Lo sfruttamento criminale del minore
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Lo sfruttamento criminale del minore
Niente velo per Jasira di Alan Ball Sinossi Jasira, padre di origine libanese e madre americana, ha tredici anni e vive con quest’ultima. Dopo aver subito le “attenzioni particolari” da parte del compagno della madre, viene costretta a trasferirsi dal padre, in un piccolo paese del Texas. Qui è costretta a fare i conti con il razzismo diffuso, con le severe restrizioni imposte dal genitore e con un’irrefrenabile curiosità nei confronti della sessualità e del proprio corpo in cambiamento. Mentre fa da baby-sitter al figlio dei vicini scopre alcune riviste di nudo femminile e si accorge che sfogliandole prova un’eccitazione che la porta ad avere il primo orgasmo. Con il proprio comportamento inconsapevolmente sensuale, seduce il padre del ragazzino, il signor Vuoso, un riservista dell’esercito statunitense, che le regala una delle sue riviste e toccandola le fa perdere la verginità. Intanto Jasira si è innamorata di Thomas, un compagno di scuola di colore, ma ben presto il padre, razzista a sua volta, le vieta categoricamente di frequentarlo per timore che questo possa infangare la reputazione della figlia. Di nascosto dal genitore però, Jasira dapprima permette al ragazzo di depilarle i genitali, poi accetta di avere con lui un rapporto sessuale completo. Mentre la prima guerra del golfo procede, il signor Vuoso confessa a Jasira di essere stato richiamato alle armi e in un ultimo saluto riesce ad avere un rapporto completo con la ragazza. Un’altra vicina di casa però, insospettita dalla strana frequentazione dei due, offre il proprio sostegno a Jasira e tenta di impartirle un po’ di educazione sessuale. Quando il padre trova la rivista nella camera della figlia e ha una reazione violenta, è proprio la vicina, Melina, ad accoglierla e a proteggerla. Nel corso di una cena a casa dei vicini a cui partecipa anche il padre per tentare una riconciliazione, Jasira finalmente trova il coraggio di confessare l’abuso subito denunciando il signor Vuoso. Presentazione critica Introduzione al film Quando l’esempio non c’è Alan Ball, già sceneggiatore di American Beauty (USA, 1999) di Sam Mendes e autore di alcune serie televisive di culto (Six Feet Under e True Blood), con Niente velo per Jasira firma la sua prima regia cinematografica. Adattando per lo schermo il romanzo “Beduina” di Alicia Erian, Ball ripropone alcuni dei temi già esplorati nel film di Mendes. Innanzi tutto si affronta, approfondendolo, il “lolitismo” da una prospettiva diversa e più problematica: laddove in American Beauty il personaggio interpretato da Mena Suvari si poneva quasi come espediente narrativo, semplice elemento scatenante per la crisi esistenziale del protagonista interpretato da Kevin Spacey, qui il personaggio di Jasira assume una centralità inedita ed un maggiore spessore psicologico. Il film assume così la dimensione di riflessione antropologica sulla società americana e sul difficile percorso di integrazione degli immigrati di prima o seconda generazione, a dispetto delle apparenze. Mentre sullo sfondo si stagliano le immagini inquietanti della prima guerra del golfo, quella condotta da Bush senior con scarsi risultati prima del fatidico 11 settembre, il personaggio della protagonista, ossessionata da tutt’altre inquietudini, sperimenta il proprio corpo e l’effetto curioso che questo ha sugli uomini. Cedendo ben poco al voyeurismo e alla pruderie, Ball si sofferma soprattutto sui meccanismi psicologici, anche inconsapevoli, della seduzione, lasciando rigorosamente fuori dall’inquadratura la nudità o l’atto sessuale. La tensione, non solo erotica, costruita con un climax ascendente efficace e coinvolgente, porta ad uno scontro di culture che precede, e in qualche modo allude, allo scontro di civiltà che il tragico attentato del 2001 farà deflagrare. Nel microcosmo in cui Jasira si trova a vivere, alla periferia di una cittadina del Texas, la paura e la diffidenza nei confronti dell’altro sono palpabili al di là dell’apparente cortesia degli inviti a pranzo e delle regole del buon vicinato: così il padre di Jasira e il signor Vuoso si sfidano a dimostrare il maggiore patriottismo erigendo ognuno il proprio alzabandiera nel cortile mentre Melina, la donna incinta della casa accanto, non esita a interrompere gli incontri tra la protagonista e il riservista, convinta della malafede di quest’ultimo. 