Relazione CO2 progetto ossigeno
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Relazione CO2 progetto ossigeno
Compensazione della CO2 e valorizzazione ecosistemici delle foreste nel Parco Valle del Treja dei servizi 1 Il Parco Regionale Valle del Treja 1.1 Inquadramento territoriale Il Parco Regionale Valle del Treja, istituito nel 1982 per tutelare l’integrità della Valle omonima, si estende su una superficie di 658 ettari, nel territorio dei comuni di Mazzano Romano, in provincia di Roma, e Calcata, in provincia di Viterbo. Il perimetro del parco segue sostanzialmente il margine esterno delle forre tufacee scavate dal fiume Treja, affluente desto del Tevere, per un tratto di circa 13 chilometri. Il paesaggio è caratterizzato dai risultati di una complessa storia geologica e di erosione delle acque superficiali: i fondovalle sono stretti, sovrastati da pareti di gole più o meno ripide, oggi coperte da una rigogliosa vegetazione forestale, creando nell’insieme un complesso di grande interesse paesaggistico. 1.2 Inquadramento climatico e fitoclimatico Le caratteristiche climatiche della zona sono state desunte dalle serie storiche di dati registrati nelle stazioni termo-pluviometrici più vicine, corrispondenti a quelle di Civita Castellana e Nepi. Dal punto di vista esclusivamente termico, l’area del Parco Valle del Treja rientra nel dominio del clima “Temperato Mediterraneo”, con inverno mite ed estate calda. L’andamento mensile dei valori medi di temperatura, indica un aumento progressivo dei valori a partire da gennaio (6,7 °C) fino ad un picco in luglio (24,3 °C), per poi diminuire in modo continuo e regolare fino a dicembre. I mesi più caldi sono luglio e agosto. Le precipitazione raggiungono un massimo nel periodo autunnale con novembre il mese più piovoso (129 mm). Da gennaio febbraio si osserva una progressiva diminuzione delle precipitazioni con un brusco calo nel mese di luglio, coincidente con il minimo pluviometrico (25 mm). Si può identificare quindi un periodo di aridità estiva della durata di circa due mesi, compreso tra la seconda metà del mese di giugno e la prima del mese di agosto, si tratta di una condizione non eccessiva considerando che le precipitazioni annuali medie si attestano intorno ai 950 mm. In questo quadro, bisogna tenere conto che le condizioni climatiche all’interno delle forre sono notevolmente diverse da quelle generali dell’area, per la minore insolazione e l’umidità proveniente dai corsi d’acqua, che, agendo in modo sinergico, riducono sensibilmente l’effetto della siccità estiva sulla vegetazione. Figura 1 – Diagramma di Bagnouls e Gaussen delle stazioni termo-pluviometriche di Civita Castellana e Nepi 1 Dal punto di vista fitoclimatico, secondo la Carta Del Fitoclima Del Lazio redatta dal Prof. Carlo Blasi, la zona appartiene alla Regione Temperata di transizione, Termotipo Mesomediterraneo Medio, Ombrotipo Subumido superiore/umido inferiore, Regione xeroterica (Sottoregione mesomediterranea).Tale unità è caratterizzata da precipitazioni abbondanti (822-1110 mm annui) con apporti estivi compresi tra 84 e 127 mm, e da una temperatura media compresa tra 13,7 e 15,2 °C. L’aridità estiva è presente con una intensità non molto pronunciata (YDS e SDS 81÷129). Freddo poco intenso da novembre ad aprile (YCS 108÷228; WCS 137÷151). Temperatura media delle minime del mese più freddo da 3,4 a 4 °C. I venti hanno un regime che varia a seconda delle stagioni: in inverno prevalgono i venti provenienti da SW e W, in estate da NE ed E. Nel complesso le direzioni dei venti più frequenti durante l’anno sono da SW e W. I venti forti hanno una frequenza stagionale di circa tre giornate, mentre prevalgono i venti moderati con velocità compresa tra i 6 e i 35 km/h. 1.3 Inquadramento litogeomorfologico Le forme del rilievo che caratterizzano attualmente l’alta e media valle del Fiume Treja sono il risultato combinato della presenza nell’area di coltri vulcaniche, derivate dall’attività dei Monti Sabatini, attivi con varie fasi eruttive tra 700.000 e 40.000 anni fa, e dell’azione operate su di esse principalmente dalle acque correnti superficiali, con il concorso della gravità. Nell’area del parco i materiali vulcanici poggiano su litotipi sedimentari plio-pleistocenici, costituiti prevalentemente da argille e sabbie marine (Pliocene) cui seguono verso l’alto depositi di conglomerati e silt (Pleistocene) collegati ad una fase di sedimentazione