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39-41 Delfino Pesce.qxp 22/07/2010 18.58 Pagina 1 Università La morfometria Analitica e Dimensionale nella diagnosi dermoscopica dei melanomi Diagnostica migliore per una prognosi migliore *V. Pesce Delfino, *T. Lettini, **N. Arpaia, *T. Valente, *G. Ingravallo, *M.L. Vurro, *R. De Pascalis, *R. Ricco L INTRODUZIONE a diagnosi di melanoma dal punto di vista clinico è abitualmente facile. In taluni casi è controversa e non facilmente riproducibile essendo basata su criteri soggettivi. Ne consegue da una parte un certo tasso di falsi positivi cioè di escissioni inutili, dall’altro di falsi negativi, evenienza questa più pericolosa per la sottostima della lesione. L’esame della letteratura a partire dagli anni 90’ riporta la adozione di tecniche di osservazione delle lesioni sempre più sofisticate come la dermoscopia in epiluminescenza (Wolff e Coll. 1994; Stanganelli I.,Bucchi L. 1998; Stanganelli e Coll.1997; Binder e Coll.1995; Dummer e Coll 1995) che, attraverso l’uso di strumenti diversi come il dermatoscopio, lo stereomicroscopio ed il videodermatoscopio, hanno migliorato notevolmente la diagnostica clinica consentendo la osservazione di strutture anatomiche dermo-epidermiche non visibili ad occhio nudo e mettendo a disposizione immagini che si prestano ad essere trattate con vari tipi di logiche tra cui il cosiddetto sistema ABCD. Tale sistema ABCD (Stoltz et Al.1994), entrato nell’uso negli ultimi decenni, rappresenta un tentativo per rispondere alla sempre più pressante esigenza di obiettività attraverso la formulazione di un metodo diagnostico basato su criteri semiquantitativi applicabile in dermoscopia. In questo sistema “A” indica asimmetria, “B” bordi,”C”colore e“D” strutture Differenti;è stata anche data una diversa interpretazione a “D” con riferimento al diametro della lesione (Stoltz W. e Landthaler M. 1994; Whited J.D. e Grichnik J.M. 1998). Ognuno di questi criteri dispone di uno score ed il numero attribuito come score viene successivamente moltiplicato per un dato fattore pesato, così da arrivare ad un numero finale che rappresenta lo score dermoscopico totale (TDS). I valori inferiori a 4.75 indicano lesioni benigne,i valori tra 4.8 e 5.45 indicano lesioni sospette,quindi il cut-off per i melanomi è 5.45. Analizzando singolarmente i vari criteri si nota subito che ognuno di essi non rappresenta un valore indipendente: infatti per attribuire uno score alla Asimmetria si divide la lesione evidenziata con la dermoscopia secondo due assi a 90° tra loro e il giudizio di simmetria nei quattro “spicchi” così ottenuti si basa sul riscontro contemporaneo di una identità di forma, di colore e di presenza di strutture dermoscopiche e quindi lo score attribuibile (da 0 a 2) contiene in sé un giudizio che non riguarda solo la simmetria ma anche altre tre caratteristiche. Per quanto riguarda i Bordi si divide la lesione in 8 parti e si tiene conto del comportamento del colore alla periferia dell’immagine quindi lo score (i cui valori vanno da 0 a 8) non si riferisce all’andamento del contorno ma alla modalità di diffusione del pigmento alla periferia della lesione. Il criterio Colore viene valutato come criterio a se stante con score diverso secondo variazioni di intensità crescenti (score da 0 a 6). Infine il criterio “D” si riferisce ad aspetti strutturali dermoscopici che attribuiscono 0 ad una struttura omogenea fino ad un max di 5 ad una struttura disomogenea sempre riferendosi alla trama di distribuzione del colore (ramificazioni, dots, globuli, etc). Alcuni AA (Nachbar et al 1994) hanno dimostrato la riproducibilità del sistema ABCD con il 90% di specificità e 93% di sensibilità nella diagnosi di melanoma. A contestare la validità del sistema si sono successivamente alzate molte voci e infatti sono presenti in letteratura numerosi studi che ne testimoniano la scarsa utilità soprattutto nelle lesioni melaniche di piccole dimensioni: va notato che le dimensioni