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L E G G I E PA R A D OSS I
TERRORISMO ISLAMICO
Espulsi ma liberi di nuocere
Imam radicali e studenti jihadisti: la polizia li arresta e il Viminale li rispedisce in patria, da dove ripartono all’attacco.
DI FAUSTO BILOSLAVO
due studenti marocchini dell’Università
di Perugia espulsi dall’Italia il 29 aprile,
per «motivi di sicurezza dello Stato e prevenzione del terrorismo», cinque giorni
dopo erano già liberi nel loro paese d’origine. Volevano attentare al Papa, come ha rivelato Panorama (numero 21), ma per le autorità di Rabat sono innocui. Non solo, i due
cacciati hanno annunciato un ricorso al tar
contro il decreto d’espulsione. In pratica vogliono tornare in Italia.
Il ministero dell’Interno allontana cinquesei elementi all’anno considerandoli pericolosi. Il ministro Roberto Maroni ne ha espulsi nove da quando è in carica, dal giugno
2008. Spesso, però, va a finire in maniera incredibile. Dopo l’espulsione, un imam favorevole alla guerra santa si è addirittura presentato alle elezioni nel suo paese e un altro
predicatore ha continuato a propagandare
la jihad in Italia via internet. In altri casi il
nostro Paese ha subito la condanna della
Corte europea dei diritti dell’uomo per
l’espulsione dei presunti terroristi. A uno di
I
Tunisia
ESPULSO IL
13.12.2008
L’imam di Cremona
reclutava
combattenti
per l’organizzazione
terroristica
curdo-irachena
Ansar al-Islam.
Gli ultimi nove allontanati
Espulsioni decise dal governo italiano
per sospette attività di terrorismo.
Essid Sami Ben Khemais
Tunisia
ESPULSO IL
3.6.2008
Da Gallarate si occupava delle centrali
afghane d’addestramento per Al Qaeda.
Essadek Mohamed
Marocco
ESPULSO IL
21.3.2009
Elemento islamico radicale di Treviso,
era in contatto con ambienti jihadisti.
Miri Sghaier
Tunisia
ESPULSO IL
21.3.2009
Da Udine aveva frequenti contatti con
elementi vicini al terrorismo jihadista.
ANSA
Nabil Belhouchi
Algeria
8.8.2009
Mohamed Takoullah
Marocco
Imam «itinerante»: è
ritenuto in collegamento
11.9.2008 con i Combattenti
marocchini.
ESPULSO L’
FATTI
ESPULSO L’
Da Vicenza era in stretto contatto
con ambienti islamici radicali.
Marocco
Studenti filo-jihad:
ESPULSI IL
Hlal ipotizzava
29.4.2010 un attentato al Papa.
PANORAMA
3 giugno 2010
Marocco
ESPULSO IL
20.2.2010
Residente a Treviglio (Bergamo), stava
progettando «attività ostili all’Italia».
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L E G G I E PA R A D OSS I
TERRORISMO ISLAMICO
questi è stato addirittura riconosciuto dalla
sentenza un risarcimento pecuniario.
Mohammed Hlal e Ahmed Errahmouni
sono i due studenti marocchini dell’Università di Perugia colpiti il 29 aprile dagli ultimi due decreti di espulsione. «Hlal ha auspicato la morte del capo dello Stato della
Città del Vaticano, affermando di essere
pronto ad assassinarlo per garantirsi il paradiso» si legge nell’atto firmato dal ministro
Maroni e pubblicato da Panorama. Il suo sodale Errahmouni è «un elemento attestato
su posizioni filojihadiste» secondo il Viminale. In pratica, ipotizzavano di fare fuori il
Papa, Benedetto XVI. Il 6 maggio, come ha
rivelato il giornale arabo Al-Sharq al-Awsat,
i due studenti sono stati rilasciati dalle autorità di Rabat con tante scuse. Come se l’antiterrorismo italiano avesse preso un abbaglio. I due marocchini sono stati assistiti legalmente da un’associazione per i diritti
umani locale. Non solo, gli studenti della
guerra santa hanno annunciato che faranno ricorso al tar del Lazio contro il decreto
di espulsione. E rischiano di vincerlo.
