Ceramica e piccoli oggetti dallo scavo della Chiesa

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Ceramica e piccoli oggetti dallo scavo della Chiesa
CERAMICA E PICCOLI OGGETTI
DALLO SCAVO DELLA CHIESA DEI LEONI
A UMM AL-RASAS
E. Alliata
Arricchiamo la presentazione della poca ceramica proveniente dallo scavo
dell’edificio ecclesiastico in se stesso con l’aggiunta di alcuni piccoli oggetti. Un contributo prezioso è costituito dalle sezioni stratigrafiche, realizzate, studiate e disegnate da diversi membri della spedizione. Di
particolare interesse è, in ogni caso, il materiale stratificato e ben cotrollato
che è uscito da due sondaggi operati nel settore immediatamente a occidente della chiesa; la sua importanza non sta nella completezza delle forme, ma nel valore documentario. Ogni settore ha dato ceramica di diversi
periodi, a volte anche mescolata. La presentiamo qui in ordine topografico,
lasciando la separazione della ceramica per cronologia alla discussione che
precede i gruppi o accompagna la descrizione dell’oggetto singolo.
Dal presbiterio
Lo scavo ha evidenziato due elementi all’interno del presbiterio indicativi
di una evoluzione nell’uso dell’ambiente. L’altare, originariamente sostenuto da colonnine fu ad un certo punto riempito con pietre e terra, come in
altri casi, mentre la chiesa era ancora in uso come tale (Chiesa del Vescovo
Sergio: Piccirillo 1991, p. 333-334; Chiesa del prete Wa’il: Piccirillo 1993).
Nel riempimento la ceramica era quasi del tutto assente. Un solo orlo, appartenente ad un catino manifesta un periodo vicino al termine dell’occupazione. Sul lato meridionale e orientale dell’altare un considerevole
accumulo di cenere, proveniente da un focolare situato presso l’altare stesso, è testimone di un uso profano dell’ambiente avvenuto dopo la prima
parziale distruzione e abbandono dell’edificio sacro, prima del crollo della
calotta absidale (cfr sezione stratigrafica: fig. 1), cioè al riparo di essa.
Nello strato di cenere erano sparsi numerosi frammenti ceramici provenienti da vasi del tutto verosimilmente appartenuti ai frequentatori del focolare
stesso; di questi vasi presentiamo tutti gli esemplari significativi.
Tipologicamente abbiamo alcune tra le forme più tardive di Umm al-Rasas:
LA 42 (1992) 227-250; Tavv. 23-24
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Fig. 1 Sezione nell’abside a est dell’altare (R. Schick). 1. cenere con cocci e piccoli sassi; 2. linea di terra marrone nell’accumulo di cenere; 3. resti di intonaco
caduto; 4. terra marrone chiaro con numerosi tegoli; 5. pavimento in mosaico; 6.
riempimento in muratura dell’altare nella sua ultima fase.
Le anfore sono a collo molto lungo, col rinforzo dell’orlo fatto in due modi
diversi. Questi tipi sono comuni nei livelli di abbandono, riuso o spoglio
degli edifici sacri. Nel complesso di S. Stefano compariva solo quello rinforzato con una semplice fascetta alta sui due centimetri (Alliata 1987, pag.
225; fig. 4,1; 5,1-3; Alliata 1991, fig. 11,4; 22,2-3). Nella chiesa del prete
Wa’il (Alliata 1993, compaiono ambedue i tipi: a fascetta: n. 10-12.64, e a
triangolo: n. 13 e 75). Gli stessi contesti di abbandono o riuso ci forniscono esemplari di lucerne con decorazione a vite: nel complesso di S. Stefano (Alliata 1991, fig. 11,8); e nella chiesa del Prete Wa’il (Alliata 1993, n.
4.59-62). Dal presbiterio, proviene anche la punta di freccia presentata nella fig. 4,1 e il porta incensiere in pietra tenera della fig. 4,14.
Fig. 2
Dal riempimento dell’altare (1). Dallo strato di cenere (2-9).
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Dal riempimento in muratura dell’altare (fig. 2,1)
1 R 2954. Catino. Diam. cm 33. Imp. abbastanza fine; col. beige; cott. forte. Decorazione: linee ondulate incise a pettine molto profondamente.
Dallo strato di cenere a nord-ovest dell’altare (fig. 2,2-9)
2 R 2929. Parete di anfora dipinta (rosso su bianco). Imp. fine; col. rosa; cott.
media. Decorazione: linee di pittura rossa (disegno ad alberello). Altri frammenti con decorazione simile ma di altro genere (linee ondulate, spirali ecc.)
sono presenti su altri frammenti non presentati.
3 R 2920. Anfora. Diam. cm 9. Imp. fine; col. beige; cott. media. Orlo restaurato da diversi frammenti.
4 R 2926. Anfora. Diam. cm 10. Imp. fine; col. rosa; cott. forte.
5 R 2915. Pentola. Diam. cm 11. col. rosso, nero in sez.; cott. forte.
6 R 2921. Tegame. Diam. cm 19. col. grigio, nero all’est.; cott. media. Restaurato parzialmente da diversi frammenti.
7 R 2922. Tegame. Diam. cm 22. Imp. abbastanza fine; col. rosa, bianco all’est.;
cott. forte.
8 R 2919. Tazza. Diam. cm 14. Imp. fine; col. rosa, grigio in sez., beige all’est.;
cott. forte. Decorazione: linee di pittura rossa sull’orlo.
9 R 2938. Lucerna (foto 3, in alto). Imp. fine; col. rosa; cott. debole.
Dalla navata meridionale e parte est della navata centrale (fig. 4-5)
Nella navata meridionale, così come nella porzione est della navata centrale il crollo del tetto e delle pareti fu contemporaneo su tutta la sua lunghezza. Gli archi giacevano nella posizione di caduta direttamente sul
pavimento in mosaico. La ceramica, scarsissima, si suppone penetrata nelle rovine dall’alto durante il periodo di abbandono dell’edificio. Qualche
piccolo frammento poteva essere inglobato nelle malte dei muri e rimanda
così alla fase costruttiva degli stessi muri. Le tegole del tetto erano
numerosissime; alcune si sono potute ricostruire dai frammenti su tutta la
loro larghezza o lunghezza e sono state conservate: non differiscono sostanzialmente da quelle della chiesa di Santo Stefano (Alliata 1987, fig. 4,6);
può capitare di incontrare su di esse qualche segno o iscrizione, come nel
nostro caso (n. 16). Presentiamo da questo strato di distruzione anche qualche elemento di ferro, rame vetro o pietra (fig. 4), appartenuto alle strutture o alla decorazione dell’edificio.
