Beatitudine, felicità e lavoro – seconda parte

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Beatitudine, felicità e lavoro – seconda parte
Lavoro: senso e speranza per l’uomo
a cura della Funzione Vita Cristiana – Acli nazionali
Beatitudine, felicità e lavoro – seconda parte
Il lavoro
1. Prima di tutto noi, nel lavoro, possiamo impegnare le nostre risorse. Possiamo operare. Ogni
lavoro, con o senza reddito, è opera di responsabilità. Anche la casalinga lavora con un
impegno prezioso di attenzione e di cura.
2. Se nel lavoro opero, in cambio di un reddito, questo lavoro mi permette di essere libero e
autonomo. Aver trovato un lavoro ci può fare felici. Una delle difficoltà più gravi è, infatti,
l'insicurezza del posto di lavoro o l’incapacità di mantenere una prospettiva lavorativa per
un precariato prossimo, senza speranza di futuro. Verifiche dolorose sono la
disoccupazione o la malattia.
3. Il lavoro ci fa uscire dal piccolo guscio dei nostri problemi particolari e ci immette in un
contesto più ampio di società, di responsabilità, di conoscenza. Va allora scoperta tutta la
ricchezza dei valori positivi. Il punto di partenza è scoprire quello che c’è di buono: per
qualcuno sarà lo stipendio, per altri gli orari di lavoro oppure la vicinanza a casa o la
passione per la professione, il rapporto con i colleghi, la possibilità di viaggiare, ecc.
4. Nel lavoro c’è sempre la possibilità d’imparare qualcosa di nuovo: si sviluppa nella
curiosità e potremmo scoprire nuove attitudini personali, trovare un’attività che preferiamo,
crescere professionalmente.
La dimensione di lavoratore.
1. Il lavoro mette in luce la responsabilità e il riconoscimento della propria personalità.
Senza lavoro, spesso, la nostra condizione ci tiene nascosti e ci fa sembrare irrilevanti.
Mortifica la propria stima di sé e, in particolari circostanze, ci lascia delusi e incapaci di
coraggio per operare. In altri termini, ci si sente deboli e insignificanti.
2. Nel lavoro, insieme ad altri, scopriamo con soddisfazione che ciascuno è portatore di
risorse, di capacità, di competenza.
3. Il lavoro ci educa a saper leggere le situazioni, a restare in silenzio per capire, a cercare
soluzioni che portino l’equilibrio. Ci permette di sviluppare delle doti di mediazione,
spesso a noi stessi sconosciute. Entrare con discrezione nei conflitti che sorgono, cercando
di trovare delle mediazioni utili a tutti, è un dono grande e porta soddisfazione e serenità.
4. Fondamentale è il lavoro che si sviluppa in modo coerente e robusto: il lavoro cresce con noi
e, a secondo dell'impegno che noi mettiamo, il lavoro si affina.
5. E se, nel lavoro, con intelligenza, ci preoccupiamo di avere la possibilità d’imparare sempre
qualcosa di nuovo, senz’altro, sviluppiamo un capitale umano che stimola a sviluppare
competenze, affina la propria professione, sviluppa le nostre esperienza al servizio di un
lavoro migliore e prepara a prestazioni più adatte ai bisogni dei clienti.
6. Il lavoro è parte della nostra vita: è giusto separare le due sfere, quella lavorativa e quella
personale, ma è sbagliato non avere un equilibrio tra le due. Trovare soluzioni per non
trascurare il nostro lavoro e, nello stesso tempo, non rinunciare ai propri hobby. Arrivare
mezz’ora prima al lavoro per uscire prima e avere più tempo per fare ciò che vi piace
oppure sfruttate la pausa pranzo per andare in palestra o fare un giro di shopping.
7. Ma non dovrebbe, soprattutto, essere lontano il proprio mondo familiare per cui lo si
valorizza nella sua ricchezza e si cerca di non sacrificarlo. Non solo tra colleghi ci si
comunica ciò che c’è di particolarmente significativo, come gioie e sofferenze; questo
permette di sentirsi più vicini e di capirsi meglio. Ma va ridimensionato il proprio tempo di
lavoro a costo di ridurre il reddito, salvando, in tal modo i tempi della famiglia e del
rapporto affettivo da dedicarle.
