OMBRE DI DACHAU Poesie dei deportati
Transcript
OMBRE DI DACHAU Poesie dei deportati
OMBRE DI DACHAU Conservatorio di Musica “N. Piccinni” Bari, 1 Febbraio 2013 Sala del Circolo Unione ore 20.30 OMBRE DI DACHAU Poesie dei deportati commentate dalle musiche dei Docenti di Composizione del Conservatorio “N. Piccinni” di Bari Con il patrocinio di Assessore al Mediterraneo Cultura e Turismo della Regione Puglia Società Italiana Musica Contemporanea Ideazione e progettazione di Biagio Putignano selezione ed adattamento testi di Paola Ciarlantini Fonti: Paola Ciarlantini, La ballata di Alma (lirica inedita); Dorothea Heiser (a cura di), La mia ombra a Dachau. Poesie dei deportati raccolte e commentate da Dorothea Heiser, Milano, Mursia, ristampa 1997; Primo Levi, Ad ora incerta, Milano, Garzanti (Collana Gli Elefanti), ristampa 2004. Interpreti Giacomo Colafelice, voce recitante Vito Reibaldi, pianoforte Ezio Testa, fisarmonica Umberto Cafagna, chitarra Mauro Altamura, clarinetto Giorgio D’Elia, sassofono contralto e baritono Giacomo Tesini, violino Nicola Monopoli, regia del suono poesie e musica Il Conservatorio di Bari, per la prima volta, dedica una iniziativa, promossa dal Consiglio Accademico dell’Istituzione, per rammentare, in particolare ai giovani, gli orrori della Shoah. Le produzioni musicali proposte, a cura di Docenti e Allievi del Conservatorio che ringrazio per la loro adesione totale alla realizzazione dell’evento, vogliono generare una riflessione profonda e permanente contro ogni violenza e razzismo: affinché il terribile ricordo dell’Olocausto del Popolo Ebraico spinga l’Uomo a impegnarsi con tutte le sue forze nella costruzione di un futuro fondato sulla pace, la condivisione e il rispetto reciproco. Nell’ambito delle produzioni musicali del Conservatorio, in veste di educatori e di persone che vivono la contemporaneità, è questo, culturalmente ed eticamente, il nostro impegnativo ed appassionante compito. Il Direttore del Conservatorio M° Francesco Monopoli OMBRE DI DACHAU Il Conservatorio di Musica “N. Piccinni” di Bari onora l’importante ricorrenza della Giornata della Memoria, dedicata alle vittime della Shoah, con un significativo progetto che vede impegnati i docenti e gli studenti di materie compositive e drammaturgiche. Una voce-guida reciterà un testo specificamente predisposto (che si apre e si chiude sui versi della lirica Stelle nere di Primo Levi e presenta al suo interno liriche originali di sopravvissuti al campo di Dachau e una poesia inedita di Paola Ciarlantini dedicata alla figura di Alma Rosè, la sfortunata nipote di Mahler che diresse l’orchestra femminile di Auschwitz), il quale verrà musicalmente commentato e valorizzato nei suoi momenti più intensi da otto brani strumentali specificamente composti, ciascuno originalmente configurato per stile e concezione estetica. Ne deriva un percorso composito in cui peculiari aspetti della musica e della poesia contemporanee s’intrecciano con la Storia e l’Etica, in una produzione di senso artistico autentica ed ispirata. I referenti del progetto M° Biagio Putignano (coordinamento musicale) Prof.ssa Paola Ciarlantini (testi) poesie e musica Il 27 gennaio 1945 la 62esima Armata sovietica entrava nel Campo di Auschwitz Birkenau; quel 27 gennaio era Shabbath e nelle sinagoghe di tutto il mondo venivano lette le pagine della Torà che ricordavano la liberazione del popolo ebraico dalla schiavitù d’Egitto. Il 27 gennaio non è il “nostro” Giorno memoriale; il Giorno della Memoria del popolo ebraico cade il 27 Nissàn (marzo-aprile), chiamato Yom haShoah u’mered haGetaot. Il 27 Nissàn 1943 le Waffen-SS piegarono la resistenza ebraica nel ghetto di Varsavia dopo mesi durante i quali gli ebrei polacchi combatterono con un coraggio che impressionò i soldati del Reich; pochi giorni dopo, Berlino venne dichiarata Judenfrei e il dottor Mengele arrivò ad Auschwitz. Gli ebrei