Commento di Edo Ronchi (Enciclica di Papa Francesco)

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Commento di Edo Ronchi (Enciclica di Papa Francesco)
“Dopo questa Enciclica sarà difficile essere ecologisti senza essere anche
un po’ francescani “
Spunti per una prima riflessione sull’Enciclica “ Laudato si’ ” di Papa Francesco,
Sulla cura della casa comune.
di Edo Ronchi
(Presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile)
La prima cosa che mi ha colpito di questa Enciclica è la sua esposizione - ampia,
aggiornata e puntuale - delle principali problematiche ambientali della nostra
epoca: dall’inquinamento dell’aria ai rifiuti (con un preciso riferimento alla
necessità di “un modello circolare di produzione”), dalla questione della
disponibilità e qualità dell’acqua dolce e alla perdita di biodiversità,
dall’inquinamento dei mari e degli oceani, al deterioramento della qualità della
vita e della mobilità nelle città.
Ma anche sulle questioni più delicate e controverse, come quella degli
organismi geneticamente modificati (OGM), propone un’analisi precisa,
informata, non riduttiva e semplicistica, che coglie il vero punto critico: il loro
impiego in agricoltura per la produzione di cereali transgenici che “ distrugge la
complessa trama degli ecosistemi, diminuisce la diversità nella produzione e
colpisce il presente e il futuro delle economie regionali“. Incisiva e di particolare
interesse è anche l’ampia parte dedicata ai cambiamenti climatici che ” sono un
problema globale con gravi implicazioni ambientali, sociali, economiche,
distributive e politiche e costituiscono una delle principali sfide attuali per
l’umanità”. Poiché “ la maggior parte del riscaldamento globale degli ultimi
decenni è dovuta alla grande concentrazione di gas serra emessi soprattutto a
causa dell’attività umana “ …”è diventato urgente e impellente lo sviluppo di
politiche affinché nei prossimi anni l’emissione di anidride carbonica e di altri
gas altamente inquinanti si riduca drasticamente, sostituendo i combustibili
fossili e sviluppando fonti di energia rinnovabile “.
L’Enciclica segnala che si sono fatti passi avanti sia nelle rinnovabili, sia nelle
modalità di produzione, nel trasporto e negli edifici migliorando l’efficienza
energetica ma che “queste buone pratiche sono lontane dal diventare generali”.
L’ecologia proposta da Papa Francesco non è riduzionista e settoriale, ma
“integrale”: lega strettamente ambiente umano e ambiente naturale “che si
degradano insieme”, presta particolare attenzione al fatto, indubbio , che “il
deterioramento dell’ambiente e quello della società colpiscono in modo speciale
i più deboli del Pianeta”. E più avanti, in modo efficace, aggiunge: “non ci sono
due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa
crisi socio-ambientale”. Per questo “è fondamentale cercare soluzioni integrali
che considerino le interazioni dei sistemi naturali tra loro e con i sistemi sociali”.
Articolate e complesse sono le direttrici di azione proposte da Papa Francesco.
Provare a fare una sintesi e una riflessione su queste numerose proposte non è
per niente semplice. Ho letto e ascoltato diversi commenti di questa Enciclica in
questi giorni. Ho avuto l’impressione che alcuni commentatori abbiano scelto
qualche frase a piacimento (per esempio la citazione sui salvataggi delle banche
a spese dei cittadini) per proporre una lettura che a me, in genere, è sembrata
carente e riduttiva.
In attesa di uno studio più approfondito e di partecipare a qualche discussione
che mi aiuti a capirla meglio, consapevole di correre qualche rischio di
semplificazione, provo a mettere in fila alcune riflessioni sulle proposte di
questa Enciclica. Anche perché penso che questa Enciclica di tale rilevanza
anche per il mondo ecologista da richiedere una reale e aperta discussione.
Fra le proposte a me balza agli occhi un forte richiamo alla necessità di
”fermarsi e pensare”, di maturare una maggiore e più responsabile
consapevolezza della crisi ambientale della nostra epoca .”La speranza ci invita
a riconoscere che c’è sempre una via d’uscita…Tuttavia sembra riconoscere
sintomi di un punto di rottura, a causa della grande velocità dei cambiamenti e
del degrado…”.
