A ROMA BEN JONHSON NON RUBO` IN PARTENZA La

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A ROMA BEN JONHSON NON RUBO` IN PARTENZA La
A ROMA BEN JONHSON NON RUBO’ IN PARTENZA
La finale dei 100 metri uomini di Roma ’87, seconda edizione dei Campionati del
Mondo di Atletica leggera, conclusasi con la vittoria di Johnson nel tempo di 9.83,
tempo che migliorava di ben dieci centesimi di secondo il primato mondiale di
Calvin Smith, fu caratterizzata da un fatto al quale gli stessi media, forse
scarsamente informati, non dettero molta importanza.
Nella circostanza io funzionavo da contro-starter, o giudice di richiamo, in quanto
di lì a poco avrei dato il via alla finale dei 100 metri donne.
Ricorderò che ai Campionati di Roma era in funzione il cronometraggio Seiko. La
stessa casa giapponese fornì l’apparecchiatura di controllo delle false partenze.
Contrariamente al solito, la taratura dei blocchi che avrebbero registrato la reazione
degli atleti allo start venne fissata a 0.120 millesimi di secondo contro i
tradizionali 0.100. Il motivo, secondo quanto riferitoci dalla Seiko stessa, fu di
natura squisitamente tecnica.
Cerchiamo di osservare più da vicino quanto accadde alle 18.40 di quella domenica
del 30 di agosto.
La reazione del canadese Ben Johnson allo sparo fu veramente eccezionale: 0.109
millesimi di secondo; inspiegabilmente venne fornito alla stampa il tempo di
reazione di 0.129, ma la documentazione originale Seiko in mio possesso conferma
inequivocabilmente il dato da me indicato. La reazione di Johnson era stata di ben
0.087 millesimi più rapida di quella di Lewis (0.196).
Ai cinquanta metri Johnson transitò in 5.53 contro il 5.64 di Lewis. Ai sessanta il
suo tempo fu di 6.38, migliore del primato mondiale di 6.41 da lui ottenuto ad
Indianapolis in occasione dei Campionati Mondiali Indoor.
Ma allora, potrebbe eccepire qualcuno, dal momento che l'anti-time (il tempo
minimo di reazione = taratura del blocco) era fissato a 0.120 millesimi, la partenza
di Johnson non era da considerare falsa ?
Questa eventualità non venne neppure ipotizzata, in quanto la partenza era stata
visivamente corretta; inoltre a sostegno dell'operato dello starter e dei suoi
collaboratori (contro-starter), risultarono tutta una serie di circostanze e di
considerazioni che andrò qui ad illustrare.
Innanzi tutto occorre ricordare cosa prevedeva all'epoca il Regolamento Tecnico
Internazionale.
Nel 1987 era vigente il R.T.I. redatto dopo gli aggiornamenti effettuati sulla base
delle aggiunte e delle modifiche apportate ad esso dal Congresso della IAAF
tenutosi a Stoccarda nel l'agosto 1986.
In tema di blocchi di partenza, la Regola 162 al paragrafo 9, sub. V così recitava: "I
blocchi di partenza possono essere muniti di un dispositivo approvato per il
rilevamento delle false partenze, come aiuto al Giudice di partenza".
Tale Regola rimase in vigore anche ai Giochi Olimpici di Seul ed alla 3a edizione
dei Campionati Mondiali di Tokio 1991.
In buona sostanza la Regola con quel "...come aiuto" riaffermava il concetto che lo
starter rimaneva l'arbitro indiscusso della partenza.
A lui veniva offerto, attraverso l'utilizzo dello startkontrolle un aiuto, ma era sua
discrezione avvalersene, ancorché nell'auricolare della sua cuffia si fosse fatto
sentire il segnale acustico che lo avvertiva che nello spingere sui blocchi, qualche
concorrente poteva aver superato il tempo minimo di reazione.
Perchè uso il dubitativo ?
Perchè avevamo sperimentato, e ce lo avevano confermato anche in più di una
occasione gli stessi operatori inglesi della Seiko, che la apparecchiatura di
controllo reagiva non solo agli avvii anticipati (spinta sui blocchi antitempo), ma
anche a semplici contratture di muscoli, irrigidimento di un arto oppure a semplici,
impercettibili movimenti di assestamento dei piedi dell'atleta sul blocco dopo il
pronti.
