2010/2011
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SETTEMBRE-OTTOBRE 2010 2010/2011 2010/2011 Istruzione Istruzione per per l’uso l’uso MUSICA MUSICA Simone Simone Cristicchi, Cristicchi, macedonia macedonia pop pop dolceamara dolceamara INSERTO INSERTO Genova Genova in in festa: festa: giovani, giovani, stelle, stelle, sport sport ISSN 2035-701X “Poste Italiane. Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1 comma 1, DCB Torino n° 7 Anno 2010”- € 1,20 GIOVANI CRITICI RUBRICHE BACKSTAGE IERI ACCADRÀ ANTISPOT DI SCATTO SNAKES AND LADDERS FORUM 20 22 38 DIRITTI AL CUBO A Torino mostra interattiva sulla Costituzione SCOPRIRE DI 39 ESSERE SPECIALE Con “La cura” di Franco Battiato PER GENTE CHE VUOLE 40 PENSARE Le proposte del Teatro Eliseo di Roma e dello Stabile di Genova RADIO JEANS NEL MEDITERRANEO, SI PARTE! Building Radio Jeans, il workshop CENTRO UN’ALTRA VOLTA, LIGA! Recensione del concerto all’Olimpico di Roma UNA RADIO… DI CLASSE Al via le Teen Web Radio 24 IO STO CON GLI STRANIERI Dialogo sull’integrazione possibile col Sindaco Finiguerra 26 MACEDONIA POP Intervista a Simone Cristicchi VOGLIO UN BOOK! Dilaga la mania dei book fotografici: tutte in corsa per il successo? 28 SAREMO FAMOSI? Test 29 GENOVA IN FESTA Reportage dal grande evento promosso dalla Fondazione Carige ISTRUZIONE PER L’USO 44 COSTUME E SOCIETÀ VOGLIO ESSERE UN TROLL Tutto il fascino dei giochi di ruolo dal vivo 50 FARÒ DEL MIO 54 PEGGIO NEWS Il giornalino del Liceo scientifico “Grassi” di Savona Speciale 2010/2011 43 12 Un forum con le opinioni degli studenti sulle novità per riportare il merito tra i banchi; uno sguardo fuori, per confrontarci col sistema tedesco, e, infine, l’esperienza dell’Itis “Majorana” di Brindisi PARTIRE CON UN’IDEA, TORNARE CON UN’ALTRA Una cartolina da Istanbul 56 HOW TO BUILD YOUR OWN COMPUTER Tecnologia 58 settembre ottobre n°7 Direttore responsabile Renato Truce Vice direttore Lidia Gattini Coordinamento di redazione Eleonora Fortunato Redazione di Torino e Segreteria di Redazione Sonia Fiore corso Allamano, 131 - 10095 Grugliasco (To) tel. 011.7072647 / 283 - fax 011.7707005 e-mail: [email protected] Redazione di Genova Maria Elena Buslacchi tel. 010.8936284 - 010.8937769 e-mail: [email protected] Redazione di Roma Simona Neri via Nazionale, 5 - 00184 Roma tel. 06.47881106 - fax 06.47823175 e-mail: [email protected] Hanno collaborato Elena Dardano, Greta Pieropan, Elena Prati, Marzia Mancuso, Benedetta Magri, Paolo Fornari, Matteo Marchetti, Tiziana Sorgi, Chiara Castellani, Michele Barbero, Francesco Testi, Jessica Tesone, Antonella Andriuolo, Laura Manino. Impaginazione Giorgia Nobile, Gianni La Rocca Illustrazioni Alessandro Pozzi Fotografie e fotoservizi Circolo di Sophia, Massimiliano T., Fotolia, Agenzia Infophoto Sito web: www.zai.net Francesco Tota Editore Mandragola Editrice società cooperativa di giornalisti via Nota, 7 - 10122 Torino Stampa Artigrafiche Boccia S.p.A. via Tiberio Claudio Felice, 7 84131 Salerno Main sponsor Realizzato con il contributo di: Assessorato all'Istruzione, Formazione, Ricerca, Innovazione tecnologica e informatica, Politiche sociali, Terzo settore, Cooperazione internazionale della Regione Liguria. Nuove rubriche e nuove firme per inaugurare l’anno scolastico: anche su questo numero i giovani reporter propongono pagine ricche di riflessioni e di esperienze, a partire dalla scuola. Anche per il 2010/2011 si pone con drammatica evidenza il problema dei tagli finanziari all’istruzione pubblica, direttamente legato, come ci ha fatto rilevare Chiara nel forum, alla questione della meritocrazia. Per approfondire l’argomento, ci siamo spinti fino in Germania, dove è stata approvata da poco una legge che cambia i requisiti necessari per ottenere le borse di studio statali, abolendo del tutto il principio del reddito. Arriva, invece, dall’Itis “Majorana” di Brindisi l’esperienza dei libri fai-da-te: il progetto “Book in progress”, dopo aver guadagnato il consenso dei docenti, degli studenti e delle famiglie della stessa scuola e della rete nazionale sorta intorno a esso, ha già mosso il suo secondo passo: da quest’anno, infatti, nella scuola pugliese alcune classi saranno interamente digitalizzate. Si resta in tema di “book”, questa volta però fotografici, con il servizio che Chiara Castellani ha dedicato a una delle ultime tendenze tra i più giovani: quella, appunto, dei servizi fotografici professionali. Tutti in corsa verso il successo? La risposta, ironica e pungente come al solito, arriva anche col test. Subito dopo, nel cuore del numero, un inserto dedicato a “Genova in Festa”, un grande evento di musica, sport, spettacolo e solidarietà promosso dalla Fondazione Carige nell’ambito di Progetto Giovani e seguito giorno per giorno dai giovani reporter di Radio Jeans e di Zai.net. Tanti consigli sui libri da leggere, gli spettacoli da andare a vedere a teatro, la musica da ascoltare e le mostre da visitare nelle pagine firmate dai nostri giovani critici. Dulcis in fundo, ancora idee per il tempo libero con Jessica, che ci porta nel mondo dei giochi di ruolo dai vivo, e con un interessante reportage da Istanbul. Buona lettura! Zai.net Lab Anno IX / n. 7 - settembre-ottobre 2010 Autorizzazione del Tribunale di Roma n°486 del 05/08/2002 Abbonamento sostenitore: 25 euro Abbonamento studenti: 10 euro (9 numeri) Servizio Abbonamenti MANDRAGOLA Editrice società cooperativa di giornalisti versamento su c/c postale n° 73480790 via Nazionale, 5 - 00184 Roma tel 06.47881106 - fax 06.47823175 Un ringraziamento particolare al fotografo Angelo Trani, autore del ritratto di Simone Cristicchi in copertina. Zai.net ha ricevuto il patrocinio di: La rivista è stampata su carta riciclata E 2000, Cartiere Cariolaro Questa testata fruisce dei contributi statali diretti della legge 7 agosto 1990, n. 250. Centro Unesco di Torino sponsor: In collaborazione con: Questo periodico è associato all’Unione Stampa Periodica Italiana I CANTIERI DELL’ETERE GE A ST K C BA Hanno contribuito a questo numero: Benedetta Magri Luca Savio 17 anni, di Rapallo, è allieva del liceo classico “Da Vigo” e vive di passioni: giornalismo, teatro, gufi e criminologia sono le principali. Davanti a sé nella vita vede solo un ostacolo veramente concreto: i suoi 153 centimetri d’altezza, che forse non le permetteranno di entrare nel reparto scientifico dei Carabinieri. Questo fallimento magari diventerà una spinta per coronare un sogno differente e sarà una giornalista, con un gufo posato sulla spalla. 18 anni, frequenta il liceo scientifico “Majorana” di Moncalieri. Gli piace scrivere e leggere, soprattutto a tarda notte, e le altre sue passioni sono la fotografia e il cinema. Inoltre, ascolta molta musica e adora la giocoleria, in particolare il «diablo». Si dice molto preso anche dalla politica (e la sua kefiah non lascia dubbi sul suo orientamento). Si lancia sovente in letture impegnative e in decisioni che, nella maggioranza dei casi, prende in maniera molto istintiva. Chiara Gianusso 16 anni, frequenta l’I.T.C. “Majorana” di Torino, indirizzo linguistico, ed è la Caporedattrice del giornalino scolastico. È sempre in giro, sommersa da mille impegni o dal semplice desiderio di prendere una boccata d'aria. Ama disegnare e sporcarsi le mani di inchiostro, si diverte a recitare (così raccontare le bugie le riesce meglio) e un po’ meno a cantare (è stonata). Inoltre, ama scrivere o, meglio, dire la sua. È convinta che un sorriso possa migliorare la giornata, ed è per questo che non le dispiace mai regalarne uno! Elena Prati Sogna di girare il mondo con la macchina fotografica sempre in mano e di fare di questo hobby uno strumento di comunicazione efficace e veritiera, proprio come dovrebbe essere. Preso il diploma di liceo scientifico, dopo innumerevoli elucubrazioni, ha deciso che strada deve prendere la sua vita: studierà lingue a Milano, con indirizzo comunicazione. Perché saper comunicare non basta, bisogna anche saperlo fare nella lingua giusta. Paolo Fornari 18 anni, vive a Palestrina (vicino a Roma). Appassionato di lingue straniere, gli piace leggere romanzi, ascoltare musica, viaggiare e andare a teatro. Progetti per il futuro? Ancora abbastanza nebulosi – è un tipo piuttosto indeciso – ma messo alle strette non disdegnerebbe di andarsene in giro per il mondo come inviato sportivo. Nel frattempo firma sulle nostre pagine soprattutto recensioni letterarie, musicali e cinematografiche. Laura Santi Amantini 17 anni, frequenta il liceo linguistico "Deledda" di Genova. Ha iniziato da poco a collaborare con Zai.net e spera di poter approfondire il legame con l'affascinante mondo del giornalismo. Ama follemente scrivere e dai racconti piano piano è approdata all'attualità. Fra le sue passioni, oltre alle lingue e ai viaggi, ci sono la letteratura e la filosofia. Senza dimenticare il cinema e soprattutto il teatro: da due anni si cimenta, infatti, anche come attrice. IER IA CC AD RA ’ A cura di Elena Dardano, 17 anni, Catanzaro Notizie serie e curiose selezionate dai calendari del passato SETTEMBRE 1939 La Germania nazista attacca la Polonia, scatenando la Seconda Guerra Mondiale. L'Italia dichiara la non belligeranza e si mantiene neutrale 4 11 SETTEMBRE 2001 Negli Stati Uniti vengono dirottati quattro aerei che distruggono le Twin Towers e il Pentagono; muoiono oltre tremila persone 9 1963 Una frana caduta dal monte Toc scatena un’onda che travolge la diga del Vajont e tutti i paesi vicini: oltre 2000 morti 12 SETTEMBRE OTTOBRE OTTOBRE 1492 Cristoforo Colombo scopre (per sbaglio) l’America 1888 George Eastman registra il marchio Kodak e deposita un brevetto per la macchina fotografica che utilizza il rullino 1681 A Londra una donna viene fustigata in pubblico. Il crimine? “Essersi coinvolta nella politica” 14 13 SETTEMBRE 1321 Muore a Ravenna il padre OTTOBRE 1979 Decine di migliaia di persone partecipano a Washington DC alla prima marcia per i diritti dei gay della lingua italiana, Dante Alighieri 8 SETTEMBRE 2009 Muore a Montecarlo il grande conduttore televisivo, radiofonico e partigiano italiano Mike Bongiorno 24 SETTEMBRE 1958 In una sala da ballo di Cremona, viene scoperta una diciottenne di grande talento, che diventerà famosa come Mina 1 OTTOBRE 1906 Nasce la Confederazione 31 OTTOBRE Generale del Lavoro 1517 Sulla porta della cattedrale 1946 I gerarchi nazisti condannati di Wittenberg il domenicano Martin Lutero affigge 95 tesi contro la Chiesa Cattolica al Processo di Norimberga SETTEMBRE OTTOBRE 1 T O P TIS N A A cura di Greta Pieropan, 18 anni, Pozzolengo (Bs) Uno spot… su MISURA! Pensavate bastasse vedere modelle che vi fanno credere di essere belle perché si nutrono solo di dolcetti ipocalorici delle marche più disparate? Ebbene no. Ora entra in gioco anche la brutta copia di uno spot che circolava qualche tempo fa per il profumo di Dior, girato da Sofia Coppola con lo stesso stile rosa e frizzante della prima parte del film “Marie Antoinette”: una perfetta modella parigina, felice e leggera come non mai grazie al suo profumo, che secondo il più romantico dei clichés nella capitale francese passeggia, va in bicicletta, prova abiti meravigliosi nell’atelier di Dior e alla fine vola in cielo appesa a dei palloncini colorati. Nello spot Misura ritornano la splendida Parigi, una ragazza filiforme che a ogni pausa si concede un dolcetto o un biscotto (di cui a quanto pare ha la borsa piena, dalla quale spuntano le immancabili rose rosse) e che alla fine dopo tutto quel divertimento (passeggiate, baci a un ragazzo nascosti sotto un giubbino) è talmente leggera (nonostante tutti quei biscotti) da volare via, senza l’ausilio di palloncini! Il tutto condito con l’ennesima versione della canzone “What I like about you”, totalmente aliena dal ritmo del filmato, e con una serie di piatti decoratissimi contenenti pranzetti degni della Regina di Francia… Non solo! In entrambi gli spot le protagoniste dondolano leggiadre su un’altalena appesa al cielo, si provano strani occhiali da sole, passeggiano sotto gli alberi! Bocciato. Non solo non trova una soluzione originale cercando di evocare situazioni già descritte in un film, riproponendo anche la stessa sequenza di piatti, ma copiando non tanto velatamente un altro spot non si rivela all’altezza dell’originale! Suvvia, un po’ di fantasia… Fonzies, che orrore! Inquietante lo è stato fin dalla prima messa in onda… La vocina che grida “leccami” e non si sa da dove arrivi fa pensare a Gollum del “Signore degli Anelli” che sibila “il mio tessssoro”, ma troppo elegantemente rispetto alla voce che proviene dalla televisione, e allora pensiamo a un film horror di infima categoria… In realtà è semplicemente un orrore di spot. La scena è molto semplice e uguale per tutti gli spot: un ragazzo in compagnia di molte ragazze, mangia gli snack e mentre ha la mano ancora nel sacchetto, perché è concentrato sul film, o sulla festa, sente una voce gridare “Leccami”, agghiacciato, il ragazzo si guarda attorno e scopre che sono le sue dita a parlare così… Nella nuova versione dello spot, non solo il poverino si illude che sia una delle ragazze nella stanza a dirlo, il che le renderebbe tipe da evitare (perché mai una ragazza a una festa o davanti a un film in presenza di altre persone dovrebbe gridare così?), ma deve anche sorbirsi le prodezze liriche del suo dito indice, munito di labbra a canotto e denti! E invece che fuggire in ospedale, da uno specialista di allucinazioni o intossicazioni alimentari, il genio esegue l’ordine, mostrandosi prima intontito poi soddisfatto. Ecco che allora parte il solito slogan, che ormai non scandalizza né viene collegato agli snacks, anzi è scaduto, probabilmente come le patatine che stava mangiando il poveretto che si è visto dar ordini da un dito della sua mano. DI SC AT TO A cura di Elena Prati, 18 anni, Alessandria PERSONE Di tutti gli spunti e gli scorci unici che ti può offrire una città, piccola, grande o metropoli che sia, ci sono alcune zone o alcune situazioni universali, che ti fanno dimenticare chi sei, dove sei e dove stai andando. Situazioni, luoghi, momenti che ti fanno sembrare veramente cittadino di un mondo che per alcuni istanti sembra uguale per tutti. Questo è quello che ho sentito un pomeriggio su un tram di Milano, in compagnia di un amico fotografo, e questo è quello che ho cercato di trasmettere scattando questa foto: dove non ci sono volti, non ci sono identità, ci sono solo persone. A cura di Benedetta Magri, 17 anni, Rapallo (Ge) CIÒ CHE NON HAI FATTO QUEST’ESTATE E PUOI ANCORA RECUPERARE! CALCOLA IL TUO PUNTEGGIO: SE SALI LE SCALE AUMENTA DI 5 PUNTI, MA SE INCONTRI IL SERPENTE SCENDI DI NUOVO A ZERO! AVER SEGUITO I MONDIALI ANCHE DOPO LA SCONFITTA DELL’ITALIA - Pochi hanno avuto il coraggio e la voglia di vedere la Spagna vincere. Potremo rifarci qui in Italia, sempre in uno sport di squadra maschile (così anche le donzelle saranno contente): 25-27 settembre prima fase mondiale di pallavolo maschile, a Modena. FARE IL BAGNO DI NOTTE - Se abitate al mare rimediare è semplice, a settembre le notti sono ancora calde e il meglio è improvvisare non avendo dietro il costume! NON AVER LETTO NEPPURE UN LIBRO SOTTO L’OMBRELLONE - Questo già è un peccato che vi perdono meno volentieri… non avete neppure letto un fumetto? Bè vi consiglio di rimediare con la lettura di Heat Wave, un romanzo giallo di Richard Castle, sì, esatto, proprio quello della fiction su Rai Due! AVER DATO TROPPA IMPORTANZA A FACEBOOK I social network sono divertenti e vanno bene, ma non devono diventare un’ossessione, non serve che raccontiate ogni attimo della vostra giornata. Siete riusciti ad abbandonare qualche volta lo Smartphone nella borsa per concedervi un bagno? Se la risposta è no, direi che dovreste pensarci, perché purtroppo occhio non vede cuore non duole, ma ancora meglio, quel che occhio non vede te lo dice Facebook! 5 4 3 2 1 -1 -2 -3 -4 -5 SN A LA KES DD A ER ND S INNAMORARSI - Se non è accaduto, ciò non può essere programmato, però una crociera sul Nilo per soli single potrebbe interessarvi. Lì potreste anche sopperire al bagno notturno… FARE UN VIAGGIO CON GLI AMICI - Post maturità o in preparazione a un nuovo anno, un viaggio è necessario. Non l’avete ancora fatto? Uniamo l’utile al dilettevole con il punto 5… ANDARE A UN CONCERTO - Avete partecipato a qualche data di qualche gruppo locale, come ad esempio i liguri Buio Pesto o neppure quello? In tal caso bisogna rimediare: Vasco Rossi, Bologna, 27 settembre 2010. Biglietti da 65,50 a 180 euro. Pensateci! FARE I COMPITI IN SPIAGGIA - In spiaggia i compiti si possono al massimo “copiare”, però se ciò era necessario a migliorare la vostra tintarella… diciamo che vi posso anche perdonare! ASCOLTARE SEMPRE LE STESSE CANZONI L’mp3, iPod, o mp4, insomma ciò che avete, va assolutamente aggiornato. L’hanno inventato apposta, per togliere il fastidio di cambiare CD. Fate questo sforzo che d’estate andrebbe fatto una volta alla settimana. Dai, per l’inverno almeno una al mese, altrimenti rimanete indietro con le hit! AVERE IMPROVVISATO DIETE ALL’ULTIMO MINUTO! - È inutile e lo sappiamo, ma ci ostiniamo a farlo lo stesso, non sarebbe meglio iscriversi ora in palestra ed essere prontissimi per la prova costume 2011? M U R FO A cura di Paolo Fornari, 18 anni, Palestrina (Rm) TORNI LA PROSSIMA VOLTA, PROF! BORSE DI STUDIO PER MERITO E PAGELLE AGLI INSEGNANTI FAVORIRANNO REALMENTE UN SISTEMA MERITOCRATICO NEL MONDO DELL'ISTRUZIONE? QUALI I RISCHI? QUALI I VANTAGGI? Solo cure palliative Le questioni della meritocrazia e dei tagli previsti dalla manovra economica sono diventate ormai due argomenti di discussione fondamentali per quanto riguarda l’istruzione in Italia e, sebbene molti vogliano farci pensare che si tratti di due dibattiti a sé stanti, sono in realtà perfettamente collegati tra loro. Senza risorse adeguate è impossibile permettere ad un’istituzione di andare avanti, e questo vale tanto per un Ministero della Salute quanto per un Ministero dell’Istruzione e della Ricerca; nonostante ciò, quando c’è da “tagliare” i primi a subirne le conseguenze sono proprio gli studenti, coloro nei quali dovrebbe risiedere il futuro della società e verso i quali bisognerebbe indirizzare tutte le energie e tutto l’interesse possibile. È proprio per questo che parlare di sistema qualitativo attraverso la formazione di una classifica di scuole medie e superiori e di borse di studio per alunni meritevoli a prescindere dal loro reddito familiare annuale consiste in un paradosso, o meglio, nell’ennesima dimostrazione che nel nostro Paese ormai solo chi ha la fortuna di vivere in maniera agiata può andare avanti con i propri studi. Che ci siano in circolazione molti insegnanti non in grado di fare il loro mestiere e che la qualità delle scuole italiane sia tra le più basse d’Europa è purtroppo una triste verità: ma forse una soluzione alternativa al problema potrebbe consistere nel prevenire piuttosto che nel curare, ovvero prestare più attenzione a chi si manda a sedere dietro quella cattedra con la consapevolezza che milioni di insegnanti più che qualificati vivono in una condizione di precariato vergognosa. Anche perché, per una scuola ed una società migliore, bisognerebbe permettere che vengano formati in maniera adeguata il maggior numero possibile di studenti, senza mandare avanti solo ed esclusivamente pochi eletti, poiché tutti noi in prima persona abbiamo diritto una volta fuori di dimostrare chi siamo e quanto valiamo, e non solo chi ha alle spalle un curriculum scolastico da 100 e lode e dei genitori in grado di pagare le migliori università. Chiara Cacciotti, 18 anni, Roma Studenti e professori sempre più divisi I tanto famigerati test, chiave di volta della riforma scolastica varata dal Ministero della Pubblica istruzione, a detta del nostro Ministro, sembrano porre fine a tutti i problemi del sistema educativo italiano. A risposta aperta, chiusa, a crocette, si propongono di testare il livello di conoscenza dei giovani allievi delle scuole medie, i quali dopo tre mesi di mare e montagna, tornati tra i banchi di scuola, invece di affrontare il classico tema sulle vacanze estive, saranno subito messi in riga da rigidi quiz di cultura generale, ripetuti più volte durante l’anno per testare l’operato degli insegnanti. Ora sì che si andrà a scuola con il sorriso, mi viene da dire. Dopo il maestro unico e i drastici tagli all’intero settore, il Ministero sembra aver maturato un’illuminante soluzione che possa ristabilire ordine e rigore