2010/2011

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2010/2011
SETTEMBRE-OTTOBRE 2010
2010/2011
2010/2011
Istruzione
Istruzione per
per
l’uso
l’uso
MUSICA
MUSICA
Simone
Simone Cristicchi,
Cristicchi,
macedonia
macedonia pop
pop dolceamara
dolceamara
INSERTO
INSERTO
Genova
Genova in
in festa:
festa:
giovani,
giovani, stelle,
stelle, sport
sport
ISSN 2035-701X
“Poste Italiane. Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1 comma 1, DCB Torino n° 7 Anno 2010”- € 1,20
GIOVANI CRITICI
RUBRICHE
BACKSTAGE
IERI ACCADRÀ
ANTISPOT
DI SCATTO
SNAKES AND LADDERS
FORUM
20
22
38
DIRITTI AL CUBO
A Torino mostra interattiva sulla
Costituzione
SCOPRIRE DI
39
ESSERE SPECIALE
Con “La cura” di Franco Battiato
PER GENTE CHE VUOLE
40
PENSARE
Le proposte del Teatro Eliseo di
Roma e dello Stabile di Genova
RADIO JEANS NEL
MEDITERRANEO, SI PARTE!
Building Radio Jeans,
il workshop
CENTRO UN’ALTRA
VOLTA, LIGA!
Recensione del concerto
all’Olimpico di Roma
UNA RADIO… DI CLASSE
Al via le
Teen Web Radio
24
IO STO CON GLI STRANIERI
Dialogo sull’integrazione
possibile col Sindaco Finiguerra
26
MACEDONIA POP
Intervista a Simone Cristicchi
VOGLIO UN BOOK!
Dilaga la mania dei book
fotografici: tutte in corsa per il
successo?
28
SAREMO FAMOSI?
Test
29
GENOVA IN FESTA
Reportage dal grande
evento promosso dalla
Fondazione Carige
ISTRUZIONE
PER L’USO
44
COSTUME E SOCIETÀ
VOGLIO ESSERE UN TROLL
Tutto il fascino dei giochi di
ruolo dal vivo
50
FARÒ DEL MIO
54
PEGGIO NEWS
Il giornalino del Liceo scientifico
“Grassi” di Savona
Speciale
2010/2011
43
12
Un forum con le opinioni degli studenti
sulle novità per riportare il merito tra i
banchi; uno sguardo fuori, per confrontarci
col sistema tedesco, e, infine, l’esperienza
dell’Itis “Majorana” di Brindisi
PARTIRE CON UN’IDEA,
TORNARE CON UN’ALTRA
Una cartolina da Istanbul
56
HOW TO BUILD YOUR OWN
COMPUTER
Tecnologia
58
settembre ottobre
n°7
Direttore responsabile Renato Truce
Vice direttore Lidia Gattini
Coordinamento di redazione
Eleonora Fortunato
Redazione di Torino e Segreteria di
Redazione
Sonia Fiore
corso Allamano, 131 - 10095 Grugliasco (To)
tel. 011.7072647 / 283 - fax 011.7707005
e-mail: [email protected]
Redazione di Genova
Maria Elena Buslacchi
tel. 010.8936284 - 010.8937769
e-mail: [email protected]
Redazione di Roma
Simona Neri
via Nazionale, 5 - 00184 Roma
tel. 06.47881106 - fax 06.47823175
e-mail: [email protected]
Hanno collaborato
Elena Dardano, Greta Pieropan, Elena Prati,
Marzia Mancuso, Benedetta Magri, Paolo
Fornari, Matteo Marchetti, Tiziana Sorgi, Chiara
Castellani, Michele Barbero, Francesco Testi,
Jessica Tesone, Antonella Andriuolo, Laura
Manino.
Impaginazione Giorgia Nobile,
Gianni La Rocca
Illustrazioni Alessandro Pozzi
Fotografie e fotoservizi
Circolo di Sophia, Massimiliano T., Fotolia,
Agenzia Infophoto
Sito web: www.zai.net
Francesco Tota
Editore
Mandragola Editrice
società cooperativa di giornalisti
via Nota, 7 - 10122 Torino
Stampa
Artigrafiche Boccia S.p.A.
via Tiberio Claudio Felice, 7
84131 Salerno
Main sponsor
Realizzato con il contributo di:
Assessorato all'Istruzione, Formazione, Ricerca, Innovazione tecnologica e informatica,
Politiche sociali, Terzo settore, Cooperazione internazionale della Regione Liguria.
Nuove rubriche e nuove firme per inaugurare l’anno
scolastico: anche su questo numero i giovani reporter
propongono pagine ricche di riflessioni e di esperienze, a
partire dalla scuola. Anche per il 2010/2011 si pone con
drammatica evidenza il problema dei tagli finanziari
all’istruzione pubblica, direttamente legato, come ci ha fatto
rilevare Chiara nel forum, alla questione della meritocrazia.
Per approfondire l’argomento, ci siamo spinti fino in Germania,
dove è stata approvata da poco una legge che cambia i
requisiti necessari per ottenere le borse di studio statali,
abolendo del tutto il principio del reddito. Arriva, invece,
dall’Itis “Majorana” di Brindisi l’esperienza dei libri fai-da-te: il
progetto “Book in progress”, dopo aver guadagnato il
consenso dei docenti, degli studenti e delle famiglie della
stessa scuola e della rete nazionale sorta intorno a esso, ha
già mosso il suo secondo passo: da quest’anno, infatti, nella
scuola pugliese alcune classi saranno interamente
digitalizzate.
Si resta in tema di “book”, questa volta però fotografici, con il
servizio che Chiara Castellani ha dedicato a una delle ultime
tendenze tra i più giovani: quella, appunto, dei servizi
fotografici professionali. Tutti in corsa verso il successo? La
risposta, ironica e pungente come al solito, arriva anche col
test. Subito dopo, nel cuore del numero, un inserto dedicato a
“Genova in Festa”, un grande evento di musica, sport,
spettacolo e solidarietà promosso dalla Fondazione Carige
nell’ambito di Progetto Giovani e seguito giorno per giorno dai
giovani reporter di Radio Jeans e di Zai.net.
Tanti consigli sui libri da leggere, gli spettacoli da andare a
vedere a teatro, la musica da ascoltare e le mostre da visitare
nelle pagine firmate dai nostri giovani critici.
Dulcis in fundo, ancora idee per il tempo libero con Jessica,
che ci porta nel mondo dei giochi di ruolo dai vivo, e con un
interessante reportage da Istanbul.
Buona lettura!
Zai.net Lab
Anno IX / n. 7 - settembre-ottobre 2010
Autorizzazione del Tribunale di Roma
n°486 del 05/08/2002
Abbonamento sostenitore: 25 euro
Abbonamento studenti: 10 euro
(9 numeri)
Servizio Abbonamenti MANDRAGOLA Editrice
società cooperativa di giornalisti
versamento su c/c postale n° 73480790
via Nazionale, 5 - 00184 Roma
tel 06.47881106 - fax 06.47823175
Un ringraziamento particolare al fotografo Angelo Trani, autore
del ritratto di Simone Cristicchi in copertina.
Zai.net ha ricevuto il patrocinio di:
La rivista è stampata su carta riciclata E 2000,
Cartiere Cariolaro
Questa testata fruisce dei contributi statali
diretti della legge 7 agosto 1990, n. 250.
Centro Unesco di Torino
sponsor:
In collaborazione con:
Questo periodico è associato
all’Unione Stampa Periodica Italiana
I CANTIERI
DELL’ETERE
GE
A
ST
K
C
BA
Hanno contribuito a questo numero:
Benedetta Magri
Luca Savio
17 anni, di Rapallo, è allieva del
liceo classico “Da Vigo” e vive di
passioni: giornalismo, teatro, gufi e
criminologia sono le principali.
Davanti a sé nella vita vede solo
un ostacolo veramente concreto: i
suoi 153 centimetri d’altezza, che
forse non le permetteranno di
entrare nel reparto scientifico dei
Carabinieri. Questo fallimento
magari diventerà una spinta per
coronare un sogno differente e
sarà una giornalista, con un gufo
posato sulla spalla.
18 anni, frequenta il liceo
scientifico “Majorana” di
Moncalieri. Gli piace scrivere e
leggere, soprattutto a tarda notte,
e le altre sue passioni sono la
fotografia e il cinema. Inoltre,
ascolta molta musica e adora la
giocoleria, in particolare il
«diablo». Si dice molto preso
anche dalla politica (e la sua
kefiah non lascia dubbi sul suo
orientamento). Si lancia sovente
in letture impegnative e in
decisioni che, nella maggioranza
dei casi, prende in maniera
molto istintiva.
Chiara Gianusso
16 anni, frequenta l’I.T.C.
“Majorana” di Torino, indirizzo
linguistico, ed è la Caporedattrice
del giornalino scolastico. È
sempre in giro, sommersa da
mille impegni o dal semplice
desiderio di prendere una boccata
d'aria. Ama disegnare e sporcarsi
le mani di inchiostro, si diverte a
recitare (così raccontare le bugie
le riesce meglio) e un po’ meno a
cantare (è stonata). Inoltre, ama
scrivere o, meglio, dire la sua. È
convinta che un sorriso possa
migliorare la giornata, ed è per
questo che non le dispiace mai
regalarne uno!
Elena Prati
Sogna di girare il mondo con la
macchina fotografica sempre in
mano e di fare di questo hobby
uno strumento di comunicazione
efficace e veritiera, proprio
come dovrebbe essere. Preso il
diploma di liceo scientifico,
dopo innumerevoli
elucubrazioni, ha deciso che
strada deve prendere la sua
vita: studierà lingue a Milano,
con indirizzo comunicazione.
Perché saper comunicare non
basta, bisogna anche saperlo
fare nella lingua giusta.
Paolo Fornari
18 anni, vive a Palestrina (vicino a
Roma). Appassionato di lingue
straniere, gli piace leggere romanzi,
ascoltare musica, viaggiare e
andare a teatro. Progetti per il
futuro? Ancora abbastanza nebulosi
– è un tipo piuttosto indeciso – ma
messo alle strette non
disdegnerebbe di andarsene in giro
per il mondo come inviato
sportivo. Nel frattempo firma sulle
nostre pagine soprattutto
recensioni letterarie, musicali e
cinematografiche.
Laura Santi Amantini
17 anni, frequenta il liceo
linguistico "Deledda" di Genova.
Ha iniziato da poco a collaborare
con Zai.net e spera di poter
approfondire il legame con
l'affascinante mondo del
giornalismo. Ama follemente
scrivere e dai racconti piano piano
è approdata all'attualità. Fra le
sue passioni, oltre alle lingue e ai
viaggi, ci sono la letteratura e la
filosofia. Senza dimenticare il
cinema e soprattutto il teatro: da
due anni si cimenta, infatti, anche
come attrice.
IER
IA
CC
AD
RA
’
A cura di Elena Dardano, 17 anni, Catanzaro
Notizie serie e curiose selezionate dai calendari del passato
SETTEMBRE
1939 La Germania nazista attacca la
Polonia, scatenando la Seconda
Guerra Mondiale. L'Italia dichiara la
non belligeranza e si mantiene
neutrale
4
11
SETTEMBRE
2001 Negli
Stati Uniti vengono
dirottati quattro aerei che
distruggono le Twin Towers e il
Pentagono; muoiono oltre tremila
persone
9
1963
Una frana caduta dal
monte Toc scatena un’onda che
travolge la diga del Vajont e tutti
i paesi vicini: oltre 2000 morti
12
SETTEMBRE
OTTOBRE
OTTOBRE
1492
Cristoforo Colombo scopre
(per sbaglio) l’America
1888 George Eastman registra il
marchio Kodak e deposita un
brevetto per la macchina fotografica
che utilizza il rullino
1681 A Londra una donna viene
fustigata in pubblico. Il crimine?
“Essersi coinvolta nella politica”
14
13
SETTEMBRE
1321 Muore a Ravenna il padre
OTTOBRE
1979 Decine di migliaia di
persone partecipano a
Washington DC alla prima marcia
per i diritti dei gay
della lingua italiana, Dante Alighieri
8
SETTEMBRE
2009 Muore a Montecarlo il grande
conduttore televisivo, radiofonico e
partigiano italiano Mike Bongiorno
24 SETTEMBRE
1958 In una sala da ballo di
Cremona, viene scoperta una
diciottenne di grande talento, che
diventerà famosa come Mina
1
OTTOBRE
1906 Nasce la Confederazione
31
OTTOBRE
Generale del Lavoro
1517 Sulla porta della cattedrale
1946 I gerarchi nazisti condannati
di Wittenberg il domenicano
Martin Lutero affigge 95 tesi
contro la Chiesa Cattolica
al Processo di Norimberga
SETTEMBRE OTTOBRE
1
T
O
P
TIS
N
A
A cura di Greta Pieropan, 18 anni, Pozzolengo (Bs)
Uno spot… su MISURA!
Pensavate bastasse vedere modelle che vi
fanno credere di essere belle perché si nutrono solo di dolcetti ipocalorici delle marche più disparate? Ebbene no. Ora entra in
gioco anche la brutta copia di uno spot che
circolava qualche tempo fa per il profumo di
Dior, girato da Sofia Coppola con lo stesso
stile rosa e frizzante della prima parte del
film “Marie Antoinette”: una perfetta modella parigina, felice e leggera come non
mai grazie al suo profumo, che secondo il
più romantico dei clichés nella capitale francese passeggia, va in bicicletta, prova abiti
meravigliosi nell’atelier di Dior e alla fine
vola in cielo appesa a dei palloncini colorati.
Nello spot Misura ritornano la splendida Parigi, una ragazza filiforme che a ogni pausa si concede un dolcetto o un biscotto (di cui a quanto pare ha la
borsa piena, dalla quale spuntano le immancabili rose rosse) e che alla fine dopo tutto quel divertimento
(passeggiate, baci a un ragazzo nascosti sotto un giubbino) è talmente leggera (nonostante tutti quei biscotti)
da volare via, senza l’ausilio di palloncini! Il tutto condito con l’ennesima versione della canzone “What I like about you”, totalmente aliena dal ritmo del filmato, e con una serie di piatti decoratissimi contenenti pranzetti degni della Regina di Francia… Non solo! In entrambi gli spot le protagoniste dondolano leggiadre su
un’altalena appesa al cielo, si provano strani occhiali da sole, passeggiano sotto gli alberi! Bocciato. Non solo non trova una soluzione originale cercando di evocare situazioni già descritte in un film, riproponendo anche la stessa sequenza di piatti, ma copiando non tanto velatamente un altro spot non si rivela all’altezza
dell’originale! Suvvia, un po’ di fantasia…
Fonzies, che orrore!
Inquietante lo è stato fin dalla prima messa in onda… La vocina che grida “leccami” e non si sa da
dove arrivi fa pensare a Gollum del “Signore degli
Anelli” che sibila “il mio tessssoro”, ma troppo elegantemente rispetto alla voce che proviene dalla
televisione, e allora pensiamo a un film horror di
infima categoria… In realtà è semplicemente un orrore di spot.
La scena è molto semplice e uguale per tutti gli
spot: un ragazzo in compagnia di molte ragazze,
mangia gli snack e mentre ha la mano ancora nel
sacchetto, perché è concentrato sul film, o sulla festa, sente una voce gridare “Leccami”, agghiacciato, il ragazzo si guarda attorno e scopre che sono le sue dita a parlare così…
Nella nuova versione dello spot, non solo il poverino si illude che sia una delle ragazze nella stanza a dirlo,
il che le renderebbe tipe da evitare (perché mai una ragazza a una festa o davanti a un film in presenza di
altre persone dovrebbe gridare così?), ma deve anche sorbirsi le prodezze liriche del suo dito indice, munito
di labbra a canotto e denti! E invece che fuggire in ospedale, da uno specialista di allucinazioni o intossicazioni alimentari, il genio esegue l’ordine, mostrandosi prima intontito poi soddisfatto. Ecco che allora parte
il solito slogan, che ormai non scandalizza né viene collegato agli snacks, anzi è scaduto, probabilmente come le patatine che stava mangiando il poveretto che si è visto dar ordini da un dito della sua mano.
DI
SC
AT
TO
A cura di Elena Prati, 18 anni, Alessandria
PERSONE
Di tutti gli spunti e gli scorci unici che ti può offrire una città, piccola, grande o metropoli che
sia, ci sono alcune zone o alcune situazioni universali, che ti fanno dimenticare chi sei, dove sei
e dove stai andando. Situazioni, luoghi, momenti che ti fanno sembrare veramente cittadino di
un mondo che per alcuni istanti sembra uguale per tutti.
Questo è quello che ho sentito un pomeriggio su un tram di Milano, in compagnia di un amico
fotografo, e questo è quello che ho cercato di trasmettere scattando questa foto: dove non ci
sono volti, non ci sono identità, ci sono solo persone.
A cura di Benedetta Magri, 17 anni, Rapallo (Ge)
CIÒ CHE NON HAI FATTO
QUEST’ESTATE E PUOI ANCORA
RECUPERARE! CALCOLA IL TUO
PUNTEGGIO: SE SALI LE SCALE
AUMENTA DI 5 PUNTI, MA SE
INCONTRI IL SERPENTE SCENDI
DI NUOVO A ZERO!
AVER SEGUITO I MONDIALI ANCHE DOPO LA
SCONFITTA DELL’ITALIA - Pochi hanno avuto il
coraggio e la voglia di vedere la Spagna vincere. Potremo rifarci qui in Italia, sempre in uno
sport di squadra maschile (così anche le donzelle saranno contente): 25-27 settembre prima
fase mondiale di pallavolo maschile, a Modena.
FARE IL BAGNO DI NOTTE - Se abitate al mare
rimediare è semplice, a settembre le notti
sono ancora calde e il meglio è improvvisare
non avendo dietro il costume!
NON AVER LETTO NEPPURE UN LIBRO SOTTO
L’OMBRELLONE - Questo già è un peccato
che vi perdono meno volentieri… non avete
neppure letto un fumetto? Bè vi consiglio di
rimediare con la lettura di Heat Wave, un
romanzo giallo di Richard Castle, sì, esatto,
proprio quello della fiction su Rai Due!
AVER DATO TROPPA IMPORTANZA
A FACEBOOK
I social network sono divertenti e vanno
bene, ma non devono diventare un’ossessione, non serve che raccontiate ogni attimo
della vostra giornata. Siete riusciti ad
abbandonare qualche volta lo Smartphone
nella borsa per concedervi un bagno? Se la
risposta è no, direi che dovreste pensarci,
perché purtroppo occhio non vede cuore
non duole, ma ancora meglio, quel che
occhio non vede te lo dice Facebook!
5
4
3
2
1
-1
-2
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-4
-5
SN
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S
INNAMORARSI - Se non è accaduto, ciò non può
essere programmato, però una crociera sul Nilo
per soli single potrebbe interessarvi. Lì potreste
anche sopperire al bagno notturno…
FARE UN VIAGGIO CON GLI AMICI - Post maturità o in preparazione a un nuovo anno, un
viaggio è necessario. Non l’avete ancora fatto?
Uniamo l’utile al dilettevole con il punto 5…
ANDARE A UN CONCERTO - Avete partecipato a
qualche data di qualche gruppo locale, come
ad esempio i liguri Buio Pesto o neppure quello? In tal caso bisogna rimediare: Vasco Rossi,
Bologna, 27 settembre 2010. Biglietti da 65,50
a 180 euro. Pensateci!
FARE I COMPITI IN SPIAGGIA - In spiaggia i
compiti si possono al massimo “copiare”,
però se ciò era necessario a migliorare la
vostra tintarella… diciamo che vi posso
anche perdonare!
ASCOLTARE SEMPRE LE STESSE CANZONI
L’mp3, iPod, o mp4, insomma ciò che avete,
va assolutamente aggiornato. L’hanno inventato apposta, per togliere il fastidio di cambiare CD. Fate questo sforzo che d’estate
andrebbe fatto una volta alla settimana. Dai,
per l’inverno almeno una al mese, altrimenti
rimanete indietro con le hit!
AVERE IMPROVVISATO DIETE ALL’ULTIMO
MINUTO! - È inutile e lo sappiamo, ma ci ostiniamo a farlo lo stesso, non sarebbe meglio
iscriversi ora in palestra ed essere prontissimi per la prova costume 2011?
M
U
R
FO
A cura di Paolo Fornari, 18 anni, Palestrina (Rm)
TORNI LA PROSSIMA VOLTA, PROF!
BORSE DI STUDIO PER MERITO E PAGELLE AGLI INSEGNANTI
FAVORIRANNO REALMENTE UN SISTEMA MERITOCRATICO NEL
MONDO DELL'ISTRUZIONE? QUALI I RISCHI? QUALI I VANTAGGI?
Solo cure palliative
Le questioni della meritocrazia e
dei tagli previsti dalla manovra
economica sono diventate ormai
due argomenti di discussione
fondamentali per quanto riguarda
l’istruzione in Italia e, sebbene
molti vogliano farci pensare che si
tratti di due dibattiti a sé stanti,
sono in realtà perfettamente
collegati tra loro.
Senza risorse adeguate è
impossibile permettere ad
un’istituzione di andare avanti, e
questo vale tanto per un Ministero
della Salute quanto per un
Ministero dell’Istruzione e della
Ricerca; nonostante ciò, quando c’è
da “tagliare” i primi a subirne le
conseguenze sono proprio gli
studenti, coloro nei quali dovrebbe
risiedere il futuro della società e
verso i quali bisognerebbe
indirizzare tutte le energie e tutto
l’interesse possibile.
È proprio per questo che parlare di
sistema qualitativo attraverso la
formazione di una classifica di
scuole medie e superiori e di borse
di studio per alunni meritevoli a
prescindere dal loro reddito
familiare annuale consiste in un
paradosso, o meglio, nell’ennesima
dimostrazione che nel nostro Paese
ormai solo chi ha la fortuna di
vivere in maniera agiata può andare
avanti con i propri studi.
Che ci siano in circolazione molti
insegnanti non in grado di fare il
loro mestiere e che la qualità delle
scuole italiane sia tra le più basse
d’Europa è purtroppo una triste
verità: ma forse una soluzione
alternativa al problema potrebbe
consistere nel prevenire piuttosto
che nel curare, ovvero prestare più
attenzione a chi si manda a sedere
dietro quella cattedra con la
consapevolezza che milioni di
insegnanti più che qualificati
vivono in una condizione di
precariato vergognosa.
