discariche o siti di stoccaggio introduzione
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discariche o siti di stoccaggio introduzione
DISCARICHE O SITI DI STOCCAGGIO INTRODUZIONE Nella prima fase di questo lavoro ci si concentrerà sulle discariche di tipo istituzionali, rappresentando un quadro estremamente preoccupante. Le fonti utilizzate sono per lo più derivanti dal lavoro dei vari collettivi, comitati e movimenti locali attivi nell’opporsi alla creazione dei singoli siti; le loro produzioni sono state a volte rielaborandole per giungere ad una sintesi, altre volte riportandole per intero. La situazione aberrante che si viene a delineare non è frutto solo di una gestione inadeguata e poco lungimirante o della piaga della camorra, ma è chiaramente frutto di una esplicita volontà politica di chi trova guadagno nel poter sversare continuamente rifiuti in Campania grazie allo spauracchio di una perenne emergenza rifiuti. Quest’ultima è forse una delle cause determinanti della devastazione legalizzata del territorio e dell’ambiente, oltre che della salute dei cittadini della provincia di Caserta. L’emergenza rifiuti ha portato infatti nel giro di soli 3 anni alla costruzione di almeno 3 nuove mega discariche tutte chiuse nel giro di pochi mesi: si pensi a Lo Uttaro (Caserta) voluta dal commissario straordinario Bertolaso nel gennaio 2007 e chiusa nel novembre del 2007 dai carabinieri del NOE; da citare anche la nascita della cosiddetta cittadella della monnezza, situata tra San Tammaro e Santa Maria La Fossa dove troviamo, che comprende le discariche di Ferrandelle, aperta nel febbraio 2008 e chiusa nell’aprile dello stesso anno per deficienze strutturali, la discarica di Maruzzella 3, creata per bonificare Ferrandelle. La cittadella è poi incorpora al suo interno da Maruzzella 1 e 2, da Parco Saurino 1 e 2, dal sito di stoccaggio di eco balle Pozzo bianco e da un impianto di compostaggio mai entrato in funzione (San Tammaro); da notare che sulla maggior parte di questi siti pendono delle inchieste giudiziarie. Con presente ricerca sono emerse anche vecchie discariche mai bonificate o riqualificate e sempre caratterizzate da collusioni e intrallazzi di ogni genere: ad esempio, la discarica di bortolotto a Castel Volturno costituita da 2 impianti confinanti e gestiti da Mario Luise, presidente del consorsio CE4 (all’epoca anche sindaco della cittadina), un personnaggio losco, come dimostrato anche dalla relazione della lotta alla criminalità in campania del 2000 redatta da una commissione parlamentare. L’impatto visivo che la mappa ha il pregio di offrire, ci mostra chiaramente come sia neccasario per risolvere la preoccupante situazione della Provincia di Caserta, ripensare all’attuale sistema di gestione rifiuti, fondato sul conferimento “tal quale” in discarica e sull’incenerimento dei rifiuti. Gli attuali Piani Regionali di gestione dei rifiuti urbani (Pgru) sono palesemente inadeguati, a causa della loro logica speculativa che ne è alla base, volta alla massimizzare i profitti di caste politico/imprenditoriali, come mostra il continuo abusare dei finanziamenti Cip/6, certificati verdi e le stesse inchieste della magistratura in materia. Lo studio sulle discariche e i siti di stoccaggio si intreccia a doppio filo con quello sull’impiantistica, delineando ancora più agli occhi di chi legge, la strategia con cui negli ultimi decenni si è scelto di mantenere la stato emergenziale nella gestione dei rifiuti. L’esempio più recente è il Gassificatore previsto per il comune di Capua, prova dell’obsolescenza strategica e del fine affaristico in quanto queste strutture, paradossalmente, sono un forte disincentivo alla riduzione dei rifiuti prodotti in quanto per funzionare richiedono un enorme produzione di questi. La soluzione a nostro avviso sta solo nell’attuazione di un piano alternativo che guardi ad una strategia di