nel mondo erano 18 milioni prima della Guerra, nel 1945 quasi 7 milioni di essi (compresi 1 milione e mezzo di bambini) non c’erano più. Negli ultimi anni ebrei francesi, britannici, svedesi stanno emigrando in Israele; sino a 20 anni fa erano gli ebrei “poveri” (etiopi, azeri, yemeniti) ad emigrare, oggi ebrei in giacca e cravatta fuggono dall’Europa perché “la Shoah non ha insegnato nulla al genere umano” (S. Bahbout). C’è un futuro per noi ebrei del Vecchio Continente? Saranno i mesi a venire a dimostrare quanto l’Europa abbia capito la lezione di Storia scritta sulle pagine della Shoah. L’ebreo vuole vivere la propria diversità culturale e religiosa senza più dover fuggire o (come accade in alcuni Paesi) evitando di indossare la kippà o di parlar ebraico per non farsi riconoscere. Aiutateci a stare con voi; dopo la Shoah, solo così ci proteggeremo da altre catastrofi, ebrei e non. Pianista, responsabile culturale della Comunità ebraica di Trani M° Francesco Lotoro Le stelle nere Nessuno canti più d’amore o di guerra. L’ordine donde il cosmo traeva nome è sciolto; Le legioni celesti sono un groviglio di mostri, L’universo ci assedia cieco, violento e strano. Il sereno è cosparso d’orribili soli morti, Sedimenti densissimi d’atomi stritolati. Da loro non emana che disperata gravezza, Non energia, non messaggi, non particelle, non luce; La luce stessa ricade, rotta dal proprio peso, E tutti noi seme umano viviamo e moriamo per nulla, E i cieli si convolgono perpetuamente invano. PRIMO LEVI sopravvissuto ad Auschwitz (1974) Roberto Andreoni HALELUHU (2006) per pianoforte Vito Reibaldi, solista Viaggio Da due giorni, il treno sembra girare in tondo in un paese che non deve più essere il nostro Fuori «Uomini 40» si legge, e siamo centoventi. Senz’acqua, senz’aria, nasce la pazzia Il panico Lo sferragliare del treno non è più per me che queste tre parole incessantemente ripetute Train de mort – train de mort – train de mort Il rancore del contatto di un corpo monta in te Train de mort – train de mort – train de mort Un orrendo desiderio di strage nella tua bocca il gusto del sangue Train de mort – train de mort – train de mort Spingendolo fuori può darsi più aria per te Train de mort – train de mort – train de mort Questo corpo che si accascia tu lo rizzi con rabbia Train de mort – train de mort – train de mort L’orribile odore ti soffoca la notte cade su di te. MICHEL JACQUES sopravvissuto a Dachau (1944) Davide Remigio TRENEK (1993) per violino e fisarmonica Giacomo Tesini, violino Ezio Testa, fisarmonica Abito zebrato Zebrato è il nostro abito, rasati i nostri capelli, noi non abbiamo diritti, anche colui che fu un individuo, artista, scienziato, pensatore, porta una livrea da domestico. Zebrato è il nostro abito, rasati i nostri capelli, non ci han lasciato nulla, e tutto ciò che ci fu caro, il focolare, la donna, anche i bambini, abbiamo dovuto abbandonare. Zebrato è il nostro abito, rasati i nostri capelli, ora ci vogliono bruciare, nondimeno in noi brilla serenamente, l’impronta prodigiosa della Libertà, che conserviamo nel silenzio. Gianni Nazzareno Francia DUPLEX (2002) per violino Giacomo Tesini, violino Zebrato è il nostro abito, rasati i nostri capelli, procediamo ancora con fierezza e coraggio, viviamo un pericoloso quotidiano, avviliti come nessuno lo fu mai, la terra berrà presto il nostro sangue. Allora il camerata porterà l’abito, conoscendo esattamente la grande sofferenza che questa stoffa ha racchiuso. Abito zebrato, abito zebrato, sei il mio supremo ornamento, perché ciò che ho sofferto, questa moltitudine di sofferenze, ti fanno grande, infinitamente. EDGAR KUPFER-KOBERWITZ sopravvissuto a Dachau (1942) Gioco di bimbo Il piccolo polacco della Stube tre ha otto anni. E’ della sua età saltare a piedi uniti i morti della notte ben allineati fra due blocchi…. MICHEL JACQUES (1944) Biagio Putignano ESERCIZIO SUL SILENZIO