Storia HIV - AIDS
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Storia HIV - AIDS
Storia dell’HIV-AIDS Certamente è il virus più noto al mondo, ancor più di quello della poliomielite che provocò decine di migliaia di morti nella prima metà del ‘900. Stiamo parlando dell’Hiv, il virus dell’immunodeficienza umana, tristemente noto per causare una sindrome conosciuta come Aids, una grave malattia che colpisce le difese immunitarie, indebolendole fino ad annullarle. Anche se non tutti la pensano così. Anzi, la storia dell’Aids è da tempo molto dibattuta nel mondo scientifico. Riguardo al fatto che il virus Hiv causi l’Aids Kary Mullis – Premio Nobel per la Chimica nel 1993 – disse: “Sappiamo che errare è umano, ma l’ipotesi Hiv-Aids è un errore macroscopico. Lo dico forte e chiaro per mettere in guardia la gente”. Una frase forte che, quando venne detta, contribuì ad alimentare il dibattito ed il contrasto di opinioni generati da un argomento che, sin dagli anni 80, ha portato a forti dissidi. Alla fine del 1980, il ricercatore californiano Michael Gottlieb scoprì che un giovane paziente era morto a causa di un raro tipo di polmonite causato dal batterio Pneumocystis Carinii, il quale, di solito, attacca le persone con un sistema immunitario depresso; nei mesi a seguire scoprì altri tre casi in California e a New York, tutti giovani con un sistema immunitario debilitato. Nello stesso periodo e negli stessi luoghi, al Centro per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie (CDC) venivano segnalati 8 casi di pazienti giovani con sarcoma di Kaposi, una forma tumorale molto rara che si riscontrava normalmente negli uomini di età avanzata. I pazienti avevano una caratteristica comune: erano tutti omosessuali attivi. Dopo la pubblicazione degli avvenimenti da parte della Cdc era molta la paura di contagio, in quanto non si sapeva nulla a riguardo di questa epidemia improvvisa di infezioni opportunistiche (nda in quanto non si sviluppano in presenza di un sistema immunitario sano). Nel luglio del 1981 il dottor Curran, del Cdc, disse al New York Times che “la più forte evidenza riguardo al contagio è che non ci sono stati casi al di fuori della comunità gay o nelle donne”. I fatti lo smentirono. Solo cinque mesi dopo, nel dicembre 1981, era chiaro che questa malattia non era confinata agli omosessuali quando i primi casi di polmonite da Pneumocystis Carinii furono riportati in persone tossicodipendenti. Inoltre, nello stesso periodo, venne documentato il primo caso al di fuori degli Stati Uniti, in Gran Bretagna. Molti si riferivano a questa malattia come alla “immunodeficienza associata ai gay” o al “cancro dei gay”. Nel giugno dell’82, però, si cominciò a pensare che la malattia fosse causata da un agente infettivo che si trasmetteva per via sessuale: all’inizio di luglio alla Cdc erano stati riportati 452 casi, e solo un mese più tardi ci furono i primi casi ad Haiti e fra gli emofilici. Durante un congresso promosso dalla Food&Drug Administration a Washington, Bruce Voeller propose di chiamare questa malattia Aids, ad indicare l’insieme dei sintomi e delle infezioni associate ad una depressone del sistema immunitario non congenita, causate dall’infezione da Hiv. Nel dicembre di quell’anno, quando anche in Europa si manifestavano i primi casi, la Cdc riporta il primo caso di trasmissione madre-feto di Aids. Nel 1983 si ebbe un’ulteriore prova che la malattia è di origine virale: l’Hiv si trasmette fra uomo e donna tramite rapporti eterosessuali. Nel mese di maggio il virologo francese Luc Montagnier, dell’Istituto Pasteur di Parigi, riesce ad isolare un virus che si pensa essere il responsabile dell’Hiv, lo chiama Lav – Virus Associato alla Linfoadenopatia – e lo invia alla Cdc; fra gli altri a Robert Gallo, già scopritore di due retrovirus umani, Htlv-I e II . Nel frattempo la paura dilaga; il New York Times scrive “In molte parti del mondo c’è ansia, confusione, un senso che si debba fare qualcosa, sebbene nessuno sappia bene cosa”. Alla fine dell’anno nei soli Stati Uniti si contano 3064 casi di cui 1292 morti. Il 22 aprile del 1984 il dottor Mason del Cdc riferì che