Quindi erano il Giudice di partenza e i Giudici per il richiamo (contro-starter),
segnale acustico o no, a stabilire se la partenza era visivamente regolare e cioè se i
concorrenti al momento dello sparo avevano raggiunto la immobilità richiesta dal
R.T.I.
Fu proprio così che noi starter si comportammo durante le gare di velocità dei
Campionati del Mondo di Roma 87.
Nella finale in questione la partenza era avvenuta regolarmente e pertanto venne
ritenuta valida sia dallo starter che dai due contro-starter, che erano posizionati in
modo da avere una visuale dello schieramento dei concorrenti diversa da quella del
Giudice di partenza.
Nella circostanza inoltre lo starter Gianfranco Cipelli, l'unico ad avere la cuffia
collegata con l'apparecchiatura Seiko, ci confermò, quando esaminammo il
responso della macchina, di non aver udito in cuffia alcun segnale che avesse
potuto indurlo a fermare la gara.
Lo starter in servizio ai Mondiali di Tokio del 1991, il famoso sprinter Iijima
Hideo, semifinalista nella gara dei 100 alle Olimpiadi di Tokio del 1964, evitò
addirittura di appoggiare la cuffia sui suoi orecchi, proprio per non udire quel "bip"
che con tutta probabilità la "macchina" gli avrà inviato al momento della partenza
della finale dei 100 metri quando Dennis Mitchell "reagì" dai blocchi in 0.090
(tempo minimo : 0.100).
Per lui, ed anche per noi che l'abbiamo osservata in televisione, la partenza di
quella gara fu "visivamente" regolare !
La IAAF nel Congresso di Stoccarda del 1993, per sgombrare il terreno da
incertezze, inserì nel contesto della Regola 162 un nuovo paragrafo, il numero 10
che ribadiva l’obbligo del collegamento dei blocchi al dispositivo di rilevamento
delle false partenze. Imponeva inoltre al giudice di partenza l’uso degli auricolari
collegati con l’apparecchiatura, in modo da udire il segnale ogni qualvolta il tempo
di reazione rilevato dal dispositivo fosse stato inferiore ai 100 millesimi di secondo.
Con questo importante intervento la Commissione Tecnica della I.A.A.F.
introduceva il concetto della subordinazione dello starter alla macchina, che non
risolverà il problema delle false partenze, ma determinerà invece situazioni molto
imbarazzanti come quelle che si verificarono poi durante i Campionati del Mondo
di Goteborg nel 1995.
Tornando alla gara dei 100 metri di Roma 87 la regolarità della partenza di Ben
Johnson venne ribadita anche dal rapporto, Time Analysis of the Sprints, II WC Rome 1987, redatto da Moravec, Ruzicka, Dostal, Susanka, Kojecs e Nosek,
ricercatori dei dipartimento di biomeccanica computerizzata della Charles
University di Praga, contenuto nel "Scientific report on the II World
Championships in Athletics, Rome 1987" pubblicato a Londra nel 1988 dalla I.A.F.
(International Athletic Foundacion).
Sulla base di registrazioni effettuate da una telecamera ad alta velocità, capace di
filmare a 196 immagini al secondo, furono analizzate le partenze e misurati i tempi
di reazione che vennero poi comparati con quelli forniti dagli starting-blocks.
Ecco i risultati del rapporto per quanto riguarda Johnson e Lewis.
Per Ben Johnson lo starting-block fornì il tempo di 0.109, mentre la telecamera
rapida quello di 0.143, quindi ampiamente nei limiti regolamentari.
Per Carl Lewis il responso della telecamera fu solo leggermente più "pesante" di
quello fornito dai blocchi: 0.199 contro 0.196.
Si giunse alla conclusione che i sospetti sulla partenza di Ben Johnson erano
sicuramente ed esclusivamente da attribuirsi al suo particolare modo di avviarsi,
completamente diverso da quello di tutti gli altri concorrenti.
Il mistero rimase per quanto concerneva la pubblicazione del tempo di reazione di
0.129.
Gustavo Pallicca