fluviale in ambiente continentale. Questi sedimenti hanno una notevole importanza idrogeologica, in quanto costituiscono il livello impermeabile di base delle falde presenti nelle soprastanti vulcaniti, permeabili per porosità o per fessurazione. Al di sopra del basamento sedimentario si depone la serie vulcanica con uno spessore variabile tra 60 e 100 m. I litotipi sono costituiti principalmente da ignimbriti, espandimenti lavici ed estese colate di fango. Presenti, infine, nella successione stratigrafica affiorante unità ascrivibili al riempimento di fondi craterici, depositi diatomitici, travertini, alluvioni fluviali dell’Olocene attuale. Il reticolo di drenaggio assume nel territorio configurazione parallela e dendritica, determinate rispettivamente da collettori subparalleli tra loro e da una forma arborescente che si sviluppa in ogni direzione, con un canale primario che si suddivide in rami via via meno importanti procedendo verso monte. In questo contesto l’agente geomorfico principale è l’azione dei corsi d’acqua mentre divengono agenti geomorfici in maniera del tutto subordinata i processi di modellamento del versante; il risultato tangibile di tali azioni è un reticolo di valli strette, profonde e con pareti verticali. 1.4 Inquadramento vegetazionale Il Parco Valle del Treja è caratterizzato dall’elevata estensione delle superfici forestali che si estendono complessivamente per oltre il 60% dell’intero territorio. Si tratta nella maggior parte dei casi di boschi misti a cerro, la cui composizione specifica varia considerevolmente in base alle caratteristiche del territorio, quali esposizione, pendenza, profondità del substrato. All’interno della forra predominano i boschi misti a cerro e nocciolo, sviluppati sui pendii di raccordo tra le pareti di forra e l’alveo fluviale. L’elevata umidità e la scarsa insolazione favoriscono in questo ambiente le specie mesofile; piuttosto frequenti sono infatti nello strato erbaceo specie tipiche dei faggeti, quali Mercurialis perennis, Melica uniflora, Dryopterisfilix-mas e Ranunculus lanuginosus. Alla base delle pareti della forra si registra un ulteriore incremento di umidità, in tali condizioni predominano i boschi misti a carpino bianco, che presentano caratteri di mesofilia ancora più spiccati rispetto ai precedenti. 2 All’esterno della forra la tipologia di bosco più rappresentata è costituita dai querceti misti a cerro, in cui al cerro si associano principalmente la roverella, l’acero campestre, l’olmo e, sporadicamente, la farnia; si tratta di boschi più termofili rispetto ai precedenti diffusi sulle aree pianeggianti e sui versanti a debole inclinazione. In corrispondenza dei versanti più assolati con suoli poco profondi predominano invece i querceti misti termofili a roverella, boschi per lo più radi al di sotto dei quali crescono specie della lecceta, quali Asparagus acutifolius, Rubia peregrina e Cyclamen repandum. Un altro aspetto piuttosto diffuso lungo le pareti della forra sono i consorzi termofili a leccio, bagolaro e acero monspessulanum, particolarmente sviluppati nel tratto sommitale della forra, laddove il continuo sfaldamento delle pareti tufacee consente lo sviluppo solo delle piante dotate di un potente apparato radicale,che consente loro di ancorarsi alle Figura 2 – Bosco misti a cerro e carpino in località L’Agnese, Mazzano Romano fessure tra le rocce. Lungo i corsi d’acqua, principalmente il fiume Treja e il Fosso della Mola di Magliano, è presente una stretta e discontinua fascia di vegetazione ripariale costituita principalmente da ontano nero, cui si accompagnano pioppo nero, salice bianco e olmo minore. Un aspetto legato all’ambiente forestale e ben rappresentato nel parco è quello dei cespuglieti, diffusi sia al confine dei boschi che in aree in precedenza utilizzate a fini agricoli o per il pascolo e ora in corso di rinaturalizzazione. Le comunità più estese sono quelle dei pruneti, sostituite, nelle esposizioni meridionali e su suoli profondi, dai cespuglieti a Cytisus scoparius e, in corrispondenza di suoli erosi, dai cespuglieti a Cistus incanus e Spartium junceum. I cespuglieti formano spesso una struttura a mosaico con le aree incolte, in cui predominano comunità caratterizzate da specie ruderali, quali Cichoriumin tybus, Artemisia vulgaris, Convolvulus arvensis. Piuttosto limitato, nonostante la diffusa presenza di corsi d’acqua, è lo sviluppo della vegetazione acquatica, fortemente limitata dall’elevato ombreggiamento creato dalla diffusa presenza di alberi lungo le sponde. Nei tratti dove l’alveo si allarga e l’irraggiamento è maggiore, si sviluppano comunità a elevata copertura a Nasturtium officinalis, Apium nodiflorum, Veronica beccabunga e Veronica anagallis-aquatica, mentre, in corrispondenza della cascate di Monte Gelato, l’ampiezza dell’alveo e la scarsa corrente consentono lo sviluppo di una ricca vegetazione acquatica sommersa dominata da Callitriche stagnalis e Potamogeton crispus. 