Le relazioni in Dio: da ferite a feritoie
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Le relazioni in Dio: da ferite a feritoie
Veglia week-end 23-25 gennaio 2015 “Per darTi del Tu” Le relazioni in Dio: da ferite a feritoie Casa Mater Amabilis, Vicenza Figlie della Chiesa Introduzione G.Dio è amore! (1Gv 4,8) Dio ama me, te e ciascuno di noi. Questa è la realtà sconvolgente che Gesù Cristo ci ha rivelato: il Padre, accecato dall’immenso affetto per i suoi figli, non ha risparmiato il Suo Unigenito. Cosa vuol dire questo nella mia vita? Cosa cambia sentirmi profondamente accolto così come sono? Non è scontato sperimentare questa realtà che convive con tante sfumature che sembrano annebbiarla: sofferenza, 2 malattia, peccato, morte… L’amore di Dio è invece preveniente, previene perché ci ama per primo. Egli non pretende niente da noi. È un amore che non dobbiamo meritare o guadagnarci perché è gratis, totalmente gratuito. Lasciamoci incontrare dal Suo Amore, solo Lui è capace di far diventare le nostre ferite delle feritoie. Canto n. 39 “Fammi conoscere” G. Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo TUTTI. Amen - Le relazioni infrante Viene portata una rete aggrovigliata Dal libro della Genesi (4, 3-8) Caino presentò frutti del suolo come offerta al Signore, mentre Abele presentò a sua volta primogeniti del suo gregge e il loro grasso. Il Signore gradì Abele e la sua offerta, ma non gradì Caino e la sua offerta. Caino ne fu molto irritato e il suo volto era abbattuto. 6Il Signore disse allora a Caino: "Perché sei irritato e perché è abbattuto il tuo volto? Se agisci bene, non dovresti forse tenerlo alto? Ma se non agisci bene, il peccato è accovacciato alla tua porta; verso di te è il suo istinto, e tu lo dominerai". Caino parlò al fratello Abele. Mentre erano in campagna, Caino alzò la mano contro il fratello Abele e lo uccise. Misericordias Domini in aeternum cantabo Canterò in eterno la misericordia del Signore L’uomo si abitua al male e soprattutto la violenza (e ogni sua forma) può nutrire il male, farlo crescere fino alla negazione dell’altro, degli altri. Siamo sinceri con noi stessi: non arriviamo talvolta alla tentazione di voler vedere scomparire chi ci è nemico, di voler vedere escluso dal nostro orizzonte un altro che ci ha fatto del male? Non siamo tentati di ripagare con la stessa misura chi ci ha fatto soffrire? Abbiamo quasi un recondito desiderio di rispondere al male con il male, alla violenza con la violenza, alimentando così una spirale di odio e di vendetta che ben presto finisce per mostrare la 3 sua qualità mortifera. (Commenti di Enzo Bianchi, priore di Bose) Preghiamo a cori alterni il salmo 56 Pietà di me, pietà di me, o Dio, in te mi rifugio; mi rifugio all'ombra delle tue ali finché sia passato il pericolo. Invocherò Dio, l'Altissimo, Dio che mi fa il bene. Mandi dal cielo a salvarmi dalla mano dei miei persecutori, Dio mandi la sua fedeltà e la sua grazia. Io sono come in mezzo a leoni, che divorano gli uomini; i loro denti sono lance e frecce, la loro lingua spada affilata. Innàlzati sopra il cielo, o Dio, su tutta la terra la tua gloria. Hanno teso una rete ai miei piedi, mi hanno piegato, hanno scavato davanti a me una fossa e vi sono caduti. Gloria… Silenzio di meditazione Misericordias Domini in aeternum cantabo Canterò in eterno la misericordia del Signore Non dire: “Quel tale mi ha causato gravi danni, ha insidiato il mio patrimonio, si è appropriato del mio campo, ha ucciso mio figlio, mi ha procurato gravi disagi, mi ha gettato in carcere e consegnato alla morte: io non posso perdonarlo”. No, fratello amato, non dire così, ti prego. Quanto infatti perdonerai a tuo fratello, altrettanto e ancora di più, perdonerà a te il Signore… Pensa a quel tale che era debitore al Signore di 10.000 talenti e, quando senti dire “10.000 talenti”, pensa al fardello dei tuoi peccati. Quello, dopo che si fu