kalsh (2009)
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kalsh (2009)
Fra nc e sc a Fo s c a r i ni foto di PAOLO PORTO KALSH (2009) F I N A L I S TA A L C O N C O R S O G D ’A 2 0 0 9 s e l e zi o n a t o d a R e t e A n t i c o r p i X L 2 0 0 9 e d a i ' V I S I O N A R I ' K i l o wa t t F e s t i v a l 2 0 1 0 progetto di FRANCESCA FOSCARINI coreografia e danza luci costume produzione con il sostegno di durata 15 min. anche in versione urbana FRANCESCA FOSCARINI SIMONE SONDA F E D E R I C A TO D E S C O ALDES MINISTERO per i Ben i e le Attività Cu ltura li / Direz. Generale per lo spettaco lo dal vivo, REGIONE TO S C A N A / S i s t e m a R e g i o n a l e d e l l o S p e t t a c o l o Ka l s h i n d a g a i l t e m a d e l l ’ a b b a n d o n o , c o m e r i n u n c i a , r i d u z i o n e d e l l a p r e s a s u l m o n d o e il conseguente sprofondare al suolo. Contrapposta a questa condizione, vi è la volontà di rialzare que l corpo che sembra aver dimenticato la pos izione eretta, ma c h e c o n s e r va l a m e m o r i a d i u n l i v o r e e u n a c o n d a n n a d a s p u t a r e a l m o m e n t o g i u s t o . Ka l s h d a Ka l a s h n i k o v, u n ’ a r m a c h e r e n d e c o m b a t t e n t e a n c h e u n a s c i m m i a . FRANCESCA FOSCARINI [email protected] w w w. f r a n c e s c a f o s c a r i n i . i t ALDES s e d e o p e r a t i va > S PA M ! r e t e p e r l e a r t i c o n t e m p o r a n e e v i a D o n M i n z o n i 3 4 - 5 5 0 1 6 Po r c a r i ( L U - I TA ) t e l . + 3 9 0 5 8 3 . 9 7 5 0 8 9 f a x + 3 9 0 5 8 3 . 5 7 2 9 6 5 i n f o @ a l d e s w e b . o r g w w w. a l d e s w e b . o r g p r o m o z i o n e : C a t e r i n a Pa s q u i o r g a n i z z a z i o n e @ a l d e s w e b . o r g c e l l . + 3 9 3 4 8 . 3 2 1 3 5 0 4 Danza e Danza ( n o v e m b r e 2 0 0 9 ) di MARIA CECILIA BIZZARRI ...Alla fine però, la ricerca più interessante e gli esiti più poetici si manifestano in due opere “senza paro le” : ka lsh, asso lo filo so fico di Francesca Foscar in i ch e met te in scena il graduale, straziante, tentativo de l corpo sch iacciato a terra di alzars i, m u o v e r s i e t r o va r e u n e q u i l i b r i o a c c e t t a b i l e p e r q a u n t o p a r z i a l e , e S a n d Ta b l e d i Meg Stuart... Festival Kilowatt 2010 - I fianche g gia tor i - di ANDREA POCOSGNICH Che nel corpo possa ris iedere una verità asso luta e inafferrabile coscientemente, ma portatrice di vivide emozioni, è testimoniato da performance come quella di F r a n c e s c a Fo s c a r i n i , Ka l s h . N e l l a c o n t r a z i o n e d i o g n i m u s c o l o c o s t r u t t o r e d i movimento risiede la vo lontà de l corpo di rinascere di affrontare il mondo che lo circonda. E anche il viso dell’appassionata performer tradisce quella ricerca emozionale dirompente nella scrittura del corpo che riempie lo spazio diventando significante. di SIMONE NEBBIA L’ a n i m a l i t à e i n s i e m e l a d o l c e z z a , f o r z a i n t i m a e c a n d o r e . Q u e s t i i s e n t i m e n t i c h e s t i m o l a Ka l s h , n e l s u o p e r i m e t r o i n t e r i o r e : a n c h e i n u n n u c l e o d r a m m a t u r g i c o n o n pienamente svo lto, la coreografia accoglie la percezione, l’evo luzione de llo spettacolo da corpo disteso a corpo eretto si apre a una molteplicità di sguardi e pertanto lasc ia vivo lo spettaco lo, in movimento assieme alla sua forza nuda. Osservatorio critico Kilowatt Festival ( 2 0 1 0 ) Un animale in letargo di IRENE SPLENDORINI K i l o w a t t Fe s t i v a l h a o s p i t a t o i e r i s e r a F r a n c e s c a Fo s c a r i n i c o n l o s p e t t a c o l o d i d a n z a Kalsh. Sulla scena illuminata da una luce calda compare un corpo rannicchiato e debole, si muove lento aggredito da un sottofondo mus icale di urla, una fo lla in tumulto. Gradualmente