Mario Merz aveva installato una suo neon, Se la forma scompare, la

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Mario Merz aveva installato una suo neon, Se la forma scompare, la
Palazzo Venier dei Leoni
701 Dorsoduro
30123 Venezia, Italy
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Telefax 041 5206885
Comunicato stampa
NUOVE SCULTURE ALLA COLLEZIONE PEGGY GUGGENHEIM
4 LUGLIO Giovanni Carandente e Luca Massimo Barbero presentano sculture di Alexander
Calder, Maurizio Nannucci, Isamu Noguchi, David Smith, Giuseppe Spagnulo.
Cinque nuove sculture di alcuni tra gli scultori più rappresentativi del XX secolo sono esposte nei
giardini della Collezione Peggy Guggenheim di Venezia. La Collezione Peggy Guggenheim diventa
così il maggiore museo italiano per quanto concerne la scultura moderna, l’unico dove si possono
ammirare sculture che spaziano da Alberto Giacometti e Jean Arp a Jenny Holzer e Fabrizio Plessi,
da Henry Moore e Marino Marini a Anthony Caro. Le nuove sculture ora esposte sono degli artisti
statunitensi David Smith, Isamu Noguchi e Alexander Calder, oltre agli artisti italiani, Giuseppe
Spagnulo e Maurizio Nannucci, questi ultimi tra i maggiori scultori italiani viventi.
Il 4 luglio 2004, alle 11.30, presso la Collezione Peggy Guggenheim, Giovanni Carandente, già
direttore della IV Festival dei Due Mondi di Spoleto (1962) e della Biennale di Venezia (1988, 1990), e
Luca Massimo Barbero, curatore della Collezione Peggy Guggenheim, presenteranno le opere al
pubblico e alla stampa.
Il Giardino delle Sculture alla Collezione Peggy Guggenheim è divenuto negli anni uno dei punti di
forza del museo. Se già nel 1985 Luciano Minguzzi aveva donato Due figure (1950-52), nel 1989
Mario Merz aveva installato una suo neon, Se la forma scompare, la sua radice è eterna (1982-89),
lungo il muro di cinta del giardino. Nel 1995 fu quindi siglato l'accordo con la Fondazione Patsy e
Raymond Nasher di Dallas, Texas, grazie al quale opere della Collezione Nasher vengono esposte in
quello che ora viene appunto indicato come il Giardino delle Sculture Nasher. A partire dal 1999
numerose sculture sono state inoltre donate alla Collezione per essere esposte negli spazi esterno,
come le sculture di Anthony Caro, Jenny Holzer, Barry Flanagan, Mimmo Paladino, Bryan Hunt
seguite, di recente, da opere di Mirko (Basaldella) e Yoko Ono. Tutte queste opere affiancano ora le
sculture della Collezione Peggy Guggenheim (Max Ernst, Raymond Duchamp-Villon, Henry Moore,
Takis, Rosalda Gilardi, Germaine Richier, Jean Arp, Alberto Giacometti) e quelle della Collezione
Nasher (Antoine Pevsner, Joel Shapiro e Ulrich Rückriem).
Sabot, un grande stabile (forma eretta senza base) nero del 1963 di Alexander Calder (1898-1976),
è esposto sulla terrazza del museo prospiciente il Canal Grande, poco lontano dal suo mobile del
1941, Arco di petali, esposto nel salone d’ingresso ed acquistato da Peggy Guggenheim direttamente
dall’artista. Sabot proviene dalla Fondazione Alexander Calder, New York. Calder (1898-1976) è
meglio conosciuto per i suoi mobile: costruzioni sospese, in filo metallico, che riuniscono colore,
movimento e casualità. Influenzato da Picasso, Mondrian, Miró e González, Calder infuse al metallo
la
vita. Dopo aver rappresentato gli Stati Uniti alla Biennale di Venezia del 1952, quando gli fu assegnato
il Gran Premio per la scultura, fu invitato nel 1962 dal governo italiano a creare una scultura per il IV
Festival dei Due Mondi di Spoleto, diretto da Giovanni Carandente: in quella occasione creò un
enorme stabile per la Piazza della Stazione, Teodelapio, che donò alla città.
