I Viaggi di IPO - Dall`Altipiano alla Città Proibita
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I Viaggi di IPO - Dall`Altipiano alla Città Proibita
I VIAGGI SOSTENIBILI DI IPO 'VIAGGIARE PER SEMPRE' Viaggio in Etiopia ' Dall'altipiano alla città proibita' Vi proponiamo di seguito il programma del viaggio da considerarsi strumento flessibile e suscettibile a variazioni anche a seconda degli interessi di ogni visitatore e della volontà di approfondire alcuni aspetti a discapito di altri. 1. Arrivo ad Addis Abeba al Bole International Airport, trasferimento in città e sistemazione in hotel. Visita allo splendido Museo Nazionale dove sono conservati i resti della famosissima Lucy (Australopithecus afarensis), risalenti a più di 3.000.000 di anni fa. Pranzo. Visita al Museo Etnografico presso l'Università di Addis Abeba per un primo approccio al patrimonio di diversità di popoli e culture di cui l'Etiopia è ricchissima. Cena in un ristorante tradizionale per assaporare i piatti tipici dell'Etiopia mentre si assiste a danze tradizionali e si sorseggia il famoso idromele etiopico ('tej' in lingua amarica). 2. Partenza alla volta di Debre Berhan, importante cittadina a c.a. 150 km a nord della capitale, con brevi soste nei luoghi panoramici. Pranzo a Debre Berhan. Nel pomeriggio breve spostamento in macchina per visitare una straordinaria chiesa scavata nella roccia dove tuttora risiedono alcuni eremiti. Incontro col locale 'abba', padre della locale chiesa ortodossa. Si proseguirà poi alla volta del passo Tarmaber, noto come 'finestra di Menelik', dal panorama mozzafiato dove, con un po' di fortuna, si potrà ammirare uno dei piu' splendidi endemismi dell'Etiopia, il babbuino Gelada (Theropithecus gelada) dalla criniera leonina. Ritorno a Debre Berhan. Cena e pernottamento in albergo locale. 3. Dopo colazione trasferimento ad Ankober, antica capitale del Regno di Scioa (Shewa) e da sempre crocevia degli scambi tra i popoli del bassopiano e quelli dell'altipiano. Arrivo ad Ankober e sistemazione presso l'Ankober Palace Lodge, ricostruito nel sito e sull'antico modello del palazzo imperiale di Menelik. Visita al vivaio di piante medicinali e ai laboratori per la produzione in loco di preparati galenici a base di piante officinali dell'area, fulcro dei progetti di sviluppo portati avanti da IPO. Breve passeggiata nelle aree circostanti il lodge per illustrare ai visitatori la ricchezza di piante medicinali spontanee dell'area e per una breve introduzione all'etnobotanica di quei luoghi. Pranzo al ristorante dell'Ankober Palace Lodge a base di piatti della tradizione amhara. Nel pomeriggio, visita alla guesthouse IPO nel vicino villaggio di Gorobela per la tradizionale cerimonia del caffè, momento importantissimo nella cultura locale. Trasferimento in jeep sino al Passo di Kundi a c.a. 3600 mt di altitudine e breve passeggiata (non impegnativa) con possibilità di osservare la splendida flora afro-alpina, soprattutto le maestose Lobelia rhyncopetalum. Rientro in serata all'Ankober Palace Lodge e cena. 4. Breve trasferimento in jeep sino al passo da dove avrà inizio il trekking (mediamente impegnativo) per raggiungere il villaggio di Dens. Per chi volesse parte del tragitto potrà essere compiuto con un mulo. Pranzo al sacco a Dens. Nel pomeriggio escursione attraverso la 'magica' foresta di Dens, coi suoi alberi centenari e una vegetazione ben conservata che ben riesce a rendere l'immagine di quella che doveva essere l'antica foresta primaria. Discesa attraverso il bosco sino al villaggio di Let Marefia, luogo in cui a fine Ottocento il marchese Orazio Antinori (Perugia 1811- Let Marefia 1882) fondò per concessione di Menelik II, Re dello Scioa, la prima Stazione Italiana in Africa per gli studi naturalistici e geografici. Il villaggio, ancora immerso nella sua atmosfera fuori dal tempo, colle sue tradizionali capanne circolari di fango e paglia è adagiato su un pianoro a c.a. 2600 metri