“Noi futuristi, Balla e Depero, vogliamo realizzare questa fusione
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“Noi futuristi, Balla e Depero, vogliamo realizzare questa fusione
“Noi futuristi, Balla e Depero, vogliamo realizzare questa fusione totale per ricostruire l'universo rallegrandolo, cioè ricreandolo integralmente. Daremo scheletro e carne all'invisibile, all'impalpabile, all'imponderabile, all'impercettibile. Troveremo degli equivalenti astratti di tutte le forme e di tutti gli elementi dell'universo, poi li combineremo insieme, secondo i capricci della nostra ispirazione, per formare dei complessi plastici che metteremo in moto.“ (dal “Manifesto della ricostruzione futurista dell’Universo”) Distruggere per (ri)creare, demolire per ricostruire. Il gergo futurista, lapidario e diretto, non lascia molto all’immaginazione. E’ questa l’eredità che i Nuovi Futuristi hanno scelto di accogliere e far loro, senza distruggere ciò che i loro predecessori hanno tramandato, ma usando invece questo slancio rivoluzionario come trampolino di lancio per l’elaborazione di un linguaggio nuovo e moderno. Si apre così allo Spazio Oberdan una grande mostra in cui gli eredi della corrente del Futurismo derivante da Balla e Depero dialogano apertamente con i loro maestri. Generazioni a confronto, che ci offrono un’interpretazione della “città ridisegnata”, non univoca, ma sempre coerente, in cui trovano posto oggetti della vita quotidiana, ma anche grandi progetti ambientali. Nell’era in cui tutto è stato demolito e dissacrato, i Nuovi Futuristi “ricostruiscono l’universo rallegrandolo”, con i loro colori accessi e le forme stravaganti. Forse è questa la vera rivoluzione del terzo millennio: ricostruire, riempire, cercare di nuovo un senso. Forse non è un caso che i Nuovi Futuristi operino in un’ottica di gruppo, di movimento culturale e artistico, in cui la condivisione delle idee è fondamentale, pur nella salvaguardia delle specificità di ognuno. Forse proprio questa condivisione è l’antidoto al dilagante appiattimento culturale e al personalismo imperante, che generano un solo frutto: la solitudine. I Nuovi Futuristi restano compatti, ricordando anche chi non c’è più: Umberto Postal, artista del gruppo da poco scomparso, a cui la mostra è dedicata, e Luciano Inga-Pin, gallerista e primo scopritore degli artisti oggi in mostra. Segno che è dalla memoria e dagli affetti che si può cominciare a ricostruire. Ed è un bene che, a distanza di pochi anni dalla celebrazione del 100esimo della nascita del Futurismo, si torni a parlare anche di quelle correnti che continuano a fiorire e a dare un contributo al dibattito artistico contemporaneo. D'altro canto, come scrisse Filippo Tommaso Marinetti nel Manifesto del Futurismo: "Noi vogliamo cantare l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità. Il coraggio, l'audacia, la ribellione, saranno elementi essenziali della nostra poesia. La letteratura esaltò fino ad oggi l'immobilità pensosa, l'estasi ed il sonno. Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l'insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo ed il pugno". In queste poche parole si racchiude l'etica, ma anche l'estetica, del Futurismo e delle sue derivazioni artistiche e culturali. Siamo ben felici quindi di offrire ai cittadini di Milano e provincia questa mostra, che prosegue idealmente quella realizzata nei mesi scorsi al MART di Trento e Rovereto, museo e centro culturale che resta un esempio da seguire e che ha le sue radici proprio in seno al movimento futurista, essendo nato dal nucleo della Casa d’Arte Futurista Depero. Porre attenzione al Futurismo significa ricordare un’epoca, quella risalente agli inizi del Novecento, che ha visto l’Italia riaffermare - anche grazie a questo importante movimento culturale, e non solo artistico - uno dei primati che l’hanno storicamente contraddistinta nei secoli: il primato della Cultura e delle Idee. Il Futurismo, pertanto, ci rimanda direttamente al cuore dell’Identità e della Tradizione italiana. Il Presidente della Provincia di Milano On. Guido Podestà Il Vice Presidente e Assessore alla Cultura Dott. Ing. Novo Umberto Maerna