I DETERMINANTI SOCIALI DELLA SALUTE - Il fattore Istruzione
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I DETERMINANTI SOCIALI DELLA SALUTE - Il fattore Istruzione
I DETERMINANTI SOCIALI DELLA SALUTE - Il fattore Istruzione - Senza esplicitare a quale modello si ispira, il Ministero dell’Istruzione italiano sta assumendo provvedimenti che importano nel nostro Paese opzioni politiche assunte negli USA dal Partito Repubblicano, che hanno aggravato le tradizionali distorsioni della scuola americana. Il MIUR, quindi, non si limita ad una politica di tagli ma si muove nella direzione citata anziché affrontare i nodi critici del nostro sistema scolastico “a canne d’organo”, che immette su un binario secondario i figli delle fasce deboli della società, con i noti esiti disastrosi, Si tratta in particolare di tre provvedimenti: a) un sistema di valutazione federale da sottoporre agli allievi di tutti gli Stati Uniti; b) nuove formule contrattuali per il personale scolastico che, prevedendo consistenti premi monetari per alcuni docenti, di fatto disincentivano la collaborazione didattica tra gli insegnanti; c) la gestione di migliaia di scuole pubbliche da parte di privati, le charter schools, con l’azzeramento dei contratti collettivi pregressi e l’assunzione “ad personam”. Mentre sul secondo provvedimento sono state varate sperimentazioni in alcune città italiane, tra le quali Torino, e sul terzo non ci sono ancora in Italia iniziative ministeriali, nel nostro Paese stanno entrando in dirittura d’arrivo le procedure che caratterizzano il primo provvedimento. Infatti in Italia, sulla scia degli orientamenti USA, sta per essere introdotto in tutto il sistema scolastico, in termini vincolanti e obbligatori, un sistema di valutazione nazionale elaborato dall’INVALSI, organismo ad hoc, già reso effettivo nel corso degli esami conclusivi di terza media dell’anno scolastico 2009/2010. In tale occasione si è registrato il debutto delle prove INVALSI “a tempo” (60’ ciascuna) di lingua e matematica, che, prescindendo dalla loro maggiore o minore difficoltà, si sono rivelate essenzialmente avulse dalle pratiche didattiche più diffuse. Sulla base degli esiti delle prove INVALSI, che caratterizzeranno nei prossimi anni tutte le scuole, verranno assunti provvedimenti ministeriali volti a rendere la scuola “più seria e rigorosa” (Gelmini). Negli USA, fin dal suo primo mandato il Presidente Bush aveva instaurato nelle scuole americane un sistema di valutazione dai cui esiti discendevano, e tuttora discendono, provvedimenti punitivi nei confronti dei docenti e delle scuole i cui allievi falliscono le prove con percentuali rilevanti. Abilmente, Bush aveva fatto in modo che tutto questo passasse alla storia con il fascinoso slogan: No Child Left Behind, cioè “Nessun ragazzo lasciato indietro” (2002). Al riguardo, il dibattito americano in corso mette in luce il condizionamento che gli insegnanti ricevono da prove incentrate su lingua e matematica: i docenti sono oggettivamente indotti a circoscrivere la loro attività a tali materie e a trascurare le aree culturali in cui molti allievi si sentirebbero più coinvolti e che comunque, come è noto, contribuiscono allo sviluppo integrale della personalità di tutti. Le ricerche di Howard Gardner sulla pluralità delle intelligenze hanno arricchito la conoscenza dei processi di apprendimento in tutto il mondo, ma a quanto pare nel suo stesso Paese non hanno ispirato i provvedimenti del suo Presidente. In secondo luogo, il dibattito in corso critica duramente l’impostazione governativa di rendere gli insegnanti unici responsabili dei processi di apprendimento e della prosecuzione regolare degli studi per allievi che vivono in contesti degradati, per i quali non sono stati promossi interventi strutturali di riqualificazione sociale. La contestazione più radicale è da ascrivere a Diane Raditch, una storica dell’educazione chiamata da Bush al compito di Assistente del Ministro dell’ Istruzione. In tale veste la Raditch aveva sostenuto per anni le tesi governative citate, compreso l’affidamento a privati di scuole considerate poco efficienti a seguito degli esiti dei test di valutazione. Tali scuole (charter schools) restano formalmente scuole pubbliche, ma tutto il loro personale viene licenziato dal gestore privato e sostituito da altro personale con contratti individuali che prevedono di norma 50 ore di lavoro settimanali. Nella sua veste pluriennale di Assistente del Ministro, Diane Raditch aveva sostenuto questi provvedimenti, ma ne aveva anche raccolto