La gestione della sicurezza della città: il punto di vista della

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La gestione della sicurezza della città: il punto di vista della
La gestione della sicurezza della città: il punto di vista della
Polizia Locale
Ildebrando VOLPI
“Il mondo si muove se noi ci muoviamo, si muta se noi ci mutiamo, si fa
nuovo se qualcuno si fa nuova creatura, imbarbarisce se scateniamo la
belva che è in ognuno di noi. L’«ordine nuovo» incomincia se qualcuno si
sforza di divenire un «uomo nuovo». La primavera incomincia con il
primo fiore, il giorno con il primo barlume, la notte con la prima stella, il
torrente con la prima goccia, il fuoco con la prima scintilla, l’amore con
il primo sogno.
P. Mazzolari Impegno con Cristo 1943.
I numerosi sondaggi commissionati dagli Enti Locali riguardo la paura per la criminalità e la
diffusione del senso di insicurezza tra i cittadini rilevano per la maggioranza degli intervistati tre
priorità:
più efficace presenza di Forze dell’Ordine sul territorio.
allontanamento dai centri urbani degli immigrati clandestini.
maggiori poteri ai Sindaci riguardo al controllo della città.
Queste indicazioni - ed in particolare l’ultima – sono state raccolte in varie città, dove i
Sindaci, forti della maggiore rappresentatività e visibilità loro derivanti dall’elezione diretta, si sono
fatti portatori di iniziative concrete volte a soddisfare il crescente bisogno di sicurezza dei cittadini.
Si è assistito così ad un progressivo ampliamento delle competenze della Polizia Locale in
campi sino al passato di esclusivo appannaggio delle agenzie formali di sicurezza.
Questa invadenza, originata come detto sopra dal nuovo ruolo assunto dai Sindaci, non è
stata del tutto indolore e soprattutto ha evidenziato, come in ogni nuova esperienza, pregi e difetti.
Gli aspetti maggiormente negativi riguardano:
o il distoglimento di consistenti forze dal controllo delle strade al controllo del territorio . La
questione non è di poco conto sol che si pensi che nei Comuni gli unici operatori di fatto preposti al
controllo del rispetto delle norme del Codice della Strada sono gli agenti di Polizia Locale. L’averli
impiegati in altri compiti ha determinato paradossalmente un impoverimento della percezione
minima di legalità. Infatti l’impunità conseguente alle violazioni delle norme del Codice della
Strada, la cui inosservanza non è purtroppo ancora avvertita come disvalore, ha sprigionato un
senso di sicurezza automobilistica spesso foriero di azzardi viabilistici pericolosissimi.
o Un atteggiamento di progressiva ritirata, da parte delle agenzie formali di sicurezza, dai
compiti tradizionali di prevenzione e repressione dei fatti delittuosi meno appaganti dal punto di
vista investigativo, senza che a ciò contestualmente sia corrisposto un’adeguata preparazione
professionale da parte degli agenti di Polizia Locale surrogatisi in tale compito.
o La mancata focalizzazione delle problematiche vere che hanno spinto i Sindaci a scendere in
campo direttamente in materia di sicurezza. Si possono enucleare mille argomenti per suffragare la
ragione del loro intervento, spesso diretto, in tema di sicurezza (maggior visibilità, pressanti
richieste dei cittadini, impulso federalista ecc). La ragione ultima è la debolezza delle politiche di
contrasto poste in essere nei vari anni dal Ministero dell’Interno e della Giustizia ( mancanza di
coordinamento delle Forze di Polizia, lentezza della giustizia ecc.). Lo scarso interesse dello Stato
al “bene sicurezza” non ha consentito un tempestivo investimento politico e culturale sul fenomeno
dell’insicurezza. Ciò ha comportato il permanere di uno scarso livello di conoscenza del fenomeno
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della criminalità diffusa tra gli apparati deputati a combattere l’illegalità, che si discosta di poco dal
senso comune. Su tale scenario è evidente che la scelta dei Sindaci di farsi carico dei problemi della
sicurezza delle città se da un lato li ha resi più visibili e protagonisti della qualità della vita
cittadina, dall’altro li proietta fra dinamiche e meccanismi ancora in gran parte sconosciuti all’ente
locale.
