RIVISTA NEUROBIOLOGIA - Pro Senectute Vicenza

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RIVISTA NEUROBIOLOGIA - Pro Senectute Vicenza
LA STIMOLAZIONE LUMINOSA INTERMITTENTE PROLUNGATA
PROVOCA
EFFETTI
PERSISTENTI SU L’ATTIVITA’ DINAMICA DELL’EEG E SULLA
MEMORIA
( Enduring intermittent photic stimulation enhances dynamic activity of the EEG and memory
processes)
Ferro Milone,F *, Nofrate,V **, Porro A.*
*Centro Diurno Riabilitativo Alzheimer, Villa Rota-Barbieri , USL n°6 ,VICENZA;
**Dipartimenti di Fisica G.Galilei, UNIVERSITA’ di PADOVA.
SUMMARY
Since Walter and Walter (1949) photic stimulation studies, records obtained during photic
stimulation may be described in terms of discrete elementary evoked responses, or instrumental
summation of evoked response and spontaneous rhythms, or driving of local rhythms at the
frequency of the stimulus with or without harmonically related rhythms. But still at the present time
the photic driving response (PDR), i.e. EEG activity time locked to the stimulus and related
phenomena, i.e harmonics and/or sub-harmonics, are “ poorly understood “ (Takahashi, 1999).
On the other side, measuring the EEG and interpreting its relation to mental events, is a complex
procedure. Recently Klimesch aimed to link cognitive psychology to neurophysiological findings
and provided evidence, by means of an analysis in the EEG theta and alpha band, for a model that
explains memory processes on the basis of electrophysiological processes ( Klimesch et Al.1994).
Recent findings on the molecular basis of synaptic plasticity in the visual cortex suggest that
neurotrophins (NT) and brain-derived neurotrophic phactor (BDNF) can be modulated and in turn
they may modulate electrical activity and synaptic transmission at both presynaptic and
postsynaptic levels ( with implication in neural implementation of Hebbian synapses ( Berardi et Al.
2003). Indeed neurotrophins seem to require the presence of electrical activity to exert their action
(McAllister et Al.1999).
Looking to the effects of the photic stimulation on the synchronization of the alpha rhythms and
to the demonstration that the alpha rhythm represents a clock controlling the timing of the brain
processes (Bishop 1936) and memory processes (Klimesch 1996),we have hypothized the
possibility to improve timing of the brain and memory processes by means of a prolonged
intermittent photic stimulation (IPS) at the peak frequency of the alpha band.
We have performed, therefore, a prolonged intermittent photic stimulation (IPS) in subjects with
initial memory loss and in mild DAT patients. The IPS was applied 15 ‘daily for 3-6 month. The
spectrum of the EEG was measured at the initial and at the final stage of the treatment. The mental
performance was measured with Rievermead test in subjects with memory loss (Age Associated
Memory Impairment, AAMI) and by means of MMSE (Mini Mental State Examination) in the
DAT patients, at the initial and final stage of the treatment.
The spectral analysis shows that in AAMI subjects IPS has a synchronizing effect at the initial
stage with a difference between the non-photostimulated EEG and the photostimulated EEG less
significative P<0,05; after 3-6 month of daily stimulation the synchronizing difference between
non-photostimulated EEG and photostimulated EEG is more significative (P<0,01)(for statistic
methods see text). Rivermead test application ( double form) shows significative improvement of
the behavioural memory between initial and final stage (P<0,01).
The spectral analysis in the DAT patients shows a non-significative difference between nonphotostimulated and photostimulated EEG at the initial stage but significative between the last stage
and more significative between the initial and the final stage ( P<0,01). The MMSE examination
shows no difference between the initial and the final stage. But we look as good results the
referred opinion of the caregivers that :” patients are more quiet, socializable and less depressed “.
INTRODUZIONE
Il tentativo di correlare l’elettroencefalogramma, ed in particolare la sua attività dominante alfa,
con tutte le sue infinite variazioni di ampiezza e frequenza, con specifici atti mentali, fa parte della
storia dell’elettroencefalografia stessa, fin dalle prime ricerche di Berger (Deutch-Eisen 1999). Ma a
distanza di oltre 70 anni sono più le controversie che non i dati consensuali. La risposta elementare
del ritmo alfa ad uno stimolo sensoriale ( visivo, uditivo, somestesico in ordine decrescente), ad
esempio può essere molto evidente, appena evidente o affatto evidente, oppure può esaurirsi in
secondi o persistere minuti, a seconda delle condizioni in cui si trova psicologicamente il soggetto
(stato di ansia e di allerta oppure di tranquilla attesa) nonché il suo elettroencefalogramma al
momento dello stimolo (attività alfa di basso voltaggio poco visibile oppure di alto voltaggio e
persistente).