nell’intero sistema e un giusto distacco tra professori e studenti, conferendo a questi ultimi il grande potere di giudicare i propri giudici; parliamo delle pagelle per gli insegnanti che, già poco motivati a svolgere il proprio lavoro come si deve, verranno sottoposti anche alle critiche dei 13 propri allievi. Un’iniziativa di questo genere, piuttosto inconcludente, non farà altro che creare un maggiore attrito e una maggiore divisione tra i due mondi, quello dei ragazzi e quello dei professori. Mi permetto quindi di abbandonarmi ad una riflessione: forse è proprio a questa scissione che il nostro Ministero mira, approvando iniziative così rigide, non si farà altro che mascherare un problema che investe la nostra scuola da anni, giunto ormai al proprio culmine: un insegnamento antico e trascurato da parte di professori precari e demotivati incapaci di stimolare la curiosità dei propri studenti che, a differenza dei coetanei tedeschi, svedesi, svizzeri, usano ancora la lavagna con il gesso e portano il grembiule col fiocco. Buona, l’iniziativa di erogare borse di studio per gli studenti meritevoli, ma anche qui, come si farà a stabilire quali sono i più meritevoli, attraverso dei test a crocette uguali per tutti? Al momento mi pare piuttosto difficile, in quanto almeno nelle scuole superiori vige ancora un’autonomia scolastica, per cui i programmi svolti seguono sì, una linea comune, ma dipendono ancora dai singoli insegnanti e quindi sono diversi in tutti gli istituti italiani. Là dove il Ministero volesse riformare davvero il nostro sistema educativo, dovrebbe lasciar perdere iniziative di gusto nazionalpopolare come test e pagelle, ma deve partire dalla base, dalle radici, interessandosi non solo a concetti astratti come meritocrazia o scuola, intese in senso generale, ma pensare concretamente alle persone che ne fanno parte, gli studenti, ma prima ancora i maestri, perché una scuola senza professori è come un fiore senza petali. Elena Prati, 18 anni, Alessandria Imparate a nuotare da soli La civiltà di un Paese si può misurare avendo riguardo a molti parametri, spesso profondamente eterogenei. Innegabilmente uno di questi è il modo, la quantità e la qualità degli investimenti sulla formazione delle nuove generazioni. In Germania è ormai invalso il sistema degli incentivi per la formazione. Ben lontani dall’essere delle borse di studio, si strutturano come il cosiddetto prestito d’onore. Una somma di danaro, insomma, data per consentire di completare la formazione. Con un contributo massimo di settemilacinquecento euro in rate mensili da cento, duecento e trecento euro, lo Stato concede un prestito a chi voglia migliorare o completare la propria formazione. Unico scotto, la restituzione del danaro, a interesse zero, quando si inizierà a lavorare. La cosa che appare singolare in un Paese avvezzo all’assistenzialismo di Stato buonista come l’Italia, sono i criteri di assegnazione, che si slegano dal solo metro economico (diamo soldi a chi non ne ha abbastanza), ma approda finalmente alla concessione dei fondi sulla base di una valutazione complessiva di un progetto formativo e del suo necessario budget, condotta dall’ufficio per la formazione. Vengono alla mente le polemiche che, annose, si ripresentano regolarmente in Italia sul cosiddetto diritto allo studio. Torna alla mente l’esperienza della cosiddetta “Onda”, che si infranse sulla scogliera di posizioni che ormai nessuno sosterrebbe neanche nella Cuba castrista. Non si fatica certo a immaginare come I componenti di quelle fila – che, un paio di anni fa, producevano documenti in cui si chiedeva addirittura “reddito per gli studenti”, per il solo fatto di essere studenti universitari; vista l’età media dei più accaniti, si sarebbe tradotto in mantenimento vitalizio di eterni parcheggiati – reagirebbero a un’istituzione di questo tipo in Italia. Subito pronti a denunciare l’immoralità di un sistema che obbliga a contrarre un debito per formarti, quanti Soloni ci sarebbero pronti a pontificare sulla necessaria gratuità della formazione. Il segnale politico che invece un’istituzione come quella tedesca darebbe sarebbe duplice. Da una parte la fine con l’assistenzialismo catto-comunista che si ferma a valutare il criterio di reddito, giacché non basta non avere mezzi per accedere ai finanziamenti, ma bisogna presentare un progetto formativo sensato. In secondo luogo il fatto di concedere un prestito, per altro a interesse nullo, a chi voglia formarsi, significa riconoscere che l’onere economico di chi voglia formarsi non debba gravare sulla intera società, neonati compresi, appesantendo il debito pubblico. In altre parole, un programma del genere responsabilizza chi voglia intraprendere un percorso di studi, oltre a fornirgli un incentivo materiale. Jacopo Lenigno, 19 anni, Berlino Diritto allo studio 14 IL M€RITO DALLA GERMANIA ARRIVA UNA RIVOLUZIONE DEL CONCETTO DI DIRITTO ALLO STUDIO: IL NUOVO PIANO LICENZIATO DAL GOVERNO FEDERALE INFATTI ASSEGNA UN PRESALARIO AGLI STUDENTI INDIPENDENTEMENTE DAL LORO REDDITO. UNA LEZIONE CHE POTREBBE SFONDARE IN EUROPA di Enrico Petrone, 18 anni Liceo scientifico “Cannizzaro”, Roma Bundesausbildungsförderungsgesetz. Per gli amici BAföG. Non è una creatura della Terra di mezzo, né una parolaccia islandese. È solo il nome del piano di borse di studio tedesco, un sistema di incentivi con cui lo Stato, previa presentazione di un adeguato progetto formativo, stanzia dei soldi (tanti: fino a 585 euro al mese) in favore degli studenti che rispondano a determinati criteri di merito e abbiano una situazione economica difficile. Tale importo è per metà a fondo perduto e per metà sotto forma di prestito, da rimborsarsi (senza interessi, ovviamente) solo quando lo studente avrà raggiunto un livello di reddito soddisfacente. Oltre a questo, i fortunati studenti tedeschi possono ovviamente contare su uno dei sistemi di assistenza più avanzati al mondo. Vi basti pensare che 5 Länder su 16 (la Germania, non dimentichiamolo, è una repubblica federale) non prevedono tasse universitarie. 15 Il piano e le polemiche Nel luglio scorso, a Berlino c’è stata un novità: il governo ha messo a punto un nuovo piano, parallelo a quello vecchio, da 300 milioni di euro. Un piano coraggioso, se si considera che lo stesso governo federale sta approntando una manovra economica di un’ottantina di miliardi in tre anni, un’enormità (noi ci stiamo strappando i capelli per meno della metà). Un piano innovativo, se si considera l’approccio: il nuovo piano di borse di studio non prevede nessuna soglia di reddito per accedervi. Rampolli di magnati e nullatenenti, per il governo tedesco, sono uguali. Basta che siano bravi. Un inno al merito, nella terra di Beethoven e di quello alla Gioia. Il principio è abbastanza semplice: se vali, se i tuoi voti sono i migliori, meriti un sostegno dallo Stato. Saranno circa 16mila (l’8% della popolazione universitaria) gli studenti che potranno giovarsi del finanziamento, 300 gli euro che ogni mese entreranno nelle tasche dei secchioni teutonici, in parte dallo Stato e in parte (fino al 35%, ad essere precisi) da privati individuati dalle singole università. Tanto per oliare bene il canale fra l’accademia e il mondo del lavoro. Una specie di bestemmia in Germania, cattedrale dello Stato sociale e delle pari opportunità da garantire a tutti. Un brusco cambiamento di rotta che non si può non ricondurre alla nuova situazione politica, con i liberali della Fdp che hanno conquistato un ruolo di primo piano all’interno della coalizione di governo. Meno tasse, meno Stato, più libertà di iniziativa per i privati. E questo sembra solo l’inizio. La sinistra ha già bollato il piano come “lotta di classe al contrario”. Una ridistribuzione del reddito verso i ceti più alti che parte da un criterio pedagogico: nella vita non conta di chi tu sia figlio, ma quanto vali (non ridete: in Germania, intendo). Dunque, come nello sport si premiano i campioni per la loro bravura e non per l’ascesa sociale che hanno compiuto, ecco spiegato l’arcano. Insegnare ai ragazzi come funziona il mondo del lavoro, in cui l’unica cosa che conta è la propria preparazione (basta ridere, dico sempre in Germania!). Certo però viene da domandarsi che cosa se ne faccia il figlio di un professionista – per quanto bravo, preparato e studioso possa essere – di trecento euro in più o in meno al mese. Anzi (perché ovviamente una paghetta più pingue fa sempre gola), viene da domandarsi che cosa se ne faccia il notaio che mantiene il figlio agli studi, specie a fronte dello sforzo che farà invece lo Stato. Perché per redditi a sei cifre 3600 euro saranno anche spiccioli, ma per un governo, in particolare per un governo che sta cercando di ridurre le proprie uscite, 300 milioni sono un sacco di soldi, soldi che potrebbero essere invece destinati ad altro. Questo è il punto più critico: per affermare un principio astratto – la meritocrazia – il governo Merkel ne sta tradendo uno molto più concreto, l’efficacia della spesa pubblica. Oltre che discutibile dal punto di vista ideologico, questa riforma sembra stonata più che altro dal punto di vista pratico: davvero il capitolo di spesa più urgente per il governo era questo? L’impressione che si ha è quindi quella di un’azione prima di tutto politica, un tentativo di trasmettere alla società i principi della coalizione al potere. Un po’ come fu per le borse di studio “classiche” al momento della loro istituzione sotto Willy Brandt, lo storico Cancelliere socialdemocratico, nel 1971. Solo, stavolta il piano è al contrario: restituire i soldi a chi paga più tasse. In Italia, intanto… Un progetto che ha riscosso un successo notevole anche dalle nostre parti, dove un giornale come il Corriere della Sera ha raccolto dichiarazioni entusiastiche da professori, imprenditori e sapienti vari. C’è per esempio il sociologo cattolico Giuseppe De Rita che plaude all’innovazione: «Nel secolo scorso si inseguiva soprattutto l’egualitarismo, oggi si punta sul talento e sul merito». E Claudio Gentili, direttore dell’area educational di Confindustria, esulta: «La prima reazione che ho è: benissimo!», per poi proseguire con una critica a tutto tondo al sistema universitario italiano, dove la spesa tocca ugualmente tutti gli atenei nazionali, mentre «in Germania si è deciso di sostenere al massimo le dieci più grandi e migliori università. La differenza è tra un Paese che resta seduto e uno che vuol competere». Convinto ma non troppo è invece Matteo Petrella, responsabile Università della Giovane Italia di Roma, che, parlando con noi, ha tenuto a ricordare che «ogni iniziativa che abbia al centro il merito ha il nostro sostegno. Detto questo, credo che un minimo di pregiudiziale di reddito debba rimanere, anche per evitare di dare un aiuto a chi non solo non ne ha ma neanche ne sente il bisogno». Più netto Tito Russo, Uds: «Pur registrando con favore la ripresa del dibattito sul tema del reddito agli studenti, è ovvia la nostra contrarietà a progetti che dimentichino la funzione fondamentale delle borse di studio, cioè promuovere la mobilità sociale. Chi non ha bisogno di aiuto semplicemente non dovrebbe riceverne». Certo, la novità può spaventare, ma in fin dei conti un tentativo potrebbe non nuocere più di tanto. Il nostro sistema certo non brilla per efficienza: poiché il reddito dello studente è calcolato su quello dichiarato dai genitori, infatti, è ovvio che, mai come in questo caso, le colpe (e le evasioni) dei padri ricadano sui figli. Supposti nullatenenti si aggirano per gli atenei sfoggiando griffe e l’arroganza di chi proprio non riesce a vergognarsi. Alloggi studenteschi tenuti in ostaggio da fuorisede storici che, sfruttando i ritardi della burocrazia, vivono nell’ombra sulle spalle della società. E intanto chi avrebbe davvero bisogno di un contributo si svena per mantenersi agli studi. Basta essere figli di due professori di liceo di media anzianità, infatti, per essere considerati “benestanti” dal nostro sistema universitario. Senza contare, poi, che molti sfruttano le (magre) risorse offerte dallo Stato per “parcheggiarsi” un annetto a fare la bella vita in una grande città. A ricordarlo è il professor Enrico Decleva, rettore della Statale di Milano e presidente della Crui (la conferenza nazionale dei rettori), ancora al Corriere che ha condotto una vera campagna di stampa sul tema: «Da noi una parte consistente di chi arriva con un assegno vincolato al reddito tende a perderlo al secondo anno, quando si chiedono i risultati. Qualcosa non ha funzionato: pochi soldi e per di più buttati. La nozione del diritto allo studio va rivista. Un tempo si avvertiva l'occasione rappresentata dall'istruzione come ascensore sociale. Oggi non più». Spaventa un po’ assistere all’offensiva di tutti coloro che hanno deciso che il concetto di “uguaglianza” sia ormai obsoleto. Uguaglianza che non deve essere raggiunta con uno sterile assistenzialismo ma garantendo pari opportunità a tutti. Che qualcuno non possa studiare solo a causa del proprio reddito familiare è un obbrobrio che uno Stato democratico non può non combattere. Ma è anche vero che un’università che premi le eccellenze premierebbe anche l’impegno di tutti quei ragazzi che, partendo da un gradino più basso, devono faticare di più. E spesso, poi, riescono ad arrivare in cima. Ecco, questo dovrebbe essere l’obiettivo: lo Stato sostenga tutti i migliori. Spesso, infatti, i migliori sono quelli che non hanno nessuno alle spalle e sanno di dover lavorare duramente per raggiungere qualcosa. Borse slegate dal reddito? Suona strano, suona male, ma non vuol dire necessariamente borse ai ricchi: più che un provvedimento devastante, sembra uno spreco. Un lusso che i tedeschi possono permettersi. Noi no. Scuola 16 SCHOOL IN PROGRESS LIBRI DI TESTO TROPPO CARI? ARRIVA DALLA PUGLIA UNA SOLUZIONE FAIDA-TE CHE CONSENTE DI FAR RISPARMIARE ALLE FAMIGLIE OLTRE 400 EURO ALL’ANNO. RISVEGLIANDO LA PASSIONE DEI DOCENTI E L’ENTUSIASMO DEI RAGAZZI Con la collaborazione di Tiziana Sergi, 17 anni Istituto Tecnico Industriale “Majorana”, Brindisi già da qualche anno che di questi tempi il tormentone del caro-libri torna puntuale nei tg e sulle pagine dei giornali con calcoli più o meno veritieri sul salasso ai bilanci delle famiglie, sui tetti del Ministero puntualmente non rispettati dalle liste fornite dalle scuole, e con loro le polemiche alle case editrici, ree di immettere sul mercato nuove edizioni che nulla o quasi modificano rispetto alle vecchie. Secondo i dati Adiconsum, circa la metà degli istituti lo scorso anno ha sforato il budget di Viale Trastevere dal 10 al 30%, e quest’anno, con le nuove norme introdotte dalla riforma, la spesa per le famiglie rischia di essere ancora più elevata. Ma mentre si parlava di tetti di spesa, di controlli più ferrei e così via, qualcuno nei mesi scorsi passava all’azione dando vita a uno dei progetti più originali e risolutivi dell’annosa questione. È partito dall’Itis “Majorana” di Brindisi, infatti, un’iniziativa unica nel suo genere, “Book in progress”, che consente di abbattere fino a 10 volte il costo dei libri di testo. In che modo? Proponendo agli studenti anzi- È ché i soliti libri di testo, pubblicazioni ideate e scritte dai docenti. La scuola, in questo modo, autoproduce i libri che poi vengono messi online nell’omonima rete “Book in progress” da cui gli alunni possono via via stampare le parti relative agli argomenti trattati durante le ore di lezione. E i risultati non si sono fatti attendere: come ha tenuto a ribadire la redazione del Giornalino della scuola «il “Book in progress” è un successo nazionale, un’iniziativa unica nel panorama scolastico italiano, premiato anche con la medaglia del Presidente della Repubblica. Lo sviluppo del nostro progetto ha già coinvolto altre scuole che, in rete ed in sinergia con il “Majorana”, svilupperanno, a partire dal nuovo anno scolastico, materiali didattici a diversi livelli. Ma l’iniziativa sta assumendo proporzioni del tutto inaspettate, al punto che già è in fase avanzata lo sviluppo di una classe (e forse addirittura due) interamente digitalizzata. Sarà un’esperienza unica e molto interessante, l’inizio di un nuovo processo didattico i cui sviluppi sono tutti da definire. Ma una cosa è certa, fin da ora: tutto questo avverrà, come già è avvenuto, all’Itis “E. Majorana” di Brindisi, nel tanto vilipeso Meridione d’Italia!». Ma quali sono i vantaggi del “Book in progress” per gli 17 Il Preside Salvatore Giuliano e il Vice Preside Salvatore Tiralongo alle prese con la stampa del “Book in progress” Inoltre, questi nuovi testi si fondono molto bene con studenti? Tiziana Sergi, allieva dell’istituto: «Per molti altri strumenti didattici ormai necessari ed utili: interstudenti e molte famiglie questi fascicoli risultano parnet, video lezioni, strumenti multimediali in classe e a ticolarmente efficaci sul piano didattico perché mirano casa. Insomma, la disciplina non è più astrusa e lontadirettamente ai temi portanti della disciplina. I testi scona dalle esigenze dello studente, che costruisce il suo lastici, invece, non sempre presentano una struttura percorso insieme al docente, anche con l’aiuto della compatta e consecutiva degli argomenti, cosa che porta famiglia». L’entusiasmo di Tiziana, che parla a nome delsolamente confusione, specialmente nei ragazzi che frel’intero istituto, si fa ancora più travolgente: «È chiaro quentano il primo anno, ancora molto indecisi riguardo che non si vuole nessuna maggioranza bulgara, ed alle scelte intraprese nella scuola superiore. ognuno è libero di dire e fare quello che vuole (si chiaIl “book in progress” invoglia decisamente a studiare, ma “autonomia scolastica” o no?) ma una cosa è certa: perché la lezione è semplificata ma ricca allo stesso l’esperienza funziona! Credo che sia più importante il tempo di informazioni basilari, e questo dà la possibilità agli studenti di seguire facilmente in classe e di studiare senza problemi a casa. I nuovi testi offerti dal “Majorana” di Brindisi sono molto più ordinati: gli insegnanti realizzano un vero e proprio percorso da seguire, senza saltare da un argomento all’altro come succede con i libri di testo che sono generici, scritti chissà dove e chissà da chi per chissà quale classe ideale!». Libri di testo al rogo? Tiziana anticipa l’obiezione che stiamo per rivolgerle e aggiunge pronta: «Alcune scuole non hanno condiviso la scelta dell’Itis “Majorana” sostenendo che penalizza in maniera immotivata i libri e quindi la formazione di noi ragazzi. In realtà le cose Costo medio annuo (in euro) delle spese per i libri scolastici non stanno così, perché i libri non scomobbligatori per gli istituti secondari di II grado, secondo i paiono, ma anzi sono maggiormente usati tetti di spesa ministeriali aggiornati al 2009, escluso il costo in classe, in simbiosi con i fascicoli del “book in progress”. Infatti, una cosa sono dei libri consigliati (Elaborazione Adiconsum su dati MIUR). i libri, altra cosa sono i testi scolastici! Scuola 18 fatto che il “Majorana” abbia realizzato qualcosa che va a vantaggio di tutti: studenti, famiglie e docenti! Il resto non conta…». E adesso, classe digitale! Ma al “Majorana” di Brindisi il “Book in progress” ha dato il via a un’altra importantissima sperimentazione. Da quest’anno, infatti, ogni alunno delle prime classi sarà dotato di un netbook multitouch con le copie digitali del “Book in Progress”. Grazie ai partenariati sottoscritti con diverse multinazionali, il costo del netbook sarà comunque inferiore al costo della dotazione libraria (la versione cartacea del “Book in progress” verrà comunque consegnata in questo anno di sperimentazione). In ogni aula che accoglierà le dieci classi prime ci sarà una postazione docente con funzionalità touch screen da 19 pollici con le seguenti funzionalità: registrazione mediante badge personalizzato dell’orario di ingresso ed uscita degli alunni; registrazione dei voti e degli argomenti delle lezioni direttamente sulla postazione docente; videolezioni e videoconferenza per l’assistenza a distanza degli alunni e per eventuali azioni di recupero degli apprendimenti; condivisione con le famiglie dei dati relativi alla frequenza, profitto ed argomenti delle lezioni; traduzione in testo delle lezioni svolte dai docenti mediante un sistema di riconoscimento vocale; proiezione su schermo delle lezioni svolte dai docenti e condivisione sui netbook degli alunni; lezioni interattive: postazione docente con netbook degli