Madreperla 2 Azione di Mainstreaming per lo sviluppo del lavoro di

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Madreperla 2 Azione di Mainstreaming per lo sviluppo del lavoro di
Madreperla 2
Azione di Mainstreaming per lo sviluppo del lavoro di cura
REGIONE EMILIA ROMAGNA
2007
A cura dello Staff Sistema Documentale, Buone Prassi e Benchmarking di Italia Lavoro S.p.A.
Indice
Problema affrontato………………………………………………………………………………. 3
Obiettivi attesi/risultati ottenuti…………………………………………………………….. 3
Soggetti coinvolti………………………………………………………………………………….. 4
Il racconto dell’esperienza……………………………………………………………………… 5
Metodologia e strumenti………………………………………………………………………… 8
Considerazioni e valutazioni finali…………………………………………………………… 9
Referente esperienza…………………………………………………………………………….. 9
Problema affrontato
Le istanze per la regolarizzazione dei lavoratori extracomunitari, presentate lo scorso anno a
seguito della legge 189, hanno portato alla luce le dimensioni quantitative del fenomeno: oltre
300 mila tra colf e badanti, quasi la metà delle domande di regolarizzazione complessivamente
presentate. Un “mercato del lavoro” esteso e tendenzialmente in crescita, che però vive delle
difficoltà del tutto particolari, date dalle condizioni di debolezza di entrambe le controparti.
Ciò che è stato colto nel periodo citato è un diffuso bisogno di acquisire maggiori informazioni
sulle regole del rapporto di lavoro, sulle possibilità di “far emergere” rapporti non regolari, sulle
possibilità di “trovare” badanti o meglio “assistenti personali” con competenze adeguate e
riconosciute. Un rapporto di lavoro, in verità, del tutto particolare, se non altro per la stretta
relazione che si instaura tra lavoratrice, anziano e i suoi parenti; una relazione in cui si fondono
inevitabilmente elementi, tempi e spazi di vita e che a volte innesca delle dinamiche più simili a
quelle familiari che non a quelle datoriali.
Obiettivi attesi/risultati ottenuti
Il progetto si propone di contribuire a sostenere politiche di empowerment sociale e
organizzativo a favore del lavoro di assistenza ad anziani e disabili svolto da assistenti familiari
(badanti).
L’implementazione e il consolidamento di un sistema integrato di servizi e azioni a supporto
dell’inserimento lavorativo di donne immigrate titolari di permesso di soggiorno, si articola
attraverso azioni di sistema che dovrebbero potersi tradurre in:
Per le assistenti familiari:
opportunità formativa che si realizza attraverso percorsi che assicurino alle lavoratrici idonee
capacità comunicative e di relazione con il contesto sociale;
attività in situazione presidiata da tutor e fortemente collegata al sistema pubblico dei servizi;
port-folio delle competenze documentabili e certificabili, coerente con l’impianto della direttiva
regionale e con la programmazione provinciale, e spendibile anche al fine di un possibile
miglioramento delle prospettive di lavoro;
possibilità occupazionale all’interno del mercato del lavoro di cura domiciliare più strutturata,
ma anche garantita e aperta ad altri settori.
Per i tutor dell’assistenza familiare:
riconoscimento di un ruolo a forte valenza sociale e con funzioni di “facilitatore” nell’ambito del
mercato di cura privato e di connessione con il servizio pubblico.
Per le famiglie:
consapevolezza del proprio ruolo – diritti e doveri - propri e delle lavoratrici;
corretto sistema di relazioni professionali;
senso di appartenenza alla comunità locale.
Per gli operatori di patronato:
offerta di servizio più qualificata
raccordo con altri soggetti pubblici che offrono il medesimo servizio
omogeneità di approcci e linguaggi
L’intero processo formativo può essere letto in una logica di sistema integrato dove i percorsi
pensati e strutturati per attori diversi (assistenti familiari, tutor, famiglie, operatori di patronato)
sono coerenti tra loro e insieme costituiscono e rappresentano il miglioramento della Qualità del
Servizio.
Soggetti coinvolti
Il progetto, che si sviluppa da Aprile 2005 a Dicembre 2006 finanziato tramite FSE-Bando
regionale Emilia Romagna, coinvolge i seguenti soggetti:
• Modena Formazione (capofila).
• Comune di Bologna (Settore Affari Istituzionali e Quartieri, Settore Servizi Sociali, Settore
Economia e Attività Turistiche).
• Provincia di Bologna.
• Comune di Modena.
• Provincia di Modena.
• Comune di Reggio Emilia.
• Provincia di Reggio Emilia.
• Cooperative che gestiscono i servizi di assistenza domiciliare.