Queste osservazioni avevano già condotto G.Walter et al (1949) a suddividere i tracciati EEG a
riposo ed a occhi chiusi, in tracciati Minus (M) con ritmo alfa poco visibile , in tracciati con ritmo
alfa con rispondenza (R) ben evidente , ampia e persistente agli stimoli ambientali o mentali, ed
infine con ritmo alfa persistente (P) con modificazioni poco evidenti agli stimoli ambientali e
mentali.
La risposta alla stimolazione luminosa intermittente, poteva essere considerata sotto diversi aspetti
a seconda della morfologia: come una serie di risposte elementari isolate o sequenziali o come
sommazione della risposta evocata con l’onda locale spontanea, o come effetto di trascinamento
(driving) del ritmo fondamentale o, infine, come risposta armonica nella frequenza superiore o
inferiore, in corrispondenza dell’area visiva primaria ed in aree secondarie ( Walter et al 1950).
Successivamente però le ricerche si orientavano piuttosto verso un effetto di trascinamento del
ritmo alfa che non verso potenziali di natura evocata ( Shevelev 1998). In qualche caso era stato
osservato che la seconda armonica poteva essere anche più marcata della variazione del ritmo
fondamentale. Nella maggior parte dei casi le modificazioni di ampiezza si presentavano in misura
più ampia e costante quando la frequenza di stimolazione coincideva con il ritmo fondamentale
spontaneo o prossima alla frequenza spontanea di base .( 0,66 Hz sopra o sotto la frequenza di base
dell’alfa, Pigeau et al.1992).
Nello studio della correlazione tra attività nervosa superiore ( i.e. memoria ) ed EEG, si deve
considerare che solo in apparenza l’EEG presenta una serie temporale monotona. Il ritmo alfa è
una fenomeno tutt’altro che unitario, bensì un processo altamente differenziato per sede
(topografia), frequenza ( suddivisione in sub-bande) e ampiezza ( modulazione ). Inoltre nello
stesso soggetto la stazionarietà ( oppure il suo reciproco, cioè la variabilità ) è soggetta a
fluttuazioni nel tempo in relazione a fenomeni di addestramento ( per es. a feedback), abitudine, e
condizionamenti varii. Essa può presentare effetti paradossali come aumento di ampiezza
(sincronizzazione ) in relazione a stimoli esterni o interni, anziché di riduzione di ampiezza
(desincronizzazione).
Inoltre sono differenti i metodi usati per descrivere e definire i tracciati e, in ultima analisi, alla
origine delle controversie vi sono differenze di metodo nella ricerca e valutazioni parziali che
rendono difficile il confronto tra le diverse conclusioni.
La risposta alla fotostimolazione è variabile a seconda del soggetto ( ovvero della ampiezza del
suo ritmo alfa basale ) da pochi microvolt a 100 e più microvolt, non circoscritta all’area visiva ma
estesa a tutta la superficie corticale. Sono stati riferiti anche effetti comportamentali illusionali,
effetto di rilassamento ( con l’uso di apparecchi commerciali fondati sul bio-feedback) soprattutto
se la fotostimolazione è associata alla stimolazione uditiva.( Shevelev 1998). La foto-stimolazione
produrrebbe anche cambiamenti del cortisolo plasmatico e delle beta-endorfine (Kumano 1997).
MATERIALE E METODO
Abbiamo sottoposto 70 volontari esterni al Centro Diurno, tratti da un campione di 379 soggetti
che avevano partecipato, in occasioni diverse , a uno screening sulla memoria (MEMOTEST) (vedi
nota in calce) e 33 pazienti
affetti da demenza (volontari, con il consenso informato dei
Caregivers secondo le indicazioni del documento SIN: Defanti 1997 e SIN Document 2000) ad una
registrazione EEG basale preliminare. Successivamente sono stati individuati 15 pazienti esterni e
15 interni da sottoporre ad una sperimentazione di fotostimolazione sistematica quotidiana per un
periodo di 3-6 mesi. Il protocollo è stato sottoposto al Comitato Etico dell’Ordine dei Medici e da
esso approvato.
