JAMES E IL FURTO DEL CAPPELLO

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JAMES E IL FURTO DEL CAPPELLO
JAMES E IL FURTO DEL CAPPELLO
James si stava dirigendo verso lo studio del suo nuovo dentista, era molto triste perché
aveva appena saputo la notizia: doveva trasferirsi a New York.
Sapeva che New York era una città molto bella ma l’idea di
doversi trasferire non gli andava giù.
Riprese il cammino, era arrivato: aprì la porta e si mise ad
aspettare in sala d’attesa.
«Perché questo broncio James?» gli chiese la segretaria.
«Devo trasferirmi a New York, ma ormai mi sono affezionato
alla mia casa.»
La segretaria annuì capendo la situazione e riprese il suo
lavoro.
James aspettò un po’ prima che il dentista lo chiamasse ma
finalmente arrivò.
«Scusa il vitavdo e scusa la pvonuncia ma sono tetesco e
ho da poco impavato a pavlave in italiano. Pvima di iniziave
posso favti qualche domanda?»
James rispose di sì e lui iniziò: «Data di nascita?» «2/5/2005»
«Anni?» «10»
«Numero di telefono mamma e papà?»
E continuò così per altri 20 minuti.
Alla fine della visita, James tornò a casa, naturalmente sempre malinconico.
Cercò le chiavi per aprire la porta, ma si accorse che le aveva perse per strada. Allora
suonò il campanello e il papà gli aprì.
La sua casa era rosa, aveva tre piani ed era molto grande.
Entrò in casa e trovò tutto a soqquadro… c’era di tutto per casa: valigie, vestiti, provviste
per il viaggio.
Dopo tre giorni era tutto pronto per partire. La famiglia di James salutò amici e parenti.
James andò tristemente a salutare i suoi amici e dopo pranzo partirono.
La famiglia Luisini, cioè la famiglia di James, era così formata: Lucy era la più piccola e
aveva otto anni, poi c’erano James che aveva dieci anni e Sara
che aveva sedici anni, in più c’era Joe, il loro cane.
E naturalmente la mamma e il papà.
Partirono con la macchina verso l’aereoporto di Bologna.
Il viaggio in aereo era lungo, ma con quel meraviglioso
panorama sembrava passare in un lampo: montagna,
mare, collina.
Dall’alto James vedeva le cose il doppio più belle.
Arrivarono a New York dopo sei ore, ma a James sembrava di aver volato solo due minuti.
Lucy e Joe invece avevano dormito tutto il viaggio e si erano persi tutto il bel vedere!
A James era già tornato un filo di sorriso.
Arrivarono all’aeroporto di New York: «Dov’è la nostra casa?» chiese James.
«Via Frittella 12!» disse la mamma.
«Già il nome mi piace! Mi fa venire un certo languorino.» disse Sara.
Nel frattempo dall’altra parte della città viveva un maestro di nome Mirko che era molto,
molto cattivo. Aveva anche un maggiordomo di nome Luigi.
A dire la verità era anche molto, ma molto brutto. Era grassottello e vestiva in abiti antichi
che lui credeva fossero di moda. Aveva un debole per i gatti, infatti ne possedeva uno di
nome Biscotto!
Temeva solo cinque cose: le cipolle, i pomodori (perché pensava facessero spuntare i
brufoli in faccia, ma non era vero!), i Nicodemo, le melanzane e i fantasmi.
Mirko aveva un laboratorio segreto dove elaborava nuovi piani e quando era soddisfatto
del suo lavoro suonava il pianoforte.
Ritorniamo ora all’aeroporto con la famiglia Luisini:
«Andiamo a trovare i nonni!» disse la mamma Roberta.
«Dai nonni? Ma noi non abbiamo nonni a New York!»
esclamò la piccola Lucy.
«Invece sì, si chiamano nonno Joe, come il nostro piccolo
dalmata e nonna Mary. Vedrete, vi staranno subito
simpatici.»