Rifiuti Zero, la quale si fondi sulle semplici regole del Riciclo, Riuso, Riduzione e sull’istituzione di un osservatorio di ricerca per avere un costante monitoraggio della gestione operativa. Solo così si potrà ripensare l’attuale sistema di gestione rifiuti e ovviare radicalmente agli ecomostri, che il piano proviciale e regionale ancora perseguono. LE DISCARICHE: - La “cittadella della monezza” di Santa Maria La Fossa e di San Tammaro La “cittadella della monezza” è un agglomerato di discariche nate durante l’emergenza rifiuti, situata presso il comune di Santa Maria La Fossa e di San Tammaro è composta dagli ecomostri di Maruzzella 1, 2 e 3, Parco Saurino 1 e 2, dal sito di stoccaggio provvisorio di rifiuti “tal quale” Ferrandelle e dal sito di stoccaggio di ecoballe Pozzo Bianco. A questa bisogna aggiungere l’impianto di compostaggio di San Tammaro mai entrato in funzione a causa dei lavori di costruzione mai terminati. La “cittadella” si trova nel cuore della Campania Felix ,così chiamata nell’antichità per essere uno dei luoghi più fertili d’Europa. Ancora oggi, la terra abbondante e ricca di prosperità di questa piana ha un valore strategico, per quanto riguarda la produzione agro-alimentare e l’assetto socio economico dell’intera regione Campania, irriproducibile. Essa è il centro dell’area DOP della mozzarella di bufala, ospita centinaia di allevamenti ed è intesamente coltivata, tutto ciò è fortemente danneggiato dalla quantità abnorme e irresponsabile di materiale inquinante nelle vicinanze ed aggravato dalla falda acquifera estremamente superficiale. NB L’inceneritore di Santa Maria La Fossa, segnalato nell’immagine, non sarà più costruito grazie alle lotte che fin da subito le comunità locali hanno costruito contro l’impianto. Ferrandelle: Il sito provvisorio di Ferrandelle occupa una superficie di circa 60 ettari, sequestrati una decina di anni fa al boss Francesco Schiavone, detto Sandokan, capo del clan dei Casalesi. Dopo anni di abbandono l’amministrazione di Santa Maria La Fossa decise di affidarne una parte al Consorsio Agrorinasce per farne una fattoria della legalità, la restante parte fu affidata al demanio militare per la costruzione di un poligono di tiro. Dopo l’inizio dei lavori della fattoria, il Commissario straordinario all’emergenza rifiuti decise di utilizzare l’area destinata al poligono di tiro, per realizzarvi un sito dove stoccare migliaia di tonnellate di rifiuti indifferenziati che, si erano accumulati nelle strade di Napoli e delle altre città campane all’inizio del 2008. Il sito di Ferrandelle doveva avere caratteristiche di provvisorietà, in quanto non idoneo per la collocazione di un sito di smaltimento definitivo: mancando le condizioni basilari (raccolta pergolato, del biogas, delle acque meteoriche, ecc…). Per tali motivi l’Arpac ha più volte ribadito che lo stoccaggio dovesse essere provvisorio, con una durata non superiore ai sei mesi, subordinando inoltre il suo parere favorevole alla creazione di una discarica definitiva, Maruzzella 3, nella quale spostare i rifiuti. Tale sito era destinato ad accogliere 90mila mc di rifiuti in via temporanea e con l’impegno del Commissario straordinario a bonificare il tutto in breve tempo. In realtà gli impegni presi non sono stati rispettati cosicchè, complice anche l’avvenuta sottrazione dal controllo democratico (come tutte le discariche previste dal dl.90/2008, Ferrandelle è stata dichiarata zona di interesse strategico nazionale quindi sotto controllo militare), l’impianto ha ospitato oltre 500.000 tonnellate (circa 1 milione di mc) di rifiuti “tal quali” (ossia di rifiuti prelevati dalle strade e depositati nel sito senza nessun trattamento preliminare) in aperta violazione di quanto disposto al comma 1, lettera a) dell’art. 6 della Direttiva 1999/31/CE. Il suddetto sito è stato aperto nel febbraio 2008 ed è stato messo sotto sequestro (poi parzialmente dissequestrato) dalla magistratura il 29 aprile 2008 per carenze strutturali, mancato drenaggio, raccolta e smaltimento del percolato, che ha determinato l’accumulo di notevoli quantità dello stesso all’interno del sito, inoltre sono stati rinvenute rilevanti quantità di rifiuti pericolosi. Nel corso d’attività del sito, si sono verificati numerosi cedimenti della base in cemento sotto il peso dei rifiuti, provocando le conseguenti infiltrazioni inquinanti nel terreno sottostante. Oggi Ferrandelle ha esaurito la propria capacità ricettiva e parte dei rifiuti li presenti sono stati traferiti nella vicinissima discarica di Maruzzella 3. Maruzella 3: La discarica di Maruzzella 3, realizzata dal Sottosegretario di governo nel comune di San Tammaro, originariamente non prevista dal dl 90/2008, è stata in seguito realizzata in base all’ordinanza del Presidente del Consiglio del 29 agosto 2008. Questo sito si trova nello stesso luogo in cui sorge il sito di stoccaggio Ferrandelle, la vecchia discarica Maruzzella e le discariche di Parco Saurino (su entrambe pendono delle inchieste giudiziarie). La discarica di San Tammaro è costituita da 1.600.000mc ed è costata la spaventosa cifra di 52 milioni di Euro, di cui € 26.753.202,36 solo per la discarica. Come tutti i siti previsti dal dl 90/2008, la suddetta zona è stata dichiarata area di interesse strategico nazionale, come tale sottratta al controllo dei cittadini e sottoposta alla vigilanza dell’esercito. Il 13 luglio 2009 e il 20 settembre 2009 il sito è stato soggetto ad un incendio doloso di grandi dimensioni che ha richiesto l’intervento prolungato dei vigili del fuoco. Nelle intezioni del Sottosegratario la discarica, aperta nel luglio 2009, sarebbe dovuta servire allo svuotamento del sito di stoccaggio di Ferrandelle. Diversi sono stati i pareri negativi riguardanti la costruzione di questa discarica in un aria già ad elevato rischio ambientale: In sede di conferenza dei servizi per la realizzazione della discarica di Maruzzella l’Arpac si è riservata di esprimere il proprio parere. Con successiva valutazione di impatto ambientale, esprimeva parere negativo, ma affermava che la realizzazione a norma di tale sito avrebbe comportato un beneficio ambientale, derivante dalla messa a dimora controllata dei rifiuti situati nei vari centri provvisori di stoccaggio (in primis quelli di Ferrandelle); dall’allora assessore all’ambiente della provincia di Caserta; dal Ministero per i beni e le attività culturali il quale ha evidenziato che la discarica si colloca a ridotta distanza dal sito conosciuto come Reale Casino di Carditello e su di un area di rilevante interesse archeologico; dai comuni di Santa Maria La Fossa e Casal di Principe. Parco Saurino 1, 2 e ampliamento: Parco Saurino 1 ,2 e ampliamento è una discarica che occupa un’area di oltre 60 ettari, che èstata realizzata negli anni dal 1998 al 2008. Detta area ha ospitato rifiuti da tutta la Campania e solonel 2008, a seguito di sequestro giudiziario, è stata chiusa. E’ attualmente in uno stato di abbandono totale nonostante la Comunità Europea abbia stanziato i fondi per la messa in sicurezza, fondi sperperati per la progettazione, l’esecuzione del progetto e per la gara d’appalto, ma in realtà la messa in sicurezza di tale sito non è mai stata effettuata. Fonte principale: Co. Re. Ri - Lo Uttaro La diascarica di Lo Uttaro è situata nell’omonima area del comune di Caserta, al confine con i comuni di San Nicola la Strada, San Marco Evangelista e Maddaloni. Quest’area ricca di cave, lo stesso sito di smaltimento rifiuti si trova all’interno di una di queste (cava Mastropietro), è stata fin dai prima anni 90 utilizzata come discarica (ricordiamo le discariche Migliore Carolina e Ecologica Meridionale), tanto da indurre la Regione nel 2005 a dichiarare l’area Lo Uttaro “sito d’interesse nazionale” da bonificare. La