1.5 Copertura del suolo La copertura del suolo del parco è contraddistinta dalla vasta estensione di superfici naturali e seminaturali, che, complessivamente, si estendono per oltre il 70% del territorio. La restante parte è occupata per lo più da aree agricole (27%), costituite in gran parte di seminativi e coltivazioni arboree (noccioleti e oliveti), diffuse nella fascia più esterna del territorio del parco e solo marginalmente e con carattere residuale all’interno della forra. Per quanto riguarda le aree urbanizzate, esse interessano solo marginalmente il territorio dell’area protetta, che include all’interno dei confini solo i centri storici dei due comuni e alcuni isolati nuclei di case presenti nel Comune di Mazzano Romano. 3 Infine, gli insediamenti produttivi sono presenti solo in una piccola area localizzata in Comune di Mazzano, si tratta di una fabbrica artigianale di mattoni di argilla con annessa area estrattiva. Figura 3 – Suddivisione del territorio del Parco Valle del Treja secondo le principali tipologie di uso del suolo 4 2 Il progetto di compensazione della CO2 e valorizzazione dei servizi ecosistemici delle foreste 2.1 I servizi ecosistemici delle foreste Gli ecosistemi sono in grado di fornire attraverso i propri processi un’ampia gamma di beni e servizi che soddisfano, direttamente o indirettamente, le necessità dell’uomo. L’insieme dei processi che forniscono questi benefici costituisce le “funzioni ecosistemiche”, mentre i vantaggi sono sintetizzati nell’espressione “servizi ecosistemici”. Secondo la classificazione proposta dal Millennium Ecosystem Assessment, progetto internazionale che ha valutato lo stato degli ecosistemi e gli effetti dei loro cambiamenti sulle attività umane, le funzioni sono suddivisibili in quattro categorie principali in base al tipo di servizio che forniscono: supporto alla vita, regolazione, approvvigionamento, culturali. Le foreste sono ecosistemi complessi e, come tali, forniscono un grande numero di servizi riconosciuti. Tra i principali si possono citare: biodiversità, microclima, protezione del suolo, paesaggio, ricreazione e svago, difesa dall’inquinamento acustico, assorbimento di inquinanti, redditi e occupazione. Tabella 1 – Tipologia di servizi ecosistemici svolti dalle foreste (Tratto da: Millennium Ecosystem Assessment (MEA), 2005, Ecosystem and Human Wellbeing: A Framework for Assessment. Island Press. TIPOLOGIA DI SE Supporto DESCRIZIONE necessari agli ecosistemi per la produzione degli altri servizi ESEMPI DI BENI, SERVIZI ED ESTERNALITÀ formazione del suolo, la fotosintesi e il ciclo nutritivo alla base della crescita e della produzione Approvvigionamento beni veri e propri cibo, acqua, legname e fibra Regolazione relativi alla regolazione dei processi ecosistemici regolazione di clima, precipitazioni, acqua (ad es. le inondazioni), e la diffusione delle malattie (purificazione delle acque) Culturali relativi agli elementi percettivi che contribuiscono al benessere psico-fisico e spirituale ecoturismo, ricreazione, formazione culturale ed educazione Negli ultimi anni, si è assistito a una crescente consapevolezza dell’importanza del ruolo svolto dalle foreste nella società, ma molti dei servizi forniti sono troppo spesso dati per scontati e non considerati nelle decisioni politiche. È evidente che non tutti i benefici possono essere richiesti allo stesso bosco nello stesso momento e neppure si può pensare di considerarne uno solo, poiché ciò potrebbe portare all’impossibilità di ottenerne altri. È importante dunque che nelle decisioni di gestione e pianificazione del territorio, e in particolare delle risorse forestali, i servizi forniti siano valutati complessivamente e si cerchi di raggiungere un equilibrio tra le funzioni. Ma ancora oggi, in molti casi, il criterio che guida le decisioni è di carattere economico e, nel caso dei boschi, l’approvvigionamento di legname prevale sugli altri servizi non adeguatamente valorizzati. 