non sono affatto considerate nel TDS (Pizzicchetta e Coll.2001) mentre altri AA. rivendicano l’importanza di inserire anche le dimensioni nel set di rilevazioni, soprattutto per quanto riguarda il diametro; viene infatti considerata la soglia di 6 mm per distinguere i melanomi, le cui dimensioni superano tale soglia, dai nevi che solitamente misurano meno di 5-6 mm di diametro (C.Urso 2005) anche se tale soglia non ha un valore assoluto, essendo noti melanomi di piccole dimensioni e nevi che superano ampiamente tale diametro come quelli congeniti. Progressivamente si è fatta strada la convinzione che nessuno dei criteri proposti ,da solo, sia in grado di diagnosticare con sicurezza una lesione maligna non essendo nessuno specifico né costante e quindi patognomonico; di qui lo sforzo di mettere insieme dei sistemi diagnostici che tengano conto di più parametri e che poggino su solide basi statistiche (Mc Govern e Litaker 1992) e che siano eventualmente validabili mediante l’uso di sistemi esperti (Ron Andrews e Coll. 2004; Grzymala-Busse J.W. 1997 Quinlan J.R. 1988). SCOPO DELLA RICERCA La revisione della letteratura, ci ha fatto rilevare alcuni elementi critici che ci hanno portato a proporre un approccio morfometrico alla diagnosi differenziale delle lesioni melaniche. Notiziario luglio 2010 39 39-41 Delfino Pesce.qxp 22/07/2010 18.59 Pagina 2 Università La mancanza di indipendenza tra i diversi elementi del sistema A,B,C,D già di per sé non rende possibile un corretto trattamento statistico dei valori numerici ottenibili, anche ammettendo che essi siano comunque dotati di un valido significato descrittivo. Il criterio Asimmetria adotta un modello di riferimento (divisione della lesione secondo due assi a 90° tra loro) assolutamente artificiale e comunque non collegato a caratteri “intrinseci” della lesione. La definizione dello score relativo all’elemento colore dove il valore minimo attribuibile (0), evidentemente ricorrente in lesioni amelanotiche, porterebbe significativamente verso un risultato finale molto basso, orientando pertanto verso una lesione benigna, mentre è ben nota l’esistenza di melanomi amelanotici. Per quanto riguarda i criteri diagnostici ci è sembrato che la diagnosi differenziale possa essere impostata con un diverso approccio perché, se è vero che in un giudizio soggettivo quale è quello del clinico, il diagnosta opera necessariamente una sintesi di caratteristiche diverse, quali la simmetria, la forma della lesione, il colore e la sua distribuzione, integrandole fortemente, almeno alcune di queste informazioni sono suscettibili di essere valutate quantitativamente ma separatamente (con ri- 40 Notiziario luglio 2010 sultati numerici indipendenti tra loro e quindi statisticamente validi) utilizzando parametri numerici che garantiscano la obbiettività e, da un punto di vista metodologico e procedurale, la ripetibilità. Secondo questo approccio il riconoscimento della lesione è basato su una serie di criteri quali le dimensioni,il colore e soprattutto la forma. Quest’ultima contiene tutta una serie di informazioni che possono essere valutate quantitativamente mediante procedure di geometria analitica. Il sistema SAM (Shape Analytical Morphometry) è basato su una architettura logica che consente la descrizione di ogni oggetto in termini di distorsioni (Asimmetrie) e fini irregolarità del contorno. Il tentativo è quindi quello di fornire al clinico uno strumento oggettivo di valutazione delle lesioni pigmentate, con lo scopo di trasformare una diagnosi soggettiva in una diagnosi fortemente assistita da procedure computerizzate. MATERIALE E METODI È stata considerata una casistica di immagini dermoscopiche rappresentata da n° 52 lesioni melaniche di cui 26 Melanomi e 26 Nevi come gruppo di controllo e di comparazione. Questo numero è ottimale in termini di confronto statistico in accordo con il teorema di Bernoulli. Tutta la casistica è stata acquisita come immagini digitali e sottoposta alle indagini