Il lato oscuro della famiglia “G” L`altoparlante annunciava l`arrivo del

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Il lato oscuro della famiglia “G” L`altoparlante annunciava l`arrivo del
Sara
I L M ISTERO DI V ILLA G EIRINGER
Il lato oscuro della famiglia “G”
L’altoparlante annunciava l’arrivo del treno da
Varsavia. Richard Geiringer, figlio del noto
personaggio triestino che costruì l’edificio delle
Assicurazioni Generali a Trieste e a Roma, attendeva
ansiosamente l’arrivo di Philip, un giovane ebreo
rimasto orfano durante la Prima Guerra Mondiale. Si
era offerto di dargli una casa e una famiglia fino a
quando le ostilità in Europa fossero terminate.
Lo vide scendere dal treno e si stupì dei grandi
cambiamenti avvenuti in lui: un’accentuata barbetta
copriva il suo mento sporgente, i capelli neri facevano
risaltare gli occhi azzurri come il mare limpido di inizio
estate e la sua carnagione biancastra; i suoi vestiti
facevano intravedere la sua magrezza e la sua
corporatura snella. Gli si avvicinò e lo abbracciò con
affetto.
Mentre si avviavano alla villa, videro delle luci
inconsuete che illuminavano il castello e alcune
bandiere che sventolavano sulla torre più alta. Quando
furono più vicini, Richard rimase senza parole: era
evidente che i tedeschi si erano insediati nella sua
dimora e sulla collina circostante, essendo questo un
punto strategico. Era un momento di tensione per tutti,
poiché l’Italia aveva appena firmato l’armistizio con gli
Alleati.
Entrare nel castello sarebbe stato troppo pericoloso,
perciò, senza esitare Richard portò Philip in un luogo
sicuro e ben nascosto: la vedetta Mafalda. Si trovava
poco distante dalla villa, al suo interno c’era una
botola segreta coperta da un tappeto che nascondeva
il rifugio.
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Se i soldati tedeschi l’avessero scoperto, sarebbe
stata la fine della famiglia Geiringer. Passarono alcuni
giorni e Philip si sentiva sempre più solo anche se la
cameriera Rosy, incaricata dal padrone di casa, gli
portava da bere e da mangiare. Nessuno, tranne
Richard e Rosy, sapeva della sua presenza.
Una sera, non vedendo arrivare Rosy, Philip pensò di
uscire dal suo nascondiglio e dare un’occhiata
all’esterno. La vide avviarsi verso il tunnel che
collegava l’ospedale militare alla villa. Incuriosito, la
seguì e si nascose dietro un albero, scorse anche una
figura maschile accanto a lei che l’abbracciava e la
baciava appassionatamente. Intuendo il motivo del suo
ritardo, Philip rientrò nella torretta.
Non erano passati nemmeno dieci minuti quando udì
delle urla provenire dal tunnel. Si affrettò a uscire
nuovamente per vedere cosa fosse accaduto, ma notò
solo una figura robusta che scompariva nel buio della
notte portando tra le braccia qualcosa di ingombrante
che gli impediva un’agilità maggiore. Lo colpì un
piccolo oggetto caduto al personaggio misterioso che
fu illuminato dal chiarore della luna. Impaurito, non osò
indagare ulteriormente e ritornò nel suo nascondiglio a
pensare all’accaduto.
Il mattino seguente ci fu un gran trambusto alla villa:
era stato rinvenuto il cadavere della cameriera ed era
sparito un quadro di notevole valore, che per
generazioni era appartenuto alla famiglia Geiringer.
Richard collegò tutto questo a Philip, ma non poteva
certo dirlo al commissario perché sarebbe stata
scoperta l’ospitalità data a un ebreo. La sera stessa,
senza che nessuno lo vedesse andò a parlare con il
ragazzo il quale gli spiegò cos’era veramente
successo, facendo anche riferimento all’oggetto
luccicante che teneva nella mano destra. Lo stupore di
Richard fu immenso: riconobbe l’altra parte dello
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stemma di famiglia che il padre Eugenio aveva
regalato a lui e al suo fratellastro per il loro decimo
compleanno. La sorte aveva voluto però, che l’unico
erede legittimo della proprietà fosse Richard.
Dopo aver effettuato alcuni giorni di indagini, il
commissario non aveva raggiunto alcun risultato non
essendoci testimoni oculari del delitto.
Richard non voleva credere che il suo fratellastro
potesse entrare in questa macabra vicenda, ma tutti gli
inizi davano ragione al suo sospetto.
Alcune notizie sul giornale locale avevano messo in
luce un traffico di oggetti antichi sottratti ai proprietari
di alcune ville triestine. Richard decise di raccontare
tutto al commissario e lasciò che lui proseguisse
l’indagine.
Non fu difficile trovare la refurtiva che si trovava in un
magazzino, nei pressi dell’ospedale militare. A tutto
questo si arrivò dopo che Boris, il vero colpevole del
caso, venne pedinato per alcuni giorni.
Da anni, dopo essere stato estromesso dall’eredità,
Boris, Il fratello di Richard, aveva intrapreso una
strada poco onesta nella quale aveva coinvolto anche
suo figlio, ufficiale dell’esercito tedesco, che proprio
per questo motivo si era insediato con il suo esercito
nella villa.
La
povera
cameriera
era
stata
coinvolta
involontariamente nel furto del quadro, perciò,
temendo che rivelasse l’identità dei colpevoli,
l’avevano uccisa.
Il giorno seguente il figlio di Boris confessò di essere
stato complice del furto ma non del delitto; di questo,
invece, fu accusato il padre che era in possesso
dell’arma del delitto: un coltello con un difetto di
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seghettatura che era stato riscontrato sul corpo della
cameriera.
La settimana seguente i tedeschi abbandonarono la
villa e finalmente Philip poté uscire dal suo
nascondiglio e godere dell’ospitalità della sua nuova
famiglia.
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