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Borgia
Cariati
Lago
Mirto Crosia
Rossano
Scandale
S. Giovanni in Fiore
Sommario
ROSSANO
GLI SPECIALI DI
CALABRIA PRODUTTIVA
06
supplemento alla rivista Calabria Produttiva
Anno 5 - N¡2
CARIATI
14
MIRTO CROSIA
22
in copertina: Tramonto sul mar Jonio - ph. piesse
www.calabriaproduttiva.it ¥ [email protected]
Editrice
BIG AGENCY Surl
Montalto Uffugo (CS)
Tel. e fax 0984 937073
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SAN GIOVANNI IN FIORE
30
Amministratore unico
PIERO SCIAMMARELLA
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Direttore Responsabile
ADELE FILICE
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LAGO
Amministrazione e Redazione
Montalto Uffugo (CS)
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Testi
Archivio Calabria Produttiva
Ricette
Titta Trua
SCANDALE
38
Fotografie
A. Caranto - C. Candiloro - Piesse
Impaginazione
MCF MULTIMEDIA - Cosenza
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BORGIA
46
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STAB. TIP. DE ROSE
Montalto Uffugo (CS)
2005 ' Big Agency Surl
Tutti i diritti riservati.
Testi, fotografie e disegni contenuti in questo
numero non possono essere riprodotti, neppure
parzialmente senza l’autorizzazione scritta dell’editore.
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Giugno 2005
SPECIALE ROSSANO
La bisanzio
di Calabria
Giugno 2005
SPECIALE ROSSANO
onosciuta anche con
gli appellativi di la
“città bizantina” o la
“Ravenna del Sud”,
Rossano è un’estesa cittadina dello Jonio, in provincia di Cosenza.
La vicinanza a Sibari fa
ipotizzare che, in epoca
magno-greca, gravitasse
nell’orbita sibarita.
Altra ipotesi, che darebbe
un’origine anche al toponimo, è quella avanzata dall’archeologo Paolo Orsi
che vuole far derivare le
origini della città dall’edificazione di una villa
romana appartenente alla
gens Roscia. In ogni caso,
alcuni documenti attestano
l’esistenza di Rossano
C
intorno al IV secolo dopo
Cristo; qualche storico dell’antichità, anzi, parla di
Rossano come scalo di
Turio; quindi l’espansione
della città verso la collina
sarebbe da datare in epoche successive.
Intorno al 900, a Rossano,
nacque San Nilo, monaco,
studioso, letterato, che
permeò profondamente
l’atmosfera religiosa della
città con la sua vita eremitica ed i suoi studi, avendovi trascorso molta parte
della sua esistenza ed
avendone celebrato ricchezza e grandezza; ed è
per opera di un altro figlio
di Rossano, San
Bartolomeo, che si conosce
Il monumento (particolare) - ph. Caranto
La Centrale Termo Elettrica - ph. piesse
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Il municipio - ph. Caranto
la vita di San Nilo. Terra
di santi e di fede, dunque,
Rossano resistette a molti
attacchi saraceni, ma
dovette soccombere ad un
forte terremoto che la
distrusse, quasi alla fine
del 900.
San Nilo fu testimone
della ripresa economica
della città, grazie all’attività agricola che produceva principalmente miele,
cereali e vino; alla pastorizia che poteva contare
sulle immense riserve di
foraggio dei vicini pascoli
silani. I quali fornivano
anche pregiato legname,
materia prima per la
costruzione di barche che,
a loro volta, venivano
impiegate in un’altra
importante attività come
la pesca.
Con la dominazione normanna e la presenza del
Guiscardo, le condizioni
della città subirono alcune
modifiche. Risale a questo
periodo l’edificazione del
castello. Sotto la signoria
di Roberto d’Angiò la città
visse un altro momento
florido, grazie anche alla
presenza, sul territorio, di
un buon numero di casali
e di una comunità ebraica.
In piena epoca medievale,
la popolazione subì un
forte calo, ed ancora un
secolo dopo le condizioni
non erano granchè mutate.
Qualche decennio dopo, la
città diventò un feudo,
cominciando così la sua
epopea baronale e andando in mano ad una Ruffo.
Nei secoli successivi vi fu
un alternarsi di signorie
che videro Rossano feudo
di Ludovico il Moro, poi
di Isabella d’Aragona, poi
di una Sforza, ed alla
morte di quest’ultima il
feudo ritornò sotto il
governo reale. Intanto, le
condizioni economiche e
demografiche erano andate migliorando e intorno
alla metà del 1500 la città
poteva considerarsi la più
popolosa di tutta la
Calabria Citra. Oltre alla
popolazione, Rossano era
fiorente di commerci e di
attività marittime che gravitavano intorno alla Torre
Sant’Angelo.
I corsi e i ricorsi storici di
vichiana memoria, fecero
registrare un nuovo periodo di crisi, per la città, agli
inizi del 1600.
Diminuì la popolazione,
aumentarono gli appartenenti al ceto ecclesiastico la carriera religiosa era
forse considerata più sicura rispetto ad altre e fonte
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SPECIALE ROSSANO
Rossano divenne quindi
dei quattro distretti
in cui era divisa la
Calabria.
A reggerne le sorti fu chiamato Domenico Vanni che,
con la sua guida, tentò di
dare alla città un nuovo
assetto urbano. La restaurazione operata dai
Borbone e l’indisponibilità
economica non consentirono tutti questi benefici
cambiamenti. Il terremoto
del 1836 contribuì in qualche modo ad appesantire
le condizioni economiche.
Con l’unità d’Italia e le
mutate condizioni politiche e sociali, Rossano fu
amministrata da una serie
di politici che la portarono
a rivivere gli antichi splendori dei secoli passati. La
costruzione della ferrovia
favorì il popolamento del
territorio vallivo e costiero. Si creò, quindi, un’altra
Rossano, quello dello
Scalo e poi un’altra ancora, ad opera dei numerosi
cittadini emigrati in
Argentina.
Il flusso migratorio favorì
a quel tempo (inizi del
Novecento) la ripresa dell’economia, grazie anche
Il Leone di S. Marco - ph. Caranto uno
di maggiori rendite - mentre molti signori impoveriti dai debiti, migravano
verso altri paesi.
Ai primi del 1700 il principe Carafa ottenne Rossano
come dominio ma qualche
anno più tardi lo dovette
cedere ai Borghese.
Quando la città ritornò
sotto i Ruffo il governo fu
allargato anche ai borghesi
ed ad alcuni rappresentanti delle maestranze artigiane; ciò provocò una sorta
di benefica rivoluzione che
facilitava il lavoro dei
Francesi, nella costituzione
dei Comuni.
L’ingresso al governo dell’alta borghesia favorì l’a-
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malgama sociale che vedeva nel ceto nobile e nei ricchi commercianti, non di
rado anche intellettuali, la
nuova classe dominante,
sicuramente più aperta ed
illuminata dei feudatari di
vecchio stampo.
Ebbe origine in questo
periodo, per quanto
riguarda il caso specifico
di Rossano, la nascita della
ricca borghesia agraria,
facilitata nella sua espansione anche dalle condizioni più facili per l’acquisto di possedimenti prima
appartenuti ai feudatari o
facenti parti del patrimonio ecclesiastico.
Fedele alla Francia,
alle rimesse dall’estero.
Subito dopo la caduta del
regime fascista, Rossano
tornò ad esprimere le sue
simpatie ai governi di sinistra ma nonostante il forte
impegno amministrativo e
sociale dei rappresentanti
politici, le condizioni economiche, davvero gravi,
continuarono a perdurare.
Con i finanziamenti pubblici previsti dalla legge
speciale sulla Calabria, il
Comune riuscì in qualche
modo a risollevare le condizioni economiche.
La storia più recente di
Rossano descrive una città
che si sta evolvendo, da
un punto di vista economico e sociale. L’economia
rossanese è molto ben rappresentata dal settore agricolo; davvero estese le coltivazioni di agrumeti ed
oliveti; un elemento di
spicco è la produzione
tipica di una varietà di
oliva, detta appunto “la
dolce di Rossano”. Di conseguenza è rilevante l’attività delle aziende di trasformazione, soprattutto
quella olearia e quella conserviera.
