Franco Battistelli. Committenti e mecenati

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Franco Battistelli. Committenti e mecenati
Franco Battistelli
COMMITTENTI E MECENATI
Superato il primo travagliatissimo cinquantennio
del secolo XVI, per la città di Fano (con l’annesso
piccolo territorio circostante) resta documentato
un lungo periodo di incontrastata pace, sotto il diretto governo della Chiesa secondo la formula della
conclamata “Libertas Ecclesiastica”.
Una formula adottata e resa funzionante dopo la
fine della dominazione dei Malatesti nel 1463, ma
messa in crisi quando Papa Alessandro VI Borgia
elesse nel 1501 il proprio figlio Cesare vicario perpetuo della città: un breve periodo che i fanesi riuscirono a superare con diplomatica avvedutezza,
ma non senza dovere poi subire le ire vendicative
degli staterelli vicini in seguito al rientro di Giovanni Sforza a Pesaro e di Guidobaldo da Montefeltro
ad Urbino: questo nel corso dei 26 giorni di regno
del nuovo Pontefice Pio III, quando quei signori devastarono il contado fanese, assediarono la città, ne
occuparono la Rocca rubandone le ariglierie e ricattando la cittadinanza con minacce di saccheggio1.
Eletto nel 1503 Papa Giulio II Della Rovere, dopo
le fallite rivendicazioni malatestiane dei cosiddetti
Pandolfeschi, una nuova nomina a governatore perpetuo della città fu assegnata a Costantino Comneno Principe di Macedonia che ebbe però irriducibilmente ostile la cittadinanza fino a quando (nel 1516
e poi nel 1526) dovette rifugiarsi nella Rocca per
difendersi dai sanguinosi assalti della popolazione,
abilmente sollevata e sospinta dalle faziose discordie delle maggiori famiglie nobili.
Ci fu perfino un breve intermezzo di dominazione
medicea quando le forze di Lorenzo De’Medici si
asseragliarono a Fano nel febbraio del 1517, sostenendovi il fallito assedio di Francesco Maria I Della
Rovere2.
Lotta aperta, dunque, fra le due fazioni dei Bollioni
e dei Gabrielli: l’una a sostegno dei Medici e l’altra
favorevole ai Della Rovere, non senza il sostegno
di Papa Clemente VII de’ Medici che giunse a promettere la signoria di Fano a Giovanni dalle Bande
Nere, fino a quando si giunse alla costituzione di
quella Compagnia della Santa Unione che dopo il
1535 riuscì ad imporre se non proprio la concordia
almeno un’apparente pacificazione, sottoscritta dal
luogotenente pontificio Silvestro Aldobrandini, padre del futuro Papa fanese Clemente VIII3.
A reggere la città, come disposto dagli Statuti sulla
base della ricordata formula della “Libertas Ecclesistica”, risiedeva dunque in loco un Governatore-prelato di nomina pontificia, controllore-controllato di
un Magistrato civico (Gonfaloniere e Priori) periodicamente eletto da un Consiglio generale, organo
ufficiale di una oligarchia nobiliare egoista e litigiosa, origine e causa di ambizioni e gelosie feroci,
atte purtroppo ad incrementare un generale stato di
depressione economica e amministrativa, ma anche
predisposta a gareggiare nell’affidamento di opere
pittoriche ad artisti più o meno famosi.
Un Consiglio generale, pertanto, in mano ad abili
maneggiatori, pressoché interdetto ai cittadini migliori. E questo perché il far parte di tale Consiglio,
articolato in un più ristretto Consiglio speciale ed
Fano, Cattedrale, Cappella Nolfi, affreschi del Domenichino
(1618 - 1619) e tela di Andrea Lilli
A fronte: Fano, Cattedrale, Cappella Nolfi, busto di Guido Nolfi
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in varie Congregazioni settoriali, era un privilegio
riservato ai soli cittadini fanesi appartenenti alla
nobiltà (una quindicina di famiglie blasonate), con
esclusione assoluta di artigiani ed esercenti le arti
meccaniche e mercantili.
Una carica, peraltro, non ereditaria, ma frutto di
una aggregazione per chiamata, ciò che rese possibile nel tempo (soprattutto durante i secoli XVII
e XVIII e non senza adeguato esborso di denaro)
anche immissioni di elementi non appartenenti originariamente al cosiddetto patriziato.
Tutto ciò, come già precisato, sotto l’occhio costantemente vigile del ricordato Governatore-prelato, indipendente dal Governatore della Marca e anche da
quello (dopo la storica devoluzione del Ducato Roveresco nel 1631) della Legazione di Urbino, con carica
rigorosamente annuale (bando quindi ai detestati
governatori perpetui) e con il compito di presiedere
il locale Tribunale4.
