Una balia piena di caramello

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Una balia piena di caramello
Una balia piena di caramello
2012
Jessica
(The Allman Brothers Band)
2
Giustizia divina
Ai tuoi occhi la forza e la grazia
il perdono è di chi aiuta l’altro.
Non chiedo altro che la stessa mano
dove tu mi conduci. E lo spirito
non ha un sapore acre. Mi rileggo,
stento a decifrare le ore sul quadrante
ma ho forza nelle braccia per cantare.
Sto qui, con queste quattro frecce
a spegnere fuochi che la montagna
in fiamme brucia.
3
Futuro anteriore
Piccole scritte indecifrabili
e puzzo di medicinale
la fronte è tesa, la parete
dona l’eco di una sonata sottovoce.
Mordere in penitenza
la soffitta del cuore
d’inverno statica bianca
nei cumuli del futuro anteriore.
4
Lotta di quartiere
Nessuno al contrario
tutti in fila per denaro.
Si scambiano dosi veloci
poi si scende al di sotto
dove le grida non si sentono più.
Nessuno da vicino
tutti di corsa,
un vecchio mulino
gelo verticale che frantuma la civiltà.
5
Canzone & polveri sottili
Giacca e cravatta
al soldo del padrone.
Mi vendo in fotocopia
e conto i giorni che passano
nella corsa alla nuova cecità.
Quattro dita.
Gira la ruota. Ora sei sotto.
Quarto di limone. Alleluia.
Asso di bastoni. Buio. Tutto rotto.
E lenti d’abissi su scale d’ottave.
Porta socchiusa, l’occhio cade.
Una mostra da vecchio stivale.
La storia si ripete. Si sale.
Giacca e cravatta
al soldo del padrone.
Si canta all’intermittenza
finché qualcuno non staccherà la spina
e ventri di donne facili al sol costume
biascicheranno una nuova rivoluzione.
Sesso vende pennello e bachi da pietra
la gloria dal motore a gas esplode.
Coriandoli di primanotte in recessione.
6
Sono cieco
Schizofrenico
provo a salire
ma è tutto abbandonato.
Il tocco è un sistema di controllo.
Strappare è la logica del progresso.
Così che la terra, arida
non grida più.
Innocenti
stupriamo il varco
ma se spremi troppo
non ci sarà più orizzonte.
Selvatici e sopravvissuti
alcuni ciechi raccontano
il mito del viaggio di ritorno.
7
Perché perdersi in latrine di pensiero?
Abbandonati, rilegati coi libri
gli orizzonti del futuro vanno
a marcire oblianti nella noia.
I tempi a motore, meccaniche d’amore
perché perdersi in latrine di pensiero?
Il sole è sceso, non c’è altro. Disperso
alcuno. Riciclo il sogno di qualcuno.
8
La vipera
Così vicino
non sono stato mai
la pelle liscia
e non dovrei.
Liquidi neri
al telefono,
salta la trasmissione
con uno scatto. Un click.
Senza risposta.
Vai via che scende la notte
il cielo raccoglie scie d’aeroplano
fumo & polveri benedette!
Guardo la mano mia rotta
sul pavimento
è preda del suo destino.
Shock.
La testa cade
e verticale
piove
dolore.
Mi staccherei
dalle resistenze
del corpo.
Alle tre
meno un quarto.
Sei cosa
di prova
in posa.
Mentire
al telefono
è poca cosa
ma strisciare
fino al pianoforte
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di sotto
è l’unica
prova d’ascolto?
Così che cade
il dolore
e s’accende
il fuoco
della passione.
Dormì vipera.
Con la memoria
ondivaga
di frasi
d’amianto
soldatini annegati
stesi & qualche bacio
distratto.
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Vecchia vacca punk
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Echi di Punk
Anelli, dischi
coevi
le travi maestre
della strada. In piedi.
Un colpo
in canna.
La solita ora che paga.
Nastro rosso.
Che diventa giallo.
Erba cattiva.
Per quello che vedi.
I nostri figli aperti.
I nostri figli spenti.
Deflagrati. Annullati.
Osvaldi depressi
sull’onda dark.
Spille, stracci
cover
poeti maledetti
nei cappucci benedetti.
A colpi di ritmo
trans e modà.
Bulbi ciechi alla fermata.
Nuova chiamata.
Verso l’arco di accensione
del neon in sovrimpressione,
tratto d’unione
tra quello che c’è stato di morto
e quello che è rimasto sepolto.
Spiati, fotocopiati, sbollati
indietreggiati al capolinea d’essere
motti, proverbi e sempliciotti
alla nota del punk. Crack!
12
Una balia piena di caramello
Addio cerotti monouso.
Addio serpenti in disuso.