Nota, da qualche anno
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SPECIALE ROSSANO
L?orologio (visto da S. Bernardino) - ph. Caranto
anche fuori nazione, la
produzione di agrumi e di
clementini, ormai richiestissimi dappertutto ma
che devono sfidare la concorrenza, molto spesso
sleale, di altri Paesi dell’area mediterranea.
Una menzione a parte, per
i settori che coinvolge
simultaneamente - si spazia infatti dall’agricoltura
alla lavorazione e conservazione alimentare, dalla
cultura al turismo - merita
l’industria della liquirizia,
rappresentata a Rossano
dalla dinastia degli
Amarelli. Costoro, infatti,
già tre secoli addietro diedero vita ad un’azienda
per la trasformazione
della radice.
L’impegno dei vari discendenti, le innovazioni tecnologiche apportate nel
corso del tempo, unite ad
un costante rispetto per la
tradizione, portano oggi la
Amarelli ad essere conosciuta in tutto il mondo.
Un ulteriore impulso è
dato dalla dedizione di
Pina Amarelli e dalla presenza di un museo (ne
riferiamo in altre pagine)
della liquirizia, realizzato
recentemente, che non
rappresenta solo l’attività
e la storia di un’azienda
ma la storia di una famiglia, che s’intreccia con
quella del sistema
Territorio-Paese-Mondo.
Il settore turistico, invece,
è in attesa di un maggiore
sviluppo che utilizzi in
L?orologio (particolare) - ph. Caranto
maniera ottimale e completa le risorse. Rossano è
città marinara, distante
però pochi chilometri
dalla Sila Greca e se la
presenza di camping e un
parco acquatico possono
assicurare un discreto
numero di presenze turistiche sulla costa, lo stesso
non si può dire per la
zona montana.
E’ indubbiamente città
d’arte e il turismo culturale può diventare davvero
una carta vincente.
L’attuale amministrazione
si sta muovendo in questa
direzione, promuovendo
iniziative e ideando progetti per la valorizzazione
e la rivitalizzazione del
centro storico; ne sono un
esempio recenti iniziative
quali l’apertura di una
scuola di mosaico e l’allestimento del “Mercatino
dell’antico borgo”, operazione, quest’ultima, programmata in concerto dall’assessorato al Turismo e
quello alle Attività
Produttive; un appuntamento che vuole prendere
per la gola gli appassionati
d’arte, artigianato ed anti-
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SPECIALE ROSSANO
Torre S. Angelo - ph. piesse
quariato e nel contempo
ridare nuova vita e funzionalità al centro storico che,
rispetto allo Scalo, è più
penalizzato per quanto
riguarda la presenza di
flussi turistici.
Inoltre, l’Amministrazione
comunale ha aderito al
Sistema Turistico Locale
ed al Gal Sila Greca e
Basso Ionio, insieme ai
comuni di Bocchigliero,
Calopezzati, Caloveto,
Campana, Cariati,
Corigliano, Cropalati,
Crosia, Longobucco,
Mandatoriccio, Paludi,
Pietrapaola, Rossano, Scala
Coeli e Terravecchia, per la
promozione del territorio.
Notizie su bellezze artisti-
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che e monumentali, tradizioni folkloriche e gastronomiche, itinerari turistici,
musei, eventi sono state
concentrate in una guida,
presentata alla Bit di
Milano di quest’anno, che
ha trattato nei dettagli
della specificità di ogni
realtà comunale.
Questa iniziativa, al
momento, costituisce l’unico esempio, in Calabria
e nel Meridione, di
Sistema Turistico Locale.
I gioielli dell’arte
Centottantotto fogli, probabili resti di un ben più
consistente volume, di
color porpora, che contengono parti dei Vangeli
scritti in greco a caratteri
d’argento e d’oro, miniati
con sacre scene e figure,
compongono l’autentico
tesoro di Rossano, conservato nella Cattedrale, che
è l’Evangelario purpureo,
più conosciuto presso gli
studiosi come Codex
Purpureus Rossanensis o
volgarmente detto Codice
Purpureo.
Avvolta nel mistero è la
sua origine e le strade che
ha percorso per arrivare a
Rossano; le ipotesi più
accreditate sono quelle in
cui si accenna al VI secolo
come data probabile di
realizzazione; il luogo è
l’Oriente anche se rimane
incerta la città.
Per quanto riguarda le
modalità è verosimile congetturare che, nei frequenti
viaggi e missioni a cui
erano comandati i monaci,
qualcuno di loro abbia
lasciato nelle biblioteche di
qualche monastero basiliano, la cui diffusione è
comprovata a Rossano, il
preziosissimo libro.
Alcuni studiosi hanno ipotizzato pure l’esistenza di
una sorta di prototipo,
ancora più antico del
Codice stesso.
Come afferma lo storico
Mario Rotili, lo farebbe
supporre l’errore che l’anonimo o gli anonimi
autori avrebbero commesso nell’attribuire ad un
profeta una profezia che
non è sua, e ciò dimostrerebbe, in un certo senso, la
distrazione in cui frequentemente incorrevano i
miniatori nel lavoro di
copiatura.
Errori, distrazioni, trascuratezze, comunque, si
dimenticano facilmente
alla presenza di quelle
pagine dove trovano posto
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SPECIALE ROSSANO
Chiesa di S. Marco - ph. Caranto
magnifiche illustrazioni
della vita di Cristo come
quelle che ritraggono il
Nazareno davanti a
Ponzio Pilato, o la scena in
cui egli sceglie di liberare
Barabba, o ancora il suicidio di Giuda.
Mirabile ed emblematica
la scena che dipinge San
Marco intento a scrivere,
forse sotto dettatura della
Vergine o forse solo assistito da Lei. Suggestive,
per la ricchezza dei particolari, le scene della
Lavanda dei piedi agli
Apostoli e dell’Ultima
Cena o la risurrezione di
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Lazzaro. Si deve al giornalista Cesare Malpica, il
ritrovamento, si fa per
dire, del prezioso Codice.
Egli ne diede notizia, nel
1846, parlando di un’opera
che forse risaliva al 1200.
In seguito a quella notizia,
furono molti gli studiosi
che, nel corso dei decenni,
s’interessarono al libro e,
quasi trentanni più tardi,
soprattuto per opera di
illustri professori stranieri,
si potè cominciare a correggere lo svarione in cui
era incorso il Malpica.
Il Codex era di ben molto
antecedente il 1200. Una
Particolare della chiesetta
nei pressi di Torre S. Angelo - ph.
piesse
fortuna che il Capitolo
della Cattedrale non si sia
voluto disfare del suo
gioiello, neanche davanti
alla richiesta autorevole, e
supponiamo allettante,
della Biblioteca del
Vaticano. Per cui oggi,
quei fogli di porpora sono
ancora lì, per poter essere
ammirati e costituire un
punto d’onore e un motivo
di orgoglio per tutti, ma
specialmente per la
Calabria e per Rossano.
Un’altra bellezza di cui la
città può essere fiera è la
Chiesa bizantina di San
Marco, risalente al X seco-
lo. Di notevole effetto estetico le cinque cupolette
cilindriche esterne e tre
absidi sormontate da bifore. All’interno si conserva
un prezioso frammento di
affresco raffigurante la
Vergine Odigitria; un’acquasantiera in pietra
dell’XI secolo e un’antica
campana.
Nella piazza su cui insiste
l’edifico campeggia una
scultura del Leone di San
Marco.
Di grande interesse è pure
la Chiesa della Panaghia,
con la caratteristica abside
e la bifora e decorazioni di
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SPECIALE ROSSANO
cotto che ricordano il
motivo ornamentale della
spina di pesce.
Antichissima la Chiesetta
della Madonna del Pilerio,
nei pressi dell’antica Porta
Rupa, con l’abside rivolta
a levante.