Il livello di gravità, di punto di rottura, raggiunto, complessivamente, dalla crisi
ambientale (e da quella sociale e umana connesse) emerge in modo diffuso da
questa Enciclica che lancia un segnale d’allarme, non il primo, ma certo fra i più
autorevoli per “delineare dei grandi percorsi di dialogo che ci aiutino ad uscire
dalla spirale di autodistruzione in cui stiamo affondando “Allarme aggravato
dalla constatazione della inadeguatezza delle risposte:”il problema è che non
disponiamo ancora della cultura necessaria per affrontare questa crisi e c’è
bisogno di costruire leadership che indichino strade cercando di rispondere alle
necessità delle generazioni attuali, senza compromettere le generazioni future”.
In queste carenze di leadership, l’Enciclica di papa Francesco, sottolinea in
modo diretto e critico le carenze della politica dei giorni nostri: incapace e
troppo debole a livello internazionale, con scarsa lungimiranza e troppo
subordinata a logiche economiche di breve termine e troppo fiduciosa in visioni
tecnocratiche obsolete. Il giudizio diventa tagliente quando constata ”il dramma
di una politica focalizzata sui risultati immediati, sostenuta anche da
popolazioni consumiste “ nella quale “la miope costruzione del potere frena
l’inserimento dell’agenda ambientale lungimirante all’interno dell’agenda
pubblica dei governi”. C’è invece bisogno di una forte e responsabile iniziativa
politica perché “urgono accordi internazionali che si realizzano”…”occorrono
quadri regolatori globali che impongano obblighi e che impediscano azioni
inaccettabili”. Analogo ragionamento riguarda le politiche e le norme di tutela
ambientale efficaci da adottare nei singoli Paesi. Per fare questo “abbiamo
bisogno di una politica che pensi con una visione ampia e che porti avanti un
nuovo approccio integrale, includendo in un dialogo interdisciplinare i diversi
aspetti della crisi….Se la politica non è capace di rompere una logica perversa e
inoltre resta inglobata in discorsi inconsistenti, continueremo a non affrontare i
grandi problemi dell’umanità”.
Una sfiducia nella politica? Non direi .Il Papa, infatti, non esita a parlare di
”grandezza della politica” che “si mostra quando, in momenti difficili, si opera
sulla base di grandi principi e pensando al bene comune a lungo termine”. Un
altro grande filone di riflessione e di proposte di questa Enciclica investe
l’economia “con l’onestà di mettere in dubbio modelli di sviluppo, produzione e
consumo“ con tutta una serie di prese di posizione a favore di uno sviluppo
sostenibile, di critica alle logiche di mercato e di breve termine, alla crescita
economica che non sempre ha portato reale benessere, mentre ha generato
disuguaglianze sociali e danni ambientali. “ Quando si pongono tali questioniafferma Papa Francesco - alcuni reagiscono accusando gli altri di pretendere di
fermare irrazionalmente il progresso e lo sviluppo. Ma dobbiamo convincerci che
rallentare un determinato ritmo di produzione e di consumo può dare luogo a
un’altra modalità di progresso e di sviluppo. Gli sforzi per un uso sostenibile
della risorse naturali non sono una spesa inutile, bensì un investimento che
potrà offrire altri benefici economici a medio termine. Se non abbiamo
ristrettezze di vedute, possiamo scoprire che la diversificazione di una
produzione più innovativa e con minore impatto ambientale, può essere molto
redditizia. Si tratta di aprire la strada a opportunità differenti che non implicano
di fermare la creatività umana e il suo sogno di progresso, ma piuttosto di
incanalare tale energia in modo nuovo”
Attenzione a non fraintendere il termine “decrescita” nelle proposte del Papa :
alcune attività e realtà devono decrescere (quelle ad altro impatto ambientale )
e altre devono crescere (quelle innovative a minore o nullo impatto) comunque
abbandonando i miti della priorità della crescita economica senza qualità
sociale e ambientale. Strano che non la nomini espressamente, ma questa a me
pare l’esposizione della visione della green economy. La riflessione sulla scienza
e la tecnologia, pur inserendosi in un solco ormai arato dalla cultura cattolica, è
però arricchita da un approccio ecologista. Esse, infatti, non solo “non sono
neutrali, ma possono implicare dall’inizio alla fine di un processo diverse
intenzioni e possibilità”, ma richiedono una riflessione più ampia che ci porti a”
rallentare la marcia per guardare la realtà in altro modo, raccogliere gli sviluppi
positivi e sostenibili e al tempo stesso recuperare i valori e i grandi fini distrutti
da una sfrenatezza megalomane”. La critica al “paradigma tecnocratico”, al
potere assoluto, al dominio illimitato della scienza e della tecnica, è radicale e
consolidato nella Chiesa cattolica. Anche se Papa Francesco non si limita a
questo riferimento ma ribadisce che “ la libertà umana è capace di limitare la
tecnica, di orientarla e di metterla al servizio di una altro tipo di progresso”.