Accanto a questi difetti alcun pregi sono comunque emersi:
o è venuto meno il principio che la sicurezza sia solo appannaggio dello Stato. Si è rilevato
infatti che le speranze di controllo delle dinamiche della criminalità sono concentrate su due
attenzioni istituzionali: da un lato «sulla salvaguardia degli equilibri della città, della cura a
non stravolgerne l’identità e i valori ambientali, insieme alla facilità d’uso da parte dei
cittadini» dall’altro «sulla qualità dell’offerta di sicurezza pubblica, il che equivale a dire il
suo attagliarsi “su misura” alla configurazione delle città e alle puntuali criticità che la
“domanda di sicurezza”, i cittadini, segnala» (Fiasco, 1999).
In questa dinamica elementare, solitamente trascurata, gli Enti Locali spesso ignorano la
propria duplice posizione di espressione collettiva della domanda di sicurezza ed allo stesso tempo
di erogatori di una parte dell’offerta attraverso il servizio di polizia locale.
Ed è proprio a questo riguardo che i Comuni, le Province e le Regioni, che si sono muniti di
progetti sulla sicurezza, hanno deciso di impegnarsi nella scelta di “fare qualità” in un servizio che
comunque attiene alla sicurezza da qualificarsi urbana – da intendersi come idea ben distinta da
quella di sicurezza pubblica, di cui altri organi hanno la responsabilità – cioè come «insieme delle
forme di controllo sia istituzionale e sia sociale che si sviluppano in diretta correlazione alla qualità
della vita nella città» (Fiasco, 1999).
E dunque nell’affrontare questo tipo di problemi fa buon gioco il duplice aspetto dell’Ente
Locale che domanda ed al contempo offre sicurezza. Infatti la credibilità dell’offerta – del servizio
di Polizia Locale – peserà nella forza del domandare sicurezza, per conto dei cittadini, agli altri
organismi istituzionali competenti e viceversa in una sorta di «interazione mutualmente
responsabilizzante» (Fiasco, 1999).
È evidente che la gestione municipale e quella degli apparati del controllo formale dovranno
adottare linee di comunicazione e cooperazione nelle scelte in vista di un’offerta maggiormente
qualificata che non potrà limitarsi alla tradizionale affermazione – a volte simbolica, altre effettiva –
dell’ordine pubblico, ma dovrà tradursi nella produzione del bene “sicurezza del cittadino”.
o Ci si è accorti che i Vigili Urbani possono e debbono fare di più e meglio nel rispetto delle
competenze, funzioni e professionalità che già possiedono. Questo processo apre inedite
prospettive di lavoro per tutte le amministrazioni pubbliche che sono chiamate a dare
risposte in termini di risultato, attraverso la gestione e la produzione di servizi efficaci ed
apprezzati dai cittadini (a tutt’oggi mai coinvolti nella valutazione) e a non limitarsi, come si
è fatto sinora, a proiezioni simboliche magari vestite da norme penali più severe o maggiori
dotazioni di uomini e strumenti, senza verificare l’effettività dei risultati e la congruenza fra
investimenti finanziari e rendimento del servizio.
o È emersa l’esigenza di fare chiarezza una volta per tutte sul “chi fa cosa” tra Polizie Statali e
Polizie Locali. A tal riguardo le esperienze finora intraprese consentono di fare un bilancio e
delimitare un sicuro punto di partenza. Ciò che le Polizie Locali non devono fare è
sicuramente replicare le competenze già in essere a Polizia di Stato e Carabinieri. Dette due
Agenzie formali di sicurezza già adesso fondano la ragione della loro diversificazione non
tanto su un criterio contenutistico ma di sfera territoriale di azione. Più Carabinieri in
provincia, più Polizia di Stato in città. Trattandosi di forze di polizia a competenza generale
l’unico criterio è la diversa competenza territoriale questo però come prassi, senza necessità
di disciplina normativa, per evitare inutili barricate di gelosia. La Guardia di Finanza come è
noto è forza di polizia a competenza specifica in materia tributaria, anche se ancora
eccessivi sono i campi in cui dovrebbe fare vistose retromarce (droga?).
Su cosa allora le polizie locali debbono concentrarsi:
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A. l’esperienza dei vigili di quartiere e le informazioni anagrafiche. Giusto per essere
concreti, ripercorriamo l’esperienza del vigile di quartiere nella città di Mantova. Tale esperienza
può offrire utili contributi più che le generiche considerazioni che solitamente si fanno.