Anche perché, per una scuola ed
una società migliore, bisognerebbe
permettere che vengano formati in
maniera adeguata il maggior
numero possibile di studenti,
senza mandare avanti solo ed
esclusivamente pochi eletti, poiché
tutti noi in prima persona abbiamo
diritto una volta fuori di
dimostrare chi siamo e quanto
valiamo, e non solo chi ha alle
spalle un curriculum scolastico da
100 e lode e dei genitori in grado
di pagare le migliori università.
Chiara Cacciotti, 18 anni, Roma
Studenti e professori
sempre più divisi
I tanto famigerati test, chiave di
volta della riforma scolastica
varata dal Ministero della
Pubblica istruzione, a detta del
nostro Ministro, sembrano porre
fine a tutti i problemi del sistema
educativo italiano. A risposta
aperta, chiusa, a crocette, si
propongono di testare il livello di
conoscenza dei giovani allievi
delle scuole medie, i quali dopo
tre mesi di mare e montagna,
tornati tra i banchi di scuola,
invece di affrontare il classico
tema sulle vacanze estive,
saranno subito messi in riga da
rigidi quiz di cultura generale,
ripetuti più volte durante l’anno
per testare l’operato degli
insegnanti. Ora sì che si andrà a
scuola con il sorriso, mi viene da
dire. Dopo il maestro unico e i
drastici tagli all’intero settore, il
Ministero sembra aver maturato
un’illuminante soluzione che possa
ristabilire ordine e rigore
nell’intero sistema e un giusto
distacco tra professori e studenti,
conferendo a questi ultimi il
grande potere di giudicare i propri
giudici; parliamo delle pagelle per
gli insegnanti che, già poco
motivati a svolgere il proprio
lavoro come si deve, verranno
sottoposti anche alle critiche dei
13
propri allievi. Un’iniziativa di
questo genere, piuttosto
inconcludente, non farà altro che
creare un maggiore attrito e una
maggiore divisione tra i due
mondi, quello dei ragazzi e quello
dei professori.
Mi permetto quindi di
abbandonarmi ad una riflessione:
forse è proprio a questa scissione
che il nostro Ministero mira,
approvando iniziative così rigide,
non si farà altro che mascherare
un problema che investe la nostra
scuola da anni, giunto ormai al
proprio culmine: un insegnamento
antico e trascurato da parte di
professori precari e demotivati
incapaci di stimolare la curiosità
dei propri studenti che, a
differenza dei coetanei tedeschi,
svedesi, svizzeri, usano ancora la
lavagna con il gesso e portano il
grembiule col fiocco. Buona,
l’iniziativa di erogare borse di
studio per gli studenti meritevoli,
ma anche qui, come si farà a
stabilire quali sono i più
meritevoli, attraverso dei test a
crocette uguali per tutti? Al
momento mi pare piuttosto
difficile, in quanto almeno nelle
scuole superiori vige ancora
un’autonomia scolastica, per cui i
programmi svolti seguono sì, una
linea comune, ma dipendono
ancora dai singoli insegnanti e
quindi sono diversi in tutti gli
istituti italiani. Là dove il
Ministero volesse riformare
davvero il nostro sistema
educativo, dovrebbe lasciar
perdere iniziative di gusto
nazionalpopolare come test e
pagelle, ma deve partire dalla
base, dalle radici, interessandosi
non solo a concetti astratti come
meritocrazia o scuola, intese in
senso generale, ma pensare
concretamente alle persone che
ne fanno parte, gli studenti, ma
prima ancora i maestri, perché
una scuola senza professori è
come un fiore senza petali.
Elena Prati, 18 anni, Alessandria
Imparate a nuotare da soli
La civiltà di un Paese si può
misurare avendo riguardo a molti
parametri, spesso profondamente
eterogenei. Innegabilmente uno di
questi è il modo, la quantità e la
qualità degli investimenti sulla
formazione delle nuove
generazioni.
In Germania è ormai invalso il
sistema degli incentivi per la
formazione. Ben lontani dall’essere
delle borse di studio, si
strutturano come il cosiddetto
prestito d’onore. Una somma di
danaro, insomma, data per
consentire di completare la
formazione.
Con un contributo massimo di
settemilacinquecento euro in rate
mensili da cento, duecento e
trecento euro, lo Stato concede un
prestito a chi voglia migliorare o
completare la propria formazione.
Unico scotto, la restituzione del
danaro, a interesse zero, quando
si inizierà a lavorare.
La cosa che appare singolare in un
Paese avvezzo all’assistenzialismo
di Stato buonista come l’Italia,
sono i criteri di assegnazione, che
si slegano dal solo metro
economico (diamo soldi a chi non
ne ha abbastanza), ma approda
finalmente alla concessione dei
fondi sulla base di una valutazione
complessiva di un progetto
formativo e del suo necessario
budget, condotta dall’ufficio per la
formazione.
Vengono alla mente le polemiche
che, annose, si ripresentano
regolarmente in Italia sul
cosiddetto diritto allo studio. Torna
alla mente l’esperienza della
cosiddetta “Onda”, che si infranse
sulla scogliera di posizioni che
ormai nessuno sosterrebbe
neanche nella Cuba castrista.
Non si fatica certo a immaginare
come I componenti di quelle fila –
che, un paio di anni fa,
producevano documenti in cui si
chiedeva addirittura “reddito per gli
studenti”, per il solo fatto di essere
studenti universitari; vista l’età
media dei più accaniti, si sarebbe
tradotto in mantenimento vitalizio
di eterni parcheggiati –
reagirebbero a un’istituzione di
questo tipo in Italia. Subito pronti
a denunciare l’immoralità di un
sistema che obbliga a contrarre un
debito per formarti, quanti Soloni ci
sarebbero pronti a pontificare sulla
necessaria gratuità della
formazione.
Il segnale politico che invece
un’istituzione come quella tedesca
darebbe sarebbe duplice. Da una
parte la fine con l’assistenzialismo
catto-comunista che si ferma a
valutare il criterio di reddito,
giacché non basta non avere mezzi
per accedere ai finanziamenti, ma
bisogna presentare un progetto
formativo sensato. In secondo
luogo il fatto di concedere un
prestito, per altro a interesse nullo,
a chi voglia formarsi, significa
riconoscere che l’onere economico
di chi voglia formarsi non debba
gravare sulla intera società, neonati
compresi, appesantendo il debito
pubblico.
In altre parole, un programma del
genere responsabilizza chi voglia
intraprendere un percorso di studi,
oltre a fornirgli un incentivo
materiale.
Jacopo Lenigno, 19 anni, Berlino
Diritto allo studio
14
IL M€RITO
DALLA GERMANIA ARRIVA UNA RIVOLUZIONE DEL CONCETTO DI DIRITTO ALLO
STUDIO: IL NUOVO PIANO LICENZIATO DAL GOVERNO FEDERALE INFATTI
ASSEGNA UN PRESALARIO AGLI STUDENTI INDIPENDENTEMENTE DAL LORO
REDDITO. UNA LEZIONE CHE POTREBBE SFONDARE IN EUROPA
di Enrico Petrone, 18 anni
Liceo scientifico “Cannizzaro”, Roma
Bundesausbildungsförderungsgesetz. Per gli amici BAföG.
Non è una creatura della Terra di mezzo, né una parolaccia islandese. È solo il nome del piano di borse di studio
tedesco, un sistema di incentivi con cui lo Stato, previa
presentazione di un adeguato progetto formativo, stanzia
dei soldi (tanti: fino a 585 euro al mese) in favore degli
studenti che rispondano a determinati criteri di merito e
abbiano una situazione economica difficile. Tale importo è
per metà a fondo perduto e per metà sotto forma di prestito, da rimborsarsi (senza interessi, ovviamente) solo
quando lo studente avrà raggiunto un livello di reddito
soddisfacente. Oltre a questo, i fortunati studenti tedeschi
possono ovviamente contare su uno dei sistemi di assistenza più avanzati al mondo. Vi basti pensare che 5
Länder su 16 (la Germania, non dimentichiamolo, è una
repubblica federale) non prevedono tasse universitarie.
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Il piano e le polemiche
Nel luglio scorso, a Berlino c’è stata un novità: il governo
ha messo a punto un nuovo piano, parallelo a quello vecchio, da 300 milioni di euro. Un piano coraggioso, se si
considera che lo stesso governo federale sta approntando una manovra economica di un’ottantina di miliardi in
tre anni, un’enormità (noi ci stiamo strappando i capelli
per meno della metà). Un piano innovativo, se si considera l’approccio: il nuovo piano di borse di studio non
prevede nessuna soglia di reddito per accedervi. Rampolli
di magnati e nullatenenti, per il governo tedesco, sono
uguali. Basta che siano bravi.
Un inno al merito, nella terra di Beethoven e di quello alla
Gioia. Il principio è abbastanza semplice: se vali, se i tuoi
voti sono i migliori, meriti un sostegno dallo Stato.
Saranno circa 16mila (l’8% della popolazione universitaria) gli studenti che potranno giovarsi del finanziamento,
300 gli euro che ogni mese entreranno nelle tasche dei
secchioni teutonici, in parte dallo Stato e in parte (fino al
35%, ad essere precisi) da privati individuati dalle singole università. Tanto per oliare bene il canale fra l’accademia e il mondo del lavoro.
Una specie di bestemmia in Germania, cattedrale dello Stato
sociale e delle pari opportunità da garantire a tutti. Un brusco cambiamento di rotta che non si può non ricondurre alla
nuova situazione politica, con i liberali della Fdp che hanno
conquistato un ruolo di primo piano all’interno della coalizione di governo. Meno tasse, meno Stato, più libertà di iniziativa per i privati. E questo sembra solo l’inizio.
La sinistra ha già bollato il piano come “lotta di classe al
contrario”. Una ridistribuzione del reddito verso i ceti più
alti che parte da un criterio pedagogico: nella vita non
conta di chi tu sia figlio, ma quanto vali (non ridete: in
Germania, intendo). Dunque, come nello sport si premiano i campioni per la loro bravura e non per l’ascesa sociale che hanno compiuto, ecco spiegato l’arcano. Insegnare
ai ragazzi come funziona il mondo del lavoro, in cui l’unica cosa che conta è la propria preparazione (basta ridere,
dico sempre in Germania!).
Certo però viene da domandarsi che cosa se ne faccia il
figlio di un professionista – per quanto bravo, preparato e
studioso possa essere – di trecento euro in più o in meno
al mese. Anzi (perché ovviamente una paghetta più pingue
fa sempre gola), viene da domandarsi che cosa se ne faccia
il notaio che mantiene il figlio agli studi, specie a fronte
dello sforzo che farà invece lo Stato. Perché per redditi a sei
cifre 3600 euro saranno anche spiccioli, ma per un governo,
in particolare per un governo che sta cercando di ridurre le
proprie uscite, 300 milioni sono un sacco di soldi, soldi che
potrebbero essere invece destinati ad altro. Questo è il
punto più critico: per affermare un principio astratto – la
meritocrazia – il governo Merkel ne sta tradendo uno molto
più concreto, l’efficacia della spesa pubblica.
Oltre che discutibile dal punto di vista ideologico, questa
riforma sembra stonata più che altro dal punto di vista pratico: davvero il capitolo di spesa più urgente per il governo
era questo? L’impressione che si ha è quindi quella di un’azione prima di tutto politica, un tentativo di trasmettere alla
società i principi della coalizione al potere. Un po’ come fu
per le borse di studio “classiche” al momento della loro istituzione sotto Willy Brandt, lo storico Cancelliere socialdemocratico, nel 1971. Solo, stavolta il piano è al contrario:
restituire i soldi a chi paga più tasse.
In Italia, intanto…
Un progetto che ha riscosso un successo notevole anche
dalle nostre parti, dove un giornale come il Corriere della
Sera ha raccolto dichiarazioni entusiastiche da professori,
imprenditori e sapienti vari. C’è per esempio il sociologo
cattolico Giuseppe De Rita che plaude all’innovazione: «Nel
secolo scorso si inseguiva soprattutto l’egualitarismo, oggi
si punta sul talento e sul merito». E Claudio Gentili, direttore dell’area educational di Confindustria, esulta: «La prima
reazione che ho è: benissimo!», per poi proseguire con una
critica a tutto tondo al sistema universitario italiano, dove la
spesa tocca ugualmente tutti gli atenei nazionali, mentre «in
Germania si è deciso di sostenere al massimo le dieci più
grandi e migliori università. La differenza è tra un Paese che
resta seduto e uno che vuol competere». Convinto ma non
troppo è invece Matteo Petrella, responsabile Università
della Giovane Italia di Roma, che, parlando con noi, ha tenuto a ricordare che «ogni iniziativa che abbia al centro il merito ha il nostro sostegno. Detto questo, credo che un minimo di pregiudiziale di reddito debba rimanere, anche per
evitare di dare un aiuto a chi non solo non ne ha ma neanche ne sente il bisogno». Più netto Tito Russo, Uds: «Pur
registrando con favore la ripresa del dibattito sul tema del
reddito agli studenti, è ovvia la nostra contrarietà a progetti che dimentichino la funzione fondamentale delle borse di
studio, cioè promuovere la mobilità sociale. Chi non ha bisogno di aiuto semplicemente non dovrebbe riceverne».
Certo, la novità può spaventare, ma in fin dei conti un tentativo potrebbe non nuocere più di tanto. Il nostro sistema
certo non brilla per efficienza: poiché il reddito dello studente è calcolato su quello dichiarato dai genitori, infatti, è
ovvio che, mai come in questo caso, le colpe (e le evasioni) dei padri ricadano sui figli. Supposti nullatenenti si aggirano per gli atenei sfoggiando griffe e l’arroganza di chi
proprio non riesce a vergognarsi. Alloggi studenteschi
tenuti in ostaggio da fuorisede storici che, sfruttando i
ritardi della burocrazia, vivono nell’ombra sulle spalle
della società. E intanto chi avrebbe davvero bisogno di un
contributo si svena per mantenersi agli studi. Basta essere figli di due professori di liceo di media anzianità, infatti, per essere considerati “benestanti” dal nostro sistema
universitario. Senza contare, poi, che molti sfruttano le
(magre) risorse offerte dallo Stato per “parcheggiarsi” un
annetto a fare la bella vita in una grande città. A ricordarlo
è il professor Enrico Decleva, rettore della Statale di
Milano e presidente della Crui (la conferenza nazionale dei
rettori), ancora al Corriere che ha condotto una vera campagna di stampa sul tema: «Da noi una parte consistente
di chi arriva con un assegno vincolato al reddito tende a
perderlo al secondo anno, quando si chiedono i risultati.
Qualcosa non ha funzionato: pochi soldi e per di più buttati. La nozione del diritto allo studio va rivista. Un tempo
si avvertiva l'occasione rappresentata dall'istruzione come
ascensore sociale. Oggi non più».
Spaventa un po’ assistere all’offensiva di tutti coloro che
hanno deciso che il concetto di “uguaglianza” sia ormai
obsoleto. Uguaglianza che non deve essere raggiunta con
uno sterile assistenzialismo ma garantendo pari opportunità a tutti. Che qualcuno non possa studiare solo a causa del
proprio reddito familiare è un obbrobrio che uno Stato
democratico non può non combattere. Ma è anche vero che
un’università che premi le eccellenze premierebbe anche
l’impegno di tutti quei ragazzi che, partendo da un gradino
più basso, devono faticare di più. E spesso, poi, riescono ad
arrivare in cima. Ecco, questo dovrebbe essere l’obiettivo: lo
Stato sostenga tutti i migliori. Spesso, infatti, i migliori sono
quelli che non hanno nessuno alle spalle e sanno di dover
lavorare duramente per raggiungere qualcosa. Borse slegate
dal reddito? Suona strano, suona male, ma non vuol dire
necessariamente borse ai ricchi: più che un provvedimento
devastante, sembra uno spreco. Un lusso che i tedeschi possono permettersi. Noi no.
Scuola
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SCHOOL IN PROGRESS
LIBRI DI TESTO TROPPO CARI? ARRIVA DALLA PUGLIA UNA SOLUZIONE FAIDA-TE CHE CONSENTE DI FAR RISPARMIARE ALLE FAMIGLIE OLTRE 400
EURO ALL’ANNO. RISVEGLIANDO LA PASSIONE DEI DOCENTI E
L’ENTUSIASMO DEI RAGAZZI
Con la collaborazione di Tiziana Sergi, 17 anni
Istituto Tecnico Industriale “Majorana”, Brindisi
già da qualche anno che di questi tempi il tormentone del caro-libri torna puntuale nei tg e sulle
pagine dei giornali con calcoli più o meno veritieri
sul salasso ai bilanci delle famiglie, sui tetti del Ministero
puntualmente non rispettati dalle liste fornite dalle scuole, e con loro le polemiche alle case editrici, ree di immettere sul mercato nuove edizioni che nulla o quasi modificano rispetto alle vecchie. Secondo i dati Adiconsum, circa
la metà degli istituti lo scorso anno ha sforato il budget
di Viale Trastevere dal 10 al 30%, e quest’anno, con le
nuove norme introdotte dalla riforma, la spesa per le
famiglie rischia di essere ancora più elevata.
Ma mentre si parlava di tetti di spesa, di controlli più ferrei
e così via, qualcuno nei mesi scorsi passava all’azione
dando vita a uno dei progetti più originali e risolutivi dell’annosa questione. È partito dall’Itis “Majorana” di Brindisi,
infatti, un’iniziativa unica nel suo genere, “Book in progress”, che consente di abbattere fino a 10 volte il costo dei
libri di testo. In che modo? Proponendo agli studenti anzi-
È
ché i soliti libri di testo, pubblicazioni ideate e scritte dai
docenti. La scuola, in questo modo, autoproduce i libri che
poi vengono messi online nell’omonima rete “Book in progress” da cui gli alunni possono via via stampare le parti
relative agli argomenti trattati durante le ore di lezione.
E i risultati non si sono fatti attendere: come ha tenuto
a ribadire la redazione del Giornalino della scuola «il
“Book in progress” è un successo nazionale, un’iniziativa unica nel panorama scolastico italiano, premiato
anche con la medaglia del Presidente della Repubblica.
Lo sviluppo del nostro progetto ha già coinvolto altre
scuole che, in rete ed in sinergia con il “Majorana”, svilupperanno, a partire dal nuovo anno scolastico, materiali didattici a diversi livelli. Ma l’iniziativa sta assumendo proporzioni del tutto inaspettate, al punto che
già è in fase avanzata lo sviluppo di una classe (e forse
addirittura due) interamente digitalizzata. Sarà un’esperienza unica e molto interessante, l’inizio di un nuovo
processo didattico i cui sviluppi sono tutti da definire.
Ma una cosa è certa, fin da ora: tutto questo avverrà,
come già è avvenuto, all’Itis “E. Majorana” di Brindisi,
nel tanto vilipeso Meridione d’Italia!».
Ma quali sono i vantaggi del “Book in progress” per gli
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Il Preside Salvatore Giuliano e il Vice Preside
Salvatore Tiralongo alle prese con la stampa
del “Book in progress”
Inoltre, questi nuovi testi si fondono molto bene con
studenti? Tiziana Sergi, allieva dell’istituto: «Per molti
altri strumenti didattici ormai necessari ed utili: interstudenti e molte famiglie questi fascicoli risultano parnet, video lezioni, strumenti multimediali in classe e a
ticolarmente efficaci sul piano didattico perché mirano
casa. Insomma, la disciplina non è più astrusa e lontadirettamente ai temi portanti della disciplina. I testi scona dalle esigenze dello studente, che costruisce il suo
lastici, invece, non sempre presentano una struttura
percorso insieme al docente, anche con l’aiuto della
compatta e consecutiva degli argomenti, cosa che porta
famiglia». L’entusiasmo di Tiziana, che parla a nome delsolamente confusione, specialmente nei ragazzi che frel’intero istituto, si fa ancora più travolgente: «È chiaro
quentano il primo anno, ancora molto indecisi riguardo
che non si vuole nessuna maggioranza bulgara, ed
alle scelte intraprese nella scuola superiore.
ognuno è libero di dire e fare quello che vuole (si chiaIl “book in progress” invoglia decisamente a studiare,
ma “autonomia scolastica” o no?) ma una cosa è certa:
perché la lezione è semplificata ma ricca allo stesso
l’esperienza funziona! Credo che sia più importante il
tempo di informazioni basilari, e questo dà la possibilità agli studenti di seguire facilmente in
classe e di studiare senza problemi a
casa. I nuovi testi offerti dal “Majorana” di
Brindisi sono molto più ordinati: gli insegnanti realizzano un vero e proprio percorso da seguire, senza saltare da un
argomento all’altro come succede con i
libri di testo che sono generici, scritti chissà dove e chissà da chi per chissà quale
classe ideale!».
Libri di testo al rogo? Tiziana anticipa l’obiezione che stiamo per rivolgerle e
aggiunge pronta: «Alcune scuole non
hanno condiviso la scelta dell’Itis
“Majorana” sostenendo che penalizza in
maniera immotivata i libri e quindi la formazione di noi ragazzi. In realtà le cose
Costo medio annuo (in euro) delle spese per i libri scolastici
non stanno così, perché i libri non scomobbligatori per gli istituti secondari di II grado, secondo i
paiono, ma anzi sono maggiormente usati
tetti di spesa ministeriali aggiornati al 2009, escluso il costo
in classe, in simbiosi con i fascicoli del
“book in progress”. Infatti, una cosa sono
dei libri consigliati (Elaborazione Adiconsum su dati MIUR).
i libri, altra cosa sono i testi scolastici!
Scuola
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fatto che il “Majorana” abbia realizzato qualcosa che va
a vantaggio di tutti: studenti, famiglie e docenti! Il resto
non conta…».
E adesso, classe digitale!
Ma al “Majorana” di Brindisi il “Book in progress” ha
dato il via a un’altra importantissima sperimentazione. Da
quest’anno, infatti, ogni alunno delle prime classi sarà
dotato di un netbook multitouch con le copie digitali del
“Book in Progress”. Grazie ai partenariati sottoscritti con
diverse multinazionali, il costo del netbook sarà comunque inferiore al costo della dotazione libraria (la versione
cartacea del “Book in progress” verrà comunque consegnata in questo anno di sperimentazione).
