Camice bianco `fuori moda`, per 8 pa

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Camice bianco `fuori moda`, per 8 pa
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SANITA’
Tendenze
L ’ a p p r o f o
Se fosse per i pazienti, i medici e gli infermieri avrebbero gia' detto addio al camice bianco. La storica divisa di chi lavora negli ambulatori e nelle corsie degli
ospedali sembra essere diventata demode'.
Camice bianco 'fuori moda', per 8 pa
Se fosse per i pazienti, i medici e gli infermieri avrebbero
gia' detto addio al camice bianco. La storica divisa di chi
lavora negli ambulatori e nelle corsie degli ospedali sembra essere diventata demode'. Otto pazienti su dieci, al classico camice bianco, sembrano preferire una divisa colorata,
"perche' facilita l'identificazione degli operatori sanitari".
E' la prima stima di gradimento al progetto 'I colori dell'assistenza' che l'Ausl 3 di Pistoia, promotrice dell'iniziativa, ha elaborato per l'Adnkronos Salute.
Da qualche mese nelle corsie dei tre presidi ospedalieri dell'Asl 3 (il 'Ceppo' di Pistoia, il 'Cosma e Damiano' di Pescia e il 'Filippo Pacini' di San Marcello) quasi tutto il personale (2.480 dipendenti su oltre tremila) indossa divise
completamente colorate.
Una novita' che sembra piacere non solo ai pazienti, ma anche agli operatori sanitari.
"L'introduzione delle divise colorate - spiega Chiara Gherardeschi, direttore sanitario dell'Ausl 3 - e' stata gradita e
vissuta dal personale stesso come un momento di rinnovamento. In particolare la maggioranza degli infermieri e
degli operatori socio sanitari, circa il 70%, ha giudicato positivo il cambiamento che li rende piu' riconoscibili all'utenza".
Per le casacche e i pantaloni degli infermieri, dei tecnici,
degli operatori socio-sanitari, delle ostetriche e dei caposala sono stati scelti colori diversi in relazione alle funzioni
svolte dagli stessi. Il bianco rimane come colore base, sia
per i medici che per alcune altre figure, che comunque sono
riconoscibili attraverso bordature di colore differente, ma
la maggioranza delle divise convenzionali viene sostituita
sia nella forma che nei colori.
Per tutte le professioni, come modello della divisa, sono
stati scelti la casacca e il pantalone in diversi colori e bordature: azzurro per gli infermieri, verde per gli operatori sociosanitari, giallo e azzurro per le ostetriche, blu e azzurro
per i caposala, fino ad arrivare all'area materno-infantile
dove addirittura le divise esplodono in una varieta' cromatica e di effetto per i piccoli pazienti. Sono invece
bluette le giacche, i pantaloni e le gonne degli operatori del
front-line.
"Con l'introduzione delle divise colorate e' piu' semplice
differenziare i vari ruoli e - aggiunge direttore sanitario dell'Ausl 3 - per la prima volta anche il personale del front line
e' riconoscibile dalle uniformi bluette". Per la colorazione
delle divise - fa sapere in una nota l'Azienda sanitaria - non
e' stato chiesto nessun incremento di spesa. La vestizione
di ogni dipendente costa 24 euro al mese comprensivi di
fornitura, lavaggio, consegna, cucitura ed eventuale sostituzione.Pollice all'insu' alle divise
colorate in corsia da parte del presidente nazionale dell'Ordine dei medici (Fnomceo) Amedeo Bianco.
"Tutto quello che aiuta a rendere trasparente e comprensibile l'organizzazione sanitaria e' utile", spiega.
"Inoltre - aggiunge - e' un modo per
avvicinare i professionisti ai pazienti.
E il fatto che questi manifestino il
loro gradimento all'iniziativa non mi
sorprende".
"In un ospedale - spiega Bianco - si
muovono mediamente circa 25-30
professionalita' sanitarie con diverse
competenze. Un'iniziativa del genere
e' quindi positiva, perche' migliora
l'accessibilita' dei pazienti alle cure".
I colori, compresi quelli delle divise
degli operatori sanitari, sembrano
inoltre avere anche altre virtu' all'interno di un ospedale.
"Soprattutto nei reparti pediatrici sottolinea il presidente della Fnomceo - le tinte piu' appariscenti inducono all'ottimismo. E poi - conclude
Bianco - lo vediamo anche nelle fiction televisive a sfondo medico. In
queste serie, medici e chirurghi indossano cuffie o mascherine sempre
piu' colorate e fantasiose".Favorevole all'iniziativa anche Carlo Lusenti, segretario nazionale dell'Anaao Assomed, principale sindacato
della dirigenza medica: "Sono d'accordo a diversificare i colori delle
divise di chi lavora negli ospedali.
Non solo tra i professionisti, ma anche tra le diversi funzioni". "In Italia - aggiunge Lusenti - non e' la
prima iniziativa di questo tipo. Anzi,
posso dire che e' una realta' gia' consolidata, abbastanza diffusa". Visto
il gradimento di pazienti e addetti ai
lavori non e' quindi difficile immaginare che presto anche nel nostro
Paese, cosi' come negli Stati Uniti, si
potranno vedere in corsia divise di
tutti i colori. "Negli Usa - conclude
Lusenti - all'interno degli ospedali
ci sono delle vere e proprie boutique
che vendono divise di tutte le tinte".