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Un’opera del 2003 in neon bianco di Maurizio Nannucci (n. 1939), Changing Place, Changing
Thoughts, Changing Time, Changing Future un prestito a lungo termine, commissionata per una
recente esposizione organizzata dalla Collezione Peggy Guggenheim al Foro Boario di Modena, è
installata sulla parete adiacente il Museum Café ed invita il pubblico a riflettere oltre il significato
letterale dell'iscrizione. Fin dagli anni '60 le opere di Nannucci hanno esplorato le relazioni tra arte e
spazio, parola e immagine, percezione e immaginazione, impiegando una varietà di tecniche, dalla
fotografia al video, dai libri alle installazioni. I rapporti instaurati durante la metà degli anni '60 con gli
artisti di Fluxus e Concrete Poetry approfondirono l'interesse di Nannucci per l’arte concettuale.
Nannucci è forse meglio conosciuto in Europa per le opere all’Auditorium di Roma e al Parlamento di
Berlino.
Odalisca (1982) è una delle due opere provenienti, in qualità di prestito a lungo termine, dalla
Fondazione Isamu Noguchi, Long Island City, New York, ed è esposta nel cortile interno del museo.
Isamu Noguchi (1904-88) qui riduce uno dei motivi figurativi del XIX secolo alle sue forme più
elementari in pietra, conferendogli un aspetto pressoché naturale. Anche Noguchi, proprio come
Calder, suo grande amico, si formò a Parigi. A partire dalla fine degli '20 si stabilì invece a New York.
Nel 1962 lavorò all’Accademia Americana di Roma ad una serie di sculture in marmo di Querceta, un
progetto che completò durante la decade successiva ritornando nella città ogni anno. I rapporti di
Noguchi con l’Italia furono duraturi: nel 1968 creò Octetra, una scultura modulare per bambini
installata davanti alla cattedrale di Spoleto; nel 1979 progettò, con l’architetto Kenzo Tange, la Piazza
Finanziaria per la Fiera di Bologna; nel 1986 rappresentò gli Stati Uniti alla Biennale di Venezia. Una
seconda opera di Noguchi è esposta nelle sale del museo, Erodiade: Specchio (Torso) (fusione del
1994), una figura astratta, biomorfa, in bronzo, originariamente concepita per la scenografia del
balletto Salomè di Martha Graham.
Sentinella V (1959) di David Smith (1906-65) è invece arrivata a Venezia da Bolton Landing grazie a
una collaborazione quinquennale instaurata con la Fondazione dell’artista. L'opera è esposta nel
giardino interno del museo e affianca Odalisca di Noguchi e le sculture di Moore, Giacometti e Arp.
L'opera di Smith appartiene a una serie di nove sculture verticali in acciaio inossidabile, che seppur
astratte richiamano forme figurative. La scultura interagisce con l’ambiente circostante e la sua
superficie riflette la luce a seconda dei mutamenti del cielo. Smith è considerato il maggiore scultore
della generazione degli espressionisti astratti americani. Le sue opere furono esposte alla Biennale di
Venezia del 1954 e del 1958. Proprio come Calder, Smith fu invitato da Giovanni Carandente a
partecipare al Festival dei Due Mondi di Spoleto del 1962, un'occasione che stimolò una straordinaria
esplosione di creatività e uno dei periodi più produttivi dell'artista, che in soli 30 giorni realizzò 27
sculture in metallo, esposte poi nell’anfiteatro romano di Spoleto.
Giuseppe Spagnulo, nato nel 1936 a Grottaglie (Taranto), uno dei centri italiani della ceramica, si
concentrò sin dagli inizi della sua carriera artistica sugli aspetti materici della terra. Appresa dal padre
la lavorazione della terracotta, si dedicò alla lavorazione del legno e infine a quella del metallo. Lo stile
di Spagnulo è stato spesso definito astratto, ma più che a rifiutare l’arte figurativa il suo operato è
volto ad esplorare la fisicità dei materiali per creare volumi che dominino lo spazio. Alla fine degli anni
'60 Spagnulo iniziò una serie di imponenti sculture verticali in metallo, concepite per alterare
l’ambiente circostante invadendo lo spazio pubblico con un gesto autoritario. A questa fase della sua
opera appartiene Colonne (1999), cortesemente prestata da Grossetti Arte Contemporanea di
Milano.
Institutional Patrons: Banca del Gottardo, Regione del Veneto.
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Le iniziative della Collezione Peggy Guggenheim sono rese possibili dal Comitato Consultivo della
Collezione Peggy Guggenheim e:
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INTRAPRESÆ COLLEZIONE GUGGENHEIM
Leo Burnett
Alitalia
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Barbero 1891
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#158, giugno 2004
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