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10 MINUTI CON
BEBO STORTI
SERGIO BIANCO
[email protected]
IL CONTE UGUCCIONE,
ALFIO MUSCHIO, THOMAS
PROSTATA E ADELMO
STECCHETTI: QUESTI I
PERSONAGGI PIÙ FAMOSI
INTERPRETATI DA BEBO
STORTI, INTERVISTATO PER
VOI IN QUESTE PAGINE...
Bebo Storti, l’attore che ha ideato e interpretato
personaggi geniali come Alfio, il bergamasco
leghista di colore, Thomas Prostata, lo scrittore
“pulp, molto pulp” e l’indimenticabile conte
Uguccione, sta ora portando in giro per l’Italia
un nuovo spettacolo teatrale: Mai morti, scritto
e diretto da Renato Sarti. Sul palco lo vediamo
interpretare un ex-fascista (ex per modo di dire)
della brigata “Mai morti” della Decima MAS,
che ripercorre in un monologo le “famigerate”
gesta della Decima durante la Repubblica di
Salò per poi passare agli anni del dopoguerra
accennando ai presunti legami che alcuni membri
della Decima avrebbero mantenuto per decenni
con i servizi segreti deviati interferendo in vario
modo con le inchieste su alcuni dei passaggi più
torbidi della storia della Repubblica Italiana.
Lo incontriamo al termine della sua rappresentazione nell’aula magna della Bicocca.
Nuvola: Una domanda classica: come hai
iniziato a fare l’attore?
Bebo: È una passione che ho sempre avuto e
coltivato. Ho iniziato da molto giovane: 12, 13
anni con il teatro dialettale. Poi ho studiato alla
scuola d’arte drammatica e cominciato a
lavorare nel teatro, facendo un po’ di tutto:
spettacoli per ragazzi, per adulti, nelle scuole,
nei teatri. Poi c’è stato il teatro dell’Elfo, la
televisione: Celito Lindo di Claudio Bisio e Su la
testa di Paolino (Rossi) e alla fine Mai Dire Gol.
Ora sto lavorando nel Teatro della cooperativa,
un progetto molto stimolante.
In questo percorso mi sono impratichito nello
studio di certi personaggi, certe maschere,
cosa che oggi non fa più nessuno,
perché oggi in televisione sono tutti imitatori,
oppure fanno il cabaret del te stesso che parla,
ma che non è mai un personaggio, è l’attore
che si presenta: “io sono Tizio e parlo di questo…”. La ricerca della maschera è scomparsa,
con un certo tipo di attori televisivi che adesso
non lo fanno più. Sono personaggi che solo
certi attori possono fare, poi questo non vuol
dire che siamo migliori di altri…
N: I personaggi televisivi, che sono quelli che
tutti conosciamo, da cosa sono stati ispirati?
Bebo Storti nell’aula magna della Bicocca dopo la rappresentazione del suo ultimo lavoro
teatrale in cui interpreta un ex fascista della brigata Mai Morti della Decima MAS.
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N
B: Alcuni sono nati con la
Gialappa’s, altri per conto
mio, comunque fondamentalmente sono tutte maschere
della commedia dell’arte alla
cui comicità faccio sempre
riferimento, da cui ho sempre
preso spunto. Poi ci sono
altri personaggi come il conte
Uguccione che è nato in uno spettacolo di
Gabriele Salvatores, Cafè Procope che io ho
trasformato e trasferito con la Gialappa’s
all’interno di Mai Dire Gol. Ad ogni modo
anche questo è un personaggio che ha preso
spunto dalla commedia popolare.
N: Anche se a volte possono essere molto
surreali, come Alfio, il bergamasco leghista di
colore, i tuoi personaggi sono comunque
molto realistici. Sono ispirati in qualche
modo a persone che hai conosciuto?
B: No, assolutamente. Io non mi rifaccio mai
alla realtà, a me il minimalismo, il formalismo, il
nichilismo nella recitazione del cinema e del
teatro di questi anni fanno schifo. Io credo che
le radici della recitazione e del lavoro dell’attore
sul personaggio, sulla situazione, sulla commedia
debbano rifarsi a un teatro popolare “tagliato
grosso”, non “tagliato fino”, poi questo
non vuole dire che i personaggi e le
ambientazioni delle commedie per cui ho
lavorato io non possano essere raffinati,
però l’intelligenza a teatro non viene
dalla cultura, viene dalla comunicazione, sempre e comunque. Mai
dal fatto che tu sei un intellettuale
e proponga delle cose, viene dal fatto che tu
riesca a comunicare al pubblico in modo chiaro
e importante quello che hai nel cuore o nel
pensiero.
N: Qual è il tuo rapporto con i tuoi personaggi nella vita quotidiana?
