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LA MEDICINA BIOLOGICA RUBRICA A CURA DELLA PROF.SSA MARIA CORGNA APRILE - GIUGNO 2016 P.N.E.I. WORLD – Un passo fondamentale nella riduzione dell’ac. arachidonico è ridurre l’apporto del suo precursore, l’ac. linoleico. La produzione industriale di oli vegetali ha riversato sul mercato una miriade di oli ricchi in Omega 6 (mais, girasole e cartamo) molto convenienti economicamente. Gli enzimi che regolano la conversione da ac. linoleico ad ac. arachidonico sono inibiti dagli ac. grassi Omega 3 ed attivati dall’insulina. Purtroppo con l’aumento di ac. linoleico nella dieta è aumentato anche l’uso di carboidrati raffinati ad alto indice glicemico (IG), che stimolano la produzione di insulina. Cari amici, come anticipato in La Medicina Biologica 2016/1, in questo numero di P.N.E.I. , parliamo di: WORLD DIETA ANTIOSSIDANTE Il mondo della nutrizione è in continua evoluzione. Oggi siamo in grado di approfondire con sempre maggior precisione scientifica l’influenza della dieta nell’espressione genica. Gli ac. grassi essenziali sono lipidi che devono essere assunti attraverso l’alimentazione; di questi, i due che svolgono un ruolo fondamentale nella risposta infiammatoria sono l’ac. arachidonico (AA), un Omega 6, e l’ac. eicosapentaenoico (EPA), un Omega 3. L’equilibrio tra AA ed EPA regola il grado di infiammazione cronica o cellulare dell’organismo, in quanto entrambi possono essere convertiti negli eicosanoidi che controllano l’infiammazione. Quelli derivanti dagli Omega 6 sono di natura pro-infiammatoria, mentre quelli derivanti dall’EPA sono anti-infiammatori. Il rapporto serico AA/EPA fornisce informazione circa l’equilibrio tra questi due ac. grassi e riflette il grado di attivazione della risposta infiammatoria. Se i livelli di AA sono troppo elevati la risposta infiammatoria rimane elevata. Infatti una carenza di EPA rende impossibile il controllo delle risposte infiammatorie da parte dell’organismo. Quindi più carboidrati ad alto IG vengono consumati, più Omega 3 sono necessari per ridurre la sintesi di AA. Proprio come gli Omega 6 nutrono l’infiammazione, gli Omega 3 attivano la fase di risoluzione dell’infiammazione, in particolare l’ac. alfa-linolenico (ALA) precursore dell’EPA che si trova in alte concentrazioni nei semi di lino e di chia, oltre che nella frutta secca come le noci. Purtroppo solo il 5% dell’ALA assunto si trasforma in DHA o EPA. L’olio che si trova nei pesci grassi come il salmone e le acciughe è ricco in DHA ed EPA, sintetizzati in primis dalle alghe. EPA e DHA sono assai diversi rispetto alle funzioni che svolgono nell’organismo. Il primo è identico all’AA, quindi compete per gli stessi recettori enzimatici chiave modulando la sintesi dei mediatori dell’infiammazione, mentre il DHA ha una struttura tridimensionale molto diversa. In conclusione il rapporto AA/EPA è un indicatore valido di infiammazione cellulare: non dovrebbe essere superiore a 3, mentre in Occidente è spesso superiore a 6-9. Il Sistema Immunitario innato è un sistema relativamente aspecifico che riconosce frammenti microbici con rilascio di proteine infiammatorie che, interagendo con le cellule circostanti, promuovono la sintesi di AA ed eicosanoidi infiammatori. Il primo processo di riconoscimento viene attuato dai TLR (Toll-like-Receptors). I TLR 4, ad esempio, promuovono una risposta infiammatoria attivandosi su stimolazione dei grassi saturi assunti con la dieta. Il passo successivo è l’interazione dei segnali inviati dai recettori Toll-like con i fattori di trascrizione genica. I due più importanti sono NF-kB e PPAR gamma (PPARγ) che si inibiscono a vicenda. 