prostrato ai piedi del Signore, dopo che lo ebbe 4 supplicato e si mostrò afflitto, dopo che ebbe ottenuto il condono di tutti i talenti, si ricordò dei torti subiti, NON perdonò al suo compagno di servizio e non ottenne il perdono, ma fu gettato nell'eterna Geenna. Il solo ricordo del male ricevuto ebbe il potere di condurlo a perdizione... La memoria dei torti ricevuti è una passione che brucia senza sosta nel cuore. E colui che è posseduto da questo male, sia quando si alza sia quando si corica, quando prega, quando è in cammino, mantiene sempre nel suo cuore questo veleno che agisce di continuo senza venire meno... Dove cresce la pianta dei torti ricevuti, là non c'è nulla che giovi, non digiuno, non preghiera, non lacrime, non confessione, non supplica, non verginità, non elemosina, non altro bene. Tutto infatti è annullato dal ricordo del male che hai ricevuto dal tuo fratello. (Anastasio il Sinaita, Discorso sulla Santa Eucarestia) Facciamo un breve momento di silenzio. Ciascuno può riprendere i brani appena ascoltati e ripetere ad alta voce una frase significativa. Terminato questo momento personalmente scriviamo sul foglietto che ci è stato consegnato una situazione, una relazione che ci crea disagio e sofferenza. Andremo poi a incastrarli nella rete aggrovigliata. - Luce nelle ferite 5 Canto di esposizione n. 63 “Mi affido a Te” Silenzio di adorazione In manus tua Pater commendo spiritum meum, in manus tuas Pater commendo spiritum meum All’interno del Popolo di Dio e nelle diverse comunità, quante guerre! Nel quartiere, nel posto di lavoro, quante guerre per invidie e gelosie, anche tra cristiani! T. “Signore se vuoi, puoi purificarmi!” (Mc 1,40) La mondanità spirituale porta alcuni cristiani ad essere in guerra con altri cristiani che si frappongono alla loro ricerca di potere, di prestigio, di piacere o di sicurezza economica. T. “Signore se vuoi, puoi purificarmi!” (Mc 1,40) Il mondo è lacerato dalle guerre e dalla violenza, o ferito da un diffuso individualismo che divide gli esseri umani e li pone l’uno contro l’altro ad inseguire il proprio benessere. T. “Signore se vuoi, puoi purificarmi!” (Mc 1,40) (Testi tratti da “Evangelii Gaudium” di papa Francesco) Dal Vangelo secondo Luca (7,36-39) Uno dei farisei lo invitò a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo. Vedendo questo , il fariseo che l'aveva invitato disse tra sé: "Se costui fosse un profeta, 6 saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!". Gesù con tutta la sua vita ha cercato di narrarci il volto di Dio, misericordioso e pietoso, lento all’ira e grande nell’amore, che perdona la colpa, la trasgressione e il peccato ad ognuno dei suoi figli. Cristo stesso ha vissuto, in prima persona, il perdono fino all’estremo. Perdono donato anche ai suoi carnefici. Pensate a questa scandalosa simultaneità: mentre noi odiamo Dio, Dio ci ama e ci perdona; mentre noi siamo peccatori, Dio ci riconcilia con Sé. Questo è il cristianesimo! Questo è lo scandalo della croce, e solo nella folla logica della croce si può comprendere il perdono di Dio verso di noi, e quindi il nostro perdono verso noi stessi e gli altri. Noi umani abbiamo però un dono ben più grande: la capacità di “umanizzarci” sempre più, in vista di una vita piena di senso e segnata dalla ricerca della convivenza serena. Dobbiamo impedire la vittoria del male su di noi e la spirale di violenza che e consegue: è qui che si colloca il perdono, che è innanzitutto, umanamente un’interruzione del male, un porre un argine al male, un dire no a una logica di morte. Enzo Bianchi Silenzio di meditazione Dal Vangelo secondo Luca (7,44-50) E, volgendosi verso la donna, disse a Simone: "Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato l'acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non hai unto con olio il mio capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo . Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco". Poi disse a lei: "I tuoi peccati sono perdonati". Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: "Chi è costui che perdona anche i peccati?". Ma egli disse alla donna: "La tua fede ti ha salvata; va' in pace!". Il male commesso è irreversibile, resta male anche dopo il perdono, ma può essere trasceso. Con il perdono, chi ha subito il male irreversibile ricrea le condizioni per un nuovo inizio nella relazione con l’altro: questa è l’azione dello Spirito Santo il quale è “perdono che ricrea la vita là dove c’è la morte, che rimette in piedi chi è caduto, che fa di un peccatore una creatura nuova”. Enzo Bianchi 7 Ascoltiamo la testimonianza di chi, con l’aiuto di Dio, ha trasceso il male ricevuto. “Difficile dimenticare il fatto gravissimo ricordato come la "strage di Erba", accaduto lunedì 11 dicembre 2006: intorno alle ore 20,00 il Signor Carlo Castagna è a casa sua e sta aspettando il ritorno della moglie Paola, che ha accompagnato il piccolo nipotino Youssef dalla figlia Raffaella. La follia di due vicini di casa priverà per sempre Carlo Castagna della presenza visiva di moglie, figlia e nipotino, e di una quarta persona abitante nello stesso cortile. Il Sig. Castagna si chiude nel suo lutto e lascia trapelare una parola che fa il giro del mondo "perdono". Molti noti intellettuali del mondo della cultura, dei mass media, non compresero questa posizione "arrendevole". Oltre l'orrore suscitato da quelle morti, la strage di Erba lasciò nelle coscienze "qualcosa", che va sicuramente ricercata nell'uomo che di quel perdono è stato capace. Castagna, con la sua grande fede testimoniata fino in fondo, farà capire a molti di coloro che non comprendevano, quanto questa sua posizione è la più coraggiosa e ragionevole che ogni uomo possa esprimere. «... Dio mi ha dato la forza del perdono e la lucidità di capire che ero a un bivio. Ho preso la strada giusta, altrimenti sarei entrato anch'io nelle tenebre". Ha scelto di non lasciarsi vincere dal rancore e dalla vendetta per poter continuare a vivere, per poter continuare a dire il /Padre Nostro/, -"... rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori ..."-, arrivando a «desiderare e sperare che chi è colpevole possa un giorno chiedere perdono a Colui che solo può donare la pace nei cuori». «...la fede è un dono che va continuamente ricercato» ci ricorda Castagna. Egli testimonia sicuramente la "grazia" di un dono ricevuto dall'alto, ma reso evidente per la libertà con cui è stato 8 accettato; una libertà umana che ha vissuto fino in fondo la realtà, senza sconti, senza aver mai ceduto alla tentazione di ridurre il proprio desiderio di bene e felicità. E' l'educazione di una vita intera che permette di «... non fermarsi al fatto e di non chiudersi a riccio, di non rendere -continua Castagna- il mio cuore di pietra ma di lasciarlo ancora battere, un cuore di carne; ecco il dono della fede mi ha permesso di vivere una esperienza che altrimenti, mi avrebbe fatto morire interiormente, mi avrebbe tolto la speranza di credere ancora nel prossimo, nella vita».” Silenzio di meditazione G. Il Signore ci dimostra la larghezza del suo Amore nell’infinita misericordia. A Lui possiamo andare senza timore, sapendo di essere sempre accolti, perdonati e redenti. Offriamo ora le fatiche che sono incastrate fra le rete. Bruciamole nel fuoco che vince il male. Canto n. 78 “Re di gloria” Preghiamo insieme: “Non tramonti il sole sopra la nostra ira, per non dare spazio al diavolo. Fa’, o Padre, che nessuna parola cattiva esca dalla nostra bocca, ma piuttosto parole buone che possano servire per l’edificazione, giovando a quelli che ci ascoltano. Scompaia da noi ogni asprezza, sdegno, ira. Fa’ che siamo invece benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandoci a vicenda come Tu hai perdonato a noi in Cristo.” (Cfr. Ef 4, 26-27.31-32) Padre nostro… Canto n. 74 “Popoli tutti acclamate”