In ogni aula che accoglierà le dieci classi prime ci sarà
una postazione docente con funzionalità touch screen
da 19 pollici con le seguenti funzionalità:
registrazione mediante badge personalizzato dell’orario
di ingresso ed uscita degli alunni;
registrazione dei voti e degli argomenti delle lezioni
direttamente sulla postazione docente;
videolezioni e videoconferenza per l’assistenza a distanza degli alunni e per eventuali azioni di recupero degli
apprendimenti;
condivisione con le famiglie dei dati relativi alla frequenza, profitto ed argomenti delle lezioni;
traduzione in testo delle lezioni svolte dai docenti
mediante un sistema di riconoscimento vocale;
proiezione su schermo delle lezioni svolte dai docenti e
condivisione sui netbook degli alunni;
lezioni interattive: postazione docente con netbook
degli alunni;
questionari e test trasferiti dalla postazione docente
direttamente sui netbook degli alunni.
Insomma, la classe digitale non è più un miraggio!
La prima versione del “Book in progress” in fascicoli
La versione in brossura del “Book in progress”
LE OPINIONI DEI DOCENTI DELLA RETE NAZIONALE
«Condivido gli obiettivi degli ideatori del progetto “Book in Progress” ed intendo offrire la mia
collaborazione perché ritengo che l'iniziativa costituisca anche un’importante valorizzazione
della professionalità docente».
Docente di lettere
«L'iniziativa è tale da rappresentare per il docente che intende intraprenderla tanto un'opportunità didattica rilevante nell'ambito dell'intera carriera, quanto la necessità di una riflessione quanto mai rigorosa e puntuale».
Docente di fisica
«Tante altre possibilità si aprono sulla strada del docente che intraprende questa iniziativa e
che si verranno a delineare più chiaramente una volta che il lavoro verrà avviato, sostenuto
da una riflessione costante e rigorosa, ma anche confortato dalla possibilità di creare un prodotto duttile, modificabile di anno in anno, adattabile alle esigenze della programmazione,
continuamente oggetto di aggiornamento, affinamento e miglioramento da parte del
docente, nonché inserito in una banca dati a disposizione del Dipartimento e della scuola».
Docente di storia
«Entrando nello specifico della creazione del testo, le idee dei docenti interessati sono tante,
pari solo alla curiosità con la quale si sono avvicinati all'iniziativa».
Docente di matematica
«L'iniziativa oltre a permettere la creazione di un prodotto flessibile, aggiornabile di anno in anno,
adattabile alle esigenze della programmazione e agli stimoli provenienti dal territorio, può offrire
spunti per il confronto e per una rinnovata collaborazione tra i docenti della disciplina».
Docente di lingue
Vivere di periferia tutto l’anno
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STRADE DIFFICILI DA TROVARE
DOPO IL CONCORSO PROMOSSO DA ZAI.NET, AMBASCIATA DI FRANCIA E
FONDAZIONE SOTTO I VENTI, VIVERE DI PERIFERIA DIVENTA UN
APPUNTAMENTO FISSO. QUESTO MESE VI PROPONIAMO UNA STORIA CHE
HA SULLO SFONDO UN ADDIO ALLA PROPRIA TERRA. LO VEDIAMO
ATTRAVERSO GLI OCCHI DI MIRIAM, IMMIGRATA DI
SECONDA GENERAZIONE
di Madalina Nitu, 17 anni, ITC “Rosselli”, Aprilia
Foto di Jessica T., 18 anni, Istituto “Woolf”, Roma
iriam è nel corridoio di una casa piena di voci. È
sabato sera. Il rumore assordante di piatti, stoviglie, musica, fa capire che si deve trattare di una
festa. Il corridoio è in penombra, la luce che illumina la
scena viene da una porta a vetri arancione. Si tratta di una
porta molta larga, dove tre strisce di vetro arancione sono
inserite negli stipiti di legno, e dietro a quei vetri colorati
ogni tanto si muove l’ombra di qualcuno vestito di verde
che balla. Miriam, essendo timida, si allontana verso il buio
ogni volta che qualche ombra sembra aprire la porta.
Guarda nervosa l’orologio, la lancetta non si vede bene così
lei avvicina l’orologio alla porta di vetro. Improvvisamente
qualcuno abbassa la maniglia, la porta rimane socchiusa,
ma i rumori dalla stanza insieme alla luce sembrano scoppiarle sulla faccia. Finalmente si vedono gli occhi grandi che
ha, sono azzurri, ma Miriam sembra spaventata.
È bella, come le ragazze che non sanno di esserlo e che
quando vanno a una festa incontrano sempre qualcuno
con la bacchetta magica che sistema loro i capelli così
bene da farle sembrare diverse, sofisticate, eleganti,
anche se poi sulla faccia rimangono gli occhi sempre insicuri dei cerbiatti, e tu speri non gli scoppi il cuore per la
felicità, l’ansia o la paura.
È confusa, e i ragazzi che escono dalla stanza sembrano
tutti indaffarati con giacche e cappotti. Non c’è più bisogno dell’orologio, qualcuno ha portato fuori dalla stanza
anche il suo cappotto.
Tutte le voci sembrano pronte ad uscire. Miriam guarda gli
altri ragazzi usare il cellulare, così le viene in mente che
anche lei ne ha uno. Lo tira fuori dalla tasca. Niente messaggi. A poco a poco il corridoio si svuota. Ragazzi e
ragazze continuano ad uscire. Miriam mette anche lei il
cappotto, rigira i guanti, aspetta dietro gli altri e alla fine
prende l’ombrello anche lei decisa ad uscire. Si sente un
nuovo suono del citofono, ma ancora una volta è la voce
di qualcuno che chiede di un nome che non è il suo.
M
È tardi, non si può più rimanere senza essere notati, così
Miriam esce dalla porta come se qualcuno avesse chiamato anche lei. Giù per le scale e poi l’atrio. È buio, piove,
e per far passare il tempo più velocemente l’unica alternativa è chiacchierare con le amiche rimaste, le quali
aspettano come lei qualcuno che sa come venirle a prendere. Purtroppo Miriam non riesce a concludere un discorso con nemmeno una delle sue amiche perché i genitori
sono già lì per portarle a casa. Miriam si fa un po’ da parte
mentre altri ragazzi, che le sono sconosciuti, salgono in
macchina. Apre l’ombrello, riguarda l’orologio, ma il gesto
non basta più, papà non arriva. Il suono sempre uguale
della pioggia la fa sentire più debole e ancora più triste, e
pensare che alla festa si era “caricata le batterie positivamente”. Ora, invece, se le sente “scaricate tutte”. Dopo un
bel po’, quando i capelli sono diventati così umidi da non
sembrare più la chioma vaporosa e lucida di prima, una
macchina bianca si ferma davanti al portone. Miriam apre lo
sportello e dice: “Papà cosa è successo?”.
La voce del padre risponde: “Mi dispiace tesoro, mi sono
perso di nuovo...”.
IL CONCORSO NON FINISCE QUI
Il soggetto scritto da Madalina Nitu ha partecipato al concorso nell’anno scolastico
2009/2010 e ha ricevuto grande apprezzamento da parte della giuria. Abbiamo
deciso di proporlo anche su Zai.net, oltre
che sul sito, per l’efficacia narrativa dello
stile e per l’originalità del punto di vista.
Sul sito www.viverediperiferia.it è possibile
accedere alla galleria con tutti i lavori
(fotografie, video e soggetti) e inviare
anche nuovi contributi: i migliori saranno
pubblicati su questa rubrica.
Building Radio Jeans
20
Amandine Ceccaroli
Csaba Mogyorò
Francesco Genduso
Alessandro Spigno
Silvia Panna
Faik Uyanik
R
ADIO JEANS
NEL MEDITERRANEO,
S I PA R T E !
Omer Faruk Yalçin
Charlotte Lesur
Chiara Colasanti
Alice Golisano
Tamas Szolnoky
Camille Brau
Andreea Melinescu
21
DAL 26 LUGLIO AL 3 AGOSTO SESSANTA RAGAZZI PROVENIENTI DA TUTTA
EUROPA SI SONO RIUNITI A GENOVA PER IMPARARE, TUTTI INSIEME, A FARE
LA PRIMA RADIO DEGLI STUDENTI DEL MEDITERRANEO
n momento formativo per poter garantire a tutti i
partecipanti una base comune di preparazione con
seminari rivolti tanto agli studenti quanto ai tutor;
un’occasione per condividere esperienze emozioni, obiettivi e prepararsi tutti insieme alla nascita della prima radio
degli studenti del Mediterraneo, Radio Jeans. Dal 26 luglio
al 3 agosto i protagonisti di questo emozionante primo
appuntamento internazionale legato al progetto di Arssu
Liguria (Azienda Regionale per i Servizi Scolastici e
Universitari), Mandragola Editrice e European Youth Press
sono stati ragazzi provenienti dalla Spagna, dalla Francia,
dalla Repubblica Ceca, dalla Romania, dalla Bulgaria, dalla
Turchia, dall’Ungheria, dal Belgio e dall’Italia. Nei sette
giorni di attività tutti hanno assistito alle lezioni di giornalisti di fama internazionale (Alberto Severi, Faik Uyanik,
Andreas Rogal, Emiliano Poddi) e contemporaneamente si
sono esercitati nella realizzazione di programmi, format,
campagne di comunicazione sociale tra pari (peer to peer)
che hanno promosso valori come la solidarietà, la tolleranza,l’accettazione delle diversità e la comprensione
interculturale per rafforzare la coesione sociale nell’Unione
Europea. E tornando nei loro Paesi metteranno in pratica
quello che hanno imparato a Genova, uniti dalla convinzione fortissima che, sì, una radio può realizzare il sogno
di un’unità transnazionale fondata sui valori della cultura
e della solidarietà reciproca
U
Perché fare radio?
Partecipare alla realizzazione di una trasmissione radiofonica potrebbe sembrare un esercizio lontano dall’attività che i ragazzi dovrebbero considerare prioritaria per
la loro formazione, cioè lo studio. Invece, come dimostrano tante esperienze di network giovanili come
Zai.net in tutta Europa, e come pure ha rivelato il workshop di Genova, il mezzo radiofonico è un eccellente
catalizzatore di creatività, capacità del lavoro in gruppo,
competenze e abilità varie. Le informazioni e le conoscenze culturali necessarie a confezionare una trasmissione radiofonica rendono, infatti, l’attività complementare al percorso di studi; la rielaborazione di quelle
stesse informazioni in un altro linguaggio la rende un’esperienza utile a prescindere dalle future scelte professionali. Il lavoro di gruppo, con le specializzazioni del
singolo e il confronto con gli altri, stimola negli studenti
la capacità di interagire e collaborare tutti al medesimo
obiettivo: confezionare la trasmissione.
Le attività durante il workshop
Durante il workshop ciascuno degli studenti coinvolti ha
assolto a un compito preciso, che ha portato avanti nel
corso del progetto in sinergia con gli altri partecipanti e
con i tutor e i coordinatori. Nel corso delle prime giornate sono stati individuati:
- un coordinatore del progetto (docente);
- un direttore del programma;
- i conduttori;
- una redazione (studenti addetti alla ricerca degli ospiti e alla preparazione dei testi);
- speaker per la lettura delle schede;
- studenti addetti al montaggio del programma.
I docenti, dopo una breve sessione teorica sul linguaggio radiofonico giornalistico e la sua specificità, condotta attraverso lezioni in aula con esempi e case histories, hanno guidato i ragazzi all’attività vera e propria
di laboratorio radiofonico. Una sessione di approfondimento è stata dedicata alla tecnica di registrazione,
montaggio e post produzione.
Insomma, ora che i giovani e giovanissimi partecipanti
hanno fatto ritorno nelle loro città carichi di conoscenze, amicizie, esperienza diretta su come collaborare al
grande palinsesto di Radio Jeans, non ci resta che ascoltare la nuova radio degli studenti europei!
Ho deciso di specializzarmi nel giornalismo radiofonico perché credo profondamente
nella magia della comunicazione via radio. È così diversa dagli altri mezzi, così intima. È come
una conversazione privata tra un giornalista e un ascoltatore… si tratta di mostrare
unʼimmagine potendo servirsi solo dei suoni
Velina Barova, 20 anni, Sofia, Bulgaria (Tutor)
Sono sempre nervosa prima di parlare alla radio dal vivo, ma alla fine va tutto bene,
riesco a far passare il mio messaggio agli ascoltatori e questa è la cosa che più conta per me
Andreea Melinescu, 17 anni, Craiova, Romania (Studente)
Radio Jeans Network
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UNA RADIO… DI CLASSE!
E DOPO L’ESPERIENZA CON I GIOVANI DEL WORKSHOP, RADIO JEANS SI
PREPARA A TRASMETTERE DALLE TEEN WEB RADIO,
LE STAZIONI INSTALLATE NELLE SCUOLE
ono ormai tante le scuole secondarie superiori sparse per la Liguria che nel nuovo anno scolastico
cavalcheranno le onde di Radio Jeans: per tutta l’estate sono, infatti, proseguite a pieno ritmo le installazioni dei radiokit negli istituti che hanno aderito al progetto
per diventare Teen Web Radio (Twr), cioè vere e proprie
emittenti che contribuiranno a costruire il palinsesto di
Radio Jeans, l’unico canale radiofonico del Mediterraneo
realizzato con il contributo degli studenti messi in rete
dalle scuole e dai diversi Paesi di provenienza.
L’installazione dei radio-kit è stata accolta dappertutto
con enorme entusiasmo: tanto i docenti quanto gli studenti sono ansiosi di mettersi in gioco in questa nuova
esperienza formativa. Il canale radiofonico diventerà
infatti una sorta di finestra aperta sul mondo in cui convogliare interessi e passioni, e attraverso cui mettere in
luce piccoli e grandi successi.
Abbiamo chiesto ad Adriana Romano, docente al Liceo
scientifico “Grassi” di Savona, che cosa si aspetta da
questo nuovo progetto: «Spero innanzitutto che il grup-
S
po che lavorerà intorno a Radio Jeans sia trasversale, in
modo da abbracciare ragazzi di classi e di età diverse,
e che questa nuova attività sia un mezzo per far emergere le loro passioni e per abituarli al lavoro in gruppo,
all’organizzazione. Radio Jeans sarà per me e per l’intera scuola anche un modo per ricordare l’entusiasmo che
il caro collega Massimo Bellini, scomparso all’improvviso da poco, aveva manifestato verso l’iniziativa».
I ragazzi del laboratorio territoriale Presente Futuro di
Genova, al lavoro per Radio Jeans da qualche mese,
hanno già provato l’emozione di inviare i loro contributi al palinsesto: «Erano spaventati e felici – ha commentato Ornella Massa, docente all’IPSIA “Meucci” di
Genova e referente del laboratorio – la nostra esperienza coinvolge ragazzi di ogni nazionalità e ciascuno ha
trovato nell’attività della radio il proprio spazio. Nei
prossimi mesi potrete ascoltare tanti altri contributi
presi direttamente dalla strada, piccole inchieste, reportage per dare voce alla gente comune: siamo non a
caso un centro territoriale».
LA SCUOLA CHE FA RADIO,
LA RADIO CHE FA SCUOLA
Le Teen Web Radio consentono all’istituto di collegarsi con Radio Jeans per partecipare
direttamente ai programmi, elaborare autonomamente un proprio palinsesto e trasmetterlo in rete (radioweb) o all’interno dell’istituto, ma hanno anche un’altra importante funzione: permetteranno ai ragazzi e ai docenti di condividere i contenuti con la cabina di regia
e di utilizzare al meglio la piattaforma della formazione a distanza.
Attorno alla Twr si forma il gruppo di lavoro (team) di studenti generalmente coordinato da uno
o più insegnanti nell’ambito dei P.O.F. degli istituti. L’obiettivo finale di Radio Jeans Network è
quello di ottenere un palinsesto composto di musica e programmi di informazione, educational, intrattenimento scelti dalla cabina di regia tra le migliori proposte presenti nei palinsesti
delle singole Twr.
Per ricevere più informazioni e magari candidare la propria scuola a diventare una Twr, visitate il sito ufficiale di Radio Jeans: www.radiojeans.net
GIORNALISTI
CON UN
BASTA UN COLPO DI MOUSE PER ENTRARE
NELLA REDAZIONE DI ZAI.NET E FAR PARTE DEL
GRUPPO DI REPORTER PIU' GIOVANI D'ITALIA.
LORO L'HANNO FATTO...
Cos’è Zai.net?
Un network che prende vita nella rivista mensile distrubuita in oltre 1700
scuole superiori in tutta Italia, nel sito, nella radio e nelle tante iniziative
che coinvolgono gli istituti.
Dove si trova il mensile?
Zai.net non si compra in edicola, ma arriva direttamente a scuola, in
classe. Per ricevere la tua copia a casa, puoi abbonarti
individualmente andando sul sito www.zai.net e seguendo le
istruzioni alla voce “Abbonamenti”.
Come si entra a far parte della redazione?
Basta scrivere un’email alla redazione ([email protected]), oppure
cercare il gruppo Zai.net su Facebook: noi vi teniamo al corrente sul
percorso degli articoli e vi forniamo le dritte per svolgerli al meglio. Le
distanze non contano, contano solo l’entusiasmo e la voglia di scrivere.
Come si finanzia Zai.net?
Finora ha spesso contato sul contributo economico di Enti pubblici e
privati che ne condividevano l’approccio innovativo e le finalità
formative. Ma la parte più cospicua dei costi è da sempre sostenuta
dalla nostra cooperativa di giornalisti, Mandragola Editrice.
Info: [email protected] - tel. 06 47881106
FRANCESCO, 18 ANNI
Leggo Zai.net ormai da cinque
anni e devo dire che ogni volta mi
sorprende vedere che gli articoli
così ben fatti siano scritti da miei
coetanei. Grazie a Facebook ho
stabilito un contatto con la
redazione e con i miei reporter
preferiti: sono una fan della
rubrica “Antispot”.
MARTINA, 15 ANNI
Ho scoperto la rivista Zai.net a
scuola, per caso, durante
un’assemblea d’istituto. Mi ha subito
colpito per la varietà degli
argomenti trattati, rivolti a ogni tipo
di pubblico: dal new metal
all’opera, passando per la
splendida rubrica degli emergenti.
EMMA, 14 ANNI
Non vedo l’ora di arrivare alle
superiori per poter entrare anche io
in redazione! Leggo Zai.net già da
un paio d’anni rubandolo a mio
fratello maggiore; il mio sogno è
fare la giornalista o la fotoreporter e
credo che Zai.net sia il miglior
trampolino di lancio.
Immigrazione
24
«IO STO CON
GLI STRANIERI»
DOPO L’EPISODIO DELLA SCUOLA ELEMENTARE IN CUI I BAMBINI FIGLI DI
IMMIGRATI SONO RIMASTI A DIGIUNO, UN SINDACO DI QUELLE PARTI HA
PUBBLICATO UNA LETTERA PER ESPRIMERE TUTTO IL SUO SDEGNO. A LUI
ABBIAMO CHIESTO: L’ITALIA STA DIVENTANDO UN PAESE RAZZISTA?
di Indhya Contu, 18 anni
Liceo socio-psico-pedagogico “Berti”, Torino
utti ricordano quello che è successo nella mensa
della scuola elementare di Adro, in provincia di
Brescia. Diversi bambini, per lo più figli di immigrati, hanno dovuto accontentarsi di un semplice bicchiere
d’acqua perché i loro genitori non potevano permettersi
di pagare la refezione. Le maestre non sono intervenute,
rimanendo indifferenti a ciò che stava accadendo davanti
ai loro occhi. Forse non si sono nemmeno poste il problema; forse hanno pensato che fosse giusto così, dal
momento che tanto spesso si sente parlare di immigrati
T
che violentano donne italiane, o si macchiano di altri
delitti. Del resto la deriva dell’intolleranza non si limita al
caso di Adro, e sta assumendo proporzioni davvero
inquietanti. Gli italiani dimenticano sempre più facilmente
che, in fondo, ogni uomo è straniero anche in casa del
proprio vicino, e c’è quindi poco da discriminare. Come si
sentirebbero se i loro figli, o fratelli, in mensa dovessero
limitarsi a guardar mangiare i loro compagni?
Ci è sembrato interessante parlare del fenomeno razzista in
Italia con Domenico Finiguerra, sindaco di Cassinetta di
Lugagnano, nel milanese. Questi è infatti autore di una lettera aperta dal titolo «Io sto con gli stranieri», pubblicata a
maggio dal «Fatto Quotidiano». L’intervista ha assunto subito la forma di una chiacchierata informale.
25
Sindaco Finiguerra, gli italiani sono un popolo razzista?
«Gli italiani sono un popolo cieco e sordo. I loro occhi non
riescono a vedere negli immigrati disperati altro che una
minaccia. Sono ciechi nei confronti di un marocchino che
cede il posto sull’autobus a una donna incinta, e sordi al
“grazie” di un bambino che chiede l’elemosina per vivere;
non perché non voglia studiare, ma semplicemente perché
è obbligato a farlo; non perché i suoi siano cattivi genitori,
ma perché non sono sicuri di giungere a fine giornata.
Per valutare se il popolo italiano sia razzista o no quello che
ha davvero importanza sono i fatti, e questi non testimoniano certo a suo favore. Gli italiani sono come un “terreno
fertile” nei confronti di alcune colture: il razzismo è una di
esse, pronto a maturare ogni volta che qualcuno semina
veleno; per esempio scrivendo l’ennesimo articolo di cronaca nera con degli immigrati per protagonisti».
Secondo lei l’episodio verificatosi ad Adro è, quindi, il sintomo di un fenomeno esteso e preoccupante?
«Proprio così. In passato definirsi razzisti era una vergogna.
Soprattutto nel periodo successivo al fascismo, il solo termine “razzismo” era considerato un tabù, una sorta di male
inestinguibile. Oggi invece ritenersi tali è una sorta di atto
eroico, e avere a cuore l’Italia significa automaticamente tendere verso l’intolleranza: solo estinguendo il male dello straniero l’Italia potrà tornare ad essere il paese dei balocchi,
paese dove le ragazze invece di essere violentate dai marocchini lo saranno dai padri. Sono parole crude, ma esprimono la mia personale indignazione per la diffusione di un
pensiero sempre meno integrazionista. L’Italia ha molti problemi da affrontare e risolvere, e tra questi c’è la regolazione del flusso dei clandestini. Ma ciò va fatto nel nome della
legge, non di un pregiudizio sociale alimentato da coloro
che hanno come unico obbiettivo quello di restare ai vertici del potere. Ci vorrebbe qualcuno che avesse il coraggio
di alzarsi in piedi e urlare alla Lega: “Che cosa state dicendo? Vergognatevi!».
La politica cosa dovrebbe fare?