di altitudine ed è centro di un panorama incredibile, racchiuso a nord dalle vette ammantate di verde dell'Emmemeret (3.800 m s.l.m) e a sud dalle sconfinate pianure del bassopiano dancalo. La giornata si concluderà colla visita al famoso sicomoro (Ficus sycomorus)sotto il quale per sua volontà venne sepolto il marchese Antinori, perché potesse 'morire in Africa, libero come la natura'. Verrà poi allestito il campo nel villaggio e si terrà una cena con la comunità. “Meglio cento volte la tenda del beduino, meglio il dorso del cammello, meglio la continua lotta e la sublime incertezza dell'indomani...Io voglio morire in Africa, libero come la natura” (Orazio Antinori) 5. Prima colazione al campo con partenza per escursione (non impegnativa) lungo il torrente Shotalit tra le splendide foreste tropicali montane e sempreverdi di Fekeriè Ghemb, dominate da alberi colossali e con possibilità di avvistare la splendida scimmia Guereza (Colobus guereza). Visita allo sperduto monastero di Mantek, luogo che non sfigurerebbe nel libro 'Il nome della Rosa'. Pranzo al sacco. Nel pomeriggio ritorno al villaggio di Let Marefia e visita alle locali capanne e opportunità di osservare all'opera gli industriosi contadini abissini, col loro armamentario di vecchi aratri e di strumenti un tempo noti anche nelle nostre campagne italiane. Ritorno al campo e cena. “Oggi mi sono resa conto di avere ormai assimilato alcune delle convenzioni meno scontate della società degli altipiani, non per scelta deliberata, dettata dal desiderio di sembrare gentile, ma come reazione inconscia al ritrovamento di qualcosa che era andato smarrito. La mia indole non potrebbe essere avversa alle formalità più di quanto già non sia, eppure questi antichi rituali degli altipiani non mi sembrano gesti vuoti ma piuttosto simboli della stabilità essenziale che si annida nel cuore della struttura sociale. Se li si considera alla luce della nostra civiltà frenetica e disordinata, questi riti sembrano comici o fastidiosi, ma qui sono invece tristi memorie di tutto quello che abbiamo perduto nella nostra ricerca dell'efficienza. Perciò non deve sorprenderci il fatto che quando i contadini degli altipiani hanno occasione di osservare il comportamento sociale degli occidentali, li giudichino una razza di barbari insensibili” (Dervla Murphy, In Etiopia con un mulo) 6. Dopo il commiato colla comunità locale, si prenderà un percorso alternativo e sia tramite un bel trekking (impegnativo) in salita sia tramite l'uso del solido mulo si ritornerà per un pranzo al sacco e meritato riposo al pianoro del villaggio di Dens. Da qui dopo essersi ristorati, si proseguirà a ritroso lungo il medesimo sentiero affrontato all'andata sino al passo dove ci saranno le jeep ad attendere il gruppo. Breve spostamento all'Ankober Palace Lodge, cena e pernottamento. 7. La mattina dopo colazione si effettuerà la visita all'interessante mercato settimanale di Ankober per poi proseguire verso Debre Berhan. Per pranzo ci si fermerà a rifocillarsi nella città di Sheno, nota per la sua produzione del tipico burro insaporito da spezie locali. Dopo pranzo, si proseguirà alla volta di Addis Abeba dove si prenderà la direzione sud per un breve tragitto di 40 km alla volta di Debre Zeit. Sistemazione in albergo a Debre Zeit e rilassante passeggiata in riva a uno dei 5 laghetti vulcanici che rendono da sempre la città meta degli amanti del birdwatching e degli splendidi paesaggi della Rift Valley. Il luogo, fulcro di un culto animista dell'etnia Oromo, è anche dominato da un enorme albero (Ficus vasta) che campeggia anche al centro della bandiera dello Stato Regionale dell'Oromia. L'albero è da sempre oggetto di venerazione e gli si offrono tributi di incenso e burro fuso con cui il tronco viene spalmato, lasciandone ben visibili le tracce. Ritorno in albergo e cena con vista sul lago e pernottamento. 