Il campione dei soggetti esterni ha dato, fra l’altro, un risultato che può essere considerato
interessante, in quanto specchio di una fascia della popolazione che attraversa il periodo critico di
passaggio dalla età della pensione-menopausa verso l’età decisamente anziana, screening che è
riportato nella allegata tabella (Tab.1.).Da esso risulta che, a parità di età, nella fascia “normale”
(punti 12-9) la popolazione è distribuita alla pari tra maschi e femmine; nel basso rischio (punti 86) è più interessata la popolazione maschile ; mentre nel rischio più elevato (punti 5-0) è
nettamente predominante la popolazione femminile. I soggetti inclusi nel trattamento a lungo
termine (15) appartengono alla fascia 6-8 considerata a rischio medio dal test di Rivermead.
La fotostimolazione era erogata mediante LED (light emitting diodes) alimentati a batteria, con
potenza luminosa inferiore a +/-100 mJoule (inferiore a quella usata comunemente per la
fotostimolazione EEG), posti a distanza ravvicinata con un dispositivo di tipo occhiale, nel soggetto
sveglio con gli occhi chiusi. La frequenza di stimolazione era centrata sulla frequenza del picco
massimo delle onde alfa compreso tra 8 e 13 Hz.. Durata della stimolazione 15 minuti giornalmente.
Tutti i soggetti venivano sottoposti ad EEG all’inizio del trattamento, a metà del trattamento ed alla
fine del trattamento. Al gruppo dei soggetti volontari esterni (AAMI) veniva somministrato il test
verbale-comportamentale di Rivermead (Wilson et Al.1990), mentre per i per i soggetti interni
(DAT) veniva applicato il Mini Mental State Examination (MMSE) (Folstein et Al.1975), essendo
non in grado di ricevere un test verbale. Gli EEG dei 30 soggetti sottoposti a trattamento quotidiano
con fotostimolazione sono stati confrontati con quelli basali sia propri (dati appaiati) sia della serie
non stimolata (dati non appaiati).
I soggetti DAT inclusi nel trattamento a lungo termine (15) appartengono alla fascia compresa tra
12 e 24 punti al MMSE. Essi erano affetti da demenza tipo Alzheimer con insorgenza tardiva (DAT,
criterio DSM IV, 1999) ospiti quotidiani da almeno 6 mesi del Centro Diurno per Anziani (CDA).
La valutazione psicodiagnostica risulta dalla allegata tabella (Tab. 2). Sono stati esclusi dal
trattamento i soggetti con punteggio inferiore a 10 MMSE, che presentavano anche disturbi
comportamentali.
L’EEG è stato registrato con metodica standard, con il sistema di elettrodi internazionale 10-20
riferito a Cz. La densità spettrale è stata calcolata, sul campionamento a 1024 Hz, per tutte le
frequenze di banda comprese tra 0,5 e 80 Hz, lasciando “aperto” il segnale di ingresso ( nessun
filtro tra 0,5 a 900 Hz ). In questo studio viene riferito, in via preliminare, quanto risultato
dall’analisi delle due derivazioni occipitali, O2-O1, con specifico riferimento al “sistema alfa”.
L’analisi dell’EEG è stata condotta mediante la FFT su epoche di 10 secondi su tutte le derivazioni.
I tracciati sono stati studiati, in prima analisi, sull’intero spettrogramma cioè mediante una finestra
spettrale calcolata sull’intero tracciato. Da questo spettrogramma veniva extrapolata l’epoca da
analizzare fotostimolata e non fotostimolata cioè basale, scartando le epoche con artefatti di un
certo rilievo. La fotostimolazione luminosa intermittente (SLI) veniva eseguita a frequenza
progressiva da 7 a 14 Hz per blocchi di 15’’di stimolo seguiti da 15’’ di intervallo.
L’analisi è stata condotta sul tracciato basale e su quello fotostimolato (due epoche non
fotostimolate e due fotostimolate). I grafici rappresentano la media e la deviazione standard della
somma delle densità spettrali ottenute per ogni epoca. Per l’analisi statistica ci siamo avvalsi di
programmi statistici universalmente adottati: ANOVA parametrico e non parametrico, Wilcoxon
matched-pairs signed-ranks test (two-tailed P value) , analisi di regressione lineare, Friedman test ,
Kruskal-Wallis test.
