Documento allegato - Ufficio di Pastorale Giovanile

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Documento allegato - Ufficio di Pastorale Giovanile
LO CREDEVANO NELLA CAROVANA
”Perché mi cercavate?”
don Marco Sanavio
1. Breve ripresa del brano di Luca 2,41-52
E’ da notare che storicamente i grandi personaggi venivano presentati come in grado di compiere cose
prodigiose e straordinarie già nell’adolescenza. Il versetto 50 ci indica comunque che ci sia un ambito nel
quale solo Gesù può entrare, quello del Padre. Gesù non è un preadolescente (bar mitzvah, figlio della
legge, è la condizione maggiorenne che si acquista a 13 anni ed un giorno) e risponde alla sua vocazione un
anno prima che gli venga chiesto di assumersi in toto la sua responsabilità verso la Torah.
In termini di comunicazione ci interessa l’atteggiamento di Maria, che “conservava tutte queste cose nel suo
cuore”. Il “leb” (=cuore) è il luogo del pensiero o meglio dell’intelligenza emotiva dove cerca di mettere
insieme i pezzi di un puzzle difficile da comporre.
2. Il preadolescente in rete: fuga o ricerca? Tipologie e luoghi comuni da sfatare.
Un ragazzo di fronte ad un libro è un ragazzo impegnato, mentre di fronte al monitor di un computer è un
perditempo…
Ipotizziamo che il luogo di fuga per i preadolescenti sia la loro fantasia. Che questa poi possa essere
stimolata dai videogames (=l’interattività immediata, protagonismo dell’azione), dalla musica o dal mondo
dei cellulari e degli smartphone è un altro discorso. Si tratta di universi destinati ad ampliarsi con il
progressivo sviluppo delle tecnologie ma il meccanismo su cui fanno leva è vecchio quanto l’uomo.
Dal punto di vista pastorale esiste una risorsa tanto formidabile quanto dimenticata: la curiosità.
Creare e sfruttare la curiosità significa far scattare il meccanismo che ci permette di intercettare l’interesse e
la successiva fidelizzazione della persona.
Lasciare in sospeso significa aprire strade, aprire al confronto, alla dimensione vocazionale intesa in senso
lato, all’oltre, al trascendente.
Il segreto di un’azione pastorale efficace potrebbe consistere nell’utilizzare una comunicazione “Stereo”
A mio parere il problema dell’attualizzazione del linguaggio non riguarda tanto i mezzi più o meno moderni,
ma un cambio nelle nostre strutture mentali. Chi desidera parlare al cuore dei giovani, e possibilmente in
modo incisivo, dovrebbe essere disponibile ad una ristrutturazione di alcuni schemi del linguaggio,
soprattutto quelli che riguardano l’ambito della fede.
Si tratta, secondo me, di un passaggio da un linguaggio logico-catechechetico ad un linguaggio intuitivo
simbolico. “Ciò che noi chiamiamo simbolo –dice Jung- è un termine, un nome, o anche una
rappresentazione che può essere familiare nella vita di tutti i giorni e che tuttavia possiede i connotati
specifici oltre al suo significato convenzionale. Esso implica qualcosa di vago, di sconosciuto, di
inaccessibile per noi”.
Fermiamoci un istante su quest’ultimo fenomeno degli squilli: un’azione “tecnologica” che si traduce in una
comunicazione affettiva. Lo squillo significa: “ci sono”, “ti penso”, “anche se sono lontano è come se fossi lì
accanto a te”, “ho capito il messaggio”. Il simbolo unisce, compone le immagini, i sentimenti e rimanda oltre.
D’altronde se ci caliamo qualche istante nell’analisi delle forme espressive di Gesù, scopriamo l’importanza
che egli dava al linguaggio simbolico non solo nelle parabole, ma anche nei suoi gesti, nel toccare per
guarire, nel coinvolgere. In Mt 21,18 e seguenti troviamo Gesù che se la prende con un fico che non dà frutti;
alcuni esegeti collegano quest’albero all’abitudine dei rabbì ebraici di insegnare ai loro discepoli sotto una
pianta di fico. In questo modo Gesù prendendosela con la pianta stigmatizza un insegnamento vuoto, senza
ricadute concrete sulla vita, un linguaggio legale privo di simboli che non porta frutti concreti.
Mi sembra di poter affermare che il linguaggio simbolico dei ragazzi sia più vicino al linguaggio evangelico di
quanto pensiamo. Manca solo il collegamento.
Suor Angela Ann Zukowski, un’americana pioniera ed esperta di Internet, ha definito la “rete” come: “una
conversazione, nel mercato del mondo, per condividere beni spirituali.
3. La scuola Mediatec di Lione: il gioco della ricezione
Jean Bianchi, un docente dell’Università Cattolica di Lione, co-fondatore del gruppo Mediatec che si occupa
di mass-media e pastorale, ha provato a rovesciare lo schema classico trasmettitore-ricevente affermando
che il senso della comunicazione lo determina in gran parte chi riceve e non chi invia il messaggio. "La
ricezione non e' la semplice decodificazione di un messaggio precostituito -afferma Bianchi- essa
contribuisce a realizzare il messaggio, lo articola. Gli da' forma, resiste a certe sue pretese, contratta con il
mezzo"
Un verifica pratica di questa teoria l’ha sperimentata Henri Bourgeois, sacerdote, fine teologo pastoralista,
classe 1934, anche lui docente presso l'Università Cattolica di Lione. Negli anni ’90 ha aperto nella città
francese l'Espace Sainte-Marie un centro per la pastorale dei “ricomincianti”, cioè coloro che dopo un lungo
periodo di lontananza dalla Chiesa e dalla loro fede decidono di tornare, di tentare nuovamente, in cui si
cerca di riagganciare soprattutto i giovani con un linguaggio adeguato ed un cammino concreto.
