siamo il Paese più vecchio al mondo, rischiamo di implodere

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siamo il Paese più vecchio al mondo, rischiamo di implodere
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Più fai figli, più diventi povero
il nuovo giornale
iacenza
Venerdì 3 giugno 2011
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L’economista Campiglio: siamo il Paese più vecchio al mondo, rischiamo di implodere
iamo il Paese più vecchio al mondo, insieme
al Giappone. Ma il
Giappone cresce lo
stesso, perchè la produttività è
in aumento. Invece l’Italia è ai
minimi storici per tasso di natalità e incapace di incrementare la produttività. Se vogliamo invertire la rotta, dobbiamo promuovere innovazioni
sociali. Serve qualcuno che
inizi e se il meccanismo funziona si propaga per contagio.
È il tempo del fare, non delle
promesse, a partire dalle politiche sulla famiglia”. L’appello, forte e chiaro, arriva dall’economista Luigi Campiglio
al convegno “Affari di famiglia”, promosso sabato scorso
dalla Provincia, dal Forum
delle Associazioni familiari e
da Unicef in occasione della
Giornata internazionale della
Famiglia voluta dall’Onu,
quest’anno centrata su povertà ed esclusione sociale.
S
“
Magnaschi: viene in Caritas anche chi, pur lavorando, non riesce a far fronte alle spese
Nella foto di Bellardo, un momento del convegno in Provincia: da sinistra, Carlo Dionedi del Forum delle Famiglie, Mario Zumbo di Unicef, Massimo Magnaschi, il prof.
Luigi Campiglio, il presidente della Provincia Trespidi, Fausta Fagnoni de “La Ricerca”, Innocente e Marina Figini di “Cometa”.
In coppia, ma senza figli
“Non è vero che l’Italia è un
Paese ricco - ha messo in
guardia il prof. Campiglio -.
Negli ultimi otto anni risulta
aumentata la ricchezza immobiliare, che rappresenta il
70% della ricchezza reale del
Paese; ma si tratta di una ricchezza fragile come la panna
montata, perchè è l’effetto
dell’aumento dei prezzi”. Il
docente di economia politica
dell’Università Cattolica di
Milano ha sciorinato cifre allarmanti. Nel 2010, il reddito
pro capite medio registrato in
Italia è calato rispetto al 2000,
così come è diminuita la spesa pro capite per famiglia. La
riduzione dei consumi ha
coinvolto 7,5 milioni di minorenni. Hanno dichiarato all’Istat di aver contratto debiti
diversi dal mutuo o dall’affitto il 15% delle famiglie con figli, percentuale che sale al
24% se si hanno 3 o più figli.
“Vivere da soli costa - ricorda
Campiglio - quindi è meglio
far coppia, ma non procreare:
sono le coppie senza figli
quelle che, oggi, rischiano
economicamente di meno”.
Fisco e carichi familiari
È una sottile dissuasione a
mettere al mondo bambini,
che si ritorce sulla nostra economia. Campiglio ricorda il
recente ammonimento dell’agenzia “Standard & Poor’s”: “La possibilità di crescita in Italia può diminuire ulteriormente a causa dello sfavorevole andamento demografico”. Basterebbe allora
l’instabilità lavorativa (disoccupazione, precariato) o semplicemente per il fatto di avere 3 o più figli. A ciò si aggiunge un’altra forma di povertà: quella delle relazioni.
“La rete parentale si è fatta
stretta e lunga - ha spiegato
Magnaschi -: le famiglie sono
chiuse, isolate, i carichi di cura non sono più scanditi nel
tempo, ci si trova a dover
provvedere contemporaneamente ai bambini e agli anziani non autosufficienti”. Venendo meno un “tessuto di
comunità”, non è più scontato che la famiglia “funzioni”
come ammortizzatore sociale.
UNA CASA CHE SI DILATA
Le esperienze di accoglienza de “La Ricerca” e “Cometa”
A dispetto di una mentalità anti-famiglia
che tenta di radicarsi nella società, ci sono persone che credono nell’istituto familiare e danno
vita ad esperienze capaci di rispondere alle fragilità del nostro tempo. È il caso delle due realtà intervenute sabato: la piacentina Associazione “La Ricerca” e “La Cometa” di Como.
“La nostra associazione - ha esordito Fausta
Fagnoni, responsabile dell’Area Mamme e
Bambini de “La Ricerca” - da trent’anni lavora con la famiglia, considerandola la prima
agenzia educativa: il sostegno genitoriale è uno
dei fattori preventivi del benessere emotivo dei
figli e dell’intera famiglia. Noi crediamo nel
valore e nella competenza della famiglia, anche
della famiglia in difficoltà”. Partiti sul fenomeno della tossicodipendenza da eroina, l’associazione ha nel tempo saputo intercettare le esigenze di un disagio “sempre più trasversale alle classi sociali”, valorizzando con iniziative di
cittadinanza attiva le risorse del mondo giovanile e accompagnando i genitori “sempre più
confusi rispetto ai tanti modelli educativi che
vengono proposti”.
guardare Oltralpe, Francia e
Germania. Ma a bagnarci il
naso è addirittura la Turchia,
dove la metà della popolazione ha meno di 30 anni e i giovani - “studiosi, molto motivati”, sottolinea l’economista
- precocemente entrano nei
CdA delle aziende.