(nota): Il MEMOTEST è un test misto verbale non verbale (comportamentale) di Rivermead che veniva somministrato
nelle varie Circoscrizioni Sociosanitarie di Vicenza, gratuitamente, una tantum, in giornate prefissate, da personale
addestrato, a coloro che erano interessati a conoscere l’efficienza della propria memoria, in quanto preoccupati, da
qualche tempo, per una non meglio precisata “perdita di memoria”
RISULTATI
La SLI a 10 Hz nei soggetti normali giovani (19 volontari sani di età 30 +/-13) dotati in
condizioni basali di una buona attività alfa in O2-O1 pari a 562+/-409 µV²/Hz, picco alfa 10,1+/-0,7
Hz, “responsiva” (valutata su due epoche di 10 sec non fotostimolate e due di 10 sec fotostimolate)
provoca un aumento medio del picco della densità spettrale a 838+/-642 µV²/Hz., picco alfa
10,1+/-0,2 Hz . In valori percentuali in alcuni casi l’aumento dell’alfa passa da 50% a 80% sulle
derivazioni occipitali. La comparsa di frequenze armoniche superiori (20-30 Hz) è un fenomeno che
riguarda circa il 1/5 dei soggetti. La differenza tra basale e fotostimolato è significativa per le due
derivazioni occipitali (P<0,01 repeated measures ANOVA) (cfr Tab.3). La diminuzione della
deviazione standard per la frequenza di picco dell’alfa è indicativa della sensibilità del sistema alfa
allo stimolo luminoso, anche nel soggetto normale .Il test di Rivermead nei medesimi soggetti
corrisponde, ovviamente, al punteggio massimo ( 10,1 +/- 0,9 su 12 ).
Nei soggetti sani anziani (18 volontari sani di età età 70 +/-9), l’ampiezza media del tracciato
occipitale è leggermente inferiore alla precedente, pari a 487+/-341 µV²/Hz, con picco dell’alfa
fermo a 9,2+/-0,9 Hz , con la fotostimolazione si osserva una lieve diminuzione a 462+/-250
µV²/Hz , con picco alfa a 11,2+/-3 Hz .La differenza tra non fotostimolato e fotostimolato non è
significativa (cfr Tab.3). La differenza nel picco invece, che in parte è falsata dalla presenza di
armoniche per l’EEG fotostimolato (vedi elevata deviazione standard), dimostra la presenza di un
driving alla SLI. Questo fatto è abbastanza curioso e merita di essere approfondito. Il test di
Rivermead in questi soggetti è ancora vicino alla norma ( 9,6 +/-1,8 punti su 12).
I 70 soggetti sani esterni con deficit della memoria (AAMI : Age Associated Memory
Impairment ), presentano, in condizioni basali, cioè a riposo ed occhi chiusi, una densità spettrale
media di 199+/-275 µV²/Hz, con frequenza di picco attestata sui 9,8+/-2,2 Hz. Durante
fotostimolazione a 10 Hz la densità spettrale sale a 446 +/-556 µV²/Hz e il picco alfa sale a 11,8 +/4 Hz.. La differenza della densità spettrale tra basale e fotostimolato è significativa per dati appaiati
P< 0,001 ( Friedman nonparametric repeated measures ANOVA). L’alta deviazione standard del
picco di frequenza del ritmo alfa fotostimolato è dovuta alla comparsa di frequenze armoniche a 20
ed anche a 30 Hz , inserite nel conteggio con la frequenza armonica superiore (cfr. Tab.4 ). Il test
di Rivermead mostra un punteggio medio 6,6 +/-2,4.
L’EEG dei 33 pazienti affetti da demenza (Alzheimer’s type) presenta una densità spettrale di
234 +/- 394 µV²/Hz ,picco a 7,9 +/-1,8 Hz in condizioni basali e 305 +/-424 µV²/Hz ,picco a 8,7 +/1,7 Hz, durante fotostimolazione. La differenza per la densità spettrale è significativa (P< 0,01 ,
Friedman nonparametric riepeated measures ANOVA)(cfr Tab 4). La differenza della frequenza di
picco denota la presenza di una scarsa sensibilità del ritmo basale al ritmo di stimolazione .
Dai due campioni riportati sopra sono stati scelti 15 volontari esterni (AAMI) e 15 pazienti interni
(DAT) che sono stati sottoposti a SLI quotidiana per 3-6 mesi. Ad essi è stato ripetuto l’EEG a
distanza di 3-6 mesi.