alunni; questionari e test trasferiti dalla postazione docente direttamente sui netbook degli alunni. Insomma, la classe digitale non è più un miraggio! La prima versione del “Book in progress” in fascicoli La versione in brossura del “Book in progress” LE OPINIONI DEI DOCENTI DELLA RETE NAZIONALE «Condivido gli obiettivi degli ideatori del progetto “Book in Progress” ed intendo offrire la mia collaborazione perché ritengo che l'iniziativa costituisca anche un’importante valorizzazione della professionalità docente». Docente di lettere «L'iniziativa è tale da rappresentare per il docente che intende intraprenderla tanto un'opportunità didattica rilevante nell'ambito dell'intera carriera, quanto la necessità di una riflessione quanto mai rigorosa e puntuale». Docente di fisica «Tante altre possibilità si aprono sulla strada del docente che intraprende questa iniziativa e che si verranno a delineare più chiaramente una volta che il lavoro verrà avviato, sostenuto da una riflessione costante e rigorosa, ma anche confortato dalla possibilità di creare un prodotto duttile, modificabile di anno in anno, adattabile alle esigenze della programmazione, continuamente oggetto di aggiornamento, affinamento e miglioramento da parte del docente, nonché inserito in una banca dati a disposizione del Dipartimento e della scuola». Docente di storia «Entrando nello specifico della creazione del testo, le idee dei docenti interessati sono tante, pari solo alla curiosità con la quale si sono avvicinati all'iniziativa». Docente di matematica «L'iniziativa oltre a permettere la creazione di un prodotto flessibile, aggiornabile di anno in anno, adattabile alle esigenze della programmazione e agli stimoli provenienti dal territorio, può offrire spunti per il confronto e per una rinnovata collaborazione tra i docenti della disciplina». Docente di lingue Vivere di periferia tutto l’anno 19 STRADE DIFFICILI DA TROVARE DOPO IL CONCORSO PROMOSSO DA ZAI.NET, AMBASCIATA DI FRANCIA E FONDAZIONE SOTTO I VENTI, VIVERE DI PERIFERIA DIVENTA UN APPUNTAMENTO FISSO. QUESTO MESE VI PROPONIAMO UNA STORIA CHE HA SULLO SFONDO UN ADDIO ALLA PROPRIA TERRA. LO VEDIAMO ATTRAVERSO GLI OCCHI DI MIRIAM, IMMIGRATA DI SECONDA GENERAZIONE di Madalina Nitu, 17 anni, ITC “Rosselli”, Aprilia Foto di Jessica T., 18 anni, Istituto “Woolf”, Roma iriam è nel corridoio di una casa piena di voci. È sabato sera. Il rumore assordante di piatti, stoviglie, musica, fa capire che si deve trattare di una festa. Il corridoio è in penombra, la luce che illumina la scena viene da una porta a vetri arancione. Si tratta di una porta molta larga, dove tre strisce di vetro arancione sono inserite negli stipiti di legno, e dietro a quei vetri colorati ogni tanto si muove l’ombra di qualcuno vestito di verde che balla. Miriam, essendo timida, si allontana verso il buio ogni volta che qualche ombra sembra aprire la porta. Guarda nervosa l’orologio, la lancetta non si vede bene così lei avvicina l’orologio alla porta di vetro. Improvvisamente qualcuno abbassa la maniglia, la porta rimane socchiusa, ma i rumori dalla stanza insieme alla luce sembrano scoppiarle sulla faccia. Finalmente si vedono gli occhi grandi che ha, sono azzurri, ma Miriam sembra spaventata. È bella, come le ragazze che non sanno di esserlo e che quando vanno a una festa incontrano sempre qualcuno con la bacchetta magica che sistema loro i capelli così bene da farle sembrare diverse, sofisticate, eleganti, anche se poi sulla faccia rimangono gli occhi sempre insicuri dei cerbiatti, e tu speri non gli scoppi il cuore per la felicità, l’ansia o la paura. È confusa, e i ragazzi che escono dalla stanza sembrano tutti indaffarati con giacche e cappotti. Non c’è più bisogno dell’orologio, qualcuno ha portato fuori dalla stanza anche il suo cappotto. Tutte le voci sembrano pronte ad uscire. Miriam guarda gli altri ragazzi usare il cellulare, così le viene in mente che anche lei ne ha uno. Lo tira fuori dalla tasca. Niente messaggi. A poco a poco il corridoio si svuota. Ragazzi e ragazze continuano ad uscire. Miriam mette anche lei il cappotto, rigira i guanti, aspetta dietro gli altri e alla fine prende l’ombrello anche lei decisa ad uscire. Si sente un nuovo suono del citofono, ma ancora una volta è la voce di qualcuno che chiede di un nome che non è il suo. M È tardi, non si può più rimanere senza essere notati, così Miriam esce dalla porta come se qualcuno avesse chiamato anche lei. Giù per le scale e poi l’atrio. È buio, piove, e per far passare il tempo più velocemente l’unica alternativa è chiacchierare con le amiche rimaste, le quali aspettano come lei qualcuno che sa come venirle a prendere. Purtroppo Miriam non riesce a concludere un discorso con nemmeno una delle sue amiche perché i genitori sono già lì per portarle a casa. Miriam si fa un po’ da parte mentre altri ragazzi, che le sono sconosciuti, salgono in macchina. Apre l’ombrello, riguarda l’orologio, ma il gesto non basta più, papà non arriva. Il suono sempre uguale della pioggia la fa sentire più debole e ancora più triste, e pensare che alla festa si era “caricata le batterie positivamente”. Ora, invece, se le sente “scaricate tutte”. Dopo un bel po’, quando i capelli sono diventati così umidi da non sembrare più la chioma vaporosa e lucida di prima, una macchina bianca si ferma davanti al portone. Miriam apre lo sportello e dice: “Papà cosa è successo?”. La voce del padre risponde: “Mi dispiace tesoro, mi sono perso di nuovo...”. IL CONCORSO NON FINISCE QUI Il soggetto scritto da Madalina Nitu ha partecipato al concorso nell’anno scolastico 2009/2010 e ha ricevuto grande apprezzamento da parte della giuria. Abbiamo deciso di proporlo anche su Zai.net, oltre che sul sito, per l’efficacia narrativa dello stile e per l’originalità del punto di vista. Sul sito www.viverediperiferia.it è possibile accedere alla galleria con tutti i lavori (fotografie, video e soggetti) e inviare anche nuovi contributi: i migliori saranno pubblicati su questa rubrica. Building Radio Jeans 20 Amandine Ceccaroli Csaba Mogyorò Francesco Genduso Alessandro Spigno Silvia Panna Faik Uyanik R ADIO JEANS NEL MEDITERRANEO, S I PA R T E ! Omer Faruk Yalçin Charlotte Lesur Chiara Colasanti Alice Golisano Tamas Szolnoky Camille Brau Andreea Melinescu 21 DAL 26 LUGLIO AL 3 AGOSTO SESSANTA RAGAZZI PROVENIENTI DA TUTTA EUROPA SI SONO RIUNITI A GENOVA PER IMPARARE, TUTTI INSIEME, A FARE LA PRIMA RADIO DEGLI STUDENTI DEL MEDITERRANEO n momento formativo per poter garantire a tutti i partecipanti una base comune di preparazione con seminari rivolti tanto agli studenti quanto ai tutor; un’occasione per condividere esperienze emozioni, obiettivi e prepararsi tutti insieme alla nascita della prima radio degli studenti del Mediterraneo, Radio Jeans. Dal 26 luglio al 3 agosto i protagonisti di questo emozionante primo appuntamento internazionale legato al progetto di Arssu Liguria (Azienda Regionale per i Servizi Scolastici e Universitari), Mandragola Editrice e European Youth Press sono stati ragazzi provenienti dalla Spagna, dalla Francia, dalla Repubblica Ceca, dalla Romania, dalla Bulgaria, dalla Turchia, dall’Ungheria, dal Belgio e dall’Italia. Nei sette giorni di attività tutti hanno assistito alle lezioni di giornalisti di fama internazionale (Alberto Severi, Faik Uyanik, Andreas Rogal, Emiliano Poddi) e contemporaneamente si sono esercitati nella realizzazione di programmi, format, campagne di comunicazione sociale tra pari (peer to peer) che hanno promosso valori come la solidarietà, la tolleranza,l’accettazione delle diversità e la comprensione interculturale per rafforzare la coesione sociale nell’Unione Europea. E tornando nei loro Paesi metteranno in pratica quello che hanno imparato a Genova, uniti dalla convinzione fortissima che, sì, una radio può realizzare il sogno di un’unità transnazionale fondata sui valori della cultura e della solidarietà reciproca U Perché fare radio? Partecipare alla realizzazione di una trasmissione radiofonica potrebbe sembrare un esercizio lontano dall’attività che i ragazzi dovrebbero considerare prioritaria per la loro formazione, cioè lo studio. Invece, come dimostrano tante esperienze di network giovanili come Zai.net in tutta Europa, e come pure ha rivelato il workshop di Genova, il mezzo radiofonico è un eccellente catalizzatore di creatività, capacità del lavoro in gruppo, competenze e abilità varie. Le informazioni e le conoscenze culturali necessarie a confezionare una trasmissione radiofonica rendono, infatti, l’attività complementare al percorso di studi; la rielaborazione di quelle stesse informazioni in un altro linguaggio la rende un’esperienza utile a prescindere dalle future scelte professionali. Il lavoro di gruppo, con le specializzazioni del singolo e il confronto con gli altri, stimola negli studenti la capacità di interagire e collaborare tutti al medesimo obiettivo: confezionare la trasmissione. Le attività durante il workshop Durante il workshop ciascuno degli studenti coinvolti ha assolto a un compito preciso, che ha portato avanti nel corso del progetto in sinergia con gli altri partecipanti e con i tutor e i coordinatori. Nel corso delle prime giornate sono stati individuati: - un coordinatore del progetto (docente); - un direttore del programma; - i conduttori; - una redazione (studenti addetti alla ricerca degli ospiti e alla preparazione dei testi); - speaker per la lettura delle schede; - studenti addetti al montaggio del programma. I docenti, dopo una breve sessione teorica sul linguaggio radiofonico giornalistico e la sua specificità, condotta attraverso lezioni in aula con esempi e case histories, hanno guidato i ragazzi all’attività vera e propria di laboratorio radiofonico. Una sessione di approfondimento è stata dedicata alla tecnica di registrazione, montaggio e post produzione. Insomma, ora che i giovani e giovanissimi partecipanti hanno fatto ritorno nelle loro città carichi di conoscenze, amicizie, esperienza diretta su come collaborare al grande palinsesto di Radio Jeans, non ci resta che ascoltare la nuova radio degli studenti europei! Ho deciso di specializzarmi nel giornalismo radiofonico perché credo profondamente nella magia della comunicazione via radio. È così diversa dagli altri mezzi, così intima. È come una conversazione privata tra un giornalista e un ascoltatore… si tratta di mostrare unʼimmagine potendo servirsi solo dei suoni Velina Barova, 20 anni, Sofia, Bulgaria (Tutor) Sono sempre nervosa prima di parlare alla radio dal vivo, ma alla fine va tutto bene, riesco a far passare il mio messaggio agli ascoltatori e questa è la cosa che più conta per me Andreea Melinescu, 17 anni, Craiova, Romania (Studente) Radio Jeans Network 22 UNA RADIO… DI CLASSE! E DOPO L’ESPERIENZA CON I GIOVANI DEL WORKSHOP, RADIO JEANS SI PREPARA A TRASMETTERE DALLE TEEN WEB RADIO, LE STAZIONI INSTALLATE NELLE SCUOLE ono ormai tante le scuole secondarie superiori sparse per la Liguria che nel nuovo anno scolastico cavalcheranno le onde di Radio Jeans: per tutta l’estate sono, infatti, proseguite a pieno ritmo le installazioni dei radiokit negli istituti che hanno aderito al progetto per diventare Teen Web Radio (Twr), cioè vere e proprie emittenti che contribuiranno a costruire il palinsesto di Radio Jeans, l’unico canale radiofonico del Mediterraneo realizzato con il contributo degli studenti messi in rete dalle scuole e dai diversi Paesi di provenienza. L’installazione dei radio-kit è stata accolta dappertutto con enorme entusiasmo: tanto i docenti quanto gli studenti sono ansiosi di mettersi in gioco in questa nuova esperienza formativa. Il canale radiofonico diventerà infatti una sorta di finestra aperta sul mondo in cui convogliare interessi e passioni, e attraverso cui mettere in luce piccoli e grandi successi. Abbiamo chiesto ad Adriana Romano, docente al Liceo scientifico “Grassi” di Savona, che cosa si aspetta da questo nuovo progetto: «Spero innanzitutto che il grup- S po che lavorerà intorno a Radio Jeans sia trasversale, in modo da abbracciare ragazzi di classi e di età diverse, e che questa nuova attività sia un mezzo per far emergere le loro passioni e per abituarli al lavoro in gruppo, all’organizzazione. Radio Jeans sarà per me e per l’intera scuola anche un modo per ricordare l’entusiasmo che il caro collega Massimo Bellini, scomparso all’improvviso da poco, aveva manifestato verso l’iniziativa». I ragazzi del laboratorio territoriale Presente Futuro di Genova, al lavoro per Radio Jeans da qualche mese, hanno già provato l’emozione di inviare i loro contributi al palinsesto: «Erano spaventati e felici – ha commentato Ornella Massa, docente all’IPSIA “Meucci” di Genova e referente del laboratorio – la nostra esperienza coinvolge ragazzi di ogni nazionalità e ciascuno ha trovato nell’attività della radio il proprio spazio. Nei prossimi mesi potrete ascoltare tanti altri contributi presi direttamente dalla strada, piccole inchieste, reportage per dare voce alla gente comune: siamo non a caso un centro territoriale». LA SCUOLA CHE FA RADIO, LA RADIO CHE FA SCUOLA Le Teen Web Radio consentono all’istituto di collegarsi con Radio Jeans per partecipare direttamente ai programmi, elaborare autonomamente un proprio palinsesto e trasmetterlo in rete (radioweb) o all’interno dell’istituto, ma hanno anche un’altra importante funzione: permetteranno ai ragazzi e ai docenti di condividere i contenuti con la cabina di regia e di utilizzare al meglio la piattaforma della formazione a distanza. Attorno alla Twr si forma il gruppo di lavoro (team) di studenti generalmente coordinato da uno o più insegnanti nell’ambito dei P.O.F. degli istituti. L’obiettivo finale di Radio Jeans Network è quello di ottenere un palinsesto composto di musica e programmi di informazione, educational, intrattenimento scelti dalla cabina di regia tra le migliori proposte presenti nei palinsesti delle singole Twr. Per ricevere più informazioni e magari candidare la propria scuola a diventare una Twr, visitate il sito ufficiale di Radio Jeans: www.radiojeans.net GIORNALISTI CON UN BASTA UN COLPO DI MOUSE PER ENTRARE NELLA REDAZIONE DI ZAI.NET E FAR PARTE DEL GRUPPO DI REPORTER PIU' GIOVANI D'ITALIA. LORO L'HANNO FATTO... Cos’è Zai.net? Un network che prende vita nella rivista mensile distrubuita in oltre 1700 scuole superiori in tutta Italia, nel sito, nella radio e nelle tante iniziative che coinvolgono gli istituti. Dove si trova il mensile? Zai.net non si compra in edicola, ma arriva direttamente a scuola, in classe. Per ricevere la tua copia a casa, puoi abbonarti individualmente andando sul sito www.zai.net e seguendo le istruzioni alla voce “Abbonamenti”. Come si entra a far parte della redazione? Basta scrivere un’email alla redazione ([email protected]), oppure cercare il gruppo Zai.net su Facebook: noi vi teniamo al corrente sul percorso degli articoli e vi forniamo le dritte per svolgerli al meglio. Le distanze non contano, contano solo l’entusiasmo e la voglia di scrivere. Come si finanzia Zai.net? Finora ha spesso contato sul contributo economico di Enti pubblici e privati che ne condividevano l’approccio innovativo e le finalità formative. Ma la parte più cospicua dei costi è da sempre sostenuta dalla nostra cooperativa di giornalisti, Mandragola Editrice. Info: [email protected] - tel. 06 47881106 FRANCESCO, 18 ANNI Leggo Zai.net ormai da cinque anni e devo dire che ogni volta mi sorprende vedere che gli articoli così ben fatti siano scritti da miei coetanei. Grazie a Facebook ho stabilito un contatto con la redazione e con i miei reporter preferiti: sono una fan della rubrica “Antispot”. MARTINA, 15 ANNI Ho scoperto la rivista Zai.net a scuola, per caso, durante un’assemblea d’istituto. Mi ha subito colpito per la varietà degli argomenti trattati, rivolti a ogni tipo di pubblico: dal new metal all’opera, passando per la splendida rubrica degli emergenti. EMMA, 14 ANNI Non vedo l’ora di arrivare alle superiori per poter entrare anche io in redazione! Leggo Zai.net già da un paio d’anni rubandolo a mio fratello maggiore; il mio sogno è fare la giornalista o la fotoreporter e credo che Zai.net sia il miglior trampolino di lancio. Immigrazione 24 «IO STO CON GLI STRANIERI» DOPO L’EPISODIO DELLA SCUOLA ELEMENTARE IN CUI I BAMBINI FIGLI DI IMMIGRATI SONO RIMASTI A DIGIUNO, UN SINDACO DI QUELLE PARTI HA PUBBLICATO UNA LETTERA PER ESPRIMERE TUTTO IL SUO SDEGNO. A LUI ABBIAMO CHIESTO: L’ITALIA STA DIVENTANDO UN PAESE RAZZISTA? di Indhya Contu, 18 anni Liceo socio-psico-pedagogico “Berti”, Torino utti ricordano quello che è successo nella mensa della scuola elementare di Adro, in provincia di Brescia. Diversi bambini, per lo più figli di immigrati, hanno dovuto accontentarsi di un semplice bicchiere d’acqua perché i loro genitori non potevano permettersi di pagare la refezione. Le maestre non sono intervenute, rimanendo indifferenti a ciò che stava accadendo davanti ai loro occhi. Forse non si sono nemmeno poste il problema; forse hanno pensato che fosse giusto così, dal momento che tanto spesso si sente parlare di immigrati T che violentano donne italiane, o si macchiano di altri delitti. Del resto la deriva dell’intolleranza non si limita al caso di Adro, e sta assumendo proporzioni davvero inquietanti. Gli italiani dimenticano sempre più facilmente che, in fondo, ogni uomo è straniero anche in casa del proprio vicino, e c’è quindi poco da discriminare. Come si sentirebbero se i loro figli, o fratelli, in mensa dovessero limitarsi a guardar mangiare i loro compagni? Ci è sembrato interessante parlare del fenomeno razzista in Italia con Domenico Finiguerra, sindaco di Cassinetta di Lugagnano, nel milanese. Questi è infatti autore di una lettera aperta dal titolo «Io sto con gli stranieri», pubblicata a maggio dal «Fatto Quotidiano». L’intervista ha assunto subito la forma di una chiacchierata informale. 