Anche altri espulsi, una volta giunti nel
paese d’origine, l’hanno fatta franca. Il caso
più clamoroso è quello del cosiddetto imam
di Carmagnola. L’allora ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu lo rimandò in Senegal
nel 2003: Abdul Qadir Fall Mamour aveva
più volte propagandato l’estremismo dopo
l’11 settembre 2001. A casa sua non gli è accaduto nulla e ha continuato la «guerra santa» virtuale indirizzata all’Italia attraverso internet. Lo scorso anno in Italia è stata aperta un’inchiesta sui suoi blog, con documenti che sprizzano odio nei confronti dell’Occidente e giustificano gli attacchi suicidi e rilanciano i messaggi di Al Qaeda.
Un altro imam, Bourichi Bouchta, era
stato espulso dall’Italia nel 2005 ma non ha
mai avuto alcun problema in Marocco. Anzi, due anni dopo si è presentato alle elezioni con il partito Al-Badil al-Hadari, vicino
alle posizioni dell’accademico dell’Islam Tariq Ramadan. Peccato che l’antiterrorismo
italiano e l’Fbi accusassero Bouchta di avere raccolto fondi per la guerriglia di Hamas.
E che nella sua moschea di Torino si fossero reclutati volontari per il fronte ceceno.
I terroristi, che pure combattono lo stato
di diritto e la democrazia nelle loro concezioni occidentali, sono abilissimi a utilizzare leggi e convenzioni internazionali per op-
porsi alle espulsioni. Nel 2008 ha fatto discutere il caso di Nassim Saadi, uno dei primi tunisini arrestati in Italia dopo l’11 settembre. La Tunisia lo riconosce colpevole di
terrorismo e gli infligge una pena di vent’anni in contumacia. Il ministro dell’Interno
italiano dispone l’espulsione, ma l’avvocato di Saadi fa ricorso alla Corte europea dei
diritti dell’uomo. Se il tunisino torna a casa, rischia maltrattamenti e torture, veri o
presunti. L’espulsione così viene sospesa. E
Saadi si professa perseguitato.
La sorte di un altro tunisino, Essid Sami Ben Khemais, ha provocato l’intervento della Corte europea. Secondo il nostro
ministero dell’Interno era «il responsabile delle filiere di reclutamento per i campi di addestramento filoqaedisti operanti
in Afghanistan». Il terrorista, che viveva a
Gallarate, in provincia di Varese, è stato
condannato nel nostro Paese e poi espulso in Tunisia il 3 giugno 2008. Ben Khemais è sulla lista nera dell’Onu e sconta
una pena di 10 anni nel suo paese. Sebbene il governo italiano abbia ricevuto «assicurazioni diplomatiche» dai tunisini che
non sarebbe stato torturato, la Corte europea ha condannato il nostro Paese.
Molti di questi terroristi sono stati adottati dall’associazione umanitaria Amnesty
international, che in ogni rapporto annuale critica l’Italia per le espulsioni. Il timore è
che una volta rispediti in patria gli espulsi
vengano torturati o maltrattati.
Uno dei casi più paradossali è quello di
Mourad Trabelsi, l’ex imam di Cremona
di origini tunisine: «È un imam radicale
incaricato del reclutamento dei combattenti da inviare tra le file dell’organizzazione terroristica curdoirachena Ansar alIslam» sostiene il Viminale. E in Italia è
stato regolarmente processato e condannato a 10 anni di galera, ridotti in appello a sette. In Tunisia però pendeva sul suo
capo una condanna ad altri 10 anni di carcere in contumacia per terrorismo.
La Corte di Strasburgo, ancora una volta,
aveva chiesto all’Italia di non rimandarlo a
casa. Ma Trabelsi, in base ai trattati con la
Tunisia, è stato espulso il 13 dicembre 2008,
perciò lo scorso aprile i giudici europei hanno condannato l’Italia a un indennizzo di
21 mila euro: 15 mila euro per i danni morali e 6 mila per le spese processuali dell’imam terrorista. (www.faustobiloslavo.eu) ■