Il racconto dell’esperienza
L’intervento si struttura in 3 fasi distinte:
FASE 1. Interventi a supporto della qualificazione del lavoro di cura privato a domicilio.
FASE 2. Implementazione ed evoluzione dei sistemi informativi a supporto dell’incontro
domanda/offerta.
FASE 3. Connessione/interazione con altri progetti per la qualificazione del lavoro di cura.
FASE 1. Interventi a supporto della qualificazione del lavoro di cura privato a domicilio.
Questa fase consiste nella realizzazione di interventi formativi rivolti ad assistenti familiari, a
tutor ed altri operatori dei servizi pubblici, ad operatori che assistono nella stipula e gestione dei
contratti, oltre ad interventi di informazione e sensibilizzazione rivolti alle famiglie che occupano
lavoratrici straniere presso il proprio domicilio.
Le azioni formative si distinguono in interventi a favore di:
a) assistenti familiari.
Per favorire il loro ingresso, nonché la permanenza, migliorandone le prospettive di vita
lavorativa, nel mercato del lavoro di cura domiciliare privato anche attraverso un approccio
formativo personalizzato (bilancio di competenze) in grado di valutare le competenze e le
conoscenze possedute e quindi capitabilizzabili ai fini di un riconoscimento per l’accesso a
percorsi formativi più strutturati.
Inoltre il bilancio di competenze evidenzierà gli aspetti deboli delle conoscenze necessarie alla
lavoratrice che intenda transitare verso altri mercati diversi dal lavoro di cura, e potrà pertanto
suggerire percorsi formativi più appropriati accompagnandola nel processo di crescita
professionale.
Dalla fase di “bilancio” si passerà alla fase di “sostegno e accompagnamento” delle lavoratrici
straniere impegnate nel lavoro di cura.
E’ la fase di attivazione di azioni di sostegno (formazione in situazione) per fornire consulenza
sul piano formativo/informativo a domicilio, sia individuale che a piccoli gruppi, come supporto
tecnico allo svolgimento di mansioni specifiche.
b) tutor dell’assistenza familiare.
Si tratta in particolare di dare prospettiva alla sperimentazione attuata con il progetto
“Madreperla 1.”
Ripensare ad un intervento formativo ad ampio respiro che individui la figura del “tutor” tra gli
operatori pubblici dei servizi pubblici sociali e sanitari, tra gli operatori delle cooperative sociali
operanti nei servizi pubblici, tra i mediatori culturali, tra gli stessi assistenti familiari.
Ad essi potranno essere affidati compiti di supporto alle famiglie che si avvalgono di assistenti
familiari, nonché delle operatrici stesse.
Ciò anche al fine di attivare un processo di integrazione tra servizi pubblici e mercato privato
dell’assistenza domiciliare.
Il ruolo del tutor si è dimostrato molto importante rispetto al lavoro delle assistenti familiari
private al fine di integrarne maggiormente l’intervento con quello dei diversi operatori pubblici
(integrazione professionale), di fornire loro i necessari supporti tecnici professionali per agire “in
situazione” (formazione individuale), per rilevare e segnalare bisogni formativi e problemi
relazionali, in funzione
della certificazione delle competenze e del mantenimento
dell’”accreditamento”(monitoraggio)
L’attività specifica di formazione dei tutor dell’assistenza domiciliare sarà strutturata in interventi
seminariali su tematiche inerenti il ruolo e le competenze tecnico e relazionali che la persona
deve possedere per garantire un intervento efficace nei confronti della lavoratrice.
c) famiglie.
Informazione e sensibilizzazione a favore delle famiglie, per aiutarle ad interpretare
correttamente il ruolo di “datore di lavoro” ed a stabilire adeguati rapporti e relazioni con gli
assistenti familiari.
Il ricorso a servizi domiciliari privati, nel caso dell’utilizzo di un assistente domiciliare con
contratto di lavoro dipendente, comporta 2 aree di problemi, alla base della corretta soluzione
dei quali deve stare il riconoscimento dei diritti dell’assistente familiare, portatrice di sue proprie
esigenze di “conciliazione”:
relazioni contrattuali tra lavoratrice e datore di lavoro (spesso egli stesso lavoratore dipendente
ancora attivo o in pensione)
relazioni interpersonali tra assistito, assistente, familiari.
Di qui l’opportunità di programmare una serie di incontri di approfondimento sulle due
tematiche:
contratto di lavoro, tipologie, schemi, ruoli, tutele ecc.
lavoro di cura e relazioni tra anziano-assistente domiciliare e ricadute sul rapporto di lavoro.
d) operatori degli Enti di Patronato.