discarica di Lo Uttaro è nata nell’ottobre 2006 da un protocollo d’intesa firmato dal Sindaco di Caserta Petteruti, dal Presidente della Provincia di Caserta De Franciscis e dal Commissario Straordinario per l’emergenza rifiuti in Campania Bertolaso. Nel gennaio 2007 lo stesso commissario la formalizzò, approvando il progetto iniziale, nominando poi una commissione di gara che bandì e affidò alla ditta vincitrice i lavori, tutto senza evidenza pubblica. Le manifestazioni di dissenso contro questo scempio furono moltissime, la popolazione per tre giorni si oppose all’apertura della discarica controllando l’area fino alla notte del 24 aprile 2007, quando un intervento di trecento tra poliziotti, finanzieri e carabinieri sgomberò l’aria per garantire il pasaggio dei tir con i carichi di rifiuti. Fallito il tentativo di opposizione all’apertura della discarica, il Comitato Emergenza Rifiuti ricorse alle vie giudiziarie attraverso una denuncia penale nei confronti dei responsabili della gestione Lo Uttaro. La discarica, sorta a ridosso di una precedente discarica, non è a norma in quanto non ha un sistema di raccolta del percolato, non ha coperture dei rifiuti ed è priva degli adeguati impianti connessi. Il 3 agosto 2007 il giudice monocratico di Napoli Fausta Como senteziò per la chiusura della discarica, l’Avvocatura dello Stato per conto del commissario straordinario di governo chiese e ottene una sospensione, paventando “il rischio igienico e sanitario che si sarebbe generato dall’impossibilità di reperire subito un altro sito per la raccolta e lo stoccaggio dei rifiuti”. Dopo varie vicessitudini giudiziarie, nel novembre 2007 i carabinieri del NOE eseguirono il provvedimento di sequestro della discarica sentenziato dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere. I carabinieri del NOE inoltre provvederanno anche a notificare ben 12 avvisi di garanzia per vari reati, tra cui disastro ambientale, a carico dei dirigenti e dei tecnici che avevano responsabilità nell’apertura e nella gestione della discarica. Le varie analisi mostrarono come nella cava Mastropietro siano stati collocati numerossissimi rifiuti tossici, con quantità abnormi di metalli pesanti, carbonio organico e idrocarburi, che in mancanza di adeguate strutture per la raccolta del percolato hanno dato vita a veri e propri laghi di questo pericoloso liquido. Nonostante l’elevato rischio ambientale all’inizio del 2008, è stato istituito un nuovo sito all’interno dei capannoni dell’ex Uncar, sempre nell’area Lo Uttaro per lo stoccaggio dei rifiuti. Inoltre il decreto legge 90/2008 prevedeva la creazione di una nuova discarica all’interno della Cava Mastroianni, separata dalla discarica di Lo Uttaro solo da una sottile parete di tufo estremamente permeabile. Se tutto ciò non bastasse numerosi sono stati i tentativi per dissequestrare i suddetto sito di smaltimento rifiuti. Fortunatamente nel 2010, si è riusciti ad eliminare la Cava Mastroianni dai siti previsti per la creazione di discariche. Tutt’oggi la discarica di Lo Uttaro versa in condizioni di estrema pericolosità ambientale, aspettando una promessa e mai avvenuta bonifica. Inoltre, in data 11 agosto 2011, la Regione ha approvato la realizzazione di un sito di stoccaggio di rifiuti pericolosi e di stoccaggio e trattamento di rifiuti non pericolosi in questa stessa martoriata area. Fonte: www.ambienti.wordpress.com - Discarica di Bortolotto Di seguito si riporta una parte del Doc. XXIII n. 46-bis (precisamente la parte ottava da pag 85 a pag 90) redatto nel 2000, dalla Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno della mafia e delle altre associazioni criminali similari. Consorzio ce/4: discariche gemelle di Bortoloto La POLITICA di Castel Volturno non ha mai concepito l'Ambiente e la sua corretta utilizzazione come la grande occasione per rilanciare economicamente e socialmente il nostro