La storia di Bethany Hamilton, giovane e bellissima

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La storia di Bethany Hamilton, giovane e bellissima
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La storia di Bethany Hamilton, giovane e bellissima
surfista che a 13 anni perse un braccio dopo
l’attacco di uno squalo tigre, di come reagì
tornando a cavalcare le onde e a vincere nella vita,
oltre che nello sport
Diventare un esempio per gli altri pur senza
l’ambizione di esserlo. Non l’ha certo cercato né
voluto, Bethnay Hamilton, oggi famosa in tutto il
mondo, dopo un incidente sulla tavola da surf che
l’ha resa disabile.
IL DRAMMA - Tutto ebbe inizio dieci anni fa, a
Tunnels Beach, nelle Hawaii, quando Bethany era
poco più che una bambina, ma già con una
passione viva per il surf: si può dire che le scorre
nel sangue - anche nella sua famiglia infatti sono
tutti surfisti provetti.
Inizia a gareggiare all’età di otto anni arrivando
sempre prima, a 12 anni è già la più forte surfista
under16 dell’arcipelago delle Hawaii. Alla vigilia
dell’incidente aveva gareggiato ed era salita sul podio, l’ennesima soddisfazione, è chiaro che il suo
destino è quello di diventare una campionessa di surf.
All’epoca del fatto che stravolse la sua vita, Bethany aveva solo 13 anni: era una mattina come
tante quando decise di andare a fare surf con un’amica, accompagnate dal padre e dal fratello di
quest’ultima. Stavano chiacchierando in acqua distese sulla tavola, quando in pochissimi secondi Bethany
si ritrovò con il braccio sinistro (che teneva immerso in acqua) tra le fauci di uno squalo tigre che l’aveva
confusa per una preda più piccola. Lo squalo però non lasciò la presa e continuò a trascinarla giù
verso il fondo. La reazione di Bethany le salvò la vita: invasa dall’adrenalina scalciò lo squalo che si
allontanò portandosi via però il suo braccio tranciato di netto, riuscì a riemergere e ad aggrapparsi
alla tavola, ma tale fu lo spavento che svenne. Con la prontezza di riflessi che scatta nei momenti di
maggior concitazione, il padre e il fratello dell’amica che era con lei mantennero tutta la lucidità
necessaria per portarla fuori dall’acqua e legarle l’estremità rimasta del braccio con un laccio emostatico
di fortuna. Quando giunsero in ospedale, però, la giovane surfista era al limite delle forze: aveva perso
infatti quasi il 60% del sangue che aveva in corpo. In un attimo la sua vita non sarebbe mai più stata
la stessa.
EMERGERE DALLA PAURA – Dopo una sola settimana di ricovero Bethany torna in spiaggia, e solo
pochi mesi dopo dall’incidente sale sulla sua tavola. Le è rimasto un braccio solo, ma non basta per
toglierle la passione del surf, è determinata a ricominciare, e ora deve superare l’ostacolo dell’equilibrio
perduto e da ricalibrare. È tutto da riassestare. All’inizio usa una tavola fatta apposta per lei, più lunga
e stretta rispetto alle solite e con una maniglia per i potersi alzare più facilmente, ma presto impara ad
alzarsi dalla tavola con un braccio solo.
Il suo impegno non è vano e non passa inosservato: nel 2004 vince il premio ESPY (miglior atleta in
rientro all’attività agonistica) per gli eccellenti risultati sportivi nonostante la grave
menomazione subita, ma è solo uno tra i tanti che ha ricevuto nella sua carriera.
UNA VITA DI SUCCESSI - Oggi ha 23 anni, è spostata, e a distanza di 10 anni dall’incidente è ancora
una surfista di fama internazionale non solo per l’ondata di celebrità che l’ha investita dopo l’incidente
(quando è successo era già una surfista conosciuta), ma anche e soprattutto per la sua bravura in questo
sport. L’incidente è stato un ulteriore faro che ha messo ancora più in luce le sue abilità sulla tavola.
Ha scritto un libro sulla sua storia, “Soul Surfer”, dal quale poi è stato tratto l’omonimo film, ma su di
lei ci sono anche moltissimi documentari, apparizioni televisive e interviste.
Proprio durante un’intervista, alla domanda se si sentisse orgogliosa della notorietà raggiunta, risponde:
“Cosa dovrei fare, ringraziare lo squalo perché mi ha fatto diventare forse famosa? Non sono orgogliosa
né del film, né del fatto che mi chiedano di posare per una linea di abbigliamento o di firmare un
profumo. Sono felice di poter vivere la mia vita con pienezza". Infine aggiunge: "Invito tutti i
ragazzi che vivono un'esperienza traumatica come la mia, qualunque essa sia, a fare quello che ho fatto
io: zittire la rabbia e dare sfogo alla propria energia positiva. Volevo solo fare surf, lo avrei fatto
anche con una gamba sola e se non avessi avuto le gambe avrei trovato il modo di fare surf sulle
braccia”.
Di seguito c’è il trailer del film “Soul Surfer”, non essendo però stato distribuito in Italia, i dialoghi sono in
inglese. http://youtu.be/MWeOjBCi3c4
Per info: Il blog di Bethany
(25 dicembre 2013)
(Fonte: www.disabili.com)