Leggi l`articolo - Eurizon Capital
Transcript
Leggi l`articolo - Eurizon Capital
Asset manager Credito strutturato per diversificare il portafoglio e finanziare l'economia reale Eurizon Capital ha lanciato un nuovo comparto che mira a cogliere l’evoluzione del mercato degli Abs, un settore che sarà sempre più rilevante nel panorama europeo di Alessandro Moise Eurizon Capital è un player di spicco nel panorama europeo dell’asset management che propone un’ampia offerta di prodotti diversificata per filosofia di gestione, stile e profilo di rischio/rendimento. È la società del Gruppo Intesa Sanpaolo che da oltre 30 anni ha un ruolo di primo piano nel risparmio gestito italiano. Eurizon Capital mira a creare valore attraverso performance e innovazione con un focus costante sui bisogni dei clienti. La qualità del servizio è arricchita da riconosciute expertise nella gestione obbligazionaria, multi asset e quantitativa. Dalla continua spinta all’innovazione ha avuto origine la joint venture con Banca IMI: Epsilon SGR, specializzata nella gestione quantitativa e nello structured asset management. La crescita sui mercati esteri è sviluppata in collaborazione con la società lussemburghese Eurizon Capital S.A. cui fanno capo l’hub nell’Est Europa, costituito da VUB AM (Slovacchia), CIB IFM (Ungheria) e PBZ Invest (Croazia), e Eurizon Capital (HK) Limited con sede a Hong Kong. Eurizon Capital SGR è presente inoltre in Uk con Eurizon SLJ Capital LTD. Infine, detiene partecipazioni nella cinese Penghua Fund Management e nella spagnola Allfunds Bank S.A. G li investitori istituzionali, oggi più che mai, sono alla ricerca di strumenti in grado di offrire rendimento e diversificazione. In questo contesto, una valida alternativa è rappresentata dall’investimento nel credito strutturato: per catturare con profitto l’evoluzione del mercato degli Abs in Europa, Eurizon Capital S.A. ha lanciato il comparto di diritto lussemburghese Eurizon EasyFund Securitized Bond Fund gestito da Eurizon Capital SGR. Di questa nuova soluzione che supporta la crescita dell’economia reale, e di molto altro ancora, MondoAlternative ne ha parlato con Massimo Spadotto, responsabile structured finance della casa di gestione milanese. L’allentamento quantitativo della Bce e delle altre Banche Centrali ha ridotto all’osso i rendimenti delle obbligazioni. Questo cosa ha comportato per i titoli cartolarizzati? Le politiche ultraespansive hanno compresso significativamente i rendimenti obbligazionari costringendo gli investitori del mondo del credito ad allocazioni che combinano l’allungamento della duration di portafoglio, l’investimento in bond più junior nella struttura del capitale e/o in asset class più rischiose (ad esempio high yield). Il mondo delle cartolarizzazioni ha vissuto le stesse dinamiche, con fondi specializzati che hanno spostato il loro target di investimento dalla parte senior alle mezzanine spinti dall’ingresso di investitori asiatici che hanno abbandonato i governativi locali alla ricerca di rendimento in asset class con buon carry e un credit enhancement elevato. L’effetto netto è stato una compressione significativa degli spread su tutta la capital structure e su tutte le tipologie di collaterale. Al fine di sostenere e agevolare la ricerca di finanziamenti alternativi per le imprese, tra gli obiettivi della Capital Market Union (Cmu) c’è quello di favorire il mercato delle cartolarizzazioni. Come valutate tale mercato? La Cmu, assieme all’azione coordinata della Banca Centrale Europea attraverso i pro- 46 settembre 2016 MondoAlternative grammi di acquisto (Abspp e Cbpp), cerca di rilanciare un mercato che ha sofferto durante la crisi finanziaria e offre alle banche uno strumento per il funding e l’ottimizzazione del capitale. La Cmu è un tema in evoluzione di cui seguiamo i lavori da vicino, soprattutto per quanto concerne il settore delle Pmi e il riutilizzo della cartolarizzazione come strumento per veicolare capitali privati all’economia reale. In termini di opportunità, la nostra attenzione è focalizzata, anche a causa della distorsione nel mercato del finanziamento bancario introdotta dalle diverse politiche monetarie, verso transazioni originate da soggetti non bancari che potrebbero essere i principali utilizzatori della tecnologia della cartolarizzazione, non potendo questi soggetti accedere alle Banche Centrali e a fonti di finanziamento decisamente competitive. In che modo il credito strutturato supporta la crescita dell’economia reale? Nel mondo americano circa l’80% del finanziamento all’economia reale avviene tramite il mercato dei capitali privati (cartolarizzazioni, fondi di credito alternativo, Etf). Nel sistema europeo invece, data la sua natura bancocentrica, il 75/80% del finanziamento all’economia passa ancora attraverso il canale bancario. L’obiettivo della Commissione Europea è proprio quello di trovare nuove forme di supporto per l’economia dell’area, in particolare per le Pmi e per le famiglie; allo stesso tempo permettere a investitori istituzionali specializzati (compagnie di assicurazione, asset manager, fondi pensione) con orizzonti di investimento di lungo periodo, di veicolare il risparmio privato dove vi è maggiore necessità (Pmi, famiglie) e fornire il necessario supporto all’economia che il sistema bancario non è più in grado di offrire. Attraverso