Rivista 04 - Pen Club Italia
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Rivista 04 - Pen Club Italia
Poets Essayists Novelists P.PE.N. CLUB .E.N. C LUB ITALIA ITALIA Oonlus NLUS Corrado Govoni Tutti i Pen a Bogotà Traduzioni? Premio Pen: Premi Un’industria i 5 finalisti LericiPea Poeta crepuscolare, Corrado Govoni (1884-1965) è stato il quarto presidente del Pen italiano. Fu anche vicedirettore della sezione del libro della Siae. Dal 15 al 22 settembre si svolge a Bogotà il 74° Congresso mondiale del Pen. La Francia non parteciperà ai lavori «in un Paese dove vige la repressione». Saggi, annotazioni, articoli, commenti, colloqui, tesi, discussioni. La traduzione è un’industria multinazionale e ramificata. In realtà, non esiste. «Lo scrittore votato dagli scrittori»: ballottaggio fra Arbasino, Bandini, Giordano, Pansa e Risi. Secondo spoglio e vincitore a Compiano, il 6 settembre. La russa Bella Achmadùlina e Franco Marcoaldi sono i vincitori dei Premi internazionali LericiPea che verranno consegnati il 13 settembre a Lerici (La Spezia). Pagine 4-5 Pagina 6 Pagine 7-9 Pagina 11 Pagina 13 T r i m e s t r a l e , A n n o I I I , n . 4 • L u g l i o - s e t t e mb r e 20 0 8 • D i r e z i o n e : 2 0 1 2 2 M i l a n o , v i a D a v e r i o 7 • Te l . / f a x : 0 2 / 5 46 1 3 6 5 • e - ma i l : p en c l u b @ d i n e t .i t • w ww . p en c l u b i t a l i a .o r g • C C p o s t a l e n . 8 8 3 4 1 0 94 Poste italiane spa. Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1 dcb Milano • CC bancario Monte dei Paschi: Iban IT15R0103001609000000365918 Atlante Borges FOTO D’AUTORE FERDINANDO SCIANNA C he cosa sono i Caffè Borges? Seguendo un po’ le tradizioni spagnole delle tertulias e, fors’anche, quelle italiane dei Caffè (basta fare i nomi delle fiorentine Giubbe Rosse e del Paszkowski o del romano Caffè Greco), riunioni di letterati, o comunque di persone interessate alla letteratura, che si vedono in un locale per discutere di libri e di tutto quello che il critico Claude Duchet chiamava «il mercato dei beni simbolici». Ogni luogo raggruppa quasi sempre le stesse persone, cui si aggiungono i vari ospiti che vengono da fuori. Che cos’hanno di diverso dagli altri i Caffè Borges? Intanto i luoghi: sempre differenti a seconda dei Paesi che li ospitano; e differenti gli argomenti, a seconda della ricezione dell’opera di Borges nelle varie culture. Un caffè, a Buenos Aires; un albergo caro allo scrittore, a Parigi; Palazzo Du Mesnil, a Napoli. Qui, lo scorso giugno, tavolini, sedie e tazzine hanno trovato spazio nella sede del rettorato dell’Università Orientale: l’hanno chiamato Atlante Borges perchè Napoli è solo la prima tappa. È stata la moglie, Maria Kodama, a volere che l’Atlante cominciasse dalla città partenopea (a Milano dovrebbe tenersi verso fine-autunno). Gli altri evitavano Napoli per la spazzatura? Per Maria, una ragione in più per starci. E raccontare dei «desideri impossibili» di Borges, come quello di essere presente alla morte di Socrate (leggere a pagina 2); parlare di un paio di inediti dedicati all’Italia, di cui uno è uscito sul Corriere della Sera, l’altro lo troverete a pagina 3, accompagnato dalla foto dello scrittore argentino con una tigre. Narra la leggenda, che Borges baciò la tigre ed essa si trasformò in Maria Kodama. Qualcuno non ci crede. Jorge Luis Borges sul quale si è tenuto il 17 giugno scorso un incontro a Napoli, curato da Fondazione Borges, Università Orientale e Pen Club UB nlus I LIBRI DEL PEN P. E.N. CLUB ITALIA P.E.N. Conlus LUB ITALIA 2 EVENTI 1 POESIA Milo De Angelis, Poesie, Mondadori, pp. 282, € 12 «Al timone d’una goccia / ritorna un calendario / in sangue di cicogna». Quale altro poeta italiano può toccare la grazia che pervade questi primi tre versi? Milo De Angelis (Milano, 1951) raccoglie qui tutti i suoi versi: da Somiglianze (1976) sino a Biografia sommaria (1999) e Tema dell’addio (2005), cui è stato assegnato il premio Viareggio. a cura di VALENTINO ZEICHEN Voto Paolo Ruffilli, Le stanze del cielo, Voto Daniele Bollea, Lathe biogas, Galata, Voto Marsilio, pp. 90, € 12 pp. 110, € 10 Un’ambiziosa fantasia poetica si Un’ottantina di componimenti degli appropria d’un cielo senza dèi e vi ultimi dieci anni, in cui il poeta si inscena drammi personali. Teatro di pone interrogativi metafisici, stanze che rispecchiano nella dialoga con il caso che fa svanire le studiata eleganza la contegnosa cose e gli esseri viventi: il cane versificazione. Abile nel resoconto di Millo, il caro nipote Tito scomparso profondità soggettive. Paolo Ruffilli durante un’immersione; un colto conferma, in questa nuova raccolta richiamo al tuffatore di Paestum. di versi, la lunga prospettiva della Versi abbreviati, scolpiti in un sua «strategia» poetica. chiaro stile narrativo, realistici. 8 6 7 A Napoli la manifestazione curata da Università Orientale, Fondazione (Buenos Aires) e Pen Club Maria Kodama: elegia del ricordo impossibile Un desiderio di Borges: essere presente alla morte di Socrate di MARIA KODAMA BORGES ella sua opera, Borges non si riferisce soltanto alla memoria individuale che ciascuno può più o meno possedere; nella Moneta di ferro si legge una poesia intitolata Elegia del ricordo impossibile, in cui ogni descrizione inizia con il verso «Cosa non darei per la memoria». La lunga sequenza di ricordi impossibili contiene allo stesso tempo un viottolo polveroso fra muri bassi e il desiderio di essere stato presente il giorno della morte di Socrate; fino ad arrivare, progressivamente, al ricordo che ha forse dato origine al titolo della poesia: della donna amata che gli dicesse di amarlo. Ultimo elemento, questo, dei ricordi impossibili, enfatizzato dall’abbandono dell’amante da parte dell’amata. Si comprende allora che per Borges l’unica memoria è quella del verso, come si legge nella poesia Spade (in La rosa profonda, 1975). E, per noi, qual è la memoria, la sua memoria? Forse, quella della sua opera che, attraverso la perfezione dello stile, ha salvato, per noi, tramonti, spade, eroismo, tristezze e allegria: una letteratura sognata da un sognatore che è a sua volta sognato, come nel racconto Le rovine circolari. Ognuno farà tesoro di immagini diverse e molteplici di Borges, come in un caleidoscopio: Borges che tiene una conferenza, che passeggia per Florida, nel centro di Buenos Aires, o in uno di quegli incontri, talvolta casuali, che solevano travolgere l’interlocutore a causa dell’ironia, della semplicità e dell’intelligenza del discorso. Mi è più semplice unirmi agli ammiratori della sua opera, alle sfaccettature della sua persona, piuttosto che chiedermi che cos’è, per me, la memoria di Borges. In realtà è tutto quello che ho detto prima; ma, come nel Giardino dei sentieri che si biforcano, è anche qualcos’altro, qualcosa di più intimo, che tesse la memoria attraverso la lunga e complessa relazione che la vita ci ha riservato. Il primo ricordo che ho di Borges è un ricordo sonoro, come quello descritto nella Memoria di Shakespeare. Quando avevo quindici anni, qualcuno mi lesse una delle sue due poesie inglesi (Two English Poems). I versi Posso offrirti la mia solitudine, la mia oscurità, / il mio N Jorge Luis Borges con la moglie Maria Kodama a Selinunte (foto Ferdinando Scianna) cuore affamato; sto cercando di corromperti / con l’incertezza, con