Apri scheda - Il geoparco della Tuscia

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DESCRIZIONE GEOSITO 23: CALDERA DEL LAGO DI VICO
A)
DESCRIZIONE GEOLOGICA, NATURALISTICA E PAESAGGISTICA DEL GEOSITO
Il geosito comprende la Caldera del Lago di Vico ed altre significative evidenze vulcanologiche
presenti al suo interno e nel suo intorno, rappresentative della storia evolutiva del Distretto
Vulcanico Vicano. Rientra nei confini comunali di Caprarola, a nord e di Ronciglione, a sud.
La caldera di Vico occupa la parte sommitale dello strato-vulcano formatosi a partire da circa 0.3
Ma. Successivamente, da 0.2 a 0.1 Ma, il vulcano fu interessato da eruzioni esplosive che diedero
luogo al collasso dello strato-vulcano ed alla formazione della caldera poligenica ospitante il Lago
di Vico. Si tratta di più caldere coalescenti che si sono formate in tempi successivi (Figura 1), in
relazione alla emissione di notevoli quantità di diversi prodotti, principalmente piroclastici. E’
probabile che il lago si sia impostato dopo l’ultimo collasso e che le sue acque, insieme a quelle
sotterranee, abbiano interagito con i magmi in risalita, determinando l’esplosività dell’attività
vulcanica, come testimoniano i prodotti idromagmatici affioranti. Ultima espressione del
vulcanismo di Vico è il Monte Venere (circa 0.09 Ma), un cono legato all’attività post-calderica.
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Figura 1. Caldera di Vico e sua evoluzione in relazione alle
eruzioni ignimbritiche A, B, C e D (modificata da Nappi, 2002).
Il Lago di Vico (510 m s.l.m.), caratterizzato da una superficie di 12 km2, da una profondità
massima di circa 44 m e da un volume di invaso di circa 0.26 km3, oltre ad essere alimentato dalle
acque meteoriche e di ruscellamento superficiale, ha rapporti di interscambio con la falda idrica
dell’acquifero vulcanico. Il lago presenta un emissario, realizzato mediante un canale artificiale
dagli Etruschi e successivamente modificato dai Romani, confluente nel Rio Vicano, i cui deflussi
sono regolati attualmente da paratoie all’incile. Il canale artificiale abbassò il livello del lago di
circa 20 m.
Le caratteristiche geologiche, naturalistiche e paesaggistiche d’insieme del geosito sono
apprezzabili dalla piattaforma presente presso Poggio Nibbio (Foto 1), dalla quale è possibile
osservare il recinto calderico, culminante nel Monte Fogliano, ed il cono di Monte Venere. Dallo
stesso punto panoramico è visibile, alla base del pendio, la Valle di Vico, una piana riempita
principalmente da depositi palustro-lacustri con una zona umida perilacuale occupata in passato
dalle acque del lago prima dell’abbassamento della soglia dell’emissario. L’incisione del Rio
Vicano è visibile al bordo opposto della cinta calderica, dove il profilo diventa meno pronunciato.
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Foto 1. Panorama dalla piattaforma di lancio dei deltaplani presso Poggio Nibbio.
Poco distante dal punto di osservazione panoramica, è presente una cava abbandonata, dove è
esposta una sezione significativa dei prodotti più recenti dell’attività vulcanica (Foto 2). Alla base
della sezione sono presenti i prodotti del cono di scorie di Poggio Nibbio di colore rosso,
significativo di eruzione stromboliana (Foto 3). Su questi depositi riposa la formazione dei Tufi
Finali, costituita, dal basso verso l’alto, da livelli di lapilli e ceneri di caduta con tipico andamento
ondulato, ai quali seguono livelli di surge a stratificazione incrociata ed una colata piroclastica
formata da una matrice cineritica, inglobanti scorie nere (Foto 4).
Guardando verso l’esterno della caldera, il sito offre una vista panoramica sui domi cimini
(Foto 5).
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Foto 2. Cava dismessa presso Poggio Nibbio.
Foto 3. Prodotti del cono di scorie.
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Foto 4. Contatto tra i Tufi finali ed il cono di scorie.
Foto 5. Vista che dalla cava si apre sui domi cimini.