B: Probabilmente sono un modo, per sfogare
delle compressioni, chi fa questo lavoro è
fortunato secondo me…
N: Ma personaggi come il Conte non possono
diventare quasi “ingombranti” quando non
sei sul palco?
B: Sì, possono diventarlo, ma che lo diventino
pure… Il Conte Uguccione era la risposta a un
certo bigottismo che c’era e che c’è tuttora in
Italia. Mi spiego: quando si tratta di far vedere
tette e culi, anche se stai parlando di medicina
o di cibernetica va sempre bene, quando invece
vuoi parlare di sesso, veramente, diventa un
argomento volgare… Era un modo insomma
per far parlare di sesso un personaggio popolare, un personaggio maschile, in televisione, in
modo stupido, disincantato, leggero. Un po’
una risposta a tutto quel biascicare destrorso e
volte anche sinistrorso, del sesso vissuto come
una malattia: se c’hai una malattia di sesso si
può parlare, se sei sano e trombi come un
cane non puoi dire niente perché allora è
volgare… poi ci sono le Veline che ti
fanno vedere anche le tonsille in televisione: questo invece va bene, no? Allora
lì va bene, quello non è volgarità, non
è pruderie. Invece appena uno si
alza in piedi, si veste come un cretino,
come me, ambienta tutto nel ‘700 e
In alto a sinistra, il famoso Conte Uguccione, personaggio apparso nella trasmissione Mai Dire Gol.
Qui sopra Adelmo Stecchetti, meglio conosciuto per il tormentone del “Senti... maaaaaaaaa?..”
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dice “trombo come un’antilope…”
subito la gente si scandalizza. E ti resta
un po’ attaccato, ma a me va bene
comunque, io sono contento quando
la gente che si è divertita me lo dice.
N: Cosa ti ha spinto a passare da
personaggi più leggeri, come il
Conte o Alfio, a un personaggio più
impegnativo come il Mai Morto?
B.: Prima di tutto c’è stata la fortuna
di avere una proposta come questa
da Renato Sarpi, il regista di questo
spettacolo, e la possibilità di presentarlo in una manifestazione, Maratona
di Milano, organizzata da Antonio
Calvi che ha voluto questo pezzo
all’interno. E poi da lì, le cose succedono, accadono, ti rendi conto che
man mano che vai avanti a fare un
certo tipo di televisione, la televisione
nel corso degli anni diventa sempre
più ignorante, stupida, un po’ poco
pertinente. Allora cresce in te la
voglia di un impegno civile, di tornare
a fare il teatro che poi io ho sempre
fatto, in fondo, che è il
teatro, virgolettando
molto, “dell’intelligenza”, non il teatro
del, “cosa facciamo
quest’anno?”.
Intorno a questo
spettacolo, Mai morti,
anche se per vie indipendenti, è nato il
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Teatro della Cooperativa, dove
si respira un ambiente molto
stimolate e anche questo mi
ha spinto a cambiare in
questo senso, anche se
non ho abbandonato i
miei personaggi.
N: Tornando al periodo in
cui hai lavorato in televisione, come è stato passare da
programmi come Su la testa
e Celito Lindo della RAI ai
programmi della Gialappas
su Mediaset?
B: Non c’è una grande differenza. Allora c’era abbastanza
libertà in Rai e a Mediaset, pressioni non ne ho mai avute
anche perché i miei personaggi non erano mai molto politicizzati. Dal punto di vista della qualità allora io ho lavorato
meglio con la Gialappas, oggi si lavora male ovunque…
N: Dunque i tuoi “progetti per il futuro” sono più legati
al teatro che alla TV?
B: Non solo, c’è anche in programma la possibilità di avere
una trasmissione mia, che gestisco io insieme ad un amico
di cui però non parlo per motivi scaramantici…
N.: E nel teatro invece?
B.: Nel teatro abbiamo questo progetto nuovo all’interno del
Teatro della Cooperativa, su cui stiamo lavorando, che si chiama
La nave fantasma. Ispirato alla storia, tenuta nascosta per
cinque anni, di 283 clandestini dello Sri Lanka che annegano
nelle acque territoriali italiane sulle coste della Sicilia.
N: Per finire: hai un messaggio per i giovani?
B.: Sì: non guardate più la televisione. Giocate a carte, a
Risiko, trombate, fate politica, fate teatro, fate di tutto, ma
non guardate la televisione, soprattutto quando ci sono gli
imitatori. Quelli sono la morte della comicità.
In basso a sinistra, Thomas Prostata, “scrittore pulp, molto pulp... pure troppo!”.
In alto a destra, Alfio Muschio, leghista acerrimo nemico dei “calciatori fighetti”.
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