La Chiesa di San Nilo,
invece, ha avuto alterne
vicende per via delle condizioni economiche in cui
versava il paese al
momento della costruzione e dove saranno solenni
i prossimi festeggiamenti
per il millenario del Santo;
a questo proposito è
opportuno aggiungere che
al Santo è stato intitolato
anche un parco letterario,
il quale è parte integrante
di un progetto promosso
dall’amministrazione provinciale che reca come titolo “I nidi dei Grandi
Spiriti e i Castelli
dell’Infinito” e che si propone di far conoscere il
territorio attraverso gli
occhi di chi ha scritto su di
esso. Indubbiamente la
figura di San Nilo è già
per se stessa significativa
ma se a ciò si aggiunge
che egli ha contribuito alla
conoscenza diretta della
sua Rossano, i meriti
diventano, se possibile,
ancora maggiori.
L’elenco delle chiese è
ancora lunghissimo ed è
quasi impossibile elencarle
tutte ma non si possono
non ricordare il complesso
monastico di Santa Maria
del Patire, circondata da
un bosco, cenobio basiliano di grandissimo pregio
estetico ed immenso valore artistico, con un preziosissimo pavimento a
mosaico e tre absidi circolari che gli fanno corona
all’esterno, e poi la cattedrale dedicata alla
Santissima Achiropita che
sorge in piazza Duomo, il
cui interno si presenta
davvero sontuoso con tre
navate e colonne rivestite
di marmi policromi. Vi è
conservata l’icona bizantina dell’Achiropita che
risale all’VIII secolo e che
la tradizione vuole dipinta
non da mano umana come dice il nome - ma
dalla Vergine stessa.
E tanto per restare nell’ambito di una presentazione sintetica ma significativa della specificità storico-artistica rossanese, è
Le ricette di zia Titta
Baccalà con pomodoro e patate
Ingredienti
1 filetto di baccalà, 1 uovo, 1 aglio, 2 bicchieri di salsa di pomodoro , 2 grosse patate, 1 mazzetto di prezzemolo
olio, sale e farina q.b.
Preparazione
Lavate il baccalà, staccate la pelle e tagliatelo a pezzetti non troppo piccoli.
In una ciotola sbattete l'uovo e metteteci dentro i pezzi di baccalà;
levateli, infarinateli, friggeteli in olio di oliva caldo e metteteli da
parte.
Sbucciate le patate, tagliatele a rondelle e friggetele nello stesso
olio del baccalà.
Mettete da parte anche queste.
In una teglia mettete l'aglio sbucciato, 1/2 bicchiere di olio e quando cominciano a soffriggere, versate il pomodoro.
Quando questa salsa di pomodoro è cotta ( se la salsa di pomodoro
è confezionata, bastano 15 minuti), unitevi da un lato della teglia il
baccalà e dall'altro le patate.
Fate cuocere insieme, a pentola coperta, per 5 minuti; unite il
prezzemolo tritato grossolanamente, levate dal fuoco e servite.
importante ricordare qualche altro monumento
come la Torre
Sant’Angelo, edificio del
XVI secolo costruito per
l’avvistamento, la cui
forma, davvero singolare,
ricorda una stella mentre i
bastioni sono a punta di
diamante; il casino
Amarelli, oggi sede del
Museo della Liquirizia, la
fontana della Sirena e la
colonna di Sant’Isidoro e
poi tantissimi palazzi
nobiliari e zone di interesse archeologio a cui fanno
da naturale complemento
una miriade di manifestazioni religiose e folkloriche che affondano le radici
in un passato davvero
remoto ma ancora presente e vivo.
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SPECIALE CARIATI
Mura a difesa
della Storia
Pescatori - ph. C. Candiloro
l benvenuto che riceve
chi entra nel centro storico di Cariati ha lo stesso sapore di un tuffo in
un’atmosfera che sa decisamente d’antico.
Il mare è lì, a pochi passi,
eppure l’imponente cinta
muraria risalente all’epoca
aragonese, che costeggia
I
Entrata Centro Storico - ph. C.
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SPECIALE CARIATI
l’abitato, e i frequenti torrioni che hanno valso al
paese l’appellativo di
“borgo turrito” fanno
somigliare Cariati ad
un’antica cittadella di un
entroterra selvatico e montagnoso.
La superstite porta d’accesso alla città, detta di
Ponte Nuovo, introduce in
un dedalo di viuzze mentre la storia, in cui si stempera una buona dose di
leggenda, parla di una
probabile Cariati avanguardia dei Brezi sullo
Jonio; altri la vogliono
fondata da Filottete, al suo
ritorno da Troia; qualche
studioso la identifica come
la Temesa Jonica, poi
dominata dai romani sotto
i quali prese il nome di
Paternum.
Le invasioni saracene, con
ogni probabilità, anche qui
spinsero gli abitanti a rifugiarsi sulle colline e a dare
vita ad un nuovo abitato.
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SPECIALE CARIATI
Giugno 2005
SPECIALE CARIATI
Il mare - ph. C. Candiloro
Di sicuro, in epoca normanna, Cariati subì come
tanti altri centri calabresi
la dominazione di Roberto
il Guiscardo. Nata come
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contea, divenne poi principato e feudo rispettivamente dei Ruffo, dei
Marzano, dei Riario, quindi dei Coppola, degli
Aragona ed infine della
potente famiglia Spinelli.
Un evento di grande
importanza avvenne nella
seconda metà
dell’Ottocento, quando il
territorio fu interessato
dall’attraversamento della
tratta ferroviaria TarantoReggio Calabria, allora in
costruzione.
Il nodo ferroviario consentì, anzi forse favorì, un
notevole flusso migratorio
verso il Nord Italia, dove
molte famiglie cariatesi si
recarono per regalare un
po’ di ossigeno all’esangue economia del paese,
anche se altri due eventi
successivi, il terremoto del
1905 e una frana nel 1907
che distrusse un’intera
borgata, continuarono per
lungo tempo ancora a
deprimere le condizioni
generali del paese.
Oggi, fortunatamente, la
modernità sta cominciando a far sentire i suoi van-
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taggi. A parte alcune zone
di recente sviluppo - dove
le costruzioni sono sorte
alquanto alla rinfusa - che
molto hanno tolto al fascino del territorio circostante, un buon flusso turistico, sempre più numeroso
si dirige su Cariati, in
grado di regalare ancora
angoli di riviera incontaminata, dalla bellezza
aspra ma forse per questo
più affascinante.
Le tradizioni della pesca
unite ad un’ottima cucina
che miscela specialità
marinare e contadine contribuiscono ad aumentare
il fascino un po’ selvatico
del luogo.
Cionostante, il comune si
sta attrezzando, turisticamente, con lidi forniti di
docce e punti ristoro e con
un piccolo porto turistico
per l’approdo di natanti
da diporto. E, in ogni caso,
una visita alle chiese ed ai
palazzi nobiliari risulta
affascinante.
Di notevole interesse
archeologico la “tomba
brezia” dove, per caso, nel
1978, alcuni abitanti rinvennero una camera funebre con affreschi, corredata
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SPECIALE CARIATI
P.zza 500 - ph. C. Candiloro
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SPECIALE CARIATI
Il porto - ph. C. Candiloro
da vasi, suppellettili in
bronzo ed argento, alcune
armi tra cui una corazza e
due cinturoni.
Ma le attrattive di Cariati
si estendono anche all’artigianato. La vicinanza al
mare ha favorito l’attività
dei mastri d’ascia, oggi
rappresentati da un solo
cantiere in cui sono realizzate barche da pesca e da
diporto.
