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24 luglio 2013
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L’erba del vicino...
La fiscalità ambientale
in Europa
Francesca Pisani
Dopo i Paesi dell’Europa del Nord
anche la Francia si avvia a spostare
la tassazione dal lavoro all’ambiente.
Il tema della fiscalità ambientale è stato di recente affrontato da diverse organizzazioni internazionali, tra cui
l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) e l’Agenzia europea dell’ambiente (Aee).
Le due organizzazioni hanno invitato i Paesi aderenti a
considerare la cosiddetta riforma fiscale ambientale. Le
finalità non sono solo legate al raggiungimento dei benefici ambientali, come la riduzione dell’inquinamento
e dei gas clima-alteranti, l’uso sostenibile delle risorse
naturali, la salvaguardia della biodiversità o la possibilità di destinare maggiori risorse alla lotta contro il cambiamento climatico. Le finalità, infatti, coinvolgono anche il miglioramento della salute delle persone, la crescita economica attraverso l’occupazione, l’ecoinnovazione e l’incremento delle redditività oltre al risanamento dei bilanci degli Stati membri. L’obiettivo
primario è trovare una via per uscire dall’attuale crisi
economica e finanziaria.
(Pil) è aumentato del 50%. La Danimarca, al diminuire
del prezzo del petrolio al barile, ha mantenuto costante
il prezzo di questo combustibile per il consumatore
tramite la tassazione e destinato i proventi al finanziamento di interventi per l’isolamento degli edifici e per lo
sviluppo di impianti eolici. I risultati sono stati da un
lato un prezzo maggiore dei carburanti fossili e
dall’altro un consumo in energia primaria pro-capite
inferiore, rispetto ad altri Paesi dell’Unione. La Danimarca, inoltre, è divenuta leader mondiale nel settore
dell’eolico ed esportatrice di turbine con importanti risvolti occupazionali.
In Germania, Paese nel quale la tassazione ambientale
ha comportato la creazione di duecentocinquantamila
posti di lavoro, alla fine degli anni Novanta si è optato
per tassare meno il lavoro e maggiormente l’energia, tra
cui l’elettricità, ed è stata avviata una riforma per ridurre il sostegno complessivo alla produzione dei combustibili fossili.
Queste misure hanno permesso di ridurre i contributi
per la pensione e di incoraggiare lo sviluppo delle energie rinnovabili. In Germania, come nei Paesi Bassi, la
riforma fiscale “verde” e altri strumenti di politica ambientale hanno quindi avuto effetti positivi sullo sviluppo dell’innovazione e dell’economia, oltre che ambientali. Il Regno Unito, da gennaio 2013, per il momento
primo e unico Stato nell’Unione europea, ha azzerato la
differenza nella tassazione tra benzina e diesel,
quest’ultimo normalmente tassato a un’aliquota inferiore nonostante il contenuto più elevato di energia e di
anidride carbonica per volume.
Esempi dall’Europa
Alcuni Paesi dell’Unione hanno già da tempo applicato
misure di fiscalità ambientale con risultati positivi. La
Svezia dal 1991 applica una tassa sul carbonio che ha
comportato la riduzione del 20% nelle emissioni di gas
a effetto serra in circa un ventennio, tra il 1990 e il
2009, tramite la quale si è potuto sostituire l’uso dei
combustibili fossili nel riscaldamento delle abitazioni
con sistemi di riscaldamento centralizzato a scala urbana alimentato da biomasse. Le imprese sottoposte alla
concorrenza internazionale o al regime delle quote carbonio dell’Unione europea ne sono state esentate mentre le tasse sul lavoro e sul reddito sono state ridotte.
Nello stesso arco temporale, il Prodotto interno lordo
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Di recente, anche la Francia, Paese non certo
all’avanguardia nella fiscalità ambientale1, ha mostrato
interesse a riformare il proprio sistema fiscale per renderlo più “verde”. Lo stesso presidente della Repubblica, François Hollande, si è detto favorevole a “cambiare
i prelievi fiscali, tassando meno il lavoro e maggiormente l’inquinamento o i danni alla natura, con il fine
di dissuadere i cattivi comportamenti e accelerare i
cambiamenti”. L’approccio è di inserire la fiscalità ambientale in una strategia globale di riforma dei prelievi
obbligatori, i quali attualmente si basano sul lavoro, il
capitale e il consumo di beni e servizi, e di integrarla nel
progetto della legge finanziaria del 2014. Il Governo ha
espresso la propria determinazione a fare in modo che
questa legge divenga il primo atto per una fiscalità verde francese. La priorità della fiscalità ambientale è emersa anche dalla Conferenza governativa per
l’ambiente, svoltasi nel settembre 2012. Il Governo
francese ha inserito l’argomento tra le componenti del
Patto per la crescita, la competitività e l’occupazione,
che prevede la messa a disposizione di almeno 3 miliardi euro per la fiscalità ambientale in misure di compensazione del credito di imposta per la competitività e
l’occupazione al 2016.
