Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico
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Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico
Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Firenze È con autentico piacere, ma anche con profondo senso di onore che vedo arrivare a compimento, con i colleghi direttori, con gli esperti e i curatori, con gli studiosi e gli autori e tutti coloro che hanno in tanti modi assicurato la loro collaborazione, un’autentica impresa culturale qual è il ‘trittico’ di mostre dedicate alle arti del Giappone nel passato, nel presente, nella ricezione dei nostri artisti: un ‘trittico’ che occupa gli spazi espositivi dell’antica reggia dei Medici, Palazzo Pitti, riunendo nel Museo degli Argenti tesori del grande passato giapponese, per i quali sono e siamo grati ai numerosi prestatori di tanti diversi paesi. Tra le tante espressioni di riconoscenza dovute e, non meno, sentite, dedico la prima agli amici dello Yomiuri Shimbun: amici, perché nell’arco degli ultimi decenni, con la progettazione e la realizzazione di tanti impegnativi programmi culturali tra Firenze, Tokyo e altre importanti città giapponesi, la conoscenza reciproca ha potuto approfondirsi, la stima consolidarsi, e crescere in un clima di fiducia la volontà condivisa di proseguire per una comune strada di collaborazione verso risultati d’eccellenza. Mostre, certo: sono state le mostre d’arte antica organizzate in prestigiosi musei giapponesi con la cura e le opere facenti capo al Polo Museale Fiorentino, col determinante impegno di Maria Sframeli, e con gli standard ottimali di sicurezza nella movimentazione e nell’esposizione garantiti da Roberto Boddi per l’Opificio delle Pietre Dure, a rinnovare di volta in volta intese costruttive, a vantaggio di un pubblico sensibile e interessato. Anche solo ricordare la mostra dedicata al Mito di Venere nel 2008, che ebbe come cardine espositivo di somma qualità la Venere d’Urbino di Tiziano, significa evocare un programma intenso e vario che comprese un convegno, conferenze in varie città del Giappone, restauri di opere d’arte. E, non meno, momenti speciali vissuti insieme con promotori e protagonisti tra i quali il professor Masanori Aoyagi, il signor Gyo Ishiguro, la signora Mayumi Harada, Annalaura Valitutti e molte altre persone, dedicate e competenti. In questi contatti assidui e fruttuosi si è sempre potuto contare sull’interessamento costruttivo di soggetti pubblici e privati di rilievo, quali i ministeri – per i Beni e le Attività Culturali e degli Affari Esteri –, il corpo diplomatico a partire dagli ambasciatori d’Italia a Tokyo, l’Istituto Italiano di Cultura, l’ICE , la Fondazione Italia-Giappone. In simmetria con le numerose iniziative portate a termine in Giappone, queste mostre a Firenze sono state concepite e sviluppate nel segno della reciprocità, così da creare anche nella nostra città (dopo eventi espositivi già presentati in altre sedi italiane) un’occasione di avvicinamento e di presa visiva diretta sui capolavori della creatività giapponese dei secoli XVI-XIX, con antefatti anche più antichi. Francesco Morena, esperto e ispettore onorario yamatologo della nostra Soprintendenza, ha assicurato alla coordinatrice Maria Sframeli un supporto curatoriale decisivo, garantendo altresì l’integrazione con partner e collaboratori di prestigio, in primis con il Museo Stibbert presente con Kirsten Aschengreen Piacenti e con Francesco Civita. La triplice mostra del Giappone si è inserita a pieno titolo nel programma “F irenze 2012. Un Anno ad Arte”, condiviso con Firenze Musei ed Ente Cassa di Risparmio come partner principali – e sono grata al presidente Jacopo Mazzei per aver confermato la presenza ormai ‘storica’ dell’Ente –, nel segno dell’accoglienza a forme espressive e creative di provenienza altra e lontana. Forme, peraltro, ricercate e apprezzate fin dal tempo degli antichi proprietari, i Medici, che nel loro