Un tempo era fiorente l’attività dei cretai, che pur-
troppo oggi rischia di
scomparire; rinomati
erano i vucali, boccali che
venivano utilizzati per
l’acqua o per il vino come
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SPECIALE CARIATI
Centro Storico- ph. C. Candiloro
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SPECIALE CARIATI
Le ricette di zia Titta
Crustoli (dolce tipico natalizio)
Ingredienti (per 6-7 porzioni)
1 kg di farina 00, 2 bicchieri medi di olio d'oliva, 1 bicchiere
medio di acqua, 1 bicchiere medio di vino bianco o vermouth, la
buccia grattugiata di 1 limone, la buccia grattugiata di 1 arancia, 1
bustina di lievito vanigliato, olio per friggere, miele o zucchero a
velo
Preparazione
Mettete sul piano di lavoro a fontana la farina, unite il lievito, l'acqua bollente, l'olio, il vino bianco la buccia grattugiata del limone.
Fate una palla dalla quale ricaverete dei bastoncini dal diametro di
2 cm. Tagliate i bastoncini in pezzi lunghi 3 cm circa.
Fate rotolare i pezzi di pasta su un setaccio di vimini, schiacciandoli un po' per dar loro la forma tipica. Friggeteli in olio bollente
abbondante possibilmente in una frissura (padella di ferro); fateli
raffreddare su della carta assorbente.
In una casseruola sciogliete qualche cucchiaio di miele aromatizzato con della buccia grattugiata d'arancia. Immergete nel miele i
dolci, poi scolateli ben bene per far cadere il miele in eccesso.
pure le coperte e i tappeti
che le abili mani femminili
tessevano sui telai a mano;
ricami e decori dai colori
vivaci, suggeriti dai cro-
matismi del paesaggio circostante andavano a rallegrare preziosi pezzi del
corredo nuziale.
Volendo entrare nei soavi
meandri della cucina
cariatese, si possono scoprire i sapori semplici ed
essenziali del mare e della
terra. Ne fanno fede le
melanzane ripiene, piatto
tipico locale, dove le acciughe salate mescolano la
loro sapidezza ai capperi
ed alle olive snocciolate,
Centro Storico- ph. C. Candiloro
addolcite con mollica di
pane duro, biondo e profumato olio di oliva ed aglio,
che costituiscono il ripieno. Per i palati che non
temono i gusti forti è da
segnalare la sardella impepata, una sorta di conserva
a base di neonata mescolata con peperoncino che è il
condimento base per la
pitta, pasta di pane cotta
al forno e insaporita con
questa miscela molto piccante.Di grande valore economico, la pesca che si
effettua con una numerosa
flottiglia di pescherecci; di
grande valore gastronomico il pesce, che rifornisce
buona parte del mercato
ittico del circondario e che
20
a Cariati, i più fortunati
possono assaggiare cucinato secondo antiche ricette
della tradizione marinara.
Tra queste, degna di essere
descritta è quelli delle alici,
cosiddette scattiate, che
sono in realtà alici fritte in
olio aromatizzato con aglio,
a cui dopo la cottura si
aggiunge peperoncino, ori-
gano e una spruzzata di
aceto che si fa evaporare.
Anche i dolci raccontano di
incontri di culture. Ne sono
un esempio i crustoli, tronchetti di pasta fritta - ottenuta miscelando farina,
olio, vino bianco ed aromatizzata con arance e cannella - che possono poi essere
consumati al naturale o
conditi col miele.
La pasta, senza gli aromi,
ricorda i turdilli di origine
bruzia, che venivano pure
fritti ed insaporiti col miele;
l’evidente influsso saraceno
sta nell’aggiunta degli
agrumi e della cannella che,
sicuramente, conferiscono
un sapore speziato ancora
più gradevole.
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SPECIALE MIRTO CROSIA
Un territorio tra
innovazione e tradizione
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SPECIALE MIRTO CROSIA
Spiaggia - ph. C. Candiloro
irto Crosia, che si
affaccia sullo Jonio
nel tratto di costa
cosentina, è la fusione del
nome del paese, Crosia, e
di una popolosa frazione,
Mirto appunto.
Non si sa se questo toponimo abbia qualche legame con l’odoroso arbusto,
antico simbolo della poesia amorosa. Di Crosia,
invece, è possibile supporre che il nome sia legato
ad un patronimico greco,
Krùsios, o all’appellativo
cruseos che significa d’oro.
Sulle origini del luogo non
si hanno notizie certe.
Le prime note documentate risalgono al 1400, quando, molto verosimilmente,
Crosia faceva parte di
Cariati, feudo dei Ruffo di
Montalto e poi dei
Marzano. Le vicende successive sottoposero Crosia
al dominio dei
Sanseverino, poi di
Ferrante d’Aragona, quindi dei nobili
Mandatoriccio, ricca famiglia di borghesi, commercianti di cereali, sotto il cui
dominio Crosia divenne
ducato.
Quando la dinastia si
estinse i possedimenti di
famiglia, in mano alla
duchessa Vittoria, passarono ai Sambiase, nobile
famiglia dell’aristocrazia
cosentina, ma senza feudi.
Sotto il dominio francese,
Crosia fu alle dipendenze
del governo di Cariati, poi
passò sotto l’amministrazione di Calopezzati, dopo
di che divenne comune
autonomo.
Nel 1928 subì un ulteriore
declassamento, come frazione di Calopezzati e
solo nel 1937 è tornata ad
essere comune a sè. I segni
del passato di Crosia sono
rintracciabili nella mole
M
23
Giugno 2005
SPECIALE MIRTO CROSIA
Chiesa S. Giovanni Battista - ph. C. Candiloro
imponente della masseria
dei duchi Mandatoriccio;
nei ruderi della torre di
avvistamento di Santa
Tecla e in vari palazzi
nobiliari. Degno di parti-
24
colare attenzione è il
castello, ubicato nella frazione di Mirto, originariamente una torre con attorno alcuni frantoi, a cui si
aggiunsero poi, intorno al
Piazzale Sacro Cuore - ph. C. Candiloro
1600, residenze padronali,
masserie, magazzini, stalle
e rimesse.
Tra gli edifici di culto spicca la Chiesa Matrice, con
annesso museo parroc-
chiale dove sono conservati, oltre ad arredi sacri,
anche alcuni reperti
archeologici di epoca greca
ed attrezzi della tradizione
materiale contadina. Come
Giugno 2005
SPECIALE MIRTO CROSIA
molti altri centri del territorio, anche Mirto Crosia
risente, sia nelle tradizioni
sia nell’economia, la compresenza dell’ambiente
marino e di quello montano.
L’economia si struttura
principalmente in base
all’agricoltura, dove si
riscontra una discreta produzione agrumicola e
olearia di buona qualità.
Un cenno a parte merita la
presenza del Centro
Sperimentale Dimostrativo
Crosia - ph. C. Candiloro
dell’ARSSA (Agenzia
Regionale per lo Sviluppo
e i Servizi in Agricoltura)
diretto dal dottor A.
Morelli e con la responsabilità tecnica del dottor B.
Scazziota, che sta lavorando su tre grandi direttrici
quali la coltivazione del
gelso e l’allevamento del
baco da seta, l’olivicoltura
e l’agrumicoltura.
Per quanto riguarda la coltivazione del gelso, è in
previsione anche l’utilizzo
dei frutti, a scopo alimen-
25
Giugno 2005
SPECIALE MIRTO CROSIA
Giugno 2005
SPECIALE MIRTO CROSIA
Crosia
Chiesa Madonna della Piet
ph. C. Candiloro
Le ricette di zia Titta
Parmiggiana e luvingiane
Ingredienti (per 6-7 porzioni)
8 melanzane grosse del tipo dolce , 2 tazze da latte di salsa di
pomodoro gi‡ cotta , 3 etti di provola a fettine sottili , 2 fette di
mortadella tagliata fine, parmigiano abbondante , pane grattugiato
, olio per friggere , sale e pepe q.b.
Preparazione
Togliete il cappello alle melanzane, tagliatele a fette per il lungo e
mettetele a strati in un piatto, salandole. Copritele con un altro
piatto, ponetevi un peso sopra e lasciatele così per qualche ora.
Mettete una padella con dell'olio per friggere e, quando questo é
ben caldo, strizzate le melanzane e friggetele senza fargli prendere
troppo colore.
Mettetele da parte e preparate una tortiera da forno alla base della
quale metterete un mestolo di salsa di pomodoro, una spolverata di
pangrattato ed una di parmigiano.