Fig. 4
1 Punta di freccia in ferro. Dal livello di rioccupazione della zona absidale.
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Fig. 3 Sezione nella navata sud, presso il pulpito (R. Schick). 1. crollo con le
grandi pietre prevalentemente nella parte alta e frammenti di tegoli nella parte
bassa con resti di intonaco e pietre più piccole fino al pavimento in mosaico. 2.
depositi occasionali di terra sterile. 3. mosaico; 4. muro sud.
2 Chiodi di ferro. Raccolti con numerosi altri, molto più guasti, nei livelli bassi
dello scavo.
3 Chiodi di ferro di genere speciale, ribattuti dietro una piastrina quadrata anch’essa in ferro. Provengono dalla zona orientale della navata di sud. Dimensioni e forma suggeriscono una utilizzazione in qualche genere speciale di
mobilio, forse nel pulpito.
4 Croce di rame trovata sul pavimento presso i gradini davanti al presbiterio. La
fattura dell’oggetto è piuttosto rozza, con i due bracci semplicemente incastrati
l’uno nell’altro, ma al centro ha tuttavia saldato un castone per una gemma. La
gemma fu rimossa dal suo luogo già in antico, aprendo violentemente su di un
lato il contenitore. I fori alle estremità dei bracci testimoniano che la croce doveva essere in origine applicata sopra un altro oggetto. La deformazione dovrebbe essere stata causata dagli eventi intercorsi, cioè dal crollo o dal furto.
5 Sostegno di rame per lampada vitrea. L’oggetto fu trovato a livello del mosaico, tra il secondo e il terzo pilastro della navata settentrionale, in un punto
dove il mosaico era già guasto e le tessere asportate. Insieme furono raccolti
numerosi frammenti vitrei (presentati ai numeri 6, 7 e 8).
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Fig. 4 Oggetti di ferro, rame vetro o pietra provenienti dal presbiterio o dalle
navate, raccolti nel livello di rioccupazione (1) o di distruzione (2-14)
6 Orlo e fondo completi di lampada vitrea restaurati da molti frammenti. Purtroppo i pezzi, pur essendo stati raccolti con la massima cura, e pur provenendo evidentemente dalla stessa lampada, non arrivano ad integrarsi. La
lampada vitre fu trovata insieme con il sostegno di rame descritto più sopra
(n. 5).
7 Orlo di lampada vitrea, con un risvolto del labbro di diverso tipo.
8 Fondo di lampada vitrea di tipo differente da quello presentato al n. 6; presenta infatti un tubicino applicato alla parte interna del fondo in modo da
agire da sostegno per lo stoppino (diametro cm 1,5). L’esemplare, rinvenuto anch’esso con il sostegno di rame (n. 5), è stato restaurato da diversi
frammenti senza poter arrivare a stabilire il collegamento con l’orlo. Per un
simile congegno, e per una discussione sul suo uso, vedi Bagatti 1948, p.
77; fig. 34,1.
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9 Sostegno di rame per lo stoppino, da utilizzarsi con le lampade vitree di
vario tipo.
10 Lampada vitrea a coppa, con fondo a stelo (mancante) da infilarsi in un anello
o policandilon. Un esemplare integro fu trovato presso la chiesa di S. Stefano
(Alliata 1991, fig. 18,26; foto 6)
11 -12 Due piedini di calici vitrei di diversa dimensione e fattura.
13 Cucchiaio bronzeo per incenso o per cosmetici. Fu trovato davanti alla facciata della chiesa, nella stanzetta nord, nella parte bassa del crollo.
14 Incensiere in pietra tenera (foto 1). Il taglio a quarto di sfera operato sui quattro lati in basso, e sottolineato da una riga decorativa incisa, crea l’impressione che l’oggetto sia appoggiato su quattro piedi, mentre il fondo in realtà è
piatto. Tracce di bruciatura presenti ne suggeriscono l’uso, mentre la rifinitura
inadeguata dell’interno fa supporre che esso dovesse piuttosto essere il contenitore di un incensiere metallico non conservato. Sugli incensieri in pietra si
può vedere Bagatti 1972.
Fig. 5
1 R 2858+2940. Borraccia (foto 2,a-b). Diam. cm 6. Imp. fine; col. bianco; cott.
media. Restaurata integralmente da numerosi frammenti raccolti nel crollo
della navata sud, un po’ in alto. Una borraccia simile nell’impasto e nella forma fu trovata a Mafjar, in livelli datati da Baramki a dopo il terremoto del 747/
8, ma prima dell’incendio che determinò la definitiva distruzione del palazzo
nel XII secolo (Baramki 1944, Pl. XXI,1; fig. 5,10); corrisponde al periodo 3
(900-1000 d. C.) secondo la revisione di Whitcomb, che non considera determinante il terremoto del 747/8 nella storia occupazionale di Kh. al-Mafjar
(Whitcomb 1988, fig. 1,3F; p. 57 e 63).
2 R 3700. Anforetta omayyade con pittura rossa. Diam. cm 12. Imp. fine; col.
rosa; cott. forte. Decorazione: tracce di pittura rossa a linee orizzontali.
3 R 3699. Anfora. Diam. cm 10. Imp. fine; col. beige; cott. media.
4 R 3002. Pentola. Diam. cm 9. Imp. molto fine; col. bianco, grigio-marrone
all’est.; cott. media. Decorazione: ingobbio dal colore sfumato tra il giallo e il
rosso/marrone. Questo esemplare di ceramica tardo romana (cfr Smith McNicoll et al. 1992, Pl. 108,5.7 e, per Umm al-Rasas, Alliata 1991, p. 373;
fig. 6,7 con l’indicazione di altri esemplari rinvenuti finora) dovrebbe provenire dalle malte di terra dei muri dell’edificio e trova un buon parallelo in una
moneta costantiniana (l’unica dello scavo) raccolta nella terra che giaceva a
contatto del mosaico.
