Quel cimelio "povero"

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Arte e Cultura
Quel cimelio “povero”
simbolo dello sviluppo
di Matteo Fochessati
Tra le opere d’arte della collezione Carige si trova anche
un singolare reperto: un frammento di tubo del primo acquedotto
di New York, donato alcuni anni fa dalla Chase Manhattan Bank,
per suggellare l’inizio dei rapporti tra i due istituti di credito,
e ora conservato nell’ufficio di presidenza.
Questo manufatto, oltre a ricordare la collaborazione tra i
due enti, rappresenta anche la suggestiva testimonianza di
un’opera pubblica che, con un fortissimo impatto sulla fisionomia urbanistica, sociale e economica di New York, ebbe un’influenza determinante sulla crescita della principale città degli Stati Uniti, agli albori della sua storia.
Il Croton Aqueduct o Old Croton Aqueduct (OCA) di New
York fu infatti realizzato tra il 1837 e il 1842, attraverso la
costruzione di un percorso idrico che, per circa 41 miglia,
convogliava dalla contea di Westchester le acque del Croton River sino alle cisterne di Manhattan. Le riserve d’acqua della città, che si preparava a diventare la più celebre metropoli del mondo, risultavano infatti all’inizio del XIX
secolo ormai inadeguate, rispetto alla sua rapida crescita
demografica, e spesso contaminate. Nel 1800 la Manhattan Company (diventata in seguito The Chase Manhattan
Bank) aveva finanziato l’apertura di un pozzo e di un sistema di distribuzione nella città, ma negli anni successivi, proprio a causa del progressivo aumento della popolazione, la situazione idrica della città si era fatta fortemente critica. Quando il sindaco Cornelius Lawrence fu eletto
nel 1834, la città poteva rifornirsi solo attraverso le seguenti fonti: il citato pozzo della Manhattan Company, alcune
pompe pubbliche, la Tea Water Pump, Knapp’s Spring e
botti importate. La qualità dell’acqua restava comunque
A fronte
Il frammento di tubo del primo acquedotto di New York, con il porto
di Genova sullo sfondo.
pessima e dal 1818 i cittadini più abbienti iniziarono infatti a consumare acqua di seltz gassata. Le carenze del
sistema idrico determinarono inoltre il diffondersi di epidemie come il colera e la febbre gialla e, di conseguenza,
un diffuso aumento della mortalità.
Nell’aprile del 1835 il Consiglio municipale approvò quindi la costruzione di un acquedotto e di un sistema di raccolta delle acque finanziato con denaro pubblico. L’urgenza di un’iniziativa in tal senso era ulteriormente accresciuta dal rischio fatale degli incendi, come quello che, significativamente ricordato in seguito con il nome di Great Fire, si propagò nel dicembre del 1835, distruggendo gran
parte della città. Talmente imponente da essere visibile sino a Filadelfia, l’incendio che durò tre giorni non poté essere domato per il forte vento e per il repentino abbassamento della temperatura che fece gelare i tubi dell’acqua.
Nel 1837, sotto la supervisione del capo ingegnere John
B. Jervis, il Croton River fu arginato e si diede avvio alla
costruzione dell’acquedotto che, attraverso tubature in ferro incassate in costruzioni in mattone, portava le acque del
fiume sino all’Harlem River, attraversando dunque l’High
Bridge, in direzione della 173rd Street e dell’area ovest di
Manhattan, per giungere finalmente alla Receiving Reservoir che, collocata tra la 79 e la 86 Streets e la Sixth e la
Seventh Avenues, ora nella zona del Great Lawn nel Central Park, poteva contenere 180 milioni di galloni di acqua.
Dalla Receiving Reservoir l’acqua affluiva alla Distributing
Reservoir, il serbatoio di distribuzione meglio conosciuto co-
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me Croton Reservoir, una fortificazione collocata sulla Fifth
Avenue tra la 40th Street e la 42nd Streeet, dove ora si trovano la New York Public Library (costruita nel 1911) e il
Bryant Park 1. La Croton Reservoir, che fu appunto demolita tra il 1899 e il 1900 per lasciare spazio alla costruzione della Public Library, era stata costruita, sotto la direzione dell’ispettore dei lavori James Renwick, in uno stile che
richiamava l’architettura dell’antico Egitto. La presenza di
motivi egizi nell’architettura e nelle arti decorative, già diffusa a partire dalla seconda metà del ’700, si era accentuata in Occidente dopo le campagne napoleoniche in Egitto del 1798 e si estese pure oltre oceano, come testimoniato da The Tombs, un edificio costruito a New York tra il
1835 e il 1838 che, utilizzato come palazzo di giustizia e
come prigione, impostò un modello architettonico replicato nel corso dell’Ottocento nel resto degli Stati Uniti.
Con queste parole, attraverso la voce del personaggio narrante, E.L. Doctorow descrive nel suo romanzo L’acquedotto di New York l’affascinante struttura architettonica della Croton Reservoir: “... ero pronto a credere a qualunque
oscura visione, se compariva vicino alla riserva idrica di
Croton. La quale riserva non c’è più, naturalmente. Al suo
posto sorge la biblioteca pubblica. Ma in quegli anni, i suoi
muri massicci coperti d’edera dominavano un quartiere monumentale nel suo silenzio... Era una cosa innaturale, la
riserva. I muri che la racchiudevano erano spessi più di
sei metri e si innalzavano per tredici metri con un inclinatura verso l’interno. Il disegno era egiziano. Gli angoli erano alleggeriti da torrette trapezoidali, e ognuna delle facciate dei lunghi muri era bisecata da portali templari. Si
entrava, si saliva una scala fino al parapetto e si sbucava
fuori nel cielo. Da quell’altezza, la città in sviluppo sembrava recedere di fronte a qualcosa che non era una città, ma una distesa quadrata d’acqua nera che in realtà era
la geometrica assenza di una città”2.