di morfometria mediante il sistema software SAM (Shape Analytical Morphometry) di cui sono state utilizzate ambedue le sezioni analitica e dimensionale (Giardina e Coll. 2003; Pesce Delfino e Coll. 1991; 1997; Ricco e Coll. 2009; Serio e Coll. 1997). PROCEDURE MORFOMETRICHE Le immagini, tutte in formato TIF, sono state preparate per essere ricondotte ad una unica risoluzione comune di 300 punti per pollice, sono state quindi ottimizzate per luminosità e contrasto mediante l’utilizzo del software commerciale Photoshop. Per quanto riguarda la evidenziazione dei contorni delle lesioni al fine di confrontare i risultati ottenuti mediante la procedura di acquisizione già illustrata con i risultati ottenibili con procedure di segmentazione, è stato utilizzato il software Image J (National Institute of Health NIH ver. 1.32). Per quanto riguarda l’impostazione e la taratura dei sistemi di riferimento sia per la normalizzazione delle immagini, che per le valutazioni dimensionali, è stato utilizzato il software Vectorworks 2008. Ogni immagine è stata acquisita mediante una procedura semiautomatica e registrata sottoforma di una serie di punti a coordinate note e l’area di ognu- 39-41 Delfino Pesce.qxp 22/07/2010 18.59 Pagina 3 Università na normalizzata secondo il valore di area minore. La procedura di morfometria consiste di 3 fasi: nella prima viene calcolata la curva di funzione di ogni contorno precedentemente digitalizzato mediante polinomi di grado superiore; questo consente di mettere a confronto le due curve,quella originale e quella di funzione, ricavando una serie di variabili (Tav. I, 1-5) correlate con le fini irregolarità del contorno. Il secondo passaggio utilizza l’analisi armonica di Fourier per la descrizione delle fini irregolarità del contorno (Tav. 1,6-8). La terza fase è dedicata alla valutazione quantitativa delle distorsioni che alterano la simmetria di ogni immagine, mediante il valutatore SAE (Shape Asymmetry Evaluator) da cui si estraggono ulteriori parametri (Tabella 1, A1-A3). Tra le numerose variabili calcolate sono stati selezionati i seguenti parametri: Errore totale assoluto, Percentuale dei punti ripetuti, Radice dell’errore quadratico medio, Media dei rapporti delle differenze in ascissa e ordinata X/Y, Indice delle ripetizioni X/Y, Valore Medio della somma delle ampiezze delle componenti di Fourier, Ampiezza maggiore, Ordine dell’ampiezza maggiore, Coefficiente di rugosità, S.A.E. massimo, S.A.E. medio, Media percentuale allometrica. Per quanto riguarda le dimensioni sono stati misurati l’Area ed il Diametro Massimo. RISULTATI I risultati di tutti i parametri ottenuti finalizzati sia alla valutazione delle dimensioni che della forma delle lesioni sono riportati nella Tab.I come valori medi, deviazione standard, come confronto statistico univariato (Student T test) e come analisi della varianza (Anova Test). Si tratta di tre gruppi di parametri indicati rispettivamente con le lettere A,B,C. I parametri A sono valutatori della simmetria, i parametri B sono finalizzati alla valutazione delle fini irregolarità del contorno e con la lettera C sono indicati i parametri dimensionali. Nel confronto tra i due gruppi di lesioni (26 nevi /26 melanomi) mediante Anova test risultano significativi cinque parametri analitici e nessuno dei parametri dimensionali. Poiché i parametri analitici del sistema soft-ware SAM hanno tutti un significato di tipo deterministico, la interpretazione dei risultati ottenuti consente di effettuare alcune considerazioni. Infatti i parametri che hanno evidenziato differenze altamente significative tra i due gruppi di lesioni, pur appartenendo a due passaggi procedurali diversi della procedura analitica, “Confronto tra la curva originale e la curva fondamentale” (Errore totale assoluto, Radice dell’errore quadratico medio, Indice delle ripetizioni in X/Y) e “Analisi armonica di Fourier“ (Valore medio della somma delle ampiezze e Coefficiente di rugosità) sono tutti descrittori