8. Dopo colazione si riprenderà il fuoristrada per affrontare il viaggio verso est per raggiungere l'Awash National Park, il regno degli orici (Oryx beisa), erbivori africani che popolano le savane del Corno d'Africa nonché di una ricca fauna con antilopi, gazzelle, babbuini, ma soprattutto una ricchissima avifauna. Prima di entrare nel Parco Nazionale si pranzerà presso la cittadina di Awash. Nel pomeriggio, percorrendo un tratto di strada sterrata si arriverà all'oasi ai piedi del vulcano Fantale e chi vorrà si potrà concedere un bagno nelle acque termali circondate dalle caratteristiche palme doum (Hyphaene thebaica). Alte probabilità di avvistare facoceri (Phacochoerus africanus) e babbuini amadriade (Papio hamadryas). Partenza in jeep per l'Awash National Park, sistemazione presso lo spartano lodge (vecchie roulotte dal sapore antico) o per chi preferisse possibilità di montare la propria tenda. Cena e tramonto al ristorante del parco con splendida vista sulle gole del fiume Awash e atmosfera raccolta. 9. Di buona mattina si inizierà il cosiddetto 'game drive', guidando il fuoristrada per cercare di avvistare la fauna selvatica, sfrecciando negli erbosi Sala plains punteggiati di acacie e enormi termitai. Oltre ai classici orici che abbondano nel parco si potranno facilmente avvistare anche kudu minori (Tragelaphus imberbis), Gerenuk (Litocranius walleri) e Gazzelle di Söemmering (Gazella soemmeringii) Nelle ore più calde si effettuerà la visita alle stupende cascate del fiume Awash. Pranzo al sacco. Nel pomeriggio inoltrato si percorrerà il breve tratto di strada sino alla cittadina di Awash per cena e pernottamento al semplice, ma dall'incredibile atmosfera retro' “Buffet de la Gare”, tappa obbligatoria per i viaggiatori che si fermavano qui lungo la tratta ferroviaria Addis Abeba-Gibuti. 10. Partenza la mattina presto con colazione al sacco alla volta di Harar, la città stato più importante dell'est e uno tra i cinque luoghi più sacri dell'Islam al mondo. La città di Harar si trova alla fine di una giornata di macchina che si snoda lungo l'importante tratta commerciale per tutte le merci che entrano da Gibuti dirette alla capitale Addis Abeba, non avendo l'Etiopia sbocco alcuno al mare. Nel corso del tragitto sono previste alcune soste per fotografare gli splendidi paesaggi di origine vulcanica e per il pranzo al sacco. Arrivo la sera nella 'magica' città di Harar, chiusa per lungo tempo agli stranieri, dove il coraggioso Richard Burton riuscì ad entrare travestito da mercante musulmano e a rischio della sua stessa vita. Sistemazione in albergo con cena. “Il sentiero che unisce Harar col villaggio di Ejarsa Gora, in cima a un colle, si arrampica e precipita per cinquantasei chilometri attraversando una contrada tra le più belle e fertili del Corno d'Africa. E' un paese dove la terra, del colore del sangue secco, è tanto ricca da produrre due raccolti all'anno di dura, oltre a caffè selvatico a profusione, fichi, olivi e aloe. In Settembre, quando finiscono le piogge e incomincia la primavera etiopica, le colline verdi sono abbondantemente costellate da interi acri di margherite gialle. In Dicembre e in Aprile l'aria è dolce del profumo delle rose selvatiche e risuona il ronzio delle pingui api da miele” (Leonard Mosley, Il Negus) 11. Visita alla città di Harar, con passeggiata tra i mercati tipici, quello musulmano e quello cristiano, incluso il mercato del Chat (Catha edulis), la foglia leggermente inebriante simbolo del vecchio sultanato di Harar. Visita alla casa museo del poeta che assieme a Baudelaire maggiormente influenzò lo stile dei 'poeti maledetti': Arthur Rimbaud che visse per lunghi anni ad Harar dove imparo' molte lingue locali e dove sopravvisse con loschi traffici di armi e ambigue relazioni coi locali. Visita alla casa di Ras Makonnen, padre del futuro imperatore Haile Selassie, in tipico stile dell'aristocrazia etiopica dove il futuro imperatore visse durante la sua infanzia. Visita ai monumenti della città, soprattutto alcune delle sue 