la scuola al massacro. documento forum scuola
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la scuola al massacro. documento forum scuola
LA SCUOLA AL MASSACRO Il MIUR non paga i suoi debiti alle scuole e pretende di “riformare” risparmiando Il duo Tremonti-Gelmini conduce imperterrito, nel silenzio connivente di gran parte dei media, il suo attacco alla scuola pubblica, fatto di drastiche e progressive riduzioni dei trasferimenti, di tagli indiscriminati del personale, di forzata compressione dell’offerta formativa a tutti i livelli. Nel mirino ora la scuola superiore, che subisce l’imposizione del tutto intempestiva di una pseudoriforma all’insegna della “semplificazione”, che azzera - senza tenere in alcun conto i risultati delle sperimentazioni – tutte le sperimentazioni, anche di quelle che per decenni hanno prodotto qualità ed eccellenza. Una “vera” riforma della scuola non doveva prescindere da: chiarezza e completezza delle norme; consultazione e coinvolgimento degli operatori del settore; valutazione rigorosa degli esiti della feconda stagione delle sperimentazioni; tempi ragionevoli di applicazione; rispetto delle scelte formative già effettuate dalle famiglie negli anni scorsi; investimenti significativi nelle risorse umane e materiali della scuola. Tutto questo è mancato. Ma un risultato sicuro i provvedimenti Gelmini lo avranno: un risparmio netto già contabilizzato in miliardi di euro “risparmiati” sui diritti elementari dei cittadini, come il diritto ad un’istruzione di qualità per tutti. Senza alcun rispetto per i ragazzi di terza media e delle loro famiglie, che devono scegliere nella confusione e nell’incertezza delle proposte; senza alcun rispetto per i lavoratori della scuola, il cui numero viene artificiosamente contratto, il cui lavoro si aggrava con l’aumento del numero degli alunni per classe (dal prossimo anno almeno 27 per classe), con l’appesantimento dell’orario, con l’impossibilità di prepararsi seriamente e serenamente ad un cambiamento atteso sì, ma non a condizioni così punitive e penalizzanti. Entro il 26 marzo i ragazzi di terza media dovranno iscriversi alla scuola superiore secondo le nuove norme: che però norme ancora non sono! Approvate dal Consiglio dei Ministri il 4 febbraio, comparse sul sito del MIUR a fine mese, ancora non sono state pubblicate in Gazzetta Ufficiale: eppure gli Organi Collegiali delle scuole stanno discutendo e deliberando nel merito, per poter comunque offrire un minimo di chiarezza alle famiglie. Tanto più che, da quest’anno, negli Istituti Tecnici la scelta dell’indirizzo di specializzazione deve essere fatta sin dalla prima classe, dai ragazzi di 14 anni: così viene disconosciuta la valenza orientativa del primo biennio. Alle singole scuole è data dalla legge la possibilità di programmare la loro specifica offerta formativa utilizzando le quote di autonomia del 20% nel primo biennio, del 30% nel secondo biennio, del 20% nel quinto anno di corso di qualunque indirizzo di studi. Si tratta di quote di autonomia delle singole istituzioni scolastiche che andrebbero utilizzate sentiti i genitori e il territorio in cui è situata la scuola, e che potrebbero di fatto correggere alcune carenze dei quadri orari della “riforma” Gelmini. Tuttavia questi margini di autonomia, di fatto, non saranno fruiti dalle scuole a causa di tanti fattori. Come possono, infatti, le scuole programmare in autonomia se mancano le indicazioni ministeriali programmatiche sulle singole aree culturali, se non vi è alcuna certezza sulle risorse, se i Regolamenti Ministeriali consentono scelte autonome solo se queste “non comportano oneri per l’Amministrazione”, cioè solo compatibilmente con le risorse di organico assegnato? Come possono organizzare i curricoli e le rispettive cattedre, se ancora non sono state definite le classi di concorso dei docenti, che non sanno ad oggi che cosa potranno insegnare e a chi? Così l’Autonomia, garantita dalla legge, è ingabbiata in norme paralizzanti e soffocata dalla mancanza di risorse; così ogni decisione è di fatto centralizzata: altro che federalismo! La “riforma” Gelmini parte nel 2010/2011 per la prima classe: ma l’adeguamento dell’orario coinvolgerà fin da settembre 2010 le classi seconde, terze, quarte, con la riconduzione a 30 ore settimanali dei licei e a 32 ore (dalle attuali 36) degli Istituti Tecnici. Ancora non si sa quali materie saranno decurtate, né con quali criteri verranno individuate le discipline