territorio: l'Amministrazione SCALZONE ha avuto il merito di far fare questo salto di qualità: RICHIESTA AL GOVERNO DI DICHIARARE AREA DI CRISI AMBIENTALE IL LITORALE DOMITIO E L'AGRO A VERSANO; ANNULLAMENTO DELL'IMPIANTO DI ROTTAMAZIONE; PROBLEMATICA DELLE DISCARICHE GEMELLE Dl BOR TOLOTTO. L'inquinamento non è prodotto esclusivamente dalle discariche abusive dei privati. Il contributo maggiore lo danno le discariche pubbliche, specialmente quando vengono realizzate e gestite come quelle in località BORTOLOTTO. il COMUNE e la COMUNITÀ non hanno avuto diritto di parola e di controllo su quanto realizzato in quella zona in quanto l'ex Sindaco LUISE, prima eletto Presidente e poi nominato azzardatamente Commissario del CONSORZIO CE/4, utilizzando la carica di primo cittadino ha nascosto alle Istituzioni Comunali (Giunta e Consiglio) l'esistenza di una seconda discarica: normale in un periodo di emergenza dei rifiuti nella Regione Campania. Veniamo al dunque: il Sig. LUISE non riferisce al Consiglio Comunale i reali contenuti delle conferenze dei servizi in Prefettura. Il 3 agosto 1994 il COMMISSARIO Dl GOVERNO PER L'EMERGENZA RIFIUTI IN CAMPANIA, UMBERTO IMPROTA, approva il progetto esecutivo ed il relativo quadro economico, redatto dal Gruppo Tecnico ex AGENSUD, per i lavori di realizzazione della DISCARICA di I categoria, in località BORTOLOTTO, contestualmente alla dichiarazione di pubblica utilità ai sensi dell'articolo 1, Legge n 1/1978, al finanziamento dell'opera e all'approvazione del particellare di esproprio dandone ancora disposizione per la pubblicità in caso di eventuali reclami. I provvedimenti commissariali nn 2281/D1S, 2282/DIS, 2283/DIS, 2284/DIS e 2285/DIS sono acquisiti al protocollo del Comune di Castel Volturno in data 18.09.1994 e non arrivano mai in Consiglio Comunale. Il Consiglio Comunale che doveva approvare la modifica urbanistica dell'area interessata non lo fa. I provvedimenti commissariali per la verità non arrivano neanche all'Ufficio Tecnico Comunale rimanendo nella borsa dell'ex Sindaco e nell'Archivio dell'Ufficio di Gabinetto. Quindi in località BORTOLOTTO viene realizzata una seconda discarica, senza che nessuno Io sapesse. L'impianto è denominato «DISCARICA BORTOLOTTO» e sorge accanto all'impianto denominato «DISCARICA SO.GE.RI.» in località BORTOLOTTO. Non è un bisticcio di parole! Vi doveva essere confusione quando si parlava della «DISCARICA BORTOLOTTO». Ed, infatti, quando il 7 maggio 1997 quasi 500 cittadini presentano una petizione popolare per «la chiusura della seconda discarica realizzata in località BORTOLOTTO senza nessuna precauzione per la salute dei cittadini e per le condizioni igienico-sanitario degli abitanti della zona e senza rispetto della vocazione agricola dell'area e di quella turistico-balneare dell'intero litorale a pochi metri dell'impianto», il Sindaco emana un RENDE NOTO dal titolo emblematico«Dopo 30 anni chiude la Discarica BORTOLOTTO»: la cittadinanza e le forze politiche di maggioranza e di opposizione non dovevano sapere che l'impianto che aveva appena chiuso era quello aperto nel 1995, ed esaurito in appena 2 anni di attività, gestito dal Sindaco in qualità di commissario consorziale. LUISE equivocava, volutamente, con l'impianto denominato SO.GE.RI. aperto appunto 30 anni prima ma gestito dai Privati e chiuso nel 1994. Dove era il Prefetto SOTTILE, ben notiziato dai Cittadini e dai manifesti del sottoscrittori della petizione? La preoccupazione che ha avuto l'Amministrazione SCALZONE fin dal primo momento è stata quella di verificare se fosse stato avviato il Piano di Bonifica delle DISCARICHE GEMELLE chiuse nel 1994 (la prima) e nel 1997 (la seconda). Pur essendo finita la fase commissariale LUISE è tuttora Presidente del CONSORZIO CE/4, anche non avendone i titoli (carica di primo cittadino). Alcuni Consiglieri di Amministrazione si sono dimessi e non