Addio mostriciattoli sdegni.
Addio perversi e riversi.
Addio pentole di percussione.
Addio per odio e per amore.
Addio acidi per mari mori.
Addio semplici e drogati.
Addio famoso amico Feltrinelli
mettetegli i baffi e poi vedi se non è lui!
Addio miliardario comunista.
Addio acrostico di lingua.
Addio movimento globale.
Addio Saturno di cielo fallimentare.
Addio ali di uccello, falce, martello.
Addio in ostrogoto,creolo e greco.
Addio clandestino dell’umanità.
Addio anni elettrizzanti.
Addio felci e piante rampicanti.
Addio crogiuolo di eterni qualunquisti.
Addio a pestici e zanzare, fulmini e sottane.
Addio vecchio pazzo viziato d’altan.
Addio riposa in pace Mao Tze Tang!
Addio superstiti ubriachi di stelle.
Addio stampanti sprovvedute di colore.
Addio sonagli, cerchi, bagagli.
Addio colera.
Addio di giorno e di notte solo botte.
Addio 14 Marzo 1972
Addio isolato, avventuriero, deficiente.
Addio compagno d’avanguardia oltranzista.
Addio chinati dal corpo del potere.
Addio candelotti baffi finti di mestiere.
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Addio discendente della stirpe Guevara.
Addio fatiscente abrasivo e repellente.
Addio pistola che ferì il Comandante.
Addio console che ricevi la mandante.
Addio petrolieri, avvocati, consiglieri.
Addio scudieri.
Addio tralicci di Segrate.
Addio polvere da sparo.
Addio polvere di spero.
Addio Corso di Francia.
Addio.Ricorderò.
Addio fiore rosso. Addio Ballarò.
Addio fumento semplice.
Addio autostima.
Addio all’ “ASSALTO AL CIELO”
Addio bijou.
Addio terreno di lotta.
Addio nuclei di resistenza.
Addio 69.
Addio Molotov.
Addio vecchio Number One.
Addio Ceckov. Addio Nurad.
Addio freddo Cremlino.
Addio musica d’Agosto.
Addio Algeri. Addio Kefiah.
Addio mastice per tope afgane.
Addio soci.
Addio musicisti in frac.
Addio Lauretti Nico.
Addio. A. C. A. B.
Addio candelotti estremi.
Addio Boeri.
Addio contro la crisi.
Addio contro i pesticidi.
Addio contro le destre.
Addio contro le bestie.
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Addio contro i laureati.
Addio contro i bendati.
Addio contro i massimisti.
Addio contro i sincopati del professore.
Addio contro i musici di camera.
Quattro quarti e poi vedi se non esplodi!
Addio senza capo né coda.
Addio beni comuni e democrazia.
Addio anni al vetriolo.
Addio Europa. Addio Macello.
Addio avventura di Bolivia.
Addio Gestapo.
Addio Ley fuga.
Addio fuoco a volontà.
Addio vecchi salari.
Addio libertà costituzionali.
Addio 24 Giugno, festa dei minatori.
Addio Cerro de San Miguel.
Addio. Salvate il cavallo!
Addio Camiri.
Addio Copacabana.
Addio Dic.
Addio portafogli.
Addio alla stanza.
Addio Hotel La Paz.
Addio libro stanco.
Addio che verrà.
Addio notte insonne.
Addio. Un litro di Nitro.
Addio. Spacco tutto.
Addio. BAAAAAAMMMMM!!!!
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Zen mistico
Ci portarono al confine:
una pianta grassa
spremuta fino in fondo
lanciata di sotto.
Capovolti
con gli occhi
sconvolti
stirati
a fior di pelle cinese
sbalzati:
mille foto nel deserto
e non ricordi l’anno.
Alcuni digitarono il tasto canc.
Reset. Resistette alla tentazione.
I giovani lo sanno
non hanno intenzione:
camminare stanca
induce riflessione.
Diedero il mio braccio in pasto:
turbine di Vietnam
polvere di corona
parenti finiti in canna
sotto la mia pistola:
alla tua età faresti bene:
non ti lasciare, va!
Ero messo a guardare
le cose abbandonate.
Ora di sopra
gessi che parlano
da sole. Gioie in gola.
Appunto. Una manovra azzardata.
Un semplice collare di donna
per esempio.
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Ecco, questi sono i soldi
per andare altrove.
Ne chiedi altri?
Non conosci la destinazione.
Perché? Ti domandi. Perché.
Alla tua età potresti vivere
e vagabondare all’estero.
Così lontana non ti temo.
Tornavo dalla soffitta.
Sapevo di sporco. Di sconfitta.
Di gessi che s’eran sbalzati
in aria a colpi di mattone
e cemento. Ero appena dimesso
dalle vecchie contraddizioni.