Lavoro: senso e speranza per l’uomo
a cura della Funzione Vita Cristiana delle Acli
8. Essere ottimisti e saper vedere positivo è importante. Credere che domani sarà una giornata
migliore di oggi, che il prossimo mese o l’anno futuro potrebbero riservarci splendide
novità.
9. Se le soluzioni normali stancano, perché non proporre nuove soluzioni, opportunità di
miglioramento, cambiamenti? Essere propositivi è sempre una buona strategia, ma per
avere successo è fondamentale che la proposta porti dei benefici, non solo a sé ma
soprattutto ai colleghi, oltre anche al responsabile in scala gerarchica e all’azienda!
Il rapporto con gli altri.
1. Nel rapporto con le persone ci si accorge spesso di poter intervenire, offrendo sostegno e
cercando di diventare utili, con simpatia e senza strafare.
2. Saper vedere chi è in difficoltà e incapace di trovare soluzioni. L’inadeguatezza a svolgere
bene un lavoro mette in ginocchio persone che, senza loro colpa, non reggono una veloce
comprensione. In tal modo alcuni lavoratori sono presi in giro da altri, e iniziano quella
disaffezione drammatica che porta al mobbing, spesso grave. In un contesto del genere è
importante prendere le difese con intelligenza e garbo, ma anche con fermezza, facendosi
amici di queste persone, condividendo insieme il tempo della mensa, per esempio.
3. L’ambiente diventa sereno quando ci si propone di essere propositivi e si coltivano le
situazioni di particolare interesse che permettono fiducia e stima reciproca.
4. Nel lavoro, fatto con cura e attenzione, si supera il problema dell’obbligo e si entra nella
prospettiva del dono e della volontà di operare con competenza. Si sviluppa la
coscienza che attraverso il lavoro ci si mette a disposizione di chi ha bisogno con le proprie
capacità e le proprie risorse e, in tal modo, si scopre la soddisfazione di essere stati di aiuto.
5. Anche se difficile, è importante il tentativo di sviluppare con i colleghi di lavoro un rapporto
di amicizia. Il passare molte ore, lavorando insieme, ci fa incontrare infinite occasioni di
gesti di attenzione e di disponibilità. Questo permette di condividere e superare insieme
le difficoltà e soprattutto avere qualcuno di cui fidarsi o, più semplicemente, per
trascorrere dei momenti di serenità durante la pausa-pranzo o prendendo un caffè.
6. Saper fare dei complimenti per ciò che un altro ha fatto, detto, proposto, suggerito.
Anche se non va in porto, ci si abitua a scoprire il bene che c’è attorno a noi e le persone
imparano ad essere meno sospettose e rancorose.
7. Sapersi mettere a disposizione aiuta a creare un clima di serenità. Può certamente avvenire
che non ci sia riconoscenza o si approfitti. Ma non dobbiamo scoraggiarci, pur sapendo,
con intelligenza e simpatia, aiutare l’altro a capire.
8. Per costruire un clima di pace vanno evitati i litigi. Bisogna cercare di andare d’accordo
con tutti, non polemizzare, non criticare, non tirare frecciate ai colleghi, non parlare male
degli altri, non reagire male alle osservazioni dei superiori, evitare chi è propenso alle
discussioni. Saper riflettere portando le proprie ragioni e incoraggiando gli altri alle loro
ragioni, nel rispetto delle persone su cui non si vuole prevaricare.
9. Anche nel lavoro va riscoperto, così, in modo concreto, l’impegno che il Signore ci dà di
amare il nostro prossimo con tutte le nostre forze. Un lavoro fatto bene, con scrupolo e
con responsabilità, costruendo serenità attorno, nell’ambiente di lavoro, è un amore
profondo che, spesso, risolve problemi e difficoltà altrui.
Il cammino del credente, pur tra molte difficoltà, ha come prospettiva l’annuncio gioioso che
Dio ci accompagna nella storia e vuole rigenerarla con la nostra collaborazione.
La felicità è un orizzonte verso cui camminare insieme, faticoso ma luminoso poiché è
speranza per tutti i poveri della terra.
don Raffaello Ciccone
accompagnatore spirituale Acli Milano
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