5 R 3701. Tegame. Diam. cm. 15. Imp. fine; col. rosa; cott. media. Decorazione: linee di pittura rossa trasversali sul manico.
6 R 3690. Coperchio. Diam. cm 22. Imp. granuloso; col. marrone; cott. forte. Il
colore era probabilmente rosso in origine, ma è stato modificato dal fuoco. la
superficie ha una apparenza lucida, senza essere liscia.
7 R 3702. Catino. Imp. grossolano; col. beige; cott. forte; modellatura a mano.
Di questo tipo di ceramica non industriale abbiamo rinvenuto spesso pentole
cilindriche col manico ad aletta (fig. 12,4-5); per la prima volta incontriamo
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Fig. 5. Dallo scavo della navata meridionale, nel crollo. La lucerna (8) proviene
dalla navata centrale, nei pressi del gradino del presbiterio, trovata in una rottura del mosaico.
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un catino di discrete dimensioni con tracce di manico ansato probabilmente
orizzontale. Dal crollo.
8 R 3004. Lucerna (foto 3, in basso). Imp. fine; col. rosa; cott. media. Decorazione: un registro interno di punti in rilievo e uno esterno a scaletta; germoglio nel canaletto. Raccolta in diversi frammenti in una rottura del
mosaico presso il gradino del presbiterio. E’ il tipo di uso più comune all’epoca in cui le chiese furono abbandonate (Alliata 1991, fig. 17,4; 18,23
e p. 420).
9 R 3639. Tegola. Imp. granuloso; col. rosa; cott. forte. Iscrizione greca incisa
sulla parte superiore: + O Q—Ç— TOU A(givou)… Si sono potuti raccogliere
solo due frammenti di questa tegola con iscrizione, che insieme formano l’inizio di una preghiera rivolta a Dio per intercessione di un santo che purtroppo
rimane ignoto.
10 R 3309. Embrice. Diam. cm 16. Imp. granuloso; col. rosa; cott. forte.
11 R 3305. Frammento di colonnina in muratura composta da tegole spezzate e
tenute insieme da spessi strati di calce bianca. La colonnina è intonacata su tre
lati, il quarto lato doveva essere appoggiato alla parete. Più comunemente tali
colonnine sono composte da speciali mattoncini (cfr fig. 9,4).
Dalla navata centrale e angolo nord-ovest (fig. 6-7)
La parte mediana della navata centrale, fin verso la porta, appare come la
parte più disturbata della costruzione dal riuso fattone dopo la distruzione
dell’edificio. Le tessere del mosaico furono divelte quasi ovunque ed ammassate qua e là, soprattutto presso l’angolo nord-ovest. In questo angolo
fu stabilito, ancora in epoca antica ma dopo il crollo della navata nord, un
grosso focolare sopra una specie di piattaforma di pietre. Direttamente sul
mosaico, due vaschette per lavorare la calce. La ceramica, molto scarsa, è
simile a quella della zona absidale, livello superiore.
Fig. 6 Sezione sulla navata sud e sul cortile adiacente (E. Alliata). 1. Pilastro in
situ; 2. crollo dell’arco; 3. crollo del claristorio; 4. massa di terra sterile sopra la
quale è avvenuto il crollo; 5. muro meridionale della chiesa; 6. crollo del muro
meridionale nel cortile adiacente; 7. lastricato del cortile sud.
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Fig. 7
1 R 3492. Orcio. Diam. cm 16. Imp. granuloso; col. rosa; cott. forte; modellatura
a mano.
2 R 3325. Manico di orcio. Imp. granuloso; col. rosa-beige; cott. forte. Insolito
il manico a sezione schiacciata.
3 R 3493. Parete di catino. Imp. granuloso; col. rosa, bianco all’est.; cott. forte;
modellatura a mano. Decorazione: incisioni profonde, a linee ondulate e a treccia, eseguite a pettine. Dalla cenere del forno dell’angolo nord-ovest.
4 R 2970. Parete di anfora. Imp. piuttosto grossolano; col. bianco, grigio in sez.;
cott. forte; modellatura a mano. Decorazione: pittura linee di colore marrone.
5 R 3317. Parete di catino. Imp. fine; ma con occasionali grossi granuli di
calcite; col. rosa, bianco all’est.; cott. forte. Decorazione: linea orizzontale e
Fig. 7
Zona occidentale della navata centrale e angolo sud-ovest della chiesa.
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ondulata incise a pettine. Alla linea ondulata si sovrappongono come dei nodi,
ugualmente incisi a pettine.
6 R 3673 + 3669-3671. Catino. Diam. cm 21. Imp. abbastanza fine; col. rosa,
bianco all’est.; cott. forte. Restaurato nel disegno da diversi frammenti non
combacianti. Sotto lo strato di cenere del forno.
7 R 3327. Tegame. Diam. cm 28. Imp. molto granuloso; col. marrone; cott. debole. Decorazione: nervature ben marcate sulla parete. Il colore doveva essere
originariamente rosso ma il fuoco l’ha snaturato.
8 R 3304. Tegame. Diam. cm 17. Imp. granuloso; col. marrone, grigio all’est.;
cott. forte.
9 R 2969. Manico di coperchio. Imp. granuloso; col. rosso; cott. forte.
10 R 3306. Parete di anforetta omayyade con pittura rossa. Diam. cm 7. Imp. fine;
col. rosa, bianco all’est.; cott. media. Decorazione: pittura rossa a linee ondulate sulle spalle del vaso.
11 R 3311. Tazza. Diam. cm 12. Imp. fine; col. rosa, bianco all’est.; cott. forte.
Decorazione: pittura rossa a festoni.
12 R 3058. Tazza semisferica. Diam. cm 9. Imp. molto fine; col. rosa; cott. forte.
Ceramica molto fine ma semplice, non lucida né decorata; rinvenuta in una
rottura nel mosaico.
13 R 3330. Tazza fine lucida. Diam. cm 9. Imp. fine; col. rosa; cott. forte. Decorazione: lucidatura e tracce di pittura rossa svanita sulla superficie esterna.
14 R 3497. Parete di tazza fine lucida con spirale sul fondo. Imp. molto fine; col.
grigio, rosso in sez., rosso all’est.; cott. molto forte. Dalla cenere del forno
dell’angolo nord-ovest.
