Libri d`agosto: i romanzi, le poesie

Transcript

Libri d`agosto: i romanzi, le poesie
direttore LUIGI CARICATO - [email protected]
società > cultura
Libri d’agosto: i romanzi, le poesie
Presentiamo alcune novità che consigliamo di leggere, ora che è tempo di vacanza, ma, oltre questi titoli da noi suggeriti,
vi attendono migliaia e migliaia di classici, perché, si sa, la lettura non ha tempo, e offre sempre molteplici occasioni di
approfondimenti e abbandono
OO M
Romanzi, per lo più, ma anche un po' di poesia.
NARRATIVA
Goliarda Sapienza Appuntamento a Positano, Einaudi
Negli anni Cinquanta il lavoro cinematografico porta Goliarda Sapienza a Positano, rivelandole un angolo di mondo quasi
intatto, popolato da un'umanità con una dolcezza sconosciuta. È la scoperta di una felicità senza aggettivi. La conca
protetta dalle montagne e dai silenzi del mare diventa il suo rifugio e risveglia le emozioni del corpo, a lungo inaridite dagli
orrori della guerra e dalla frenesia della città. E li, tra l'oro e l'azzurro del mare, in un'atmosfera fuori dal tempo, una figura
di donna si muove a passo di danza sulle scalinate del paese. La gente del posto la chiama principessa, ha una bellezza
antica, gli occhi che cambiano colore. Quello tra Erica e Goliarda è un incontro felice, immerso in una pace che si avvicina
all'ebbrezza: l'inizio di un rapporto che nel corso degli anni si fa sempre più intenso, tra i fantasmi del passato e le ombre
imminenti. Conoscersi, svelarsi, cambiare, sono i pilastri di quella vicinanza. Una storia che la memoria non riesce a
scolorire e anzi trasforma in romanzo: la rievocazione di un'amicizia perduta e l'affresco di un luogo che non esiste più,
ma che rivive grazie a una scrittura sensoriale, vibrante di suggestioni.
Marco Vichi, Il console, Guanda
Sono i tempi turbolenti e controversi di Nerone, Roma ha già subito l'incendio di cui è stato accusato lo stesso imperatore,
che a sua volta ha fatto ricadere la colpa sui cristiani. In quegli anni, un uomo ormai anziano, console per tre anni
consecutivi sotto Tiberio e poi governatore in Samaria, scrive una lunga lettera alla sorella, l'amata Drusilla che vive nella
lontana Britannia, per raccontarle di un incontro avvenuto trent'anni prima con una schiava arrivata dalla Giudea, terra di
paesaggi infiniti oltre i quali la mente spazia in un oceano di sogni e dove può nascere un uomo chiamato Gesù. La
schiava gli viene offerta durante la sua permanenza a Capri, dove Tiberio si è ritirato, e la notte che trascorre con quella
donna diversa da tutte le altre, una notte straordinaria capace di sovvertire i suoi pensieri, rimane chiusa nel sarcofago
della sua memoria, fino al momento in cui disseppellirla diventa una necessità. Ma non è tanto la schiava a rendere il
console così profondamente inquieto: è quello che lei, con la sua storia di donna che ha incontrato il Cristo e ne è rimasta
sconvolta e affascinata, gli ha fatto capire con una chiarezza estrema. Il mondo in cui ha creduto e ancora crede è
arrivato alla fine e sta per aprirsi una nuova era. E proprio questa inquietudine getta luce su quello che è stato un cruciale
periodo di transizione, come lo è drammaticamente anche il nostro.