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n d i m e n t o
SANITA’
Tendenze
Otto pazienti su dieci, al classico camice bianco, sembrano preferire una
divisa colorata, "perche' facilita l'identificazione degli operatori sanitari". E'
la prima stima di gradimento al progetto 'I colori dell'assistenza' che l'Ausl
3 di Pistoia, promotrice dell'iniziativa, ha elaborato per l'Adnkronos Salute
azienti su 10 meglio la divisa colorata
L’ospedale Bambino Gesu' fa scuola
nel mondo per le cure ai malati congeniti
E' made in Italy la via italiana per garantire la
continuita' assistenziale ai baby-pazienti con
patologie congenite che diventano grandi. E'
stato infatti presentato al Forum mondiale degli
ospedali pediatrici, organizzato in Florida (Usa),
il modello messo a punto dall'Ospedale Bambino Gesu' di Roma.
Il presidente dell'Ospedale pediatrico, Giuseppe
Profiti, ha illustrato al gotha mondiale della sanita' pediatrica ospedaliera riunito nella Conferenza annuale del Chief (Children's Hospital
International Executive Forum), la 'via italiana'
per garantire la continuita' delle cure e la qualita'
globale dell'assistenza ai pazienti congeniti nella
fase di transizione tra l'adolescenza e l'eta'
adulta. I successi della medicina moderna
creano infatti "nuove speranze di vita e opportunita' di cura per patologie che fino a pochi anni
fa davano poche prospettive", ricorda l'ospedale
capitolino in una nota.
Le malattie congenite rappresentano - anche
dal punto di vista del volume dei pazienti inte-
ressati - una sfida significativa per l'assistenza
sanitaria nel suo delicato e spesso traumatico
passaggio dall'eta' pediatrica a quella adulta,
anche per le ricadute in campo sociale.
Per le sole cardiopatie congenite, ad esempio, il
numero stimato di pazienti di eta' superiore ai 18
anni in Italia e' di 100.000-140.000. "E' per rispondere alle esigenze di questa categoria di pazienti - ha detto Profiti - che l'ospedale pediatrico
Bambino Gesu' ha elaborato un modello di gestione imperniato sulla creazione di un network
collaborativo con le strutture sanitarie per adulti
e con la medicina del territorio".
Una rete "che non prende in considerazione
soltanto aspetti prettamente medici e sanitari, ma
pone il paziente al centro di una visione piu' ampia, nella quale l'assistenza medica e' integrata
con una serie di servizi di supporto (psicologico,
legale, sociale e di comunicazione). Con l'obiettivo finale - ha evidenziato Profiti - di garantire, nel percorso, la continuita' e la qualita'
delle cure nella transizione da eta' pediatrica a
eta' adulta".Nel caso delle cardiopatie congenite,
ad esempio, la cardiologia pediatrica ospedaliera, che possiede tutte le competenze necessarie alla gestione del paziente, "sara' in rete con
la medicina per adulti (neurologia, endocrinologia, ginecologia e riabilitazione) e con i servizi
di supporto (assistenza psicologica, assistenza
legale,assistenza sociale)", spiega una nota del
Bambino Gesu'.
Grazie al network tra l'ospedale pediatrico e le
strutture per adulti, caratterizzato da un continuo
scambio di dati, l'ospedale pediatrico potra'
mantenere il contatto con i propri pazienti ed essere in possesso di tutti i dati epidemiologici necessari per sviluppare le attivita' di ricerca sulla
patologia consentendo nel contempo al paziente,
una volta raggiunta l'eta' adulta, di fare riferimento ad una struttura piu' adatta alla propria
eta' ed alle proprie esigenze. Una volta implementato, questo modello di gestione della transizione potra' essere replicato ed adattato alle diverse patologie congenite anche di impatto
sociale particolarmente rilevante come il diabete.
Il Chief e' composto esclusivamente dai presidenti e direttori generali dei piu' prestigiosi
ospedali pediatrici mondiali, tra i quali il Boston
Children's Hospital (Harvard), il Lucile Packard
Children's Hospital (Stanford) e il Philadelphia
Children's Hospital.
L'Ospedale Pediatrico Bambino Gesu' - che ne
fa parte dal 2005 - e' il solo ospedale pediatrico
italiano ammesso al Forum, insieme a pochi
altri ospedali europei (il Great Ormond Street
Hospital di Londra, l'Ospedale Pediatrico di
Sheffield e l'Hospital San Joan de De'u di Barcellona). Quest'anno al centro del confronto figuravano la riforma sanitaria americana e il suo
potenziale impatto sugli ospedali pediatrici, l'interfaccia tra la medicina pediatrica e la medicina
per adulti e le strategie ed i protocolli per la gestione della transizione dei pazienti congeniti,
nonche' l'impatto del disegno architettonico
delle strutture sanitarie.