2.2 La capacità di fissazione del carbonio La capacità delle piante di assorbire anidride carbonica, fissando il carbonio per periodi più o meno lunghi nella biomassa viva e morta e nel suolo, conferisce alle foreste, e di conseguenza al settore forestale, un ruolo centrale nelle strategie di mitigazione dei cambiamenti climatici, sia sul lato della riduzione delle fonti di emissione di gas-serra, sia sul lato degli aumenti degli stock di carbonio. Si stima che in Italia, ogni 5 anno, lo stoccaggio di carbonio nelle foreste cresce di circa 15 milioni di tonnellate, equivalenti a 55 milioni di tonnellate di anidride carbonica, questa quantità corrisponde all’11% circa di quella emessa annualmente in atmosfera dal nostro Paese (Fonte: Ministero dell’Ambiente). Queste cifre ben rappresentano l’importanza delle foreste e delle possibilità offerte dal settore forestale. I boschi fungono da serbatoi di carbonio quando il bilancio tra l’anidride carbonica assorbita e quella emessa in atmosfera, attraverso la respirazione e l’ossidazione, è positiva, mentre diventano emettitori quando, a seguito di un disturbo, come può essere il taglio o un incendio, si altera l’equilibrio dell’ecosistema e il bilancio diventa negativo. Le strategie di mitigazione dei cambiamenti climatici per il settore forestale tendono quindi a esaltare il ruolo di serbatoio delle foreste, con diverse modalità riassumibili in tre categorie principali: • tutela delle superfici forestali e loro espansione, attraverso il contenimento della deforestazione e la realizzazione di nuove foreste (afforestazione e riforestazione); • mantenimento o aumento della densità a scala stazionale della biomassa (e del carbonio), attraverso l’allungamento dei turni forestali, la difesa antincendio, gli interventi di contenimento dei danni biotici (insetti, patogeni, ecc.) e abiotici (agenti meteo-climatici, ecc.), conversione della forma di governo; • produzione di materiali ad accumulo di carbonio (prodotti con lunghi cicli di vita, quali travi, infissi, pavimenti e mobili) o con effetti sostitutivi delle fonti fossili d’energia e a base di materiali ad alta intensità energetica1. Il Protocollo di Kyoto ha riconosciuto l’importanza delle foreste e i Paesi che hanno assunto impegni di riduzione possono avvalersi degli assorbimenti di carbonio derivanti dalle attività forestali per compensare una parte delle emissioni prodotte. A questo processo ufficiale si è affiancato, negli ultimi anni, un altro strumento che appare particolarmente interessante per valorizzare, anche economicamente, il ruolo delle foreste come serbatoio di carbonio: il mercato volontario dei crediti di carbonio. Svincolato dagli obblighi di Kyoto, questo mercato si basa su accordi volontari ed è guidato sia dalla consapevolezza ambientale di persone, enti e aziende che vogliono ridurre la propria impronta ecologica compensando le emissioni di cui sono responsabili, sia dalla convenienza, ormai assodata, che deriva dal costruire un’immagine verde per la propria azienda, prodotto o evento. L’interesse verso il mercato volontario nel nostro Paese è in costante crescita e ormai diversi sono i progetti di compensazione volontaria della CO2 avviati in Italia. Tra essi, si possono citare: “Parchi per Kyoto”, promosso da Kyoto Club e Federparchi con la collaborazione di Legambiente, e “Impatto Zero”, promosso da Life Gate. Si tratta nella maggior parte dei casi di progetti che riguardano interventi di rimboschimento di aree agricole, più rari sono i progetti che bilanciano le emissioni con crediti generati da interventi di gestione forestale. Di particolare rilievo il progetto “Carbomark”, coordinato dalla Regione Veneto, che ha come obiettivo generale la promozione di un mercato locale dei crediti di carbonio, attraverso lo studio e la messa a punto di tecniche e azioni legislative specifiche e coinvolgendo proprietari forestali, amministrazioni locali e piccole e medie imprese nella compravendita di crediti di carbonio locale. Poiché la realizzazione dei crediti di carbonio comporta una gestione più “conservativa” degli ecosistemi forestali rispetto alle gestione ordinaria, lo sviluppo di un mercato volontario dei crediti di carbonio potrebbe divenire quell’incentivo economico per valorizzare il ruolo multifunzionale delle foreste oggi mancante. 