E’ emersa con evidenza la necessità che gli operatori appartenenti alle organizzazioni che
forniscono consulenza ed assistenza ai datori di lavoro per la stipula e la gestione dei contratti di
lavoro (gli istituti di patronato) e coloro che operano negli studi professionali (commercialisti)
adottino e seguano stesse linee guida e regole di comportamento nel fornire corrette indicazioni
relativamente a:
tipologie e schemi di contratto
regole contrattuali, alla luce degli eventuali accordi migliorativi intervenuti a livello locale in
sede di concertazione
eventuali conflitti e relative ricadute sul rapporto contrattuale che possono intervenire tra
datore di lavoro, lavoratrice ed assistito nell’ambito domiciliare (luogo di lavoro e di cura) .
Anche per questo target di riferimento si prevede la realizzazione di un ciclo di incontri
seminariali estesi alle due realtà provinciali di Bologna e Modena.
Fase 2. Implementazione ed evoluzione dei sistemi informativi a supporto dell’incontro
domanda/offerta.
Questa fase consiste nell’implementare e sviluppare i sistemi informativi a supporto
dell’intermediazione e del collocamento delle assistenti presso le famiglie, funzione da estendere
alle organizzazioni di servizio. Detta funzione, pertanto, ancorché collocabile presso altri soggetti
autorizzati e definiti in sede di concertazione locale, non potrà che essere governata e coordinata
dai Centri per l’Impiego (e dagli Sportelli comunali per il Lavoro).
In ogni caso, lo sviluppo del sistema informativo avverrà con particolare riferimento ad una
sezione che registri i percorsi formativi seguiti dagli operatori.
Dovrà altresì realizzare, utilizzando le moderne tecnologie della messaggistica telefonica, un
sistema di comunicazione con gli operatori e le famiglie per migliorare l’efficacia dell’incontro fra
domanda e offerta ed agevolare il collocamento in ambienti di lavoro diversi.
Si intende pertanto di procedere attraverso:
a) un adeguamento della piattaforma software realizzata con Madreperla 1 che deve al suo
interno sviluppare una sezione più strutturata dedicata alla formazione. Nello specifico
dovranno essere registrate nell’apposita sezione i percorsi formativi specificandone contenuti,
durata e risultati, seguiti dalle operatrici;
b) sviluppare ulteriormente la sezione dell’anagrafica anziani e famiglie, per evidenziare le
caratteristiche e le patologie della persona da assistere in modo da permettere alla
lavoratrice di scegliere, dichiarandosi disponibile o meno, a stipulare un contratto di lavoro
con quella famiglia per assistere quella persona in particolare;
c) sviluppare tecnologie di comunicazione verso le operatrici per verificare l’immediata
disponibilità a rispondere all’offerta di lavoro (vedi sms) e trasferire tempestivamente la
risposta alla famiglia.
Fase 3. Connessione/interazione con altri progetti per la qualificazione del lavoro di cura.
Questa fase promuove lo scambio ed il confronto diretto con altre esperienze in corso nella
regione con caratteristiche simili o contigue (Equal “Inserg” di Parma; Equal “Fuori Orario” di
Modena e Reggio Emilia; Equal “E.L.S.A.” di Forlì-Cesena).
Il territorio regionale di riferimento si presenta come un bacino potenzialmente ricco ed
effervescente nella programmazione e nell’attuazione di interventi volti alla qualificazione del
mercato di cura domiciliare privato. La terza fase si pone quindi come obiettivo creare un
sistema di governance capace di integrare i diversi livelli di programmazione (politiche sociali,
politiche del lavoro e della formazione, politiche migratorie) e i diversi livelli di intervento.
Il raccordo con gli altri progetti regionali prevede pertanto la proposizione di un “laboratorio di
scambio di buone pratiche”, con l’intento di costituire un gruppo di coordinamento
interprovinciale costituito dai referenti di progetto, e da altre figure coinvolte nella realizzazione.
Il “laboratorio” potrà diventare occasione di approccio innovativo e scambio di saperi tra ambiti
territoriali diversi e porterà un contributo ulteriore alla programmazione del FSE.
Opererà nella logica della reciprocità e della cooperazione tra enti e in un’ottica di ottimizzazione
delle risorse utilizzate e dei prodotti elaborati nei singoli territori.