C’è poi l’annosa questione
della scarsa equità del nostro
sistema fiscale, basato - ha illustrato Campiglio - sul concetto di salario del 19° secolo,
quando l’organizzazione fa-
Nasce da due fratelli la storia di accoglienza
de “La Cometa”. La proposta di prendere in affido un bimbo sieropositivo cambia la vita ad
Innocente e Marina Figini, sette figli naturali
e sette in affido. È condividendo l’esperienza
con il fratello Erasmo e la moglie che capiscono
quanto sia bella questa vita comune tra famiglie. “La storia di Cometa è una storia di comunione; non siamo stati affascinati dall’affido, ma dalla possibilità di vivere in comunione
e l’espressione vivente della comunione è l’accoglienza”, precisa Figini, di professione medico oculista.
Oggi nella cascina alla periferia di Como vivono più famiglie, provenienti un po’ da tutta
Italia. Accolgono bambini, ma anche mamme
sole o in difficoltà. Mattone dopo mattone, hanno dato vita a una sorta di “città nella città”,
che comprende un doposcuola per 80 bambini
in affido diurno, ma anche una scuola professionale e una società sportiva. “Sono stati gli
incontri che hanno fatto dilatare la nostra vita
e le stesse mura della nostra casa”.
miliare si fondava su un unico percettore di reddito, il padre. “A questa visione si accompagna un’organizzazione
sindacale che, tutelando l’interesse dell’uomo, tutela di
fatto anche quello degli altri
componenti della famiglia”.
La società però è cambiata, il
livello minimo di reddito necessario per garantire ad una
famiglia moderna una vita dignitosa è aumentato, le donne sono entrate nel mondo
del lavoro. Si apre dunque il
capitolo della conciliazione
tra tempi di cura e tempi di
lavoro, ma pure la necessità
di rivedere il principio-chiave
della tassazione: “da un fisco
basato sul reddito del singolo
a un fisco che consideri il reddito familiare”. Oggi, invece,
in Italia accade che una famiglia si veda tassato l’intero
reddito percepito senza considerare i carichi familiari,
per esempio ignorando che a differenza dei single o delle
coppie senza figli - una parte
La famiglia protagonista
consistente delle sue entrare
serve appunto a mantenere,
educare e crescere i bambini.
Anche le politiche dedicate
alla famiglia seguono un’impostazione obsoleta. Lo ha
evidenziato il dott. Massimo
Magnaschi, responsabile dell’Area Promozione della Caritas di Piacenza-Bobbio.
Citando una analisi di Caritas Emilia-Romagna, ha fatto
notare che “le politiche regionali hanno come destinatario
il singolo, eppure, la famiglia
resta l’ammortizzatore sociale cui si ricorre in caso di
emergenza”.
Relazioni fragili
Nel Piacentino Caritas registra un’accentuata “vulnerabilità sociale”. Magnaschi
parla di una “povertà estrema in continua crescita”, costituita dai senza dimora, ma
anche di una “povertà familiare”, che comprende nuclei
italiani “che mai avrebbero
pensato in passato di dover
ricorrere ai nostri servizi”. Un
dato su tutti: le borse viveri
distribuite nel 2000 erano 880,
nel 2010 sono state 2927. Non
si parla solo di persone senza
reddito, ma anche di persone
che, pur guadagnando 10001500 euro al mese, “non sono
in grado di far fronte alle spese, avendo 3, 4 o più figli”.
Ancora una volta, è la numerosità del nucleo a rendere la
famiglia a rischio povertà.
Dilaga insomma una “zona
grigia” di “quasi poveri”, a
causa di eventi critici (una
malattia, la separazione), del-
Il prof. Campiglio ha coniato un’espressione per descrivere la situazione italiana dal
2000 al 2010: “una storia di
decenni perduti”. È una definizione che ha fatto scuola, ripresa persino dalla presidente di Confindustria Marcegaglia la scorsa settimana al
convegno nazionale degli industriali. Perchè anche il
prossimo non sia un decennio
perduto - ha ammonito l’economista - “servono innovazioni sociali, bisogna cominciare a fare politiche nuove”.
“Il governo ha preso degli
impegni sulla famiglia che
non ha mantenuto e lo dico
da uomo di centrodestra - ha
dichiarato il presidente della
Provincia Trespidi introducendo il convegno -. E il governo Prodi non aveva fatto
di meglio, anzi, rischiavamo
di ritrovarci con le unioni di
fatto. Pur essendo all’ordine
del giorno dell’agenda politica, la famiglia non è mai presa in considerazione nei fatti
concreti. E per di più viviamo
in una cultura che va contro
la famiuglia: tv, giornali, famosi intellettuali...”.