Fu in questo clima, in seguito anche all’esaurirsi delle ultime, più tarde espressioni della scuola pittorica
baroccesca urbinate (dal Viviani, al Vitali, al veronese
Ridolfi), che più d’un patrizio, a cominciare da Guido Nolfi trasferitosi a Roma con l’incarico di ufficiale
della Dataria apostolica, cominciò a volgere l’occhio
verso la produzione artistica dei maggiori rappresentanti della scuola emiliano-bolognese, a partire da
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quel Ludovico Carracci cui venne commissionata nel
1613 la pregevole tela della Vergine in Gloria con i Santi
Vescovi comprotettori Orso ed Eusebio per la cappella ad
essi dedicata in Cattedrale: tela affiancata a guisa di
‘retablo’ dalle tele con Sant’Antonio Abate, San Francesco e Dio Padre benedicente del carracesco allievo fanese Bartolomeo Giangolini (1577-1636) di cui restano
ancora oggi alcune tele d’altare in più di una chiesa
(San Marco, Santa Maria Nuova, San Paterniano, Santa
Maria del Suffragio)5.
Meno di un triennio dopo, fu il ricordato Guido Nolfi, unitamente al fratello Cesare, a far bella a proprie
spese, avendone già ottenuto il patronato, la cosiddetta ‘Cappella Grande’ (da allora Cappella Nolfi): un
ampio spazio rettangolare con volta a botte sormon-
Guido Reni, Annunciazione (1621), Pinacoteca civica (già San Pietro in Valle)
Nella pagina precedente: Ludovico Carracci, Vergine in Gloria
con i Santi Orso ed Eusebio (1613), Fano, Cattedrale
Fano, Chiesa di San Pietro in Valle, stucchi di Pietro Solaro (1616
- 1617) e affreschi di Antonio Viviani (1618 - 1620)
tata da lanternino per le cui ornamentazioni ebbe
a fornire il disegno l’architetto romano, allora presente a Fano per lo scavo del porto-canale, Girolamo
Rainaldi6.
L’intervento del Rainaldi, confermato dai documenti d’archivio, consistette nel fornire nel 1614 il disegno della parte ornamentale (realizzata fra il 1616 e
il 1617 dal plasticatore romano Pietro Solaro) delle
elegantissime incorniciature a stucco delle Storie della Vergine, simmetricamente affrescate da Domenico
Zampieri (il Domenichino) fra il 1618 e il 1619 nelle
due pareti laterali e nella volta.
Una preziosa, sorprendente integrazione quegli affreschi del grandioso zoccolo a riquadri marmorei
con i monumenti funebri e i busti dei fratelli Nolfi
eseguiti da Francesco Caporale e dell’imponente
altare marmoreo con sovrastanti statue della Fede e
della Speranza realizzate da Matteo Castelli e la grande tela con Il Paradiso e l’Assunta dell’anconetano Andrea Lilli: il tutto successivamente propagandato con
la stampa del volumetto Poesie di Ecc.mi Autori in lode
della famosissima Cappella del Sig. Guido Nolfi eretta nel
Duomo di Fano (in Roma, Appresso Guglielmo Facciotti, 1625)7.
Un fulgido esempio di mecenatismo culturale che
portò ad operare per Fano quel Domenichino che
ebbe poi a dipingere per lo stesso Nolfi anche la
tela del David con la testa di Golia (oggi presso la Pinacoteca Civica) e la cosiddetta Madonna della rosa
(da tempo emigrata presso il Museo Naradowe di
Poznan), oltre che a realizzare per la chiesa dei Padri Conventuali (San Francesco), quella Madonna
di Loreto con i Santi Giovanni Battista, Eligio e Antonio
Abate più tardi venduta e finita al Museo of Art di
Raleigh nel North Carolina8.
Si tratta degli stessi anni durante i quali, su disegno
dello architetto Giovanni Battista Cavagna, veniva
eretta la fastosa chiesa barocca di San Pietro in Valle per la quale il nobile padre filippino Girolamo
Gabrielli commissionò nel 1621 a Guido Reni per
la cappella di famiglia la splendida Annunciazione:
una chiesa San Pietro in Valle dove poco più tardi
(1626), commissionata sempre al Reni, venne realizzata per l’altare maggiore anche la famosa Consegna delle chiavi (visibile oggi al Musée du Louvre di
Parigi) a spese del nobile Francesco Maria Marcolini, affiancata sulle due pareti laterali dal San Pietro
che guarisce lo storpio del pesarese nonché allievo reniano Simone Cantarini e dal San Pietro che resuscita
Tabita del guercinesco Matteo Loves9.
Di un tardo Guercino (terza opera in ordine di tempo realizzata per Fano dall’anziano artista centese)
giunse infine la splendida tela con il San Giovanni
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alla fonte, commissionata dal nobile Papirio Alavolini prima del 1661 per la cappella di famiglia e oggi
conservata al Musée Fabre di Montpellier10.