sono stati sostituiti. Pur avendo richiesto con più note sindacali trasparenza nella gestione e nei rapporti con i Comuni Consorziati il Prefetto di Caserta non chiarisce, non interviene, in un settore come quello dello smaltimento dei rifiuti dove la Commissione Parlamentare «CICLO DEI RIFIUTI ED ATTIVITÀ ILLECITE AD ESSO CONNESSE» ha denunciato la presenza della criminalità organizzata ed, ancora, dove il PRESIDENTECOMMISSARIO-PRESIDENTE detiene la carica abusivamente, non da garanzie di efficienza gestionale, di salvaguardia ambientale dei siti dove sono state realizzate le discariche e, soprattutto, ha parentele strette con esponenti della criminalità locale. Altra chicca. Il sub-commissario Ing. G. SPASIANO trasmette, con nota del 21.12.1994, ai Sindaci dei Comuni del Consorzio CE/4, la copia dello statuto e della convenzione consorziale per «l'opportuna conoscenza ed i provvedimenti conseguenziali». Questi atti, come quelli relativi alla Discarica denominata BORTOLOTTO, non arriveranno mai in Consiglio Comunale. Perché? I Cittadini e le Istituzioni Locali non dovevano conoscere della seconda discarica e delle modalità di gestione del Consorzio CE/4. L'Amministrazione SCALZONE nella seduta successiva a quella d'insediamento fa richiesta al governo di dichiarare area di crisi ambientale il LITORALE DOMITIO e l'AGRO AVERSANO e, finalmente, si prende atto di discarica, statuto e convenzione consorziale. CHE TRASPARENZA? Riteniamo che gli esposti e le accuse infondate a questa amministrazione siano finalizzato ad allontanare dalla GESTIONE LUISIANA del CONSORZIO CE/4 li controllo del Comune e della Magistratura. A tal proposito si rilevano numerose denunce, tra le quali quelle dell'allora Consigliere Comunale di opposizione RUSSO LUIGI, che rilevava nella denuncia, presentata il 20 maggio 1997 al Tribunale di S.Maria Capua Vetere nelle mani del Sostituto Procuratore Dott. ALESSANDRO D'ALESSIO, quanto segue: espletamento sistematico di gare d'appalto con metodo della trattativa privata, fuori dai casi che la legittimano, con la giustificazione dell'urgenza a tutela dell'igiene e della Sanità Pubblica, o mediante affidamento diretto per mezzo di ordinanze commissariali; sistematica riadozione di delibere annullate dal CORECO, trascurando i rilievi mossi dal Collegio; ingiustificata omissione nella gestione della Discarica, di ogni programmazione operativoamministrativa, la quale viene assunta poi a motivo figurato per il ricorso alla trattativa privata; circostanza che il CORECO di Caserta, con criterio non univoco, ha talvolta annullate talune delibere del Commissario LUISE e altre le ha approvate, ma adottando, in tal caso, provvedimenti a tipici; circostanza che PARENTE GIOVANNI, componente del CORECO, sia stato Revisore dei Conti presso il CONSORZIO CE/4 essendone stato nominato dal LUISE MARIO, il quale successivamente, all'atto delle dimissioni del PARENTE dal CONSORZIO per l'intervenuta nominata dal CORECO, nominava in sua sostituzione la moglie dello stesso, ROMANO PAOLINA, tutt'ora in carica; circostanza che il Commissario LUISE MARIO, benché i Consiglieri Comunali dei Comuni consorziati abbiano ampia libertà di accesso alle delibere consortili, sulla base sia de/la statuto dell'Ente che della legge ordinaria, forniva copia delle delibere richiestegli dal RUSSO LUIGI, ponendo in essere in tal modo un evidente tentativo di intimidazione. A tutt'oggi non si ha notizia su provvedimenti presi dal Sig. Prefetto dl Caserta, visto che la denuncia fu presentata alla Prefettura con raccomandata no 9049 ricevuta il 23 maggio 1997. Altre denunce e rilievi sono stati presentati dal Dirigente del Servizio Ecologia della Provincia di Caserta che provvede, con nota n 4124/EC del 19 giugno 1997, ad informare la Procura della Repubblica di S.Maria Capua Vetere di quanto segue: «Il Sig. LUISE MARIO, Commissario del Consorzio Intercomunale