Quellen und Forschungen aus italienischen
Transcript
Quellen und Forschungen aus italienischen
Quellen und Forschungen aus italienischen Bibliotheken und Archiven Bd. 79 1999 Copyright Das Digitalisat wird Ihnen von perspectivia.net, der Online-Publikationsplattform der Max Weber Stiftung – Deutsche Geisteswissenschaftliche Institute im Ausland, zur Verfügung gestellt. Bitte beachten Sie, dass das Digitalisat urheberrechtlich geschützt ist. Erlaubt ist aber das Lesen, das Ausdrucken des Textes, das Herunterladen, das Speichern der Daten auf einem eigenen Datenträger soweit die vorgenannten Handlungen ausschließlich zu privaten und nicht-kommerziellen Zwecken erfolgen. Eine darüber hinausgehende unerlaubte Verwendung, Reproduktion oder Weitergabe einzelner Inhalte oder Bilder können sowohl zivil- als auch strafrechtlich verfolgt werden. LOMBARDEI. MAILAND 763 Jörg W. Busch, Die Mailänder Geschichtsschreibung zwischen Arnulf und Galvaneus Fiamma. Die Beschäftigung mit der Vergangenheit im Umfeld einer oberitalienischen Kommune vom späten 11. bis zum frühen 14. Jahrhundert, Münstersche Mittelalter-Schriften 72, München (Fink) 1997, 265 pp. ISBN 3-7705-3124-8, DM 128. - Le ricerche sulla storiografìa medievale hanno fino ad ora trascurato una analisi sistematica delle opere composte nella metropoli lombarda tra XI e XIV secolo, comprendente almeno 36 testi a tutt'oggi conservati (vedi Übersicht 1, p. 35): si tratta di una tradizione alla quale possono essere affiancate, ma solo per un periodo successivo, quelle relative a Firenze e a Roma. Non solo. Tra 1150 e 1250 la storiografia, che potremmo definire lombarda, si caratterizza per il deciso apporto di scrittori laici, di notai talora attivi anche al servizio del comune con diverse mansioni, mentre a Firenze solo all'inizio del XTV secolo i laici si cimenteranno con le narrazioni storiche. Nonostante tali rilevanti peculiarità, la storiografìa milanese solo in tempi recenti, ha ricevuto la meritata attenzione. (A questo proposito segnalo che sono in corso di stampa gli Atti del Convegno svoltosi a Milano il 26 e 27 ottobre 1998, su „Le cronache medievali di Milano", con un intervento di J. Busch). Il presente volume - che riproduce senza variazioni la Habilitationsschrift presentata alla Westf. Wilhelms-Universität di Münster nell'a. a. 1994/ 95 - si articola in cinque capitoli, più le conclusioni e due Excursus, rispettivamente dedicati alle famiglie milanesi, ricordate dall'Anonimo milanese e da Ottone e Acerbo Morena, e ai cataloghi arcivescovili del XIV secolo. Dopo l'Introduzione (cap. I), nella quale sono messe in luce le caratteristiche della storiografia milanese in confronto con altre coeve situazioni, nel II cap., attraverso l'attento esame di alcuni testi, in particolare della anonima Narratio de Longobardie obpressione (1168 ca.), il Busch individua i motivi propri delle opere storiche scritte da laici rispetto alla precedente storiografia ecclesiastica. Nel III cap., sulla base degli scritti del notaio piacentino Giovanni Codagnello (ca. 1154-1234) e della loro recezione nella alleata Milano, vengono evidenziate le peculiarità di questa „nuova" storiografia: l'autore laico-notaio, infatti, attraverso l'esposizione delle vicende contemporanee, vuole additare una linea di condotta ideale del governo cittadino. Mentre gli scrittori ecclesiastici fino all'XI secolo rivolgono la loro attenzione a un passato assai remoto, al fine di nobilitare le origini della Chiesa ambrosiana collocandole agli inizi dell'era cristiana, gli autori laici, privi di preoccupazioni teologiche come pure di una progettualità mirante a inquadrare gli eventi narrativi in un ordine superiore, raccontano con precisione „notarile", soprattutto nelle date, i fatti che loro stessi hanno vissuto o conosciuto da testimonianze dirette, legati al duro e prolungato scontro militare tra Federico I e i comuni padani. La storiografìa comunale, rielaborata e arricchita dai motivi offerti da altri importanti QFIAB 79 (1999) 764 ANZEIGEN UND BESPRECHUNGEN generi letterari quali l'agiografia, servì quindi, fin dalla filotorriana Chronica Danielis, composta tra 1268 e 1273, a giustificare l'avvento delle nuove forme del governo signorile (cap. IV). Eredi e continuatori di questa ricca tradizione furono soprattutto gli autori provenienti dagli Ordini mendicanti, tra i quali Galvano Fiamma ricopre una posizione di primo piano sia per la sua conoscenza e il suo impiego della storiografia precedente, sia perché le sue cronache misero di fatto nell'ombra la storiografia comunale, alla quale non era più necessario rifarsi per trovare notizie, ora elaborate nell'opera del dotto Domenicano in modo più organico e politicamente allineato alla signoria viscontea. Galvano deve dunque la sua fortuna all'aver assunto e perfezionato il modello della cronachistica laica, attenta ai problemi e agli avvenimenti contemporanei e pronta a darne una lettura funzionale agli orientamenti di governo. All'inizio del XIV sec. la storiografìa comunale, esaurita la sua funzione „civica", lasciò il posto a ricostruzioni erudite, fortemente condizionate dalla rinnovata attenzione per le opere di Tito Livio, proprio allora riscoperte da notai e scrittori, quali Giovanni da Cermenate (cap. V). Il VI cap. offre infine al lettore le riflessioni conclusive del volume, che rappresenta un valido contributo anche alla conoscenza delle vicende sociali e politiche di uno dei periodi meno frequentati della storia milanese e lombarda. Maria Pia Alberzoni Olivier Faron, La ville des destins croisés. Recherches sur la société milanaise au XIXe siècle (1811-1860), Bibliothèques des Écoles Frangaises d'Athènes et de Rome 297, Rome (École Frangaise de Rome) 1997, 603 S., graph. Darst, Kt, ISBN 2-7283-0377-0, FF 560. - Der poetische Titel dieser an der École des Hautes Études en Sciences Sociales in Paris verteidigten thèse knüpft an Italo Calvinos Erzählung „Il castello dei destini incrociati" an und will zum Ausdruck bringen, daß ein Stadthistoriker gleichzeitig „Tausende von Pfaden" zu verfolgen und die zwischen den Abertausenden von städtischen Akteuren bestehenden Beziehungen herauszuarbeiten habe. Nach der Erläuterung des Titels ist es allerdings für den Rest der Untersuchung mit der Poesie vorbei: Denn um die „Mailänder Gesellschaft", deren amtlich registrierte Mitglieder in dem halben Jahrhundert vor der Einigung zwar eher mäßig, aber doch immerhin von ca. 120 auf 180000 zugenommen haben, in ihrer Gänze erfassen und auf Herz und Nieren durchleuchten zu können, legt der Autor ein emphatisches Bekenntnis zur seriellen Geschichte und insonderheit zur historischen Demographie ab. Von vergleichbaren Untersuchungen unterscheidet sich die vorliegende an erster Stelle durch die hauptsächlich verwendeten Quellen: nicht Bevölkerungszählungen und Kirchenbücher, sondern die sog. Anagrafe, welche 1811 unter französischer Herrschaft begonnen und von allen nachfolgenden Regimen bis heute weitergeführt wurde, so daß alle QFIAB 79 (1999)