Appoggiatevi sopra il primo strato di melanzane, copritele con un
abbondante cucchiaio di salsa, una leggera spruzzata di pangrattato, molto parmigiano, alcune fette di provola e la mortadella spezzettata. Ricoprite con altre fette di melanzane e continuate come
prima fino ad esaurimento degli ingredienti. Finite con le melanzane ben ricoperte di salsa, spolverate di pangrattato ed abbondante
parmigiano, quindi mettete la parmigiana a gratinare in forno
caldo fino a che non avrà preso colore.
Crati, la cipolla rossa e gli
asparagi. Nell’immediato
futuro sono previsti studi
e sperimentazioni per la
razionalizzazione e l’utilizzo delle risorse idriche e
delle fonti energetiche
alternative, nella fattispecie quella derivante dalIl parco di Mirto - ph. C. Candiloro
tare e del legno; l’allevamento del baco innesca
tuta la fase produttiva e di
lavorazione della seta e
non restano inutilizzati
neanche i residui di allevamento che, opportuna-
26
mente trattati, vengono
forniti alle aziende che si
occupano di agricoltura
biologica. Per quanto
riguarda l’olivicoltura, il
Centro sta lavorando sulla
banca del germoplasma
olivicolo, sul controllo e la
certificazione del materiale in vivaio e sulle prove
di comportamento vegetativo e riproduttivo delle
varietà presenti nella
zona. La coltivazione degli
l’installazione dei pannelli
solari. Attività, dunque,
volte alla valorizzazione
delle colture locali che tengono conto dello sfruttamento ottimale delle risorse idriche ed energetiche e
che hanno come filo conduttore ed obiettivo-prin-
cipe la tematica del basso
impatto ambientale.
Per quanto riguarda gli
altri settori economici,
scarsamente rilevante è
l’attività della pesca; mentre per il comparto turistico, il comune si sta attrezzando, soprattutto con
locali e strutture per la
ristorazione. Sono tanti gli
occupati stagionali in caffè
e ristoranti e moltissimi i
turisti attratti principalmente dalle acque limpide
e cristalline del mare e
dall’impareggiabile spettacolo dei fondali, alcuni dei
agrumi è diretta verso
alcune varietà specifiche,
tra cui Tarocco, Moro,
Navel, Navelina,
Washington, ed è in atto la
sperimentazione sulla loro
“frigoconservazione”.
Inoltre, nel Centro, è ospitato un campo-catalogo di
piante officinali e medicinali e si sta realizzando
anche una produzione nel
comparto orticolo che
vedrà coltivati la patata
viola calabrese, i peperoni
di Roggiano, il melone
rugoso della Valle del
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Giugno 2005
SPECIALE MIRTO CROSIA
P.zza Dante ph. C. Candiloro
quali colonizzati dalla
bella e rara poseidonia.
Gustosa e ricca è la produzione di insaccati e
salumi a cui si miscelano
robusti piatti di carne
28
ovina e delicate pietanze a
base di pesce.
Tradizionali sono la sagra
della fresina - ciambellina
dura e croccante condita
con sardella piccante, con
pepe rosso ed origano
oppure con olio, aceto e
sale, secondo i più essenziali gusti contadini - e
quella della pesca, durante
la quale i partecipanti
ingaggiano una gara tra di
loro, per poi ritrovarsi tutti
in piazza la sera, a consumare collettivamente il frutto della giornata di lavoro
ma anche di divertimento.
Giugno 2005
SPECIALE SAN GIOVANNI IN FIORE
Un’isola di tradizione
nel cuore della Sila
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Giugno 2005
SPECIALE SAN GIOVANNI IN FIORE
La Chiesa Madre - ph. piesse
l nome di San Giovanni
in Fiore è indissolubilmente legato a quello
dell'Abate Gioacchino, "di
spirito profetico dotato"
come lo definì Dante, sia
che si seguano le pieghe
confuse della leggenda, sia
ripercorrendo le linee più
chiare della storia. E' probabile che il primo nucleo
abitativo di San Giovanni
si sia sviluppato, ad opera
di contadini e vassalli,
intorno all'Archicenobio
Florense, e la leggenda
vuole che la conformazione urbanistica del paese
sia derivata da un'indicazione dell'Abate, il quale
ebbe a predire che un terribile terremoto si sarebbe
verificato se il paese si
fosse esteso oltre i fiumi
Arvo e Neto. Qualunque
sia la ragione, oggi il centro storico della cittadina
silana si presenta arroccato
e suggestivo come un presepe, specie quando l'inverno lo ammanta di neve
mentre la parte nuova si
estende in ordine sparso
sul territorio e, purtroppo
non possiede nessuna
attrattiva architettonica.
Ma c'è un fascino che San
Giovanni in Fiore conserva
intatto e che non deriva
solo dal suo carattere di...
montanità, o dall'intensa
aura religiosa che vi si
respira. E' il fascino della
sua storia, che procede
intessuta nelle vicende
dell'Abbazia. Nel 1221,
Federico II di Svevia concesse al monastero il diritto di asilo. La concessione,
quasi tre secoli più tardi,
venne estesa a tutta la cittadina di San Giovanni in
Fiore ed, in seguito a ciò,
numerosi furono i rifugiati
provenienti da Cosenza,
Catanzaro, Crotone, dai
casali cosentini, che vi tro-
I
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Giugno 2005
Santa Maria delle Grazie - ph. piesse
SPECIALE SAN GIOVANNI IN FIORE
varono asilo per sottrarsi
alle tirannie fiscali imposte dalla dominazione spagnola. Nei secoli successivi, il carattere battagliero e
l'impegno politico della
città diedero vita alle lotte
contadine contro il regime
baronale, per l'espropria-
zione delle terre. E nel
1844, in un contesto più
ampio di lotta per la
libertà e la giustizia sociale
contro il potere borbonico,
proprio nel territorio di
San Giovanni in Fiore
furono catturati i fratelli
Bandiera, martiri e simboli
Giugno 2005
SPECIALE SAN GIOVANNI IN FIORE
Le ricette di zia
Abazia Florense
- ph. piesse
Scialatelli alla boscaiola
Ingredienti
Ingredienti per la pasta:
kg 1 di farina di grano duro,
n. 4 uova intere, sale e acqua quanto basta.
Ingredienti per il sugo:
pomodoro pelato, cipolla,
- sal
siccia, funghi porcini, pezzettini di guanciale di m
basilico, vino bianco, ricotta salata, sale, olio d’
Preparazione
Procedimento: soffriggere la cipolla, aggiungere
gua
ciale e salsiccia, annaffiare il tutto con vino bian
quando quest’ultimo sar evaporato aggiungere
- i por
cini a dadetti, il basilico, il pomodoro e fare cuoc
per circa mezz’ora.
Intanto cuocere la pasta in acqua salata e olio.
Condire la pasta con il sugo e servire senza -dimenti
re di spolverare con abbondante ricotta salata
affum
cata.
Gioacchino da Fiore - ph. piesse
Mastazzuoli
Ingredienti (per 4 mastazzuoli)
1Kg di farina 00 , 1Kg di miele , 1/2 bustina di lie
uovo , 1 pizzico di sale , 1Kg di mandorle spellate
g di cioccolato fondente
Biblioteca ph.
