La maternità nell`arte in Molise

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La maternità nell`arte in Molise
La maternità nell’arte in Molise
La maternità è un evento centrale nella vita dell’uomo ed è anche uno dei temi artistici più
importante e significativo.
Il tema della maternità nell’arte incarna l’amore più sublime ed è per questo che è così
frequentemente oggetto dell’arte sacra e la Vergine Maria è la Madre per eccellenza, la Madre di
tutti.
Il mio breve intervento non sarà incentrato sugli aspetti tecnici o stilistici delle opere, ma sarà un
excursus su come il tema della maternità è stato visto, interpretato e rappresentato da grandi artisti
molisani o da artisti che hanno operato in Molise.
La selezione delle immagini per illustrare il tema è risultata molto difficile perché nel nostro Molise
abbiamo delle opere d’arte veramente di eccellente fattura e qualità, dei tesori d’arte che molti di
noi devono ancora scoprire.
Vi presenterò una serie di opere d’arte, dipinti, affreschi, sculture e fotografie – alcune delle quali
potrete poi con maggiore calma godervele riprodotte sui pannelli esposti nell’atrio - incentrate sul
tema della maternità, nel tentativo di esplorare le evoluzioni e i significati della rappresentazione di
tale evento nell’arte molisana, evidenziando aspetti interessanti per l’emergere dei diversi rapporti
che si instaurano tra mamma e figlio, dello stretto legame d’amore tra donna e bambino.
Sono immagini che riflettono le tappe del “percorso nascita”: l’attesa, la nascita, l’allattamento, la
crescita.
Le prime due opere rappresentano l’Annunciazione, l’annuncio, cioè il momento della presa di
coscienza dello stato di maternità.
La prima è un dipinto, olio su tela, che potrete ammirare proprio qui a Venafro, dove attualmente è
esposto nelle sale del castello Pandone.
La Vergine Maria ha appena appreso dall’angelo la notizia del concepimento, il suo volto esprime
grande serenità interiore, il suo sguardo abbassato verso il ventre, quasi volesse già instaurare un
muto dialogo con il bimbo che ha in grembo. L’autore è anonimo, di ambito meridionale, che
sicuramente aveva presente il dipinto di analogo soggetto realizzato da Federico Barocci per il Duca
di Urbino a Loreto alla fine del ‘500 ed infatti viene indicata come opera baroccesca.
Federico Barocci, un artista famoso le cui opere si conservano nella Galleria degli Uffizi di Firenze,
al Museo del Prado di Madrid.
La Madonna è vestita di rosso e azzurro, 2 colori simbolici.
Il rosso rappresenta l’umanità.
L’azzurro la trascendenza, il soprannaturale.
Il secondo dipinto, sempre l’Annunciazione, è di Paolo Gamba, pittore nato a Ripabottoni, pittore
“minore” rispetto alla grande pittura italiana, con la quale però ebbe contatti, perché lavorò nella
bottega di Angelo Solimena a Napoli, ma considerato il pittore molisano più rappresentativo del
XVIII secolo.
In questo dipinto del Gamba sono rispettati i canoni tradizionali – la Vergine sul lato destro e
l’Angelo su quello sinistro.
Anche qui lo sguardo della Madonna è rivolto verso il basso, verso il ventre, con espressione
rassicurante. Lo sguardo rivolto in basso esprime dolcezza, amore, ma anche pudore.
Le 3 opere d’arte successive raffigurano la NATIVITA’.
Il Bambino è sempre la figura centrale. In queste opere viene rappresentata l’adorazione dei Magi
che, secondo l’evangelista Matteo, rappresentano coloro che non abitavano in Palestina, non
facevano parte del popolo degli eletti, ma si erano messi in cammino da paesi lontani. Spesso per i
pittori l’adorazione dei Magi rappresenta l’adorazione dei ricchi, dei potenti.
L’adorazione dei pastori, invece, rappresenta l’omaggio degli umili, degli abitanti della Palestina,
della povera gente.
La nascita è un evento talmente importante che tutti sentono di parteciparvi.
Nel dipinto della Madonna con Bambino tra S. Gioacchino e S. Anna, che si conserva nel
convento di S. Chiara qui a Venafro, ma attualmente esposta nel castello Pandone, c’è un forte
richiamo alla funzione materna di Maria. Questa immagine ispira grande tenerezza. Non è certo,
però, da considerare la posizione del Bambino, che chiaramente risponde più alle esigenze religiose
che a quelle di nutrizione!