Come strumento organizzativo al fine della realizzazione delle fasi sopra descritte si è scelto di
strutturare la sperimentazione su due cantieri – laboratori individuandoli su base territorialeuno presso la realtà locale bolognese, uno nel territorio modenese
Metodologia e strumenti
Il progetto “Madreperla 2 Azioni di mainstreaming per lo sviluppo del lavoro di cura” rappresenta
la naturale evoluzione del precedente progetto Madreperla con le necessarie differenziazioni
relative ai diversi territori che comunque si trovano a gestire problematiche con caratteristiche
omogenee. La metodologia e gli strumenti di partecipazione al progetto per il governo delle
attività per strutturare l’ambito tecnico/operativo hanno riguardato:
• Il Coordinamento operativo, comprendente il project leader e un rappresentante con funzioni
di referente di progetto individuato dai promotori e partecipanti al progetto con compiti di
sviluppo, definizione, controllo verifica delle azioni previste
• Il Gruppo territoriale tematico previsto per ogni area a livello provinciale, costituito da Project
leader, Coordinatori locali di progetto, Responsabili dei Servizi, Assistenti sociali, Operatori
sanitari con funzioni:
• di organizzazione delle informazioni a livello locale, ricognizione delle esperienze simili
e/o complementari;
• produrre e sperimentare un modello formativo specifico di sviluppo delle competenze
degli operatori “Tutor dell’assistenza familiare” a supporto del lavoro di cura a
domicilio presenti sul territorio con ampio coinvolgimento del mondo della
• consolidare
cooperazione;
un modello formativo rivolto alle Assistenti familiari strutturato in moduli
che riconoscano Unità formative capitalizzabili;
• sviluppo dei soggetti appartenenti alla rete dei servizi tramite la sperimentazione di una
“Metodologia di accompagnamento al e nel lavoro” attraverso un percorso
personalizzato per donne immigrate interessate a lavorare nell’ambito dell’assistenza
familiare.
La metodologia adottata ha consentito un ampio confronto e condivisione nel rispetto delle
diverse specificità territoriali considerando anche le caratteristiche del fenomeno del lavoro di
cura che presenta continue evoluzioni nelle sue varie dimensioni per cui lo sviluppo del progetto
ha richiesto flessibilità ed adattamenti.
Considerazioni finali
Madreperla ha voluto rappresentare con l'innovatività delle azioni che lo hanno contraddistinto
un primo passo verso un fenomeno, quello del care privato (regolare ed emerso), che negli
ultimi anni ha assunto una dimensione e una complessità tale da richiedere approfondimenti
all'interno di un dibattito più ampio, tra pubblico e privato, e articolate scelte di politiche sociali.
Dopo cinque anni di lavoro con le istituzioni, le famiglie, le lavoratrici, le parti sociali, e il privato
sociale, le considerazioni su quanto è stato realizzato ci portano a vedere con quale sforzo tutti
i soggetti coinvolti hanno partecipato in maniera attiva alla costruzione di un “modello” di
intervento composito di offerta di servizi nel campo della cura della persona, che va da un
sistema di qualificazione del lavoro dell'assistente domiciliare: percorsi formativi, forme di
accreditamento finalizzate a garantire la popolazione anziana e le loro famiglie, ad un sistema di
verifica della qualità degli erogatori scelti e, ancor più monitorarne l'operato presso la residenza
dell'anziano, per comprendere le competenze possedute ed intervenire con azioni formative di
supporto dove si presentasse il bisogno.
Lo sforzo maggiore tuttavia è stato il tentativo di tenere insieme tutti gli attori istituzionali e
non, lavoratrici e famiglie incluse, cercando di coniugare scelte di politica sociale con approcci
propri delle politiche in favore della popolazione anziana e approcci propri delle politiche per
l'immigrazione, dirette alla tutela e alla integrazione sociale dei lavoratori stranieri.
La sfida è ancora aperta, il progetto Madreperla ha sicuramente prodotto nella Regione e nelle
amministrazioni locali dell'Emilia Romagna, da dove si è partiti con una prima sperimentazione e
successivamente con una modellizzazione che ha coinvolto un numero considerevole di assistenti
familiari, la consapevolezza di una trasformazione sociale incisiva, che coesiste nella società
contemporanea, quella generata dall'invecchiamento della popolazione e dal movimento
migratorio.
Il fenomeno delle assistenti familiari si incrocia con queste trasformazioni, che hanno messo in
luce da un lato i nuovi bisogni che emergono dalle famiglie, ma solleva anche questioni decisive
riguardo la trasformazione del mercato del lavoro e delle norme che lo regolano.
L'esperienza di Madreperla non si conclude qui, il lavoro prosegue, per questo abbiamo preferito
parlare di considerazioni finali e non di conclusioni.
Referente esperienza
Per ulteriori informazioni contattare:
Dott. Castore Arata
Responsabile U.O. Progettazione e Coordinamento Servizi per il Lavoro e per il Consumatore
Settore Economia e Attività Turistiche
Comune di Bologna
Via Oberdan, 24
40126 BOLOGNA
tel. +39 051 204855
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