L’acqua cominciò ad affluire il 22 giugno 1842, dopo aver
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impiegato ventidue ore per percorrere l’intero tragitto sino a Manhattan, ma
l’inaugurazione dell’acquedotto avvenne solo il 14 ottobre 1842 e la cerimonia, a cui presero parte il Presidente degli Stati Uniti, John Tyler, e il governatore di New York, William H. Seward, culminò con l’alto getto d’acqua
della Croton Fountain nel City Hall Park.
Il Croton Aqueduct di New York, che,
essendo all’epoca il più avanzato sistema idrico degli Stati Uniti, servì da
modello a molti altri impianti del paese, determinò tutta una serie di importanti iniziative per la crescita e lo
sviluppo sociale e urbanistico della città: con l’afflusso di acqua corrente si
avviò la costruzione di servizi igienici
nelle case dei più abbienti e di bagni pubblici per il resto
della popolazione; nel 1849 si inaugurò un moderno sistema fognario e quest’opera si accompagnò alla pavimentazione sistematica della città, resa necessaria anche dallo sviluppo della rete di trasporto pubblico. In una fase di
grande espansione industriale della città, l’acquedotto ridusse inoltre considerevolmente il pericolo degli incendi,
poiché i corpi dei pompieri municipali, a differenza del passato, potevano adesso contare su stazioni di pompaggio e
su acqua sotto pressione.
A celebrare simbolicamente la purificazione della città, grazie all’approvvigionamento idrico fornito dal Croton Aqueduct, nel 1873 fu collocata nel Central Park al centro di
un’ampia vasca, al livello inferiore della Water Terrace - costruita tra il 1859 e il 1864 e ormai conosciuta come Bethesda Terrace - la fontana raffigurante l’Angelo delle acque (Bethesda Fountain), scolpita nel 1868 da Emma Stebbins3. Raffigurante una figura femminile che reca in una
mano un giglio, simbolo di purezza, e stende l’altra mano
a benedire le acque sottostanti, la Bethesda Fountain poggia su quattro cherubini, che personificano la Temperanza, la Purezza, la Salute e la Pace. Il monumento - la prima importante committenza pubblica rivolta a New York
ad una artista donna - fu anche l’unica opera d’arte inclusa come parte integrante del progetto originale del parco
e ancora adesso rappresenta il simbolo più celebre della
Water Terrace, costruita su disegno di Calvert Vaux e Frederick Law Omstead, vincitori del concorso nazionale bandito nel 1858 per la progettazione nel cuore di Manhattan del Central Park.
Se con l’ampliamento della città fu necessario costruire nel
1885 un New Croton Aqueduct, che entrò in servizio nel
1890, l’OCA, attivo sino al 1955, è rimasto comunque una
delle principali testimonianze della storia di New York. Resti dell’acquedotto sono peraltro ancora visibili, all’interno
dell’Old Croton Aqueduct Historic Park, un percorso di vi-
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a Doctorow, che nel suo citato romanzo scriveva riferendosi sempre alla Croton Reservoir: “I newyorkesi amavano la
loro riserva. Passeggiavano sottobraccio lungo il parapetto, placati nello spirito. Se d’estate cercavano un po’ di vento, qui l’avrebbero trovato. Piccoli soffi che increspavano
l’acqua. I bambini facevano salpare le loro barchette. Il Central Park, molto più a nord, non era ancora finito, tutto buche di fango e fossati e cumuli di terra spalata, un parco
solo agli occhi di chi così lo immaginava. Quindi, questo
era quanto di più vicino all’agreste che riuscivano ad avere” 5. L’acquedotto e la sua riserva rappresentavano dunque l’altra faccia della città più metropolitana del mondo
che, dalle sue origini rurali, era ormai proiettata verso il progresso tecnologico del ’900 e verso quel primato mondiale che, ancora adesso, pone New York al centro della vita
americana, rappresentando il simbolo di tutte le sue conquiste e di tutte le sue contraddizioni.
sita creato per promuovere la conoscenza e tutelare l’integrità dell’imponente opera. In chiave più alternativa e letteralmente underground, l’Old Croton Aqueduct rappresenta anche una delle mete preferite degli urban explorers, spericolati ricercatori metropolitani degli angoli più nascosti (e
proibiti) della Grande Mela, ai quali tre anni fa “The New
York Times” dedicò un intero servizio 4.
L’Old Croton Aqueduct è anche il simbolo di una ormai remota New York ottocentesca che registi e scrittori in questi ultimi anni sono comunque tornati a rappresentare, cogliendo nella sua tumultuosa storia i germi della società attuale: da Scorsese (L’età dell’innocenza e Gangs di New York)
Note
1
Nuove centrali idriche furono costruite successivamente per aumentare l’offerta: il Boyds Corner nel 1873 e il Medio Branch nel 1878.
2
E.L. Doctorow, L’acquedotto di New York, Milano, 2007, p. 60.
3
L’opera era stata ispirata dall’episodio del capitolo 5 del Vangelo di San
Giovanni, nel quale sono narrati i poteri miracolosi della piscina di Bethesda a Gerusalemme.
4
B. Gibberd, Children of Darkness, in “The New York Times”, 29 luglio
2007.
5
E.L. Doctorow, cit., p. 60.
In alto: la Bethesda Fountain sulla Bethesda Terrace in Central
Park, New York.
In basso: la facciata della New York Public Library rivolta su Bryant
Park, New York.
A fronte: la Croton Reservoir in una fotografia d’epoca.