Nel sottogruppo dei 15 volontari esterni (AAMI) la densità spettrale basale cambia da 195 +/215 µV²/Hz , picco alfa a 9,4+/-08 al primo EEG a 198 +/-204 µV²/Hz , picco alfa a 10,6+/-3 Hz nel
secondo EEG . Con la fotostimolazione l’incremento è stato a 279 +-252 µV²/Hz , picco alfa
10,2+/-3,5 al primo EEG ed a 334 +/-259 µV²/Hz , picco alfa 10,7+/-3,3 al secondo EEG (cfr Tab
5). La differenza tra basale e fotostimolato è debolmente significativa ( P<0,05) al primo EEG ma
diventa molto significativa tra il basale e fotostimolato al secondo EEG ( P<0,01 Friedman
nonparametric repeated measures ANOVA). Importante anche rilevare che mentre il picco dell’alfa
nella prima serie si muove da 9 a 10 Hz nella seconda serie rimane attestato sui 10 Hz sia nel basale
che nel fotostimolato. Questo dimostra la persistenza di un effetto a lungo termine della
fotostimolazione sull’EEG basale, indipendentemente dall’effetto di una nuova stimolazione .L’alto
valore della deviazione standard si identifica , nel caso del picco della frequenza alfa, con la
presenza di frequenze armoniche superiori, presenti in 1/4 circa degli EEG dei soggetti AAMI. Il
test di Rivermead al primo EEG nei 15 soggetti sottoposti a ripetute stimolazioni luminose
quotidiane per 3-6 mesi risulta 6,5+/-1,8 ma al terzo esame, eseguito a distanza di 3-6 mesi, si
rileva un 8,5+/-1,5 (P<0,01).(cfr.Tab. 7)
Nel sottogruppo dei 15 soggetti DAT sottoposti a fotostimolazione ripetuta quotidiana per 3-6
mesi l’attività EEG basale media è di 96+/-93 µV²/Hz, picco alfa 7,8+/-2 Hz e sale in maniera non
significativa a 119+/-79 µV²/Hz, con il picco attestato su 8,7+/-1,7 Hz sia basale che fotostimolato.
Al termine della stimolazione di 3-6 mesi il picco si attesta sui 9,3 +/-1,5 Hz e la densità spettrale,
ferma restando quella basale a 129+/-114 µV²/Hz, sale in maniera significativa nell’EEG finale:
220+/-208 µV²Hz. ( P<0,01 Friedman nonparametric repeated measure ANOVA) (cfr Tab 6). Il
test MMSE non dimostra cambiamenti nei soggetti sottoposti a fotostimolazione ripetuta e
protratta ( cfr Tab. 8).
In sintesi si osserva nei soggetti trattati sistematicamente con SLI quotidiana per 15/30 min a 10
Hz per 3-6 mesi, un incremento della densità spettrale basale : i valori medi su 15 soggetti sani
esterni e su 15 interni inclusi nella sperimentazione riportati nelle tabelle sono ampiamente
significativi.
Lo studio parallelo della memoria comportamentale ha dimostrato che nell’arco di 6 mesi nei
soggetti esterni volontari, etichettati come AAMI, vi era un incremento delle risposta al test della
memoria comportamentale di Rivermead, di 2 punti e che la differenza era statisticamente
significativa ( P<0,01 ANOVA) (cfr Tab 7). Non altrettanto si può dire dei pazienti interni,
etichettati come DAT (cfr Tab 8 ), che hanno dimostrato nessun cambiamento ( P = ns). Il giudizio
dei caregivers era comunque positivo nel senso di una maggiore compliance dei soggetti durante le
attività quotidiane del Centro Diurno , una minore aggressività e un miglioramento del tono
affettivo.
DISCUSSIONE E CONCLUSIONI:
Anche se gli studi sistematici sugli effetti della fotostimolazione (SLI) sono iniziati oltre 50 anni
or sono G.Walter et Al.1956), la comparsa di fenomeni di sincronizzazione e trascinamento del
ritmo alfa e la comparsa di frequenze spettrali armoniche, sono considerati aspetti ancora in parte da
delucidare (Takahashi 1999).
La documentazione da noi ottenuta nel corso di una fotostimolazione ripetuta e prolungata nel
tempo dimostra chiaramente un effetto di sincronizzazione dell ‘attività alfa che non può avere altra
spiegazione che quella di un resettaggio di sinapsi ancora funzionanti ma sfasate nel tempo. Questo
è quanto si può dedurre chiaramente dallo studio spettrale ad alta risoluzione. L’ipotesi di
coinvolgimento primario importante nel disturbo cognitivo dell’anziano corrisponde, d’altra parte al
moderno orientamento in tema di demenza, intesa come decadimento sinaptico (Selkoe,2002).