su cui i tagli saranno operati (i Regolamenti danno indicazioni molto generiche, il MIUR rinvia a “indicazioni nazionali” non ancora disponibili). Senza parlare poi del principio, estremamente scorretto, di cambiare materie e orari a curricolo avviato: alunni e famiglie avevano scelto all’atto dell’iscrizione un determinato curricolo quinquennale. Perché cambiare orari e curricolo anche a chi frequenta una classe intermedia? Perché così il MIUR conseguirà un risultato immediato: molte ore di lezione in meno per ogni classe comportano una netta riduzione del numero degli insegnanti, a fronte di una dilatazione del tempo-scuola. Sì, perché con la riconduzione della lezione a 60 minuti per tutti, si imporranno rientri pomeridiani, oppure prolungamenti dell’orario scolastico del tutto incongrui, senza prevedere alcunché per la mensa o l’adeguamento dei trasporti pubblici per gli alunni. Cosa di cui dovranno ben accorgersi gli enti locali, Comuni e Provincia. Per la classe quinta degli Istituti Tecnici non sono previste variazioni nel numero delle lezioni, ma viene annunciato il loro prolungamento a 60 minuti: ciò comporta diversi rientri pomeridiani e un orario insostenibile nell’anno della maturità. Vedremo le reazioni degli studenti. Del resto, se l’orario della quinta restasse invariato, sarebbe davvero problematica la sua armonizzazione con il “nuovo” orario delle prime quattro classi. E a Lecco? La nostra Amministrazione Provinciale è tra le più solerti, in prima fila nella rigida applicazione della più rigida delle “riforme”. Comparsi i Regolamenti il 4 febbraio, il 9 febbraio il POF provinciale era bell’e pronto, confezionato e deliberato: senza alcuna consultazione - come previsto dalle norme e dal buon senso - delle realtà territoriali, che a buon conto hanno alzato gli scudi contro una delibera subita e non condivisa. I motivi del dissenso sono stati sotto gli occhi di tutti nelle scorse settimane, che hanno visto mobilitarsi enti locali, associazioni imprenditoriali e sindacali a difesa delle scuole del territorio. Così, oltre agli indirizzi sperimentali cassati d’ufficio dalla “riforma”, indipendentemente dal loro esito formativo (vedasi per es. gli indirizzi linguistici del liceo scientifico Grassi), è stato spazzato via il Liceo Scientifico-Tecnologico dell’Itis Badoni vietandone la confluenza nel Liceo delle Scienze Applicate, ampiamente consentita e realizzata negli Itis delle altre province lombarde. Così, perfino assessori che si riconoscono nel centrodestra hanno dovuto ingoiare il rospo della mancata consultazione e condivisione del percorso decisionale. Così è stato imprudentemente promesso un liceo musicale che non ci sarà. Quanto alle difficoltà di bilancio delle scuole, basti un dato: le scuole della Provincia di Lecco vantano nei confronti dello stato un credito di 5 milioni di euro. Sono soldi già spesi, cioè anticipati dalle scuole per far fronte al normale funzionamento (certo non per il miglioramento o l’intensificazione) delle attività; sono soldi che lo stato deve ai cittadini per il diritto all’istruzione. Le scuole hanno già capito bene che questi soldi non li vedranno più. E allora il MIUR che cosa fa? Impone alle scuole di non considerarli più come residui attivi nei loro bilanci! Private delle risorse indispensabili per funzionare, le scuole provvedono nei modi più svariati: c’è chi aumenta i “contributi volontari” dei genitori, facendoli passare per obbligatori e stornandoli dalla loro naturale destinazione all’incremento dell’offerta formativa; c’è chi batte cassa presso i Comuni, a loro volta pressati dalla riduzione dei trasferimenti e costretti a imporre l’addizionale Irpef… Non crederà l’Amministrazione Provinciale di Lecco, con ampie competenze riguardo alle scuole superiori, di sfuggire alle sue responsabilità!? Un fatto è certo: viene calpestato in modo strisciante il principio della gratuità della scuola statale. E le tasse aumentano, mentre i servizi diminuiscono. E il federalismo è carta straccia. Nel giorno della mobilitazione nazionale del Partito Democratico a favore della scuola e per il diritto di tutti a un’istruzione di qualità, il Forum Scuola PD provinciale di Lecco denuncia con forza la gravità dell’attacco alla scuola e le pesanti responsabilità di un governo che attenta alla democrazia distruggendone le basi con la negazione del diritto all’istruzione. FORUM SCUOLA PARTITO DEMOCRATICO PROVINCIALE DI LECCO Lecco, 11 marzo 2010