molto probabilmente era stata scoperta la causa dell’Aids, riferendosi al virus Lav, scoperto dai ricercatori francesi l’anno precedente. Solo un giorno dopo, il 23 aprile, la segretaria dei Servizi Umani e Sanitari degli Stati Uniti Margaret Heckler annunciò che il dottor Robert Gallo aveva isolato il virus che era la causa dell’Aids, a cui era stato dato il nome Htlv-III. Con molta probabilità Lav e Htlv-III sono in realtà lo stesso virus, tanto che inizia un’aspra battaglia legale fra l’Istituto Pasteur e l’Istituto Nazionale per il Cancro, dove lavora Gallo. Fra le dispute, più di carattere economico e politico che scientifico, alla fine del 1984 si contano quasi ottomila casi negli Stati Uniti e più di settecento in Europa. Il 1985 fu l’anno che decretò l’identità fra il virus scoperto da Montagnier e quello scoperto da Gallo e che vide svolgersi la Prima Conferenza Internazionale sull’Aids, in aprile ad Atlanta. Inoltre negli Stati Uniti vengono messi a punto i primi test per individuare la presenza di anticorpi al virus Hiv nel sangue. Nei giornali dell’epoca dilagavano paura e pregiudizi: gli emofilici erano visti come le “vittime innocenti”, mentre gli omosessuali e i tossicodipendenti come i portatori di questa nuova malattia. Negli Stati Uniti, un bambino di 13 anni emofilico che aveva contratto il virus venne espulso dalla scuola. Nel maggio dell’86 la disputa Francia-Usa viene risolta e il virus chiamato Hiv. Pochi mesi dopo, a settembre, sembrano arrivare buone notizie dai test effettuati col farmaco Azt, già sintetizzato nel 1964 come possibile anticancerogeno, ma scartato per i numerosi effetti collaterali. Negli anni a venire si moltiplicano le campagne d’informazione; su tutte lo slogan del governo inglese: “Aids: Don’t Die of Ignorance”. Nuovi casi si riscontrano anche in Cina e in Russia, quando nel marzo 1987 viene approvato l’uso dell’Azt, che agisce interrompendo la sintesi di DNA. La principessa Diana inaugura intanto il primo ospedale specializzato per la cura dell’Aids; il fatto che la principessa stringa la mano ai malati senza usare i guanti viene ampiamente riportato da tutte le testate mondiali. Di contro, gli Stati Uniti approvano una legge che non permette ai malati di Aids di entrare nel paese. Nel novembre dell’87 il dottor Peter Deusberg e altri scienziati sostengono pubblicamente che l’Hiv potrebbe non essere la causa dell’Aids. Questa posizione verrà rigettata dalla comunità internazionale, e Deusberg isolato e privato dei sussidi per le sue ricerche. Entro la fine dell’anno l’Organizzazione Mondiale della Sanità riporta più di settantamila casi accertati nel mondo, ma le stime parlano di un numero di possibili infetti che si aggira fra i cinque e i dieci milioni. La stessa Organizzazione promuove il 1 dicembre 1988 come la prima giornata mondiale sull’Aids. Nel 1989 vengono sviluppati nuovi farmaci, come l’Actg019 o la ddI, la dideossiinosina. In giugno, durante la cerimonia d’apertura della V Conferenza Internazionale sull’Aids a Montreal, un gruppo di duecentocinquanta attivisti occupa il palco per protestare sulle leggi, la scienza e i farmaci, considerati troppo costosi. Il numero di nuovi infetti raddoppia fra l’89 e il 90: i casi in Italia passano da 3.500 a 7.000 e nel mondo da 160.000 a 254.000. Il sette novembre 1991 il mondo intero viene scosso dalla notizia che uno sportivo del calibro di Magic Johnson è sieropositivo e decide così di ritirarsi dal basket professionista; solo due settimane dopo Freddie Mercury dichiara di avere l’Aids e il giorno seguente muore. Il nastro rosso che tutti conosciamo diventa il simbolo internazionale dell’Aids, col significato di supporto per le persone che devono convivere con l’Hiv o l’Aids. Il quotidiano inglese The Sunday Times pubblica nell’aprile 1992 una serie di articoli che attaccano la visione convenzionale che l’Aids sia causato dal virus Hiv, seguiti da altri giornali, aiutando a mantenere viva questa ipotesi, ad oggi ancora esistente. Nel gennaio 1993 si scoprono dei pazienti che risultano essere resistenti all’Azt: medici e ricercatori sostengono a gran voce come ci sia fortemente bisogno