Grande attenzione in questo metodo è posta a come si recepisce la fede, allo stato d’animo, alla possibilità
di parlare liberamente senza sentirsi giudicati, al ricupero di situazioni in cui l’allontanamento è stato
provocato dal comportamento poco accogliente e sensibile di laici o sacerdoti.
Non è sufficiente curare il messaggio da trasmettere; è altrettanto importante, se non prioritario, predisporre
chi ascolta per farlo entrare in questo “gioco” della ricezione.
Citando paragoni evangelici potremmo concretizzare questa teoria con l’accoglienza di Zaccheo, dei tre
fratelli di Betania, di Mt 7,25 “chi ascolta queste mie parole e le mette in pratica…”., tutte situazioni in cui chi
accoglie è predisposto ed invitato ad entrare nel “gioco”, ad accettarne le regole.
Per coinvolgere un preadolescente sembrerebbe importante entrane nel gioco della ricezione, proponendo
anche il linguaggio di fede con un approccio ludico dove il ritmo, l’istinto, la fantasia, la musica, l’espressione
artistica prevalgono sulla dottrina, sulla logica, sul libro.
4. La teoria del “ground”: un cambiamento di prospettiva fondamentale.
Un produttore televisivo mi ha detto qualche anno fa: “se vuoi creare una traccia emotiva nelle persone, se
vuoi colpirle, devi creare dei corto-circuiti. Fai vedere i vescovi che bevono la Coca cola e subito tutti si
domanderanno perché hai messo insieme due mondi così lontani e diversi tra di loro”. Si tratta di accostare
due simboli, in questo caso i vescovi e la Coca cola, due mondi che apparentemente sono separati,
antitetici, ma che messi insieme possono diventare esplosivi. Non ne deriva necessariamente un messaggio
logico (ad esempio: ai vescovi piace la Coca cola) ma il risultato potrebbe esseri quello di non far apparire
estranei i vescovi al mondo giovanile, di renderli più umani, più simpatici, più in sintonia.
In questa prospettiva ritengo possa essere interessante lavorare più sullo “sfondo” di ciò che desideriamo
comunicare che non sul contenuto, dato che dal punto di vista dell’efficacia i due campi si possono invertire.
Prendiamo ad esempio un incontro di preghiera per adolescenti: penseremo prima di tutto a cosa metterci
dentro, preoccupati di quale brano di vangelo scegliere, di quali preghiere e canti inserire, e di armonizzare il
tutto. Paradossalmente potrebbe comunicare di più il luogo che scegliamo, magari preparato con cura,
fisicamente caldo pulito ed accogliente, lasciato in penombra per favorire l’intimità interiore, un sottofondo
musicale di accoglienza, una voce calda e suadente che guida… Tutte cose che solitamente riteniamo di
contorno potrebbero invece diventare il messaggio per il preadolescente, la chiave emotiva che apre al
messaggio del Vangelo.
5. Le “galassie di comunicazione”: immersi nel flusso
i
GALASSIE DI COMUNICAZIONE
Età della cultura orale
Età della stampa
Albori della chiesa
Galassia Gutemberg
(XVI – XX sec.)
Era “E” elettronica
Medium
predominante
Trasmissione orale
La parola
Il libro
I moderni mezzi di
comunicazione di massa
Trasmettitore
Araldo
Predicatore
Testimone
L’esecutore di miracoli
Il profeta
Insegnante
Predicatore
Scrittore
Maestro
dimostratore
Immersione nei media
Autore
Costruttore di dialogo
Programmatore
Colui che coinvolge
Messaggio
Narrativa
Profezia
Testimonianza
Miracoli
Parola
Dottrina
Catechismo
Teologia
Il medium stesso
Il corpo
La musica
La tecnologia
La comunicazione
Destinatari
Ascoltatori
Convertiti
Neofiti e discepoli
Catecumeni
Membri della comunità
Allievi
“Memorizzatori”
Apprendisti
catechizzati
Chi risuona
Chi sceglie
Chi è “online”
Chi è connesso
Chi appartiene
Struttura
sociale
Comunità
Discepolato
Parrocchia
Scuola
Comunità di affini
Il “mercato”
Bibliografia:
BIANCHI J. – BOURGEOIS H., La faccia nascosta dei media. Il gioco della ricezione, Leumann (TO) 1995
BABIN P. – ZUKOWSKI A.A., The Gospel in Cyberspace, Loyola press, Chicago 2002
AROLDI P.- SCIFO B., Internet e l’esperienza religiosa in rete, V&P Università, Milano 2002
AA.VV., Communication et spiritualité, Chalet, Paris 1991
POLI G.F. – CARDINALI M., La comunicazione in prospettiva teologica, Elledici, Leumann (TO) 1998