1 Ciccarese L., Cascone C., Cipollaro S., Giovannelli V. & Crosti R. (2011). Emissioni di gas-serra e interventi compensativi nel settore forestale. Un’applicazione ai boschi del Comune di Acerno (SA). ISPRA Rapporti 146/2011, Roma. 47 p. 6 2.3 Il progetto di compensazione volontaria della CO 2 e valorizzazione dei servizi ecosistemici nel Parco Valle del Treja Il territorio del Parco Valle del Treja è fortemente connotato dai boschi che in modo quasi ininterrotto rivestono le pareti e il fondovalle delle forre scavate dal fiume Treja. In gran parte di proprietà pubblica, in questi boschi, da circa quaranta anni, le attività di utilizzazione forestale risultano piuttosto ridotte. Solo in alcune aree, assegnate a privati, sono stati effettuati tagli a scelta. Anche in passato, nelle zone meno accessibili e comode, i boschi non hanno subito uno sfruttamento intensivo e oggi una significativa porzione si presenta ben strutturata, con un ricco contingente di specie, e classificabili come formazioni a naturalità elevata. Queste caratteristiche conferiscono alle comunità forestali del Treja un grande valore, in termini sia di biodiversità, potendo ospitare specie animali e vegetali proprie degli ambienti non disturbati, sia ricreative, offrendo la possibilità di immergersi, a pochi chilometri da Roma, in scenari dominati dalla natura. In questi ultimi anni però, il contesto economico è cambiato e gli enti locali hanno la necessità di aumentare le entrate finanziarie utilizzando tutte le risorse a disposizione, determinando di conseguenza un rinnovato interesse verso l’utilizzo dei boschi anche all’interno del parco. In questo contesto è stato pensato il progetto “Compensazione della CO2 e valorizzazione dei servizi ecosistemici delle foreste nel Parco Valle del Treja”, con il quale gli Enti proprietari, su proposta del Parco e in stretta collaborazione con esso, si impegnano a preservare dal taglio una porzione dei boschi per i prossimi cinque anni, ottenendo, come compensazione, un introito derivato dalla vendita dei crediti di carbonio ottenuti dal posticipo del taglio. Il progetto è possibile grazie alla partecipazione di Phoresta onlus, un’associazione che svolge la sua attività nell’ambito della tutela e valorizzazione della natura e dell’ambiente, con particolare riguardo alla tutela dei boschi e dei suoli e alla promozione delle attività volte a ridurre, mitigare e compensare le emissioni clima-alteranti. Con un’azione di partenariato diffuso l’associazione Phoresta onlus finanzia il progetto, mentre il Parco ne ha definito i vari aspetti e ne garantisce l’attuazione. Il progetto ha un carattere prevalentemente dimostrativo, volendo affermare l’importanza di tutte le funzioni svolte dai boschi offrendo ai proprietari un’alternativa al taglio. Questa alternativa, nel caso del territorio del Treja, con boschi di proprietà pubblica, di elevata qualità ambientale e valore paesaggistico, non può essere ignorata, ma, in periodo di crisi, in assenza di una ricaduta economica diretta come quella derivata dalla vendita dei crediti di carbonio prodotti, rischia di essere impercorribile. Nello specifico il progetto prevede di preservare dal taglio per almeno cinque anni tre aree boschive, per complessivi 60 ettari, suddivise tra i territori dei comuni di Mazzano Romano e Calcata. Il prolungamento del turno di taglio consente, da un lato, di conservare la biomassa e aumentarne la densità con conseguente sequestro di carbonio, dall’altro di mantenere i parametri di quantità, qualità e diversità che caratterizzano un ecosistema forestale in salute, in grado cioè di esprimere appieno tutte le sue potenzialità anche in termini di flora, fauna e suolo. Il Parco è il garante dell’attuazione del progetto e responsabile della verifica e del monitoraggio del raggiungimento degli obiettivi. Figura 4 – Tagli boschivi nelle forre del Treja: è 7 evidente l’impatto paesaggistico generato da utilizzazioni intensive 3 Aree boscate interessate dal progetto e calcolo dei crediti di carbonio 3.1 Premessa Le aree boschive interessate dal progetto sono localizzate nel settore centrale del Parco e risultano adiacenti all’area individuata dal Piano di Assetto del Parco come zona di riserva integrale. La scelta delle aree è stata concordata con i proprietari al fine di ottenere i maggiori benefici dalla realizzazione del progetto, in termini di tutela della biodiversità e valorizzazione delle funzioni ricreative. Nel caso dei boschi ricadenti nel comune di Mazzano