15 R 2971. Piatto. Diam. cm 23. col. nero, bianco all’est.; cott. forte. Decorazione: ingobbio bianco spesso che tende a staccarsi.
16 R 3323. Fondo di anfora. Imp. fine; col. rosa; cott. media. Tracce di scrittura
araba ad inchiostro nero. Le parole sono state scritte tenendo il coccio a rovescio, con la parte alta verso il fondo, ma nel nostro disegno la scrittura è stata
opportunamente raddrizzata. per la piccolezza del frammento non è possibile
trarre alcun senso dalla scrittura.
Fig. 8
Dalla testata est della navata sud.
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17 R 3329. Lucerna. Imp. fine; col. rosa; cott. media. Decorazione: in rilievo ben
marcato, con successione di grappolo e pampino dentro girali di vite.
18 R 3496. Mattone piccolo per finestra. Diam. cm 7. Imp. molto granuloso; col.
rosso; cott. piuttosto debole. Dalla cenere del forno dell’angolo nord-ovest.
Dalla testata orientale della navata nord (fig. 8)
A parte la ceramica delle epoche più disparate raccolta in alto nel crollo, la
poca ceramica che giaceva nello spesso strato (100-120 cm) di terra gialla
sopra il mosaico rimanda al periodo arabo già un po’ avanzato (IX sec.).
In alto, nel crollo (fig. 8,1-4)
1 R 3768. Parete di orcio. Imp. grossolano; col. grigio, rosa all’est.; cott. forte;
modellatura a mano. Decorazione: linee di pittura nera. Epoca ottomana.
2 R 3770. Anfora. Diam. cm 11. col. beige, bianco all’est.; cott. media. Sembra
ceramica araba.
3 R 3774. Pentola. Diam. cm 12. Imp. fine; col. rosso; cott. forte. Tracce dell’attaccatura del manico. Rimanda al periodo bizantino.
Nella terra gialla sopra il mosaico (fig. 8,4-7)
4 R 3506. Parete di anfora. Imp. fine; col. rosa; cott. media. Decorazione: pittura rossa a grandi volute.
5 R 4080. Parete di brocchetta. Imp. molto fine; col. grigio, rosso all’est.; cott.
molto forte. Decorazione: incisioni sottili a piccole spirali ripetute uniformemente nel ridottissimo campo preservato.
6 R 3503. Pentola. Diam. cm 12. Imp. granuloso; col. rosso; cott. piuttosto debole. Decorazione: ingobbio marrone. Bizantina.
7 R 4079. Tazza con incisione a onda. Diam. cm 12. Imp. molto fine; col. rosso;
cott. forte. Decorazione: incisione leggera a ondulazioni irregolari. Caratteristica la carenatura nella pancia del vaso (Baramki 1944, Fig. 6,17; Pl XXI,8:
esemplare intero di Mafjar; Alliata 1991, fig. 15,9).
Dall’atrio (fig. 9)
Presso il muro ovest della chiesa, nel crollo, fu raccolta ceramica di varie
epoche, dalla romana alla abbaside (fig. 9,1-14). A 5 metri di distanza dalla
facciata della chiesa fu aperta una trincea per verificare la presenza di un
atrio, intravedibile dalla conformazione delle rovine, e si scese fino all’altezza approssimativa della soglia della porta occidentale della chiesa fino ad un
pavimento in calce di ottima consistenza. Lo strato che separava questo pa-
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vimento dalla superficie si rivelò una riempitura artificiale contenente buona quantità di ceramica tardoromana (fig. 9, 15-38). Ottimi paralleli si trovano in Sauer 1973, pp. 24-29; la ceramica del contesto tardoromano di Hesban
scelto e presentato nella fig. 2,45-83 si data per mezzo delle monete dall’inizio del III all’inizio del IV secolo. A Umm al-Rasas è stata già incontrata
questa ceramica in un sondaggio a sud della strada che costeggia il complesso di S. Stefano (Alliata 1991, fig. 27,19-30). Anche il sondaggio nel diaconicon ne offre qualche esemplare (fig. 12, 11-19).
L’allargamento della trincea verso est fece apparire una scala di cinque
gradini che conduceva ad uno stretto portico antistante l’ingresso principale partendo praticamente dal livello stesso della superficie attuale. La scala
ha l’aspetto di una sistemazione provvisoria fatta in epoca tardiva, mentre
per la colmata fu utilizzata terra di risulta contenente, come abbiamo già
detto, ceramica più antica. Si ottenne la prova di tale fatto attraverso un
sondaggio, praticato sotto il battuto di calce dell’ambiente originario, che
fornì qualche minuscolo testimone ceramico di epoca bizantina (fig. 9, 3946). Alquanti frammenti di intonaco dipinto a vari colori, provengono da
un edificio verosimilmente preesistente alla chiesa. Anche una base a piedistallo riutilizzata nel muro vicino rimanda ad un edificio romano di un
certo prestigio.
Dalla superficie, nel crollo del muro ovest della chiesa (fig. 9,1-14)
1 R 4683. Parete di anfora. Imp. fine; col. rosa, bianco all’est.; cott. media. Decorazione: pittura rossa con gruppi di linee che si incrociano.
2 R 4686. Parete di anfora. Imp. fine; col. rosa; cott. media. Decorazione: pittura rossa a cerchi e linee incrociate.
3 R 5341. Parete di anfora. Imp. fine; col. rosa, bianco all’est.; cott. media. Decorazione: linea ondulata di pittura rossa all’altezza del manico.
4 R 4665. Anfora. Diam. cm 9. Imp. fine; col. beige; cott. forte.
5 R 4661. Parete di catino. col. rosa, beige in sez.; cott. forte; modellatura a
mano. Decorazione: incisioni ondulate a pettine fatte in un modo un po’ disordinato. Tracce dell’attaccatura del manico.
6 R 4657. Pentola. Diam. cm 15. Imp. fine; col. marrone; cott. forte. Decorazione: ingobbio nero esterno.
7 R 4689. Pentola. Diam. cm 14. Imp. granuloso; col. rosso; cott. media.
8 R 4651. Pentola o anforetta. Diam. cm 14. Imp. abbastanza fine; con qualche
grosso granulo bianco; col. nero; cott. media.