si muove, non alza mai la testa, il suo volto è coperto da lunghe mani, troppo magre per assicurare un nascondiglio sicuro o una copertura totale, solo i piedi riescono ad allungarsi al di sopra delle spalle. La sottile figura non riesce a sorreggers i, inizialmente come se non lo volesse, po i movimenti robotic i la scuotono e inizia il percorso per raggiungere la posizione eretta. Pa s s a g g i v e l o c i e s u b i t o d o p o l e n t i , u n a m a r i o n e t t a s p a v e n t a t a c h e n o n r i e s c e a sostenere lo sguardo. Un suono metallico d i so tto fo ndo squ arc ia il perco rso, Francesca Foscar in i in izia a ribellarsi allo stato di sottomissione, di irrigidimento e tenta la scalata. Indurisce la schiena, ricade. Come un bambino ritenta spaventata. E riesce nell’impresa. Le gambe e le braccia sono vigorose e la danzatrice si anima con un andamento altalenante, prende la rincorsa e sfida il pubblico come una lottatrice di boxe, avanza e indietreggia, fa sfoggio della sua potenza e de lla sua mascolinità, dell’animale in letargo dentro di sé, si batte ed emette coraggiosi profondi respiri che ci lasciano intimoriti. Osservatorio critico Kilowatt Festival ( 2 0 1 0 ) Una farfalla sporca di marmellata di GIANLUCA CHELI Francesca Fo scar ini è alta. 400 gr di farina, 200 gr di burro, 200 gr di zuccheroFrancesca Foscarini è chiara. 2 uova e volendo, un po’ di scorza grattata di limone. Francesca Fo scar ini è do lce. 1 vasetto di Marmellata d’Albicocche, un pizzico di sale. Francesca Fo scar ini è so la. Ungi e infarina una teglia di 22 cm di diametro. Metti la farina sulla spianatoia, unisci lo zucchero e il sale, il burro e mescola il più possibile. Disponila a fontana e al centro fai un incavo con il pugno chiuso. M e s c o l a t e n d i n i e o s s a , m u s c o l i e l i n f a . P u g n o c h i u s o , c o r p o i n c a va t o . F r a n c e s c a vuole mangiare la crostata prima di andare in scena. Rompi al centro le uova e impasta velocemente. Lascia riposare la pasta per qualche minuto. Francesca non riposa: annaspa, crolla, cede, sembra morire accartocciandosi su di sé come carta stagnola. Il suo corpo è fatto di pieghe e di angoli che l’anatomia u m a n a n o n p r e v e d e , è u n a l a m i e r a d i f e r r o c h e s i s p e z z a d a va n t i a i t u o i o c c h i i n u n continuum di micro frammenti che schizzano ovunque. Copriti gli occhi, Francesca; mentre saldi il tuo corpo con la violenza della fiamma ossidrica qualche scheggia potrebbe ferirti. O potrebbe ferirci. Prendi la marmellata: versala in una ciotola e allungala con qualche cucchiaio d’acqua in modo che non asciughi troppo in cottura. F r a n c e s c a s u d a . Tr a s u d a d o l o r e , m a n o n c o n l a g r e v i t à c u i s i a m o a b i t u a t i a v e d e r l o . Dolce do lore, do lore unto, burroso; ti si appiccica alla pe lle, alle ossa, al vo lto. Stendi ora la pasta. Mettila nella teglia e schiaccia leggermente in modo che aderisca bene ai bordi. Versa dentro la marmellata e livellala. Live llato, il lavoro. Non un ico, non incredibile, non gen iale : forse visto. Ma si distrugga la tastiera per l’uso della parola onesto. Francesca non è onesta, Francesca è il suo corpo, le sue piccole idee, il suo mondo, la sua violenza e quel corpo arrogante più tenta di sparire più si fa altro ai nostri occhi. Francesca è una farfalla incazzata. Una falena notturna, una libellula sola, arrabbiata, spettinata. Francesca sembra lontana. Prepara con la pasta avanzata delle striscioline che disporrai sulla marmellata a una distanza di 1 cm una dall’altra, incrociandole; inforna a 180 °C . U m o r i d i F r a n c e s c a p e r va d o n o o g n i s u p e r f i c i e d e l l ’ e p i d e r m i d e d i u n o s p e t t a t o r e c h e non sta guardando. Francesca non è da guardare. È da mangiare. Come una crostata.