Il presidente della Provincia ha ribadito il suo impegno
siglato con il Forum delle Famiglie per una collaborazione
che “partendo dalle esperienze concrete che già ci sono ha concluso - dia forma ad un
welfare in cui la famiglia non
è un soggetto da assistere, ma
protagonista attiva del suo
futuro”.
Barbara Sartori
www.ilnuovogiornale.it
Dal fisco all’educazione: l’analisi del direttore di “Famiglia Cristiana” alla Besurica
DON SCIORTINO: “SULLA FAMIGLIA
LA POLITICA NON SI PUÒ DIVIDERE”
“La famiglia non è di destra, nè di sinistra, nè di centro. È una risorsa per tutto il
Paese, il miglior investimento
per il futuro. Sulla famiglia la
politica non si può dividere”.
Don Antonio Sciortino, direttore di “Famiglia Cristiana”,
dice cose scomode con tono
pacato. Intervenuto alla Besurica per iniziativa del centro
culturale “Incontriamoci” nel corso di una serata organizzata in collaborazione con
il Forum delle Famiglie, l’Istituto La Casa, l’Ufficio Famiglia e l’Ufficio comunicazioni
sociali della diocesi - il sacerdote e giornalista dei Paolini
ha proposto una disamina
della crisi di cui oggi la famiglia è vittima nel nostro Paese.
“MANDATE I VOSTRI FIGLI IN AFRICA”. Una crisi
di riconoscibilità da parte della politica, che non garantisce
interventi adeguati, riducendosi a contributi “una tantum” o ad azioni che “come la
tela di Penelope - denuncia il
direttore del settimanale del
Gruppo San Paolo - vengono
fatti e disfatti a seconda di chi
governa”. Ma anche una crisi
d’identità, di fiducia nelle
proprie risorse, che i cristiani
per primi sono chiamati ad
arginare. Don Sciortino esorta
i genitori a riappropriarsi del
loro ruolo educativo. “Stiamo
crescendo una generazione
fragile - avverte -; basta che i
ragazzi aprano la bocca e vengono riempiti di ogni ben di
Dio, ma non li aiutiamo ad affrontare la vita. E così, di fronte a difficoltà anche minime,
come un rimprovero o un insuccesso scolastico, vanno in
tilt, arrivando in certi casi a
soluzioni estreme”.
Pur senza colpevolizzare i
genitori, che vivono - precisa
il sacerdote - in un momento
in cui educare è “un’emergenza”, una sfida irta di difficoltà, c’è bisogno di “rimboccarsi le maniche” per scardinare
una mentalità, veicolata dai
media, che banalizza la famiglia, l’amore, il sesso. “Se in
casa ci sono tre figli - esemplifica don Sciortino - il papà
si sente chiedere: ma tutti con
la stessa compagna?”. Se anche gli adulti si rassegnano alla “morte della famiglia” decretata dai media, come si potrà trasmettere ai ragazzi i valori della fedeltà, della fecondità, della indissolubilità del
matrimonio? “Oggi invece i
nostri ragazzi si sposano con
la riserva mentale che l’impegno può non essere duraturo”. Spetta ai cristiani allora
testimoniare - nei fatti prima
che a parole - la bellezza del
fare famiglia, a dispetto di
ogni ostacolo.
Il fisco, la conciliazione
tempi di lavoro-tempi di cura,
l’alleanza scuola-famiglia sul
fronte educativo. I campi di
impegno sono molti. Don
Sciortino esorta le famiglie ad
uscire dall’isolamento, a fare
rete, come sta accadendo con
l’esperienza del Forum, interlocutore ai tavoli delle Amministrazioni locali. Rilancia ai
genitori una provocazione di
don Mazzi: “Mandate i vostri
figli in Africa”, ossia, “fate fare ai vostri figli durante l’adolescenza un’esperienza forte,
toglieteli dal loro mondo fatto
di schermi perchè possano incontrare la realtà”. E ancora:
“Non siate loro amici, gli amici si cercano tra i coetanei. Siate figure di riferimento autorevoli”.
PERCHE’ NON LA MESSA DELLA FAMIGLIA? Ma
c’è una rivoluzione culturale
Don Antonio Sciortino (a sinistra) insieme a don Franco Capelli,
parroco a San Vittore alla Besurica, organizzatore della serata.
che attende anche la Chiesa.
“La tentazione peggiore sul
piano pastorale per un prete è
continuare a rifare le cose che
ha sempre fatto, dimenticando che i nostri ragazzi sono
diversi dal passato. Dobbiamo annunciare il Vangelo col
loro linguaggio, abitando anche i media digitali”.
Nella società frammentata
in cui viviamo, anche la pa-
storale - conclude don Sciortino - deve superare l’organizzazione a settori. “La famiglia
è chiesa domestica e la parrocchia dovrebbe essere l’insieme di tante piccole chiese domestiche. Più che fare la messa per i bambini o per gli
adulti - suggerisce - varrebbe
la pena di fare la messa per la
famiglia”.
B. Sar.