Gaetano Cappelli, Scambi, equivoci eppiù torbidi inganni, Marsilio
Che cos’è la fortuna? Un fluido etereo, un magnetismo sulfureo? Dio che ci sorride dall’alto o il demonio che ci dà di
gomito dagli inferi? Ma qualunque cosa sia, non c’è bisogno d’essere metafisici per sapere che esiste. E lo scrittore
Lorenzo Dalré lo sa meglio di tutti. Ha, infatti, tutto quello che ognuno potrebbe desiderare. Un mestiere invidiabile, una
casa confortevole, due deliziosi figlioletti, un allegro bichon frisé e, soprattutto, una magnifica moglie che mantenendolo,
gli permette di fare il suo lavoro senza troppo affaticarsi. Così è da tempo che, invece di dedicarsi al suo fantomatico
capolavoro, si trastulla in fantasiose acrobazie sessuali con una favolosamente bella, sebbene assai burina, amica della
consorte. E tutto funziona alla perfezione finché, scoperta la tresca e trovatosi improvvisamente senza un soldo fuori di
casa, Dalré cercherà rifugio dal padre Anacleto, generale ed eroe della patria, eppoi nuove distrazioni tra le braccia della
sfrenata Sandra Bonsanti, cinica matrimonialista e moglie del deputato inquisito Filippo Torregrossa, inciampando, per un
terribile equivoco, nell’inchiesta che interessa il politico ma, soprattutto,in Mauro Spaltro, l’inetto magistrato che farà del
caso il trampolino di lancio verso l’ambita carriera politica. E questo tra i quartieri borghesi, le palestre vip, i covi per
scambisti e i salotti più o meno intellettuali della Roma dei nostri giorni, alla vigilia dell’inchiesta “Mafia Capitale”, popolata
da una galleria di coloratissimi personaggi come l’ex imprenditore e ora idraulico “per signore”, Paride Matelica; o
Riccarda, la Bovary di Tor Bella Monaca, che legge le Cinquanta sfumature ma declama colte citazioni rubate da internet;
o don Ario, missionario in Nigeria, afflitto dal senso di colpa per aver avuto tra i suoi scolari il fondatore di Boko Haram; o
lo strampalato Lip, capace di vendere le sue idee da fattone ai grandi marchi di moda. Evocati insieme a molti altri ancora,
metteranno in moto il perfetto meccanismo a orologeria di una di quelle ironiche, irriverenti, scorrettissime commedie che
hanno fatto di Gaetano Cappelli uno dei nostri più amati scrittori.
Serena Vitale, Il defunto odiava i pettegolezzi, Adelphi
Mosca, 14 aprile 1930. Intorno alle undici del mattino i telefoni si mettono a suonare tutti insieme, come indemoniati,
diffondendo "l'oceanica notizia" del suicidio di Vladimir Majakovskij: uno sparo al cuore, che immediatamente trasporta il
poeta nella costellazione delle giovani leggende. Per alcuni quella fine appare come un segno: è morta l'utopia
rivoluzionaria. Ma c'è anche il coro dei filistei: si è ucciso perché aveva la sifilide; perché era oppresso dalle tasse; perché
in questo modo i suoi libri andranno a ruba. E ci sono l'imbarazzo e l'irritazione della nomenklatura di fronte a quella
"stupida, pusillanime morte", inconciliabile con la gioia di Stato. Ma che cosa succede davvero quella mattina nella
minuscola stanza di una 'kommunalka' dove Majakovskij è da poco arrivato in compagnia di una giovane e bellissima
attrice, sua amante? Studiando con acribia e passione le testimonianze dei contemporanei, i giornali dell'epoca, i
documenti riemersi dagli archivi dopo il 1991 (dai verbali degli interrogatori ai "pettegolezzi" raccolti da informatori della
polizia politica), sfatando le varie, pittoresche congetture formulate nel tempo, Serena Vitale ha ricostruito quello che
ancora oggi è considerato, in Russia, uno dei grandi misteri - fu davvero suicidio? dell'epoca sovietica. E regala al lettore
un romanzo-indagine che è anche un fervido omaggio a Majakovskij, realizzazione del suo estremo desiderio: parlare ai
posteri - e "ai secoli, alla storia, al creato" -in versi.