onnivoro collezionismo includevano instancabilmente le manifestazioni tangibili dell’ancor misterioso e l eggendario Oriente, giunte grazie a rotte rischiose e a lente carovane fino alle salde mura della reggia fiorentina costruita sulla roccia. È quindi anche in omaggio a, e in continuità con la dinastia che determinò le sorti artistiche di Firenze e della Toscana, e all’ultima dei Medici, Anna Maria Luisa Elettrice Palatina (la quale secondo i suoi stessi racconti epistolari spesso e volentieri faceva “ballare” le porcellane orientali della sua raccolta personale, nel rinnovarne i curatissimi allestimenti), che si ospita questa rassegna di raffinati manufatti a testimonianza della fioritura artistica attraverso i periodi Muromachi (1333-1573), Momoyama (15731615) e Edo (1615-1868). Una volta di più, l’incontro con l’estetica dell’universo formale estremo ori entale stimola la riflessione sul tema della continuità: continuità di morfologia, materiali, tecniche, iconografia, effetti. La si mette talora Via della Ninna, 5 – 50122 FIRENZE Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Firenze in relazione con la spiritualità di origine buddhista, peraltro non ovunque presente né prevalente, e tuttavia aleggiante e irradiante, per cui a partire dalla manifestazione del Buddha il tempo dell’uomo si sarebbe fermato, avendo raggiunto uno stato oltre il quale non occorrono trasformazioni Certo è che per noi Europei peninsulari, conviventi con l’Antico e i ritornanti classicismi da esso originati, depositari di un’arte medievale in cui si sono alternati e fusi gli apporti d’Oltralpe e d’Oltremare, protagonisti di un Rinascimento senza pari in Europa, propulsori del Barocco, comprimari del Neoclassicismo e via via dei movimenti della modernità fino al contemporaneo globalizzato, il mutamento formale e stilistico nelle arti è non solo connaturato, ma necessario, vitale. E dunque l’ingresso intellettuale ed emotivo nelle arti del Giappone domanda anzi esige attenzione e sensibilità, così da immergersi in un fiume di fenomeni estetici dalle correnti di velocità e di profondità diverse, dalle onde lente e lunghe che ora si distendono, ora si avvolgono a spirale come i vortici dello stretto a Naruto. Variazioni brusche o impercettibili, lungo una traccia di continuità armoniosa e coerente. Tagli immutabili, forme perenni, ma anche un cangiante e mutevole tripudio di materiali e di motivi. Colori densi e sontuosi, oppure diafani e delicati, in combinazioni infinite. Ideogrammi sfrangiati e rudi, calligrafie cesellate. E poi, la pittura: ora una narrativa animata di storie, ora un’evocazione delle atmosfere stagionali entro lenti ritmi contemplativi. La fierezza e l’impassibilità nella figura umana. Le linee rette di una spazialità senza confine, che viaggiano parallele all’infinito componendo schemi e strutture invariabilmente assonometrici, senza incontrarsi in quella fuga che nella nostra perspectiva artificialis (d’invenzione brunelleschiana e codificazione albertiana) crea lo scorcio verso l’orizzonte. Da pendici indistinte, nebbie vaghe che suggeriscono il respiro umido della montagna, in un’impossibile affinità col paesaggio lievitante e sfumato di Leonardo da Vinci. E altri percorsi ancora si potrebbero individuare, fra gli estremi della sorpresa e del riconoscimento: le due delizie opposte tipicamente godute dal frequentatore di musei e mostre. I testi dei curatori e degli autori guidano chi voglia andare oltre, nella conoscenza e nella d isamina critica, rispetto al mero abbandono alla bellezza, all’eleganza, all’evidente felicità formale, alla sfuggente pregnanza simbolica; e della pregevole produzione di questo, come degli altri cataloghi, sono grata alla casa editrice Sillabe che consegna così alla memoria ed agli studi un’esperienza davvero straordinaria. Cristina Acidini Soprintendente per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Firenze Via della Ninna, 5 – 50122 FIRENZE