scalità, non sempre facilmente accettata dai contribuenti. Il Comitato è stato incaricato di affrontare cinque
principali temi: la lotta ai cambiamenti climatici, il miglioramento della qualità dell’aria, l’acqua, i rifiuti e la
preservazione della biodiversità, ispirandosi anche alle
esperienze straniere che hanno fornito risultati positivi
e valutando a posteriori le misure adottate in questi
contesti. Il Comitato nel luglio 2013 ha prodotto un
primo rapporto. Il mandato non è stato privo di difficoltà data l’anima diversificata delle componenti del Comitato e i contrasti soprattutto, in materia energetica, tra
il Movimento delle imprese di Francia (Medef), la più
grande unione di datori di lavoro francese, legato al nucleare e desideroso di sfruttare il gas di scisto, e le organizzazioni non governative, sostenitrici dello sviluppo
delle energie rinnovabili. Il rapporto ha fornito pareri
rispetto a due ambiti: energia-clima ed economia delle
risorse. Nel primo caso sono state avanzate proposte
per la fiscalità del carbonio, in coerenza con la revisione
della direttiva dell’Unione europea sulla tassazione
dell’energia, proponendo una tassa sul carbonio progressiva nel tempo che risponde a esigenze ambientali,
economiche e sociali2; la riduzione della differenza nella
tassazione della benzina e del gasolio ancora elevata in
Francia rispetto alla media nell’ambito dell’Unione europea3 e l’opportunità di una tassazione dei fluidi refrigeranti. Nel caso dell’economia delle risorse, sono state
avanzate alcune raccomandazioni che propongono mo-
I lavori del comitato permanente
Nel dicembre 2012, il ministro dell’economia e delle finanze, e quello dell’ecologia, dello sviluppo sostenibile e
dell’energia hanno istituito il Comitato permanente di
concertazione e valutazione sulla fiscalità ecologica
composto dai rappresentanti di differenti portatori di
interesse, quali i rappresentanti dei salariati e dei datori
di lavoro, dei consumatori, delle organizzazioni non governative, delle associazioni ambientaliste, del parlamento nazionale ed europeo, del Consiglio economico
sociale e ambientale, degli eletti a livello locale. Si tratta
di un’esperienza di democrazia partecipativa molto
complessa mai tentata in precedenza nel Paese. Il compito del Comitato è di fornire pareri sulle misure elaborate dal Governo in termini di fiscalità ambientale, formulare proposte e raccomandazioni e costruire un consenso durevole nei confronti di questo tipo di nuova fi-
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Sono previsti due scenari: il primo proposto dal presidente del
Comitato per la fiscalità ecologica, M. de Perthuis, che prevede
una tassa di 7 euro/t di CO2 nel 2017 (con una diminuzione prevista nelle emissioni di CO2 legate alla circolazione stradale pari a
0,7 Mt), che ammonterà progressivamente a 20 euro/t CO2 nel
2020 (con una minore emissione di CO2 per la circolazione stradale di 2 Mt), con un introito di 5 miliardi euro, di cui 3,5 saranno
destinati a finanziare il credito d’imposta competitività occupazione, come richiesto dal presidente François Hollande. Un secondo
scenario più ambizioso proposto dalla Fondation Nicolas Hulot,
fondazione ambientalista, e sostenuto dalle organizzazioni non
governative, dalla Confédération française démocratique du travail, una confederazione interprofessionale dei sindacati francesi
salariati e dai parlamentari ecologisti e socialisti, che propone un
incremento più rapido della tassa dal 2017 per arrivare a 40 euro/t
CO2 nel 2020.
3 Sono stati proposti due scenari: il primo, dal presidente del Comitato per la fiscalità ecologica, M. de Perthuis, prevede una diminuzione dello scarto tra prezzo della benzina e del diesel pari a 1
centesimo di euro/l/anno; il secondo, proposto dalla fondazione
ambientalista Nicolas Hulot, propone 2 centesimi di euro/l/anno.
Sono contemplate anche misure di compensazione per la sostituzione dei vecchi veicoli diesel per le famiglie a basso reddito.
1 Nel 2010, in Francia i proventi dalle tasse ambientali ammontavano a 36 miliardi di euro, pari al 4,4% dei prelievi obbligatori
contro una media nell’Unione a 27 del 6,2%. La Francia occupa
l’ultimo posto tra i 27 Stati dell’Unione in materia di fiscalità ambientale. Parte del Governo auspica che la fiscalità ambientale
francese possa raggiungere la media europea nel medio periodo.