1 Niente velo per Jasira – scheda critica Il mondo degli adulti e quello degli adolescenti, nella rappresentazione di Ball, si incontrano e si scontrano ad armi pari, in un meccanismo malato in cui i primi non hanno né l’autorità né l’autorevolezza per poter essere d’esempio per i secondi. Se però i ragazzi, in particolar modo i compagni di classe di Jasira, dimostrando continuamente la loro profonda stupidità e superficialità possono evere l’alibi della giovane età e del cattivo esempio ricevuto, per gli adulti il giudizio non può che essere senza appello. Il signor Vuoso incapace di dominare i propri impulsi sessuali più bassi, il padre di Jasira nel suo incoerente essere intransigente con la figlia e permissivo con se stesso, la madre che prima la caccia di casa e poi la rivorrebbe con sé perchè si sente sola, e persino i genitori di Thomas che, eccitati dal vino, si ritirano in camera abbandonando i due ragazzi alle loro goffe prime esperienze, sono il simbolo di una società senza punti di riferimento e senza valori nella quale è difficile, se non impossibile, crescere sani. Il ruolo del minore e la sua rappresentazione La scoperta della sessualità Jasira ha tredici anni ed è la protagonista del film Niente velo per Jasira. Il titolo italiano, con il riferimento all’imposizione del velo nei paesi islamici, è piuttosto fuorviante, dal momento che il padre di Jasira, di origine libanese, è cattolico e veste all’occidentale. Tuttavia è evidente come gran parte delle pulsioni della protagonista siano provocate proprio dalle restrizioni impostele dal genitore. Del resto anche la madre, all’inizio del film, la caccia di casa proprio perchè la ragazza ha infranto il divieto di depilarsi la zona pubica e, per di più, ha accettato l’aiuto del compagno di lei. È evidente il controsenso educativo di questa scelta: la madre, palesemente incapace di affrontare e gestire in modo adulto la trasformazione del corpo della figlia ed assecondare le sue pulsioni sessuali, risolve il problema allontanandola da casa e prendendo le parti del fidanzato. Questo suo comportamento denota non solo una profonda inadeguatezza per quanto concerne il ruolo genitoriale, ma anche una grave miopia non del tutto inconsapevole: anche se fosse stata Jasira a chiedere l’aiuto del fidanzato della madre, il fatto che lui abbia accettato lo mette in una posizione di inequivocabile colpevolezza. La stessa colpevolezza di cui si macchia il signor Vuoso. Anche in questo caso non può affatto essere un’ettenuante il comportamento provocatorio della ragazza, poichè si tratta di una seduzione inconsapevole, ingenua e decisamente goffa. Jasira si trova a scoprire l’effetto nuovo e inedito che le foto di nudo femminile le provocano, e la strana sensazione fisica della masturbazione e dell’orgasmo. È evidente che in una situazione delicata e di difficile interpretazione come questa, la ragazza avrebbe bisogno di essere educata, guidata, anche limitata. Invece di ricevere quelle risposte e quelle spiegazioni che, seppur tardivamente, Melina le offre con la sua presenza discreta ma definita, la protagonista si ritrova ad avere a che fare con un uomo ben più fragile e spaesato di lei che finisce per approfittare del suo corpo e della sua ingenuità. Nemmeno il padre della ragazza ha un ruolo positivo. Le sue regole (il divieto di usare assorbenti interni o di frequentare un ragazzo di colore) sono di una restrittività incomprensibile che si spiega solo con la paura che venga infangata la sua reputazione. Lo dimostra il fatto che questo rigore e questa rigidità scompaiono del tutto nella gestione del suo rapporto con la fidanzata. Come accennato nell’introduzione al film, il comportamento del padre, ben lungi da essere di esempio per la ragazza, diventa un involontario invito a trasgredire sistematicamente i suoi ordini. Intento reso ancora più facile dalle sue continue assenze da casa che lasciano a Jasira campo libero sia per gli approcci con il vicino, sia per le esperienze con Thomas. Ed è significativo che il film si concluda con il gesto del padre che si rifiuta di assistere al parto di Melina, affidando le sue cure proprio alla figlia: difficile immaginare un gesto che esprima maggiormente il suo senso di inadeguatezza e il suo fallimento come uomo e come genitore. Di contro è singolare come il personaggio di Thomas, il fidanzato di colore di Jasira, finisca per essere la figura maschile maggiormente matura e consapevole. Il suo atteggiamento nei confronti della ragazza è straordinariamente rispettoso e la scoperta della sessualità che i due giovani portano avanti finisce per essere il percorso più sano, graduale e condiviso del film. Non ancora intaccato dall’egoismo e dal cinismo che gli adulti dimostrano ampiamente, Thomas è sullo stesso piano della protagonista e questo lo porta ad agire con estrema prudenza, lasciando anche un piccolo spiraglio di ottimismo e di fiducia nei confronti delle nuove generazioni. 2 Niente velo per Jasira – scheda critica Riferimenti ad altre pellicole e spunti didattici Al di là del divieto per i minori di 14 anni, la visione di Niente velo per Jasira è destinata esclusivamente agli studenti delle ultime classi delle scuole secondarie di secondo grado, trattando argomenti molto delicati in maniera piuttosto esplicita. Il film si presta ad un approfondimento sul tema della scoperta della sessualità e sulla totale assenza di punti di riferimento educativi. Per un maggior approfondimento di questi temi si consiglia anche la visione di La Niña santa (Argentina/Italia/Olanda/Spagna, 2004) di Lucretia Martel che racconta la scoperta della sessualità da parte di un’adolescente attraverso la metafora del peccato e della redenzione, Ingannevole è il cuore più di ogni cosa (Francia/Giappone/Gran Bretagna/USA, 2004) di Asia Argento che racconta le terribili conseguenze di abusi sessuali sui minori e L’adolescente (Francia, 1976) di Catherine Breillat che affronta il tema della sessualità adolescenziale spinta fino alla perversione. Ludovico Bonora 3