61 LA MEDICINA BIOLOGICA APRILE - GIUGNO 2016 Omega 3 e Polifenoli attivano i PPARγ e spengono la risposta infiammatoria; in particolare i primi generano eicosanoidi noti come resolvine che invertono la risposta infiammatoria. IL-6 ha una lunga emivita ematica; quindi è assai più facile da misurare rispetto ai prodotti infiammatori immediati (IL-1, TNF e COX2) derivanti dall’attivazione di NF-kB. Un altro attivatore di NF-kB è lo stress ossidativo, conseguenza dell’eccessiva produzione di radicali liberi. La dieta anti-infiammatoria si basa sulla capacità di certi nutrienti di ridurre l’attivazione del fattore NF-kB. Un aumento del rapporto sierico AA/EPA precede spesso eventuali aumenti della proteina C-reattiva, anche di molti anni. Il modo più semplice è quello di ridurre il livello di ac. arachidonico nelle cellule bersaglio limitando la formazione di leucotrieni e di ac. grassi idrossilati che attivano NF-kB. • Una dieta antiossidante e anti-infiammatoria è dunque incentrata sulla riduzione delle concentrazioni di AA sulle membrane cellulari, limitando la formazione di leucotrieni che attivano NF-kB, e sulla riduzione delle concentrazioni d’insulina, abbassando contemporaneamente il consumo di Omega 6. – Il potenziamento del processo di risoluzione dell’infiammazione cronica si può attuare integrando l’alimentazione con adeguati quantitativi di Omega 3 come EPA e DHA. Il terzo intervento dietetico consiste in un’adeguata assunzione di Polifenoli. I Polifenoli sono potenti antiossidanti e riducono la formazione di ROS, che a propria volta attivano il fattore NF-kB. I Polifenoli sono anche in grado di inibire l’attivazione di NF-kB attivando i PPARγ, il che li rende antiossidanti e anti-infiammatori allo stesso tempo. – In conclusione, se si desidera tenere sotto controllo l’infiammazione cellulare è necessario ridurre certi tipi di grassi nell’alimentazione (Omega 6 e grassi saturi), e allo stesso modo gli ormoni stimolati dai carboidrati ad alto IG come l’insulina, che possono accelerare la formazione di ac. arachidonico. Tale processo può essere contenuto aumentando l’assunzione di verdure non amidacee, limitate quantità di frutta e verdura e usando solo grassi a basso contenuto di Omega 6 come l’olio d’oliva. Al tempo stesso è necessario aumentare l’introduzione degli Omega 3 e dei Polifenoli per potenziare la fase risolutiva dell’infiammazione. Un rapporto AA/EPA elevato indica che NF-kB ha raggiunto il valore soglia di attivazione cronica, e che le cellule di ogni organo sono pronte ad indurre l’aumento dell’espressione genica di un’ampia gamma di mediatori infiammatori. – La misurazione della PCR, invece, indica solo che NF-kB è rimasto attivato per un considerevole intervallo di tempo. L’altro “problema” della PCR è che anche infezioni batteriche di modesta entità possono farla innalzare. Questo la rende inattendibile come marker d’infiammazione cellulare cronica. Ecco perché in presenza di una PCR elevata è sempre consigliabile ripetere l’esame dopo qualche settimana, per assicurarsi che l’impennata del valore non dipenda da una leggera infezione. Idealmente il valore auspicabile del rapporto AA/EPA si colloca tra 1,5 e 3. Rapporti con valore più elevato indicano in modo direttamente proporzionale un aumento del livello d’infiammazione cellulare. Il valore medio della popolazione italiana è circa 10 e, teoricamente, in pazienti affetti da patologie infiammatorie croniche, può essere superiore a 15. L’integrazione di Omega-3 promuove l’ottimizzazione del rapporto AA/EPA. – Il secondo marker di benessere è il livello di emoglobina glicata (HbA1c). Il glucosio è una sostanza molto reattiva che, legandosi alle proteine, dà origine ai cosiddetti prodotti di glicazione avanzata (AGE). Le proteine glicate, interagendo con i propri recettori (RAGE), danno inizio a risposte infiammatorie tramite l’attivazione del fattore NF-kB. I RAGE sono simili ai recettori Toll-like. Su tutte le proteine potenzialmente glicate, la più studiata è l’emoglobina glicata (HbA1c). Livelli elevati di emoglobina glicata promuovono l’infiammazione cellulare. I livelli ideali di emoglobina glicata sono pari a 5 mg/dl. I MARKER CLINICI DEL BENESSERE Il marker più utilizzato per diagnosticare un processo