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difiche nel calcolo della tassa d’aménagement4, per frenare l’artificializzazione dei suoli, processo la cui progressione in Francia si compie a un ritmo quattro volte
più rapido rispetto alla crescita demografica e che, tra il
2000 e il 2006, è avvenuta per il 90% a danno degli
spazi agricoli.
servando il pianeta, cambiando i modi di produrre e di
consumare, e che pone al centro la necessità di attuare
la transizione ecologica. In questo quadro, l’ambiente
diviene motore per favorire l’attività economica e
l’occupazione e ridurre le ineguaglianze sociali. La transizione ecologica sarà progressivamente finanziata tramite i proventi della fiscalità ambientale. Il valore economico delle risorse naturali e dei servizi ecosistemici
dovrà essere integrato nei processi produttivi e di consumo. Per realizzare questo occorre fissare un prezzo
alle risorse naturali non in base alla proprietà ma
all’insieme dei loro usi e dei danni arrecati. La risoluzione riconosce che l’obiettivo dello strumento economico della fiscalità ambientale è di sollecitare gli attori
economici a seguire comportamenti più rispettosi
dell’ambiente. I singoli individui, le imprese, le collettività pubbliche saranno condotti a modificare i modelli
di produzione e di consumo nella misura in cui adottare
pratiche rispettose dell’ambiente diverrà meno costoso
rispetto al mantenere quelle che, al contrario, deteriorano le risorse naturali. Un’attenzione particolare sarà
dedicata alle imprese esposte alla concorrenza internazionale e al potere d’acquisto delle famiglie in un spirito
di giustizia sociale. Sarà preferita la ridistribuzione dei
proventi rispetto alle esenzioni e alle deroghe. Come riporta la risoluzione, la nuova fiscalità sulla tassazione
dei gas a effetto serra e dell’energia e le misure specifiche sull’acqua, l’aria e il suolo saranno destinate al risparmio dell’energia, alla lotta contro i cambiamenti
climatici, a ridurre l’inquinamento, a preservare la salute, a salvaguardare la biodiversità, a ridurre i prelievi
sulle risorse naturali e a proteggere lo spazio rurale. Per
rendere il contributo fiscale clima-energia accettabile e
compiere la transizione energetica, la risoluzione prevede l’applicazione di misure di accompagnamento in
aiuto alle aziende per rinnovare gli alloggi e gli stabilimenti, privilegiando gli impianti e i processi a risparmio
energetico. Alle famiglie e alle imprese più deboli saranno proposte compensazioni nel periodo di adeguamento. Le imprese esposte alla concorrenza internazionale potranno beneficiare di contributi previdenziale
più bassi.
La risoluzione dell’Assemblea nazionale
Quale è l’approccio del Governo francese perché la fiscalità ambientale sia lanciata su basi solide e durature?
Secondo l’ex ministro Batho, tre sono le idee forti che
devono guidare il processo. La fiscalità ambientale deve
essere concepita come un mezzo e non un fine a sé, per
legittimare la fiscalità verde occorre creare una connessione concreta e diretta tra l’impiego dei proventi e
l’azione ambientale, per esempio la lotta all’inquinamento. Soddisfare tre principali criteri: l’efficacia ecologica, le conseguenze economiche e il rispetto della giustizia sociale. In questo senso occorre dimostrare ai cittadini che la fiscalità ambientale non va contro la giustizia sociale e la ripresa produttiva, ma al contrario è lo
strumento per realizzarle. Diventa quindi importante
considerare l’effetto che questo tipo di fiscalità può avere sul potere di acquisto delle famiglie e sulla competitività delle imprese a livello internazionale. Intervenire
con una visione globale e d’insieme.
Principi espressi anche nella Proposta di risoluzione
per una fiscalità ecologica al centro dello sviluppo sostenibile adottata dall’Assemblea nazionale dei deputati
lo scorso 4 giugno, ispirandosi ai lavori del Comitato
per la fiscalità ecologica. La quale sottolinea l’urgenza di
rifondare il modello di sviluppo (sviluppo del territorio,
edilizia, trasporto, industria, energia, agricoltura, turismo), che deve essere basato sul benessere umano pre-
4 Le raccomandazioni riguardano varie possibilità tra le quali: la
modulazione della tassa d’aménagement, allo scopo di integrare il
costo per la collettività associato al consumo dello spazio, prevedendo un malus per le costruzioni di nuova realizzazione in terreni naturali di nuova urbanizzazione, e un bonus per le costruzioni
di nuova realizzazione in terreni bonificati o recuperati. La tassa
d’aménagement è una tassa, istituita il 1 marzo 2012, dovuta per
interventi edilizi, i cui proventi permettono di finanziare opere per
la costruzione o l’estensione di varie opere come strade, scuole,
indotte dall’urbanizzazione; l’introduzione, nel Piano locale urbanistico, di una soglia minima di densità per determinate zone,
compresi i locali industriali, commerciali e per l’immagazzinamento, rendendo obbligatorio un pagamento in caso di sottodensità. I meccanismi fiscali non dovranno comunque promuovere la trasformazione delle zone agricole e naturali in zone urbane o
di futura urbanizzazione; si dovrà, quindi, evitare di creare una
fiscalità basata sul rendimento finanziario.