«Il vero problema, in Italia, è proprio la politica. Una politica che è tale solo nel nome, e totalmente assente nel concreto. Essa non è del tutto priva di iniziativa, come talvolta
si dice, ma fa ciò che non dovrebbe fare, ovvero cerca la
strada più efficace per poter riscuotere un ampio consenso,
dimenticando quali sono i suoi reali doveri. La politica italiana, soprattutto al Nord, sta attuando una campagna volta
a presentare come fallimentari gli esiti della convivenza
interculturale, celando invece gli aspetti positivi di quest’ultima. Non è un caso se oggi, girando per le strade cittadine, si possono addirittura incontrare con facilità bambini che
sfoggiano atteggiamenti razzisti: una cosa del tutto innaturale, dal momento che l’ingenuità dell’infanzia dovrebbe
portare ad essere solidali e a non nutrire sentimenti di astio
nei confronti di chi appare “diverso”».
Ci parli della sua lettera pubblicata dal «Fatto»...
«Quel che volevo fare era lanciare una sorta di provocazione ai politici italiani, affinché mi potessero rispondere dicendo che anche loro erano sulla mia stessa “lunghezza d’onda”, e che probabilmente li avevo fraintesi. Tuttavia non
è stato così, dal momento che solo in pochi mi hanno
mostrato la loro vicinanza. Del resto, da una statistica che
ho elaborato a partire dalle numerose e-mail che mi sono
giunte in risposta, è emerso che soltanto i giovani sotto i
30 anni e gli anziani ex-partigiani condividono in larga
misura la mia opinione.
Le affermazioni che ho fatto in merito all’argomento potevano essere formulate da qualsiasi persona dotata di un
minimo di buon senso; tuttavia ho deciso di espormi direttamente, perché credo che occorra un’innovazione nell’attività governativa del Paese; l’Italia ha bisogno di politici
capaci di dire ciò che pensano, senza nascondersi dietro
frasi precostituite che diano corda ai peggiori istinti della
gente. Quest’ultima, in un contesto di instabilità sociale e di
illegalità diffusa, si appiglia a leader (come Berlusconi, o
meglio “l’uomo delle parole”) che ispirano sicurezza con la
retorica del “pugno duro”. Per ristabilire l’ordine, o quello
che si ritiene tale, ci si illude insomma che basti mandare a
casa gli stranieri, non accorgendosi che il vero “marciume”
dell’Italia è l’Italia stessa».
Nella lettera lei ha affermato che il clima che si respira
attualmente in Italia ricorda “quello preparatorio dei tempi
bui del nazifascismo”. È davvero così? Pensa che la storia
potrebbe ripetersi?
«Temo di sì. Anche se l’atmosfera che si respira nella società attuale è ancora fortunatamente molto distante da quella della fase immediatamente prefascista, è opportuno che
l’uomo non sottovaluti i suoi “istinti” repressivi nei confronti
degli stranieri, dal momento che in passato (e non solo) è
capitato che essi non siano rimasti soltanto tali, ma abbiano trovato concrete possibilità di applicazione».
Nel concreto quali ritiene che siano i comportamenti da
adottare per favorire un clima d’effettiva integrazione?
«Esistono innumerevoli piccoli passi che si potrebbero muovere verso un progresso umano e sociale, riducibili in fondo
a due soli concetti: dialogo e ascolto reciproco. Questi due
elementi rappresentano infatti la chiave d’accesso non al
mondo dei balocchi, ma semplicemente a un mondo reale
in cui regnino uguaglianza, rispetto e stima tra italiani e
stranieri, e più in generale all’interno della collettività.
Gli italiani dovrebbero essere tenuti a mostrare la loro solidarietà non solo al vicino che chiede il caffè alla mattina, ma
anche al bambino immigrato privo di cibo per disagi economici: questo sarebbe un Paese».
Alcuni passi della lettera del Sindaco
Finiguerra pubblicata sul quotidiano
«Il Fatto»
“Di fronte al degrado civile e morale del
mio paese, l’Italia, che sta mostrando [...] il
suo lato peggiore, mi sento in dovere di
manifestarvi tutto io mio disagio e la mia
indignazione”.
“Cercate di non trasmettere sensazioni di
lontananza rispetto a chi ha il colore della
pelle diverso, a chi prega un dio diverso, a
chi viene da un paese diverso. Perché non
sarà né bello né piacevole, per i nostri figli,
vivere in un paese in cui ci si guardi con diffidenza o indifferenza”.
“Io sto dalla parte degli stranieri. Quelli che
[...] curano i nostri
anziani e che
cureranno noi tra
qualche anno,
quelli che lavano
i nostri gabinetti,
quelli che si sporcano le mani di
grasso per noi”.
Primo piano del Sindaco di
Cassinetta di Lugagnano
Domenico Finiguerra
Costume
26
VOGLIO UN
CRESCE TRA LE RAGAZZE LA VOGLIA DI IMMORTALARSI IN UN BOOK
FOTOGRAFICO. DA MANDARE ALLE AGENZIE DI SPETTACOLO, MA NON
SOLO. TUTTE IN CORSA VERSO IL SUCCESSO?
di Chiara Castellani, 17 anni
Liceo scientifico “Santa Dorotea”, Roma
ei primi decenni del secolo passato quelle che
sarebbero diventate le grandi star del cinema
venivano spesso fermate – giovanissime – per la
strada mentre svolgevano le loro faccende quotidiane;
l’occhio furbo di un agente dello spettacolo non si
lasciava sfuggire la bellezza delle nostre nonne anche
quando era nascosta da un fazzoletto legato sul capo o
messa a dura prova dalla fatica di portare fino a casa i
cestini con la spesa. L’altra strada maestra per diventare famosi erano i concorsi di bellezza, come quello di
Miss Italia, che a quei tempi ha rappresentato il trampolino di lancio per dive del calibro di Sophia Loren,
Gina Lollobrigida e Silvana Mangano. Ma, si sa, i tempi
cambiano e oggi le strade per sfondare nel mondo dello
spettacolo sono infinite.
Ultimamente questo universo patinato, lastricato di
soldi e di notorietà, fa gola a molti e, accordato il permesso delle famiglie (spesso le mamme sono le prime
ad incitare i loro pargoli pur di vantarsi con le amiche
dal parrucchiere di avere un/a figlio/a che “sta in
tivvù”), giovani uomini e donne incominciano molto
presto a darsi da fare per conquistarsi il loro posto in
copertina. Come? Il primo passo per farsi notare è il
book fotografico.
Cos’è? Un book fotografico è una raccolta di scatti che
verranno visionati dalle agenzie di spettacolo e che rappresentano il primo biglietto da visita dell’aspirante
stella. In ogni book ci sono circa venti foto.
Come si fa e quanto costa? Per averne uno è necessa-
N
rio rivolgersi a un fotografo professionista. In ogni scatto non solo si deve dimostrare la propria bellezza, ma
anche il livello di espressività e la capacità di cambiare
look in ogni foto. Il costo varia di fotografo in fotografo;
ovviamente se vi rivolgete a qualcuno che ha lavorato con
Madonna, preparatevi a spendere parecchio. Ma se non
volete buttare al vento i vostri quattrini eppure la voglia
di avere un book tutto vostro è davvero insostenibile,
potete ricorrere al “Time for Printing” (TPF), un accordo
tra voi e il professionista che impegna voi a posare gratis, lasciando al fotografo la possibilità di rinnovare il suo
portfolio con i vostri scatti, oppure, come vi suggeriamo
nel nostro box, al “Book fai-da-te”.
LE TESTIMONIANZE
Abbiamo chiesto a due lettrici della nostra rivista - che
per esigenze personali sono ricorse entrambe al book
fotografico - di raccontarci la loro esperienza.
Nome, età, città, passione.
«Serena, 19 anni, Roma. Passione: recitare e scrivere».
Come mai hai deciso di fare un book fotografico? A cosa
ti serve o ti servirà? Quanto hai speso?
«Il book è stato una necessità, in quanto dopo il liceo
frequenterò una scuola di recitazione per il cui ingresso
è necessaria una presentazione con foto. So che i book
possono costare molto, anche intorno ai mille euro; io
ho avuto la fortuna di farlo presso fotografi che, in
quanto amici di famiglia, si sono offerti di fare gli scatti praticamente gratis, perciò ho pagato solamente 70
euro per il trucco».
Quale aspetto della tua personalità, quale messaggio
hai voluto far emergere?
«La semplicità. Un book è fatto di centinaia di foto e in
27
BOOK FAI DA TE
Piccoli trucchi per essere fotografi
di se stessi
BOOK!
qualcuna ci si diverte ad atteggiarsi un po’, penso sia
normale, anche io l’ho fatto. Ma per una scuola di recitazione, o un domani qualche provino serio, sicuramente manderò quelle in cui emerge l’espressività, la spontaneità, la naturalezza. Sembra una frase fatta che tutti
ripetono, ma sono pochi quelli che veramente la applicano nel mondo dello spettacolo. Anzi, ci sono agenzie
di moda che prediligono e pubblicano scatti particolarmente provocanti nei loro siti, o modelle/attrici stesse
che le usano per presentarsi. A me non interessa tutto
questo. Nessuno dovrebbe aver bisogno di ostentare
foto del genere per sentirsi all’altezza di un provino».
Ti interesserebbe entrare nel mondo dello spettacolo?
«Più che altro mi interessa il “potere mediatico” che ne
può derivare: non mi va di stare al centro dell’attenzione tanto per starci, vorrei sfruttare lo spazio e il riflettore puntato su un ipotetico futuro da attrice, semmai,
per poter lanciare dei messaggi, parlare del mondo e
del sociale, far riflettere le coscienze e cercare soluzioni ai problemi della società».
Cosa pensi di tutti quei ragazzi che abbandonano gli
studi o il lavoro per cercare di intraprendere una carriera nel mondo dello spettacolo?
«Ognuno dovrebbe poter inseguire le proprie aspirazioni, ma con responsabilità. Abbandonare completamente
studi e lavoro, specie in questo periodo di crisi, non mi
sembra la cosa più saggia da fare. Si possono portare
avanti studi e sogni parallelamente con un po’ di organizzazione. E comunque, se si vuole durare davvero e in
modo dignitoso in quel mondo di squali e di compromessi, falsità e apparenza, è necessario dimostrare un
po’ di professionalità. Qualcosa da studiare, come la
recitazione, ci sarebbe sempre».
E adesso il racconto di Roberta, 18 anni, neodiplomata
al liceo scientifico di Alessandria:
«Non sono sicura di aver già trovato la mia più grande
passione, ma, ora come ora, la danza è la mia vita. Ho
fatto un book fotografico qualche anno fa, ancora bam-
Se anche voi volete avere delle foto
accettabili ma non avete il denaro o il
tempo per affidarvi a un fotografo,
ecco alcuni trucchi per realizzarle.
In primo luogo, scegliete una bella
location, possibilmente in esterni, e una
bella giornata di sole. Dimenticate il
vostro bagno, per favore. Chiunque
abbia iniziato questa moda, dovrebbe
nascondersi e non farsi vedere in giro.
Le foto in interni sono fattibili solo con
luci giuste che facciano risaltare il soggetto e in ambienti con pochi elementi
di disturbo, ovviamente tutto ciò non
rientra nel vostro bagno, perché nelle
vostre foto appariranno le piastrelle e
gli spazzolini da denti, come minimo.
Inoltre, la luce che avete appesa sul
soffitto vi segnerà le occhiaie e vi farà
sembrare dei cadaveri bianchi, per
quanto truccati/e possiate essere.
Quindi, un bel giardino, il mare, quello
che volete, e una bella giornata di sole.
State attenti, però, a non scattare tra le
11 e le 15 perché il sole è alto sull’orizzonte e avrebbe, anche se smorzato, lo
stesso effetto della sopracitata luce del
bagno. Preparatevi tanti vestiti colorati,
pose diverse e, soprattutto le ragazze,
truccatevi in modo naturale. Un bel sorriso naturale e click. Il book fai-da-te è
pronto!
Di Elena Prati, 18 anni
bina, per apparire in una pubblicità sul giornale locale.
Mi vergogno da morire se penso a quella pubblicità (lo
dice ridendo, ma arrossisce davvero, ndr). La spesa non
me la ricordo, perché se ne occupò mia mamma, ma
ricordo che non costò poco. Ora quel book è inutilizzabile, è un bel ricordo, ma non penso ne farò più. Le uniche foto che mi faccio scattare sono quelle dei compiti
del corso di fotografia da una mia amica. Quale aspetto della mia personalità mi descrive meglio? Sono una
ragazza con i capelli rossi e le lentiggini, ho sfruttato
parecchio l’aria birichina che mi faceva assomigliare a
Pippi Calzelunghe. Entrerei nel mondo dello spettacolo
solo attraverso la danza, in nessun altro modo, anche se
so che la strada per diventare una ballerina di successo è
forse la più difficile tra tutte quelle che si possono intraprendere. Ammiro i ragazzi che mollano tutto per seguire
questa strada: se è il loro sogno è giusto che lo seguano;
meglio avere rimorsi che rimpianti».
Quello che sicuramente serve più di ogni altra cosa per
farsi fare un book è una grande considerazione di se
stessi. Del resto, come diceva Oscar Wilde, “vi è solo
una cosa peggiore al mondo del far parlare di sé. È il
non far parlare di sé”. Occhio a non esagerare, però.
Test
28
SAREMO
FAMOSI?
BOOK FOTOGRAFICI, CONCORSI DI
BELLEZZA, TALENT SHOW... SE ANCHE
IN VOI ALBERGA IL SOTTILE DESIDERIO
DI FAMA E NOTORIETÀ, FATE IL
NOSTRO TEST, SCOPRIRETE SE IL
SUCCESSO PUÒ FARE PER VOI O NO
A
B
C
A
B
C
Sei ad un festone allucinante, pieno di gente e
sballo totale, ma non conosci quasi nessuno.
Cosa fai?
Saluti quei pochi amici e conoscenti, ti lasci presentare persone di cui dimentichi il nome dopo
un paio di secondi... poi ti prendi il tuo bravo
drink e te lo sorseggi beato (o annoiato) in un
angoletto solitario.
Ti scoli una quindicina di litri di birra e ti aggreghi
all’immancabile gruppo di artistoidi fingendo grande interesse per le loro banali argomentazioni.
Dopo cinque minuti sei l'amico di tutti e proponi di continuare la serata ad oltranza da qualche
altra parte pur di glorificare il tuo ego!
Il tuo book fotografico…
Cioè quelle quattro foto fatte con l'autoscatto del
cellulare davanti allo specchio del bagno che poi mi
sono pure vergognato di pubblicare su Facebook?
Ok, le foto al giorno d'oggi si fanno rigorosamente
con l'autoscatto del cellulare, questo è un dato di
fatto... Solo che io non mi sono vergognato di pubblicarle online!
Ho fatto spendere un capitale ai miei poveri genitori, ma grazie ad abili manipolazioni e sotterfugi,
sono riuscito a farlo arrivare nelle mani viscide del
jet set Lele Mora.
lo che possa impormi come figura mediatica dall'oggi al domani?
A
B
C
A
B
C
A
A
B
C
Parteciperesti a un talent show?
Seeee, e che gli racconto, una barzelletta? A
parte il fatto che non so cantare/suonare/ballare
e via dicendo, non mi ispira proprio l'idea di fare
il pagliaccio in TV.
Beh, perché no? Certo l'unico intoppo è che nei
talent show devi saper cantare davvero e il mio
babbo non è certo un membro dei Pooh…
Sì, non è una cattiva idea, ma quali garanzie mi
darebbe? Non sarebbe meglio corrompere o ricattare qualche grosso personaggio dello spettaco-
B
C
Il tuo rapporto con lo specchio?
Lo uso giusto per radermi la barba la mattina – il
che potrebbe ANCHE significare che sono una
donna barbuta (notoriamente sempre piaciuta)!
Senza eccedere in fanatismi esasperati, non credo
ci sia nulla di male nell'avere, o nel tentare di
avere, un aspetto perlomeno decente, no?
Diciamo solo che a forza di usarlo ha perso la
sua capacità riflettente... ’sta settimana ne ho
dovuti cambiare quattordici!
A cosa saresti disposto a rinunciare per la fama
immediata?
Se la fama porta soldi a palate, nonostante le
varie seccature, che ne so... i ritagli delle unghie
dei piedi vanno bene?
Allora, vediamo quanto ho in tasca... uhm... 4.50
euro, mezzo pacchetto di chewing-gum e due
biglietti della metropolitana (di cui uno timbrato).
Il cervello – non mi è mai servito a nulla e nessuno si accorgerebbe della perdita.
Ma la notorietà e il successo mediatico sono poi
davvero così importanti?
A parte gli ovvi risvolti economici (tutti da vedere
poi in certi casi) li definirei importanti quanto il più
classico dei Due di Coppe quando regna Bastoni.
Forse forse, meglio fare sei al Superenalotto e ritirarsi indisturbati ai Caraibi, non siete d'accordo?
Beh, calcolando che ho già dato via il cervello,
l’idea di come la vedo io dovreste già averla:
meglio un giorno da meteora che mille da essere umano (leggi “sfigato”) qualunque!
LEGGI IL TUO PROFILO A PAG. 62
Reportage
29
GENOVA IN FESTA
GIOVANI, STELLE, SPORT
Reportage
30
PER LA SUA QUINTA EDIZIONE LA
KERMESSE PROMOSSA DALLA
FONDAZIONE CARIGE HA PORTATO
NEL CUORE DI GENOVA MIGLIAIA DI
BAMBINI E RAGAZZI PER QUATTRO
GIORNATE ALL’INSEGNA DELLO
SPORT, DELLA MUSICA, DELL’ARTE E
DELLA SOLIDARIETÀ
“Insieme si può” è il nostro motto, perché solo
condividendo una stessa esperienza anche a età
diverse si riesce a mettere in pratica un valore
importantissimo e fondamentale come la solidarietà.
Aiutarsi, confrontarsi, costruire qualcosa insieme, questa è la vera festa»: le parole di Paolo Cavallo, responsabile comunicazione della Fondazione Carige, sintetizzano appieno lo spirito della grandiosa manifestazione
che dal 20 al 23 maggio ha coinvolto centinaia di scuole, migliaia di bambini e ragazzi, e poi ancora insegnanti, genitori, nonni nella più grande kermesse di
attività ludico-sportive, culturali e sociali presente nel
territorio ligure.
“Genova in festa. Giovani, stelle, sport” – per cui la
Fondazione Carige collabora con Porto Antico e Stelle
nello sport – è uno dei momenti fondamentali di
“Progetto Giovani”, l’iniziativa per i giovani dai 3 ai 18
anni e per le loro famiglie che con gli oltre 150.000 partecipanti, le 30 tappe regionali e i 5 grandi eventi genovesi hanno portato a considerarla l’evento più significativo nel mondo delle scuole e delle famiglie non solo
nel panorama ligure.
Moltissimi gli Enti coinvolti, sia pubblici sia privati;
Radio Jeans ha partecipato alle giornate di maggio
seguendo le attività con la sua regia mobile in giro per
l'area coinvolta dalla festa. In queste pagine vi proponiamo alcune delle testimonianze e delle interviste realizzate dai nostri giovani reporter; per una panoramica
integrale, consultate i siti www.radiojeans.net e, naturalmente, www.progetto-giovani.com.
«
Roberto Bognetti Coordinatore Progetto Giovani, Pierluigi Vinai
Vicepresidente Fondazione Carige, Paolo Cavallo, Responsabile comunicazione Fondazione Carige, Rocco Tinnirello Responsabile Baby Maratona
insieme a Maria Elena Buslacchi e Chiara Falcone di Radio Jeans.
Reportage
32
DIETRO LE QUINTE DI “GENOVA IN FESTA”
Scopriamo come nasce e come si organizza una manifestazione del calibro
di “Genova in Festa” a tu per tu con Loris Figoli, il Responsabile
Amministrativo di “Progetto Giovani”.
In cosa consiste questa importante manifestazione, che coinvolge moltissimi ragazzi e bambini?
«Dal 2005, tutti gli anni, le scuole liguri possono promuovere e costruire
nuove attività scolastiche, finanziate da Fondazione Carige e possono poi
presentarle a tutta la Liguria nel centro di Genova. Durante l’anno facciamo varie attività con le scuole (viaggi d’istruzione, laboratori, ricerca per il
recupero e per l’inserimento di persone con disabilità), progetti culturali,
che, ormai, la scuola pubblica non riesce più a finanziare, e poi alla fine di
maggio si fa la festa tutti insieme».
Molto spazio è dedicato allo sport…
«Sì, in realtà abbiamo iniziato proprio con lo sport. In realtà lo sport è quello
che si vede, mentre tutta l’attività culturale, che facciamo durante l’anno
nelle scuole, oggi brilla un po’ di meno perché ormai si è conclusa».
Anche il ballo fa parte di queste attività?
«Sì, collaboriamo con il CONI regionale e con il CONI delle province di
Genova e Imperia. Diamo spazio a discipline specifiche, che sono spesso
dimenticate dalla scuola, ma che trovano il consenso delle famiglie e dei
ragazzi, come per esempio le arti marziali, la danza sportiva, il tiro con l’arco, l’atletica. Si tratta di sport non popolari come altri, ma che aiutano i giovani a crescere».
Parliamo del concerto della serata…
«È un concerto rock per gruppi che studiano nelle scuole liguri e che si sono
riuniti per godere insieme di momenti di svago legati alla musica. Oggi si esibiscono gratis. In realtà, infatti, uno dei loro problemi più gravi è trovare
degli spazi con attrezzature utili per potersi esibire».
Il sabato e la domenica, invece, sono dedicati alla festa delle famiglie, vero?
«Infatti: mentre i primi due giorni sono per i ragazzi giorni di scuola, il sabato
e la domenica tutti questi bambini ritornano con i loro genitori e per questo
le attività sono mirate per l’insieme della famiglia. Per esempio, il laboratorio di disegno di Luzzati, che offre attività che possono essere fatte dai bambini insieme ai genitori».
Che tipo di progetti organizzate per gli alunni
con disabilità?
«Negli anni abbiamo sempre scelto un tema
predominante. Nel 2008 tutte le attività erano
dedicate all’inserimento di bambini con disabilità. Con il nostro aiuto, infatti, i partner di
tipo istituzionale riescono a seguire meglio
quello che accade nelle scuole. Ci occupiamo di campagne di sensibilizzazione per l’abbattimento delle barriere architettoniche e
per la dotazione di computer adatti a chi ha
problemi visivi o uditivi. Inoltre, rimborsiamo le
spese delle associazioni di assistenza alle famiglie che hanno bambini disabili. Abbiamo,
Loris Figoli Responsabile
Amministrativo
poi, il comitato paraolimpico italiano nella sua
Progetto Giovani
emanazione
Reportage
34
A PROPOSITO DI SPORT:
IL TEST DI VALENTE
Siamo davanti allo stand della prova di tiro,
dove si può effettuare il cosiddetto test di
Valente: viene posizionato un pallone, si
fanno un paio di metri di rincorsa e l'atleta
deve tirare imprimendo alla sfera la maggior
forza possibile. Poi un operatore comunica
all'atleta la velocità raggiunta dal pallone.
