, luogo deputato alle attività di governo e all’esercizio della giustizia ai tempi di Ercole II. La sala presenta un sontuoso soffitto a lacunari – arricchito da pitture, applicazioni in legno dorato e rosoni intagliati – ed è caratterizzata da un complesso programma iconografico che allude alle virtù morali del principe. La successiva Sala della Devoluzione – dipinta da Francesco Saraceni nella prima metà dell’Ottocento – è caratterizzata da un soffitto dipinto a grottesche con scene a soggetto storico e prende il nome dalle immagini rappresentate e dalla tematica antiestense appositamente voluta dalla sede legatizia, committente delle decorazioni; mentre la Sala dei Paesaggi, con soffitto a volta, presenta un alto fascione decorato con dieci paesaggi alla maniera del pittore settecentesco Giuseppe Zola. La mostra prosegue nella Torre Marchesana – costruita all’angolo sud-est del Castello – al primo piano della quale si trova la Sala delle Geografie decorata nel Settecento con raffigurazioni di angeli recanti cartigli sui quali appaiono i nomi dei più celebri pittori, poeti, architetti e scienziati della città. Attualmente è visibile la restituzione di antiche decorazioni, opera di Anton Felice Ferrari, che riproducevano la topografia ferrarese. Da questo ambiente si passa infine nella grandiosa Sala degli Stemmi, la cui fascia superiore, che segue l’intero perimetro delle pareti, è caratterizzata dagli stemmi decorati dei cardinali legati, sormontati da quelli dei rispettivi pontefici cui dovettero l’investitura. Accanto alla Sala degli Stemmi si trova la Sala dei Comuni – per l’occasione bookshop della mostra – le cui decorazioni e arredi rappresentano una rara testimonianza di gusto Liberty in un edificio pubblico nei difficili anni tra le due guerre. Le specchiature in ceramica che rappresentano gli stemmi dei Comuni della Provincia sono opera della bottega Gianotti, mentre il prezioso cesello di ebanisteria è riconducibile al maestro Ettore Zaccari.