25 Sindaco Finiguerra, gli italiani sono un popolo razzista? «Gli italiani sono un popolo cieco e sordo. I loro occhi non riescono a vedere negli immigrati disperati altro che una minaccia. Sono ciechi nei confronti di un marocchino che cede il posto sull’autobus a una donna incinta, e sordi al “grazie” di un bambino che chiede l’elemosina per vivere; non perché non voglia studiare, ma semplicemente perché è obbligato a farlo; non perché i suoi siano cattivi genitori, ma perché non sono sicuri di giungere a fine giornata. Per valutare se il popolo italiano sia razzista o no quello che ha davvero importanza sono i fatti, e questi non testimoniano certo a suo favore. Gli italiani sono come un “terreno fertile” nei confronti di alcune colture: il razzismo è una di esse, pronto a maturare ogni volta che qualcuno semina veleno; per esempio scrivendo l’ennesimo articolo di cronaca nera con degli immigrati per protagonisti». Secondo lei l’episodio verificatosi ad Adro è, quindi, il sintomo di un fenomeno esteso e preoccupante? «Proprio così. In passato definirsi razzisti era una vergogna. Soprattutto nel periodo successivo al fascismo, il solo termine “razzismo” era considerato un tabù, una sorta di male inestinguibile. Oggi invece ritenersi tali è una sorta di atto eroico, e avere a cuore l’Italia significa automaticamente tendere verso l’intolleranza: solo estinguendo il male dello straniero l’Italia potrà tornare ad essere il paese dei balocchi, paese dove le ragazze invece di essere violentate dai marocchini lo saranno dai padri. Sono parole crude, ma esprimono la mia personale indignazione per la diffusione di un pensiero sempre meno integrazionista. L’Italia ha molti problemi da affrontare e risolvere, e tra questi c’è la regolazione del flusso dei clandestini. Ma ciò va fatto nel nome della legge, non di un pregiudizio sociale alimentato da coloro che hanno come unico obbiettivo quello di restare ai vertici del potere. Ci vorrebbe qualcuno che avesse il coraggio di alzarsi in piedi e urlare alla Lega: “Che cosa state dicendo? Vergognatevi!». La politica cosa dovrebbe fare? «Il vero problema, in Italia, è proprio la politica. Una politica che è tale solo nel nome, e totalmente assente nel concreto. Essa non è del tutto priva di iniziativa, come talvolta si dice, ma fa ciò che non dovrebbe fare, ovvero cerca la strada più efficace per poter riscuotere un ampio consenso, dimenticando quali sono i suoi reali doveri. La politica italiana, soprattutto al Nord, sta attuando una campagna volta a presentare come fallimentari gli esiti della convivenza interculturale, celando invece gli aspetti positivi di quest’ultima. Non è un caso se oggi, girando per le strade cittadine, si possono addirittura incontrare con facilità bambini che sfoggiano atteggiamenti razzisti: una cosa del tutto innaturale, dal momento che l’ingenuità dell’infanzia dovrebbe portare ad essere solidali e a non nutrire sentimenti di astio nei confronti di chi appare “diverso”». Ci parli della sua lettera pubblicata dal «Fatto»... «Quel che volevo fare era lanciare una sorta di provocazione ai politici italiani, affinché mi potessero rispondere dicendo che anche loro erano sulla mia stessa “lunghezza d’onda”, e che probabilmente li avevo fraintesi. Tuttavia non è stato così, dal momento che solo in pochi mi hanno mostrato la loro vicinanza. Del resto, da una statistica che ho elaborato a partire dalle numerose e-mail che mi sono giunte in risposta, è emerso che soltanto i giovani sotto i 30 anni e gli anziani ex-partigiani condividono in larga misura la mia opinione. Le affermazioni che ho fatto in merito all’argomento potevano essere formulate da qualsiasi persona dotata di un minimo di buon senso; tuttavia ho deciso di espormi direttamente, perché credo che occorra un’innovazione nell’attività governativa del Paese; l’Italia ha bisogno di politici capaci di dire ciò che pensano, senza nascondersi dietro frasi precostituite che diano corda ai peggiori istinti della gente. Quest’ultima, in un contesto di instabilità sociale e di illegalità diffusa, si appiglia a leader (come Berlusconi, o meglio “l’uomo delle parole”) che ispirano sicurezza con la retorica del “pugno duro”. Per ristabilire l’ordine, o quello che si ritiene tale, ci si illude insomma che basti mandare a casa gli stranieri, non accorgendosi che il vero “marciume” dell’Italia è l’Italia stessa». Nella lettera lei ha affermato che il clima che si respira attualmente in Italia ricorda “quello preparatorio dei tempi bui del nazifascismo”. È davvero così? Pensa che la storia potrebbe ripetersi? «Temo di sì. Anche se l’atmosfera che si respira nella società attuale è ancora fortunatamente molto distante da quella della fase immediatamente prefascista, è opportuno che l’uomo non sottovaluti i suoi “istinti” repressivi nei confronti degli stranieri, dal momento che in passato (e non solo) è capitato che essi non siano rimasti soltanto tali, ma abbiano trovato concrete possibilità di applicazione». Nel concreto quali ritiene che siano i comportamenti da adottare per favorire un clima d’effettiva integrazione? «Esistono innumerevoli piccoli passi che si potrebbero muovere verso un progresso umano e sociale, riducibili in fondo a due soli concetti: dialogo e ascolto reciproco. Questi due elementi rappresentano infatti la chiave d’accesso non al mondo dei balocchi, ma semplicemente a un mondo reale in cui regnino uguaglianza, rispetto e stima tra italiani e stranieri, e più in generale all’interno della collettività. Gli italiani dovrebbero essere tenuti a mostrare la loro solidarietà non solo al vicino che chiede il caffè alla mattina, ma anche al bambino immigrato privo di cibo per disagi economici: questo sarebbe un Paese». Alcuni passi della lettera del Sindaco Finiguerra pubblicata sul quotidiano «Il Fatto» “Di fronte al degrado civile e morale del mio paese, l’Italia, che sta mostrando [...] il suo lato peggiore, mi sento in dovere di manifestarvi tutto io mio disagio e la mia indignazione”. “Cercate di non trasmettere sensazioni di lontananza rispetto a chi ha il colore della pelle diverso, a chi prega un dio diverso, a chi viene da un paese diverso. Perché non sarà né bello né piacevole, per i nostri figli, vivere in un paese in cui ci si guardi con diffidenza o indifferenza”. “Io sto dalla parte degli stranieri. Quelli che [...] curano i nostri anziani e che cureranno noi tra qualche anno, quelli che lavano i nostri gabinetti, quelli che si sporcano le mani di grasso per noi”. Primo piano del Sindaco di Cassinetta di Lugagnano Domenico Finiguerra Costume 26 VOGLIO UN CRESCE TRA LE RAGAZZE LA VOGLIA DI IMMORTALARSI IN UN BOOK FOTOGRAFICO. DA MANDARE ALLE AGENZIE DI SPETTACOLO, MA NON SOLO. TUTTE IN CORSA VERSO IL SUCCESSO? di Chiara Castellani, 17 anni Liceo scientifico “Santa Dorotea”, Roma ei primi decenni del secolo passato quelle che sarebbero diventate le grandi star del cinema venivano spesso fermate – giovanissime – per la strada mentre svolgevano le loro faccende quotidiane; l’occhio furbo di un agente dello spettacolo non si lasciava sfuggire la bellezza delle nostre nonne anche quando era nascosta da un fazzoletto legato sul capo o messa a dura prova dalla fatica di portare fino a casa i cestini con la spesa. L’altra strada maestra per diventare famosi erano i concorsi di bellezza, come quello di Miss Italia, che a quei tempi ha rappresentato il trampolino di lancio per dive del calibro di Sophia Loren, Gina Lollobrigida e Silvana Mangano. Ma, si sa, i tempi cambiano e oggi le strade per sfondare nel mondo dello spettacolo sono infinite. Ultimamente questo universo patinato, lastricato di soldi e di notorietà, fa gola a molti e, accordato il permesso delle famiglie (spesso le mamme sono le prime ad incitare i loro pargoli pur di vantarsi con le amiche dal parrucchiere di avere un/a figlio/a che “sta in tivvù”), giovani uomini e donne incominciano molto presto a darsi da fare per conquistarsi il loro posto in copertina. Come? Il primo passo per farsi notare è il book fotografico. Cos’è? Un book fotografico è una raccolta di scatti che verranno visionati dalle agenzie di spettacolo e che rappresentano il primo biglietto da visita dell’aspirante stella. In ogni book ci sono circa venti foto. Come si fa e quanto costa? Per averne uno è necessa- N rio rivolgersi a un fotografo professionista. In ogni scatto non solo si deve dimostrare la propria bellezza, ma anche il livello di espressività e la capacità di cambiare look in ogni foto. Il costo varia di fotografo in fotografo; ovviamente se vi rivolgete a qualcuno che ha lavorato con Madonna, preparatevi a spendere parecchio. Ma se non volete buttare al vento i vostri quattrini eppure la voglia di avere un book tutto vostro è davvero insostenibile, potete ricorrere al “Time for Printing” (TPF), un accordo tra voi e il professionista che impegna voi a posare gratis, lasciando al fotografo la possibilità di rinnovare il suo portfolio con i vostri scatti, oppure, come vi suggeriamo nel nostro box, al “Book fai-da-te”. LE TESTIMONIANZE Abbiamo chiesto a due lettrici della nostra rivista - che per esigenze personali sono ricorse entrambe al book fotografico - di raccontarci la loro esperienza. Nome, età, città, passione. «Serena, 19 anni, Roma. Passione: recitare e scrivere». Come mai hai deciso di fare un book fotografico? A cosa ti serve o ti servirà? Quanto hai speso? «Il book è stato una necessità, in quanto dopo il liceo frequenterò una scuola di recitazione per il cui ingresso è necessaria una presentazione con foto. So che i book possono costare molto, anche intorno ai mille euro; io ho avuto la fortuna di farlo presso fotografi che, in quanto amici di famiglia, si sono offerti di fare gli scatti praticamente gratis, perciò ho pagato solamente 70 euro per il trucco». Quale aspetto della tua personalità, quale messaggio hai voluto far emergere? «La semplicità. Un book è fatto di centinaia di foto e in 27 BOOK FAI DA TE Piccoli trucchi per essere fotografi di se stessi BOOK! qualcuna ci si diverte ad atteggiarsi un po’, penso sia normale, anche io l’ho fatto. Ma per una scuola di recitazione, o un domani qualche provino serio, sicuramente manderò quelle in cui emerge l’espressività, la spontaneità, la naturalezza. Sembra una frase fatta che tutti ripetono, ma sono pochi quelli che veramente la applicano nel mondo dello spettacolo. Anzi, ci sono agenzie di moda che prediligono e pubblicano scatti particolarmente provocanti nei loro siti, o modelle/attrici stesse che le usano per presentarsi. A me non interessa tutto questo. Nessuno dovrebbe aver bisogno di ostentare foto del genere per sentirsi all’altezza di un provino». Ti interesserebbe entrare nel mondo dello spettacolo? «Più che altro mi interessa il “potere mediatico” che ne può derivare: non mi va di stare al centro dell’attenzione tanto per starci, vorrei sfruttare lo spazio e il riflettore puntato su un ipotetico futuro da attrice, semmai, per poter lanciare dei messaggi, parlare del mondo e del sociale, far riflettere le coscienze e cercare soluzioni ai problemi della società». Cosa pensi di tutti quei ragazzi che abbandonano gli studi o il lavoro per cercare di intraprendere una carriera nel mondo dello spettacolo? «Ognuno dovrebbe poter inseguire le proprie aspirazioni, ma con responsabilità. Abbandonare completamente studi e lavoro, specie in questo periodo di crisi, non mi sembra la cosa più saggia da fare. Si possono portare avanti studi e sogni parallelamente con un po’ di organizzazione. E comunque, se si vuole durare davvero e in modo dignitoso in quel mondo di squali e di compromessi, falsità e apparenza, è necessario dimostrare un po’ di professionalità. Qualcosa da studiare, come la recitazione, ci sarebbe sempre». E adesso il racconto di Roberta, 18 anni, neodiplomata al liceo scientifico di Alessandria: «Non sono sicura di aver già trovato la mia più grande passione, ma, ora come ora, la danza è la mia vita. Ho fatto un book fotografico qualche anno fa, ancora bam- Se anche voi volete avere delle foto accettabili ma non avete il denaro o il tempo per affidarvi a un fotografo, ecco alcuni trucchi per realizzarle. In primo luogo, scegliete una bella location, possibilmente in esterni, e una bella giornata di sole. Dimenticate il vostro bagno, per favore. Chiunque abbia iniziato questa moda, dovrebbe nascondersi e non farsi vedere in giro. Le foto in interni sono fattibili solo con luci giuste che facciano risaltare il soggetto e in ambienti con pochi elementi di disturbo, ovviamente tutto ciò non rientra nel vostro bagno, perché nelle vostre foto appariranno le piastrelle e gli spazzolini da denti, come minimo. Inoltre, la luce che avete appesa sul soffitto vi segnerà le occhiaie e vi farà sembrare dei cadaveri bianchi, per quanto truccati/e possiate essere. Quindi, un bel giardino, il mare, quello che volete, e una bella giornata di sole. State attenti, però, a non scattare tra le 11 e le 15 perché il sole è alto sull’orizzonte e avrebbe, anche se smorzato, lo stesso effetto della sopracitata luce del bagno. Preparatevi tanti vestiti colorati, pose diverse e, soprattutto le ragazze, truccatevi in modo naturale. Un bel sorriso naturale e click. Il book fai-da-te è pronto! Di Elena Prati, 18 anni bina, per apparire in una pubblicità sul giornale locale. Mi vergogno da morire se penso a quella pubblicità (lo dice ridendo, ma arrossisce davvero, ndr). La spesa non me la ricordo, perché se ne occupò mia mamma, ma ricordo che non costò poco. Ora quel book è inutilizzabile, è un bel ricordo, ma non penso ne farò più. Le uniche foto che mi faccio scattare sono quelle dei compiti del corso di fotografia da una mia amica. Quale aspetto della mia personalità mi descrive meglio? Sono una ragazza con i capelli rossi e le lentiggini, ho sfruttato parecchio l’aria birichina che mi faceva assomigliare a Pippi Calzelunghe. Entrerei nel mondo dello spettacolo solo attraverso la danza, in nessun altro modo, anche se so che la strada per diventare una ballerina di successo è forse la più difficile tra tutte quelle che si possono intraprendere. Ammiro i ragazzi che mollano tutto per seguire questa strada: se è il loro sogno è giusto che lo seguano; meglio avere rimorsi che rimpianti». Quello che sicuramente serve più di ogni altra cosa per farsi fare un book è una grande considerazione di se stessi. Del resto, come diceva Oscar Wilde, “vi è solo una cosa peggiore al mondo del far parlare di sé. È il non far parlare di sé”. Occhio a non esagerare, però. Test 28 SAREMO FAMOSI? BOOK FOTOGRAFICI, CONCORSI DI BELLEZZA, TALENT SHOW... SE ANCHE IN VOI ALBERGA IL SOTTILE DESIDERIO DI FAMA E NOTORIETÀ, FATE IL NOSTRO TEST, SCOPRIRETE SE IL SUCCESSO PUÒ FARE PER VOI O NO A B C A B C Sei ad un festone allucinante, pieno di gente e sballo totale, ma non conosci quasi nessuno. Cosa fai? Saluti quei pochi amici e conoscenti, ti lasci presentare persone di cui dimentichi il nome dopo un paio di secondi... poi ti prendi il tuo bravo drink e te lo sorseggi beato (o annoiato) in un angoletto solitario. Ti scoli una quindicina di litri di birra e ti aggreghi all’immancabile gruppo di artistoidi fingendo grande interesse per le loro banali argomentazioni. Dopo cinque minuti sei l'amico di tutti e proponi di continuare la serata ad oltranza da qualche altra parte pur di glorificare il tuo ego! Il tuo book fotografico… Cioè quelle quattro foto fatte con l'autoscatto del cellulare davanti allo specchio del bagno che poi mi sono pure vergognato di pubblicare su Facebook? Ok, le foto al giorno d'oggi si fanno rigorosamente con l'autoscatto del cellulare, questo è un dato di fatto... Solo che io non mi sono vergognato di pubblicarle online! Ho fatto spendere un capitale ai miei poveri genitori, ma grazie ad abili manipolazioni e sotterfugi, sono riuscito a farlo arrivare nelle mani viscide del jet set Lele Mora. lo che possa impormi come figura mediatica dall'oggi al domani? A B C A B C A A B C Parteciperesti a un talent show? Seeee, e che gli racconto, una barzelletta? A parte il fatto che non so cantare/suonare/ballare e via dicendo, non mi ispira proprio l'idea di fare il pagliaccio in TV. Beh, perché no? Certo l'unico intoppo è che nei talent show devi saper cantare davvero e il mio babbo non è certo un membro dei Pooh… Sì, non è una cattiva idea, ma quali garanzie mi darebbe? Non sarebbe meglio corrompere o ricattare qualche grosso personaggio dello spettaco- B C Il tuo rapporto con lo specchio? Lo uso giusto per radermi la barba la mattina – il che potrebbe ANCHE significare che sono una donna barbuta (notoriamente sempre piaciuta)! Senza eccedere in fanatismi esasperati, non credo ci sia nulla di male nell'avere, o nel tentare di avere, un aspetto perlomeno decente, no? Diciamo solo che a forza di usarlo ha perso la sua capacità riflettente... ’sta settimana ne ho dovuti cambiare quattordici! A cosa saresti disposto a rinunciare per la fama immediata? Se la fama porta soldi a palate, nonostante le varie seccature, che ne so... i ritagli delle unghie dei piedi vanno bene? Allora, vediamo quanto ho in tasca... uhm... 4.50 euro, mezzo pacchetto di chewing-gum e due biglietti della metropolitana (di cui uno timbrato). Il cervello – non mi è mai servito a nulla e nessuno si accorgerebbe della perdita. Ma la notorietà e il successo mediatico sono poi davvero così importanti? A parte gli ovvi risvolti economici (tutti da vedere poi in certi casi) li definirei importanti quanto il più classico dei Due di Coppe quando regna Bastoni. Forse forse, meglio fare sei al Superenalotto e ritirarsi indisturbati ai Caraibi, non siete d'accordo? Beh, calcolando che ho già dato via il cervello, l’idea di come la vedo io dovreste già averla: meglio un giorno da meteora che mille da essere umano (leggi “sfigato”) qualunque! LEGGI IL TUO PROFILO A PAG. 62 Reportage 29 GENOVA IN FESTA GIOVANI, STELLE, SPORT Reportage 30 PER LA SUA QUINTA EDIZIONE LA KERMESSE PROMOSSA DALLA FONDAZIONE CARIGE HA PORTATO NEL CUORE DI GENOVA MIGLIAIA DI BAMBINI E RAGAZZI PER QUATTRO GIORNATE ALL’INSEGNA DELLO SPORT, DELLA MUSICA, DELL’ARTE E DELLA SOLIDARIETÀ “Insieme si può” è il nostro motto, perché solo condividendo una stessa esperienza anche a età diverse si riesce a mettere in pratica un valore importantissimo e fondamentale come la solidarietà. Aiutarsi, confrontarsi, costruire qualcosa insieme, questa è la vera festa»: le parole di Paolo Cavallo, responsabile comunicazione della Fondazione Carige, sintetizzano appieno lo spirito della grandiosa manifestazione che dal 20 al 23 maggio ha coinvolto centinaia di scuole, migliaia di bambini e ragazzi, e poi ancora insegnanti, genitori, nonni nella più grande kermesse di attività ludico-sportive, culturali e sociali presente nel territorio ligure. “Genova in festa. Giovani, stelle, sport” – per cui la Fondazione Carige collabora con Porto Antico e Stelle nello sport – è uno dei momenti fondamentali di “Progetto Giovani”, l’iniziativa per i giovani dai 3 ai 18 anni e per le loro famiglie che con gli oltre 150.000 partecipanti, le 30 tappe regionali e i 5 grandi eventi genovesi hanno portato a considerarla l’evento più significativo nel mondo delle scuole e delle famiglie non solo nel panorama ligure. Moltissimi gli Enti coinvolti, sia pubblici sia privati; Radio Jeans ha partecipato alle giornate di maggio seguendo le attività con la sua regia mobile in giro per l'area coinvolta dalla festa. In queste pagine vi proponiamo alcune delle testimonianze e delle interviste realizzate dai nostri giovani reporter; per una panoramica integrale, consultate i siti www.radiojeans.net e, naturalmente, www.progetto-giovani.com. « Roberto Bognetti Coordinatore Progetto Giovani, Pierluigi Vinai Vicepresidente Fondazione Carige, Paolo Cavallo, Responsabile comunicazione Fondazione Carige, Rocco Tinnirello Responsabile Baby Maratona insieme a Maria Elena Buslacchi e Chiara Falcone di Radio Jeans. Reportage 32 DIETRO LE QUINTE DI “GENOVA IN FESTA” Scopriamo come nasce e come si organizza una manifestazione del calibro di “Genova in Festa” a tu per tu con Loris Figoli, il Responsabile Amministrativo di “Progetto Giovani”. In cosa consiste questa importante manifestazione, che coinvolge moltissimi ragazzi e bambini? «Dal 2005, tutti gli anni, le scuole liguri possono promuovere e costruire nuove attività scolastiche, finanziate da Fondazione Carige e possono poi presentarle a tutta la Liguria nel centro di Genova. Durante l’anno facciamo varie attività con le scuole (viaggi d’istruzione, laboratori, ricerca per il recupero e per l’inserimento di persone con disabilità), progetti culturali, che, ormai, la scuola pubblica non riesce più a finanziare, e poi alla fine di maggio si fa la festa tutti insieme». Molto spazio è dedicato allo sport… «Sì, in realtà abbiamo iniziato proprio con lo sport. In realtà lo sport è quello che si vede, mentre tutta l’attività culturale, che facciamo durante l’anno nelle scuole, oggi brilla un po’ di meno perché ormai si è conclusa». Anche il ballo fa parte di queste attività? «Sì, collaboriamo con il CONI regionale e con il CONI delle province di Genova e Imperia. Diamo spazio a discipline specifiche, che sono spesso dimenticate dalla scuola, ma che trovano il consenso delle famiglie e dei ragazzi, come per esempio le arti marziali, la danza sportiva, il tiro con l’arco, l’atletica. Si tratta di sport non popolari come altri, ma che aiutano i giovani a crescere». Parliamo del concerto della serata… «È un concerto rock per gruppi che studiano nelle scuole liguri e che si sono riuniti per godere insieme di momenti di svago legati alla musica. Oggi si esibiscono gratis. In realtà, infatti, uno dei loro problemi più gravi è trovare degli spazi con attrezzature utili per potersi esibire». Il sabato e la domenica, invece, sono dedicati alla festa delle famiglie, vero? «Infatti: mentre i primi due giorni sono per i ragazzi giorni di scuola, il sabato e la domenica tutti questi bambini ritornano con i loro genitori e per questo le attività sono mirate per l’insieme della famiglia. Per esempio, il laboratorio di disegno di Luzzati, che offre attività che possono essere fatte dai bambini insieme ai genitori». Che tipo di progetti organizzate per gli alunni con disabilità? «Negli anni abbiamo sempre scelto un tema predominante. Nel 2008 tutte le attività erano dedicate all’inserimento di bambini con disabilità. Con il nostro aiuto, infatti, i partner di tipo istituzionale riescono a seguire meglio quello che accade nelle scuole. Ci occupiamo di campagne di sensibilizzazione per l’abbattimento delle barriere architettoniche e per la dotazione di computer adatti a chi ha problemi visivi o uditivi. Inoltre, rimborsiamo le spese delle associazioni di assistenza alle famiglie che hanno bambini disabili. Abbiamo, Loris Figoli Responsabile Amministrativo poi, il comitato paraolimpico italiano nella sua Progetto Giovani emanazione Reportage 34 A PROPOSITO DI SPORT: IL TEST DI VALENTE Siamo davanti allo stand della prova di tiro, dove si può effettuare il cosiddetto test di Valente: viene posizionato un pallone, si fanno