9 R 5487. Pentola. Diam. cm 12. Imp. fine; col. arancio; cott. media. Decorazione: ingobbio di colore sfumante tra il rosso e il nero sulla superficie esterna. Coccio tardo romano fuori contesto, tuttavia meglio preservato di altri
simili (cfr n. 20-24).
10 R 4692. Tegame. Diam. cm 32. Imp. granuloso; col. nero; cott. media.
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Fig. 9 Settore a ovest della chiesa. Dal crollo (1-14). Dalla riempitura sotto il livello
della scala fino al pavimento in calce (15-38). Sotto il pavimento in calce (39-46).
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11 R 4691. Tazza cilindrica. Diam. cm 12. Imp. fine; col. rosa; cott. forte. Decorazione: linea di pittura rossa a larghe ondulazioni irregolari.
12 R 5340. Spalla di lucerna. Imp. fine; col. rosso, grigio all’est.; cott. forte. Decorazione: ingobbio esterno di colore grigio; serie di tratti curvilinei in rilievo.
13 R 4650. Frammento di tegola. Imp. granuloso; col. rosa; cott. forte. Decorazione: segno cruciforme impresso con le dita sull’argilla ancora molle.
14 R 4666. Mattoncino per finestra. Imp. granuloso; col. rosa, marrone all’est.;
cott. media.
Nella riempitura dell’atrio, sopra il pavimento in calce (fig. 9,15-38)
15 R 4841. Anfora. Diam. cm 12. col. rosso, nero in sez., beige all’est.; cott. forte.
16 R 4824. Anfora. Diam. cm 11. Imp. abbastanza fine; col. rosa. Decorazione:
ingobbio esterno grigio.
17 R 4843. Anfora. Diam. cm. 9. Imp. un po’ granuloso; numerosi granellini bianchi; col. rosso; cott. media.
18 R 4837. Anfora. Diam. cm 9. Imp. granuloso; col. beige; cott. media.
19 R 4762. Pentola. Diam. cm 7. Imp. abbastanza fine; col. rosso; cott. media.
20 R 4830. Pentola. Diam. cm 9. Imp. fine; col. beige; cott. media. Decorazione:
ingobbio grigio all’esterno e sull’orlo anche all’interno. Tracce dell’attaccatura del manico.
21 R 4834. Pentola. Diam. cm 12. Imp. fine; col. rosa; cott. media. Decorazione:
ingobbio esterno di colore grigio.
22 R 4840. Pentola. Diam. cm 15. Imp. fine; col. rosa; cott. media. Decorazione:
ingobbio esterno grigio.
23 R 4835. Pentola. Diam. cm 9. Imp. fine; col. beige; cott. media. Decorazione:
ingobbio grigio sull’esterno e nell’interno all’orlo.
24 R 4761. Manico di pentola. Imp. fine; col. rosa; cott. media; modellatura a
mano. Decorazione: ingobbio di colore rosso/grigio. Notare la caratteristica
piega del manico.
25 R 4820. Tegame. Diam. cm 31. Imp. fine; col. rosa, grigio all’est.; cott. media. Decorazione: ingobbio esterno di colore grigio.
26 R 4758. Tegame. Diam. cm. 14. Imp. fine; col. rosa; cott. media. Decorazione: ingobbio grigio sulla superficie esterna.
27 R 4822. Piatto. Diam. cm 29. Imp. fine; col. rosso, grigio in sez.; cott. media.
Decorazione: ingobbio di colore rosso vivo all’interno e sull’orlo, con colature
all’esterno.
28 R 4823. Piatto. Diam. cm 30. Imp. un po’ granuloso; col. rosso; cott. media.
Decorazione: ingobbio di colore rosso vivo sulla superficie interna.
29 R 4849. Catino. Diam. cm 24. Imp. fine; col. rosa; cott. forte.
30 R 4844. Tazza. Diam. cm 18. Imp. abbastanza fine; col. beige, grigio in sez.;
cott. forte.
31 R 4846. Catino. Diam. cm 16. Imp. molto fine; col. rosso; cott. media.
32 R 4825. Piccolo piatto (di fiaccola?). Diam. cm 16. Imp. fine; col. rosa; cott.
media. Coccio annerito dal fuoco.
33 R 4777. Fondo di brocca. Imp. fine; col. rosa; cott. media.
CERAMICA DELLA CHIESA DEI LEONI
241
34 R 4781. Fondo di brocca.
35 R 4757. Brocchetta. Diam. cm 7. col. rosa, nero all’est.; cott. media.
36 R 4763. Brocchetta. Diam. cm 4. Imp. fine; col. rosa, rosso all’est.; cott. media.
37 R 4751. Parte posteriore di lucerna. Imp. fine; col. rosa; cott. media. Decorazione: ingobbio esterno di colore rosso. Il manico a zeppa con le due caratteristiche solcature è comune nella tomba tardoromana di Jebel Jofeh, Amman
(Harding 1950, Pl. XXV), con monete di III secolo.
38 R 4836. Fondo di lucerna (la stessa del n. 37?). Imp. fine; col. rosa; cott. media.
Dal sondaggio sotto il pavimento in calce (Fig. 9,39-46)
39 R 8182. Anfora. Diam. cm. 11. Imp. fine; col. rosa, grigio in sez.; cott. forte.
Simili orli furono incontrati nella chiesa dell’Edicola, sotto il lastricato del
presbiterio (Alliata 1991, fig. 6,1-2).
40 R 8174. Piccolo vaso. Diam. cm. 8. Imp. molto fine; col. rosa; cott. forte.
41 R 8176. Piatto. Diam. cm. 24. Imp. fine; col. rosa; cott. media. Superficie
annerita dal fuoco. Il labbro ritagliato a lobi è presente nella terra sigillata
africana, forma 97 di Hayes (1972, p. 150-151), alla quale è assegnata una
cronologia tra la fine del V e la metà del VI secolo; il nostro esemplare, con
aletta dell’orlo orizzontale e lobi più stretti e numerosi, assomiglia maggiormente all’esemplare di Umm al-Rasas pubblicato in Alliata 1991, fig. 6,9.
L’impasto, nel caso attuale, non è comunque quello della terra sigillata.
42 R 8178. Manico di pentola. Imp. molto granuloso; col. rosso, nero all’est.;
cott. media. L’impasto di questo, come dei due frammenti che seguono è
quello granuloso, ricco di quarzi, caratteristico delle pentole di sesto e settimo secolo.