L’incitazione ambientale
La risoluzione prevede anche misure fiscali per salvaguardare la biodiversità intesa come specie animali, vegetali, microbiche ed ecosistemi, i quali forniscono servizi, inclusi i servizi culturali (estetici, educativi, spiri-
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2009, la fiscalità ambientale è socialmente ed economicamente accettata e sostenuta da tutti se non comporta
un appesantimento della pressione fiscale complessiva,
la sua applicazione richiede lo studio di misure compensative semplici, adatte a tutti e se considerano le varie possibilità contributive dei singoli soggetti. Non si
tratta di accrescere i prelievi ma di uscire da una logica
di fiscalità del rendimento per cogliere la logica di una
“migliore incitazione ambientale” destinata a cambiare i
comportamenti dei cittadini, delle imprese, della collettività per una società più sostenibile. I Paesi che riusciranno in questo intento forse saranno anche i primi a
uscire dall’attuale crisi economica, finanziaria, sociale e
ambientale.
tuali e ricreativi). Si prevede l’eliminazione delle sovvenzioni che risultano dannose all’uso sostenibile delle
risorse naturali. Alcuni esempi: il sostegno ai carburanti, che favorisce lo sviluppo del trasporto individuale e
delle merci su strada e, quindi, delle infrastrutture stradali, dell’impermeabilizzazione dei suoli e di conseguenza la perdita di biodiversità; il sistema fiscale che
tassa le superfici non costruite, anche se prive di rendita, spingendo i proprietari a venderle o a destinarle
all’urbanizzazione a danno della diversità biologica; la
fiscalità sull’acqua che non è in grado di prevenire le
minacce agli ambienti acquatici e alle zone umide. Alcune misure fiscali a salvaguardia della biodiversità saranno indirizzate alle risorse idriche, alla lotta
all’inquinamento dell’aria e del suolo, ai rifiuti e a contrastare l’impermeabilizzazione dei suoli. Oltre a questi
interventi, che limitano in termini quantitativi l’accesso
alle risorse naturali, la politica fiscale dovrà stimolare
gli agricoltori e gli imprenditori a inventare nuovi sistemi di produzione e di gestione per preservare la qualità di queste risorse.
L’Assemblea nazionale riporta un costo annuo per la
transizione ecologica intorno al 2-3% del Pil, pari a 4060 miliardi euro. Si tratta di un progetto che richiede
una governance di lungo termine inserita in una prospettiva temporale che oltrepassa il termine quinquennale del Governo.
La transizione ecologica e la fiscalità ambientale sono
processi ambiziosi che rispecchiano la volontà del presidente François Hollande di rendere la Francia la Nazione dell’“eccellenza ambientale”. La riuscita in questo
intento è anche una questione politica. Il nuovo ministro all’ecologia, sviluppo sostenibile e all’energia Philippe Martin, il ministro all’economia e alle finanze,
Pierre Moscovii, e il ministro delegato al bilancio, Bernard Cazeneuve, assicurano che il Governo continuerà
su questa strada e confermano la determinazione a rendere la legge finanziaria del 2014 il primo atto di “rinverdimento” della fiscalità francese. Da qui al 2014, ci
sono altri appuntamenti che saranno occasione per
comprendere come il processo evolve; tra tutti la seconda Conferenza governativa per l’ambiente prevista per
il 20 settembre 2013, intorno alla quale c’è grande attesa per il discorso di inaugurazione del presidente della
Repubblica.
Un aspetto è certo: come afferma il Comitato per la fiscalità ambientale nella totalità delle sue voci, anche alla luce dei cambiamenti economici e sociali in corso dal
Riferimenti bibliografici
Assemblée nationale, 2013. Proposition de résolution
pour une fiscalité écologique au coeur d’un développement soutenable, 908. Paris, France.
European environment agency, 2011. Environemntal
tax reform in Europe: implications for income distribution. Technical report 16, Publication office of the
European Union, Luxembourg.
European environment agency, 2011. Environemntal
tax reform in Europe: opportunities for ecoinnovation. Technical report 17, Publication office of
the European Union, Luxembourg.
Organisation for economic cooperation and development, 2013. Taxing energy use. Paris.
Organisation for economic cooperation and development, 2013. Inventory of estimated budgetary support
and tax expenditures for fossil fuel. Paris.
Francesca Pisani, dottore agronomo, si occupa di paesaggio,
ambiente, sviluppo sostenibile, energia rinnovabile.
www.intersezioni.eu
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