17
Vecchio vacuo blues
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Vecchio pazzo
Un giro
sulla gamba
di legno,
mezzo
gin chiaro.
Lancio la sedia
affetto
la chitarra,
mezza
gamba
di viola
bruciata.
Sei corde
nascoste male
andate
in bianco.
Note
d’aurore
ancora da
sbucciare,
manca
tanto
il vecchio
pazzo
giro di blues.
Notte
discordi
otto ore
di soffitta
soffiano,
tenori
di pioggia
sulla via
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cani sciolti
nella camera
del venerdì.
Barcolla
avanti
un piede
sulla fossa,
si ribalta
e manca
di tanto
il vecchio
pazzo
giro di blues.
20
Vecchia pazza rossofuoco blues
Una notte persa
messa sottosopra
una valigia aperta
per la fretta di scappare.
Una volta era meglio
aprirti la capote
e svirgolare.
Quanto tempo è passato, vecchia
pazza rossofuoco blues?
Una notte era abbandonata
donna a motore allagata di dolore
sotto i cavalcavia. Fu una pazzia.
Mi aspettava fuori i locali
mezzi mezzi sotto fichi secchi
ora solo centri commerciali, parcheggi privati.
Una volta mi ero rotto il becco
mi spense appena girato il centro
e andai avanti col giro della chiave. N.
Luce gialla, cento lunghi chilometri
sull’Autosole e quella lunga barba
sotto le stelle del Gianicolo in acido.
Me ne rimane solo una fiancata addosso
la stessa lasciata sul posto. Rossofuoco.
Una volta guardava sempre più in alto
madre nelle favole e nelle fantasie
altre storie d’amore a batterie scariche.
Ci si muoveva al rallentatore per non soffrire.
Ora è il regno del gas. Vecchia pazza rossofuoco
blues!
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Uomini in serie
Uomo fatto di corda, di pezza.
Fili scoperti sul torace.
Anima fil di ferro. Non un addio.
Uomo cartastraccia ingiallito.
Polvere sottile sottosopra.
Sempre sveglio. Sempre aperto.
Uomo di catrame senza volto.
Ciglia verdi. Occhi e vomito.
Non dorme. Si ricarica da se.
Uomo rovescio sul pavimento.
Non un pensiero. Non un film.
Senza calore. L’estate che sale.
Uomo di cartapesta affumicata.
Le notti lente sotto i lampioni ciechi.
Un colpo di pistola per la libertà.
Uomo di cenere, di silenzio
giacca lunga dal bottone alto.
Risata grassa. Contratto a progetto.
Uomo di cabina esplosa.
Uomo di fabbrica.
Uomo dal cervello teso. Quasi infinito.
Uomo misura di se stesso.
Alba della rivoluzione.
Steso sugli inceneritori di certezze.
Steso sulle cattedrali di rifiuti.
NO. No.no.
Uomo in gabbia. Sigaretta spenta.
Psicofarmaci e soluzioni.
22
Ad ognuno la sua scimmia
La bellezza di una donna
sta nel collo. Se è troppo corto
non può avere troppe pretese
e s’adagia a tutto ciò che v’è attorno.
Se invece il collo tende in alto
(ma non troppo) sarà piena di se
e s’innalzerà verso nuove sfide.
23
Cani & abbaii
Due rubinetti dorati
quasi uguali
cani lanciati
in corsa
senza fiato,
due operai sudati
quasi alla stessa ora
cani bagnati
sotto una giornata
a bomba,
due perfetti sconosciuti
al momento dell’addio
si lanciano al galoppo
per odio e per verità.
24
Due dita per respirare
Scheletro di bicicletta
contro la schiena del letto
sbuccia la pelle e cade.
Non si è mai abbastanza vivi
per conoscere la propria scimmia.
Nella mia testa
ruote di scorta
per allentare
cinte e bulloni
della passione.
Per le dita,
per respirare
penserò
altro.
25
Cieli di Francia
Un gigante
dai piedi
bagnati
immacolati
sulla pista
d’atterraggio.
Le frasi mozzi
cate qua e là
i parenti turchi
abbandonati
sulle piste
non più ciclabili.
Versaille,
Louvre & Montparnasse.
Grate, nubi, navi
a picco
sulla Senna.
I gradini blu.
I gradini bucati
fino al professor Eiffel.
Muto
col sopracciglio copiato
il baffo, il babbo isolato
mi perdo sui lunghi
impermeabili di Maggio.
26
Overture di Cinisi
(Omaggio a Peppino Impastato)
Le due di pomeriggio.
Sono già stanco di questo
tango soleggiato e riverso.