Ma come avviene questa misurazione? Lo
abbiamo chiesto a Marco Valente, ideatore
del test nonché coordinatore tecnico del
Coni Liguria:
«La misurazione avviene grazie ad un microfono che misura la distanza temporale tra il
rumore del calcio al pallone e quello del rimbalzo dello stesso contro il tappetone. La
velocità del suono è di circa 343 m/s; conoscendo la distanza percorsa dalla palla possiamo facilmente calcolare la velocità inferta
al colpo in chilometri orari. È un esperimento
che sta avendo un grande successo, perché
in molti curiosi, giovani e meno giovani, vengono qui al nostro stand spinti dalla volontà di
mettere alla prova il proprio stato di forma e
l'abilità di tiro».
Qual è la massima velocità che avete misurato?
«Il record di queste giornate è superiore ai 100
km/h. In altre misurazioni effettuate con calciatori professionisti abbiamo riscontrato velocità superiori ai 120 km/h. Come Coni stiamo
portando avanti anche un altro progetto:
sfruttando il teorema dell'impulso, l'obiettivo
è arrivare a scoprire l'effettiva forza rilasciata dal piede al momento stesso del contatto con il pallone. Questo permette di ricavare alcune indicazioni sulla quantità della
forza utile sprigionata dal movimento del
calciatore. Il risultato potrebbe suggerire
Marco Valente Coordinatore Tecnico CONI Liguria
all'atleta degli allenamenti mirati ad aumentare l'efficienza dei propri colpi. E questo discorso si può applicare non solo al calcio, ma
a moltissimi sport che prevedano un forte
impatto su una sfera, come la pallavolo ed il
tennis. Ovviamente ci saranno parametri e
risultati molto diversi, ma l'idea base di
aumentare l'efficienza dei colpi accomuna
diversi sport».
È possibile tirare al massimo della forza senza
sacrificare la precisione?
«Anche in base ai test fatti, abbiamo visto
come la precisione sia molto alta utilizzando
circa l'80% della forza utilizzabile per il colpo.
Ciò significa che un atleta particolarmente
bravo riesce a realizzare un colpo preciso ed
efficiente nello stesso tempo».
Come si calcola lo stato di forma di un atleta?
«Un modo per farlo è calcolare la percentuale di massa grassa: per farlo esiste un
macchinario, il bioimpedenziometro, che,
sapendo l'altezza e il peso del soggetto,
attraverso il passaggio di una carica elettrica lungo il corpo, riesce a calcolarne la
densità. La massa grassa e la massa muscolare, ad esempio, hanno due densità diverse e quindi influenzano in modi diversi il passaggio della carica: a seconda del tempo
impiegato dalla carica per attraversare il
corpo è possibile calcolarne la massa grassa. Una volta trovata questo valore (che è
una percentuale sul peso totale), ci sono
delle tabelle di riferimento che indicano la
percentuale massima "tollerata" per gli atleti e per chi vuole mantenersi in ottima forma
fisica. Ma attenzione anche all'eccessiva
magrezza, altrettanto pericolosa per la salute. In generale, un'alimentazione molto
equilibrata è il modo migliore per mantenersi all'interno dei valori ottimali».
Paolo Cavallo intervistato da
Maria Elena Buslacchi
Reportage
36
LE TAPPE AUTUNNALI DI
“PROGETTO GIOVANI” 2010
Dopo la pausa estiva, parte il
tour di appuntamenti regionali. Le date delle tappe e le
informazioni sulle singole attività saranno disponibili sul sito
www.progetto-giovani.com
Marta Vincenzi Sindaco di Genova
UN OSPITE D’ECCEZIONE
Signor Garibaldi, perché è qui?
«C’è stato il 150° anniversario della partenza di Garibaldi
dallo scoglio di Quarto e stiamo già preparando la festa
per il prossimo anno, quando invece si compiranno i 150
anni dell’unità d’Italia».
Cosa vorrebbe poter comunicare a noi giovani con la sua
presenza?
«Garibaldi ha rappresentato uno dei pezzi più importanti
della storia d’Italia, con il suo viaggio ha iniziato a risalire
la penisola e a riunire quella che una volta era una
Nazione divisa in più Stati».
I ragazzi del XXI secolo hanno ancora un po’ di spirito
patriottico?
«Purtroppo devo dire di no, perché passano davanti a me
molti ragazzi e non sanno niente… Lo dico con rammarico, ma è così».
Avete in progetto qualche manifestazione per far ravvivare questo sentimento?
«Quest’anno abbiamo festeggiato e commemorato la
partenza del 1860 e alla prossima Genova in Festa organizzeremo qualcosa in più per l’anniversario dell’Unità
d’Italia».
Dietro le vesti di Garibaldi chi si cela?
«Piero per gli amici, il mio nome completo è Lacamera
Pierantonio».
B. M.
39
CONTAMINAZIONI:
Dietro “La cura”
GIOVANI
CRITICI
43
LIVE:
Centro un’altra volta,
Liga!
Mostra
38
DIRITTI
AL CUBO
UNA NUOVA MOSTRA, A TORINO,
CI FA RIFLETTERE SUI CONCETTICHIAVE DELLA DEMOCRAZIA.
GRAZIE ALL'AMBIENTE MINIMAL E
HIGH-TECH, L'EFFETTO È
ASSICURATO. L'OBIETTIVO? FAR
CAPIRE CHE È SULL'ACCETTAZIONE
DELLE DIFFERENZE CHE SI
COSTRUISCE UNA COLLETTIVITÀ
di Michele B., 18 anni
Liceo classico “Porporato”, Pinerolo (To)
a nuova mostra allestita dal Museo Diffuso della
Resistenza di Torino, Diritti al Cubo, è una scommessa. Quella cioè di catturare l'attenzione del
pubblico esclusivamente con la forza delle parole.
Appena cinque stanze, separate da pareti di cartongesso.
Ambienti all'apparenza quasi vuoti, in cui sono disposti
solo alcuni monitor interattivi. Un'atmosfera insomma
decisamente minimalista, ma in grado di rivelarsi d'improvviso inaspettatamente densa. Densa di esperienze,
opinioni, valori, relazioni. Densa di parole, appunto.
La mostra è concepita come un percorso interattivo ogni
volta diverso e personale. Sei i termini intorno a cui
ruota, una sorta di ABC della democrazia: libertà, costituzione, lavoro, sicurezza, uguaglianza, voto. Il visitatore, dotato all'ingresso di un paio di cuffie collegate a un
jack che dovrà essere inserito di volta in volta nelle
varie postazioni, è inizialmente invitato a “familiarizzare” con questi concetti, ascoltando una serie di brevi
storie ad essi collegate. Testi a tutto tondo, non privi
talvolta di una certa ambigua tragicità; in grado insomma di sviluppare fin dall'inizio un atteggiamento critico,
disposto a mettere e a mettersi in gioco.
L'interattività vera e propria comincia però solo in
seguito: il visitatore è invitato a riflettere sui concetti chiave, individuandone su un computer le componenti principali. La “sicurezza”, ad esempio, è meglio rappresentata
dalla polizia o da una piazza gremita di gente? Al di là del
carattere un po' forzato di queste schematizzazioni, ognuno è portato a esprimere il proprio modo di vedere le
cose, a ragionare sulla propria gerarchia di valori.
Tuttavia, non si resta soli con se stessi. Il passo successivo consiste infatti nell'osservare un filmato in cui
una serie di persone di ogni età e origine si presentano,
dicendo come si chiamano, cosa fanno nella vita, cosa sta
loro a cuore. Con questi sconosciuti ci si dovrà poi in
qualche modo confrontare, cercando di indovinare, in
un'altra postazione informatica, quali elementi essi hanno
scelto per definire le parole chiave della mostra. Si è
costretti, in questo modo, a mettersi nei panni del prossimo, realizzando come ogni principio assuma connotazioni diverse a seconda del punto di vista.
Di questa varietà di posizioni è necessario tenere conto,
per realizzare una convivenza sana, nel nome del rispet-
L
to reciproco. Il lavoro del legislatore, come cerca di far
capire la fase finale della mostra, è proprio questo: trovare un equilibrio, stabilire norme che tutelino anche
quei valori che non tutti reputano imprescindibili, o non
riassumibili in una formula univoca.
Questo percorso dunque, che in tre stanzette spoglie
parte dall' “io”, passa dal “tu” e arriva infine al “noi”,
sfrutta il potere della parola per creare ponti fra gli individui. La mostra sintetizza così la socialità stessa; e ci
offre uno stimolo per rafforzare i legami con gli sconosciuti che popolano la nostra vita e con i quali, che ci
piaccia o no, ci ritroviamo a condividere un pezzo di
tempo e di mondo.
La mostra DIRITTI³ - I CITTADINI E LA
COSTITUZIONE è progettata e curata
dall’Istituto piemontese per la storia della
Resistenza e della società contemporanea “Giorgio Agosti”, da N!03 studio ennezerotre e realizzata dal Museo Diffuso della
Resistenza, della Deportazione, della
Guerra, dei Diritti e della Libertà di Torino,
in collaborazione con Palazzo Ducale
Fondazione per la Cultura di Genova.
Dove
Museo Diffuso della Resistenza, della
Deportazione, della Guerra, dei Diritti e
della Libertà; Corso Valdocco 4/A, Torino
Quando
Fino al 19 dicembre. Orario: dalle 10 alle
18, giovedì dalle 14 alle 22, lunedì chiuso.
INGRESSO GRATUITO
Contaminazioni
39
SCOPRIRE
DI ESSERE
SPECIALE
COSA SI NASCONDE
DIETRO A UNA DELLE
CANZONI D’AMORE PIÙ
BELLE DI TUTTI I TEMPI?
PER ESEMPIO IL FATTO
CHE NON SI DICE MAI
“TI AMO”…
di Greta Pieropan, 18 anni
Liceo classico “Bagatta”, Pozzolengo (Bs)
ibri che trattano di musica ne esistono tanti, ognuno di noi ne ha letto almeno uno nella vita, ma
ricercare in una canzone significati nascosti con lo
stesso impegno con cui fior di critici letterari ipotizzano
riferimenti occultati tra i versi di una poesia è una novità
per il panorama di questo genere. Proprio grazie a questo
impegno, La Cura. Anche tu sei un essere speciale di
Giuseppe Pulina non può essere confinato sullo scaffale
dei libri di musica, ma potrebbe stare perfettamente tra
saggi di filosofia, di cultura generale. E soprattutto, non è
necessario essere accaniti fan di Battiato, autore, insieme
al filosofo Sgalambro, del testo della canzone presa in
esame; altrimenti chi scrive non avrebbe potuto far altro
che consigliarlo agli appassionati.
Nelle scorrevoli e interessanti pagine del libro, invece,
l’autore spiega come è nata la canzone, cosa promette
il testo, ma soprattutto cosa potrebbero significare le
parole scelte tanto sapientemente da suscitare più di un
dubbio nell’interpretazione. Un esempio? La parola
“ipocondrie”, attraverso cui si delinea il ritratto della
persona cui la canzone è rivolta, e soprattutto l’aggettivo “speciale”, senza il quale, fa notare Pulina, il destinatario del pezzo sarebbe definito, in modo banale,
“lodevole” o “ammirevole”, e non è la stessa cosa.
Inoltre, coglie spunti notevoli nell’espressione “inganni
del Tempo”, presentando un’inedita idea di tempo,
andando a citare anche Nietzsche, filosofo caro a
Sgalambro, e che ricorre per questo molte volte nel
testo; e da lì nasce la promessa di guarigione, che
riecheggia di mondi lontani…
Interessante è l’idea di amore che si ricava dal testo della
canzone (sempre che di canzone d’amore si tratti, e poi di
che tipo di amore?), per nulla banalizzato: in quella che
viene considerata una delle più belle canzoni d’amore non
si dice mai “ti amo”, ma si fanno promesse attraverso
L
verbi al futuro, perché Battiato non vuole esprimersi con
parole usate ormai da tutti con troppa leggerezza, “gli
amori non si riciclano” afferma Pulina, e non possiamo
che dargli ragione; e delinea poi un tipo di rapporto che
non si riveli essere sproporzionato tra le parti e che non
sia frutto di una semplice attrazione.
In mezzo a riflessioni così importanti ci si chiede, poi, perché il cantautore scelga il Tennessee, e scopriamo così l’interesse di Battiato per certe culture lontane, o per giochetti
di parole, da alcuni definiti dei semplici nonsense, ma che
trovano riferimenti anche nelle opere di Sgalambro.
Così, tra Kant, Jean-Luc Marion, Hegel, e riflessioni sui
significati della parola “cura”, e canzoni di Battiato, approdiamo alle proposte di interpretazione fatte su Internet, e
avvia la ricerca di canzoni simili nella musica internazionale tra molti grandi nomi. Ma c’è spazio anche per una
riflessione sulla situazione italiana degli anni ’90.
Si può essere scettici di fronte all’analisi di una canzone, che tutti conoscono anche se pochi ascoltano veramente, ma è un ottimo libro, piacevole da leggere e adatto a chiunque ami la musica o ami scoprire i lati più
nascosti di essa. E se questo libro vi piace come è piaciuto a chi ve lo sta consigliando, la stessa casa editrice
propone nella collana Le canzoni della nostra vita anche
Bocca di rosa, Vita Spericolata e La canzone del Sole.
Da non perdere.
LA CURA
Anche tu sei un essere
speciale
di Giuseppe Pulina
ZONA 2010
pp. 120 - EURO 11
Palcoscenico
40
Le allegre comari
di Windsor
Leo Gullotta
Sogno di una
notte d'estate
Carlo Cecchi
Romeo e Giulietta
Riccardo Scamarcio
Erodiade
Maria Paiato
PER GENTE CHE VUOLE PENSARE!
DAL BRIO DI PAOLO POLI A UN’ACCATTIVANTE VERSIONE DEI DRAMMI
SHAKESPEARIANI, DALLE INVENZIONI DI GIANCARLO SEPE A VERI E PROPRI
MIX CINEMATOGRAFICI: LE PROPOSTE DEL TEATRO ELISEO DI ROMA
di Caterina M., 17 anni
Liceo classico “Albertelli”, Roma
l teatro continua ad esistere, e non soltanto
come abitudine, come impiego del tempo libero,
ma come esigenza profonda e ineliminabile della
vita sociale…”. Luciano Luciagnani non sbaglia nel considerare il palcoscenico come un momento di crescita collettiva; eppure oggi sul teatro, così come su moltissime
forme di espressione culturale, non si investe. Una scelta
discutibile e pericolosa, anche con la giustificazione della
crisi economica; il messaggio subliminale (anzi, nemmeno
così nascosto) suggerisce, infatti, che la cultura non è
necessaria, ma un surplus “fighetto” da sostenere con
foga quando è conveniente, ma da sopprimere in tempi di
magra. Sembrerà anche una romanticheria rimandare all’emozione di una rappresentazione, alla curiosità di leggere e scoprire un testo vecchio e nuovo, alla possibilità di
riflettere e crearsi uno spessore personale più robusto, se
però queste piccole sensazioni muoiono, uccise dall’indifferenza e dalla ricerca dell’utilità più immediata, si rischia
un abbrutimento civile che di certo non partorirà donne
e uomini migliori.
Il Teatro Eliseo di Roma, forte dei 191.813 spettatori della
scorsa stagione, è uno dei protagonisti del tentativo di
resistenza. Il direttore, Massimo Monaci, nella conferenza
stampa di presentazione della nuova stagione, ha parlato
“I
di un teatro in tempi di guerra. L’obiettivo non è dunque
evitarne la rinuncia, ma proporre una riscoperta: una
nuova visione che punta sull’individualità e sulla capacità
trasformista di questa istituzione. Eclettismo, dunque, ma
solide fondamenta improntate a cinque punti fondamentali per l’affermazione cittadina e nazionale: produzione,
presenza sul territorio, internazionalità, nuove tecnologie,
connessioni con altre forme d’arte (ad esempio cinema,
musica e letteratura), legame con le realtà che lavorano
sulla città. Il cartellone riflette queste intenzioni, presentando cinque spettacoli prodotti o co-prodotti e quattro,
invece, internazionali.
Gli stimoli sono differenti ed ogni testo insiste su tematiche particolari: vi proponiamo un’antologia delle esibizioni, con la scommessa che anche i più scettici saranno colpiti da un programma così multiforme e vario. Si parte con
Napoletango, un’invenzione di Giancarlo Sepe (ricordate il
progetto Shakespeare-Low?), in prima internazionale al
Teatro San Carlo di Napoli. Approfittate della successiva
permanenza a Roma per cinque settimane, dato che successivamente intraprenderà una tournèe italiana ed europea. Il divino, sensuale tragico tango argentino, “un pensiero triste che si balla”, anima il chiassoso circo familiare degli Incoronato. Un mix travolgente di vestiti aderenti, una vittoria della passione sulla razionalità, un eterno
affrontare la vita in base alla danza. I venti attori cantano, ballano, suonano, addirittura cucinano: in scena si
41
preparerà infatti una vera cena di pesce. Un progetto tradizionale ed al contempo innovativo, perfino sul web:
tutte le prove dello spettacolo saranno visibili live in
streaming sul sito www.napoletango.it; gli spettatori e gli
artisti si conosceranno così sin dall’inizio. È uno spettacolo adatto per essere spiato, gli appassionati vogliono
conoscere il teatro dalle fondamenta!
Si prosegue con il binomio Leo Gullotta - Fabio Grossi,
reduci dal successo de Il piacere dell’onestà, impegnati in
un’accattivante versione de Le Allegre Comari di Windsor:
intrighi, scherzi, momenti comici e grotteschi non impediranno all’amore giovanile di trionfare... con una riflessione sulla diversità sia per aspetto sia per comportamenti.
L’amore è nuovamente l’indiscusso protagonista, anche se
tragico, del celeberrimo Romeo e Giulietta shakespeariano: questa interpretazione verterà però con maggior forza
sulla crudeltà che, come scrive il regista Valerio Binasco,
nasce dall’imbecillità umana. Il cast è d’eccezione: alla
bella Deniz Ozdogan sarà infatti affiancato, nei panni di
Romeo, il cinematografico Riccardo Scamarcio.
La collaborazione con il mondo del cinema si manifesta
anche nella coppia Silvio Orlando - Paolo Virzì, insieme
nel testo Se non ci sono altre domande, scritto proprio dal
regista di Ovosodo. Lo spettacolo ruota attorno alla figura di Michele Cozzolino, impiegato di medio livello di una
grande azienda, la cui intera biografia viene rivelata in
corso d’opera. Outing positivo o processo pubblico? I
binari si intrecciano ed il passato riemerge. Il brio di Paolo
Poli arricchirà invece i racconti di Anna Maria Ortese, dove
i personaggi di una Italietta stentata ripercorreranno
infanzie, adolescenze e grandi amori mai posseduti. Il cartellone è poi impreziosito da ospiti internazionali, come
l’autore di Incendies: Wajdi Mouawad, artista libano-quebbecchese, è una delle penne più importanti al mondo.
La stagione del Piccolo Eliseo, aperta da un’intensa
Erodiade, si concentrerà invece sulla drammaturgia con-
temporanea ed i nuovi linguaggi scenici. Scopo ulteriore
del vasto assortimento è quello di formare un pubblico
consapevole: come ben detto da Gullotta, “la gente vuole
pensare”; partecipare ad uno spettacolo teatrale può
essere l’incipit giusto.
AL TEATRO ELISEO…
8 / 9 ottobre 2010
INCENDIES
scritto e diretto da Wajidi Mouawad
12 ottobre / 14 novembre 2010
NAPOLETANGO
con Stefano Capitani, Gino Curcione, Susy
Del Giudice,
regia Giancarlo Sepe
16 / 28 novembre 2010
TUTTO SU MIA MADRE
adattamento teatrale di Samuel Adamson
basato sul film di Pedro Almodovar
con Elisabetta Pozzi, Alvia Reale, Francesco
Biscione, Alberto Onofrietti, Silvia Giulia
Mendola, Giovanna Mangiù, Paola Di
Meglio, Alberto Fasoli
regia Leo Muscato
30 novembre 2010 / 9 gennaio 2011
LE ALLEGRE COMARI DI WINDSOR
di William Shakespeare
traduzione e adattamento di Fabio Grossi e
Simonetta Traversetti
con Leo Gullotta, Alessandro Baldinotti,
Paolo Lorimer, Mirella Mazzeranghi, Fabio
Pasquini
regia Fabio Grossi
…E AL PICCOLO ELISEO
19 ottobre / 14 novembre 2010
ERODIADE
Maria Paiato
testo Giovanni Testori
regia Pierpaolo Sepe
16 / 28 novembre 2010
PRENDITI CURA DI ME
scritto e diretto da Giampiero Rappa
con Valentina Chico, Andrea Di Casa,
Filippo Dini, Sergio Grossini, Ilaria Pardini,
Giampiero Rappa, Gisella Szaniszlo’
30 novembre / 12 dicembre 2010
LA BOTTEGA DEL CAFFÈ
di Carlo Goldoni
con Massimo Brizi, Filippo Dini, Lisa Galantini,
Alessia Giuliani, Alberto Giusta, Maurizio
Lastrico, Aldo Ottobrino,regia Antonio
Zavatteri
Romeo e Giulietta
Milvia Marigliano
www.teatroeliseo.it
Palcoscenico
42
“QUESTA
SERA SI
RECITA A
SOGGETTO”
O FORSE NO…
LA STAGIONE 2010-2011 DEL
TEATRO STABILE DI GENOVA
VERRÀ INAUGURATA AL DUSE
CON UNO DEI CAPOLAVORI DEL
TEATRO PIRANDELLIANO.
