L`Isis non uccida le nostre anime

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L`Isis non uccida le nostre anime
direttore LUIGI CARICATO - [email protected]
società > cultura
L’Isis non uccida le nostre anime
Il grave pericolo di questa nuova violenza è che essa colpisca non solo il corpo umano, attraverso devastazioni incredibili,
ma che spenga anche lo spirito che abbiamo maturato lungo i secoli. Sarebbe veramente grave, non solo per noi
occidentali, ma anche per il mondo intero, perché vorrebbe dire che morirebbero i nostri grandi valori che con Kant
pensiamo siano diventati valori universali
Sante Ambrosi
Anche le ultime tragedie che abbiamo visto in Francia, ma anche in diverse parti del mondo, non solo occidentale,
pongono dei problemi molto pesanti sul piano politico e umano, sui quali gli esperti avranno una grande occasione per
mettere alla prova le loro conoscenze e analisi politiche in questi giorni.
Da inesperti quali siamo noi, possiamo dire che sarà veramente arduo trovare le spiegazioni convincenti e le strategie di
breve e lungo termine per individuare le possibili strade per risolvere, almeno in parte, i gravi problemi sia sociali che
religiosi.
Si intrecciano questioni che sono religiose ma anche politiche ed economiche, in un groviglio di fili che non è facile
sbrogliare. In questi tempi dovremo ascoltare proposte che domineranno tutti i discorsi di politici e di politologi, e lasciamo
a loro l’arduo compito di capire da dove partire per sbrogliare una matassa tanto ingarbugliata.
Non pretendo di avere una qualche pur misera indicazione da suggerire ai competenti di professione. Una sola cosa mi
permetto di suggerire, su questo aspetto: che non ci sia un accaparrarsi, a proprio vantaggio, i fatti dolorosi e violenti a
sostegno delle proprie idee, o, peggio, del proprio partito. Qui ci vuole serietà e onesta intellettuale, per capire e suggerire
qualcosa di valido per tutta la società e il mondo.
C’è un’immagine, nel Vangelo, che mi aiuta a esprimere meglio questo mio concetto. Siamo nell’ultima settimana della
vita di Cristo, il quale sta affrontando una serie di accuse da parte dei Farisei e degli anziani del tempio, e, di fronte alla
loro chiusura a comprendere quello che con la sua missione sta per realizzarsi, anzi il fatto stesso che egli sia già venuto
e che essi invece non vedono. Incapaci di cogliere il nuovo, ma pronti a sfruttare, a proprio vantaggio, ciò che sta
succedendo:
“Allora, se qualcuno vi dirà: ecco qui il Cristo, oppure: è là, non ci credere… Infatti, come il lampo esce da Oriente e
appare fino ad Occidente, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. Dovunque sarà il cadavere, ivi si raduneranno gli
avvoltoi” (Mt.24,26).
Qui non necessariamente dobbiamo pensare alla venuta finale del Cristo, perché nel linguaggio biblico la sua venuta è
una realtà che viene di continuo attraverso il procedere della storia, e anche attraverso le tragedie umane e i peccati, così
come è sempre stato nel passato.
Non significa pensare che i mali, anche quelli più gravi, siano voluti da Dio, ma avvengono e noi abbiamo il compito di
guardare oltre e cogliere il futuro che già si annuncia in essi, ma ad una condizione, dice il Vangelo, ricorrendo a
un’immagine cruda: non avventiamoci sul corpo dei fatti che sono successi per sbranarlo a proprio vantaggio, come fanno
gli avvoltoi sui corpi morti. Ma non insisto su questo tema, perché mi preme sottolineare qui un altro aspetto che nasce da
queste tragedie odierne.
L’ANIMA DELL’OCCIDENTE
Tornando a quanto è accaduto di così efferato, mi preoccupa il fatto che attraverso le ultime tristi vicende si possa
procurare la morte della nostra anima, ossia la morte di quella nobile identità propria dell’Occidente.
Le caratteristiche proprie dell’Occidente, con tutte le varie differenze, sono quelle maturate lungo i secoli e che hanno
trovato la loro massima espressione e concretizzazione nei valori dell’Illuminismo, laico e cristiano. E’ un’anima che
voleva e vuole ancora costruire i sistemi politici e sociali su leggi di valore universale. Pertanto è un’anima aperta a tutte
le differenze concretizzate nelle varie culture, purché certi valori siano riconosciuti.
E’ un’anima sostanzialmente aperta con la volontà di dialogo con tutte le culture. Per essa i confini hanno solo uno scopo
organizzativo necessario, ma non escludente. Essere cittadini di una nazione ma aperti ad una visione universale e
lavorare per la concreta realizzazione, così come prospettava il pensiero di Kant, o di Voltaire, per fare solo due nomi.