32
delle vicende storico-politiche italiane. Oggi, nella
località denominata
Stragola, a pochi chilometri dal centro abitato, un
cippo commemorativo
ricorda l'avvenimento
mentre il palazzo nobiliare
Lopez ricorda il luogo in
cui furono rinchiusi i fra-
telli Bandiera dopo la cattura. Tra gli edifici religiosi, spicca l'imponente ed
antichissima abbazia
(1200). Le mura in pietra e
i rosoni lobati riflettono
l'intensa ed essenziale spiritualità di Gioacchino, le
cui spoglie mortali sono
conservate in un'urna col-
Impasto
Disporre la farina a fontanella, mettere l’uovo,
il
to, il miele e il pizzico di sale, lavorare -fino ad
re un impasto liscio e omogeneo, aiutandosi con altr
farina (se necessario) . Dividere l’impasto ottenuto
panetti e tenere a caldo. Prendere un panetto per
volta, dividerlo a due e stendere le due parti con l
mani (avendo cura che non attacchino). Disporre su
una delle 2 parti, 1/4 del ripieno e coprire con la
restante chiudendo bene i bordi. Riporre in una tegl
rivestita di carta da forno e infornare a 180 gradi
locata in una cripta, al
piano inferiore dell'abbazia. Santa Maria delle
Grazie è la chiesa matrice,
costruita intorno al 1600 e
riedificata un secolo dopo
all'incirca, che conserva un
bellissimo portale in pietra
arenaria di epoca rinascimentale. Nei pressi di
un'altra chiesa, dedicata
sempre a Santa Maria
delle Grazie o dei
Cappuccini si svolgeva la
fiera dedicata a San
Giovanni Battista, negli
ultimi giorni di agosto.
Oggi, la fiera è ancora in
vita ma si svolge in altro
luogo e ha perso la connotazione religiosa.
Decisamente vive, invece,
le tradizioni e la memoria
popolari; quest'ultima
trova un topos privilegiato
nel Museo Demologico che
conserva numerose tracce
della cultura materiale
legata al mondo agricolo e
pastorale, oltre ad una
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Giugno 2005
SPECIALE SAN GIOVANNI IN FIORE
giovani e bambini allestiscono in ogni rione, a
Natale e Santo Stefano
mentre gli zugghi sono gli
strumenti con cui si
accompagnano le strenne
natalizie. Per quanto
riguarda l'economia, settori importanti sono l'agricoltura, specie per le notevoli produzioni di patate
silane, conosciute ed
apprezzate in tutta Europa
e l'industria lattiero-casearia, con le pregiate razze
podoliche che danno il
famoso caciocavallo silano,
saporiti butirri (formelle di
caciocavallo riempite di
Santa Maria delle Grazie - ph. piesse
vastissima documentazione fotografica, risalente ai
primi del Novecento e che
raccoglie testimonianze
del territorio e delle popolazioni circostanti. Di particolare interesse sono i
34
costumi delle pacchiane
(donne sangiovannesi),
abbelliti da preziosi gioielli della tradizione locale
come le jennacche (collane
nuziali, dalla tipica lavorazione a filigrana) e bum-
minielli (orecchini, la cui
forma ricorda vagamente
un bambino, realizzati
spesso in filigrana e perle
scaramazze). Costumi che
fanno il paio con alcuni
usi ancora osservati dalla
collettività come le frassie
carnevalesche (farse in
dialetto che prendono
spunto e rendono in satira
la vita quotidiana) e le
focere e gli zugghi natalizi.
Le focere sono falò che
Giugno 2005
SPECIALE SAN GIOVANNI IN FIORE
burro) e la particolare
sciungata. I boschi della
Sila sono inoltre ricchissimi di funghi che alimentano il settore gastronomico,
per il consumo dei frutti
freschi e conservati. Molto
rinomato, inoltre, il settore
artigianale soprattutto per
quanto riguarda la produzione di manufatti in lana,
cotone ed altre fibre naturali, (tappeti, arazzi,
coperte, stuoie) che vanta
anch'essa un'attività storica. La tradizione, a San
Giovanni, è dunque, un
modo di vivere e di interpretare presente e futuro.
Antichi manoscritti nell?Abazia Florense
- ph. piesse
Monumento
- ph. piesse
Centro Storico
Centro Storico
- ph. piesse
- ph. piesse
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Giugno 2005
SPECIALE LAGO
Il futuro
parte da Lago
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Giugno 2005
SPECIALE LAGO
Calabria, terra sfortunata; Calabria terra di
nessuno. E via dicendo. Mancano le infrastrutture, è vero. I servizi non sono
efficienti, l’imprenditoria
non decolla per carenza di
cultura adeguata e di interventi finalizzati. Ma questo
lo sappiamo già. Così come
sappiamo che più si va nell’entroterra, più la situazione peggiora. E quindi?
Restiamo con le mani in
mano aspettando il miracolo, oppure….
Lago ha detto “oppure!” e
ha intrapreso un percorso
incredibile, grazie alla lungimiranza della giunta che
vi governa. L’assessore al
Turismo, Sport e Cultura,
Enzo Scanga è giovane e
caparbio e, supportato dal
sindaco e da tutti gli amministratori ha studiato bene
la situazione del suo
Comune e ha evidenziato i
problemi con molta lucidità. Il comune si è avvalso
della consulenza di MCF
Multimedia, una società da
sempre impegnata nel settore della comunicazione e
del marketing.
Gli ambiti di intervento
della MCF Multimedia sono
vari e sempre mirati alla
modernizzazione e ottimizzazione. L’impegno della
società è incentrato sulla
possibilità per i clienti, di
superare i confini territoriali
e gli ostacoli, sfruttando le
innovazioni e le risorse con
metodo creativo e personalizzato. Per il Comune di
Lago sono stati affrontati
temi scottanti quali l’emigrazione, il bisogno di cultura, il digital divide, la
carenza di strade, il territorio da rilanciare, con lo spirito di chi non ama fare
troppe parole, ma vuole
lavorare per ottenere risultati. Lago, questo piccolo
C
comune di un migliaio di
persone, nell’entroterra
cosentino, potenzialmente
vicinissimo al mare, ma in
realtà molto penalizzato
dall’interruzione della strada, con un elevato numero
di case sparse, con un’economia basata sull’artigianato, con una popolazione
che invecchia perché i giovani scappano, Lago ha
detto sì al Wi-FI!
Il Comune è il capofila
nella nostra Regione per la
realizzazione di una rete
wireless che porterà
Internet a banda larga,
telefonia, e servizi ad alto
valore aggiunto a tutta la
popolazione. In collaborazione con una società di
telecomunicazioni calabrese, la Connex33 SpA, il
comune di Lago sarà il
primo ad offrire alla cittadinanza una comunicazione
come la si intende nel terzo
millennio. Veloce affidabile
certa. I cittadini di Lago
stanno per scoprire che
navigare in Internet è facile,
è veloce. Che possono parlare con i loro congiunti
all’estero “guardandoli
negli occhi” in videochiamata, che possono studiare
e soddisfare la loro sete di
sapere, senza affrontare
spostamenti estenuanti, ma
stando a casa o andando al
massimo nel vicino Internet
point, che il comune sta
approntando per loro. Gli
anziani finalmente saranno
meno soli con i servizi di
telesoccorso, il territorio
sarà monitorato con la
videosorveglianza, perché
tutti possano dormire sonni
sereni. La Connex 33 SpA è
una società calabrese, i cui
attori hanno maturato grandi ed importanti esperienze
nel campo delle telecomunicazioni e dell’ITC. Grazie
a partnership con società
Le Ricette di zia Titta
Pasta alla mullicata
Ingredienti (per 6-7 porzioni)
1 bicchiere di olio d’oliva , 5 filetti di acciughe
mollica di pane , pepe nero , prezzemolo , gr.500 di
vermicelli
Preparazione
Sciogliete nell’olio d’oliva i filetti di acciughe;
gete la mollica di pane e con la salsa ottenuta cond
dei vermicelli molto umidi che, una volta nei piatti
spolvererete di pepe nero e prezzemolo tritato.
importanti a carattere internazionale, la Connex 33 si
appresta a creare una grande rete senza fili, senza cavi
e senza scavi, per portare a
tutti, amministrazioni locali, privati e imprese, quegli
strumenti di sviluppo che,
se in alcune parti dell’Italia
sono normale amministrazione, in Calabria sembravano un miraggio. La presenza di una rete di telecomunicazioni a larga banda
permetterà non solo di
accedere ad Internet per
reperire informazioni sul
web, ma anche di usufruire
di una serie di servizi che
possono appoggiarsi su tale
infrastruttura.