COSA ASPETTATE A
PRENOTARE IL VOSTRO POSTO
IN PRIMA FILA?
di Benedetta Magri, 17 anni
Liceo classico “Da Vigo”, Rapallo (Ge)
teatro non sempre fila tutto liscio. Nell’ultima opera
della trilogia sul teatro nel teatro, Questa sera si
recita a soggetto – di cui fanno parte anche Sei personaggi in cerca d’autore e Ciascuno a suo modo – di
Pirandello, emergono le divergenze sulle scelte che competono al regista e che non sempre gli attori condividono. Sul
palco del Teatro Duse di Genova il 12 ottobre si assisterà,
così, a una vivace discussione in diretta, la scena si muoverà con forza e i toni si faranno sempre più aspri, per mettere in scena un vero litigio e tutta la potenza del metateatro, il cui fascino risiede proprio nel confondere le acque, nel
non far percepire con chiarezza dove termini l’opera teatrale e inizi la realtà. Fin dai tempi più antichi esistevano questi artifici retorici, ma Pirandello li presenta in modo diretto,
veloce e interessante. Gli attori stanno per mettere in scena
la novella pirandelliana Leonora addio!, ma non sono d’accordo con il regista nelle modalità di rappresentazione: non
si può procedere per quadri ben delineati, altrimenti non
emergerà il vero sentimento di gelosia, che caratterizza la
storia.
Rico Verri tiene segregata in casa la moglie Mommina,
perché non potrà mai dimenticare il suo passato poco
dignitoso, e la sofferenza di questa viene alleviata solo
dalla visita della sorella, che sta per recitare nel teatro del
paese Il Trovatore. A questo punto gli attori ritornano alla
realtà e cominciano nuovamente a disquisire sul teatro. Il
regista di Leonora, addio! si chiama Hinkfuss ed è interpretato dal regista stesso di Questa sera si recita a soggetto, Alberto Giusa. Gli attori sono, dunque, calati al
A
massimo nelle loro parti.
La rappresentazione prosegue con il filo della novella finché questa non si intreccia nuovamente con la vita reale
e le problematiche teatrali, in un complesso gioco di contrasti, che porta alla riflessione di Hinkfuss sul teatro, in
cui si rivendica la necessità di esplorare tutti i generi in
un’unica opera: la commedia, il melodramma e la tragedia. Lo spettacolo è stato prodotto dalla compagnia Gank
in collaborazione con lo Stabile di Genova, gli altri interpreti sono Massimo Brizi, Mariella Speranza, Alessia
Giuliani, Cristina Pasino, Davide Lorino, Alex Sassatelli,
Barbara Alesse, Ernesta Argira, Manuel Zicarelli e Carlo
Sciaccaluga. Le scene e i costumi si devono invece a
Laura Benzi e le luci a Sandro Sussi.
Da martedì 12 a domenica 24
ottobre “Questa sera si recita a
soggetto” è la prima proposta
del Teatro Stabile di Genova, alla quale si
può partecipare con tutti gli abbonamenti.
Orari: 20.30 nei giorni feriali, 16.00 la domenica al Tetro Duse.
A partire dal 5 ottobre si potrà prenotare:
23,50 euro nel primo settore, 16,00 euro nel
secondo.
Live
43
CENTRO
UN’ALTRA
VOLTA,
LIGA!
LUCIANO LIGABUE TORNA NEGLI
STADI COL TOUR “ARRIVEDERCI,
MOSTRO!” E REGALA ANCORA
EMOZIONI IN TUTTA ITALIA, CON LA
SAGGEZZA E LA SFACCIATAGGINE DEI
GRANDI ROCKER. NOI DI ZAI.NET
ERAVAMO ALL’OLIMPICO DI ROMA:
ECCO COM’È IL LIGA DAL VIVO
foto di Jarno Jotti
di Francesco T., 17 anni
Liceo classico “Giulio Cesare”, Roma
uando lo vedi entrare trionfante sul palco, per
prima cosa pensi che quest’uomo è epico. Ma
non come Ettore o Achille: epico come Omero,
che quegli eroi cantava.
Luciano Ligabue con “Arrivederci, mostro!” (stesso nome
per tour e disco) conferma d’aver raggiunto la maturità,
ma anche che ha ancora molto da dire. La prova è arrivata con i due concerti di apertura allo Stadio Olimpico di
Roma, il 9 e 10 luglio, e la sorpresa arriva all’inizio.
Ti aspetti che cominci come sempre con Certe notti e invece infila tre pezzi del nuovo album (Quando canterai la tua
canzone, La linea sottile e Nel tempo), poi prosegue alternando brani cult come Bambolina e barracuda alle novità,
più numerose del solito, per un totale di 24 canzoni.
La maturità si vede nel titolo del concerto: i mostri,
spiega, «sono le paure con cui chiunque matura la propria visione del mondo». Forse a cinquant’anni lui li
conosce abbastanza da poterli salutare, non con un
addio (sarebbe troppo) ma con un prudente e realistico
“arrivederci”. I suoi filoni rimangono sempre due, testardi e rocciosi: le donne e se stesso, non per forza nell’ordine. E infatti se provi a cantare i suoi brani più
famosi, vedrai che escono fuori Le donne lo sanno e
Questa è la mia vita, Piccola stella senza cielo e Tra
palco e realtà. Lui capisce che i fan lo sanno e te lo dice
in faccia, sicché quando canta Sulla mia strada vuole
urlare al mondo d’essere orgoglioso di quel che è e di
come lo è, se ne frega di chi lo critica e di chi all’opposto lo vorrebbe “ancor più Liga”: è una delle sue canzoni più vere e non fa niente per nasconderlo.
Mancano gli effetti speciali a cui eravamo abituati: nel
tour “Elle Elle Stadi” del 2008 spiccavano sul palco pannelli solari e pale eoliche, mentre ballerine svolazzanti
Q
a quindici metri d’altezza precipitavano con grazia nel
vuoto lasciandoti impietrito. Stavolta ci sono lui, i suoi
musicisti e tre maxischermi ad accompagnarlo con giochi di luci, vero esercizio di stile degli scenografi.
La forza del live sta nella sua voce, in gran forma e
migliorata rispetto alle esibizioni all’Arena di Verona nel
2009; sta nella band, ormai un meccanismo collaudato
di virtuosi un po’ pazzi; sta anche nel vedere un intero
stadio che canta per ore all’unisono, ognuno con la propria emozione dentro ma tutti con la stessa voce.
Insomma, è molto meglio sentirlo dal vivo che sul cd
per l’alta qualità dell’esibizione.
Nel corso dello spettacolo lancia messaggi politici senza
avere la presunzione di fare il Celentano: mette le cose
in chiaro dicendo no alla privatizzazione dell’acqua
(pazienza se la faccenda non sta proprio così) ma la sua
voce roca pare un borbottio di buon senso. Con
Buonanotte all’Italia mostra il suo pantheon personale:
Enzo Ferrari e Valentino Rossi, Falcone e Borsellino, Totò
e Fabrizi, Rino Gaetano e De André, Pertini e la
Nazionale ’82, Modugno e Lelio Luttazzi – piccolo omaggio a un grande showman appena scomparso. In fondo
sono personaggi che danno un senso all’italianità di
oggi, Ligabue è uno dei pochi a capirlo.
Alla fine, se ci pensi, quand’è che un concerto può dirsi
riuscito? Quando all’uscita sei senza più voce, ti fischiano le orecchie e ricordi a memoria tutte le canzoni. E
allora hai fatto centro un’altra volta, Liga!
Nel corso dello spettacolo lancia
messaggi politici senza avere la
presunzione di fare il Celentano… La
sua voce roca pare un borbottio di
buon senso
Musica
44
MACEDONIA POP
AL BREAKOUT
FESTIVAL
AVREBBE DOVUTO TENERCI COMPAGNIA PER TUTTA L’ESTATE, MA
QUEST’ANNO DEL BREAKOUT FESTIVAL ABBIAMO AVUTO SOLO UN
ASSAGGIO. PER FORTUNA L’ANTIPASTO ERA PIÙ CHE GHIOTTO…
di Ida Duretto e Giorgia Marras, 17 anni
Liceo classico “Colombo”, Genova
renta grandi nomi della musica italiana ed internazionale nel parco ottocentesco di Villa Serra, a
Sant'Olcese (Genova): è – o, meglio, sarebbe
stato – il Breakout Festival, appuntamento di risonanza
nazionale, e non solo, che alla sua seconda edizione è
già diventato punto di riferimento per i musicofili di
ogni età. Doveva durare tutta un'estate: Radio Jeans ha
fatto in tempo a seguire Simone Cristicchi, i Meganoidi
e gli Ska-P. Dopodiché, improvvisamente, il 25 giugno
è calato il sipario sul Breakout Festival 2010 di Villa
Serra di Comago, tra amarezza e polemiche. Colpa, a
detta degli organizzatori, dei finanziamenti tardivi e
della pioggia che ha portato a Sant'Olcese meno pubblico del previsto. L’azienda Mr. Wolf di Omar Bertolla,
che del festival è anche direttore artistico, accusa gli
enti pubblici di non aver sostenuto l'iniziativa. Il
Comune smentisce: «I finanziamenti sono stati previsti,
ma non potevano coprire il costo intero del Festival –
dice l’assessore alla Cultura, Andrea Ranieri –. Mi dispiace molto che debba chiudere una manifestazione
così, ma dobbiamo entrare nell’ottica che soldi per la
cultura ce ne sono sempre meno, sia per i tagli dei trasferimenti agli enti locali sia per la difficoltà, in periodo
di crisi, che anche le aziende hanno nello sponsorizzare queste iniziative».
Il brutto episodio riapre una polemica che spesso si fa
sentire a Genova: è la città che non vuole crescere, il
pubblico che non partecipa abbastanza calorosamente,
o gli organizzatori che non ci sanno fare? Certo è che la
delusione resta tra tutti gli appassionati, che si attendevano un'estate all'insegna della buona musica. Il
primo concerto a saltare è stato quello di Juliette Lewis,
T
in programma il 25 giugno. Annullate anche la serata
heavy metal con Airbourne, Sadist e Labyrinth e le esibizioni di Il Teatro Degli Orrori, Oi Va Voi, Afterhours,
Elio e le Storie Tese e Roy Paci e Aretuska, Gogol
Bordello, The Wailers e Goran Bregovic.
L’intervista con Cristicchi
Artista originale e fuori dagli schemi, Simone Cristicchi
si è esibito sul palco di Villa Serra con i suoi nuovi toni
“un po’ rock”. Nel dare il via al Breakout Festival, canta
proprio Genova brucia e riapre le polemiche sul G8, sfidando la censura.
Come mai sei qui al Breakout Festival?
«Semplicemente perché mi hanno invitato. Sono felice
perché questa è una serata speciale. È la prima data
della mia tournée e sul palco con me ci sarà Don Andrea
Gallo. Io e lui ci siamo conosciuti dopo Sanremo e
abbiamo fatto una serata insieme. Si presentò a me
portandomi una rosa rossa, un regalo da parte dei
ragazzi della sua comunità. Da lì è nata un’amicizia e
una stima reciproca. E ora lui ha scritto un appello, sottoscritto già da moltissimi artisti italiani, in difesa della
canzone Genova brucia: un gesto che vuole tutelare la
libertà d’espressione».
A proposito di Genova brucia, cosa ne pensi della censura in Italia? La canzone può essere importante per
trasmettere un messaggio?
«Oggi in Italia la censura sta diventando un problema, persino i blog possono essere censurati, se criticano il governo. Si sta delineando una situazione agghiacciante che ricorda i tempi del fascismo. Ma la censura in Italia non è tanto
costituita dalle leggi quanto da una sorta di autocensura. Si
preferisce tacere, parlare d’altro. Marco Travaglio le definirebbe “armi di distrazione di massa”. Ispirata a questo tipo
di fenomeno è la canzone Meno male.
45
Le mie canzoni, sotto un’apparenza molto semplice,
sono in realtà un escamotage per far riflettere. Non è
detto che un pezzo orecchiabile sia necessariamente
privo di contenuti. La canzone poi, come nel caso di
Genova brucia, può servire anche a ricordare. Un paese
che non ha la memoria non può decifrare il presente né
pensare a un futuro».
Come definisci il tuo genere di musica così originale?
«Definisco i miei dischi una macedonia del pop. Il pop
racchiude moltissime sfaccettature della musica popolare. Nei miei concerti si trasforma tutto in qualcosa di più
teatrale: tra un pezzo e l’altro faccio dei monologhi.
Creo un’unica grande storia in cui le canzoni sono i
momenti musicali. Il mio ultimo concerto ha un impatto
molto rock, ho riarrangiato alcuni brani perché mi divertiva l’idea di stupire il pubblico».
Nella canzone Meteora parli della fama raggiunta attraverso
i reality show. Tu in che modo sei diventato famoso?
«La mia voglia di farmi ascoltare sfociava in piccole esibizioni nei locali di Roma, la mia città, dove ho suonato per circa dieci anni. Se da un lato questo mi ha aiutava ad acquisire una tecnica, il senso del palco, nello
stesso tempo creava in me una sorta di ansia, perché
suonare per dieci anni è come raggiungere una laurea.
Da questo piccolo dramma, che vivono tanti artisti
emergenti, che non riescono ad avere visibilità, nacque
la canzone Vorrei cantare come Biagio: un urlo d’aiuto
alla discografia e al mondo dello spettacolo. Gli spazi di
visibilità per i giovani artisti sono sempre meno. Non mi
sento di condannare i reality show, dove molti ragazzi
arrivano pur avendo del talento, con poca esperienza.
Vorrei, però, avvisare che si tratta di un meccanismo
abbastanza perverso: un “tritacarne”. Tanti artisti che
sono passati da lì, infatti, sono ritornati nell’anonimato.
Progetti?
«All’estero ho avuto diverse esperienze. In autunno
andrò in Russia dove presenterò un monologo, I Romani
in Russia. Si tratta del racconto della campagna di
Russia del 1941-43, nella quale 229.000 ragazzi furono
mandati dal fascismo a combattere una guerra che non
aveva nessun senso».
IL CONCERTO
Già da un paio d'ore Villa Serra ha iniziato
a popolarsi di giovani. Finalmente ecco
salire sul palco un ragazzo dagli inconfondibili riccioli scuri: Simone Cristicchi, coinvolgente come sempre.
Il concerto si apre con i pezzi più famosi,
da Vorrei cantare come Biagio a Meno
male, arrangiati in chiave più rock per l'occasione. L'emozione sale ancora quando
l'artista dedica alla nostra città la canzone
composta dopo il G8 del 2001, censurata
ed infine cantata nel concerto a sostegno
dell’Onda nel 2008: Genova brucia. Non
mancano riferimenti a problematiche
attuali, come il brano Legato a te, ispirato
al caso Welby, oltre ai pezzi dell'ultimo
album: è il caso di Meteora, a proposito
dei giovani artisti alla disperata ricerca di
successo, o de L'ultimo valzer, commovente poesia dedicata all'amore fra due
anziani, vincitrice, tra l'altro, del Premio
Mogol 2010. A sorpresa compare sul palco
anche un ospite d'eccezione, Don Gallo,
diventato amico e ammiratore di
Cristicchi dopo il successo di Ti regalerò
una rosa, coronamento dell'impegno portato avanti dal cantautore romano con
l'album Dall'altra parte del cancello. Don
Gallo coglie l'occasione per esortare i giovani a difendere la pace e le conquiste
delle passate generazioni, prima fra tutte
la nostra Costituzione.
Laura Santi Amantini, 17 anni
Simone Cristicchi in compagnia delle nostre
giovani reporter; nella pagina accanto, un
momento dell’esibizione durante il
Breakout Festival.
Per ascoltare le altre interviste realizzate da Radio Jeans
nel corso del festival e per vedere le foto, connettiti a
www.radiojeans.net/it/villaserrabreakout!
Recensioni
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LIBRI
IL PALAZZO DELLA MEZZANOTTE
Di Carlos Ruiz Zafon, Mondadori, 299 pagg., 19 euro
LIBRI
II PROGETTO TRINITY
Di Greg Iles, 501 pagg.,11.50 euro
«Mi chiamo David Tennant, sono un medico, insegno etica alla facoltà di Medicina dell'Università della Virginia, e se
state guardando questo video, significa
che sono morto...». Sono le parole di un
video-messaggio lasciato dal protagonista del libro poco prima di gettarsi in
una fuga picaresca. Tennant rischia, infatti, la vita poiché è rimasto l'unico a custodire il segreto
celato dietro i complicati meccanismi di un supercomputer,
“Trinity”. Questo dispositivo, ideato dal megalomane Godin e da un’élite di scienziati, rischierebbe di mettere in
pericolo l'intera razza umana se cadesse nelle mani sbagliate. Il professore inizia così una corsa contro il tempo
per informare il mondo circa i pericoli del computer, inseguito dalla spietata agenzia per cui lavorava: l'NSA. Quando poi comincia ad avere delle forti crisi di allucinazioni,
decide di intraprendere un viaggio a Gerusalemme, cercando di far luce sul vero significato di quelle visioni. I
giorni passano e David deve trovare le risposte alle sue
domande, prima che si verifichi l'irreparabile... L’autore del
romanzo, Greg Iles, è riuscito a mescolare due elementi,
scienza e religione, senza cadere nella loro contrapposizione manichea e banale, che caratterizza molta narrativa.
Dalle pagine emerge anche un attento esame etico sui risultati che la scienza un giorno potrebbe ottenere, e sulle
loro estreme conseguenze: un argomento ampiamente discusso anche ai giorni nostri e sul quale governi, religioni
e scienza si confrontano ormai da secoli.
Un motivo per leggerlo: Il libro è adatto a ogni età e
coinvolge fin dalle prime pagine, immergendo il lettore in un futuro non troppo lontano e, soprattutto, non
troppo irrealistico.
Un motivo per non leggerlo: Alcune parti del libro potrebbero risultare un po’ complicate.
Luca Savio, 18 anni, Torino
Nelle intricate vie di Calcutta Ben, un
sedicenne che vive nell’orfanotrofio
della città, vede strane figure durante
la notte. Nel frattempo è consapevole
di dover abbandonare presto quella
che per tanti anni è stata la sua casa
per entrare definitivamente nell’età
adulta. Così, mentre crede che la sua
strada si dividerà da quella dei suoi amici, una ragazza si
presenta all’orfanotrofio e sconvolge la sua vita, rivelandogli particolari oscuri del suo passato che incredibilmente è comune ad entrambi. Ambientato negli anni Trenta, il
romanzo ha un intreccio sorprendente, un linguaggio semplice, immediato. Un libro che non parla solamente di misteri, ma insegna anche a vedere la realtà attraverso gli occhi dei ragazzi. Zafon ancora una volta ci proietta in un
mondo favoloso, popolato da sinistri individui pronti a
gettare scompiglio nelle vite degli altri personaggi.
Un motivo per leggerlo: Se vi piacciono le storie piene di enigmi.
Un motivo per non leggerlo: Se vi avvicinate per la prima volta alla lettura di Zafon; in tal caso meglio cominciare con “L’ombra del vento”.
Chiara Castellani, 17 anni, Roma
VIDEO
WHATCHA SAY
Di Jason Derulo
Mai Mtv Pulse ebbe più ragione a mandare in rotazione un video quanto con
quello di In my head di Jason Derulo.
Quando si dice che il talento non conosce confini: Jason, ventenne di Miami, comincia il suo percorso nel mondo della musica fin dall’infanzia (a 8
anni compone la prima canzone!) e dai
17 anni in poi non conosce freni tra vittorie di importanti premi accademici e collaborazioni per testi di famosi
artisti del panorama R'n'B americano. Questo è il suo album di debutto, dieci tracce di pura arte, a metà strada
tra l'innovazione e la tradizione del genere. Frutto di otto mesi di reclusione in studio, riescono a farci capire che
il caro ragazzo è da tenere decisamente d'occhio. Se
amate il genere non fatevi sfuggire il primo singolo con
cui si è fatto notare negli States: Whatcha say.
Un motivo per vederlo: Vi piace il genere e aspettavate
da tempo un simil Ne-Yo di egual talento!
Un motivo per non vederlo: Se odiate l'R'n'B americano.
Lady Iron, 19 anni, Firenze
Z a i . n e t è p e r i l d i r i t t o d i c r i t i c a … v o t a , c o n s i g l i a , s t ro n c a f i l m ,
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TEATRO
CD
THE GREAT PROVA
VESTIRE GLI IGNUDI
Di Arbe Garbe & Eugene Chadbourne, giugno 2010,
CPSR PRODUZIONI
Regia di Luca De Fusco con Gaia Aprea, Enzo Turrin,
Anita Bartolucci, Alberto Fasoli.
Un disco decisamente sorprendente da
una band che, più che una scoperta, è
stata un fulmine a ciel sereno. Gli Arbe
Garbe sanno come stupire e come far
ballare! Dopo quindici anni di attività,
oltre 400 concerti in tutto il mondo e
cinque produzioni discografiche, ritornano adesso con il loro nuovo lavoro. Album registrato dal vivo il 27 febbraio,
durante una data del Mala Yerba Never Dies Tour, in cui la
band si è incontrata con il noto chitarrista underground
statunitense Eugene Chadbourne. Gli stili musicali vorticano nell’album in maniera costante intersecando senza sosta folk, punk, free-jazz e country. Anche le lingue in cui
questa energia viene veicolata non possono non risentire
della varietà cui ci ha abituato con il loro sound: dall’americano allo spagnolo, passando per il friulano e il dialetto slavo delle valli del Natisone. Insomma, una girandola di suoni, di colori, di immagini evocate e di emozioni
che questo The great prova non può non farvi provare. Diretto, sperimentale e volutamente non perfetto proprio nell’ottica della ricerca di quelle prospettive originali e contaminazioni che sono le parole d’ordine nella carriera di
Chadbourne e degli Arbe Garbe.
Un motivo per ascoltarlo: Se amate ogni genere di musica e vi fanno impazzire gli esperimenti ben riusciti!
Un motivo per non ascoltarlo: Se siete fortemente affezionati ai canoni… canonici!
“Morire nudi e soli”: è questa la sorte
di tutti coloro che non hanno saputo
uniformarsi alla massa, adattarsi a una
società fatta di apparenze. Per sfuggire
a questo crudele destino, la giovane Ersilia, oppressa da un difficile passato,
tenta, nel momento del suicidio, di riabilitare la propria immagine attraverso
un’intervista. La ragazza, di fronte al giornalista, indossa
una maschera tracciando un commovente e falso ritratto di
sé; non immagina che sarà costretta a portare, anche da
viva, la veste che aveva confezionato per la propria morte.
Il suo tentativo di suicidio, infatti, sarà sventato e la giovane si troverà nuovamente intrappolata in una vita dalla
quale avrebbe voluto fuggire.