Si consideri, infatti, che l’attività dei Vigili di Quartiere in questa città si è sviluppata
approfondendo le tematiche espresse negli obiettivi originari del progetto:
o sviluppo di una conoscenza del territorio e delle sue caratteristiche attraverso
la raccolta e la gestione delle informazioni;
o enucleazione di problemi o indagini particolari;
o costante rapporto con le persone che abitano il territorio;
o coinvolgimento degli enti interessati;
o sviluppo di una specifica sensibilità professionale;
o sviluppo di controlli stradali mirati alla sicurezza stradale e opera preventiva
di sicurezza.
Attraverso un semplice sistema di codifica delle procedure, le segnalazioni ricevute da
cittadini o da enti oppure frutto dell’attività diretta svolta d’iniziativa dagli operatori innescano una
serie di accertamenti, contatti, indagini, azioni che portano alla risoluzione del problema o alla
sollecitazione dell’ente interessato.
Paesaggio urbano e
cura del territorio
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4
3
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Segnaletica
stradale
Informazioni
Interventi per
animali
Strade, arredo,
infrastrutture,
illuminazione
Rifiuti,
discariche,
disordini igienici
Strade,
manutenzione e
viabilità
Giardini e parchi
pubblici, cura,
infrastrutture,
illuminazione
Stabili, problemi
strutturali o
infrastrutturali
Strade, pulizia e
cura
Pubblica
sicurezza,
spaccio di droga
Stabili, spazi
comuni e
convivenza
Circolazione,
sosta selvaggia o
intralcio o
pericolo
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3
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3
2
1
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3
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Convivenza,
integrazione
Sicurezza controllo
sociale
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Circolazione
stradale
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Circolazione,
viabilità
Autoveicoli
abbandonati
Stabili comunali,
controllo
Stabili, aree e
infrastrutture
private,
danneggiamento
Stabili, aree e
infrastrutture
private, pulizia e
cura
Informazioni
anagrafiche
Barriere
architettoniche
Circolazione,
disordini
Circolazione,
transito autocarri
Circolazione,
velocità
pericolosa
Controllo ztl
Disagio sociale
in genere
Dissidi tra privati
Locali pubblici
rumorosi
Prostituzione
Strade, aree e
infrastrutture
pubbliche,
danneggiamento
Verifica cantieri
edili
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Le segnalazioni hanno un peso molto importante poiché consentono di concentrare l’attività
del vigile di quartiere su microargomenti definiti e di precisare così, non solo le proprie competenze
ma di giungere velocemente a risultati concreti che sono il coronamento della parte forse più
importante del suo lavoro: conoscere e farsi conoscere; raccogliere informazioni per produrre una
conoscenza del territorio, delle sue problematiche e delle sue tematiche, operare il controllo sociale
favorendo l’integrazione e la collaborazione dei cittadini, sensibilizzando enti e opinione pubblica,
ricercando soluzioni per la gestione operativa del territorio in termini di sicurezza, ma non solo,
anche in termini di qualità della vita; produrre conoscenza per esorcizzare timori o sensazioni di
paura che possono emergere dall’ignoranza dei soggetti e degli avvenimenti che popolano
l’immaginario quotidiano; costruire un senso di sicurezza presenziando e conoscendo a fondo il
territorio e le sue dinamiche. Attraverso le segnalazioni, il Vigile di Quartiere impara a conoscere
capillarmente il territorio e i suoi abitanti, entra nelle case, raccoglie informazioni, si presenta come
un punto di riferimento istituzionale e comunitario: ascolta, focalizza problemi, consiglia, pianifica
la propria presenza, affina la propria sensibilità non solo professionale. Le segnalazioni ricevute
suddivise per argomenti danno il quadro sinottico sopra riportato.
I dati raccolti, la frequentazione delle strade e dei quartieri, l’esperienza accumulata dai
Vigili nel loro operare quotidiano danno indicazioni pratiche, al di là delle mode politiche, dei
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comitati e dei vari interessi personali o mediatici, circa le emergenze che i vari quartieri mostrano
nelle loro fisionomiche vicissitudini. Ecco le domande a cui, ci si riferisce alla città di Mantova e al
suo territorio circoscrizionale, bisognerà dare risposta:
Circoscrizione 2. Sicurezza (effettiva) - viabilità. Una realtà complessa, densamente
frequentata, che meriterà in futuro di essere oggetto di ampliamenti
anche quantitativi della nostra attività.