Ricerche recenti sulle basi molecolari della plasticità sinaptica nella corteccia visiva, hanno messo
in evidenza l’importanza delle neurotrofine (NT) , del BDNF (brain-derived neurotrophic factor) e
dei recettori NMDA, nel controllo della plasticità sinaptica della corteccia visiva ( Berardi et
Al,2003. Le neurotrofine sembra richiedano la presenza di attività elettrica per esercitare la loro
azione ( McAllister et Al.1999). Secondo il principio di Hebb se l’attività elettrica in un contesto di
fibre afferenti è temporalmente correlato con l’attività del neurone postsinaptico si viene a creare un
rinforzo ed una espansione delle connessioni tra il neurone pre e post-sinaptico, che verrebbe a
mancare con la soppressione dei recettori NMDA (Bear et Al.1990).
Possiamo pertanto ipotizzare che la stimolazione luminosa ripetitiva a 10 Hz, cioè centrata
sull’orologio biologico interno del cervello, abbia la capacità di inserirsi, attraverso la risposta
elettrica sincronizzante, nel contesto della rete perineuronale e dei contatti sinaptici promovendo in
tempi brevi riarrangiamento di connessioni sinaptiche e rimaneggiamento di spine dendritiche
(Celio et Al.1998) e in tempi lunghi LTP nell’area CA1 dell’ippocampo (Impey et Al.1996).
Connessioni tra nucleo soprachiasmatico e amigdala attraverso il nucleo paraventricolare talamico
(Peng et Al.1998), potrebbero spiegare l’effetto della SLI sull’ippocampo e quindi sulla memoria.
Come ultima considerazione, accreditando l’affermazione di Steriade ( 2001) che il talamo e la
corteccia sono un sistema oscillatorio unificato, è difficile non considerare il contributo che il
talamo e il sistema reticolare del tronco possono apportare all’incremento dell’oscillazione
corticale. Risposte in aumento o reclutamento ?.La terminologia pare ora in discussione (Steriade
2001). Resta il fatto che, sotto l’aspetto neurofisiologico, il contributo dello stimolo luminoso alla
sincronizzazione della attività alfa, del soggetto sveglio in riposo psicosensoriale, è un fenomeno di
estremo interesse ma attende di essere ancora in gran parte delucidato.
Per quanto si riferisce alla correlazione neuropsicologica tra comportamento e ritmo alfa,
recentemente Show (2002), in una estensiva ricerca bibliografica, corredata di importanti contributi
personali, riporta correlazioni significative tra attività alfa , teta e memoria. Il materiale da noi
raccolto deve ancora essere esaminato sotto l’aspetto del contributo dell’attività teta. Il nostro
contributo è infatti circoscritto, per il momento, a valutare l’impatto della SLI prolungata (15 ‘) e
ripetuta giornalmente per un lungo periodo di tempo ( 3-6 mesi) sul “sistema dell’alfa” dell’EEG..
I risultati, esposti nelle allegate tabelle, dimostrano che la SLI prolungata e protratta nel tempo
provoca effetti sincronizzanti sull’attività alfa e che in parallelo si verifica nei soggetti affetti da
iniziale deficit della memoria , un miglioramento della memoria comportamentale al test di
Rivermead. Il mancato analogo effetto comportamentale, in presenza di un effetto sincronizzante
su l’EEG, nei soggetti affetti da DAT medio-grave è da ricollagarsi alla gravità stessa del
depauperamento che non sarà solo sinaptico ma neuronale. Non deve essere sottovalutato, secondo
noi, in questo caso, l’effetto sulla aggressività e sull’umore, che per quanto difficili da documentare
sono effettivi e sono considerati benefici dai caregivers.
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RINGRAZIAMENTI: Si ringrazia il Prof. Tullio Minelli, del Dipartimento di Fisica
dell’Università di Padova per i suggerimenti di statistica applicata, la Dott.ssa Antonietta Galvan per
il contributo alla raccolta dei dati ed in particolare all’applicazione del test di Rivermead ai pazienti
esterni, la Dott.ssa Elisa Pajusco per il contributo alla applicazione del MMSE ai pazienti interni. Un
riconoscimento a tutti i volontari del Centro Diurno per la partecipazione e la collaborazione.