La società borghese impone come intrinseco principio il
“mentire sociale”: solo chi si comporta come gli altri si
aspettano da lui sarà rispettato e avrà successo. Ersilia,
che non riesce e, forse, non vuole sottostare alle convenzioni sociali non regge al peso della continua finzione. Pirandello, influenzato dai saggi di Binet, indaga nel profondo la psicologia dei personaggi.
Un motivo per vederlo: Il relativismo gnoseologico e la
conseguente frantumazione dell’io sono brillantemente espressi dalla scenografia.
Un motivo per non vederlo: Se siete affezionati alle vostre incrollabili certezze.
Chiara Colasanti, 19 anni, Perugia
Ida Duretto, 18 anni, Genova
DA NON PERDERE
Un’adorabile coppia
Di Virginia Rowans, Mursia, 228 pp, 17 euro
"Quando insieme a Mary abitava nel piccolo appartamento di New York sognava di diventare uno scrittore. Ora vive
a Riveredge, l’esclusivo quartiere residenziale sull’Hudson, e fa il pubblicitario".
"Quando insieme a John abitava nel piccolo appartamento di New York faceva l’arredatrice.
Ora vive a Riveredge, l’esclusivo quartiere residenziale sull’Hudson, e fa la moglie".
Operazione vintage per la casa editrice Mursia, che ha appena riproposto al suo pubblico (dopo la pubblicazione del 1958 con titolo "Una coppia a New York") una stravante e travolgente commedia familiare scritta da Virginia Rowans, pseudonimo di Edward Everett Tanner III
(1921-1976), appunto, cinquant'anni fa. Un best-seller double-face, per essere precisi, che mette al centro una crisi matrimoniale raccontata da un lato del libro da lei, la moglie, dall’altro lato da lui, il marito, con tanto di doppia copertina. Un gioco narrativo che in maniera divertente
e arguta mette in luce le idiosincrasie della vita di coppia, senza diventare mai troppo serio o
veramente corrosivo.
Valentina Pedrini, 17 anni, Matera
l i b r i , m u s i c a e a l t r o s u i s i t i w w w. z a i . n e t e w w w. s t r o n c a . n e t
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GIOCHI DI RUOLO:
Pronti per provarli dal vivo?
COSTUME &
SOCIETÀ
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VIAGGI:
Una cartolina da Istanbul
Giochi di ruolo
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VOGLIO ESSERE
UN TROLL!
VI SIETE TROVATI NEL MEZZO DI UNA BATTAGLIA MEDIEVALE NEL
CAMPETTO VICINO CASA VOSTRA? POTRESTE NON AVER AVUTO LE
ALLUCINAZIONI: FORSE SI STAVA DISPUTANDO UN GRV
Fotoservizio di Jessica Tesone, 18 anni
Istituto “Virginia Woolf”, Roma
uante volte vedendo un film vi siete immedesimati nel protagonista sentendo di vivere le sue
stesse emozioni? Quante volte leggendo un libro
avete sperato in un finale diverso?
Scommetto che spesso capita anche a voi di chiudere gli
occhi vagando con la mente in quel mondo che esiste
solo nella vostra fantasia. Il grv, alias “gioco di ruolo dal
vivo”, vi permette di essere chiunque voi vogliate, di vivere ciò che altrimenti sarebbe rimasto solo nella vostra
testa. Le sorti della storia sono determinate dalle vostre
azioni! Ma adesso proviamo a entrare nel cuore del nostro
gioco, per capirne le regole e fornire ai curiosi qualche
buona ragione per diventare bravi.
Ogni giocatore (anche detto pg, cioè personaggio giocatore) è libero di scegliere il ruolo che vuole assumere all'interno della trama: dall’orco barbaro al glorioso
paladino elfico che combatte per i suoi ideali, passando per il mago immerso nei suoi libri, le varianti sono
suggerite e limitate solo dalla sua fantasia.
Molta importanza assume, naturalmente, l’interpretazione, poiché il personaggio dovrà simulare accuratamente
tutte le sue azioni: maneggiando un’arma dovrà accusarne il peso, quando verrà colpito dovrà fingere di sen-
Q
Uno dei protagonisti del grv descritto da Jessica; nella foto in
alto, un momento della battaglia disputata nella piana di... Testa
di Lepre, vicino a Fiumicino, Roma.
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comunali come parchi e foreste – naturalmente il posto
in cui si gioca deve essere lontano da occhi indiscreti
per evitare che i passanti rimangano spaventati dalla
foga della battaglia – mentre per quelli annuali si ricostruiscono vere e proprie location: non mancano taverne e locali, ma anche mura di cinta all’interno delle
quali ogni giocatore può predisporre orti, botteghe di
lavoro, ambasciate ecc. Tutto ha come fine quello di rafforzare l’impatto visivo: anche le tende sono dell’epoca
o camuffate per sembrarlo.
Io stessa sono una giocatrice di ruolo ormai da qualche
anno e vi porto la mia testimonianza essendo appena
tornata da un evento che ha visto la partecipazione di
ragazzi da tutta Italia e non solo, la “Festa del drago”,
che si è tenuto a Testa di Lepre, frazione di Fiumicino in
provincia di Roma ed ha visto la partecipazione di ben
400 ragazzi. Fidatevi di me quando vi dico che è stata
una cosa meravigliosa. Calandomi nella parte ho potuLa creatività non ha fine. Il cannone
spara realmente... ma palle di gomma
Jessica nei panni di un’elfa
tire dolore alla ferita. Insomma, quello che vedi è quello che è. L’impatto visivo stimola a tal punto la fantasia
dei giocatori che sono sorti un po’ ovunque negozi che
si occupano della vendita del materiale da grv come
armi in lattice, vestiti d'epoca e protesi (per creature
non umane come orecchie, nasi, parrucche ed altro
ancora) – sempre che non si decida di affidarsi alla propria fantasia cimentandosi con ago e filo. Insomma, il
grv è il momento in cui la fantasia si trasforma in un
hobby sano e corretto.
Vere e proprie location
Solitamente per gli eventi mensili si utilizzano spazi
L'avatar del drago nero
Giochi di ruolo
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L'avatar del drago verde
to vivere l’emozione dell’attimo che precede la battaglia
ed è stato proprio in quell’istante che mi sono resa
conto di essere nata forse nel secolo sbagliato. Per
qualcuno è una follia, per altri un gioco come un altro,
ma per me e per altri milioni di persone in tutto il
mondo il gioco di ruolo dal vivo è diventato una passione che ci unisce profondamente.
In principio erano i Cavalieri dello Zodiaco…
«Se mi chiedono cos'è per me un grv domando loro
qual è il significato di purezza, libertà, espressione, fantasia e divertimento – ci dice Alessandro Fanella, 25
anni, studente universitario e musicista – Purezza perché non stiamo parlando di Playstation o di qualsiasi
altra deviazione tecnologica, qui si può correre per i
prati, si vive tutto di persona, esperienza a pelle.
Libertà perché tu e solamente tu decidi per la tua persona, ciò che vuoi sembrare o essere, seguendo qualsiasi forma di valore o idea. Espressione poiché puoi
comunicare come più naturale ti riesce. Fantasia perché
quanto di squallido propone la realtà in quel momento
puoi annullarlo e riviverlo. Divertimento perché il fine di
questa piccola avventura è sempre e solo il sorriso.
Cosa si può volere di più da un gioco?».
«Se penso al gioco di ruolo dal vivo, penso a come la
mia vita sia cambiata – ci racconta Andrea Bray, 25
anni, studente universitario – Intendiamoci, non ho
visto la luce su un'immaginaria via per un'immaginaria
Damasco, ma quel che è certo è che da un certo punto
in poi tutte le persone che hanno avuto un ruolo significativo nella mia vita le ho incontrate tra spade di
gomma e scudi di cartone. Certo, per chi come me da
piccolo sognava di diventare un Cavaliere dello Zodiaco
approdare al grv era quasi scontato, direte voi, ed io non
posso che darvi ragione! La mia passione per questo
gioco, nel corso degli ultimi dieci anni, mi ha dato molto:
dalle soddisfazioni di quando appena maggiorenne gestivo una delle – allora – tre più grandi associazioni romane, alle amicizie che ancora mi tengo strette».
A onor del vero, va detto che il mondo del gioco di
ruolo non è tutto rose e fiori, come non lo è nessun
mondo che conta più di quattro abitanti. Sulle cause,
sui motivi e sugli sviluppi dovrei versare più inchiostro
di quanto chi legge è disposto a tollerare, quindi mi
riservo di riparlarne a tempo debito; ma quel che posso
sottolineare è che per quanto dall'esterno possa sembrare strambo, problematico o spaventoso, superata la
coltre di trucco e finte lame si mostra per quello che è:
un gioco. Questo è il pensiero che accomuna milioni di
giocatori di ruolo. Ragazzi di etnie diverse, provenienti
da diversi quartieri, città e a volte anche diverse nazioni, persone che altrimenti non avrebbero mai incrociato
le loro strade, matrimoni che non si sarebbero mai celebrati, sorelle che non si sarebbero mai trovate, eventi
nati da quel regno di assoluta fantasia a cui noi tutti
dobbiamo molte cose.
PER COMINCIARE
Ecco i nomi e gli indirizzi di alcuni negozi che vi aiuteranno a equipaggiarvi al meglio e ad entrare in contatto con le varie associazioni. Non sottovalutate Facebook e gli altri social network!
La Fucina del Drago - via Luigi Arnaldo Vassallo 47/49, Roma
Le Rune - Mytholon Italia - via Casoria, 45, Roma
Associazione Culturale Alcabh - via Luigi Arnaldo Vassallo, 66, Roma
È la stampa, bellezza!
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FARÒ
DEL MIO
PEGGIO
NEWS!
IL GIORNALINO DEL LICEO
SCIENTIFICO “ORAZIO GRASSI” DI
SAVONA CONTINUA A FARE
SCINTILLE. TANTI I
RICONOSCIMENTI OTTENUTI E
L’IRONIA SPRIGIONATA DALLE SUE
GIOVANI PENNE
di Giulia F., 17 anni
Liceo classico “Galilei”, Pisa
i discute tanto nel nostro Paese di stato di salute
dell’informazione, ma forse sono in pochi a sapere
che c’è un settore che non solo non langue affatto,
ma che, anzi, gode di ottima salute! Stiamo parlando dei
giornali scolastici: ne nascono ogni anno di nuovi e sono
tante le aspiranti redazioni studentesche che si rivolgono
a Zai.net per chiedere dei consigli. Così, anche per loro,
siamo andati a cercare la testimonianza dei redattori del
«Farò del mio peggio news», ultimamente insignito di
numerosi riconoscimenti.
«Farò del mio peggio» è un nome buffo per un giornale, ma
non si tratterà certo di una dichiarazione programmatica...
«L'idea è venuta quando, guardandoci in faccia, ci siamo
accorti che una redazione come la nostra non poteva fare
altro che "il proprio peggio"! Così è nato il nome che
mette in evidenza il fatto che, anche dedicandoci ad argomenti importanti e di spessore, la nostra Redazione ha
prima di tutto una vena d'ironia! Ancora adesso ci impegniamo a fare del nostro peggio, perché alla fine sembra
che sia questo che vogliono i nostri lettori».
Volete parlarci dell'ultimo riconoscimento ricevuto? Quanti
erano gli istituti in competizione?
«È arrivato da Alboscuole, un concorso nazionale a cui
partecipano tutti i giornalini scolastici d'Italia; le cento
migliori redazioni, tra cui la nostra, sono state invitate a
Chiangiano e una nostra compagna, Alessia Parodi, è
stata nominata tra i migliori venti giornalisti su 25000! Un
altro recente riconoscimento ci è stato assegnato dal quotidiano “Il Secolo XIX” in occasione della festa finale del
progetto “Giornale in classe 2010”. A partecipare ci sono
state molte scuole, primarie, secondarie di primo e di
secondo grado, che sono state premiate, come noi, per
“l’eccellente lavoro svolto in Redazione”».
S
Come sono i rapporti con gli altri giornali scolastici?
«Sono tutti buoni e ne abbiamo parecchi, a partire da “La
Marmaglia”, giornale indipendente di Piacenza che sta tentando di costruire una rete nazionale di giornalismo studentesco e non è legato a nessuna scuola, per arrivare al
“Noi News”, giornale dell’Istituto “Einaudi” di Genova. Poi
abbiamo contatti con molte associazioni ed organizzazioni,
prima fra tutte l’Associazione Nazionale di Giornalismo
Scolastico “Alboscuole”, che ci aiuta e ci sostiene fin dal
primo anno in cui è nato il nostro giornale».
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Identikit del lettore ideale del "Farò del mio peggio"... e
del lettore reale.
«Il lettore ideale è critico, ha voglia di approfondire le
notizie, di ragionare con la propria testa, di affrontare
argomenti importanti, di leggere qualsivoglia argomento e
di analizzare tutti gli articoli nel dettaglio, a differenza del
lettore reale che, molto spesso, legge le “cavolate” dei
professori e completa il cruciverba in fondo. Però, spezzando una lancia a favore dei giovani, siamo un giornale
di ragazzi, fatto da ragazzi perché venga letto dai ragazzi, quindi siamo contenti così!».
È facile conciliare gli impegni scolastici con quelli redazionali? Come vi dividete il lavoro? La collaborazione dei
compagni è solerte o va continuamente stimolata? E i
docenti guardano con simpatia la vostra attività?
«Conciliare gli impegni redazionali con quelli scolastici
solitamente non è un problema, ma diventa più impegnativo quando si avvicina l'ora terminare il modello del giornale e inviare il file alla tipografia per la stampa. Per dividerci il lavoro abbiamo una struttura stabilita all'inizio
dell'anno scolastico, ovvero: un caporedattore, un corsivista, un'editorialista, due ragazze che si occupano delle pubbliche relazioni, un addetto stampa, oltre ai diversi collaboratori, di altre classi, che ci inviano i loro articoli (che hanno
la precedenza rispetto ai nostri). Tutti in classe collaboriamo
attivamente al giornalino, come anche alcuni ragazzi delle
altre classi – che però hanno bisogno di un po' di "incoraggiamento" da parte nostra. Alcuni insegnanti ci sostengono ed incoraggiano, oltre a leggere il giornalino e farci
complimenti, mentre ad altri il nostro progetto non piace e
così esprimono critiche cercando di ostacolarci».
Nell'ultimo numero, in effetti, parlate con una certa insistenza di detrattori che criticano il vostro operato. Ci spiegate meglio cosa è successo? Il quarto potere fa paura
anche nel piccolo?
«Sinceramente speriamo che le denigrazioni a cui siamo
soggetti non derivino dal "quarto potere", altrimenti la
situazione sarebbe davvero drammatica! Ovviamente
come qualsiasi giornale siamo soggetti a critiche. Quelle
costruttive sono sempre ben accette, perché cerchiamo
sempre di migliorarci per adattarci alle esigenze dei lettori. Il problema nasce quando le critiche hanno il fine di
metterti in cattiva luce spargendo dicerie senza fondamento. Ci è stato detto che non pubblichiamo articoli di
ragazzi esterni alla Redazione, quando la realtà è che
pochi ragazzi oltre a noi nel Liceo scrivono, e i pochi che
scrivono hanno sempre uno spazio sul nostro giornale,
anzi nell'ultimo numero sono più gli articoli degli esterni
che i nostri. Ci è stato detto, sempre da fonti anonime,
che copiamo gli articoli da Internet... e che compriamo i
riconoscimenti! Di fronte a tali affermazioni la miglior
risposta sono i complimenti che riceviamo dall'esterno e
gli apprezzamenti dei lettori che ci invitano ad andare
avanti, nel nostro stile, sempre peggio!»
Ci raccontate un aneddoto, un episodio che non dimenticherete facilmente?
«Non dimenticheremo mai quando nel 2007, la prima volta
che siamo stati premiati da Alboscuole (c’era la vecchia
redazione, composta da giornalisti che lo scorso anno si
sono diplomati passando a noi la direzione del giornalino),
il Presidente dell'Associazione ha detto di aver pensato a
uno scherzo subito dopo aver visto il nome della testata»:
Qualcuno tra voi coltiva il sogno di diventare giornalista?
«Uno dei fondatori, Roberto Palermo (ora studente alla
Facoltà di Ingegneria Informatica all’Università di Genova),
pensa di iscriversi all’Albo dei giornalisti, probabilmente
per coltivare questa strada come hobby; il nostro caporedattore, Andrea Quinci, che impagina anche il giornale,
vorrebbe lavorare, ad esempio, come poligrafico. Spiccate
doti di comunicazione e di linguaggio caratterizzano la
nostra responsabile delle pubbliche relazioni, Eleonora
Poggi, e l’unica ed insostituibile Alessia Parodi, la nostra
editorialista, che riesce sempre, nei suoi articoli, a rispondere alle critiche in maniera diretta senza dare all’avversario opportunità concrete di controbattere grazie a delle
argomentazioni chiare e decise. Questi sono solo alcuni
elementi della nostra redazione, ovviamente abbiamo
anche altri ragazzi con ottime doti giornalistiche, ma
siamo tutti ancora troppo giovani per sapere con chiarezza quale strada prenderemo un giorno, anche perché non
ci sono certezze, il futuro può sempre cambiare».
Un'inchiesta, un servizio che ha fatto scalpore?
«Ha fatto un certo scalpore l'articolo in cui criticavamo il
fatto che il Liceo Scientifico sia stato intitolato ad Orazio
Grassi, grande oppositore di Galiei. Grandi critiche anche
per un articolo del nostro nuovo corsivista, Davide
Carnevale, “Se Darwin scandalizza De Mattei”, in cui egli
si chiedeva in maniera polemica com’è possibile che De
Mattei, noto creazionista, sia a capo del Consiglio
Nazionale delle Ricerche in Italia».
Viaggi
56
PARTIRE CON UN’IDEA,
TORNARE CON UN’ALTRA
L’ESTATE SE N’È ANDATA LASCIANDO PERÒ LA VOGLIA DI UN ULTIMO
VIAGGIO? ISTANBUL, PER TUTTO IL 2010 CAPITALE EUROPEA DELLA
CULTURA, POTREBBE ESSERE LA META ADATTA A VOI
di Antonella A., 18 anni
Liceo classico “Socrate”, Roma
stanbul è una città giovane. Le strade di Taksim, i vicoli di Moda, i viali di Kadıköy sono sempre pieni di
ragazzi. Venire qui è interrogarsi sul proprio futuro, su
quello che sarà il domani, sul concetto di identità e multiculturalità. Sono solo dei ponti a dividere il continente
asiatico da quello europeo, ponti attraversati ogni giorno
da centinaia di persone. Volti e sguardi che si incrociano
mentre si beve una spremuta in uno dei tanti chioschi,
mentre si compra qualche oggetto al Gran Bazar o mentre
si ammira la Torre di Galata. L’occhio di un giornalista,
però, non dovrebbe soffermarsi solo su questi aspetti. Un
occhio critico e allenato dovrebbe guardare oltre, magari
soffermandosi sulla voce della città. Sì, sulla voce. Cosa
dice Istanbul? O, meglio, cosa ci dice Istanbul? Ogni città
parla, e questa lo fa in modo particolare. Istanbul ci induce, per esempio, a ri-valutare il nostro concetto di integrazione.
I
Un caos organizzato
La prima volta pensi che, qui, la vita è più dura che
altrove. Quando si ha una pre-visione, intesa come
un’immagine dettata dal pre-giudizio, il rischio che si
corre è questo. Ma a nessuno si nega una seconda possibilità e Istanbul non la nega: le prime impressioni possono essere sbagliate. Una serata trascorsa in un pub,
al centro della pista giovani come noi. Noi chi? Sempre
gli stessi, quelli che, con una certa ingenuità, si erano
lasciati trasportare dall’idea precostituita che avevano
della società turca. Istanbul è una città confusa. Donne
con il velo, donne senza, modi di vita differenti ma mai
in contrasto. Libertà e tradizione. Perché il caos di
Istanbul è la sua forza. Un’energia propulsiva che sembra irradiarsi anche dalle canne dei pescatori schierati
sul ponte, una delle scene più tipiche che questa megalopoli riserva ai suoi visitatori.
15 milioni di abitanti non sono pochi ma i mezzi per
muoversi sono tanti: il traghetto, che accorcia le distanze fra le due sponde, gli autobus, i filobus, i taxi e i
Dolmuş, taxi collettivi dalle fermate prestabilite, economici e convenienti. È per questo che Istanbul è una città
organizzata. Lo è anche quando si va nelle università,
che ospitano campus moderni e sconfinati. Il canto del
muezzin risuona anche qui. Navigando sul Bosforo,
all’ora del tramonto, i minareti disegnano geometrie
perfette che fanno incontrare cielo e terra. Insieme a
fuoco e aria, sono proprio i quattro elementi a fare da
filo conduttore nel programma degli eventi messo in
agenda per “Istanbul Capitale Europea della Cultura
2010”.
Le donne, le minoranze, la comunicazione
Istanbul è una città colta. Oltre alla sua antichissima
storia, può contare su un valore aggiunto: la cultura
dell’accoglienza. Non sei straniero ad Istanbul, l’ospitalità è radicata nella gente e nelle cose. Il Prof. Scito, di
origine italiana, insegna all’Università di Marmara; con
lui abbiamo discusso sul mondo dei media e della
comunicazione. «Ci sono ancora dei problemi che
riguardano l’influenza dei grossi gruppi industriali sui
media - dice Scito - ma anche qui, come in altri paesi,
la piattaforma più interessante per quanto riguarda il
mondo dell’informazione è internet, il web». Senza filtri
ed in costante evoluzione. «Ci sono molto progetti in
57
ISTANBUL
Capitale Europea della Cultura
Navigando sul Bosforo, allʼora
del tramonto, i minareti disegnano
geometrie perfette che fanno
incontrare cielo e terra
corso, attivati anche tramite i fondi europei, in cui sono
coinvolte le donne, le minoranze ed altri gruppi sociali
svantaggiati - continua Scito - esperimenti molto interessanti che diminuiscono davvero le distanze».
Una di queste realtà è, ad esempio, BIA, una società non
governativa che lavora nel campo dei diritti umani occupandosi soprattutto di comunicazione. L’associazione fa
training e formazione specialmente alle donne con corsi e
seminari sull’etica dei media. “Another communication is
possible”, si legge sul sito (http://bianet.org).
Una voce da ascoltare
Viaggiare, partire, tornare. Qual è, dunque, il messaggio
che Istanbul trasmette? Quale la voce? Con un pizzico di
prudenza, potremmo dire che la voce di Istanbul è una
voce diversa, che non pretende di dare risposte ma che
pone, al contrario, delle domande. La sua confusione, il
suo disordine diventano allora il luogo ideale per ri-considerarla, per vederla sotto una nuova luce. La luce dell’interrogativo e l’immenso valore che questo ha ma che,
spesso, nel quotidiano, si perde. Dire sì o no, mai forse.