un paio di metri di rincorsa e l'atleta deve tirare imprimendo alla sfera la maggior forza possibile. Poi un operatore comunica all'atleta la velocità raggiunta dal pallone. Ma come avviene questa misurazione? Lo abbiamo chiesto a Marco Valente, ideatore del test nonché coordinatore tecnico del Coni Liguria: «La misurazione avviene grazie ad un microfono che misura la distanza temporale tra il rumore del calcio al pallone e quello del rimbalzo dello stesso contro il tappetone. La velocità del suono è di circa 343 m/s; conoscendo la distanza percorsa dalla palla possiamo facilmente calcolare la velocità inferta al colpo in chilometri orari. È un esperimento che sta avendo un grande successo, perché in molti curiosi, giovani e meno giovani, vengono qui al nostro stand spinti dalla volontà di mettere alla prova il proprio stato di forma e l'abilità di tiro». Qual è la massima velocità che avete misurato? «Il record di queste giornate è superiore ai 100 km/h. In altre misurazioni effettuate con calciatori professionisti abbiamo riscontrato velocità superiori ai 120 km/h. Come Coni stiamo portando avanti anche un altro progetto: sfruttando il teorema dell'impulso, l'obiettivo è arrivare a scoprire l'effettiva forza rilasciata dal piede al momento stesso del contatto con il pallone. Questo permette di ricavare alcune indicazioni sulla quantità della forza utile sprigionata dal movimento del calciatore. Il risultato potrebbe suggerire Marco Valente Coordinatore Tecnico CONI Liguria all'atleta degli allenamenti mirati ad aumentare l'efficienza dei propri colpi. E questo discorso si può applicare non solo al calcio, ma a moltissimi sport che prevedano un forte impatto su una sfera, come la pallavolo ed il tennis. Ovviamente ci saranno parametri e risultati molto diversi, ma l'idea base di aumentare l'efficienza dei colpi accomuna diversi sport». È possibile tirare al massimo della forza senza sacrificare la precisione? «Anche in base ai test fatti, abbiamo visto come la precisione sia molto alta utilizzando circa l'80% della forza utilizzabile per il colpo. Ciò significa che un atleta particolarmente bravo riesce a realizzare un colpo preciso ed efficiente nello stesso tempo». Come si calcola lo stato di forma di un atleta? «Un modo per farlo è calcolare la percentuale di massa grassa: per farlo esiste un macchinario, il bioimpedenziometro, che, sapendo l'altezza e il peso del soggetto, attraverso il passaggio di una carica elettrica lungo il corpo, riesce a calcolarne la densità. La massa grassa e la massa muscolare, ad esempio, hanno due densità diverse e quindi influenzano in modi diversi il passaggio della carica: a seconda del tempo impiegato dalla carica per attraversare il corpo è possibile calcolarne la massa grassa. Una volta trovata questo valore (che è una percentuale sul peso totale), ci sono delle tabelle di riferimento che indicano la percentuale massima "tollerata" per gli atleti e per chi vuole mantenersi in ottima forma fisica. Ma attenzione anche all'eccessiva magrezza, altrettanto pericolosa per la salute. In generale, un'alimentazione molto equilibrata è il modo migliore per mantenersi all'interno dei valori ottimali». Paolo Cavallo intervistato da Maria Elena Buslacchi Reportage 36 LE TAPPE AUTUNNALI DI “PROGETTO GIOVANI” 2010 Dopo la pausa estiva, parte il tour di appuntamenti regionali. Le date delle tappe e le informazioni sulle singole attività saranno disponibili sul sito www.progetto-giovani.com Marta Vincenzi Sindaco di Genova UN OSPITE D’ECCEZIONE Signor Garibaldi, perché è qui? «C’è stato il 150° anniversario della partenza di Garibaldi dallo scoglio di Quarto e stiamo già preparando la festa per il prossimo anno, quando invece si compiranno i 150 anni dell’unità d’Italia». Cosa vorrebbe poter comunicare a noi giovani con la sua presenza? «Garibaldi ha rappresentato uno dei pezzi più importanti della storia d’Italia, con il suo viaggio ha iniziato a risalire la penisola e a riunire quella che una volta era una Nazione divisa in più Stati». I ragazzi del XXI secolo hanno ancora un po’ di spirito patriottico? «Purtroppo devo dire di no, perché passano davanti a me molti ragazzi e non sanno niente… Lo dico con rammarico, ma è così». Avete in progetto qualche manifestazione per far ravvivare questo sentimento? «Quest’anno abbiamo festeggiato e commemorato la partenza del 1860 e alla prossima Genova in Festa organizzeremo qualcosa in più per l’anniversario dell’Unità d’Italia». Dietro le vesti di Garibaldi chi si cela? «Piero per gli amici, il mio nome completo è Lacamera Pierantonio». B. M. 39 CONTAMINAZIONI: Dietro “La cura” GIOVANI CRITICI 43 LIVE: Centro un’altra volta, Liga! Mostra 38 DIRITTI AL CUBO UNA NUOVA MOSTRA, A TORINO, CI FA RIFLETTERE SUI CONCETTICHIAVE DELLA DEMOCRAZIA. GRAZIE ALL'AMBIENTE MINIMAL E HIGH-TECH, L'EFFETTO È ASSICURATO. L'OBIETTIVO? FAR CAPIRE CHE È SULL'ACCETTAZIONE DELLE DIFFERENZE CHE SI COSTRUISCE UNA COLLETTIVITÀ di Michele B., 18 anni Liceo classico “Porporato”, Pinerolo (To) a nuova mostra allestita dal Museo Diffuso della Resistenza di Torino, Diritti al Cubo, è una scommessa. Quella cioè di catturare l'attenzione del pubblico esclusivamente con la forza delle parole. Appena cinque stanze, separate da pareti di cartongesso. Ambienti all'apparenza quasi vuoti, in cui sono disposti solo alcuni monitor interattivi. Un'atmosfera insomma decisamente minimalista, ma in grado di rivelarsi d'improvviso inaspettatamente densa. Densa di esperienze, opinioni, valori, relazioni. Densa di parole, appunto. La mostra è concepita come un percorso interattivo ogni volta diverso e personale. Sei i termini intorno a cui ruota, una sorta di ABC della democrazia: libertà, costituzione, lavoro, sicurezza, uguaglianza, voto. Il visitatore, dotato all'ingresso di un paio di cuffie collegate a un jack che dovrà essere inserito di volta in volta nelle varie postazioni, è inizialmente invitato a “familiarizzare” con questi concetti, ascoltando una serie di brevi storie ad essi collegate. Testi a tutto tondo, non privi talvolta di una certa ambigua tragicità; in grado insomma di sviluppare fin dall'inizio un atteggiamento critico, disposto a mettere e a mettersi in gioco. L'interattività vera e propria comincia però solo in seguito: il visitatore è invitato a riflettere sui concetti chiave, individuandone su un computer le componenti principali. La “sicurezza”, ad esempio, è meglio rappresentata dalla polizia o da una piazza gremita di gente? Al di là del carattere un po' forzato di queste schematizzazioni, ognuno è portato a esprimere il proprio modo di vedere le cose, a ragionare sulla propria gerarchia di valori. Tuttavia, non si resta soli con se stessi. Il passo successivo consiste infatti nell'osservare un filmato in cui una serie di persone di ogni età e origine si presentano, dicendo come si chiamano, cosa fanno nella vita, cosa sta loro a cuore. Con questi sconosciuti ci si dovrà poi in qualche modo confrontare, cercando di indovinare, in un'altra postazione informatica, quali elementi essi hanno scelto per definire le parole chiave della mostra. Si è costretti, in questo modo, a mettersi nei panni del prossimo, realizzando come ogni principio assuma connotazioni diverse a seconda del punto di vista. Di questa varietà di posizioni è necessario tenere conto, per realizzare una convivenza sana, nel nome del rispet- L to reciproco. Il lavoro del legislatore, come cerca di far capire la fase finale della mostra, è proprio questo: trovare un equilibrio, stabilire norme che tutelino anche quei valori che non tutti reputano imprescindibili, o non riassumibili in una formula univoca. Questo percorso dunque, che in tre stanzette spoglie parte dall' “io”, passa dal “tu” e arriva infine al “noi”, sfrutta il potere della parola per creare ponti fra gli individui. La mostra sintetizza così la socialità stessa; e ci offre uno stimolo per rafforzare i legami con gli sconosciuti che popolano la nostra vita e con i quali, che ci piaccia o no, ci ritroviamo a condividere un pezzo di tempo e di mondo. La mostra DIRITTI³ - I CITTADINI E LA COSTITUZIONE è progettata e curata dall’Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea “Giorgio Agosti”, da N!03 studio ennezerotre e realizzata dal Museo Diffuso della Resistenza, della Deportazione, della Guerra, dei Diritti e della Libertà di Torino, in collaborazione con Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura di Genova. Dove Museo Diffuso della Resistenza, della Deportazione, della Guerra, dei Diritti e della Libertà; Corso Valdocco 4/A, Torino Quando Fino al 19 dicembre. Orario: dalle 10 alle 18, giovedì dalle 14 alle 22, lunedì chiuso. INGRESSO GRATUITO Contaminazioni 39 SCOPRIRE DI ESSERE SPECIALE COSA SI NASCONDE DIETRO A UNA DELLE CANZONI D’AMORE PIÙ BELLE DI TUTTI I TEMPI? PER ESEMPIO IL FATTO CHE NON SI DICE MAI “TI AMO”… di Greta Pieropan, 18 anni Liceo classico “Bagatta”, Pozzolengo (Bs) ibri che trattano di musica ne esistono tanti, ognuno di noi ne ha letto almeno uno nella vita, ma ricercare in una canzone significati nascosti con lo stesso impegno con cui fior di critici letterari ipotizzano riferimenti occultati tra i versi di una poesia è una novità per il panorama di questo genere. Proprio grazie a questo impegno, La Cura. Anche tu sei un essere speciale di Giuseppe Pulina non può essere confinato sullo scaffale dei libri di musica, ma potrebbe stare perfettamente tra saggi di filosofia, di cultura generale. E soprattutto, non è necessario essere accaniti fan di Battiato, autore, insieme al filosofo Sgalambro, del testo della canzone presa in esame; altrimenti chi scrive non avrebbe potuto far altro che consigliarlo agli appassionati. Nelle scorrevoli e interessanti pagine del libro, invece, l’autore spiega come è nata la canzone, cosa promette il testo, ma soprattutto cosa potrebbero significare le parole scelte tanto sapientemente da suscitare più di un dubbio nell’interpretazione. Un esempio? La parola “ipocondrie”, attraverso cui si delinea il ritratto della persona cui la canzone è rivolta, e soprattutto l’aggettivo “speciale”, senza il quale, fa notare Pulina, il destinatario del pezzo sarebbe definito, in modo banale, “lodevole” o “ammirevole”, e non è la stessa cosa. Inoltre, coglie spunti notevoli nell’espressione “inganni del Tempo”, presentando un’inedita idea di tempo, andando a citare anche Nietzsche, filosofo caro a Sgalambro, e che ricorre per questo molte volte nel testo; e da lì nasce la promessa di guarigione, che riecheggia di mondi lontani… Interessante è l’idea di amore che si ricava dal testo della canzone (sempre che di canzone d’amore si tratti, e poi di che tipo di amore?), per nulla banalizzato: in quella che viene considerata una delle più belle canzoni d’amore non si dice mai “ti amo”, ma si fanno promesse attraverso L verbi al futuro, perché Battiato non vuole esprimersi con parole usate ormai da tutti con troppa leggerezza, “gli amori non si riciclano” afferma Pulina, e non possiamo che dargli ragione; e delinea poi un tipo di rapporto che non si riveli essere sproporzionato tra le parti e che non sia frutto di una semplice attrazione. In mezzo a riflessioni così importanti ci si chiede, poi, perché il cantautore scelga il Tennessee, e scopriamo così l’interesse di Battiato per certe culture lontane, o per giochetti di parole, da alcuni definiti dei semplici nonsense, ma che trovano riferimenti anche nelle opere di Sgalambro. Così, tra Kant, Jean-Luc Marion, Hegel, e riflessioni sui significati della parola “cura”, e canzoni di Battiato, approdiamo alle proposte di interpretazione fatte su Internet, e avvia la ricerca di canzoni simili nella musica internazionale tra molti grandi nomi. Ma c’è spazio anche per una riflessione sulla situazione italiana degli anni ’90. Si può essere scettici di fronte all’analisi di una canzone, che tutti conoscono anche se pochi ascoltano veramente, ma è un ottimo libro, piacevole da leggere e adatto a chiunque ami la musica o ami scoprire i lati più nascosti di essa. E se questo libro vi piace come è piaciuto a chi ve lo sta consigliando, la stessa casa editrice propone nella collana Le canzoni della nostra vita anche Bocca di rosa, Vita Spericolata e La canzone del Sole. Da non perdere. LA CURA Anche tu sei un essere speciale di Giuseppe Pulina ZONA 2010 pp. 120 - EURO 11 Palcoscenico 40 Le allegre comari di Windsor Leo Gullotta Sogno di una notte d'estate Carlo Cecchi Romeo e Giulietta Riccardo Scamarcio Erodiade Maria Paiato PER GENTE CHE VUOLE PENSARE! DAL BRIO DI PAOLO POLI A UN’ACCATTIVANTE VERSIONE DEI DRAMMI SHAKESPEARIANI, DALLE INVENZIONI DI GIANCARLO SEPE A VERI E PROPRI MIX CINEMATOGRAFICI: LE PROPOSTE DEL TEATRO ELISEO DI ROMA di Caterina M., 17 anni Liceo classico “Albertelli”, Roma l teatro continua ad esistere, e non soltanto come abitudine, come impiego del tempo libero, ma come esigenza profonda e ineliminabile della vita sociale…”. Luciano Luciagnani non sbaglia nel considerare il palcoscenico come un momento di crescita collettiva; eppure oggi sul teatro, così come su moltissime forme di espressione culturale, non si investe. Una scelta discutibile e pericolosa, anche con la giustificazione della crisi economica; il messaggio subliminale (anzi, nemmeno così nascosto) suggerisce, infatti, che la cultura non è necessaria, ma un surplus “fighetto” da sostenere con foga quando è conveniente, ma da sopprimere in tempi di magra. Sembrerà anche una romanticheria rimandare all’emozione di una rappresentazione, alla curiosità di leggere e scoprire un testo vecchio e nuovo, alla possibilità di riflettere e crearsi uno spessore personale più robusto, se però queste piccole sensazioni muoiono, uccise dall’indifferenza e dalla ricerca dell’utilità più immediata, si rischia un abbrutimento civile che di certo non partorirà donne e uomini migliori. Il Teatro Eliseo di Roma, forte dei 191.813 spettatori della scorsa stagione, è uno dei protagonisti del tentativo di resistenza. Il direttore, Massimo Monaci, nella conferenza stampa di presentazione della nuova stagione, ha parlato “I di un teatro in tempi di guerra. L’obiettivo non è dunque evitarne la rinuncia, ma proporre una riscoperta: una nuova visione che punta sull’individualità e sulla capacità trasformista di questa istituzione. Eclettismo, dunque, ma solide fondamenta improntate a cinque punti fondamentali per l’affermazione cittadina e nazionale: produzione, presenza sul territorio, internazionalità, nuove tecnologie, connessioni con altre forme d’arte (ad esempio cinema, musica e letteratura), legame con le realtà che lavorano sulla città. Il cartellone riflette queste intenzioni, presentando cinque spettacoli prodotti o co-prodotti e quattro, invece, internazionali. Gli stimoli sono differenti ed ogni testo insiste su tematiche particolari: vi proponiamo un’antologia delle esibizioni, con la scommessa che anche i più scettici saranno colpiti da un programma così multiforme e vario. Si parte con Napoletango, un’invenzione di Giancarlo Sepe (ricordate il progetto Shakespeare-Low?), in prima internazionale al Teatro San Carlo di Napoli. Approfittate della successiva permanenza a Roma per cinque settimane, dato che successivamente intraprenderà una tournèe italiana ed europea. Il divino, sensuale tragico tango argentino, “un pensiero triste che si balla”, anima il chiassoso circo familiare degli Incoronato. Un mix travolgente di vestiti aderenti, una vittoria della passione sulla razionalità, un eterno affrontare la vita in base alla danza. I venti attori cantano, ballano, suonano, addirittura cucinano: in scena si 41 preparerà infatti una vera cena di pesce. Un progetto tradizionale ed al contempo innovativo, perfino sul web: tutte le prove dello spettacolo saranno visibili live in streaming sul sito www.napoletango.it; gli spettatori e gli artisti si conosceranno così sin dall’inizio. È uno spettacolo adatto per essere spiato, gli appassionati vogliono conoscere il teatro dalle fondamenta! Si prosegue con il binomio Leo Gullotta - Fabio Grossi, reduci dal successo de Il piacere dell’onestà, impegnati in un’accattivante versione de Le Allegre Comari di Windsor: intrighi, scherzi, momenti comici e grotteschi non impediranno all’amore giovanile di trionfare... con una riflessione sulla diversità sia per aspetto sia per comportamenti. L’amore è nuovamente l’indiscusso protagonista, anche se tragico, del celeberrimo Romeo e Giulietta shakespeariano: questa interpretazione verterà però con maggior forza sulla crudeltà che, come scrive il regista Valerio Binasco, nasce dall’imbecillità umana. Il cast è d’eccezione: alla bella Deniz Ozdogan sarà infatti affiancato, nei panni di Romeo, il cinematografico Riccardo Scamarcio. La collaborazione con il mondo del cinema si manifesta anche nella coppia Silvio Orlando - Paolo Virzì, insieme nel testo Se non ci sono altre domande, scritto proprio dal regista di Ovosodo. Lo spettacolo ruota attorno alla figura di Michele Cozzolino, impiegato di medio livello di una grande azienda, la cui intera biografia viene rivelata in corso d’opera. Outing positivo o processo pubblico? I binari si intrecciano ed il passato riemerge. Il brio di Paolo Poli arricchirà invece i racconti di Anna Maria Ortese, dove i personaggi di una Italietta stentata ripercorreranno infanzie, adolescenze e grandi amori mai posseduti. Il cartellone è poi impreziosito da ospiti internazionali, come l’autore di Incendies: Wajdi Mouawad, artista libano-quebbecchese, è una delle penne più importanti al mondo. La stagione del Piccolo Eliseo, aperta da un’intensa Erodiade, si concentrerà invece sulla drammaturgia con- temporanea ed i nuovi linguaggi scenici. Scopo ulteriore del vasto assortimento è quello di formare un pubblico consapevole: come ben detto da Gullotta, “la gente vuole pensare”; partecipare ad uno spettacolo teatrale può essere l’incipit giusto. AL TEATRO ELISEO… 8 / 9 ottobre 2010 INCENDIES scritto e diretto da Wajidi Mouawad 12 ottobre / 14 novembre 2010 NAPOLETANGO con Stefano Capitani, Gino Curcione, Susy Del Giudice, regia Giancarlo Sepe 16 / 28 novembre 2010 TUTTO SU MIA MADRE adattamento teatrale di Samuel Adamson basato sul film di Pedro Almodovar con Elisabetta Pozzi, Alvia Reale, Francesco Biscione, Alberto Onofrietti, Silvia Giulia Mendola, Giovanna Mangiù, Paola Di Meglio, Alberto Fasoli regia Leo Muscato 30 novembre 2010 / 9 gennaio 2011 LE ALLEGRE COMARI DI WINDSOR di William Shakespeare traduzione e adattamento di Fabio Grossi e Simonetta Traversetti con Leo Gullotta, Alessandro Baldinotti, Paolo Lorimer, Mirella Mazzeranghi, Fabio Pasquini regia Fabio Grossi …E AL PICCOLO ELISEO 19 ottobre / 14 novembre 2010 ERODIADE Maria Paiato testo Giovanni Testori regia Pierpaolo Sepe 16 / 28 novembre 2010 PRENDITI CURA DI ME scritto e diretto da Giampiero Rappa con Valentina Chico, Andrea Di Casa, Filippo Dini, Sergio Grossini, Ilaria Pardini, Giampiero Rappa, Gisella Szaniszlo’ 30 novembre / 12 dicembre 2010 LA BOTTEGA DEL CAFFÈ di Carlo Goldoni con Massimo Brizi, Filippo Dini, Lisa Galantini, Alessia Giuliani, Alberto Giusta, Maurizio Lastrico, Aldo Ottobrino,regia Antonio Zavatteri Romeo e Giulietta Milvia Marigliano www.teatroeliseo.it Palcoscenico 42 “QUESTA SERA SI RECITA A SOGGETTO” O FORSE NO… LA STAGIONE 2010-2011 DEL TEATRO STABILE DI GENOVA VERRÀ INAUGURATA AL DUSE CON UNO DEI CAPOLAVORI DEL TEATRO PIRANDELLIANO. COSA ASPETTATE A PRENOTARE IL VOSTRO POSTO IN PRIMA FILA? di Benedetta Magri, 17 anni Liceo classico “Da Vigo”, Rapallo (Ge) teatro non sempre fila tutto liscio. Nell’ultima opera della trilogia sul teatro nel teatro, Questa sera si recita a soggetto – di cui fanno parte anche Sei personaggi in cerca d’autore e Ciascuno a suo modo – di Pirandello, emergono le divergenze sulle scelte che competono al regista e che non sempre gli attori condividono. Sul palco del Teatro Duse di Genova il 12 ottobre si assisterà, così, a una vivace discussione in diretta, la scena si muoverà con forza e i toni si faranno sempre più aspri, per mettere in scena un vero litigio e tutta la potenza del metateatro, il cui fascino risiede proprio nel confondere le acque, nel non far percepire con chiarezza dove termini l’opera teatrale e inizi la realtà. Fin dai tempi più antichi esistevano questi artifici retorici, ma Pirandello li presenta in modo diretto, veloce e interessante. Gli attori stanno per mettere in scena la novella pirandelliana Leonora addio!, ma non sono d’accordo con il regista nelle modalità di