infiammatorio è la proteina C-reattiva (PCR), che costituisce – tuttavia – un indicatore dell’attivazione a lungo termine di NF-kB. – Pochissimi tra i mediatori dell’infiammazione espressi nella cellula dall’NF-kB riescono a raggiungere il circolo ematico; quasi tutti agiscono sulle cellule vicine ed entrano nel sangue con difficoltà. Solo l’Interleuchina 6 (IL-6) sembra riuscirvi con efficacia, eppure anche questa deve raggiungere un’alta concentrazione ematica per interagire con il fegato e produrre PCR. 62 Il modo più efficace per ridurre AGE e RAGE è non consumare carboidrati, soprattutto cereali ed amidi, ed assumere grandi quantità di verdure non amidacee. Poiché la vita media dei globuli rossi è di 120 giorni, sono necessari 4 mesi circa per riscontrare una differenza significativa. Un altro modo per misurare l’insulino-resistenza è il rapporto di trigliceridi (TG) e lipoproteine ad alta densità (colesterolo HDL) nel sangue. Più alto è il rapporto TG/HDL, maggiore è il livello di insulino-resistenza; idealmente, tale rapporto dovrebbe essere compreso tra 1 e 1,5. LA MEDICINA BIOLOGICA L’APPORTO DI POLIFENOLI Per misurare le concentrazioni di Polifenoli in un alimento, il metodo più semplice è determinare il valore ORAC (capacità di assorbimento dei radicali dell’ossigeno). La tecnologia che permette di misurarlo è stata messa a punto negli anni ‘90 del secolo scorso per valutare la capacità antiossidante di alcuni cibi. Anche se il valore ORAC di un alimento è legato al suo contenuto in Polifenoli, esso non distingue appieno tra questi ed altri antiossidanti. Per risultare utile, dovrebbe quantificare il potenziale antiossidante in rapporto ai quantitativi di carboidrati assorbibili (carboidrati totali – fibre). – I cereali integrali, ad esempio, hanno buoni valori ORAC ma un altissimo contenuto in carboidrati assimilabili rispetto a frutta e verdura. Maggiore è il rapporto ORAC/grammi di carboidrati assimilabili, maggiore sarà l’efficacia del cibo nel ridurre l’infiammazione cellulare. I valori ORAC sono indicativi della capacità antiossidante solo in condizioni artificiali ricreate in laboratorio; al contrario non forniscono alcuna indicazione riguardo l’assorbimento e la capacità antiossidante nel sangue. Come detto, i Polifenoli tengono sotto controllo la corretta funzionalità del microambiente intestinale. Ritengo che 10.000 unità ORAC al giorno siano un obiettivo dietetico ragionevole per tentare di regolare la flora batterica e migliorare in modo sensibile i livelli ematici di Polifenoli. – Lascio al Lettore interessato la consultazione dei valori ORAC per 100 g di alimenti, nonché la quantità di carboidrati totali e fibre di ciascuno. Sottraendo le fibre dai carboidrati, si ottiene un’indicazione dell’effetto dell’alimento sulla secrezione di insulina. APRILE - GIUGNO 2016 DIETA ANTIOSSIDANTE/ALCALINA La dieta alcalina privilegia l’assunzione di alimenti alcalini, quali vegetali, frutta fresca, tuberi, noci e legumi, limitando gli alimenti acidi, come cereali, carni e formaggi; sono inoltre sconsigliati gli alcolici, le bevande gassate tipo cola ed i cibi molto salati. La dieta alcalina si basa sulla considerazione che un’alimentazione ricca in cibi acidi altera il bilancio acido-base dell’organismo, promuovendo la perdita di minerali essenziali, come il Calcio e il Magnesio contenuti nelle ossa. Tali alterazioni favorirebbero la comparsa di un’acidosi cronica di grado lieve, che – a propria volta – è un fattore predisponente per alcune malattie e per un senso di malessere generale. La dieta alcalina consiglia di consumare ogni giorno il 70-80% di alimenti alcalini ed il 20-30% di alimenti acidi. – Come stabilire quando un alimento è acido? L’acidità di un alimento non si misura allo stato fresco ma sulle ceneri (minerali) che restano dopo la sua combustione. Queste sostanze inorganiche, non metabolizzabili, possono comportarsi come acidi o basi e come tali partecipare al mantenimento del normale pH organico. Il limone, ad esempio, ha un pH molto basso, legato all’abbondante presenza di ac. citrico; viene – comunque – considerato un alimento alcalino perché le sue componenti acide hanno natura organica e come tali vengono facilmente metabolizzate dall’organismo ed eliminate con la respirazione, mentre quelle basiche inorganiche vi permangono più a lungo. Gli elementi che danno luogo alla formazione di acidi, diminuendo il pH urinario, sono lo Zolfo, il Fosforo e il Cloro, mentre i cibi ricchi in Sodio, Potassio, Magnesio e Calcio sono considerati alcalini. 