Paris Photo/L`onda lunga della protesta, nelle sezioni

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Paris Photo/L`onda lunga della protesta, nelle sezioni
16 novembre 2013 delle ore 05:02
Paris Photo/L'onda lunga della protesta, nelle
sezioni curate da Martin Parr e dal Museum
Folkwang. Con tanti fotografi italiani
Un'onda di protesta percuote Paris Photo. Ad
innestarla è Martin Parr con la mostra sul "Libro
fotografico di protesta dal 1956 al 2013", e sulla
stessa scia il Museum Folkwang presenta la sua
collezione dal titolo "Testimoni del tempo".
Entrambe le esposizioni, attualissime e
complementari, raccontano come un certo tipo
di fotografia sia strettamente legata ad un
evento sociale, attiva e necessaria, legame
essenziale tra la gente di diverse culture e
lingue, ma anche documento insostituibile della
storia e della memoria che sgancia bombe,
senza ammazzare. Il Museum Folkwang mette
in scena il passaggio dalla foto di reportage in
bianco e nero alla spontaneità di immagini
digitali, spesso anonime, che circolano
febbrilmente nei social network, senza la
classica preselezione editoriale. Si parte, qui,
dalle serie realizzate durante e dopo le grandi
guerre della prima metà del secolo scorso, da
Ersnt Scheidegger, Robert Capa con le foto
scattate nel 1938 in Cina durante la guerra sinogiapponese, ma anche Henri Cartier-Bresson,
Werner Bischof, David Seymour ed Ernst Haas,
e si arriva alla rivolta sociale in Egitto con i
"citizen journalistes” e i giovani fotografi della
piazza Tahrir che testimoniano a nome di tutti.
Tra i nomi Kim Badawi con People watching
Facebook projections in Tahrir Square, (Cairo,
06 February 2011), Rowan El Shimi con The
woman in the Blue Bra (17 dicembre, 2011),
ma anche l'irlandese Ivor Prickett che espone la
serie Days of Anger (2011), con foto scattate tra
le strade del centro del Cairo. La mostra curata
da Martin Parr, invece, affronta con una
cinquantina di libri diverse tematiche come la
difesa dei diritti civili degli Afroamericani, la
condizione della donna, il colonialismo, la
questione dell'omosessualità, il capitalismo e le
armi nucleari. Nel tour troviamo The Arab
Revolt (2012) di Giorgio Di Noto,
testimonianza della primavera araba e della
fotografia all'era di internet: il libro è una
raccolta d'immagini prese dal web di "citizen
journalist”, che hanno scattato foto con cellulari
o piccole fotocamere. Imperdibile È il '77
(1978) di Tano D'Amico, uno dei più bei libri
fotografici di protesta, realizzato gratuitamente
dato la mancanza di fondi, dal grande grafico
Piergiorgio Maoloni. Ma anche l'Io in divisa –
Immagini per un'analisi sociale di Aldo
Bonasia, che ripercorre la contestazione degli
anni di piombo, o Immagini del No (1974) di
Paola Mattioli e Anna Candiani, sulla campagna
femminista contro le forze conservatrici che
volevano abrogare la legge in favore del
divorzio, o Come eravamo di Adriano Mordenti
e Massimo Vergari (1975), o Cinque Anni a
Milano (1973) di Uliano Lucas. Mentre dagli
Usa ecco The new soldier di John Kerry e
Vietnam Vets against the war (1971), destinato
a dimostrare la futilità della guerra del Vietnam,
mentre toccante la testimonianza della
disumanizzazione dell'Apartheid in The House
of bondage (1968) di Ernest Cole. (livia de
leoni)
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