delle fini irregolarità del contorno. Si deduce quindi che lo studio morfometrico delle caratteristiche di forma mediante procedure di geometria analitica consente di differenziare i nevi dai melanomi sulla base di parametri tutti derivati da passaggi procedurali che descrivono le fini irregolarità del contorno. I melanomi quindi si caratterizzano essenzialmente per la presenza di fini irregolarità del loro contorno che, quantitativamente valutate, risultano significativamente maggiori rispetto a quelle dei nevi. Per quanto riguarda i parametri valutatori della simmetria, come si evince dai dati riportati nella Tabella I, le differenze non sono mai risultate significative in quanto è sempre stato possibile individuare in tutte le lesioni, sia benigne che maligne, l’esistenza di un asse di simmetria. I valori dimensionali sono indicati nella stessa tabella come Area e Diametro Massimo: è evidente che i valori medi riscontrati nei due gruppi sono molto simili e risultano non significativi al test di Analisi della varianza. CONCLUSIONI I risultati raggiunti mediante l’approccio adottato nella presente ricerca coprono un vuoto che è apparso evidente dall’esame della letteratura; infatti mentre è fortemente sentita l’esigenza di affiancare alla valutazione clinica soggettiva sistemi che garantiscano una maggiore obbiettività al clinico, la regola dell’ABCD che pure viene largamente usata, non risulta soddisfacente. Molti AA pongono l’accento sulla scarsa applicabilità di tale regola alla diagnostica di lesioni di piccole dimensioni (Urso 2005). Inoltre lesioni che siano scarsamente pigmentate ma soprattutto i melanomi amelanotici sfuggono a questo sistema fortemente basato sul rilievo del pigmento, delle sue varietà di colore, della sua distribuzione, della sua espansione sui bordi della lesione. Infine le dimensioni delle lesioni non vengono assolutamente considerate. In letteratura sono presenti lavori che utilizzano le indagini morfometriche nella diagnosi differenziale ma si tratta esclusivamente di morfometria applicata all’aspetto istologico delle lesioni e basata su procedure di morfometria tradizionale dedicata alla misurazione delle dimensioni nucleari. Il perimetro, l’area ed il volume nucleare delle cellule del melanoma vengono confrontate, utilizzando sia la statistica univariata che multivariata, con i nuclei dei nevi ottenendo una buona discriminazione (95%) tra i due tipi di lesione (Urso 2005). Non risultano invece studi morfometrici effettuati sulle immagini dermoscopiche delle lesioni pigmentate e questa assenza non consente un confronto con i risultati della presente ricerca, che vanno interpretati tenendo conto del significato deterministico dei parametri utilizzati. I nostri risultati, in accordo con i dati della letteratura, confermano che le valutazioni dimensionali (area e diametro massimo) delle lesioni cutanee sono prive di valore per la classificazione delle lesioni stesse ma il dato più interessante che emerge dalla indagine è che, nella casistica campione utilizzata, la diagnosi differenziale tra lesioni benigne e maligne è garantita da cinque parametri tutti descrittori delle fini irregolarità del contorno i cui valori risultano con alta significatività maggiori nei melanomi rispetto ai nevi. L’andamento del contorno valutato con procedure analitiche, indipendentemente dalla presenza di pigmentazione, rappresenta quindi un criterio importante nel caratterizzare le lesioni macroscopiche, così come appaiono alla osservazione clinica. Inoltre le procedure analitiche sono applicabili a qualunque lesione anche se di piccole dimensioni e anche a lesioni prive di pigmento melanico a differenza del sistema ABC che si basa esclusivamente sulla valutazione del colore nella lesione e sulla disposizione del pigmento lungo il contorno di essa. * Dipartimento di Anatomia Patologica - Univer sità di Bari ** Clinica Dermatologica Azienda Policlinico-Bari Grant Fondazione Caripuglia Bari. Notiziario luglio 2010 41