43 R 8188. Parete di pentola o tegame. Imp. granuloso; col. rosa; cott. media.
Ampie costolature ne segnano la parete.
44 R 8180. Tegame. Diam. cm. 19. Imp. granuloso; col. nero; cott. media.
45 R 8183. Tegame. Diam. cm. 12. Imp. fine; col. arancio; cott. media. Decorazione: ingobbio esterno di colore rosso.
46 R 8184. Parete di lucerna. Imp. fine; col. rosso; cott. media. Decorazione: in
rilievo leggero. Si tratta della parte posteriore della lucerna in quanto sono visibili tracce dell’attaccatura del manico. Sembra appartenere al tipo di lucerna
detto di Jerash (Scholl 1986; groups II-IV), databile ora anche nel VI secolo
(Ostrasz 1989, p. 89).
Scavo della stanza sud-ovest o diaconicon (fig. 10-12)
Da questa stanza abbiamo una successione affidabile di gruppi ceramici.
L’indagine fu condotta in profondità attraverso un limitato ma ben controllato sondaggio operato al centro dell’ambiente in un’area dove il mosaico
era guasto, pur conservando intatta la base preparatoria alla stesura delle
tessere. Partendo dall’epoca del riuso dell’ambiente dopo la distruzione
242
E. ALLIATA
dell’edificio principale, possiamo in qualche modo seguire le fasi di occupazione o di costruzione precedenti, fino alla terra vergine, raggiunta a
quasi due metri di profondità.
Terra compatta sopra il pavimento in mosaico (fig. 10,4; 12,1-6)
Un primo gruppo di cocci proviene da sopra il mosaico, conservato entro
uno strato compatto di terra marrone, che si stendeva su una parte della
stanza, aderente al mosaico stesso e anche dove questo era perduto. Da segnalare è soprattutto la rozza pentola (foto 4; e fig. 12,4-5) della quale si
sono raccolti un bel numero di frammenti, a volte assai piccoli e di scarsa
consistenza, con cui si è potuto restaurare una parte discreta delle pareti,
dall’orlo fin praticamente al fondo.
Fig. 12
1 R 7669. Anfora. Diam. cm 11. Imp. abbastanza fine; col. rosa, bianco all’est.;
cott. forte.
2 R 7671. Anfora. Diam. cm 9. Imp. fine; col. rosa, beige all’est.; cott. forte.
3 R 7667. Pentola. Diam. cm 9. Imp. fine; col. rosso, rosa all’est.; cott. media.
4 R 7675. Pentola cilindrica modellata a mano. Diam. cm 26. Imp. grossolano;
col. rosa; cott. debole. Il manico, una rozza presa, sporge discretamente in alcuni punti per continuare poi lungo la parete con una specie di leggero rilievo
irregolare.
Fig. 10 Sezione nel diaconicon guardando a nord (E. Alliata). 1. arco; 2. terra
sciolta sterile; 3. terra sciolta e pietre; 4. terra compatta; 5. pavimento in mosaico restaurato con calce; muro rifatto con la sola facciata ovest; 7. pavimento dell’ambiente ovest.
CERAMICA DELLA CHIESA DEI LEONI
243
5 R 7677. Fondo di pentola cilindrica modellata a mano. Imp. grossolano; col.
rosa; cott. debole; modellatura a mano. Stesso impasto ma minore diametro
della pentola R 7565.
6 R 7668. Piatto. Diam. cm 20. Imp. fine; col. rosa, bianco all’est.; cott. forte.
Sondaggio sotto il pavimento in mosaico (fig. 11;12,7-20)
Lo studio stratigrafico della piccola trincea, che è illustrato nella sezione e
controsezione presentati in assonometria nella fig. 11, ci pone in presenza
di diversi livelli pavimentali (n. 1.6.7.9), immediatamente riconoscibili per
il loro andamento orizzontale, divisi tra loro da modeste quantità di materiale che dovrebbe essere considerato di natura occupazionale e contemporaneo allo strato stesso. Può fare eccezione il contenuto dello strato 5 che
proviene in gran parte da un mosaico distrutto. Verso il fondo della trincea,
particolarmente nella sezione nord-sud, si notano degli strati ad andamento
obliquo (n. 10-16), formatisi con il getto di materiale di risulta la cui provenienza e situazione originaria ci è ignota.
Distinguiamo nel complesso tre strati principali che hanno fornito ceramica. 1) Una riempitura sotto il letto di preparazione del mosaico, costituita
in prevalenza da ciottoli frammisti a poca terra o cenere, con numerose tessere del tipo e colori (giallo, turchino, verde, rosso) caratteristici del mosaico della chiesa vicina. Almeno un frammento ceramico è sicuramente
omayyade (fig. 12,8; cfr Alliata 1987, fig. 6,29) e data lo strato ad rifacimento del mosaico, forse in seguito alla crisi iconoclastica. 2) I battuti in terra (n.
6-7) con qualche piccola pietra e uno strato di calce intermedio contenevano
scarti di lavorazione del mosaico della chiesa. I cocci bizantini (fig. 12, 9-10)
rimandano all’epoca della stesura della pavimentazione musiva nella chiesa,
conforme all’iscrizione dedicatoria che menziona il vescovo Sergio di
Madaba, in sede nel 576 fino al 602 (vedi l’articolo di M. Piccirillo che precede). La quota dei battuti, da 25 a 40 cm sotto il livello della soglia, permette ancora di mettere in relazione i due ambienti. 3) Gli strati di colmata
sottostanti. Il più consistente di essi (n. 10) è di carattere molto omogeneo e
certamente fu gettato in una sola occasione, gli altri (n. 11-14.19) sono molto vari. Tutti hanno fornito comunque ceramica tardoromana (fig. 12,12-19)
sul tipo di quella raccolta nella riempitura dell’atrio.
Riempitura con ciottoli (strato n. 5; fig. 12,7-8)
7 R 7695. Anfora. Diam. cm 12. Imp. abbastanza fine; col. rosa, bianco all’est.;
cott. media. Restaurato da numerosi frammenti. L’impasto piuttosto fine e la
244
E. ALLIATA
Fig. 11 Pareti sud e ovest del sondaggio nel diaconicon (E. Gabrieli - G.