Circoscrizione 3. Arredo urbano.
Circoscrizione 4. Viabilità - prostituzione.
Circoscrizione 5. Arredo urbano - sicurezza (psicologica) - convivenza e integrazione. Servirà
riorientare la percezione del quartiere sia all’interno che all’esterno,
lavorando su progetti sinergici che incidano a vari livelli per far fronte
da un lato a strumentalizzazioni o gap comunicativi e dall’altro per
riqualificare il centro effettivo di Lunetta: la piazza sopraelevata di viale
Veneto.
Grazie pertanto all’organizzazione datasi i Vigili di Quartiere sono stati in grado di penetrare
nel tessuto più sensibile della città (le case dei cittadini) e percepire umori, sentimenti e bisogni da
tradurre in concrete linee di azione per il governo del territorio.
B. Gli studi dei processi criminosi e l’indagine del loro evolversi. Infatti se i primi
cittadini vorranno farsi traduttori ed esprimere con cognizioni di causa la domanda di sicurezza dei
loro amministrati – sia nei Comitati Provinciali per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica che in altre sedi
istituzionali – dovranno essere in grado, innanzi tutto, di conoscerne le relative componenti così da
poter distinguere le minacce effettive dalle semplici percezioni. Allo stesso modo dovranno essere
in grado di valutare quando all’origine del senso di insicurezza vi sono condizioni di degrado della
città, inciviltà, luoghi del tessuto urbano ormai abbandonati e quando invece vi sono tipi di
criminalità attratti da particolari caratteristiche del Comune, da attività produttive o commerciali, da
strutture viarie o dall’insieme dei city users che quotidianamente entrano in città. Inoltre, accanto
allo studio degli elementi strutturali del territorio urbano e delle componenti del senso di insicurezza
diffuso tra i cittadini, il Sindaco dovrà operare una ricognizione delle disponibilità delle risorse di
controllo su cui può far conto. Infatti molto spesso l’Amministrazione cittadina non conosce a
fondo di quali e quanti apparati dispone né, soprattutto, ne conosce gli indirizzi, le finalità, le
priorità, gli obiettivi proposti ed i risultati raggiunti. Quindi il Sindaco se non vorrà limitarsi a
prospettare – in sede di Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica – i problemi della
città, rivestendo un ruolo ancora una volta passivo, dovrà affrontare la questione criminalità con
competenza e cercare di comprendere se i vari apparati istituzionali del controllo formale sono
dotati di strategie appropriate per le forme di criminalità presenti nel contesto cittadino. Questo
implica assunzione di precise responsabilità anche al momento delle scelte amministrative che non
potranno più prescindere dall’analisi dell’impianto e delle possibili ricadute sull’evoluzione della
delinquenza.
Occorre quindi darsi degli obiettivi.
Il primo obiettivo è definire confini e problema della sicurezza urbana: la documentazione e
l’esperienza attuate concordano nel rilevare la sua complessità e la difficoltà di descriverlo sia sul
versante dei fatti, sia su quello della percezione.
Siccome il problema non può essere ridotto alle sole azioni definibili come criminali ma è
legato alla qualità dell’ambiente, dei servizi e delle relazioni tra persone e gruppi sociali, è ormai
certo che non è più sufficiente l’intervento esclusivamente repressivo. Ed è quindi in questa
prospettiva che si collocano gli obbiettivi strategici:
o riduzione degli atti criminali
o cambiamento della percezione del rischio.
Tali obbiettivi sono tra loro strettamente legati e inscindibili e ciò emerge dai numerosi studi
e progetti svolti, soprattutto, nei paesi anglosassoni e in quelli del nord Europa. La crescente
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domanda di sicurezza non dipende solo dalla frequenza di atti criminali, ma anche dalla percezione
di insicurezza dovuta alla soprastima di alcuni fenomeni criminali (soprattutto reati di tipo violento)
e al contestuale ridursi della coesione sociale e del senso di solidarietà tra cittadini. Si crea così
questo circolo vizioso:
insicurezza dovuta alla sovrastima del rischio criminale ? minor coesione sociale ?
maggior criminalità ? aumento dell’insicurezza
Ciò comporta la scelta obbligata di fornire una informazione più puntuale, ma anche di
incrementare la coesione sociale attraverso interventi articolati su più fronti: dalla prevenzione alla
vivibilità.