99 moschee, compresa la Grande Moschea del XVI secolo e il suo imponente minareto che hanno fatto sì che la città venisse considerata la quinta città sacra dell'Islam dopo Mecca, Medina, Gerusalemme e Kairowan. Visita alla tipica abitazione aderè (l'etnia locale) e confronto colle capanne a pianta circolare visitate a Let Marefia. Pranzo e cena presso ristoranti locali. Possibilità di acquistare alcuni pregiati manufatti in argento, cesti intrecciati tipici della zona e altri souvenir. “L'interno delle case è pure assai diverso da regione a regione: mentre gli Amhara dell'altopiano preferiscono case spoglie e quasi austere, in Hararghe vige l'abitudine di decorare l'interno con tappeti, piatti e vasellame” (Alberto Tessore, Un naturalista perugino nel Corno d'Africa) 12. Trasferimento di c.a. 40 km a Babille nei cui pressi si potranno ammirare gli splendidi canyon della Dakhata Valley, la 'Valle delle Meraviglie' come la definiscono i locali, con imponenti massicci granitici e possibilità di avvistare numerosi uccelli rari, un paradiso per gli amanti del birdwatching. L'area, da tempo tutelata dal Babille Elephant Sanctuary, ospita ancora piccoli branchi di elefante africano (Loxodonta africana), molto schivi e di difficile avvistamento. Pranzo al sacco. Trasferimento in jeep per ritornare a spendere la notte all'intrigante “Buffet de la Gare” dove riposarsi e cenare dopo il lungo tragitto in macchina. 13. Partenza dopo colazione alla volta di Addis Abeba con soste lungo il percorso. Arrivo ad Addis dopo sosta pranzo presso un ristorante locale, sistemazione in albergo e piacevole passeggiata nel centro storico di Addis, la zona che gli Italiani denominarono Piazza ('piassa' in lingua amharica) e che ancora oggi viene conosciuta con tale nome dai locali. Cena con bevande e piatti tipici presso il famosissimo Addis Abeba Restaurant per assaporare le vivande etiopiche nella cornice di una vecchia residenza. 14. Preparativi per la partenza, eventuale possibilità di acquistare souvenir per chi lo desiderasse e ospitalità presso la sede di IPO in Addis Abeba per un ultimo momento conviviale e per scambiarsi impressioni del viaggio e approfondire la conoscenza dell'operato dell'associazione in Etiopia, nonché per i saluti tra tutti i partecipanti del gruppo e lo scambio eventuale di indirizzi mail e numeri telefonici. Partenza per l'Italia dal Bole International Airport a seconda delle compagnie aeree con cui si è prenotato il volo. Il presente programma potrà subire variazioni in ragione delle condizioni logistiche, atmosferiche e a seconda del comportamento e autoorganizzazione del gruppo stesso. PRIMA DI METTERSI IN VIAGGIO... Requisiti richiesti per la partecipazione Buono spirito di adattamento, allenamento medio per compiere passeggiate in montagna, disponibilità a confrontarsi serenamente cogli altri partecipanti e risolvere eventuali contenziosi in maniera armoniosa, adattabilità a ogni cambio di programma anche se repentino, rispetto per l'ambiente, comportamenti consoni ai luoghi visitati secondo le culture e tradizioni locali. Disponibilità a rinunciare ai comfort usuali, soprattutto per quel che concerne i pernotti in tenda e negli alberghi locali. Difficoltà e possibili contrattempi Le condizioni igieniche possono risultare molto diverse dagli standard a cui si è abituati. Occorre dunque ricordare a tutti i partecipanti che un viaggio in Africa, lontano dalle mete battute dai grandi tour operator, comporta la necessità di adattarsi alle infrastrutture locali e non la richiesta che vengano creati bagni e servizi igienici ad hoc per il turista inesperto. Il consiglio per chi dovesse avere problemi in tal senso rimane quello di affidarsi alla natura, dove si troverà di certo un ambiente più pulito e 'stimolante'. I pasti saranno consumati nelle strutture locali, anche in tal caso dovremmo dimenticare le esigenze di ricchi occidentali e adattarci a quello che offre la cucina, nello