la documentazione. Dall’analisi dei documenti è pervenuta alla decisione di lasciare l’incarico e di avviare la pubblicazione dei dati e dei materiali che dimostrano l’inconsistenza e la pericolosità del preteso efficientismo governativo in campo scolastico. Un'altra critica radicale a tale politica, con particolare riferimento alla sua incapacità di affrontare il problema della mortalità scolastica e dei suoi effetti sulla salute, è portata avanti da numerosi responsabili della salute pubblica. Una denuncia ricorrente riguarda una diffusa sanitarizzazione delle problematiche minorili, spesso affrontate con il ricorso a prescrizioni farmacologiche, sia che si presentino come difficoltà di apprendimento, soprattutto per gli allievi con lingua madre diversa dall’inglese, sia che si traducano in precoci abbandoni dei percorsi scolastici. Altre denunce riguardano pseudo-interventi sociali di sostegno ai minori nelle zone degradate, spesso inconsistenti e a volte meri espedienti truffaldini per lucrare le risorse federali. Tra gli altri, Nicholas Freundenberg e i suoi collaboratori del Dipartimento Urban Public Health, della City University di New York, sviluppano un’organica proposta alternativa, sulla quale stanno convergendo molti colleghi, volta a contenere il numero dei drop out. Tale proposta chiama in causa gli operatori della sanità pubblica americana, che sono invitati ad assumersi la responsabilità di porre all’attenzione di tutti i decisori il problema della mortalità scolastica e dei suoi effetti negativi sulla salute. La proposta elaborata da Freundenberg e dai suoi collaboratori è molto articolata ed entra nel merito di vari aspetti specifici della lotta contro la mortalità scolastica. Innanzi tutto, nelle aree caratterizzate da alte percentuali di drop out, sarà necessario istituire comitati interistituzionali di distretto, dotati di fondi, con il compito di effettuare interventi ad ampio spettro di lotta contro la povertà e l’emarginazione, mirati a mantenere in formazione tutti i giovani. Gli interventi di sostegno, rilevano gli osservatori del Urban Public Health, debbono essere svolti sia nei contesti vita degli studenti, cioè nei loro quartieri e debbono tradursi anche in consistenti supporti alle loro famiglie, sia nei contesti scolastici, soprattutto per cambiare il clima e la mentalità che a volte caratterizzano le scuole, dando luogo a forme di conflittualità. In ogni quartiere e in ogni scuola debbono essere istituiti comitati locali, collegati con i comitati di distretto, che vedano il coinvolgimento delle risorse impegnate nel campo dell’educazione e della salute, che stipulino partnership con altre risorse, ad esempio associazioni, fondazioni e università, per rendere tangibile a tutti gli studenti e alle famiglie in difficoltà, che non sono soli, ma che ogni minore ha almeno un adulto di riferimento, con il quale condividere impegni, successi e insuccessi. L’ampio progetto di questi operatori della Sanità Pubblica prevede anche che all’interno delle scuole si svolgano programmi di educazione alla salute, intesi come corollari degli interventi di più vasta portata. Educazione sessuale e affettiva, metodi contraccettivi e di difesa dalle malattie sessualmente trasmissibili, uso delle sostanze, prevenzione della violenza, compresa la violenza sessuale e altre tematiche di tutela della salute potranno finalmente uscire dal binario morto sul quale di solito viaggiano – in quanto a sé stanti - e diventare una componente importante di una strategia complessiva. Come si vede, si tratta di orientamenti alternativi che vengono sviluppati in un Paese, gli USA, in cui la politica di Bush, ormai rivelatasi fallimentare, sembra ancor oggi ispirare l’establishment italiano che si occupa di scuola. C’è ora da chiedersi se in Italia gli esperti di salute pubblica vorranno sviluppare un’analoga elaborazione collettiva, capace di far fronte comune con la parte migliore del mondo dell’educazione scolastica ed extrascolastica, oppure ognuno continuerà a muoversi individualmente, con i noti e documentati esiti negativi nel campo dello sviluppo e della salute delle nuove generazioni. All’interno di queste realtà giovanili esistono intelligenti circuiti di resistenza a cui è mancata sinora la possibilità di una saldatura intergenerazionale con soggetti esperti, non inquinati da carrierismo e da politichese. L’ impegno di CIPES nella costruzione della “Rete per la Salute” può costituire un’occasione per fare dei passi verso questa saldatura? Guido Piraccini [email protected]