63 LA MEDICINA BIOLOGICA APRILE - GIUGNO 2016 IL RUOLO DEGLI INTEGRATORI Per rendere l’approccio nutrizionale integrato a base di Omega 3 e Polifenoli ancora più efficace consiglio alcuni integratori, tra cui: – Gunabasic, la cui funzione è quella di favorire il riequilibrio acido-base sostenendo le funzioni enzimatiche cellulari ed attivando la matrice extra-cellulare. Gunabasic è una miscela di estratti minerali e vegetali contenente Fosfati, Carbonati e Citrati in concentrazione bilanciata che favoriscono il riequilibrio minerale e principi fitoterapici (bamboo, ortica, carota, melissa, tiglio, finocchio e tarassaco) ad azione complessiva antidegenerativa, anti-infiammatoria sedativa ed eupeptica. – Eubioflor 1 è un preparato complesso prebiotico finalizzato al trattamento della disbiosi intestinale, diretta conseguenza dello stato infiammatorio e della cattiva alimentazione. Promuove un’attiva azione immunostimolante e antiCandida, contrastando i processi di putrefazione intestinale e preparando il terreno alla successiva colonizzazione del colon da parte della flora eubiotica. P.N.E.I. WORLD – Per consultazione: www.medibio.it → La Medicina Biologica, dal 2007/1. Pubblicati 1) La Medicina Biologica 2007/1; 47-49. 2) La Medicina Biologica 2007/2; 63-66. 3) La Medicina Biologica 2007/3; 47-50. 4) La Medicina Biologica 2008/1; 51-54. 5) La Medicina Biologica 2008/2; 53-56. 6) La Medicina Biologica 2008/3; 51-54. 7) La Medicina Biologica 2009/1; 49-52. 8) La Medicina Biologica 2009/2; 51-54. 9) La Medicina Biologica 2009/3; 59-62. 10) La Medicina Biologica 2010/1; 55-58. 11) La Medicina Biologica 2010/2; 53-56. 12) La Medicina Biologica 2010/3; 53-56. 13) La Medicina Biologica 2011/1; 51-54. La necessità di drenare gli organi dell’Apparato digerente in maniera profonda e selettiva rende utile un prodotto come Enterosgel in grado di catturare selettivamente le sostanze tossiche (endogene ed esogene) ed i microorganismi patogeni. – Alla fine del proprio transito lungo il Tubo digerente, Enterosgel e il carico tossico adsorbito vengono naturalmente e completamente eliminati con le feci. 14) La Medicina Biologica 2011/2; 57-59. 15) La Medicina Biologica 2011/3; 61-64. 16) La Medicina Biologica 2011/4; 63-65. 17) La Medicina Biologica 2012/1; 53-57. 18) La Medicina Biologica 2012/2; 63-66. 19) La Medicina Biologica 2012/3; 55-58. 20) La Medicina Biologica 2013/1; 65-68. 21) La Medicina Biologica 2013/2; 57-60. Come sempre mi auguro di avere fornito qualche interessante spunto di riflessione e di pratica applicazione. – Vi saluto con affetto dandovi appuntamento al prossimo numero. 22) La Medicina Biologica 2013/3; 53-56. 23) La Medicina Biologica 2013/4; 59-62. 24) La Medicina Biologica 2014/1; 57-60. 25) La Medicina Biologica 2014/2; 53-56. – La Redazione ringrazia gli editor dei siti web da cui sono tratte le immagini di: p. 63: legumi: http://www.ricettelastminute.com/images/289-fagioli-e-fagiolini-tutto-sul- 26) La Medicina Biologica 2014/3; 59-62. 27) La Medicina Biologica 2015/1; 59-62. 28) La Medicina Biologica 2015/2; 51-54. mondo-dei-legumi/legumi-baccelli.jpg 29) La Medicina Biologica 2015/3; 59-61. olio d’oliva: http://www.medicalnewstoday.com/articles/266258.php 30) La Medicina Biologica 2015/4; 53-57. noci: http://static.pourfemme.it/pfricette/fotogallery/979X0/2833/noci.jpg 31) La Medicina Biologica 2016/1; 65-67. 64