Infatti non sempre vi è una perfetta coincidenza tra il rischio concreto di essere vittima di
reati e rischio oggettivo. Spesso si reputa che nella propria città o nel proprio quartiere vengano
compiuti molti reati, con l’effetto di ritenere i luoghi in cui si vive ancora più insicuri di quanto lo
siano in realtà. Questo dipende, il più delle volte, dal fatto che non si dispone di una informazione
immediata e semplice di come, dove e quando i reati vengono commessi. Neppure le informazioni
ricavabili dai dati forniti dall’ISTAT possono essere utilizzati per una analisi precisa e scientifica.
Occorre, pertanto, costruire una banca dati che consenta di comprendere le dinamiche e le
modifiche quantitative dei fenomeni criminali e che costituirà un punto di partenza attendibile per
stabilire il dove e il come intervenire. A tal scopo, fra i vari sistemi di rilevazione dei dati, si
potranno utilizzare anche questionari per valutare la percezione del rischio.
In tale direzione la costituzione di un Osservatorio della Sicurezza all’interno della Polizia
Locale potrà rispondere a due bisogni fondamentali:
conoscere le articolazioni del problema devianza-criminalità-sicurezza
predisporre le iniziative di ricerca e documentazione finalizzate ad una più efficace ed efficiente
azione di prevenzione e di controllo della criminalità nell’area di interesse.
L’Osservatorio sulla Sicurezza quindi come luogo di riflessione e di proposta. A tal uopo
vuole costituire, da una parte, un ambito di aggregazione delle esperienze scientifiche e
professionali sui temi della criminalità e della sicurezza urbana, sviluppati in Italia e all’estero, e,
dall’altra rappresentare l’interlocutore di tutte quelle istituzioni che, nei settori pubblici e privati si
occupano dei temi della criminalità e della sicurezza. Occorre quindi considerare che la costituzione
dell’Osservatorio ha una specifica finalità di ricerca e di approfondimento scientifico in un settore,
quello della conoscenza della criminalità nel territorio, che presenta oggi caratteristiche strategiche
per le sue possibili applicazioni alle politiche di prevenzione e controllo.
In particolare l’attività dell’Osservatorio dovrà raggiungere i seguenti obbiettivi:
o studiare ed elaborare metodologie di ricerca nel settore della criminologia e della ricerca
giuridica/sociale, creare cioè conoscenza scientifica;
o applicare queste metodologie alla soluzione dei problemi legati alla criminalità nel territorio.
C. L’affermazione della legalità mediante l’applicazione delle sanzioni previste dal
Codice della Strada a cura degli operatori di Polizia Locale. L’insegnamento evangelico “….chi è
fedele nel poco è fedele nel molto….” vale non solo per la morale, ma anche per la giustizia e più
ancora per la legalità.
Il primo momento in cui ogni cittadino può dimostrare il desiderio di rispettare le regole è
quando, a vario titolo, impegna la strada (pedone, ciclista, automobilista ecc). Ed è in quel momento
(violazione regola del Codice della Strada) che l’intervento repressivo del Vigile determina il
massimo di beneficio preventivo (tanto più se il contravventore è giovane) che può estendersi anche
al rispetto di regole la cui violazione ha maggior disvalore morale e sociale come nel caso delle
norme penali. Oggi invece si assiste paradossalmente ad un percorso inverso. Poiché infatti violare
importanti norme penali (reati contro la persona) è considerato disdicevole anche se si è portati ad
individuare giustificazioni di ogni genere per distribuire su vari livelli le responsabilità individuali
(scuola, società, educazione dei genitori ecc.) è evidente che il violare le norme del Codice della
Strada non è considerato neppure violazione da molti cittadini.
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Che bello se fosse tutto il contrario e se passare con il rosso fosse avvertito come un crimine
al pari di sparare all’impazzata ad altezza d’uomo (gli effetti sono più o meno identici: il rischio di
ammazzare qualcuno).
Meditiamo, e impegniamo i Vigili Urbani nei compiti che sanno fare: affermare la legalità,
quella elementare, che tutti comprendono.
Bibliografia
Fiasco M., (1999), “il Comune regista della qualità urbana”, Guida agli Enti Locali – Il Sole 24ore,
n.4.
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