Per le aziende stesse, per le
agenzie, per i tele-lavoratori etc, è ormai diventata
una necessità la possibilità
di utilizzare dei servizi dati
rapidi ed efficienti; pertanto
proprio la presenza di una
buona infrastruttura può
diventare un elemento decisivo a favore della creazione di nuova occupazione
nelle zone rurali.
Analogamente un efficiente
sistema di telecomunicazioni migliora i servizi che
l’amministrazione pubblica
offre ai cittadini, porta a
diminuire il pendolarismo
dovuto a corsi di formazione che diventano accessibili
on-line (tele-didattica),
serve a far conoscere meglio
il territorio all’esterno e
costituisce una base di lancio per la promozione turistica della zona, oltre a integrare i servizi offerti dagli
alberghi ai loro clienti con
accessi ad internet a larga
banda. Lo sviluppo del territorio è ormai sempre più
condizionato dalla presenza
delle infrastrutture presenti
e Connex 33 è la soluzione
efficiente e vantaggiosa per
dare centralità e visibilità al
territorio, ovunque esso sia.
37
Giugno 2005
SPECIALE SCANDALE
Giugno 2005
SPECIALE SCANDALE
Luci del passato
da tenere in vita
candale che s’adagia
sul groppone d’una
collina amena presilana ha sotto gli occhi quel
mare azzurrino, che bagna
dalla punta allo sperone
d’Italia il piede". Questa è
l’immagine che Nicola
Paparo ci offre nei suoi
versi di Scandale, il caratteristico paesino in cui, nel
1960, il regista Renato
S
38
Castellani girò alcune
scene del film Il Brigante.
Del comune della provincia crotonese fa parte
anche la frazione Corazzo.
Il centro abitato principale
sorge su una dorsale erosa
da valloni e calanchi e
gode di un’ottima vista: di
fronte ha il mare di
Crotone, alle spalle le
montagne della Sila.
Le origini di Scandale
sono remote, nel suo territorio sono stati rinvenuti
reperti archeologici dell’età neolitica e del ferro.
A fine Ottocento il marchese Lucifero vi trovò
anche delle tombe databili
tra il VI e il III secolo a.C.
Il nome di Scandale compare per la prima volta in
una raccolta di pergamene
greche (diplomi e atti
notarili) dell’XI-XIV secolo. Il toponimo potrebbe
derivare dal greco skandalon (laccio, trappola),
oppure dal latino Scando
che vuol dire salire o scendere, cioè l’unico modo di
raggiungere, attraverso i
vari tornanti, il paese che è
posto sul colle più alto del
Marchesato.
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Giugno 2005
Il vecchio borgo si presenta ancora intatto con il suo
agglomerato di case sparse
senza alcun piano regolatore in una landa deserta
40
SPECIALE SCANDALE
di dune che ricorda un villaggio palestinese.
Passeggiando tra le stradine si possono visitare la
settecentesca chiesa madre
dedicata a San Nicola
Vescovo; la chiesa della
Madonna del Condoleo
databile tra l’800 e il ’900;
la chiesa della Madonna
della Difesa e quella della
Madonna dell’Addolorata,
entrambe del ’700; la chiesa di Corazzo dedicata a
San Giuseppe Lavoratore.
Tipico luogo di residenza
feudale, dal XIII al XV
secolo Scandale appartenne alla famiglia Sanfelice.
L’attuale centro - che per
un certo periodo fu noto
col nome Gaudioso - fu
fondato nel 1555 dal conte
Galeotto Carafa, sulla collina dove c’era una volta
Giugno 2005
la chiesa della Pietà. Il
paese si estese poi nella
parte bassa ricadendo nel
territorio di Santa
Severina, assieme a San
Mauro, quindi ebbe come
SPECIALE SCANDALE
feudatari i Ruffo, i Carafa,
gli Sculco di Crotone e
infine i Grutther.
Poco distante dal paese, in
quella che ora è la masseria Gallopà, c’era fino al
1571 il piccolo vescovado
di San Leone, distrutto
dagli arabi nell’840.
Oltre all’insediamento
principale, sulle sponde
del fiume Neto è situata la
Giugno 2005
SPECIALE SCANDALE
frazione di Corazzo. Prese
questo nome quando
Federico II, nel 1225, assegnò il territorio dal fiume
Neto fino a Fota, all’abate
Milo dell’Abbazia di Santa
Le ricette di zia Titta
Ragù misto alla calabrese
Ingredienti (per 6-7 porzioni)
500g. di muscolo di vitella , 500g. di maiale dalla parte del prosciutto , 1 pezzo di rigatino fresco con la cotenna , 1/2kg di costata
di vitella e di maiale con l'osso , 1 grossa fetta di capocollo (o
salamino piccante) , Olio, sale, pepe , 1 peperoncino, 1 cipolla , 2
spicchi di aglio , 1/2 bicchiere di vino , 1 bottiglia di passata di
pomodoro o una scatola di pomidoro pelati passati al setaccio
Preparazione
Tagliate tutta la carne, il rigatino ed il salame a pezzetti non molto
piccoli, e metteteli in un tegame capiente a bordi alti.
Aggiungete quattro cucchiai d'olio, rosolate la carne quindi versatevi il vino, coprite con il coperchio per qualche minuto e poi
lasciate evaporare a pentola scoperta.
Affettate la cipolla a piccoli pezzettini, pulite gli agli e aggiungeteli alla carne.
Fate insaporire, pepate e versatevi la passata di pomidoro.
Salate, mettete il peperoncino intero e fate cuocere a pentola
coperta, a fuoco basso, fino a quando la carne non si presenterà
tenera alla forchetta.
A cottura ultimata levate la carne e ponetela al caldo in un piatto
da portata. Ottimo per condire la pasta
Maria di Corazzo.
Nata negli anni Cinquanta
grazie alla riforma agraria,
la frazione è abitata da
famiglie contadine assegnatarie dei poderi. Ne
consegue che l’attività
agricola su cui principalmente si basa l’economia
scandalese viene proprio
42
da Corazzo. Notevole è la
produzione di cereali,
olive, bietola da zucchero,
uva e prodotti ortofrutticoli. La locale cantina
sociale “Val di Neto” produce ottimi vini da tavola
come il noto Val di Neto
doc. In paese operano
anche dei laboratori nel
ramo tessile, imprese edili
e artigiane. Delle usanze
locali la più affascinante è
sicuramente quella che,
nel mese di marzo, anima
le vie di Scandale di uno
spirito unico nel suo genere, che rinnova ogni anno
la sacralità del fuoco e il
suo culto nell’antichità.
Nei giorni che precedono
la festa di San Giuseppe,
la gente scandalese si
dedica ai preparativi dei
Luminari (falò) che coinvolgono il paese diviso per
rughe (vie) contrapposte,
ma unite da una devozione profonda verso il patrono dei lavoratori. Si inizia
43
Giugno 2005
in campagna con la raccolta delle frasche da utilizzare la vigilia della festa per
accendere i Luminari. Nei
giorni precedenti si usa
preparare u cumbitu
(pasta e ceci con salsa piccante), che poi viene
distribuito e consumato
insieme ai vicini di casa e
alle persone bisognose. La
sera del 18, dopo i Vespri,
sono finalmente accesi i
Luminari attorno ai quali
44
SPECIALE SCANDALE
la gente si riunisce cantando e banchettando fino a
notte tarda. Un’altra tradizione radicata, seppure
ignota è l’origine, è quella
dei muorti che si svolge in
concomitanza della festa di
importazione di
Halloween. Così a Scandale
i bambini, prima dello
spuntare del sole, vanno in
giro per le case a chiedere
in dono dei dolci. Questa
usanza è raccontata anche
da Gino Scalise che per la
sua terra ha sempre nutrito
un amore “sincero e irriducibile”, a dispetto o a monito non si sa, dell’incontenibile fenomeno di emigrazione di massa verso altre
fortune: "I bambini più
poveri del paese […] bussavano ad ogni porta chiedendo che si facessero loro
“i muorti”. E tutte le famiglie, nessuna esclusa,
volentieri, per suffragare o
meglio “pi’ rifriscari” i propri “muorti”, davano ai
bambini di quanto avevano
in casa: fichi secchi, noci,
castagne ed altro o anche
qualche spicciolo per comprarsi i dolci.