di nuovi farmaci. Le campagne di prevenzione si fanno intanto sempre più numerose: non conoscendo rimedi certi la cosa più importante è prevenire l’infezione. Nel marzo del 1993 gli Stati Uniti tolgono finalmente il veto d’ingresso nel paese alle persone Hiv positive. Per la fine di quell’anno le stime parlano di più di due milioni e mezzo di casi di Aids e quattordici milioni di adulti infettati da Hiv: sono dati agghiaccianti. L’interesse sull’argomento Aids è altissimo: Tom Hanks vince l’Oscar come interprete di un uomo gay con l’Aids nel film Philadelphia. Sono numerosissimi gli scienziati che lavorano sull’Hiv e sulla malattia che produce: nuove scoperte portano importanti informazioni riguardo alla riproduzione del virus e al modo in cui affligge il sistema immunitario. La Food&Drug Administration approva, nel giro di soli sei mesi, due nuovi farmaci, mentre le stime parlano ormai di 23 milioni di infetti e quasi sette milioni di vittime. Sebbene i nuovi farmaci sembrino agire bene, vista la flessione nel numero dei casi, sono numerosi gli effetti collaterali nelle persone che li assumono. Anche i prezzi di questi farmaci vengono molto ridotti, per permettere ai paesi in via di sviluppo di poterli acquistare; la Glaxo Wellcome, produttrice dell’Azt, taglia il costo del settantacinque per cento. Nel 1999 un team di scienziati americani scopre che un particolare tipo di scimpanzé, una volta comune nell’Africa centrale, potrebbe essere la sorgente dell’Hiv. Si fa così largo l’ipotesi, sostenuta in un libro scritto dal giornalista inglese Edward Hooper, che l’epidemia di Aids possa aver avuto origine dalla contaminazione di un vaccino sperimentale per la poliomielite, prodotto e distribuito negli anni ’50 in Africa. Il vaccino, chiamato Chat, era stato sviluppato utilizzando tessuti di scimmia dall’americano Hilary Koprowski e distribuito a circa un milione di persone fra il 1957 e il 1960 in Congo, Ruanda e Burundi. Nel 2000 l’amministrazione Clinton dichiara formalmente che l’Hiv/Aids è una minaccia per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti. Per la prima volta il Consiglio per la Sicurezza Nazionale è coinvolto in una battaglia contro una malattia infettiva. Il discorso di Bill Clinton parla di “cambiare il comportamento e le abitudini”. Sull’onda dei dissidenti, il presidente sudafricano Thabo Mbeky sostiene che “non si può dare tutta la colpa ad un singolo virus”; come risposta, cinquemila scienziati di tutto il mondo firmano la “dichiarazione di Durban”, dove si afferma che l’Hiv è la causa dell’Aids. Chiamato al G8 di Genova per discutere del dilagare del virus in Africa, Kofi Annan usa parole forti: “Non ci sono nazioni sviluppate e altre in via di sviluppo, ricchi e poveri, ma solo un nemico comune che non conosce frontiere e minaccia le persone”. Dopo vent’anni dalla scoperta del virus l’Aids è la prima causa di morte nell’Africa sub-sahariana, ed in Europa c’è un rapido incremento di persone infette. Alla quattordicesima Conferenza Internazionale sull’Aids, svoltasi nel 2002 a Barcellona, Joep Lange – presidente della Società Internazionale sull’Aids – fa un discorso molto incisivo durante la cerimonia di chiusura: “Se possiamo trovare Coca Cola e birra nei più remoti angoli dell’Africa, non dovrebbe essere impossibile fare lo stesso coi farmaci per l’Aids”. Nel 2005 il numero di persone che vivono con il virus ha raggiunto il picco: l'Oms stima che ci siano al mondo oltre 40 milioni di sieropositivi. Nella presentazione del rapporto è stato inoltre sottolineato che ci sono sempre più contagi da virus Hiv tra gli eterosessuali, e cresce il numero di donne sposate contagiate. L'Onu e l'Oms lanciano inoltre l'allarme per l'Europa orientale e alcune zone dell'Asia. Nell'Est europeo, rispetto al 2003, il numero di morti per Aids è quasi raddoppiato e quello dei nuovi contagi è aumentato di un terzo rispetto al valore precedente. Preoccupazioni simili ci sono anche per l'Asia centrale e orientale, dove è aumentato il numero di sieropositivi. Che possa piacere o non, le vere origini dell’Aids sono ancora tutte da dimostrare con certezza. Marco Cambiaghi