Romano le aree coincidono con due sezioni forestali individuate con il Piano di Gestione e Assestamento Forestale (PGAF) adottato dal Comune. I crediti di CO2 equivalenti generabili dal prolungamento dei turni di taglio sono stati quantificati utilizzando il modello CO2 FIX ver. 3.12, un modello di stima dei flussi di carbonio fra ecosistemi forestali, in particolare alberi e suolo, e atmosfera, che consente di quantificare dinamicamente il sequestro potenziale di carbonio in un periodo di riferimento e di confrontare gli effetti prodotti sulle capacità di sequestro da scenari differenti di gestione forestale. I dati necessari per applicare il modello sono stati desunti dal PGAF del Comune di Mazzano Romano e da rilievi in campo, per quanto riguarda i dati stazionali sulla biomassa, e dalla bibliografia disponibile per Figura 5 – Localizzazione delle aree boschive i coefficienti di allocazione tra chioma, fusto, radici e foglie e i individuate per il progetto dati di input della lettiera. I dati climatici sono stati ricavati dalle serie storiche della stazione termo-pluviometrica di Nepi. 3.2 Suriano Il bosco, di proprietà del Comune di Mazzano, si estende su una superficie di circa 25 ettari, compresa tra il fiume Treja a nord e l’altura di Suriano a sud e ricade interamente all’interno del Parco Valle del Treja. L’area è compresa tra i 210 e gli 80 metri sul livello del mare e presenta una pendenza media del 38%, con alcune zone particolarmente scoscese e presenza rilevante di roccia affiorante. Una frana di circa 1 ettaro è localizzata nell’area centrale della sezione. Si tratta di un ceduo invecchiato, caratterizzato da uno strato dominante di querce, cerro e, secondariamente, roverella, e uno strato dominato, costituito principalmente da carpino, acero e orniello. Lo strato arbustivo, piuttosto povero, è costituito prevalentemente da biancospino e corniolo. Non sottoposto a interventi da almeno 45 anni, si presenta in buono stato fitosanitario e non sono state rilevate fitopatologie che ne possano compromettere la vitalità 2 Schelhaas, M.J., P.W. van Esch, T.A. Groen, B.H.J. de Jong, M. Kanninen, J. Liski, O. Masera, G.M.J. Mohren, G.J. Nabuurs, T. Palosuo, L. Pedroni, A. Vallejo & T. Vilén, 2004. CO2FIX V 3.1 – A modelling framework for quantifying carbon sequestration in forest ecosystems.Wageningen, Alterra, Alterra-rapport 1068. 8 generale. Il bosco non presenta segni di deperimento legato all’invecchiamento non avendo subito in passato interventi eccessivi di sfruttamento. La presenza di numerose matricine, di diversi strati vegetazionali, e di esemplari di carpino bianco di discrete dimensioni, connota questo bosco come a naturalità elevata e l’area è stata riconosciuta tra quelle di maggiore interesse vegetazionale per il Parco. Notevole è anche l’interesse archeologico dell’area in cui è localizzato, per la presenza di due necropoli falische di età compresa tra il VI e il V secolo avanti Cristo. Nel settore sudest è in corso di realizzazione un progetto del Parco di valorizzazione di una delle necropoli, il completamento dell’intervento faciliterà la fruizione dell’area che potrebbe diventare uno dei principali siti di interesse del territorio, aumentando il valore turistico e culturale del bosco. Al momento la massa legnosa presente nel bosco di Suriano è stimata in 4167 m3 totali, corrispondenti a 183 m3/ha. L’intervento selvicolturale previsto prevede la conversione in alto fusto con asportazione di un terzo della massa legnosa. L’intervento pianificato risulta di entità molto inferiore di quanto concesso dalle norme in vigore, ma, considerato l’elevato interesse naturalistico, storico e culturale del sito, la sua realizzazione comporterebbe comunque una sensibile perdita degli attuali valori e diminuzione dei servizi resi. Figura 6 – Le aree boschive di Suriano e Pietrina Tabella 2 – Individuazione al Catasto Terreni del Comune di Mazzano Romano dell’area boschiva di Suriano Comune Mazzano Romano Bosco di Suriano Foglio 7 14 Superficie totale Ha Particelle 49, 50, 51, 139, 152, 59, 60, 61, 66, 139, 68, 154, 155, 153, 195, 65, 197, 196, 62, 58, 63, 64, 71/p, 73/p, 74, 72/p 16 24,30 3.3 Pietrina L’area boschiva è limitrofa all’area di Suriano, da cui è separata dal letto del fiume Treja. Si estende per circa 7 ettari ed è delimitata a nord dalla strada provinciale Mazzano – Calcata e a sud dal fiume Treja e da una piantagione di noci. Inclusa