rappresentazione: non si può procedere per quadri ben delineati, altrimenti non emergerà il vero sentimento di gelosia, che caratterizza la storia. Rico Verri tiene segregata in casa la moglie Mommina, perché non potrà mai dimenticare il suo passato poco dignitoso, e la sofferenza di questa viene alleviata solo dalla visita della sorella, che sta per recitare nel teatro del paese Il Trovatore. A questo punto gli attori ritornano alla realtà e cominciano nuovamente a disquisire sul teatro. Il regista di Leonora, addio! si chiama Hinkfuss ed è interpretato dal regista stesso di Questa sera si recita a soggetto, Alberto Giusa. Gli attori sono, dunque, calati al A massimo nelle loro parti. La rappresentazione prosegue con il filo della novella finché questa non si intreccia nuovamente con la vita reale e le problematiche teatrali, in un complesso gioco di contrasti, che porta alla riflessione di Hinkfuss sul teatro, in cui si rivendica la necessità di esplorare tutti i generi in un’unica opera: la commedia, il melodramma e la tragedia. Lo spettacolo è stato prodotto dalla compagnia Gank in collaborazione con lo Stabile di Genova, gli altri interpreti sono Massimo Brizi, Mariella Speranza, Alessia Giuliani, Cristina Pasino, Davide Lorino, Alex Sassatelli, Barbara Alesse, Ernesta Argira, Manuel Zicarelli e Carlo Sciaccaluga. Le scene e i costumi si devono invece a Laura Benzi e le luci a Sandro Sussi. Da martedì 12 a domenica 24 ottobre “Questa sera si recita a soggetto” è la prima proposta del Teatro Stabile di Genova, alla quale si può partecipare con tutti gli abbonamenti. Orari: 20.30 nei giorni feriali, 16.00 la domenica al Tetro Duse. A partire dal 5 ottobre si potrà prenotare: 23,50 euro nel primo settore, 16,00 euro nel secondo. Live 43 CENTRO UN’ALTRA VOLTA, LIGA! LUCIANO LIGABUE TORNA NEGLI STADI COL TOUR “ARRIVEDERCI, MOSTRO!” E REGALA ANCORA EMOZIONI IN TUTTA ITALIA, CON LA SAGGEZZA E LA SFACCIATAGGINE DEI GRANDI ROCKER. NOI DI ZAI.NET ERAVAMO ALL’OLIMPICO DI ROMA: ECCO COM’È IL LIGA DAL VIVO foto di Jarno Jotti di Francesco T., 17 anni Liceo classico “Giulio Cesare”, Roma uando lo vedi entrare trionfante sul palco, per prima cosa pensi che quest’uomo è epico. Ma non come Ettore o Achille: epico come Omero, che quegli eroi cantava. Luciano Ligabue con “Arrivederci, mostro!” (stesso nome per tour e disco) conferma d’aver raggiunto la maturità, ma anche che ha ancora molto da dire. La prova è arrivata con i due concerti di apertura allo Stadio Olimpico di Roma, il 9 e 10 luglio, e la sorpresa arriva all’inizio. Ti aspetti che cominci come sempre con Certe notti e invece infila tre pezzi del nuovo album (Quando canterai la tua canzone, La linea sottile e Nel tempo), poi prosegue alternando brani cult come Bambolina e barracuda alle novità, più numerose del solito, per un totale di 24 canzoni. La maturità si vede nel titolo del concerto: i mostri, spiega, «sono le paure con cui chiunque matura la propria visione del mondo». Forse a cinquant’anni lui li conosce abbastanza da poterli salutare, non con un addio (sarebbe troppo) ma con un prudente e realistico “arrivederci”. I suoi filoni rimangono sempre due, testardi e rocciosi: le donne e se stesso, non per forza nell’ordine. E infatti se provi a cantare i suoi brani più famosi, vedrai che escono fuori Le donne lo sanno e Questa è la mia vita, Piccola stella senza cielo e Tra palco e realtà. Lui capisce che i fan lo sanno e te lo dice in faccia, sicché quando canta Sulla mia strada vuole urlare al mondo d’essere orgoglioso di quel che è e di come lo è, se ne frega di chi lo critica e di chi all’opposto lo vorrebbe “ancor più Liga”: è una delle sue canzoni più vere e non fa niente per nasconderlo. Mancano gli effetti speciali a cui eravamo abituati: nel tour “Elle Elle Stadi” del 2008 spiccavano sul palco pannelli solari e pale eoliche, mentre ballerine svolazzanti Q a quindici metri d’altezza precipitavano con grazia nel vuoto lasciandoti impietrito. Stavolta ci sono lui, i suoi musicisti e tre maxischermi ad accompagnarlo con giochi di luci, vero esercizio di stile degli scenografi. La forza del live sta nella sua voce, in gran forma e migliorata rispetto alle esibizioni all’Arena di Verona nel 2009; sta nella band, ormai un meccanismo collaudato di virtuosi un po’ pazzi; sta anche nel vedere un intero stadio che canta per ore all’unisono, ognuno con la propria emozione dentro ma tutti con la stessa voce. Insomma, è molto meglio sentirlo dal vivo che sul cd per l’alta qualità dell’esibizione. Nel corso dello spettacolo lancia messaggi politici senza avere la presunzione di fare il Celentano: mette le cose in chiaro dicendo no alla privatizzazione dell’acqua (pazienza se la faccenda non sta proprio così) ma la sua voce roca pare un borbottio di buon senso. Con Buonanotte all’Italia mostra il suo pantheon personale: Enzo Ferrari e Valentino Rossi, Falcone e Borsellino, Totò e Fabrizi, Rino Gaetano e De André, Pertini e la Nazionale ’82, Modugno e Lelio Luttazzi – piccolo omaggio a un grande showman appena scomparso. In fondo sono personaggi che danno un senso all’italianità di oggi, Ligabue è uno dei pochi a capirlo. Alla fine, se ci pensi, quand’è che un concerto può dirsi riuscito? Quando all’uscita sei senza più voce, ti fischiano le orecchie e ricordi a memoria tutte le canzoni. E allora hai fatto centro un’altra volta, Liga! Nel corso dello spettacolo lancia messaggi politici senza avere la presunzione di fare il Celentano… La sua voce roca pare un borbottio di buon senso Musica 44 MACEDONIA POP AL BREAKOUT FESTIVAL AVREBBE DOVUTO TENERCI COMPAGNIA PER TUTTA L’ESTATE, MA QUEST’ANNO DEL BREAKOUT FESTIVAL ABBIAMO AVUTO SOLO UN ASSAGGIO. PER FORTUNA L’ANTIPASTO ERA PIÙ CHE GHIOTTO… di Ida Duretto e Giorgia Marras, 17 anni Liceo classico “Colombo”, Genova renta grandi nomi della musica italiana ed internazionale nel parco ottocentesco di Villa Serra, a Sant'Olcese (Genova): è – o, meglio, sarebbe stato – il Breakout Festival, appuntamento di risonanza nazionale, e non solo, che alla sua seconda edizione è già diventato punto di riferimento per i musicofili di ogni età. Doveva durare tutta un'estate: Radio Jeans ha fatto in tempo a seguire Simone Cristicchi, i Meganoidi e gli Ska-P. Dopodiché, improvvisamente, il 25 giugno è calato il sipario sul Breakout Festival 2010 di Villa Serra di Comago, tra amarezza e polemiche. Colpa, a detta degli organizzatori, dei finanziamenti tardivi e della pioggia che ha portato a Sant'Olcese meno pubblico del previsto. L’azienda Mr. Wolf di Omar Bertolla, che del festival è anche direttore artistico, accusa gli enti pubblici di non aver sostenuto l'iniziativa. Il Comune smentisce: «I finanziamenti sono stati previsti, ma non potevano coprire il costo intero del Festival – dice l’assessore alla Cultura, Andrea Ranieri –. Mi dispiace molto che debba chiudere una manifestazione così, ma dobbiamo entrare nell’ottica che soldi per la cultura ce ne sono sempre meno, sia per i tagli dei trasferimenti agli enti locali sia per la difficoltà, in periodo di crisi, che anche le aziende hanno nello sponsorizzare queste iniziative». Il brutto episodio riapre una polemica che spesso si fa sentire a Genova: è la città che non vuole crescere, il pubblico che non partecipa abbastanza calorosamente, o gli organizzatori che non ci sanno fare? Certo è che la delusione resta tra tutti gli appassionati, che si attendevano un'estate all'insegna della buona musica. Il primo concerto a saltare è stato quello di Juliette Lewis, T in programma il 25 giugno. Annullate anche la serata heavy metal con Airbourne, Sadist e Labyrinth e le esibizioni di Il Teatro Degli Orrori, Oi Va Voi, Afterhours, Elio e le Storie Tese e Roy Paci e Aretuska, Gogol Bordello, The Wailers e Goran Bregovic. L’intervista con Cristicchi Artista originale e fuori dagli schemi, Simone Cristicchi si è esibito sul palco di Villa Serra con i suoi nuovi toni “un po’ rock”. Nel dare il via al Breakout Festival, canta proprio Genova brucia e riapre le polemiche sul G8, sfidando la censura. Come mai sei qui al Breakout Festival? «Semplicemente perché mi hanno invitato. Sono felice perché questa è una serata speciale. È la prima data della mia tournée e sul palco con me ci sarà Don Andrea Gallo. Io e lui ci siamo conosciuti dopo Sanremo e abbiamo fatto una serata insieme. Si presentò a me portandomi una rosa rossa, un regalo da parte dei ragazzi della sua comunità. Da lì è nata un’amicizia e una stima reciproca. E ora lui ha scritto un appello, sottoscritto già da moltissimi artisti italiani, in difesa della canzone Genova brucia: un gesto che vuole tutelare la libertà d’espressione». A proposito di Genova brucia, cosa ne pensi della censura in Italia? La canzone può essere importante per trasmettere un messaggio? «Oggi in Italia la censura sta diventando un problema, persino i blog possono essere censurati, se criticano il governo. Si sta delineando una situazione agghiacciante che ricorda i tempi del fascismo. Ma la censura in Italia non è tanto costituita dalle leggi quanto da una sorta di autocensura. Si preferisce tacere, parlare d’altro. Marco Travaglio le definirebbe “armi di distrazione di massa”. Ispirata a questo tipo di fenomeno è la canzone Meno male. 45 Le mie canzoni, sotto un’apparenza molto semplice, sono in realtà un escamotage per far riflettere. Non è detto che un pezzo orecchiabile sia necessariamente privo di contenuti. La canzone poi, come nel caso di Genova brucia, può servire anche a ricordare. Un paese che non ha la memoria non può decifrare il presente né pensare a un futuro». Come definisci il tuo genere di musica così originale? «Definisco i miei dischi una macedonia del pop. Il pop racchiude moltissime sfaccettature della musica popolare. Nei miei concerti si trasforma tutto in qualcosa di più teatrale: tra un pezzo e l’altro faccio dei monologhi. Creo un’unica grande storia in cui le canzoni sono i momenti musicali. Il mio ultimo concerto ha un impatto molto rock, ho riarrangiato alcuni brani perché mi divertiva l’idea di stupire il pubblico». Nella canzone Meteora parli della fama raggiunta attraverso i reality show. Tu in che modo sei diventato famoso? «La mia voglia di farmi ascoltare sfociava in piccole esibizioni nei locali di Roma, la mia città, dove ho suonato per circa dieci anni. Se da un lato questo mi ha aiutava ad acquisire una tecnica, il senso del palco, nello stesso tempo creava in me una sorta di ansia, perché suonare per dieci anni è come raggiungere una laurea. Da questo piccolo dramma, che vivono tanti artisti emergenti, che non riescono ad avere visibilità, nacque la canzone Vorrei cantare come Biagio: un urlo d’aiuto alla discografia e al mondo dello spettacolo. Gli spazi di visibilità per i giovani artisti sono sempre meno. Non mi sento di condannare i reality show, dove molti ragazzi arrivano pur avendo del talento, con poca esperienza. Vorrei, però, avvisare che si tratta di un meccanismo abbastanza perverso: un “tritacarne”. Tanti artisti che sono passati da lì, infatti, sono ritornati nell’anonimato. Progetti? «All’estero ho avuto diverse esperienze. In autunno andrò in Russia dove presenterò un monologo, I Romani in Russia. Si tratta del racconto della campagna di Russia del 1941-43, nella quale 229.000 ragazzi furono mandati dal fascismo a combattere una guerra che non aveva nessun senso». IL CONCERTO Già da un paio d'ore Villa Serra ha iniziato a popolarsi di giovani. Finalmente ecco salire sul palco un ragazzo dagli inconfondibili riccioli scuri: Simone Cristicchi, coinvolgente come sempre. Il concerto si apre con i pezzi più famosi, da Vorrei cantare come Biagio a Meno male, arrangiati in chiave più rock per l'occasione. L'emozione sale ancora quando l'artista dedica alla nostra città la canzone composta dopo il G8 del 2001, censurata ed infine cantata nel concerto a sostegno dell’Onda nel 2008: Genova brucia. Non mancano riferimenti a problematiche attuali, come il brano Legato a te, ispirato al caso Welby, oltre ai pezzi dell'ultimo album: è il caso di Meteora, a proposito dei giovani artisti alla disperata ricerca di successo, o de L'ultimo valzer, commovente poesia dedicata all'amore fra due anziani, vincitrice, tra l'altro, del Premio Mogol 2010. A sorpresa compare sul palco anche un ospite d'eccezione, Don Gallo, diventato amico e ammiratore di Cristicchi dopo il successo di Ti regalerò una rosa, coronamento dell'impegno portato avanti dal cantautore romano con l'album Dall'altra parte del cancello. Don Gallo coglie l'occasione per esortare i giovani a difendere la pace e le conquiste delle passate generazioni, prima fra tutte la nostra Costituzione. Laura Santi Amantini, 17 anni Simone Cristicchi in compagnia delle nostre giovani reporter; nella pagina accanto, un momento dell’esibizione durante il Breakout Festival. Per ascoltare le altre interviste realizzate da Radio Jeans nel corso del festival e per vedere le foto, connettiti a www.radiojeans.net/it/villaserrabreakout! Recensioni 46 LIBRI IL PALAZZO DELLA MEZZANOTTE Di Carlos Ruiz Zafon, Mondadori, 299 pagg., 19 euro LIBRI II PROGETTO TRINITY Di Greg Iles, 501 pagg.,11.50 euro «Mi chiamo David Tennant, sono un medico, insegno etica alla facoltà di Medicina dell'Università della Virginia, e se state guardando questo video, significa che sono morto...». Sono le parole di un video-messaggio lasciato dal protagonista del libro poco prima di gettarsi in una fuga picaresca. Tennant rischia, infatti, la vita poiché è rimasto l'unico a custodire il segreto celato dietro i complicati meccanismi di un supercomputer, “Trinity”. Questo dispositivo, ideato dal megalomane Godin e da un’élite di scienziati, rischierebbe di mettere in pericolo l'intera razza umana se cadesse nelle mani sbagliate. Il professore inizia così una corsa contro il tempo per informare il mondo circa i pericoli del computer, inseguito dalla spietata agenzia per cui lavorava: l'NSA. Quando poi comincia ad avere delle forti crisi di allucinazioni, decide di intraprendere un viaggio a Gerusalemme, cercando di far luce sul vero significato di quelle visioni. I giorni passano e David deve trovare le risposte alle sue domande, prima che si verifichi l'irreparabile... L’autore del romanzo, Greg Iles, è riuscito a mescolare due elementi, scienza e religione, senza cadere nella loro contrapposizione manichea e banale, che caratterizza molta narrativa. Dalle pagine emerge anche un attento esame etico sui risultati che la scienza un giorno potrebbe ottenere, e sulle loro estreme conseguenze: un argomento ampiamente discusso anche ai giorni nostri e sul quale governi, religioni e scienza si confrontano ormai da secoli. Un motivo per leggerlo: Il libro è adatto a ogni età e coinvolge fin dalle prime pagine, immergendo il lettore in un futuro non troppo lontano e, soprattutto, non troppo irrealistico. Un motivo per non leggerlo: Alcune parti del libro potrebbero risultare un po’ complicate. Luca Savio, 18 anni, Torino Nelle intricate vie di Calcutta Ben, un sedicenne che vive nell’orfanotrofio della città, vede strane figure durante la notte. Nel frattempo è consapevole di dover abbandonare presto quella che per tanti anni è stata la sua casa per entrare definitivamente nell’età adulta. Così, mentre crede che la sua strada si dividerà da quella dei suoi amici, una ragazza si presenta all’orfanotrofio e sconvolge la sua vita, rivelandogli particolari oscuri del suo passato che incredibilmente è comune ad entrambi. Ambientato negli anni Trenta, il romanzo ha un intreccio sorprendente, un linguaggio semplice, immediato. Un libro che non parla solamente di misteri, ma insegna anche a vedere la realtà attraverso gli occhi dei ragazzi. Zafon ancora una volta ci proietta in un mondo favoloso, popolato da sinistri individui pronti a gettare scompiglio nelle vite degli altri personaggi. Un motivo per leggerlo: Se vi piacciono le storie piene di enigmi. Un motivo per non leggerlo: Se vi avvicinate per la prima volta alla lettura di Zafon; in tal caso meglio cominciare con “L’ombra del vento”. Chiara Castellani, 17 anni, Roma VIDEO WHATCHA SAY Di Jason Derulo Mai Mtv Pulse ebbe più ragione a mandare in rotazione un video quanto con quello di In my head di Jason Derulo. Quando si dice che il talento non conosce confini: Jason, ventenne di Miami, comincia il suo percorso nel mondo della musica fin dall’infanzia (a 8 anni compone la prima canzone!) e dai 17 anni in poi non conosce freni tra vittorie di importanti premi accademici e collaborazioni per testi di famosi artisti del panorama R'n'B americano. Questo è il suo album di debutto, dieci tracce di pura arte, a metà strada tra l'innovazione e la tradizione del genere. Frutto di otto mesi di reclusione in studio, riescono a farci capire che il caro ragazzo è da tenere decisamente d'occhio. Se amate il genere non fatevi sfuggire il primo singolo con cui si è fatto notare negli States: Whatcha say. Un motivo per vederlo: Vi piace il genere e aspettavate da tempo un simil Ne-Yo di egual talento! Un motivo per non vederlo: Se odiate l'R'n'B americano. Lady Iron, 19 anni, Firenze Z a i . n e t è p e r i l d i r i t t o d i c r i t i c a … v o t a , c o n s i g l i a , s t ro n c a f i l m , 47 TEATRO CD THE GREAT PROVA VESTIRE GLI IGNUDI Di Arbe Garbe & Eugene Chadbourne, giugno 2010, CPSR PRODUZIONI Regia di Luca De Fusco con Gaia Aprea, Enzo Turrin, Anita Bartolucci, Alberto Fasoli. Un disco decisamente sorprendente da una band che, più che una scoperta, è stata un fulmine a ciel sereno. Gli Arbe Garbe sanno come stupire e come far ballare! Dopo quindici anni di attività, oltre 400 concerti in tutto il mondo e cinque produzioni discografiche, ritornano adesso con il loro nuovo lavoro. Album registrato dal vivo il 27 febbraio, durante una data del Mala Yerba Never Dies Tour, in cui la band si è incontrata con il noto chitarrista underground statunitense Eugene Chadbourne. Gli stili musicali vorticano nell’album in maniera costante intersecando senza sosta folk, punk, free-jazz e country. Anche le lingue in cui questa energia viene veicolata non possono non risentire della varietà cui ci ha abituato con il loro sound: dall’americano allo spagnolo, passando per il friulano e il dialetto slavo delle valli del Natisone. Insomma, una girandola di suoni, di colori, di immagini evocate e di emozioni che questo The great prova non può non farvi provare. Diretto, sperimentale e volutamente non perfetto proprio nell’ottica della ricerca di quelle prospettive originali e contaminazioni che sono le parole d’ordine nella carriera di Chadbourne e degli Arbe Garbe. Un motivo per ascoltarlo: Se amate ogni genere di musica e vi fanno impazzire gli esperimenti ben riusciti! Un motivo per non ascoltarlo: Se siete fortemente affezionati ai canoni… canonici! “Morire nudi e soli”: è questa la sorte di tutti coloro che non hanno saputo uniformarsi alla massa, adattarsi a una società fatta di apparenze. Per sfuggire a questo crudele destino, la giovane Ersilia, oppressa da un difficile passato, tenta, nel momento del suicidio, di riabilitare la propria immagine attraverso un’intervista. La ragazza, di fronte al giornalista, indossa una maschera tracciando un commovente e falso ritratto di sé; non immagina che sarà costretta a portare, anche da viva, la veste che aveva confezionato per la propria morte. Il suo tentativo di suicidio, infatti, sarà sventato e la giovane si troverà nuovamente intrappolata in una vita dalla quale avrebbe voluto fuggire. La società borghese impone come intrinseco principio il “mentire sociale”: solo chi si comporta come gli altri si aspettano da lui sarà rispettato e avrà successo. Ersilia, che non riesce e, forse, non vuole sottostare alle convenzioni sociali non regge al peso della continua finzione. Pirandello, influenzato dai saggi di Binet, indaga nel profondo la psicologia dei personaggi. Un motivo per vederlo: Il relativismo gnoseologico e la conseguente frantumazione dell’io sono brillantemente espressi dalla scenografia. Un motivo per non vederlo: Se siete affezionati alle vostre incrollabili certezze. Chiara Colasanti, 19 anni, Perugia Ida Duretto, 18 anni, Genova DA NON PERDERE Un’adorabile coppia Di Virginia Rowans, Mursia, 228 pp, 17 euro "Quando insieme a Mary abitava nel piccolo appartamento di New York sognava di diventare uno scrittore. Ora vive a Riveredge, l’esclusivo quartiere residenziale sull’Hudson, e fa il pubblicitario". "Quando insieme a John abitava nel piccolo appartamento di New York faceva