la tecnologia della cartolarizzazione le banche possono concedere nuovo credito sotto forma di mutui, leasing, prestiti commerciali, prestiti al consumo, cessioni del quinto per dipendenti e pensionati. Concentrandoci sulla vostra realtà, quali motivazioni vi hanno spinto a Asset manager lanciare Eurizon EasyFund (EEF) Securitized Bond Fund? E quali sono gli obiettivi di performance e volatilità del comparto? La nascita del comparto è frutto di una serie di fattori: in prima istanza la volontà di permettere ai nostri investitori di diversificare il proprio portafoglio con un’asset class ad oggi non molto presente nelle asset allocation tradizionali; in seconda istanza la volontà di catturare l’evoluzione del mercato del credito in Europa che punta alla standardizzazione dei titoli cartolarizzati e che l’iniziativa della Capital Market Union ritiene vitale per il funzionamento di un mercato dei capitali solido, sano e non centrato sulle banche; in terza istanza la volontà di sostenere l’economia reale e il suo finanziamento attraverso il mercato del credito strutturato. In termini di performance si tratta di un comparto con un Srri (Synthetic risk and reward indicator) di 3 e commissioni di performance sopra un hurdle rate definito a prospetto. A chi si rivolge EEF Securitized Bond Fund? Partito nel luglio scorso, com’è stato accolto dagli investitori? EEF Securitized Bond Fund è un prodotto rivolto alla clientela istituzionale alla ricerca di rendimento assoluto attraverso una gestione che generi reddito e rivalutazione di capitale minimizzando il rischio in termini di volatilità dei rendimenti e che vuole diversificare la propria asset allocation. Per quanto concerne l’accoglienza da parte degli investitori non possiamo che esprimere il nostro entusiasmo visto le costanti sottoscrizioni che sono arrivate anche durante il periodo estivo. Potete spiegarci il processo d’investimento del comparto? E come selezionate ogni singolo strumento di credito strutturato? Il processo di investimento è dinamico e disciplinato, integra analisi di tipo top down con analisi di tipo bottom up. La due diligence, rigorosa e dettagliata per ogni singola transazione, è svolta attraverso l’utilizzo di modelli analitici, database di mercato e software all’avanguardia e permette di controllare l’esposizione del portafoglio ai diversi fattori di rischio. Su quali emissioni si concentra l’EEF Securitized Bond Fund? E come gestite l’esposizione valutaria? Il comparto investe prevalentemente in strumenti collateralizzati con rating investment grade (ad esempio, covered bond, Rmbs, Cmbs, Abs emessi da Spv quotati in Lussemburgo, Irlanda o in ogni altro mercato regolamentato). Il comparto può investire anche in corporate, governativi ed emittenti sovranazionali. EEF Securitized Bond Fund può avere esposizione in valute diverse dall’euro sino a un massimo del 40%, il rischio cambio è comunque gestito in modo tattico con strategie di copertura attraverso l’uso di derivati. In che modo, invece, sono gestiti il rischio e la liquidità? Facendo credit picking, l’aspetto di gestione del credito è fondamentale ed è al centro del processo di selezione delle transazioni. La due diligence svolta con diversi software ci permette di smontare le transazioni nelle loro caratteristiche principali e stressarle al fine di capire a quali livelli di variabili micro/macroeconomiche (tasso di disoccupazione, reddito disponibile, tasso di default cumulativo, tasso di prepayment) la struttura va in break even e quindi quando la transazione si indebolisce da un punto di vista di credito. Una volta che il team di gestione ha concluso la sua analisi, si avvia l’esame del risk department che opera in modo indipendente. Preso atto delle analisi del team di gestione e del risk management, il direttore investimenti in ultima istanza ha la facoltà di verificare l’eleggibilità della transazione per il comparto. Il controllo della liquidità è costante: provider terzi calcolano giornalmente un liquidity score per le posizioni in portafoglio, inoltre il prodotto è attivo con oltre 20 controparti sul mercato Abs per avere maggiore profondità di mercato e un’execution efficiente degli ordini. Infine, quale tema, secondo voi, sarà la maggiore fonte di rischio nei prossimi mesi per gli Abs? Una delle fonti di rischio che monitoriamo da vicino e che potrebbe manifestarsi nei prossimi mesi è un potenziale rallentamento dell’economia europea. La Brexit ha dato forza a tanti movimenti antiunione e indebolito l’impegno politico verso il progetto comunitario. La maggiore frammentazione politica potrebbe bloccare molte iniziative legislative sia a livello nazionale che europeo e influenzare negativamente il mercato del credito in generale. I Governi nazionali potrebbero avere maggiori difficoltà a implementare riforme strutturali con rallentamenti nella crescita economica, impatti sul reddito disponibile e conseguentemente sulla capacità di far fronte agli impegni del debito. Questo rischio può essere mitigato con un’attenta selezione delle transazioni, focalizzandosi su obbligazioni con collaterali più seasoned o con credit enhancement in grado di sostenere scenari di alto stress macroeconomico e quindi meno sensibili alle volatilità di mercato anche nel breve periodo. 47 il primo e unico magazine italiano sugli investimenti alternativi