Sestini). 1. mosaico; 2. letto di posa del mosaico in calce e cenere; 3. letto di piccole pietre; 4. terra sterile di riporto di colore marrone; 5. pietre frammiste a terra e cenere, con scarti di tessere musive; 6. primo battuto di terra gialla; 7.
secondo battuto di terra gialla un poco più chiara e più compatta; 8. strato di
calce; 9. terra gialla con piccole pietre; 10. terra di colore rosaceo contenente
qualche frammento ceramico e frantumi di pietre dello stesso tipo litologico gettati come riempitura; 11-15. strati eterogenei di colmata con pochi cocci; 16-17.
terra sterile; 18. conglomerato di pietra biancastra friabile.
superficie liscia e biancastra sembrano rimandare al periodo omayyade, ma il
profilo richiama piuttosto quello di anfore bizantine (Alliata 1988, fig. 3,7-12;
Tushingham 1972; fig. 4,88-89).
8 R 7696. Anforetta. Diam. cm 9. Imp. fine; col. rosso; cott. media. Tracce del
manico sulla parte alta dell’orlo.
CERAMICA DELLA CHIESA DEI LEONI
245
Sotto il primo pavimento in battuto (strato n. 6; fig. 12,9-11)
9 R 7706. Pentola. Diam. cm 15. Imp. un po’ granuloso, con molti minuti granellini bianchi; col. rosso, grigio in sez.; cott. media. Al Nebo le pentole dall’orlo
piatto e prive di collo sono testimoniate sul finale del VI secolo (Alliata 1990,
n. 14; Bagatti 1985, fig. 4,11); la stessa cosa a Dhiban (Tushingham 1972, fig.
9,16-19) e a Pella (Smith et al. 1992, Pl. 111,1). A Umm al-Rasas (Alliata
1991) le troviamo sotto il lastricato del presbiterio della Chiesa dell’Edicola
(fig. 6,4) e nell’ambiente M sotto il battuto antico nella trincea nord (fig.
24,19) e nella trincea del presbiterio (fig. 26,13).
Fig. 12 Dalla terra compatta sopra il pavimento in mosaico (1-6); dalla
riempitura con ciottoli (7-8); sotto il primo pavimento in battuto (9); sotto il secondo pavimento in battuto (10); immediatamente sopra il livello di terre rosacee
(11); nello spesso strato di terra di colore rosaceo (12-14); negli strati obliqui inferiori (15-19)
246
E. ALLIATA
Sotto il secondo pavimento in battuto (strato n. 7; fig. 12,10)
10 R 7819. Tazza con incisione a onda. Diam. cm 9. Imp. molto fine; col. rosso; cott. forte. Decorazione: incisione ondulata tracciata con mano leggera.
Tazze semisferiche ad impasto fine, superficie lucida e decorazione a onda
non compaiono nelle riempiture sotto il mosaico della Cappella del Prete
Giovanni a Mukhayyat, databile intorno alla metà del VI secolo (Alliata
1988, p. 359), né sotto il mosaico della chiesa della Vergine a Madaba,
databile alla fine del VI secolo (Alliata 1982, fig. 11), né sotto i mosaici
del Nebo, databili tra la fine del VI e l’inizio del VII secolo (Bagatti 1985).
Dal momento che in tutti questi scavi le tazze in generale sono ben rappresentate, si deve supporre perlomeno che questa tipologia ceramica particolare nel VI secolo non fosse ancora diffusa. A Gerusalemme la si dice
comparire nella seconda metà del VI secolo (Magness 1989, 824-825). A
Umm al-Rasas la troviamo ben rappresentata nella riempitura sotto il lastricato della Chiesa del Cortile (Alliata 1991, fig. 10,28.30-32), in un contesto databile al tempo del vescovo Sergio, cioè verso la fine del VI secolo,
come il presente; anche la trincea nel presbiterio della cappella ricavata nell’ambiente M ne ha fornito un esemplare (fig. 26,21) insieme con altra ceramica bizantina.
Immediatamente sopra il livello di terre rosacee (strato n. 9; fig. 12,11)
11 R 7824. Brocca. Diam. cm 6. Imp. fine; col. beige; cott. debole. Decorazione:
ingobbio marrone sulla superficie esterna e interna.
Nello spesso strato di terra di colore rosaceo (strato n. 10; fig. 12,12-14)
12 R 7836. Catino. Diam. cm 47. Imp. fine; col. rosa, grigio in sez.; cott. forte.
Decorazione: ingobbio sulla superficie esterna e interna con sfumature dal rosso al nero.
13 R 7835. Pentola. Diam. cm 9. Imp. fine; col. rosa, rosso all’est.; cott. media.
14 R 7834. Tazza. Diam. cm 20. Imp. fine; con numerosi granellini bianchi; col.
rosso, grigio in sez., beige all’est.; cott. forte.
Negli strati obliqui inferiori (strati n. 11-19; fig. 12,15-19)
15 R 7841. Manico di anfora. Imp. abbastanza fine; col. rosso, rosa all’est.; cott.
media. Sono caratteristiche le profonde nervature della parte superiore del
manico e anche il modo con cui il manico è fissato al vaso.
16 R 7847. Manico di anfora. Imp. granuloso; col. rosso, nero all’est.; cott. forte.
Parte superiore del manico con profonde nervature.
17 R 7838. Pentola. Diam. cm 9. Imp. fine; col. rosa; cott. media. Decorazione:
ingobbio nero sulla superficie esterna.
18 R 7842. Tegame. Diam. cm 19. Imp. fine; col. rosa; cott. debole.
19 R 7837. Fondo di brocca. Imp. fine; col. rosa, rosa-rosso all’est.; cott. media.
CERAMICA DELLA CHIESA DEI LEONI
247
Conclusioni
La ceramica di vari periodi che abbiamo presentata fornisce una buona illustrazione dell’occupazione del sito lungo l’arco del primo millennio della nostra era. Pochi frammenti sono più antichi della costruzione della
chiesa, e proviene in particolare dai sondaggi operati nell’atrio e nella stanza sud-orientale o diaconicon (rispettivamente nelle fig. 9 e 12); qualche
frammento è databile precisamente al momento della costruzione della
chiesa (fine VI secolo); la parte maggiore riguarda il periodo successivo
alla distruzione dell’edificio, con la possibilità di definire, almeno per un
gruppo di esemplari (fig. 1), l’appartenenza ad una fase di rioccupazione
delle rovine per scopi domestici.