l’arredatrice. Ora vive a Riveredge, l’esclusivo quartiere residenziale sull’Hudson, e fa la moglie". Operazione vintage per la casa editrice Mursia, che ha appena riproposto al suo pubblico (dopo la pubblicazione del 1958 con titolo "Una coppia a New York") una stravante e travolgente commedia familiare scritta da Virginia Rowans, pseudonimo di Edward Everett Tanner III (1921-1976), appunto, cinquant'anni fa. Un best-seller double-face, per essere precisi, che mette al centro una crisi matrimoniale raccontata da un lato del libro da lei, la moglie, dall’altro lato da lui, il marito, con tanto di doppia copertina. Un gioco narrativo che in maniera divertente e arguta mette in luce le idiosincrasie della vita di coppia, senza diventare mai troppo serio o veramente corrosivo. Valentina Pedrini, 17 anni, Matera l i b r i , m u s i c a e a l t r o s u i s i t i w w w. z a i . n e t e w w w. s t r o n c a . n e t 50 GIOCHI DI RUOLO: Pronti per provarli dal vivo? COSTUME & SOCIETÀ 56 VIAGGI: Una cartolina da Istanbul Giochi di ruolo 50 VOGLIO ESSERE UN TROLL! VI SIETE TROVATI NEL MEZZO DI UNA BATTAGLIA MEDIEVALE NEL CAMPETTO VICINO CASA VOSTRA? POTRESTE NON AVER AVUTO LE ALLUCINAZIONI: FORSE SI STAVA DISPUTANDO UN GRV Fotoservizio di Jessica Tesone, 18 anni Istituto “Virginia Woolf”, Roma uante volte vedendo un film vi siete immedesimati nel protagonista sentendo di vivere le sue stesse emozioni? Quante volte leggendo un libro avete sperato in un finale diverso? Scommetto che spesso capita anche a voi di chiudere gli occhi vagando con la mente in quel mondo che esiste solo nella vostra fantasia. Il grv, alias “gioco di ruolo dal vivo”, vi permette di essere chiunque voi vogliate, di vivere ciò che altrimenti sarebbe rimasto solo nella vostra testa. Le sorti della storia sono determinate dalle vostre azioni! Ma adesso proviamo a entrare nel cuore del nostro gioco, per capirne le regole e fornire ai curiosi qualche buona ragione per diventare bravi. Ogni giocatore (anche detto pg, cioè personaggio giocatore) è libero di scegliere il ruolo che vuole assumere all'interno della trama: dall’orco barbaro al glorioso paladino elfico che combatte per i suoi ideali, passando per il mago immerso nei suoi libri, le varianti sono suggerite e limitate solo dalla sua fantasia. Molta importanza assume, naturalmente, l’interpretazione, poiché il personaggio dovrà simulare accuratamente tutte le sue azioni: maneggiando un’arma dovrà accusarne il peso, quando verrà colpito dovrà fingere di sen- Q Uno dei protagonisti del grv descritto da Jessica; nella foto in alto, un momento della battaglia disputata nella piana di... Testa di Lepre, vicino a Fiumicino, Roma. 51 comunali come parchi e foreste – naturalmente il posto in cui si gioca deve essere lontano da occhi indiscreti per evitare che i passanti rimangano spaventati dalla foga della battaglia – mentre per quelli annuali si ricostruiscono vere e proprie location: non mancano taverne e locali, ma anche mura di cinta all’interno delle quali ogni giocatore può predisporre orti, botteghe di lavoro, ambasciate ecc. Tutto ha come fine quello di rafforzare l’impatto visivo: anche le tende sono dell’epoca o camuffate per sembrarlo. Io stessa sono una giocatrice di ruolo ormai da qualche anno e vi porto la mia testimonianza essendo appena tornata da un evento che ha visto la partecipazione di ragazzi da tutta Italia e non solo, la “Festa del drago”, che si è tenuto a Testa di Lepre, frazione di Fiumicino in provincia di Roma ed ha visto la partecipazione di ben 400 ragazzi. Fidatevi di me quando vi dico che è stata una cosa meravigliosa. Calandomi nella parte ho potuLa creatività non ha fine. Il cannone spara realmente... ma palle di gomma Jessica nei panni di un’elfa tire dolore alla ferita. Insomma, quello che vedi è quello che è. L’impatto visivo stimola a tal punto la fantasia dei giocatori che sono sorti un po’ ovunque negozi che si occupano della vendita del materiale da grv come armi in lattice, vestiti d'epoca e protesi (per creature non umane come orecchie, nasi, parrucche ed altro ancora) – sempre che non si decida di affidarsi alla propria fantasia cimentandosi con ago e filo. Insomma, il grv è il momento in cui la fantasia si trasforma in un hobby sano e corretto. Vere e proprie location Solitamente per gli eventi mensili si utilizzano spazi L'avatar del drago nero Giochi di ruolo 52 L'avatar del drago verde to vivere l’emozione dell’attimo che precede la battaglia ed è stato proprio in quell’istante che mi sono resa conto di essere nata forse nel secolo sbagliato. Per qualcuno è una follia, per altri un gioco come un altro, ma per me e per altri milioni di persone in tutto il mondo il gioco di ruolo dal vivo è diventato una passione che ci unisce profondamente. In principio erano i Cavalieri dello Zodiaco… «Se mi chiedono cos'è per me un grv domando loro qual è il significato di purezza, libertà, espressione, fantasia e divertimento – ci dice Alessandro Fanella, 25 anni, studente universitario e musicista – Purezza perché non stiamo parlando di Playstation o di qualsiasi altra deviazione tecnologica, qui si può correre per i prati, si vive tutto di persona, esperienza a pelle. Libertà perché tu e solamente tu decidi per la tua persona, ciò che vuoi sembrare o essere, seguendo qualsiasi forma di valore o idea. Espressione poiché puoi comunicare come più naturale ti riesce. Fantasia perché quanto di squallido propone la realtà in quel momento puoi annullarlo e riviverlo. Divertimento perché il fine di questa piccola avventura è sempre e solo il sorriso. Cosa si può volere di più da un gioco?». «Se penso al gioco di ruolo dal vivo, penso a come la mia vita sia cambiata – ci racconta Andrea Bray, 25 anni, studente universitario – Intendiamoci, non ho visto la luce su un'immaginaria via per un'immaginaria Damasco, ma quel che è certo è che da un certo punto in poi tutte le persone che hanno avuto un ruolo significativo nella mia vita le ho incontrate tra spade di gomma e scudi di cartone. Certo, per chi come me da piccolo sognava di diventare un Cavaliere dello Zodiaco approdare al grv era quasi scontato, direte voi, ed io non posso che darvi ragione! La mia passione per questo gioco, nel corso degli ultimi dieci anni, mi ha dato molto: dalle soddisfazioni di quando appena maggiorenne gestivo una delle – allora – tre più grandi associazioni romane, alle amicizie che ancora mi tengo strette». A onor del vero, va detto che il mondo del gioco di ruolo non è tutto rose e fiori, come non lo è nessun mondo che conta più di quattro abitanti. Sulle cause, sui motivi e sugli sviluppi dovrei versare più inchiostro di quanto chi legge è disposto a tollerare, quindi mi riservo di riparlarne a tempo debito; ma quel che posso sottolineare è che per quanto dall'esterno possa sembrare strambo, problematico o spaventoso, superata la coltre di trucco e finte lame si mostra per quello che è: un gioco. Questo è il pensiero che accomuna milioni di giocatori di ruolo. Ragazzi di etnie diverse, provenienti da diversi quartieri, città e a volte anche diverse nazioni, persone che altrimenti non avrebbero mai incrociato le loro strade, matrimoni che non si sarebbero mai celebrati, sorelle che non si sarebbero mai trovate, eventi nati da quel regno di assoluta fantasia a cui noi tutti dobbiamo molte cose. PER COMINCIARE Ecco i nomi e gli indirizzi di alcuni negozi che vi aiuteranno a equipaggiarvi al meglio e ad entrare in contatto con le varie associazioni. Non sottovalutate Facebook e gli altri social network! La Fucina del Drago - via Luigi Arnaldo Vassallo 47/49, Roma Le Rune - Mytholon Italia - via Casoria, 45, Roma Associazione Culturale Alcabh - via Luigi Arnaldo Vassallo, 66, Roma È la stampa, bellezza! 54 FARÒ DEL MIO PEGGIO NEWS! IL GIORNALINO DEL LICEO SCIENTIFICO “ORAZIO GRASSI” DI SAVONA CONTINUA A FARE SCINTILLE. TANTI I RICONOSCIMENTI OTTENUTI E L’IRONIA SPRIGIONATA DALLE SUE GIOVANI PENNE di Giulia F., 17 anni Liceo classico “Galilei”, Pisa i discute tanto nel nostro Paese di stato di salute dell’informazione, ma forse sono in pochi a sapere che c’è un settore che non solo non langue affatto, ma che, anzi, gode di ottima salute! Stiamo parlando dei giornali scolastici: ne nascono ogni anno di nuovi e sono tante le aspiranti redazioni studentesche che si rivolgono a Zai.net per chiedere dei consigli. Così, anche per loro, siamo andati a cercare la testimonianza dei redattori del «Farò del mio peggio news», ultimamente insignito di numerosi riconoscimenti. «Farò del mio peggio» è un nome buffo per un giornale, ma non si tratterà certo di una dichiarazione programmatica... «L'idea è venuta quando, guardandoci in faccia, ci siamo accorti che una redazione come la nostra non poteva fare altro che "il proprio peggio"! Così è nato il nome che mette in evidenza il fatto che, anche dedicandoci ad argomenti importanti e di spessore, la nostra Redazione ha prima di tutto una vena d'ironia! Ancora adesso ci impegniamo a fare del nostro peggio, perché alla fine sembra che sia questo che vogliono i nostri lettori». Volete parlarci dell'ultimo riconoscimento ricevuto? Quanti erano gli istituti in competizione? «È arrivato da Alboscuole, un concorso nazionale a cui partecipano tutti i giornalini scolastici d'Italia; le cento migliori redazioni, tra cui la nostra, sono state invitate a Chiangiano e una nostra compagna, Alessia Parodi, è stata nominata tra i migliori venti giornalisti su 25000! Un altro recente riconoscimento ci è stato assegnato dal quotidiano “Il Secolo XIX” in occasione della festa finale del progetto “Giornale in classe 2010”. A partecipare ci sono state molte scuole, primarie, secondarie di primo e di secondo grado, che sono state premiate, come noi, per “l’eccellente lavoro svolto in Redazione”». S Come sono i rapporti con gli altri giornali scolastici? «Sono tutti buoni e ne abbiamo parecchi, a partire da “La Marmaglia”, giornale indipendente di Piacenza che sta tentando di costruire una rete nazionale di giornalismo studentesco e non è legato a nessuna scuola, per arrivare al “Noi News”, giornale dell’Istituto “Einaudi” di Genova. Poi abbiamo contatti con molte associazioni ed organizzazioni, prima fra tutte l’Associazione Nazionale di Giornalismo Scolastico “Alboscuole”, che ci aiuta e ci sostiene fin dal primo anno in cui è nato il nostro giornale». 55 Identikit del lettore ideale del "Farò del mio peggio"... e del lettore reale. «Il lettore ideale è critico, ha voglia di approfondire le notizie, di ragionare con la propria testa, di affrontare argomenti importanti, di leggere qualsivoglia argomento e di analizzare tutti gli articoli nel dettaglio, a differenza del lettore reale che, molto spesso, legge le “cavolate” dei professori e completa il cruciverba in fondo. Però, spezzando una lancia a favore dei giovani, siamo un giornale di ragazzi, fatto da ragazzi perché venga letto dai ragazzi, quindi siamo contenti così!». È facile conciliare gli impegni scolastici con quelli redazionali? Come vi dividete il lavoro? La collaborazione dei compagni è solerte o va continuamente stimolata? E i docenti guardano con simpatia la vostra attività? «Conciliare gli impegni redazionali con quelli scolastici solitamente non è un problema, ma diventa più impegnativo quando si avvicina l'ora terminare il modello del giornale e inviare il file alla tipografia per la stampa. Per dividerci il lavoro abbiamo una struttura stabilita all'inizio dell'anno scolastico, ovvero: un caporedattore, un corsivista, un'editorialista, due ragazze che si occupano delle pubbliche relazioni, un addetto stampa, oltre ai diversi collaboratori, di altre classi, che ci inviano i loro articoli (che hanno la precedenza rispetto ai nostri). Tutti in classe collaboriamo attivamente al giornalino, come anche alcuni ragazzi delle altre classi – che però hanno bisogno di un po' di "incoraggiamento" da parte nostra. Alcuni insegnanti ci sostengono ed incoraggiano, oltre a leggere il giornalino e farci complimenti, mentre ad altri il nostro progetto non piace e così esprimono critiche cercando di ostacolarci». Nell'ultimo numero, in effetti, parlate con una certa insistenza di detrattori che criticano il vostro operato. Ci spiegate meglio cosa è successo? Il quarto potere fa paura anche nel piccolo? «Sinceramente speriamo che le denigrazioni a cui siamo soggetti non derivino dal "quarto potere", altrimenti la situazione sarebbe davvero drammatica! Ovviamente come qualsiasi giornale siamo soggetti a critiche. Quelle costruttive sono sempre ben accette, perché cerchiamo sempre di migliorarci per adattarci alle esigenze dei lettori. Il problema nasce quando le critiche hanno il fine di metterti in cattiva luce spargendo dicerie senza fondamento. Ci è stato detto che non pubblichiamo articoli di ragazzi esterni alla Redazione, quando la realtà è che pochi ragazzi oltre a noi nel Liceo scrivono, e i pochi che scrivono hanno sempre uno spazio sul nostro giornale, anzi nell'ultimo numero sono più gli articoli degli esterni che i nostri. Ci è stato detto, sempre da fonti anonime, che copiamo gli articoli da Internet... e che compriamo i riconoscimenti! Di fronte a tali affermazioni la miglior risposta sono i complimenti che riceviamo dall'esterno e gli apprezzamenti dei lettori che ci invitano ad andare avanti, nel nostro stile, sempre peggio!» Ci raccontate un aneddoto, un episodio che non dimenticherete facilmente? «Non dimenticheremo mai quando nel 2007, la prima volta che siamo stati premiati da Alboscuole (c’era la vecchia redazione, composta da giornalisti che lo scorso anno si sono diplomati passando a noi la direzione del giornalino), il Presidente dell'Associazione ha detto di aver pensato a uno scherzo subito dopo aver visto il nome della testata»: Qualcuno tra voi coltiva il sogno di diventare giornalista? «Uno dei fondatori, Roberto Palermo (ora studente alla Facoltà di Ingegneria Informatica all’Università di Genova), pensa di iscriversi all’Albo dei giornalisti, probabilmente per coltivare questa strada come hobby; il nostro caporedattore, Andrea Quinci, che impagina anche il giornale, vorrebbe lavorare, ad esempio, come poligrafico. Spiccate doti di comunicazione e di linguaggio caratterizzano la nostra responsabile delle pubbliche relazioni, Eleonora Poggi, e l’unica ed insostituibile Alessia Parodi, la nostra editorialista, che riesce sempre, nei suoi articoli, a rispondere alle critiche in maniera diretta senza dare all’avversario opportunità concrete di controbattere grazie a delle argomentazioni chiare e decise. Questi sono solo alcuni elementi della nostra redazione, ovviamente abbiamo anche altri ragazzi con ottime doti giornalistiche, ma siamo tutti ancora troppo giovani per sapere con chiarezza quale strada prenderemo un giorno, anche perché non ci sono certezze, il futuro può sempre cambiare». Un'inchiesta, un servizio che ha fatto scalpore? «Ha fatto un certo scalpore l'articolo in cui criticavamo il fatto che il Liceo Scientifico sia stato intitolato ad Orazio Grassi, grande oppositore di Galiei. Grandi critiche anche per un articolo del nostro nuovo corsivista, Davide Carnevale, “Se Darwin scandalizza De Mattei”, in cui egli si chiedeva in maniera polemica com’è possibile che De Mattei, noto creazionista, sia a capo del Consiglio Nazionale delle Ricerche in Italia». Viaggi 56 PARTIRE CON UN’IDEA, TORNARE CON UN’ALTRA L’ESTATE SE N’È ANDATA LASCIANDO PERÒ LA VOGLIA DI UN ULTIMO VIAGGIO? ISTANBUL, PER TUTTO IL 2010 CAPITALE EUROPEA DELLA CULTURA, POTREBBE ESSERE LA META ADATTA A VOI di Antonella A., 18 anni Liceo classico “Socrate”, Roma stanbul è una città giovane. Le strade di Taksim, i vicoli di Moda, i viali di Kadıköy sono sempre pieni di ragazzi. Venire qui è interrogarsi sul proprio futuro, su quello che sarà il domani, sul concetto di identità e multiculturalità. Sono solo dei ponti a dividere il continente asiatico da quello europeo, ponti attraversati ogni giorno da centinaia di persone. Volti e sguardi che si incrociano mentre si beve una spremuta in uno dei tanti chioschi, mentre si compra qualche oggetto al Gran Bazar o mentre si ammira la Torre di Galata. L’occhio di un giornalista, però, non dovrebbe soffermarsi solo su questi aspetti. Un occhio critico e allenato dovrebbe guardare oltre, magari soffermandosi sulla voce della città. Sì, sulla voce. Cosa dice Istanbul? O, meglio, cosa ci dice Istanbul? Ogni città parla, e questa lo fa in modo particolare. Istanbul ci induce, per esempio, a ri-valutare il nostro concetto di integrazione. I Un caos organizzato La prima volta pensi che, qui, la vita è più dura che altrove. Quando si ha una pre-visione, intesa come un’immagine dettata dal pre-giudizio, il rischio che si corre è questo. Ma a nessuno si nega una seconda possibilità e Istanbul non la nega: le prime impressioni possono essere sbagliate. Una serata trascorsa in un pub, al centro della pista giovani come noi. Noi chi? Sempre gli stessi, quelli che, con una certa ingenuità, si erano lasciati trasportare dall’idea precostituita che avevano della società turca. Istanbul è una città confusa. Donne con il velo, donne senza, modi di vita differenti ma mai in contrasto. Libertà e tradizione. Perché il caos di Istanbul è la sua forza. Un’energia propulsiva che sembra irradiarsi anche dalle canne dei pescatori schierati sul ponte, una delle scene più tipiche che questa megalopoli riserva ai suoi visitatori. 15 milioni di abitanti non sono pochi ma i mezzi per muoversi sono tanti: il traghetto, che accorcia le distanze fra le due sponde, gli autobus, i filobus, i taxi e i Dolmuş, taxi collettivi dalle fermate prestabilite, economici e convenienti. È per questo che Istanbul è una città organizzata. Lo è anche quando si va nelle università, che ospitano campus moderni e sconfinati. Il canto del muezzin risuona anche qui. Navigando sul Bosforo, all’ora del tramonto, i minareti disegnano geometrie perfette che fanno incontrare cielo e terra. Insieme a fuoco e aria, sono proprio i quattro elementi a fare da filo conduttore nel programma degli eventi messo in agenda per “Istanbul Capitale Europea della Cultura 2010”. Le donne, le minoranze, la comunicazione Istanbul è una città colta. Oltre alla sua antichissima storia, può contare su un valore aggiunto: la cultura dell’accoglienza. Non sei straniero ad Istanbul, l’ospitalità è radicata nella gente e nelle cose. Il Prof. Scito, di origine italiana, insegna all’Università di Marmara; con lui abbiamo discusso sul mondo dei media e della comunicazione. «Ci sono ancora dei problemi che riguardano l’influenza dei grossi gruppi industriali sui media - dice Scito - ma anche qui, come in altri paesi, la piattaforma più interessante per quanto riguarda il mondo dell’informazione è internet, il web». Senza filtri ed in costante evoluzione. «Ci sono molto progetti in 57 ISTANBUL Capitale Europea della Cultura Navigando sul Bosforo, allʼora del tramonto, i minareti disegnano geometrie perfette che fanno incontrare cielo e terra corso, attivati anche tramite i fondi europei, in cui sono coinvolte le donne, le minoranze ed altri gruppi sociali svantaggiati - continua Scito - esperimenti molto interessanti che diminuiscono davvero le distanze». Una di queste realtà è, ad esempio, BIA, una società non governativa che lavora nel campo dei diritti umani occupandosi soprattutto di comunicazione. L’associazione fa training e formazione specialmente alle donne con corsi e seminari sull’etica dei media. “Another communication is possible”, si legge sul sito (http://bianet.org). Una voce da ascoltare Viaggiare, partire, tornare. Qual è, dunque, il messaggio che Istanbul trasmette? Quale la voce? Con un pizzico di prudenza, potremmo dire che la voce di Istanbul è una voce diversa, che non pretende di dare risposte ma che pone, al contrario, delle domande. La sua confusione, il suo disordine diventano allora il luogo ideale per ri-considerarla, per vederla sotto una nuova luce. La luce dell’interrogativo e l’immenso valore che questo ha ma che, spesso, nel quotidiano, si perde. Dire sì o no, mai forse. Vedere bianco o nero, mai le sfumature. Mettere un punto fermo invece che un punto interrogativo. Sempre. È qui, dunque, che Istanbul sembra lanciare un messaggio che somiglia più a un invito: sicuri di avere le idee chiare? Di voler mettere un punto fermo? Di conoscere il valore della domanda, della cultura dell’interrogarsi? Talvolta lasciare una sospensione può essere davvero utile. Permette ai nostri pensieri di vagare, andare