Alla televisione
nuovo squallore
nuovo atto incompiuto
nuova strage in prescrizione.
Mi spengo sul lato
mi abbronzo, mi cieco.
La notte resta
crema per la nostra vanità.
Ci si infila a quattrozampe
solamente per viltà.
Alle nostre vite
non cambia
il passo
riverso
di chi
alla radio
grida lo schifo dell’accordo
silenzioso.
Le due di pomeriggio
a bruciare il divano
per il nuovo scrittoio rosso.
27
Il partigiano
Davanti a me
il partigiano
fa un sorriso.
Non ci guardiamo le mani.
Negli occhi spavaldi
un sorriso che non teme.
Davanti a me
il partigiano.
Impronte digitali
dal passato.
Si ferma dietro il cavallo.
Davanti a me
il partigiano.
Non guarda dietro.
28
Atti di libidine
Fiesta in massa
che così si consuma.
Aperti i porti
spalancate le braccia.
I pugni chiusi marciano
verso il potere traditore.
Pablo in camice bianco.
La signora con il merletto di castoro.
La mia scimmia al profumo di demonio.
Una preghiera che sta dentro una cassetta.
Non è elemosina. Ci penserà il prete.
Fiesta che si discute in piazza.
Il cancro di mio fratello in banca.
Questo giorno di riposo ha un prezzo.
Quaranta minuti. Si aspetta il Capitano.
Da un calamaro gigante sguscia via.
Perché serve una fiesta
per andare via?
29
Vacca magra
Dio
che ho bisogno
del liquido
brucia in fretta
questi avanzi!
Sia Regno Vero!
E non pisciato
di banca
vacca magra
in putrefazione.
Dio
che rendi lune
ai razzi vaganti
sto in ascesi,
resto col principio!
Sia Regno di Grazia!
E non coacervo
di funzionari buffoni
che guardano la disgrazia.
Senza un acca.
Mi calo.
Mi presto a ferma grazia.
Nel verde pascolo attorno.
30
Come corpi in contumacia
Sorretta da un colpo di grazia
l’anima è sospesa. Due corpi
in una breccia d’abbraccio
rotolano nel dirupo.
Angoli di noi, poi una spalla scoperta
quasi per caso. Per destino.
Una nuvola di parole
scarica il suo vociare
indemoniato
sui colli ingialliti. Sui miei baci.
Eco. Il gioco è fatto.
La strizzo dal collo,
un contrasto al suo ginocchio
più forte. A colpi di be bop
cicche sul cuore.
Per chiudere
il suo buco in petto, il vuoto in gola.
E scorre un vento isolato
un singulto svirgolato.
Scema nella pozza.
(Negli armadi
tra naftalina e panni vecchi,
un dolce disordinato eco.)
31
L’ultimo valzer
Fantasmi bianchi parevano girare
tutto attorno alla rotta
scivolati e lenti
per una strana gravità.
Alcune silenziose verità
gelatinose viravano nella notte.
Bagliori. Una coda dell’occhio
verso il riflesso dello specchio.
Fantasmi bianchi parevano andare
conto i vetri della camera boreale
femorali d’equilibrio
tra le sponde del letto
e le quindici e ventiquattro.
La ruota nell’occhio, l’anfratto
dove riposano i cani sciolti.
Mi erbosa pelle di sole
fantasticava notte.
Chiuso a botte.
Lanciato a sorte.
Un lampo, poi la folata di vento
per partire. Lacrimogeno.
Incerati addosso a colpi di sole
che ai capelli fanno brutto effetto
tra le dita il forte odore di rigetto
fantasmi bianchi sulle foto dorate
parevano girare 1977 per festa infinita.
Quell’ultimo valzer dei forsennati
incolonnati sulla mia Smart.
32
Il cane di lei
Nessuna traccia.
Nessuna risposta.
Nessuna verità.
Chissà se il cane mi darà del tu.
Nessuna promessa.
Nessuna mezza bocca.
Nessuna speranza.
Chissà se il cane mi darà del lei.
Nessuna reazione.
Nessun gesto risoluto.
Nessun aiuto.
Chissà se il cane avrà pietà di me.
Nessun indirizzo.
Nessuna svolta.
Nessuna ballata.
Chissà se il cane piscerà verso di me.
Nessuna cosa vergine
Nessuna fortuna.
Nessuna fantasia.
Nessuna magia.
Chissà se il cane giocherà con fair- play.
Nessuna distanza.
Nessuna certezza.
Nessuna mappa.
Chissà se il cane lascerà la luce accesa.
Nessuna fissa.
Nessuna lingua.
Nessuna spinta.
Chissà se il cane dormirà con lei.
Chissà se il cane mi darà del lei.
Chissà se il cane avrà un posto. In più.
33