interamente nel perimetro del Parco, è di proprietà del Comune di Mazzano Romano ed è situata ad una quota compresa tra i 100 m e i 180 metri sul livello del mare. La pendenza media è pari al 32%, con alcuni tratti molto scoscesi e presenza di roccia affiorante nel settore nord. La formazione forestale presente è costituita da un bosco misto a dominanza di cerro e roverella, accompagnati da acero campestre, carpino nero, orniello e, sporadicamente, olmo. Lo strato arbustivo è costituito principalmente da biancospino, corniolo e evonimo. Complessivamente si tratta di un ceduo quercino invecchiato, di età di circa 40 anni. Negli ultimi dieci anni è stato sottoposto a piccoli tagli a scelta 9 a favore di privati che vantavano un’assegnazione del terreno da parte del Comune. Non presenta fattori di rischio ambientale, il bosco si trova in un buono stato e non sono stati rilevati segni di deperimento e di fitopatologie tali da alterare la vitalità complessiva della comunità vegetale. Il bosco racchiude un elevato valore storico, per la presenza di un’importante necropoli falisca, e paesaggistico, essendo localizzato nel settore centrale del parco, visibile da diversi punti panoramici e lungo i principali percorsi escursionistici. La massa legnosa stimata è di 1178 m3 totali, pari a 159 m3/ha. È l’unica area boschiva interna all’area protetta in cui il Piano di Gestione e Assestamento Forestale adottato dal Comune di Mazzano Romano prevede un governo a ceduo matricinato con un intervento di ceduazione di fine turno e asportazione dell’80% della massa legnosa presente. La realizzazione di un intervento così intenso comporterebbe la drastica diminuzione di molte delle funzioni svolte dal bosco. Tabella 3 – Individuazione al Catasto Terreni del Comune di Mazzano Romano dell’area boschiva della Pietrina Comune Bosco della Pietrina Foglio Mazzano Romano 7 Superficie totale Ha Particelle 117, 129, 119/p, 204/p, 170, 171, 169, 7/p, 56, 172, 8, 188, 9, 186, 160, 121 7,49 3.4 Monte Li Santi L’area boschiva individuata nel territorio del comune di Calcata si estende sulle pendici della collina di Pizzopiede e lungo il Fosso della Selva, su una superficie complessiva di circa 27 ettari. Inclusa quasi interamente nel territorio del parco, è delimitata a ovest dal Fosso della Mola di Magliano, a est dal Fosso della Selva, nel settore a valle, e dal bordo della forra scavata dal torrente medesimo più a monte. Di proprietà pubblica, è gestito dall’Università Agraria di Calcata. L’area è compresa tra 120 e 200 metri sul livello del mare con una pendenza media del 40%. Presenti numerose zone particolarmente scoscese, anche con pareti verticali lungo il Fosso della Selva. La vegetazione è costituita da un bosco misto, dominato da cerro e roverella con carpino bianco, acero campestre e nocciolo. Nelle zone a maggior pendenza le querce diventano più sporadiche a favore delle altre specie. Nel sottobosco sono presenti il corniolo, il sanguinello, l’evonimo e il biancospino. Lungo i corsi d’acqua presente una fascia discontinua di vegetazione riparia, costituita da ontano nero, pioppo nero e pioppo bianco. Si tratta di un ceduo quercino invecchiato di età di circa 45 anni, nelle zone meno raggiungibile la fisionomia è quella del bosco naturale, non avendo subito in passato tagli significativi. Il bosco si presenta in buone condizioni e Figura 7 – L’area boschiva di Monte Li Santi non sono stati rilevate patologie o segni di deperimento che possano compromettere la stabilità della comunità. Si tratta di un bosco di notevole importanza, sia per il valore paesaggistico che conservazionistico, ospitando specie vegetali e animali di particolare interesse. Nel sottobosco sono state rinvenute Cardamine chelidonia e Galanthus nivalis, specie protette ai sensi della 10 legge regionale 61/74, e nell’area vive una popolazione di Salamandrina perspicillata, piccolo anfibio legato ai boschi, endemico dell’Italia peninsulare, molto sensibile alla gestione forestale. La massa legnosa stimata è di 4.887 m3 totali, corrispondenti a 181 m3/ha. In assenza di un piano di gestione, è stato ipotizzato, considerato il valore dimostrativo del progetto, un intervento di tipo conservativo con avviamento all’alto fusto e asportazione di un terzo della massa legnosa. Tabella 4 – Individuazione al Catasto Terreni del Comune di Calcata dell’area boschiva di Monte Li Santi Bosco di Monte Li Santi Foglio 6 Comune Calcata Superficie totale Ha Particelle 30, 3, 1, 2, 28/p 27,20 3.5 Stima dei crediti di carbonio La quantità di carbonio che potenzialmente sarà fissata dalle aree boschive nel corso del progetto è stata stimata utilizzando il programma CO2 fixver. 