Uscirono dall’aeroporto e dopo un chilometro erano già
arrivati.
La casa era gialla, di un colore molto intenso, la porta aveva
tante sfumature di marrone e il tetto era molto appuntito:
sembrava il cappello di un mago.
Suonarono il campanello e nonno Joe si affacciò: «Ben
arrivati! Da quanto tempo non ci vediamo!»
«Da quanto tempo che non ci vediamo? Ma io non ti ho mai visto!» esclamò Lucy. «È vero,
non ti ho mai visto neppure io.» continuò James.
«Invece sì: vi ho conosciuti quando eravate molto piccoli.»
Entrarono nella casa: era molto accogliente. I nonni offrirono loro del the e chiacchierarono
un po’. Poi la nonna chiamò James da solo e gli mostrò un cappello che stava nello
sgabuzzino.
Era un cappello magico, cambiava aspetto ogni volta che
lo volevi oppure lo faceva cambiare a te. James era
stupefatto, nonna Mary glielo regalò.
Intanto, nell’orribile casa del maestro, con una specie di
specchio magico che in realtà era il suo mantello, Mirko
vide quel cappello. Pensò che se lo rubava avrebbe
potuto diventare ricco!
Sfruttò la situazione per rubare un’auto e andare in via
Frittella 12, cioè alla casa dei nonni Luisini (ovviamente
con il suo maggiordomo Luigi).
Mirko e il maggiordomo aspettarono tutto il pomeriggio per tentare di rubare il cappello.
Poi, alle 02.15 della notte, entrarono in gran segreto nello sgabuzzino e portarono via il
cappello. Nessuno se ne accorse!
Il mattino seguente James fece un giro in città e incontrò tre simpatici ragazzini della sua
età. Una femmina e due maschi. La bambina si chiamava Sara proprio come la sorella di
James, mentre uno dei due bambini si chiamava Lorenzo, dell’altro nessuno sapeva come
si chiamasse. Lui non voleva dirlo perciò tutti lo chiamavano “Punto di domanda”.
I ragazzini diventarono subito amici e James li invitò a casa dei nonni.
Una volta lì però scoprì la brutta notizia: la nonna era agitatissima, per lei quel cappello era
importantissimo. Allora James e i suoi tre nuovi amici partirono alla ricerca del cappello
scomparso.
Sara, Lorenzo e Punto di domanda sospettarono subito del maestro Mirko, perché ne
conoscevano la cattiveria.
Presero un tram e arrivarono in piazza Argento, dove
viveva. Entrarono di nascosto in casa sua e lo videro che
suonava il pianoforte con il cappello sul davanzale. Ebbero
la conferma che era stato proprio lui l’autore del furto! Il
cappello aveva cambiato forma e anche colore.
I quattro amici si nascosero nell’armadio senza essere visti
e quando Mirko e Luigi andarono a dormire, uscirono e si
ripresero il cappello.
Subito dopo chiamarono la Polizia poiché quel cappello era
molto prezioso e rubarlo era un furto vero e proprio! La
Polizia arrivò dopo dieci minuti.
Mentre Mirco e il maggiordomo dormivano, si stava
creando una gran confusione silenziosa proprio in casa
loro. C’erano poliziotti e carabinieri nascosti da tutte le parti della casa. Ad esempio, se
aprivi le ante dell’armadio ci trovavi un poliziotto, se aprivi il forno ci trovavi un carabiniere.
Insomma non c’era angolo della casa dove non ci fosse appostato un agente.
Così il commissario Bassettoni catturò i due ladri!
I quattro amici ritornarono a casa soddisfatti, con il cappello che sembrava sorridere anche
lui. Quando entrarono in casa, ancor prima di dare la buona notizia, la nonna, il nonno ed i
genitori di James li abbracciarono perché avevano saputo la notizia al telegiornale.
Infine per festeggiare andarono tutti insieme a mangiare un buon gelato!