Anni quindi fecondi per gli apporti del locale mecenatismo patrizio, impostosi già nel 1649 con il
magnifico Sposalizio della Vergine del Guercino per
l’altare di famiglia del nobile Alessandro Mariotti
nella basilica di San Paterniano, preceduto al centro dell’abside dal San Paterniano di Alessandro
Tiarini e dalle tre tele dedicate alla vita del Santo
vescovo patrono dovute al pennello del ferrarese
Carlo Bonone11.
Nella chiesa di Sant’Agostino, infine, non può essere dimenticata quella seconda Cappella Nolfi,
voluta dal nobile Vincenzo Nolfi, destinata ad ospitare il celebratissimo Angelo Custode del Guercino,
risalente al 1641, prima che presso la vecchia chiesa
delle Carmelitane scalze, giungesse il Matrimonio
mistico di Santa Teresa di Francesco Albani, affiancato da una Santa Dorotea e da una Santa Agnese di
Giovanni Maria Bibbiena12.
Una vera e propria città-pinacoteca Fano, ieri e ancora oggi, resa ricca dalla presenza di ulteriori testimonianze pittoriche di artisti marchigiani come il già
ricordato Simone Cantarini, il suo concittadino Gian
Giacomo Pandolfi e il forsempronese Gian Francesco
Guerrieri, oltre a pittori meridionali come il calabrese Mattia Preti13.
Tutto ciò prima e dopo il ritorno in patria da Parigi
(1661) del ‘grande stregone’, lo scenotecnico Giacomo Torelli (1604-1678), creatore in Fano, fra il 1665
e il 1677, del primo fastoso Teatro della Fortuna alla
cui realizzazione contribuirono il noto scenografo
Mauro Aldovrandini (il Mauro Bolognese), affiancato dal giovane Ferdinando Bibiena e dal locale quadraturista Giovanni Battista Manzi14.
Ferdinando Bibiena (?), riproduzione su tela di una scena (Cortile di fortezza) ideata da Giacomo Torelli per lo spettacolo inaugurale
dell’antico Teatro della Fortuna (1677), Fano, Teatro della Fortuna
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Note
1 Per notizie particolareggiate sulla storia di Fano fino all’anno
1751 restano fondamentali i due tomi di Pier Maria Amiani 1751.
Per le vicende in questione, in particolare si veda il tomo 2° alle
pp. 81-91.
2 Sul governatorato del Comneno e sull’assedio del 1517 si
veda nuovamente l’Amiani 1751, tomo 2°, pp. 109-119.
3 Vicende tutte per le quali si rimanda ancora una volta all’Amiani 1751, tomo 2°, pp. 131-147.
4 L’argomento risulta ampiamente trattato da Aldo Deli 1989,
pp. 11-19 e 61-74.
5 Per notizie sulla tela del Carracci si veda Luigi Asioli 1975, p.
61. Sul Giangolini, invece, Franco Battistelli 2005, pp. 87-101.
6 Notizie sul porto-canale realizzato dal Rainaldi le fornisce
sempre Deli 1989, pp. 235-254. A documentazione dell’opera
del Rainaldi merita di essere poi anche ricordato l’album fotografico Portus Burghesius realizzato a cura di Gianfranco Antonioni e
Paolo Talevi per il Comune di Fano nel 1985.
7 Sulla Cappella Nolfi si veda Asioli 1975, pp. 51-56, e soprattutto quanto ne ha scritto Grazia Calegari 1989, pp. 139-144.
8 Sulle vicende del dipinto del Domenichino già in San
Francesco, si legga quanto riferito da Giuseppina Boiani Tombari
1989, pp. 105-113.
9 Anche della chiesa di San Pietro in Valle ha scritto Calegari
1989, pp. 147-166. Si veda pure Battistelli 1997, pp. 305-329.
10 Sulla committenza dell’Alavolini merita ricordare la documentazione epigrafica trascritta in Patrignani e Battistelli 2010,
pp. 260-261, scheda G19 e G20.
11 Sullo Sposalizio della Vergine del Guercino (oggi presso la
Pinacoteca San Domenico) e sui dipinti ancora oggi conservati
nella basilica di San Paterniano si consultino: Gianni Volpe, a cura
di, 2007, pp. 252-253, e Rodolfo Battistini 2010, pp. 179-197.
12 Per l’Angelo Custode del Guercino e per la tela dell’Albani si
consulti il volume di Stefano Tomani Amiani 1981, pp. 87 e 103. Si
veda inoltre Anonimi del Secolo XVIII, Pitture d’uomini eccellenti
nelle chiese di Fano 1995, pp. 16-20 e 44-46.
13 Per i dipinti più importanti conservati ancora oggi a Fano
si consulti il volume catalogo di Ambrosini, Battistini, Morselli
1993.
14 Per notizie dettagliate sulla costruzione del Teatro della
Fortuna si rimanda a Battistelli, Boiani Tombari, Ferretti 1998,
volume I, pp. 67-99.
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