spirito di comprensione e interesse di incontrare nuove abitudini e piatti tradizionali, paragonabile a quello di incontrare culture e persone nuove. Da ultimo, le strade sono spesso asfaltate, ma alcune restano in pessime condizioni e possono creare, nonostante l'uso di ottime jeep, problemi ai viaggiatori non abituati a viaggiare su strade dissestate. Si consiglia di portarsi un cuscino per rendere il viaggio più agevole. Materiali consigliati Un paio di buone scarpe per il trekking, sacco a pelo, abiti sia pesanti che di tipo estivo per la varietà degli ambienti visitati, k-way, copricapo, macchina fotografica, torcia elettrica, repellenti per pulci e pidocchi, repellenti per zanzare, creme solari, creme idratanti e lenitive. Farmaci assunti usualmente e difficilmente reperibili nelle zone al di fuori della capitale. Vaccinazioni e profilassi Nessuna vaccinazione è obbligatoria. Nelle aree montane i maggiori rischi sono legati all'assunzione di cibi e bevande contaminati e dunque limitabili con un po' di buon senso (ad esempio non assumere cibi non cotti). Nelle aree del bassopiano invece non si può escludere, anche se la frequenza di contagio è molto bassa, il rischio malarico. La scelta di un'eventuale profilassi è riposta nel viaggiatore. E' tuttavia consigliabile munirsi di farmaci antimalarici da prendere nell'eventualità di contrarre la malaria. Anche in questo caso, il buon senso e le precauzioni possono ridurre il rischio al minimo, usando semplici accorgimenti quali: usare le reti zanzariere, coprire le parti esposte del corpo, usare repellenti cutanei. Pasti e bevande In molte aree urbane del Paese è possibile trovare un'ampia scelta di piatti cucinati all'occidentale'. Al di fuori di Addis Abeba e dei centri turistici invece l'unica cucina disponibile è quella tradizionale. Il piatto tipico abissino viene servito sull'onnipresente ingera, una sorta di crèpe spugnosa ricavata da un cereale locale, il Teff (Eragrostis tef). Essa funge sia da pane che da forchetta, ritrovandosi in tutto il paese l'abitudine di mangiare colle mani. Con l'ingera vengono serviti spesso stufati di carne, arricchiti da misture di spezie locali quali il berberé, a base di peperoncino piccante e oltre 20 spezie. Nonostante l'abitudine di mangiare carni crude, quali il kutfo, una sorta di tartara all'africana, sia molto diffusa, se ne sconsiglia l'assaggio a chi non è abituato a viaggi in paesi tropicali. I viaggiatori vegetariani troveranno un po' dappertutto, duraante i lunghi periodi di digiuno da carni imposti dal credo cristiano ortodosso, pasti a base di legumi e verdure lessate. Generalmente è possibile reperire frutta di buona qualità e dovunque si trovano caffè nei quali degustare bevande tipiche quali il bunna, l'ottimo caffè etiopico, servito nelle più svariate declinazioni (macchiato, caffellatte ecc), tè aromatizzato alla cannella e al cardamomo, e vari alcolici e superalcolici locali quali l'arake, grappa locale e la tella, birra fermentata. Lingua Nessuno ormai parla più o comprende la lingua italiana, al contrario di quanto molti sono indotti a pensare a seguito della triste esperienza coloniale. La maggior parte della popolazione urbana comprende tuttavia la lingua inglese. Nonostante l'Amharico sia la lingua nazionale, la Repubblica Federale d'Etiopia è divisa in Stati su base etnico-linguistica. I ceppi principali sono quello Semitico (di cui fanno parte ad esempio il Tigrino e l'Amharico stesso) con lingue diffuse soprattutto nel Nord del paese, Cuscitico (di cui fa parte la lingua Oromo, parlata dall'omonima etnia e diffusa tra più di 40 milioni di persone, ma a cui appartengono anche le lingue dell'etnia Somala e Afar) e il Nilotico diffuso soprattutto nella parte Sud Occidentale del Paese e lungo i confini con il Sudan. Valuta La valuta locale è il birr etiopico che oscilla a seconda del rapporto euro/dollaro. Al momento della stesura di queste pagine il cambio è di 1 EUR=15 ETB.