C’è infine la parte direi forse più incisiva - anche più congeniale al pensiero di
questo Papa? - di questa Enciclica: quella che riguarda l’azione dal basso, dai
territori, dalle comunità locali, dalla famiglia, dai comportamenti, dai modelli di
consumo e dagli stili di vita. Per avere cura della casa comune non bastano
buone leggi, è indispensabile l’impegno di ciascuno. Suggestiva é la proposta di
“conversione ecologica”: una vera e propria conversione, nel senso più
profondo e più ampio del termine perché ”non si tratta tanto di parlare di idee,
quanto soprattutto di motivazioni che derivano dalla spiritualità al fine di
alimentare una passione per la cura dell’ambiente”.
Sulla spiritualità e sull’etica il discorso si fa più complicato. Papa Francesco né è
consapevole ed espressamente si domanda: ”Perché inserire in questo
documento, rivolto a tutte le persone di buona volontà ,un capitolo riferito alle
convinzioni di fede?” Convinzioni di fede che in realtà attraversano l’intero testo
e che - se lette con lo spirito di chi punta a costruire ”grandi percorsi di dialogo”
fra tutte le persone di buona volontà, credenti in diverse fedi religiose e non
credenti - aiutano a comprendere meglio le proposte. L’amore del creato come
amore per il Creatore e la missione affidata da Dio all’umanità di coltivare e
custodire la terra: sono due della idee religiose che ispirano questa enciclica con
una grande forza motivante per i credenti.
Ma solo per loro? A me non pare: la cura della casa comune richiede non solo
capacità e motivazioni scientifiche e tecniche, ma amore e rispetto per valori
universali, in questo senso sacri e inviolabili. Dobbiamo imparare a coltivare per
godere i frutti della natura, avendone però cura perché è un bene in se. Lo
spirito di Papa Francesco non è divisivo: anche quando espone il proprio punto
di vista religioso cattolico, punta al dialogo e mostra, in più parti, che la sua
ecologia, non riduzionista e non settaria, è trasversale, punta ad attraversare gli
schieramenti, tutti gli schieramenti, compreso quelli fra credenti in religioni
diverse e fra non credenti.
A me pare di cogliere questo spirito di dialogo anche quando Papa Francesco,
dopo aver ribadito in più parti l’ampio fondamento nella dottrina cattolica e
nelle prese di posizione di altri Pontefici suoi predecessori della sua visione
ecologista, non esita a riconoscere criticamente anche la necessità di superare
“una presentazione inadeguata dell’antropologia cristiana che ha finito per
promuovere una concezione errata della relazione dell’essere umano con il
mondo…Invece l’interpretazione corretta del concetto dell’essere umano come
signore dell’universo è quella di intenderlo come amministratore responsabile”.
Commentando San Francesco, proposto quale riferimento fondante di questa
Enciclica, il Papa scrive: “Se noi ci accostiamo alla natura e all’ambiente senza
questa apertura allo stupore e alla meraviglia, se non parliamo più il linguaggio
della fraternità e della bellezza nella nostra relazione con il mondo, i nostri
atteggiamenti saranno quelli del dominatore, del consumatore o del mero
sfruttatore delle risorse naturali, incapace di porre un limite ai suoi interessi
immediati. Viceversa, se noi ci sentiamo intimamente uniti a tutto ciò che esiste,
la sobrietà e la cura scaturiranno in maniera spontanea”: una sintesi
dell’ecologia integrale proposta da Papa Francesco con parole ispirate dalla
tradizione cristiana francescana capaci di giungere alla mente e al cuore di tutti.
Dopo questa Enciclica penso che sarà difficile essere ecologisti senza essere
anche un po’ francescani.
Roma, 19 giugno 2015