Potremmo metterci anche i nostri illuministi milanesi, da Beccaria a Manzoni.
Un progetto che ha subito vicissitudini di ogni genere e ha conosciuto guerre terribili e devastanti come le due grandi
guerre del secolo scorso. Ma che poi ha saputo riprendere il suo cammino e ora si trova minacciato da questa nuova
irruzione di violenza da parte del nuovo Califato islamico. Il grave pericolo di questa nuova violenza è che essa colpisca
non solo il corpo umano, attraverso devastazioni incredibili, ma che spenga anche la nostra anima maturata lungo i secoli.
Sarebbe veramente grave non solo per noi occidentali, ma anche per il mondo intero, perché vorrebbe dire che muoiono i
nostri grandi valori che con Kant pensiamo che siano valori universali E ci sono già evidenti segni di un processo contro
questo spirito: si alzano muri, si diffonde sempre più la paura delle culture diverse, soprattutto di quelle islamiche, e
l’animo nostro si chiude e si contrappone in modo sempre più marcato a qualsiasi forma di dialogo con l’altro da noi.
Questo atteggiamento può diventare ancora più nefasto delle stragi già molto gravi. Ed anche nell’animo di tanti si può
spegnere il desiderio di confrontarsi e capire l’altro che viene da lontano . E questo sarebbe ancora più grave, come dice
sempre il Vangelo di Matteo: ” E non temete quelli che uccidono il corpo ma non possono uccidere l’anima. Temete,
piuttosto, colui che può far perire e anima e il corpo nella geenna" (Mt.10, 28 ).
L’ANIMA DEL MONDO ARABO
Possiamo elencare tante differenze che non piacciono alla nostra mentalità, e un modo di vivere la loro religione in modi
che non corrispondono ai nostri, almeno a quelli più comuni. Diverso anche il loro modo di concepire il loro Dio, e diversi i
modi di vivere l’esperienza religiosa. Ma, per il cristiano che non sia dominato da sentimenti legati a una storia passata,
fatta di conflitti e guerre, ma penetrata da un sano illuminismo cristiano, deve nutrire molto rispetto per ogni forma di
religiosità. Anzi, io personalmente, sono convinto che un certo modo diverso di rapportarsi con Dio e di viverlo con accenti
molto diversi dai nostri, non deve essere avvertito come un limite, ma – perché no? – una ricchezza per tutti noi.
E’ molto diffusa l’dea che noi occidentali dobbiamo avere la massima tolleranza verso le altre religioni, in specie per
quella islamica, ma difficilmente pensiamo che siano utili anche per la nostra religione cristiana e per la nostra cultura. La
tolleranza si ferma lì. Invece, pur riconoscendo diversità non sempre condivisibili, la pratica religiosa dello stesso Islam
può suggerire qualche elemento che non deve essere ignorato o, peggio, disprezzato.
Da quel poco che conosco posso dire che alcune cose del loro modo di pensare al loro Allah, e certe convinzioni vissute
con rigore, mi hanno sempre affascinato. E poi le tante persone che ho potuto incontrare, oneste e profondamente
religiose, mi hanno convinto che possono iniettare nella nostra cultura qualcosa di nuovo.
Riconosco certi limiti su molte cose, ma quel togliersi le scarpe per adorare Allah, mi ha sempre affascinato, e quel
pensare il loro Allah come totalmente altro da quei nostri piccoli concetti entro i quali abbiamo facilmente imbalsamato il
nostro Dio. E quel chiamare a raccolta per la preghiera di tutti nei diversi momenti della giornata mi porta a vivere il tempo
in modo totalmente diverso dal tempo della tecnica del nostro mondo occidentale, il tempo dominato solo dagli affari e
dall’orologio dell’efficienza, così come si lamentava Dante quando incontra il suo antenato Cacciaguida, che gli fa dire
questo meraviglioso verso:
“ Florenza dentro la cerchia antica, ond’ella toglie ancora e terza e nona, sì stava in pace, sobria e pudica. (Paradiso, x
V,97)
Si potrebbe continuare con il sottolineare le tante ricchezze portate da questa esperienza religiosa, senza tacere, certo, i
limiti evidenti. Il pericolo che anche questo mondo può correre con questi attacchi da parte di un gruppo nato dalle sue
costole, anche se fuori controllo, è che diventino sempre più marginati e chiusi nel loro mondo. Già si sentono emarginati,
ma questi nuovi colpi possono spingere sempre più nel chiuso della loro diversità, nella quale si possono nutrire
risentimenti pericolosi per tutti noi. Dunque, la violenza di questi terroristi può spegnere anche la loro anima, e sarebbe
peggio per tutti noi.
In apertura una foto di Luigi Caricato, con il particolare di un'opera esposta al Matadero di Madrid
Sante Ambrosi - 18-07-2016 - Tutti i diritti riservati
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