Vedere bianco o nero, mai le sfumature. Mettere un punto
fermo invece che un punto interrogativo. Sempre. È qui,
dunque, che Istanbul sembra lanciare un messaggio che
somiglia più a un invito: sicuri di avere le idee chiare? Di
voler mettere un punto fermo? Di conoscere il valore della
domanda, della cultura dell’interrogarsi?
Talvolta lasciare una sospensione può essere davvero utile.
Permette ai nostri pensieri di vagare, andare lontano, vicino,
volare, migrare e attraversare ponti. Non solo per andare
avanti ma anche, quando serve, per poter tornare indietro.
La decisione presa nel 2000 di estendere il
titolo di Capitale Europea della Cultura alle
città di Paesi non ancora membri
dell’Unione Europea, per il periodo 20052019, ha dato l’opportunità alla città di
Istanbul di concorrere per il titolo di Capitale
Europea della Cultura 2010.
Terra, Acqua, Aria e Fuoco sono il filo conduttore della manifestazione. Una scelta
che ha radici molto lontane; l’antica città di
Mileto, in Anatolia, è considerata la culla
della filosofia orientale. I tre maggiori filosofi
della città - Talete (624-546 A.C.),
Anassimandro (610-546 A.C.) e Anassimene
(585-528 A.C.) - hanno provato a comprendere l’universo attraverso i quattro elementi. Talete considerava l’acqua la sorgente di
ogni cosa; Anassimandro pensava che l’infinito fosse la fonte originaria e che i quattro
elementi base derivassero da esso;
Anassimene credeva che l’aria fosse l’origine, insieme agli altri tre elementi. Eraclito, VI
secolo a.C., filosofo di Efeso, considerava il
cosmo come una fiamma sempre viva,
forma
archetipica
della
materia.
L’ispirazione, dunque, non manca.
Una grande opportunità per la città turca dai
tanti nomi: prima Bisanzio, poi Costantinopoli.
Da sempre cosmopolita e crocevia di culture
ed etnie. Uno dei fattori che ha contribuito a
questa scelta, facendola nominare centro
culturale dell’anno, è stata la larga partecipazione da parte dei cittadini che hanno
accolto il progetto con grande entusiasmo:
musica, esibizioni, teatro, design e letteratura
per un calendario che sarà in grado di stupire anche i più scettici. Un’iniziativa che mira a
portare l’arte nei luoghi meno privilegiati del
contesto urbano, nella vita quotidiana dei
milioni di abitanti che popolano questa affascinante metropoli.
Per il programma completo degli appuntamenti: www.en.istanbul2010.org
Tecnologia
58
HOW TO BUILD YOUR
OWN COMPUTER
YOU CAN BUILD A COMPUTER WITHOUT TOO MANY SKILLS, IF YOU BUY THE
RIGHT COMPONENTS AND DON’T HAVE UNUSUAL REQUIREMENTS. IF YOU
BUY PIECES THAT ALL FIT WITH EACH OTHER, IT WILL ONLY TAKE YOU A
FEW HOURS AND THE ONLY TOOL YOU NEED IS A SCREWDRIVER
di Lorenzo Venturini, 15 anni
10th Grade CAS, The International School of Genoa
t is possible to build your own computer. It will probably be more powerful than the computers of most
people you know, and it will also be cheaper. It is
not easy, though, so unless you have good enough to
knowledge, don’t try it. Nonetheless, it’s not as hard as
most people think, so if you have a few hours and a
screwdriver, you can do it without breaking a sweat if
you follow a guide. This is exactly what we try to do
here – giving a guide to follow. Note: this is for creating
a desktop computer. It is possible to build a laptop, but
it is much more difficult and you’ll end up spending
more than if you bought one.
In our opinion, the hardest and most time-consuming is
choosing the parts. A self built computer will need the
following:
Motherboard: this is where every other component connects to;
Case: this is the box it’s inside;
Power supply: if you haven’t guessed from the title, it’s
what gives electricity to the computer;
Processor (or CPU): this is the computer’s main brain;
CPU cooler: it cools down the CPU. Processors have
one already, so you probably won’t need any;
I
Hard drive: main storage memory;
RAM: this is the “fast” memory, which is used to speed
up programs;
Video card (or GPU): does graphics, like photo editing
or video games. Some motherboards have an integrated
one already;
CD drive: you know what it is and what is does.
This is a fairly average self-built system (we’re not including the screen, keyboard, mouse, speakers, etc, just
the main box). If this wasn’t complicated enough, you
have to check if what you buy is compatible with each
other (CPU fits in the motherboard, DDR2/DDR3 RAM,
power supply gives enough power). Now you can understand why we think this is the complicated and time
consuming stage. You can change most of these components later on, anyway, if you don’t like them. As for
the price, we’re talking anywhere between euros 500
and euros 3000 (for extreme systems), with an average
around euros 800-1000.
When you have all your components, start by putting
the processor into the motherboard. This is fairly easy;
just slip it in (pull a little lever next to the slot if it’s
there). Then some coolers have thermal paste preapplied. If so, then just attach it to it and connect the
clips. Otherwise, put a thin layer of thermal paste on
the processor, then attach the heatsink and connect the
clips. Attach the power connector to the one marked
59
CPU_FAN on the motherboard. Then add the RAM. There
are some slots on the side, just insert them there. You
have to hear the click when they attach. You might need
to use some force, don’t worry. Then put the motherboard in the case. There probably were some standoffs
provided with case/motherboard, screw the motherboard into those using the holes in the case and the
board. Then put the power supply in the hole and screw
it into the case. Keep all the power cables disconnected, you’ll use them later. Then put in the graphics card
(if you’ll use one) in the longest slot on the bottom side
of the motherboard, screw it to the case, and clip it to
the slot. Hard drive and CD drive both go into the
stands on the front of the case, then connect them to
the slots on the motherboard (SATA is a relatively small
cable, IDE is a very wide ribbon). Now get the case connectors and connect them to the motherboard (usually
a set of small wires). The motherboard connectors are
usually at the bottom. Finally, you have to connect all
the power cables. There are:
two on the motherboard (one 20/24 pin one for the
E PER CHI NON VA
FORTISSIMO IN INGLESE...
Si può costruire un computer, volendo. Si fa
in principalmente due fasi: la prima (la più
lunga e, spesso, la più difficile) è scegliere i
componenti da mettere nel proprio computer. È un procedimento lungo e difficile perché ci si deve assicurare che tutti i componenti sono compatibili l’un con l’altro. Ci si
deve assicurare, tra le altre cose, che: il processore sia compatibile con la scheda
madre, che la memoria RAM sia del tipo giusto (DDR2/DDR3), che la scheda grafica stia
nel case e che l’alimentatore abbia abbastanza connettori d’alimentazione per essa,
che il dissipatore per il processore sia sufficiente e che stia all’interno del case, e che
ci siano abbastanza connettori IDE. La
seconda parte, che è anche, ironicamente,
la più facile, è costruire il computer stesso.
Oltre ai pezzi, tutto ciò che serve sono un
cacciavite e qualche ora di tempo. È abbastanza intuitivo: l’alimentatore va nel grosso
buco rettangolare nel case, la scheda
madre occupa la maggior parte del case,
tutto il resto ha un apposito connettore sulla
scheda madre e/o un posto adatto nel
case. Tutti i componenti (con la sola eccezione di alcune ventole) devono essere collegati alla scheda madre. La stragrande
maggioranza di questi deve anche essere
collegata all’alimentatore (eccezion fatta
per memoria RAM, dissipatore del processore, alcune schede di espansione, e alcune
schede grafiche a basse prestazioni).Una
volta costruito il computer, si arriva alla terza
fase, spesso tralasciata, e la più noiosa di
tutte: installare i driver (software che dà le
istruzioni giuste ai componenti), se no il computer sarà molto instabile e lento.
board, one 4/8 pin one for the processor);
none, one or two on the graphics card (not all of them
need power connectors, 6/8 pin);
one for hard drive and one for CD drive (thin flat connector for SATA, bigger connector with 4 holes for IDE);
any more for case fans (usually IDE connectors (also
known as molex).
When you’ve done all said above, close the case and
connect a screen, a mouse and a keyboard. Doublecheck your connections and then connect your computer to the power. Say a small prayer, and push the
power button. If it turns on and gives a short beep,
you’re in luck. It works properly. If it doesn’t turn on,
check your case connectors, power supply (it might be
switched off ), and CPU. If it does turn on and give a
series of short or long beeps, then there is a recognized problem. Check your motherboard manual for the
BIOS errors and you will probably find your beep
sequence, and what problem it is. Then, try to solve it.
Check that that component is connected properly and,
if you still can’t identify the problem, replace it. When
you finally get it to work, you’ll have to install an operating system (usually Windows). And then, you will get
into the wonderful world of driver installation, which
will take up all of a week and sometimes more.
Appuntamenti
60
Dal
10
SETTEMBRE
SETTEMBRE OTTOBRE
GENOVA Non è una vera e propria mostra, si
potrebbe definire piuttosto un'esperienza. Si
tratta di Meditazioni mediterraneo. Paesaggi tra
contemplazione e interazione, a Palazzo Ducale,
negli appartamenti del Doge, fino al 7
novembre 2010. Non solo sarà possibile
visitare virtualmente città come Marsiglia o
Napoli, ma – più in generale – lo spettatore
sarà guidato in uno straordinario viaggio
attraverso i paesaggi, i suoni, le arti e i
mestieri di un mare ricco di storia e di
suggestioni. Le installazioni video, che
corrispondono ad un invito alla riflessione e
alla contemplazione, interagiranno con il
visitatore che potrà così “entrare” letteralmente
nel paesaggio.
11
e
12
15
SETTEMBRE
TAORMINA L’unica data siciliana dell’Heart
Alive tour di Elisa avrà luogo nella meravigliosa
cornice del Teatro Antico. Per quest’anno, l’ultima
occasione per vedere la cantante di Monfalcone
esibirsi dal vivo nel nostro Paese: il tour si
concluderà, infatti, con i concerti di New York e
Los Angeles previsti per metà ottobre.
SETTEMBRE
TORINO Le vacanze non sono bastate a darvi
la giusta carica? Vertical City Race vi aspetta nel
capoluogo piemontese per un evento davvero
spettacolare: una competizione sportiva per 300
atleti provenienti da tutta Italia che si sfideranno
in gare di: corsa, kayak, mountain-bike,
arrampicata e orienteering. Il programma? 12 km
di corsa, 25 km di mountain-bike nei parchi della
collina, kayak e teleferica di 200 metri sul fiume
Po, arrampicata ai Murazzi e infine orienteering
tra le vie e le piazze cittadine. Una due giorni di
sport e divertimento che investirà gli atleti,
coinvolgendo il pubblico e la città intera.
www.verticalcityrace.it
15
SETTEMBRE
ROMA E oggi scade anche la possibilità di
partecipare a Movimenteen, la sezione speciale
del premio creativo Movimenti promosso da
Zai.net e CTS, che invita ragazzi dai 14 ai 17 anni
a inviare foto e racconti sui propri viaggi. Al
vincitore una fotocamera reflex digitale e la
pubblicazione sulla nostra rivista e nell’antologia
“Partire” edita da Vallardi.
www.zai.net /movimenteen
30
22
SETTEMBRE
TORINO Si inaugura oggi il Turin Photo Festival
che avrà luogo l’1, il 2 e il 3 di ottobre (Ex
Manifatture Tabacchi, Castello di Montaldo Torinese,
Museo di Storia Naturale Don Bosco)
e s’interrogherà sul tema de “L’invisibilità
dell’evidenza”. La manifestazione vuole essere un
contenitore multidisciplinare all'interno del quale
anche giovani emergenti possono trovare spazio
per comunicare il proprio lavoro attraverso
esposizioni, incontri, workshop, conferenze,
presentazioni, feste, libri, letture portfolio.
Fotoreporter, artisti, artigiani e fotografi di strada
daranno vita a un progetto sperimentale che vuole
rendere Torino un punto di riferimento
internazionale per il mondo della fotografia e per i
suoi protagonisti creando opportunità di scambio e
di lavoro sviluppando una nuova consapevolezza
sul mondo dell'immagine. L’edizione di quest’anno
vedrà la presenza di più di 40 fotografi
professionisti provenienti da Italia, Francia,
Grecia e Brasile.
OTTOBRE
GENOVA 'Siamo un paese di ''fenomeni''.
Riusciamo a fare solo le cose difficili… le cose facili
ci annoiano…'': Maurizio Crozza ritorna al teatro
Politeama con un nuovo spettacolo, ''Fenomeni'',
che ha al centro il nostro paese, i suoi protagonisti
e le sue vittime. Una fenomenologia
contemporanea graffiante e mutevole che segue,
giorno per giorno, l’evolversi malinconico delle
notizie. Monologhi, musiche, personaggi celebri e
non, in un affollarsi di storie che raccontano
un’Italia che non vedremo mai in televisione.
25
OTTOBRE
FIRENZE Dopo le tappe di Helsinki, Berlino,
Parigi, Dublino, Amburgo, Francoforte e Stoccarda,
appuntamento al Teatro Verdi di Firenze per
applaudire Sting in sosta per il suo tour mondiale.
Ma le date per lo Stivale non finiscono qui: il 2
novembre la celebre rockstar si esibirà al Teatro
degli Arcimboldi di Milano e il 10 novembre a Roma
presso l’Auditorium Parco della Musica, Sala Santa
Cecilia (per la rassegna ‘It’s Wonderful’
dell’Accademia di Santa Cecilia).
Dal
28
OTTOBRE
ROMA Dopo l'appuntamento a Venezia, il grande
cinema internazionale si sposta nella capitale fino
al 5 novembre 2010 per la quinta edizione del
Festival del Cinema di Roma. La kermesse sarà
inaugurata da "Last Night", film di Massy Tadjedin
con Keira Knightley, Sam Worthington, Guillaume
Canet ed Eva Mendes protagonisti. La pellicola
ruota attorno ad una coppia di giovani sposi
separati per una notte, durante la quale il marito
dovrà resistere alla tentazione rappresentata dalla
bella collega con cui è in viaggio per lavoro,
mentre la moglie si ritroverà faccia a faccia con un
suo amore del passato. Entrambi i titoli saranno in
Concorso, nella Selezione Ufficiale.Tra le altre novità
in arrivo quest’oggi dal Festival di Roma
l’anteprima di "Winx Club 3D - Magica Avventura",
mentre verrà dedicato un evento speciale al regista
Akira Kurosawa per il centenario della sua nascita.
Risultati test
62
E TU, SARAI FAMOSO? (pag. 28)
Punteggio:
per ogni risposta A:
1 punto - per ogni risposta B: 2 punti - per ogni risposta C: 3 punti
Fino a 10 punti:
Da 11 a 15 punti:
Da 16 a 21 punti:
Disinteressato
Curioso
Malato
A te di fama, successo e notorietà non importa veramente nulla,
forse perché sociopatico/a o semplicemente consapevole del fatto
che una vita piena e interessante
non ha bisogno di copertine di rotocalchi o comparsate ad improbabili show televisivi pomeridiani!
Per questa posizione hai tutta la
nostra stima... o forse sei un alieno il cui desiderio è quello di distruggere questa a volte sciocca
nostra umanità? Faccelo sapere!
Non è che ci hai mai pensato seriamente, ma se capitasse, che so,
l'occasione di partecipare a un reality show, ti dici: perché non tentare
la fortuna? Probabilmente il tuo
“book” fotografico si risolve in quelle quattro foto venute un po’ meglio
e salvate sul computer, ma un po’ di
sana curiosità nel tuo caso è ammessa. Attenzione ai cibi fritti e agli
amici iperattivi (ecco, è chiaro che
l'autore del test non avesse idea di
come allungare questo profilo)!
I vostri idoli e modelli di vita sono,
per le femminucce, la bionda Paris
Hilton, per i maschietti, il palestrato
Costantino Vitagliano (chi?), e così i
vostri poveri genitori si sono visti a
sborsare fior di quattrini per un numero assurdo di book fotografici
sempre più estremi e costosi, confidando magari di poter rivivere attraverso di voi i loro sogni di gloria
mai realizzati. Dimostrate al resto
del mondo che togliere braccia all'agricoltura non è un reato!
HAI UN RACCONTO IN TESTA? FALLO USCIRE
PARTECIPA A ZAI.NETBOOK. TI LEGGERANNO IN 1700 SCUOLE D'ITALIA
Zainetbook è l'iniziativa editoriale di Zai.net riservata ai
giovani scrittori tra i 14 e i 19
anni. La redazione ogni hanno
seleziona il miglior racconto e
lo pubblica sul numero di giugno della rivista.
Per partecipare, leggi il regolamento pubblicato sul sito
www.zai.net e poi invia il tuo
lavoro all'indirizzo email [email protected] entro il 31
marzo 2010.
Il premio Zainetbook 2010 è andato al romanzo "Io, gli hippy e gli
skarafaggi" di Serena Mosso pubblicato sul Zai.net giugno 2010.
Oroscopo
a cura di Cassandra
63
Ariete
Toro
21/03 - 21/04
21/04 - 21/05
Affari di cuore
Che dire? Avete passato un’estate
tutta cuori e fiori, ma qual è il
vostro segreto? Le stelle dicono
che è merito solo del vostro
fascino e di una serenità ritrovata.
Amicizia & famiglia
Inutile, non c’è nulla da fare:
affascinate proprio tutti, eh?
Anche le brevi litigate a casa si
risolvono tutte a vostro favore!
Consiglio
L’ultimo album di Katy Perry.
Affari di cuore
Mi dispiace tanto, ma il momento
non è decisamente dei migliori!
Avete tutto il mio sostegno
morale e le stelle promettono di
farsi perdonare…
Amicizia & famiglia
In questo ambito andiamo un
pochino meglio, ma la nuvoletta
nera vi segue un po’ ovunque.
Consiglio
Un cd a caso di Natasha
Bedingfield.
Cancro
Leone
22/06 - 22/07
23/07 - 23/08
Affari di cuore
Avete il cuore che batte per
qualcuno che ormai non riuscite
proprio a dimenticare anche se
fareste decisamente meglio a
voltare pagina.
Amicizia & famiglia
Parlare male di qualcuno che vi
manca non servirà a far tornare
indietro i bei tempi che furono.
Consiglio
Una full immersion nei ricordi:
Backstreet Boys?
Affari di cuore
Possibile che quest’estate vi abbia
lasciati così senza respiro? Qualche
persona c’è stata, qualche persona
c’è.
Amicizia & famiglia
Siete un po’ sotto stress per una
serie di contingenze e vi trascinate
un po’, ma pensate che esiste
sempre un “dopo” e che “Il meglio
deve ancora venire”!
Consiglio
“Arrivederci mostro!” di Ligabue.
Gemelli
21/05 - 21/06
Affari di cuore
Che estate, ragazzi! La nostalgia
si fa sentire, ma i più fortunati
hanno ancora al loro fianco la
persona che ha reso speciale
questi mesi.
Amicizia & famiglia
State decisamente bene, godete
degli influssi positivi delle nuove
compagnie, insomma, andate alla
grande!
Consiglio
Dedicate una bella canzone a
qualcuno.
Segno del mese
VERGINE
Affari di cuore
Wow! Avete i battiti accelerati dopo
qualche mese di calma piatta…
ma attenti a non confondervi le
idee per l’euforia del momento.
Amicizia & famiglia
Dopo mesi e mesi di tribolazioni
vi sentirete parte della famiglia,
anche se ci sarà da tirare fuori
le unghie sempre e comunque!
Consiglio
Un album dei The Sun.
24 AGOSTO - 23 SETTEMBRE
Segno del mese
BILANCIA
Affari di cuore
Che sono quelle faccette tristi?
Non si direbbe che è anche il
vostro mese fortunato!
Amicizia & famiglia
Sono tutti preoccupati per voi che
non riuscite più a dare segni di
vita… alzate una mano, battete gli
occhi… svegliatevi!!!
Consiglio
L’ultimo cd di Mika, per darvi un
po’ di carica, visto quanto siete
giù di corda!
24 SETTEMBRE - 22 OTTOBRE
Scorpione
Sagittario
23/10 - 22/11
23/11 - 21/12
Affari di cuore
Avete la testa da tutt’altra parte e
piuttosto che cercare qualcosa di
serio non cerchereste nulla… e
così fate. Ma attenti! Siete esposti
a movimenti astrali interessanti.
Amicizia & famiglia
È un momento strano questo,
sentite il bisogno di staccarvi da
tutto e da tutti. Volate via dal nido!
Consiglio
Lasciatevi conquistare dalla
dolcezza country di Taylor Swift.
Affari di cuore
Avete un po’ troppi impegni e
quindi il partner dice di sentirsi
trascurato ma… avete le idee
giuste per non farglielo pesare.
Amicizia & famiglia
Sempre per i troppi impegni
trascurate un po’ troppo gli affetti
a cui vorreste dare più spazio. Per
fortuna il vostro carattere è amato
da tutti.
Consiglio
Vi dice nulla Edoardo Bennato?
Capricorno
Acquario
Pesci
22/12 - 21/01
21/01 - 19/02
20/02 -20/03
Affari di cuore
Avete voglia di aria fresca, di
movimento, di nuove emozioni…
ma non è ancora arrivato il vostro
momento.
Amicizia & famiglia
Anche qui non sapete bene
neanche voi quello che vorreste,
ma sapete che quello che non
volete è quello che avete.
Consiglio
I Black Eyed Peas serviranno per
scatenarvi!
Affari di cuore
Sognate, giustamente, la favola ma
non vi accorgete dei bei rospi
promettenti che si stanno facendo
in quattro per convincervi che
insieme potreste davvero creare
qualcosa di speciale. Occhi aperti!
Amicizia & famiglia
Questo periodo mi ricordate tanto i
cuccioli con gli occhioni immensi e
bisognosi di coccole.
Consiglio
Un bel ripassone generale delle
varie colonne sonore Disney.
Affari di cuore
Eh, cari pesciolini… Che dire? Il
vostro proverbiale carattere
indeciso vi procura non poche
incertezze, ma dovreste
apprezzare i punti fermi che
avete nella vostra vita.
Amicizia & famiglia
Avete sempre mille dubbi su quale
sia il comportamento migliore da
tenere? Non pensateci troppo e
agite un po’ più di istinto.
Consiglio
Cosa pensate di Marco Mengoni?