Georges Simenon, Il grande male, Adelphi
Non ci pensa due volte la terribile, dispotica signora Pontreau a spingere giù dalla finestrella del granaio il genero
immobilizzato da una crisi di epilessia. La morte di quel buono a nulla, di quella «marionetta» dalle gambe molli, le
permetterà di annettersi la sua proprietà e soprattutto di riprendere il controllo sulle tre figlie. Ma c’è un’altra donna,
altrettanto terribile, una vecchia domestica rancorosa, che ha dei sospetti e che potrebbe parlare, o ricattarla. Il prezzo da
pagare perché tutto venga soffocato, perché una greve cappa di silenzio scenda sulle vittime e i colpevoli, e perché ogni
cosa – il paese come la grande casa dalle finestre sprangate – ripiombi in una calma sinistra, sarà altissimo.
POESIA
Aldo Nove, Addio mio Novecento, Einaudi
Con questo nuovo volume di versi, Aldo Nove affronta la fine della memoria: dunque non la fine di un secolo, ma la fine
del senso del passato, di una continuità rassicurante. E con la fine della memoria, con la progressiva scomparsa del
passato, diventa sempre più flebile anche la nostalgia. Dunque, una riflessione sul tempo. Il tempo privato e storico da un
lato, il tempo cosmico e geologico dall'altro. Il residuo nostalgico in dissolvimento ("il fuoco del tramonto / non ha fine per
chi lo abita") e un'entità ritmica, puro movimento, con cui fare i conti. I due fuochi si lambiscono nel flusso alternato dei
versi, divisi in due serie parallele che si rincorrono. I due fuochi si toccano soprattutto nel gusto e nelle capacità (dove
Nove è inarrivabile) di far collidere l'immensamente grande con il molto piccolo. In questo libro di Aldo Nove, non può non
esserci autobiografia, luoghi e stupori d'infanzia. Ma sono ricordi come svaporati nell'universo, senza più un senso
identitario, apparizioni fantasmatiche che si mescolano con concrezioni materiche di ere passate. Il rimpianto dell'io-ieri
diventa evocazione del tutto-sempre.
Silvio Ramat, Mia madre un secolo, Marsilio
9 maggio 1903. Comincia un'esistenza lunga un secolo, materia di un inconsueto racconto. Sfondo quasi costante una
città, Firenze, carica di storie e di memorie. La Firenze dell'inizio del Novecento si apre alla fantasia di una donna che lì
vivrà per tutto il secolo, bambina e giovinetta, sposa e madre, coltivando fra l'altro, con pudore, la vocazione letteraria.
Dovrà rinunciarvi, sotto la forza spietata delle cose, di un intreccio di eventi che, attorno a lei, sono anche il Fascismo, la
Resistenza e il dopoguerra fiorito di illusioni condivise con i suoi cari. Un racconto in versi capace di risuscitare un'intera
epoca, un intero secolo. La poesia di Ramat è lo strumento perfetto per restituirne gli aspetti storici e culturali ma anche le
tradizioni, le paure, i difficili approcci alla vita. Senz'ombra di retorica, d'altronde in chiave con lo stile che da sempre
caratterizza l'opera del poeta fiorentino, tutto ciò si conferma e si rimodula adesso nella nuova edizione, nelle dodici liriche
e dodici prose che vi si aggiungono, in cui torna la figura della madre, ora evocata con l'amara gravità del rimpianto, ora
colta come di sorpresa nella delicatezza di un aneddoto remoto.
OO M - 09-08-2015 - Tutti i diritti riservati
Osservatorio sul mondo dell'olio da olive e delle realtà affini
"Olio Officina Magazine" è una testata registrata
presso il Tribunale di Milano, n. 326 del 18 ottobre 2013
Direttore responsabile: Luigi Caricato
Direzione e redazione: Via Francesco Brioschi, 86 - 20141 Milano
Tutti i diritti sono riservati - Disclaimer - Privacy
Realizzato da Aerostato - Newsletter inviate con MailCom