lontano, vicino, volare, migrare e attraversare ponti. Non solo per andare avanti ma anche, quando serve, per poter tornare indietro. La decisione presa nel 2000 di estendere il titolo di Capitale Europea della Cultura alle città di Paesi non ancora membri dell’Unione Europea, per il periodo 20052019, ha dato l’opportunità alla città di Istanbul di concorrere per il titolo di Capitale Europea della Cultura 2010. Terra, Acqua, Aria e Fuoco sono il filo conduttore della manifestazione. Una scelta che ha radici molto lontane; l’antica città di Mileto, in Anatolia, è considerata la culla della filosofia orientale. I tre maggiori filosofi della città - Talete (624-546 A.C.), Anassimandro (610-546 A.C.) e Anassimene (585-528 A.C.) - hanno provato a comprendere l’universo attraverso i quattro elementi. Talete considerava l’acqua la sorgente di ogni cosa; Anassimandro pensava che l’infinito fosse la fonte originaria e che i quattro elementi base derivassero da esso; Anassimene credeva che l’aria fosse l’origine, insieme agli altri tre elementi. Eraclito, VI secolo a.C., filosofo di Efeso, considerava il cosmo come una fiamma sempre viva, forma archetipica della materia. L’ispirazione, dunque, non manca. Una grande opportunità per la città turca dai tanti nomi: prima Bisanzio, poi Costantinopoli. Da sempre cosmopolita e crocevia di culture ed etnie. Uno dei fattori che ha contribuito a questa scelta, facendola nominare centro culturale dell’anno, è stata la larga partecipazione da parte dei cittadini che hanno accolto il progetto con grande entusiasmo: musica, esibizioni, teatro, design e letteratura per un calendario che sarà in grado di stupire anche i più scettici. Un’iniziativa che mira a portare l’arte nei luoghi meno privilegiati del contesto urbano, nella vita quotidiana dei milioni di abitanti che popolano questa affascinante metropoli. Per il programma completo degli appuntamenti: www.en.istanbul2010.org Tecnologia 58 HOW TO BUILD YOUR OWN COMPUTER YOU CAN BUILD A COMPUTER WITHOUT TOO MANY SKILLS, IF YOU BUY THE RIGHT COMPONENTS AND DON’T HAVE UNUSUAL REQUIREMENTS. IF YOU BUY PIECES THAT ALL FIT WITH EACH OTHER, IT WILL ONLY TAKE YOU A FEW HOURS AND THE ONLY TOOL YOU NEED IS A SCREWDRIVER di Lorenzo Venturini, 15 anni 10th Grade CAS, The International School of Genoa t is possible to build your own computer. It will probably be more powerful than the computers of most people you know, and it will also be cheaper. It is not easy, though, so unless you have good enough to knowledge, don’t try it. Nonetheless, it’s not as hard as most people think, so if you have a few hours and a screwdriver, you can do it without breaking a sweat if you follow a guide. This is exactly what we try to do here – giving a guide to follow. Note: this is for creating a desktop computer. It is possible to build a laptop, but it is much more difficult and you’ll end up spending more than if you bought one. In our opinion, the hardest and most time-consuming is choosing the parts. A self built computer will need the following: Motherboard: this is where every other component connects to; Case: this is the box it’s inside; Power supply: if you haven’t guessed from the title, it’s what gives electricity to the computer; Processor (or CPU): this is the computer’s main brain; CPU cooler: it cools down the CPU. Processors have one already, so you probably won’t need any; I Hard drive: main storage memory; RAM: this is the “fast” memory, which is used to speed up programs; Video card (or GPU): does graphics, like photo editing or video games. Some motherboards have an integrated one already; CD drive: you know what it is and what is does. This is a fairly average self-built system (we’re not including the screen, keyboard, mouse, speakers, etc, just the main box). If this wasn’t complicated enough, you have to check if what you buy is compatible with each other (CPU fits in the motherboard, DDR2/DDR3 RAM, power supply gives enough power). Now you can understand why we think this is the complicated and time consuming stage. You can change most of these components later on, anyway, if you don’t like them. As for the price, we’re talking anywhere between euros 500 and euros 3000 (for extreme systems), with an average around euros 800-1000. When you have all your components, start by putting the processor into the motherboard. This is fairly easy; just slip it in (pull a little lever next to the slot if it’s there). Then some coolers have thermal paste preapplied. If so, then just attach it to it and connect the clips. Otherwise, put a thin layer of thermal paste on the processor, then attach the heatsink and connect the clips. Attach the power connector to the one marked 59 CPU_FAN on the motherboard. Then add the RAM. There are some slots on the side, just insert them there. You have to hear the click when they attach. You might need to use some force, don’t worry. Then put the motherboard in the case. There probably were some standoffs provided with case/motherboard, screw the motherboard into those using the holes in the case and the board. Then put the power supply in the hole and screw it into the case. Keep all the power cables disconnected, you’ll use them later. Then put in the graphics card (if you’ll use one) in the longest slot on the bottom side of the motherboard, screw it to the case, and clip it to the slot. Hard drive and CD drive both go into the stands on the front of the case, then connect them to the slots on the motherboard (SATA is a relatively small cable, IDE is a very wide ribbon). Now get the case connectors and connect them to the motherboard (usually a set of small wires). The motherboard connectors are usually at the bottom. Finally, you have to connect all the power cables. There are: two on the motherboard (one 20/24 pin one for the E PER CHI NON VA FORTISSIMO IN INGLESE... Si può costruire un computer, volendo. Si fa in principalmente due fasi: la prima (la più lunga e, spesso, la più difficile) è scegliere i componenti da mettere nel proprio computer. È un procedimento lungo e difficile perché ci si deve assicurare che tutti i componenti sono compatibili l’un con l’altro. Ci si deve assicurare, tra le altre cose, che: il processore sia compatibile con la scheda madre, che la memoria RAM sia del tipo giusto (DDR2/DDR3), che la scheda grafica stia nel case e che l’alimentatore abbia abbastanza connettori d’alimentazione per essa, che il dissipatore per il processore sia sufficiente e che stia all’interno del case, e che ci siano abbastanza connettori IDE. La seconda parte, che è anche, ironicamente, la più facile, è costruire il computer stesso. Oltre ai pezzi, tutto ciò che serve sono un cacciavite e qualche ora di tempo. È abbastanza intuitivo: l’alimentatore va nel grosso buco rettangolare nel case, la scheda madre occupa la maggior parte del case, tutto il resto ha un apposito connettore sulla scheda madre e/o un posto adatto nel case. Tutti i componenti (con la sola eccezione di alcune ventole) devono essere collegati alla scheda madre. La stragrande maggioranza di questi deve anche essere collegata all’alimentatore (eccezion fatta per memoria RAM, dissipatore del processore, alcune schede di espansione, e alcune schede grafiche a basse prestazioni).Una volta costruito il computer, si arriva alla terza fase, spesso tralasciata, e la più noiosa di tutte: installare i driver (software che dà le istruzioni giuste ai componenti), se no il computer sarà molto instabile e lento. board, one 4/8 pin one for the processor); none, one or two on the graphics card (not all of them need power connectors, 6/8 pin); one for hard drive and one for CD drive (thin flat connector for SATA, bigger connector with 4 holes for IDE); any more for case fans (usually IDE connectors (also known as molex). When you’ve done all said above, close the case and connect a screen, a mouse and a keyboard. Doublecheck your connections and then connect your computer to the power. Say a small prayer, and push the power button. If it turns on and gives a short beep, you’re in luck. It works properly. If it doesn’t turn on, check your case connectors, power supply (it might be switched off ), and CPU. If it does turn on and give a series of short or long beeps, then there is a recognized problem. Check your motherboard manual for the BIOS errors and you will probably find your beep sequence, and what problem it is. Then, try to solve it. Check that that component is connected properly and, if you still can’t identify the problem, replace it. When you finally get it to work, you’ll have to install an operating system (usually Windows). And then, you will get into the wonderful world of driver installation, which will take up all of a week and sometimes more. Appuntamenti 60 Dal 10 SETTEMBRE SETTEMBRE OTTOBRE GENOVA Non è una vera e propria mostra, si potrebbe definire piuttosto un'esperienza. Si tratta di Meditazioni mediterraneo. Paesaggi tra contemplazione e interazione, a Palazzo Ducale, negli appartamenti del Doge, fino al 7 novembre 2010. Non solo sarà possibile visitare virtualmente città come Marsiglia o Napoli, ma – più in generale – lo spettatore sarà guidato in uno straordinario viaggio attraverso i paesaggi, i suoni, le arti e i mestieri di un mare ricco di storia e di suggestioni. Le installazioni video, che corrispondono ad un invito alla riflessione e alla contemplazione, interagiranno con il visitatore che potrà così “entrare” letteralmente nel paesaggio. 11 e 12 15 SETTEMBRE TAORMINA L’unica data siciliana dell’Heart Alive tour di Elisa avrà luogo nella meravigliosa cornice del Teatro Antico. Per quest’anno, l’ultima occasione per vedere la cantante di Monfalcone esibirsi dal vivo nel nostro Paese: il tour si concluderà, infatti, con i concerti di New York e Los Angeles previsti per metà ottobre. SETTEMBRE TORINO Le vacanze non sono bastate a darvi la giusta carica? Vertical City Race vi aspetta nel capoluogo piemontese per un evento davvero spettacolare: una competizione sportiva per 300 atleti provenienti da tutta Italia che si sfideranno in gare di: corsa, kayak, mountain-bike, arrampicata e orienteering. Il programma? 12 km di corsa, 25 km di mountain-bike nei parchi della collina, kayak e teleferica di 200 metri sul fiume Po, arrampicata ai Murazzi e infine orienteering tra le vie e le piazze cittadine. Una due giorni di sport e divertimento che investirà gli atleti, coinvolgendo il pubblico e la città intera. www.verticalcityrace.it 15 SETTEMBRE ROMA E oggi scade anche la possibilità di partecipare a Movimenteen, la sezione speciale del premio creativo Movimenti promosso da Zai.net e CTS, che invita ragazzi dai 14 ai 17 anni a inviare foto e racconti sui propri viaggi. Al vincitore una fotocamera reflex digitale e la pubblicazione sulla nostra rivista e nell’antologia “Partire” edita da Vallardi. www.zai.net /movimenteen 30 22 SETTEMBRE TORINO Si inaugura oggi il Turin Photo Festival che avrà luogo l’1, il 2 e il 3 di ottobre (Ex Manifatture Tabacchi, Castello di Montaldo Torinese, Museo di Storia Naturale Don Bosco) e s’interrogherà sul tema de “L’invisibilità dell’evidenza”. La manifestazione vuole essere un contenitore multidisciplinare all'interno del quale anche giovani emergenti possono trovare spazio per comunicare il proprio lavoro attraverso esposizioni, incontri, workshop, conferenze, presentazioni, feste, libri, letture portfolio. Fotoreporter, artisti, artigiani e fotografi di strada daranno vita a un progetto sperimentale che vuole rendere Torino un punto di riferimento internazionale per il mondo della fotografia e per i suoi protagonisti creando opportunità di scambio e di lavoro sviluppando una nuova consapevolezza sul mondo dell'immagine. L’edizione di quest’anno vedrà la presenza di più di 40 fotografi professionisti provenienti da Italia, Francia, Grecia e Brasile. OTTOBRE GENOVA 'Siamo un paese di ''fenomeni''. Riusciamo a fare solo le cose difficili… le cose facili ci annoiano…'': Maurizio Crozza ritorna al teatro Politeama con un nuovo spettacolo, ''Fenomeni'', che ha al centro il nostro paese, i suoi protagonisti e le sue vittime. Una fenomenologia contemporanea graffiante e mutevole che segue, giorno per giorno, l’evolversi malinconico delle notizie. Monologhi, musiche, personaggi celebri e non, in un affollarsi di storie che raccontano un’Italia che non vedremo mai in televisione. 25 OTTOBRE FIRENZE Dopo le tappe di Helsinki, Berlino, Parigi, Dublino, Amburgo, Francoforte e Stoccarda, appuntamento al Teatro Verdi di Firenze per applaudire Sting in sosta per il suo tour mondiale. Ma le date per lo Stivale non finiscono qui: il 2 novembre la celebre rockstar si esibirà al Teatro degli Arcimboldi di Milano e il 10 novembre a Roma presso l’Auditorium Parco della Musica, Sala Santa Cecilia (per la rassegna ‘It’s Wonderful’ dell’Accademia di Santa Cecilia). Dal 28 OTTOBRE ROMA Dopo l'appuntamento a Venezia, il grande cinema internazionale si sposta nella capitale fino al 5 novembre 2010 per la quinta edizione del Festival del Cinema di Roma. La kermesse sarà inaugurata da "Last Night", film di Massy Tadjedin con Keira Knightley, Sam Worthington, Guillaume Canet ed Eva Mendes protagonisti. La pellicola ruota attorno ad una coppia di giovani sposi separati per una notte, durante la quale il marito dovrà resistere alla tentazione rappresentata dalla bella collega con cui è in viaggio per lavoro, mentre la moglie si ritroverà faccia a faccia con un suo amore del passato. Entrambi i titoli saranno in Concorso, nella Selezione Ufficiale.Tra le altre novità in arrivo quest’oggi dal Festival di Roma l’anteprima di "Winx Club 3D - Magica Avventura", mentre verrà dedicato un evento speciale al regista Akira Kurosawa per il centenario della sua nascita. Risultati test 62 E TU, SARAI FAMOSO? (pag. 28) Punteggio: per ogni risposta A: 1 punto - per ogni risposta B: 2 punti - per ogni risposta C: 3 punti Fino a 10 punti: Da 11 a 15 punti: Da 16 a 21 punti: Disinteressato Curioso Malato A te di fama, successo e notorietà non importa veramente nulla, forse perché sociopatico/a o semplicemente consapevole del fatto che una vita piena e interessante non ha bisogno di copertine di rotocalchi o comparsate ad improbabili show televisivi pomeridiani! Per questa posizione hai tutta la nostra stima... o forse sei un alieno il cui desiderio è quello di distruggere questa a volte sciocca nostra umanità? Faccelo sapere! Non è che ci hai mai pensato seriamente, ma se capitasse, che so, l'occasione di partecipare a un reality show, ti dici: perché non tentare la fortuna? Probabilmente il tuo “book” fotografico si risolve in quelle quattro foto venute un po’ meglio e salvate sul computer, ma un po’ di sana curiosità nel tuo caso è ammessa. Attenzione ai cibi fritti e agli amici iperattivi (ecco, è chiaro che l'autore del test non avesse idea di come allungare questo profilo)! I vostri idoli e modelli di vita sono, per le femminucce, la bionda Paris Hilton, per i maschietti, il palestrato Costantino Vitagliano (chi?), e così i vostri poveri genitori si sono visti a sborsare fior di quattrini per un numero assurdo di book fotografici sempre più estremi e costosi, confidando magari di poter rivivere attraverso di voi i loro sogni di gloria mai realizzati. Dimostrate al resto del mondo che togliere braccia all'agricoltura non è un reato! HAI UN RACCONTO IN TESTA? FALLO USCIRE PARTECIPA A ZAI.NETBOOK. TI LEGGERANNO IN 1700 SCUOLE D'ITALIA Zainetbook è l'iniziativa editoriale di Zai.net riservata ai giovani scrittori tra i 14 e i 19 anni. La redazione ogni hanno seleziona il miglior racconto e lo pubblica sul numero di giugno della rivista. Per partecipare, leggi il regolamento pubblicato sul sito www.zai.net e poi invia il tuo lavoro all'indirizzo email [email protected] entro il 31 marzo 2010. Il premio Zainetbook 2010 è andato al romanzo "Io, gli hippy e gli skarafaggi" di Serena Mosso pubblicato sul Zai.net giugno 2010. Oroscopo a cura di Cassandra 63 Ariete Toro 21/03 - 21/04 21/04 - 21/05 Affari di cuore Che dire? Avete passato un’estate tutta cuori e fiori, ma qual è il vostro segreto? Le stelle dicono che è merito solo del vostro fascino e di una serenità ritrovata. Amicizia & famiglia Inutile, non c’è nulla da fare: affascinate proprio tutti, eh? Anche le brevi litigate a casa si risolvono tutte a vostro favore! Consiglio L’ultimo album di Katy Perry. Affari di cuore Mi dispiace tanto, ma il momento non è decisamente dei migliori! Avete tutto il mio sostegno morale e le stelle promettono di farsi perdonare… Amicizia & famiglia In questo ambito andiamo un pochino meglio, ma la nuvoletta nera vi segue un po’ ovunque. Consiglio Un cd a caso di Natasha Bedingfield. Cancro Leone 22/06 - 22/07 23/07 - 23/08 Affari di cuore Avete il cuore che batte per qualcuno che ormai non riuscite proprio a dimenticare anche se fareste decisamente meglio a voltare pagina. Amicizia & famiglia Parlare male di qualcuno che vi manca non servirà a far tornare indietro i bei tempi che furono. Consiglio Una full immersion nei ricordi: Backstreet Boys? Affari di cuore Possibile che quest’estate vi abbia lasciati così senza respiro? Qualche persona c’è stata, qualche persona c’è. Amicizia & famiglia Siete un po’ sotto stress per una serie di contingenze e vi trascinate un po’, ma pensate che esiste sempre un “dopo” e che “Il meglio deve ancora venire”! Consiglio “Arrivederci mostro!” di Ligabue. Gemelli 21/05 - 21/06 Affari di cuore Che estate, ragazzi! La nostalgia si fa sentire, ma i più fortunati hanno ancora al loro fianco la persona che ha reso speciale questi mesi. Amicizia & famiglia State decisamente bene, godete degli influssi positivi delle nuove compagnie, insomma, andate alla grande! Consiglio Dedicate una bella canzone a qualcuno. Segno del mese VERGINE Affari di cuore Wow! Avete i battiti accelerati dopo qualche mese di calma piatta… ma attenti a non confondervi le idee per l’euforia del momento. Amicizia & famiglia Dopo mesi e mesi di tribolazioni vi sentirete parte della famiglia, anche se ci sarà da tirare fuori le unghie sempre e comunque! Consiglio Un album dei The Sun. 24 AGOSTO - 23 SETTEMBRE Segno del mese BILANCIA Affari di cuore Che sono quelle faccette tristi? Non si direbbe che è anche il vostro mese fortunato! Amicizia & famiglia Sono tutti preoccupati per voi che non riuscite più a dare segni di vita… alzate una mano, battete gli occhi… svegliatevi!!! Consiglio L’ultimo cd di Mika, per darvi un po’ di carica, visto quanto siete giù di corda! 24 SETTEMBRE - 22 OTTOBRE Scorpione Sagittario 23/10 - 22/11 23/11 - 21/12 Affari di cuore Avete la testa da tutt’altra parte e piuttosto che cercare qualcosa di serio non cerchereste nulla… e così fate. Ma attenti! Siete esposti a movimenti astrali interessanti. Amicizia & famiglia È un momento strano questo, sentite il bisogno di staccarvi da tutto e da tutti. Volate via dal nido! Consiglio Lasciatevi conquistare dalla dolcezza country di Taylor Swift. Affari di cuore Avete un po’ troppi impegni e quindi il partner dice di sentirsi trascurato ma… avete le idee giuste per non farglielo pesare. Amicizia & famiglia Sempre per i troppi impegni trascurate un po’ troppo gli affetti a cui vorreste dare più spazio. Per fortuna il vostro carattere è amato da tutti. Consiglio Vi dice nulla Edoardo Bennato? Capricorno Acquario Pesci 22/12 - 21/01 21/01 - 19/02 20/02 -20/03 Affari di cuore Avete voglia di aria fresca, di movimento, di nuove emozioni… ma non è ancora arrivato il vostro momento. Amicizia & famiglia Anche qui non sapete bene neanche voi quello che vorreste, ma sapete che quello che non volete è quello che avete. Consiglio I Black Eyed Peas serviranno per scatenarvi! Affari di cuore Sognate, giustamente, la favola ma non vi accorgete dei bei rospi promettenti che si stanno facendo in quattro per convincervi che insieme potreste davvero creare qualcosa di speciale. Occhi aperti! Amicizia & famiglia Questo periodo mi ricordate tanto i cuccioli con gli occhioni immensi e bisognosi di coccole. Consiglio Un bel ripassone generale delle varie colonne sonore Disney. Affari di cuore Eh, cari pesciolini… Che dire? Il vostro proverbiale carattere indeciso vi procura non poche incertezze, ma dovreste apprezzare i punti fermi che avete nella vostra vita. Amicizia & famiglia Avete sempre mille dubbi su quale sia il comportamento migliore da tenere? Non pensateci troppo e agite un po’ più di istinto. Consiglio Cosa pensate di Marco Mengoni?