E’ a questi ultimi che si può dare la più grande importanza in quanto ci
pongono in grado di gettare uno sguardo sulla cultura materiale degli ultimi abitatori del sito. Un tema quanto mai di attualità. La popolazione, transitoria o stabile che fosse, non ha più legami con il passato. Gli edifici sacri
in particolare vengono ricondotti ad uso profano. Il cambiamento appare
essere avvenuto anche in seguito ad una distruzione, parziale ma consistente, alla quale non si ebbe evidentemente più la forza di reagire come tante
altre volte. Quando sia avvenuta questa distruzione e quanto tempo dopo si
sia verificata la rioccupazione è un problema al quale lo scavo non ha dato
soluzione. Nella chiesa di Santo Stefano avevamo la testimonianza esplicita di restauri di notevole importanza nel rifacimento del mosaico del presbiterio, datato al 756 d. C., e usato evidentemente ancora per lungo tempo,
avendo subito ancora più di un restauro. Una rioccupazione profana degli
ambienti fu identificata solo nell’atrio della chiesa del Vescovo Sergio, certo dopo che tutto il complesso cristiano era stato ormai abbandonato.
Lucerne
Dal punto di vista della ceramica il cambiamento è reso particolarmente
evidente dai differenti tipi di lucerna usati che sono bene in grado di rappresentare i due periodi (Alliata 1991, p. 420) e la loro distanza tipologica
sembra richiedere l’intercorrere di un corrispondente distanza temporale.
Anche nella chiesa dei Leoni ritroviamo una situazione analoga, pur senza
il supporto cronologico di una iscrizione datata. Alla lucerna con base rotonda, decorata a scaletta e puntolini, del livello di distruzione (fig. 6,8;
foto 3 in basso), seguono le lucerne con base a cuore, decorate a vite, rinvenute nei livelli di rioccupazione (fig. 2,9; 7,17; foto 3, in alto).
248
E. ALLIATA
La datazione di questi tipi è ancora lontana dall’essere definita con precisione (Arndt 1987, p. 268-278). Nello scavo di Kh. al-Mafjar il primo
tipo era caratteristico dei livelli di distruzione (attribuiti al terremoto del
747/8: Baramki 1944, p. 73; group 1), mentre il secondo era presente nei
livelli di rioccupazione posteriore (IX-X e XII-XIII secolo: Baramki 1944,
p. 73, groups 3-4). Ad Abu Gosh il nostro secondo tipo viene portato
all’undicesimo secolo (De Vaux 1945-1946, p. 144). La revisione della cronologia di Mafjar, operata da Whitcomb (1988), non tiene stranamente conto delle lucerne, tuttavia, sulla base delle tipologie associate, si può
considerare che il nostro primo tipo (group 1, di Baramki) debba seguire la
sorte dei vasi appartenenti al primo periodo, la cui cronologia viene ritardata da Whitcomb di almeno 50 anni (750-800 d. C.). I risultati dello scavo della chiesa di S. Stefano di Umm al-Rasas appoggiano ad oltranza
questa posticipazione. Il nostro secondo gruppo, essendo associato, a
Mafjar, prevalentemente con la ceramica del terzo periodo ne dovrebbe
seguire la sorte (900-1000 d. C.). A Umm al-Rasas tuttavia, la ceramica
bianca, leggera e dalle caratteristiche decorazioni applicate o incise incomincia appena ad apparire del tutto sporadicamente (frammenti ritrovati nei
recentissimi scavi della Cappella dei Pavoni e della Chiesa della Tabula),
mentre le lucerne a cuore sono già ormai del tutto affermate.
Vasi da cucina
Diversi nuovi tipi di vasi da cucina fanno la loro comparsa: uno di questi è
tornito, di sicura origine industriale, l’altro è di origine rustica o casalinga.
Nel primo tipo (industriale) l’impasto è piuttosto granuloso e di colore
rosso vivo, dove non è deturpato dal prolungato contatto con il fuoco; la
superficie esterna porta di solito una caratteristica lucidatura che ne facilita
l’identificazione. Il profilo è marcato da linee nette. Le pentole presentano
un orlo basso, con un leggero ispessimento tondeggiante all’esterno (fig.
2,5; 9,7); i tegami (fig. 33,27) presentano costolature appiattite e di varia
ampiezza; il coperchio della fig. 5,6 non ha il solito bordo tagliato obliquamente e il manichetto a bottone presentato alla fig. 7,9 ha un aspetto assai
diverso dal solito, col foro per il vapore passante nel mezzo.
Il secondo tipo (rustico) è rappresentato prevalentemente da pentole
cilindriche con prese orizzontali ad aletta (fig. 12,4-5; foto 4), evidenti
imitazioni di probabile origine non professionale delle ben note corrispondenti in pietra. Abbiamo però anche un catino con manico ad ansa orizzontale (fig. 5,7). Nella chiesa di Wa’il, dopo l’abbandono della chiesa fu
CERAMICA DELLA CHIESA DEI LEONI
249
depositato un esemplare di pentola (Alliata 1993, n. 50 con molti frammenti
di corpo), ma anche un piccolo coperchio (Alliata 1993, n. 35). Nella Cappella dei Pavoni, recentemente scavata, è presente di nuovo questa ceramica rozza, ma già nel livello di riuso del battistero in fronte alla Chiesa del
vescovo Sergio, ne avevamo raccolti diversi frammenti, che non entrarono
nella pubblicazione (Alliata 1991, p. 385-386).
Lo studio sistematico di tutta la ceramica rinvenuta nello scavo del
complesso della Chiesa dei Leoni è ancora da fare e si può ritenere che non
mancherà di portare un buon contributo alla conoscenza della cultura materiale del periodo islamico antico in Giordania. In particolare è sotto studio in questo momento un importante lotto di vasi rinvenuto nelle stanze
semi sotterranee scavate immediatamente a sud della chiesa. Ma anche la
comparsa di ceramica tardoromana, non più saltuaria ormai, è certamente
un indizio della presenza di livelli di occupazione della stessa epoca che
per ora non sono ancora stati identificati.
Eugenio Alliata
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