Il percorso proposto si conclude con la visita al Pozzo del Diavolo (Foto 6), una cavità di origine
vulcanica posta alla sommità del Monte Venere. Il sito è raggiungibile percorrendo a piedi per
circa 50 minuti un sentiero che risale il versante sud-occidentale del cono, partendo da un’area di
sosta attrezzata alla base di Monte Venere. La cavità si apre nelle lave tefritico-fonolitiche di
Monte Venere ed è legata a fenomeni di contrazione termica e di crollo successivi alla messa in
posto della colata radiale. La cavità, caratterizzata da un dislivello di circa 10 m ed uno sviluppo
prossimo ai 40 m, è accessibile da un imbocco largo circa 5 m ed è articolata in un salone
principale con più diramazioni di piccole dimensioni. Nella cavità sono stati ritrovati frammenti
di vasi attribuiti ad un periodo compreso tra la seconda metà del V e gli inizi del IV secolo a.C.
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Foto 6. Pozzo del Diavolo.
Il territorio che circonda lo specchio lacustre del Lago di Vico è di grande interesse naturalistico.
Seguendo il profilo altitudinale, gli ambienti caratterizzanti sono costituiti da zone umide (ad
esempio in località Pantanacce), canneti, prati e pascoli naturali, coltivazioni a nocciolo e, più in
alto, castagneti e bosco ceduo. Di particolare interesse bioclimatico è la faggeta depressa
all’interno dell’orlo calderico. Il microclima creato permette la presenza di una associazione
vegetale tipica di quote superiori ai 1000 m s.l.m., alla quota della caldera, compresa tra 510 e 965
m s.l.m.
B)
DESCRIZIONE DEL RISCHIO DI DEGRADO
Il geosito è compreso nelle aree protette della Riserva Naturale Regionale Lago di Vico, del SIC
(IT601023) Monte Fogliano e Monte Venere e della ZPS (IT6010057) Lago di Vico-Monte
Venere e Monte Fogliano. Sono presenti fenomeni di degrado, in atto e potenziali, di origine
naturale e antropica. Fenomeni di erosione diffusa e lineare caratterizzano i depositi piroclastici,
quale conseguenza del dilavamento delle pendici più acclivi dei versanti interni del recinto
calderico. Le pratiche agricole possono avere conseguenze sulla qualità dei suoli e delle acque
superficiali e sotterranee, anche se la stessa natura dei suoli vulcanici, in termini di composizione
mineralogica e tessiturale, offre un considerevole contrasto alla propagazione dei fenomeni di
contaminazione. La regolazione degli efflussi idrici dal lago mediante le paratoie all’incile, nonché
la captazione delle acque superficiali mediante condotte sub-lacustri e delle acque sotterranee,
mediante pozzi all’interno e nell’intorno della caldera, possono avere influenza sul bilancio
idrologico del lago, allorché non praticate secondo i principi dell’uso sostenibile delle risorse
idriche.
Per quanto riguarda i siti della cava abbandonata e della cavità di Pozzo del Diavolo esistono
rischi di degrado localizzati. Per la cava abbandonata, sono possibili fenomeni di instabilità dei
fronti di scavo abbandonati; per la cavità di Pozzo del Diavolo sono possibili fenomeni di crollo
dalle volte e dalle pareti. Le due aree non presentano significativo degrado di natura antropica.
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C)
DESCRIZIONE DEL GRADO DI INTERESSE
Il geosito offre caratteri di interesse vulcanologico, idrogeologico e geomorfologico, ai quali si
associa l’elevata naturalità dell’area. La caldera poligenica è un esempio significativo ed unico, se si
tiene conto dell’elevato grado di conservazione della morfologia del recinto in cui è ospitato il
lago, nel quadro del vulcanismo della Provincia Comagmatica Romana, arricchito dalla presenza
di affioramenti rappresentativi ed esemplificativi di attività eruttiva stromboliana, esplosiva e
idromagmatica. Il Lago di Vico conferisce al geosito peculiarità di interesse idrogeologico, in
relazione, tra l’altro, alla esemplarità dei rapporti tra acque superficiali e sotterranee nell’ambito di
acquiferi vulcanici. Infine, il Pozzo del Diavolo è indicato come una delle poche cavità di
significativo sviluppo nelle vulcaniti del Lazio.
D)
RIFERIMENTI DOCUMENTALI BIBLIOGRAFICI
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J. Volc. Geoth. Res., 17, 203-217.
E)
EVENTUALI COMMENTI E ANNOTAZIONI AGGIUNTIVE
Il geosito è di carattere areale ed è fruibile secondo il percorso individuato. L’area in cui ricade
offre però altre possibilità di carattere paesaggistico, naturalistico e turistico, quali, per esempio,
escursioni all’interno della riserva, percorsi natura ed attività sportive e ricreative.
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