per lo Smaltimento dei Rifiuti del Bacino CE/4 che gestisce una Discarica di I Categoria sita in Loc. BORTOLOTTO di Castel Volturno, autorizzata con Ordinanza del Prefetto di Napoli - Commissario Straordinario per l'Emergenza Rifiuti in Regione Campania n P/11607/DIS del 10 aprile 1995 (appunto!) ha contravvenuto al disposto dell'articolo 27 del Dpr 915/82 e dell'articolo 51, comma 4, del Dlgs no 22 del 5 febbraio 1997 non rispettando le prescrizioni contenute nell'autorizzazione in particolare non provvedendo all'esecuzione delle analisi dell'acqua dei pozzi spia. Si precisa che il suddetto Consorzio, sin dall'attivazione dell'impianto avvenuta in data 12 aprile 1995. non ha mai provveduto ad eseguire tali analisi anche se diffidato all'esecuzione delle stesse con note no2420 del 6 febbraio 1996. nno 1397 e 1401 del 28 febbraio 1996». Il Prefetto di Napoli - Commissario Straordinario per l'Emergenza Rifiuti in Regione Campania - con nota n0 35259/015 del 5 febbraio 1998, inviata al CONSORZIO CE/4 e al Prefetto di Caserta evidenziando il difetto di legittimazione del Sig. LUISE a far parte dell'Assemblea Consorziale e di conseguenza, anche a ricoprire la carica di Commissario o Presidente (in quanto non più Sindaco), invitava lo stesso a procedere con ogni urgenza alla convocazione dell'Assemblea Consortile per l'Elezione del Presidente. A tutt'oggi il Sig. LUISE non ha ottemperato ricoprendo ancora (a suddetta carica gestendo senza nessun tipo di controllo un Bilancio di circa 18.000.000.000. Poiché il controllo sugli organi degli Enti Locali è di competenza della Prefettura. come ha ben dimostrato Sua Eccellenza per il Comune di Castel Volturno. e visto che le note e le denunce appena enunciate sono pervenute ai Sig. Prefetto. vorremmo chiedergli: Non le sembra una gestione alquanto curiosa? Non le pare che il Sig. LUISE gode di un'immunità prefettizia? Non sembra che la CAMORRA. già presente nel settore delle attività di smaltimento dei rifiuti nel Litorale Domitio, possa facilmente insinuarsi in un Ente gestito in questo modo? Impianto di rottamazione: Dopo le dimissioni degli 11 Consiglieri Comunali l'Assise non ha più nessun tipo di rappresentatività e proprio in quel periodo viene assunta una decisione che mortifica ulteriormente il territorio e l'ambiente di Castel Volturno. In località BORTOLOTTO viene prevista la realizzazione di un IMPIANTO Dl ROTTAMAZIONE ED AUTODEMOLIZIONE su di un'area di circa 102.000 mq. La Giunta LUISE questa volta fa le cose perbenino portando in Consiglio Comunale il progetto che comporta evidentemente una trasformazione urbanistica di una rilevante porzione del territorio comunale. Parliamo di una Discarica di Auto che copre le Discariche Gemelle di BORTOLOTTO. Si rappresenta che l'area interessata è di proprietà della «SOCIETÀ AGRICOLA - PONTE A MARE» dei Fratelli CECERE. Una delle sorelle è la moglie di CRISTOFORO COPPOLA, nel cui GRAND HOTEL(HOLIDAY INN) si riuniva il comitato elettorale PRO-LUISE alle Amministrative 1997. Il PATTO TERRITORIALE CASERTANO che doveva finanziare l'impianto boccia categoricamente lo stesso non ritenendolo funzionale agli interessi di promozione delle realtà locali. L'Amministrazione SCALZONE, nel pieno rispetto dei programma elettorale approvato dal 70% degli Elettori, ed alfine di evitare che l'impianto potesse essere realizzato con altri finanziamenti, distruggendo una delle zone più belle e produttive del settore Lattiero-Caseario della Regione Campania provvede all'annullamento degli atti ad esso relativi. In poche parole la realizzazione dell'impianto a fronte di un occupazione di circa 70 unità avrebbe comportato la distruzione di una zona agricola e la soppressione di un'attività produttiva che oggi coinvolge più di 500 famiglie occupate autonomamente nelle proprie aziende. Fonte : http://www.camera.it/_dati/leg13/lavori/doc/xxiii/046bis/d020.htm