3.1. Il modello ha consentito di simulare l’evoluzione nel tempo del contenuto di carbonio nei tre boschi, partendo dallo stock attuale e confrontando gli effetti, relativamente alla capacità di fissazione del carbonio, provocati dal posticipo di cinque anni dell’intervento previsto. In tabella 5 sono riportati i risultati delle elaborazioni relativamente allo stock di carbonio totale contenuto nell’ecosistema, ottenuto dalla somma del carbonio contenuto nella biomassa e quello contenuto nel suolo, e le conseguenti variazioni nel tempo prodotte in atmosfera, che corrispondono al bilancio tra il carbonio fissato, e quindi sottratto dall’atmosfera, e le emissioni prodotte dall’ecosistema. Nello scenario 1 è simulato l’intervento di taglio in corrispondenza dell’anno 1 (e sono riportate le variazioni del Carbonio negli anni successivi); lo scenario 2 mostra invece gli effetti dell’attuazione del progetto, con taglio nel sesto anno. Si noti come, a seguito di utilizzazione forestale, l’ecosistema perda il ruolo di sink di carbonio, provocando un incremento di carbonio in atmosfera (in questo caso, nel 6° anno). Il modello considera e contabilizza, infatti, le emissioni generate dai prodotti forestali, destinati, in questo caso, a legna da ardere. Tabella 5 – Quantità di carbonio fissata in assenza del progetto, scenario 1, e con attuazione del progetto, scenario 2 Scenario 1 Scenario 2 Carbonio sequestrato Scenario 2 - Scenario 1 ANNO TOTALE ATMOSFERA TOTALE ATMOSFERA 0 tC/ha 196,65 tC/ha 0,00 tC/ha 196,65 tC/ha 0.00 tC/ha 0,00 1 147,77 48,88 200,51 -3,86 52,74 2 151,33 45,32 204,08 -7,43 52,75 3 150,13 46,51 208,22 -11,58 58,09 4 151,63 45,02 211,84 -15,19 60,21 5 153,83 42,82 215,36 -18,71 61,53 6 156,60 40,04 159,15 37,49 2,55 Le elaborazioni mostrano una differenza nello stock di carbonio totale, carbonio nella biomassa e nel suolo, tra i due scenari ipotizzati pari a 2,55 t/ha in corrispondenza del sesto anno della simulazione. È 11 questo il valore considerato per valutare i crediti di carbonio generati dal progetto, rappresentando l’effettiva quantità fissata dall’ecosistema al netto delle utilizzazioni forestali. Moltiplicando tale valore per 3,66, fattore di conversione utilizzato per quantificare i crediti di CO2 equivalenti, si ottiene la stima di 9,33 tonnellate di CO2 equivalenti per ettaro. La superficie boschiva interessata è complessivamente di 59 ettari, i crediti di CO2 equivalenti generati dal progetto in cinque anni sono quindi pari a 550 tonnellate. 3.6 Considerazioni economiche Il prezzo di una tonnellata di CO2 fissata nel mercato volontario risulta ad oggi molto variabile, essendo legata spesso ad accordi tra venditore e compratore che svincolano totalmente la transazione dal prezzo di riferimento del mercato del carbonio (per il mese di luglio 2013 pari a 4,3 €/t CO2eq). Diversi sono i fattori che concorrono a formare il prezzo finale, ad esempio un mercato locale garantisce un valore più elevato, essendo più facilmente verificabile l’effettiva realizzazione del progetto e risultando più immediato il ritorno di immagine spesso legato a questo tipo di interventi, ma possono portare a un incremento del prezzo anche i vantaggi in termine di biodiversità tutelata o altri servizi ecosistemici garantiti, come il turismo, la protezione del suolo, il paesaggio. A titolo di esempio, quest’anno in Italia sono stati venduti crediti di carbonio a costi che variano dai 30 euro (fonte: www.carbomark.org) ai 100 euro a tonnellata (Fonte: http://sisefnews.org). In questo caso, considerato il valore dimostrativo del progetto, finalizzato a promuovere il ruolo svolto dal bosco come fornitore di servizi essenziali e insostituibili, si è stabilito un prezzo forfettario, comprendente tutti i vantaggi ecosistemici derivati dall’impegno assunto volontariamente dai proprietari dei boschi, pensando quindi i crediti di carbonio in senso più ampio, quasi simbolico. In quest’ottica, valutato l’elevato valore intrinseco delle aree interessate, in termini naturalistici, paesaggistici, storicoculturali, ricreativi, si è definito un valore complessivo del progetto di euro 24.000 corrispondenti a 43,60 euro a tonnellata di crediti di carbonio. 12