Allora i bambini, felici e
contenti, sgusciavano via
per le strade e per le vie e,
comunicandosi i regali e
ricontando i soldini ricevuti, tornavano quindi ognuno alla loro casa…".
Giugno 2005
SPECIALE BORGIA
Sulle orme
del mito
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Giugno 2005
SPECIALE BORGIA
Il castello- ph. C. Candiloro
lcuni insediamenti di
epoca preistorica
fanno ritenere che
Borgia sia stata abitata,
probabilmente in quel
tempo, da una popolazione indigena. Visibili le
tracce del periodo ellenico.
Nella località conosciuta
come Roccelletta rimangono vestigia della
Scolacium romana, fondata sulle rovine dell’ellenica
Skylletion. In prossimità
della foce del Corace, essa
svolse un importante ruolo
come porto; fiorenti erano
le attività marittime e
commerciali. Dopo essere
stata assoggettata a
Crotone, in seguito alla
battaglia con Locri,
Skylletion fu distrutta e i
suoi abitanti deportati a
Siracusa. Due ondate successive di colonizzazioni
romane riededero vita alla
città che fu poi abbandonata dopo le incursioni ad
opera di arabi e longobardi. Al periodo normanno
risale l’edificazione della
basilica di Santa Maria
della Roccella, i cui resti
sono ancora ben visibili.
Le origini dell’attuale cittadina risalgono alla metà
del 1500 per volere del
principe di Squillace,
Giovan Battista Borgia, che
volle dare al luogo il suo
nome. In seguito, essa fu
ceduta alla famiglia De
Gregorio. Nel disastroso
terremoto del 1783 essa
venne rasa al suolo e ricostruita nell’arco di un trentennio. Sotto i francesi
divenne Comune e poi
capoluogo di circondario.
L’antica città di Scolacium
è nota fin dal passato per
aver dato i natali a Flavio
Magno Aurelio
Cassiodoro, fine intellettuale e politico, storico del
popolo dei Goti che, con la
A
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Chiesa San Leonardo - ph. C. Candiloro
sua diplomazia, cercò di
conciliare le istanze dei
sovrani barbari e dei cristiani di Roma.
Ma la Skylletion ellenica è
altrettanto famosa poichè
alcuni studiosi ritengono
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che da qui Ulisse abbia
ripreso il suo viaggio per
Itaca dopo aver incontrato
Nausicaa.
La bella figlia di Alcinoo,
dunque, avrebbe condotto
l’eroe omerico in terra
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Il Duomo - ph. C. Candiloro
calabrese, presso i Feaci.
Poi, dalle alture della
odierna Tiriolo, Ulisse
avrebbe spaziato con lo
sguardo sul golfo di
Squillace, da dove avrebbe
ritrovato la strada per tor-
nare finalmente a casa.
Per quanto riguarda i legami tra le vicende del re di
Itaca e la storia di Borgia,
tutto è avvolto da una
nebulosa intrisa di mito e
leggenda. Ben altre sono le
glorie di cui la città può
andare giustamente fiera,
a cominciare dal sito
archeologico, che oggi
costituisce il Parco
Scolacium, e che comprende, per la maggior parte,
resti di epoca romana. Tra
queste sono da ricordare
l’acquedotto, la necropoli;
edifici per il culto, uffici
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La Madonnina - ph. C. Candiloro
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Villa Ortona - ph. C. Candiloro
Corso Mazzini - ph. C. Candiloro
Chiesa dell?Immacolata - ph. C.
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amministrativi civili e
penali, palestre, terme, teatro ed anfiteatro.
La Chiesetta di San
Martino fa parte del
monastero fondato da
Cassiodoro, nel quale egli
si ritirò a meditare dopo
aver lasciato il lavoro e le
cariche pubbliche. Sempre
nel comprensorio del
Parco è la basilica normanna di Santa Maria della
Roccelletta, che si staglia,
ancora oggi, in tutta la sua
armonica bellezza, in
mezzo ad alti olivi e per la
quale è possibile ipotizzare che la costruzione non
sia stata mai portata a termine. Oltre al Parco,
comunque, altri monumenti sono da visitare;
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Chiesa del
Rosario - ph. C. Candiloro
Villa Pertini - ph. C. Candiloro
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senza l’uso di organismi geneticamente modificati.
Per questo i nostri prodotti
sono biologici.
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Borgia (CZ)
diverse le chiese tra cui
spicca la Chiesa Madre del
Rosario, raro e magnifico
esempio di architettura
religiosa dell’Ottocento
che è valso alla costruzione il titolo di monumento
nazionale, qual è stata
dichiarata nel 1982.
Vi è poi il Duomo, dedica-
to a San Giovanni Battista,
la cui facciata è stata
costruita con pietra locale
di Serra San Bruno; la
Chiesa dell’Immacolata,
ricavata da una navata
della Chiesa Madre, alla
fine del Settecento; la
Chiesa di San Leonardo,
costruita dopo il terremoto
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Ingresso al paese - ph. C. Candiloro
del 1783. Una storia particolare che s’intreccia con
quella più generale del
paese, in una felice com-
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mistione di tradizioni culturali ed economiche, è la
Fontana Brisella, Vrusedda
il nome popolare.
Ai suoi sei canali si recavano le donne del paese per
fare provvista d’acqua e
per lavare il bucato, con i
pezzi di sapone di fattura
casalinga. Ma la fontana è
luogo vivo nella memoria
collettiva anche per un’altra
ragione, molto più romantica; qui, infatti, si recavano
di soppiatto gli spasimanti
delle ragazze, per ammirarle nell’esercizio delle funzioni domestiche e magari
scambiare qualche occhiata
o qualche gesto appassionato che altrimenti sarebbe
stato impossibile dare e
ricevere. Ricca di storia e di
monumenti, Borgia ha dati
i natali anche a molti personaggi che hanno onorato la
loro città; in particolare, si
ricordano i pittori
Domenico Basile, Gregorio
Cordaro ed Ugo Ortona. I
giuristi: Augusto Ortona,
Salvatore Pinnarò,
Guglielmo Sabatini.E poi
ancora Antonio Pitaro,
padre Sempliciano da
Borgia, missionario;
Giovanni Sinatora.
Per quanto riguarda il tessuto economico della città,
Borgia può contare sulla
ricchezza di vari settori.
L’agricoltura è ancora fonte
importante di reddito,
soprattutto per quanto
riguarda la produzione di
agrumi ed olive.
L’offerta turistica si sta
arricchendo di strutture
ricettive come bar, ristoran-
ti, alberghi e piccoli cantieri
per la manutenzione dei
natanti; facendo leva sulla
naturale vocazione agricola
e dell’allevamento, si sta
espandendo anche il settore agrituristico. Ancora attiva la tradizione artigianale
del ferro, del legno e del
ricamo. Una voce importante per l’economia locale
è, infine, la facoltà di
Farmacia dell’Università di
Catanzaro che ha indotto la
creazione ed il potenziamento di molti servizi per
gli studenti fuori-sede.
Monumento ai caduti- ph. C. Candiloro
Le ricette di zia Titta
Morseddu
Ingredienti (per 6-7 porzioni)
1 kg. tra fegato, cuore, trippa, pezzi d'intestino, milza e polmone di
vitella , 1 peperoncino piccante , 1 bicchiere di vino rosso , 4 spicchi
di aglio , salsa di pomodoro a piacere , sale e olio o strutto q.b.
Preparazione
Tagliate a pezzetti il cuore, il fegato, la trippa ed il polmone e metteteli in una padella.
Aggiungete l'olio o lo strutto, gli agli e fateli soffrigggere.
Versate il vino, fatelo evaporare poi salate, mettete il peperoncino
intero e fate cuocere a fuoco moderato.
Si mangia utilizzandolo come farcitura della pitta o in mancanza
di questa dei panini.
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