ASSENTE (2005) per chitarra Umberto Cafagna, solista La conta E allora urlarono Buie urla da bocche bavose e il muto gregge si pressò quasi accumulato dal latrare dei cani rabbiosi Mancava una pecora ed i cani prima affannosi nella ricerca raziocinarono i mezzi per far tornare i conti Il gregge brancolante districò il suo groviglio Dal cumulo uscirono allineandosi i capi osservando distanze e criteri imposti dal ringhio del cane più grosso E allora urlarono Ancora E si avventarono ciechi folli rabbiosi Non tornavano i conti Poi lontano su un filo spinato lampeggiarono scocchi fumosi La carne bruciata calmò il latrare Il gregge rientrò nell’ovile Una pecora in meno MIRCO GIUSEPPE CAMIA sopravvissuto a Dachau (1945) La ballata di Alma Sono Alma la direttrice, un essere solitario, terribile, autoritario! Voi credete che non mi sconvolga l’orrore che ci circonda, ma non sapete che sono io a non volerlo vedere, perchè vi devo salvare! Perché il nostro stesso destino è lì, nella povera custodia del mio violino. Io non ero il maschio che mia madre aspettava, ma avevo talento e per lei suonavo nel lieve vento del nostro giardino…. E della vita la gioia, il dolore, lo slancio, l’amore li ho vissuti suonando e suonando! Andrea Marena COME UNA NINNA NANNA (2012) per clarinetto e pianoforte Mauro Altamura, clarinetto Vito Reibaldi, pianoforte Ma voi, piccoli angeli musicanti, siete le figlie che volevo e non ho avuto, siete il conforto del mio dolore muto e vi devo, vi devo salvare! Perché il nostro stesso destino è lì, nella povera custodia del mio violino. Perché solo suonando, ci sarà permesso scorgere ancora un nuovo mattino…. PAOLA CIARLANTINI (2007, rev. 2013) In memoria di Alma Rosé e delle componenti dell’orchestra femminile di Auschwitz Fossa comune Mille uomini, più, più ancora, gettati in un comune carnaio, interrati come dei ceppi, giacciono in una stessa fossa. La terra vi coprirà, penetrerà nelle vostre bocche, anche se morti vi strangolerà terra straniera senza pietà. FRANC DERMASTJA-SOM sopravvissuto a Dachau (aprile 1945) Riccardo Santoboni AQUA dai "Cinque elementi" (2012) per sax contralto e suoni elettronici Giorgio D’Elia, sax contralto Nicola Monopoli, regia del suono All’uomo futuro Improvvisa, tanta morte in una volta improvviso un infinito numero di agonie, oh, uomo futuro tu, la mano alzata, da questa cifra sgomento allontanato, girato lo sguardo per non vedere, esorcizzato il cuore perché non si lamenti, dimentica il mio, perché mai si incrinò quando a questo assistetti spettatore. Oh, uomo futuro, quando tu calcolerai, martirio, morte e notte dei tiranni, considera anche parole alle quali presto io darò corpo e immagini perché ti rendano partecipe, come se io non avessi visto lo spettacolo, e perché tu possa conservare la tua libertà. Oh, uomo futuro, dimentica, dimentica ove fui, con mia madre, fratelli, padre e figlia, perché se i ricordi distruggono le tombe, in me invece, sempre, ancora, rimangono perfidi. E quando un giorno in una libreria sonnacchiosa cercherai un libro che tratti della nostra sorte, oh, uomo futuro, ciò tu neanche comprenderai, dimentica: per te non è possibile capire […] STANISLAW WYGODZKI sopravvissuto ad Auschwitz e Dachau (1945) Massimo Gianfreda CANTA LA PRODIGA LINFA per sax baritono (2004) Giorgio D’Elia, solista [EPIGRAFE] Nessuno canti più d’amore o di guerra. Train de mort – train de mort – train de mort…… L’ordine donde il cosmo traeva nome è sciolto […] E i cieli si convolgono perpetuamente invano. E tutti noi seme umano viviamo e moriamo per nulla. Train de mort – train de mort – train de mort…… Nessuno canti più d’amore o di guerra. [L’orrore tutto ha ammutolito. Che il silenzio, dunque, il grave silenzio sia perpetua prece ai defunti e incessante mònito ai vivi, perché il loro sacrificio non sia stato vano.] Federico Biscione ULTRA COLUMNAS per pianoforte (2011) Vito Reibaldi, solista