Nel dipinto “Madonna in adorazione” di Benedetto Brunetti, altro grande artista molisano, nativo
di Oratino ed appartenente ad una famiglia che ha dato natali a pittori, scalpellini, che raggiunsero
una buona fama anche fuori dai confini del nostro piccolo territorio, è presente tutta la concretezza
dell’amore materno.
La Vergine delle Grazie di Giacomo Colombo, statua lignea di fine XVII secolo, risponde ai
canoni tradizionali che rappresentano appunto la Madonna delle Grazie sempre nella sua funzione
materna di allattare e risponde ai canoni religiosi, ai canoni cristiani di offrire il Bambino
all’adorazione dei fedeli. Certamente anche ques’opera non è rappresentativa della posizione ideale
per allattare, come ci è stato ribadito nel corso della giornata dagli esperti del settore.
Nel dipinto della Madonna del Latte, che si conserva nella chiesa di S. Pietro di Spinete, è
possibile individuare molti di quei concetti ai quali è stato dato grande risalto nei contributi di
questa mattina: la Vergine perde l’astratta fissità e si incurva trepidante, come a formare un bozzolo
protettivo attorno al Bambino. Il concetto del contenimento, così importante nell’atto
dell’allattamento. La mano del Bambino che cerca il seno della madre: la ricerca del contatto “pelle
a pelle”; la sollecitudine amorosa di una madre verso il suo piccolo.
Passiamo ora alla fotografia di Frank Monaco, uno degli esponenti più intelligenti del giornalismo
d’immagine, di origini molisane – e precisamente di Cantalupo. Le sue mostre hanno attirato
visitatori in tutto il mondo ed una selezione delle sue foto è permanentemente esposta al Victoria
and Albert Museum. Ho inserito la fotografia per rappresentare la maternità nell’arte perché le
immagini fotografiche sono da considerare opere d’arte, beni culturali a pieno titolo.
Le due immagini che vi presento sono state tratte dal catalogo della mostra “Obiettivo sull’anima”
che raccoglie circa 230 immagini che ripercorrono l’intera esperienza professionale di Frank
Monaco. Mostra che era divisa in otto sezioni, una delle quali dedicata al Molise.
Il contesto temporale delle 2 fotografie sono gli anni ’50 del secolo scorso, quando l’allattamento al
seno rappresentava la “normalità”. Infatti da un’indagine condotta risulta che all’epoca 4 donne su 5
nutrivano il proprio figlio con il solo latte materno. Soltanto un ventennio dopo, si è invertita la
tendenza, per cui solo 1 mamma su 5 allattava. Fortunatamente la tendenza si è di nuovo invertita,
riportando le percentuali degli anni ’50, anche alla luce delle nuove acquisizioni scientifiche, che
hanno portato l’OMS a raccomandare questo tipo di nutrizione.
Nell’affresco murale che si trova nella Cattedrale di Venafro quello che colpisce
immediatamente è l’incrociarsi degli sguardi di Madre e Figlio. C’è un’espressione penetrante negli
occhi e si coglie una nota di complicità negli sguardi. Tra la madre e il figlio si intreccia un’intensa
comunicazione non verbale. Gli sguardi della Madonna e del Bambino sono il segno della loro vita
interiore ed esprimono un profondo rapporto emotivo.
Nell’opera di Amedeo Trivisonno “Fuga dall’Egitto”, di cui qui possiamo ammirare un
particolare, si evidenzia il grande senso protettivo della madre nei confronti del figlio,
quell’avvolgerlo con entrambe le mani e con il manto per trasmettere calore materno, per
rassicurarlo sulla presenza costante della madre e infondergli senso di sicurezza.
La Madonna con Bambino e S. Giovannino, copia della più nota opera di Raffaello, La
Madonna della seggiola, rappresenta la semplicità di un abbraccio materno, tenero ed avvolgente.
Il formato tondo, di derivazione classica, si ripercuote nel movimento rotatorio delle figure, definito
dai piedini del Bambino, dalle ginocchia della Madonna, dall’inclinazione delle teste. Anche qui è
da notare l’atteggiamento di contenimento della Madre, quell’avvolgere il Bambino con grande
senso di amore e di protezione.
Nella prima scultura in legno di Mario Cavaliere notiamo la concatenazione delle figure:
formano un tutt’uno. C’è un ritmo circolare continuo, una ricerca espressiva e gestuale. La madre
cerca con fermezza lo sguardo del figlio per instaurare un muto dialogo, in cui traspare dolcezza e
amore.
Nella seconda, sempre in legno, ci sono sempre questi sguardi che si incrociano, quel senso di
complicità tra madre e figlio, quel contatto pelle a pelle necessario per essere in relazione diretta e
reciproca.