il pericolo, con la sconfitta mi diedero una forte emozione, anche se, intellettualmente, non riuscii a cogliere appieno la forza di quelle parole. Questi versi che Borges aveva dedicato a una donna che amava furono per me decisivi. La memoria visiva di lui risale, invece, a quando avevo dodici anni, e un amico di mio padre mi portò a una conferenza di Borges. Volevo studiare letteratura e scrivere. La memoria della sua memoria inizia durante la mia adolescenza, quando cominciai a studiare con lui, prima saltuariamente e poi, col passare del tempo, in modo più regolare. Fu allora che ebbi la prova di quella sua memoria sorprendente, capace di ricordare citazioni, poesie, o addirittura la pagina esatta che conteneva i particolari che egli cercava per utilizzarli in una conferenza o in un racconto. Sin dal 1960, la mia memoria conserva, come un palinsesto, la testimonianza emozionante della genesi e del farsi della sua creazione letteraria. Lo ricordo con gli occhi chiusi, come se la barriera di quella cecità che lo isolava da ogni distrazione, se non quella del suo pensiero, permettesse che la sua luce interiore desse man mano forma a qualcosa di ancora ignoto per lui. Poi, altrettanto lentamente, la forma si sarebbe imposta, e quel qualcosa sarebbe diventato un racconto o una poesia. Quando la sua mano si alzava e scandiva le sillabe in aria, sapevo che avrebbe iniziato a dettarmi dei versi. Come trasmettervi oggi quell’istante che non mi era emotivamente estraneo? Credo che non si possa essere semplici spettatori di un processo creativo, soprattutto quando si osserva qualcuno come Borges, che emanava una forza talmente speciale dalla quale ci si sentiva trascinati. Una parte meravigliosa, vitale, della memoria che ho di Borges sono i viaggi. A volte, mi diceva: «Suo padre l’ha educata per me». Gli insegnamenti di mio padre mi servirono tantissimo quando ebbi bisogno di descrivere a Borges l’ambiente di una città che non conoscevo, i colori di un tramonto. Un’emozione impalpabile quella di rivivere insieme l’istante che era, in me, memoria, e, in lui, memoria di un racconto. Ricordi che fluirono, fatti di lacrime, quando, in cima alla scalinata del Louvre, rivolgemmo lo sguardo – e adopero di proposito il plurale, perché, in quell’istante, Borges possedette realmente quell’immagine, ormai modificata dalla distorsione del tempo e della memoria – alla Nike di Samotracia. La bellezza come memoria materializzata, come il raggiungimento dell’impossibile: arrestare la brezza del mare, il movimento delle pieghe della tunica, per l’eternità. Forse, sentendo le lacrime correre giù per le mie guance, vedendole solcare il volto di Borges, intuii che i versi della poesia L’incisione non erano veri, e che non ci sarebbe mai toccato in sorte l’inferno della memoria (A volte m’impaurisce la memoria./ Nelle sue concave grotte e palazzi / – Disse Agostino – stanno tante cose. / L’inferno e il cielo si trovano in essa). Ci saremmo salvati facendo tesoro di altre memorie, del ricordo o delle immagini del ricordo di quella sera, del nostro amore, di una poesia condivisa, delle nostre mani intrecciate, così come la memoria fa tesoro di una goccia d’acqua. (Traduzione di Erica Durante) I LIBRI DEL PEN SAGGISTICA a cura di LUCIO LAMI Enzo Bettiza, La primavera di Praga, Voto Martin Gilbert, La notte dei cristalli, Voto Geminello Alvi, La vanità della Voto Mondadori, pp. 160, € 17,50 Corbaccio, pp. 308, € 19,60 spada, Mondadori, pp. 178, € 17,50 La rivoluzione cecoslovacca del 1968, Ricostruito l’inizio del pogrom contro Si rispolvera la storia dei due più grandi rievocata da un grande specialista dei gli ebrei, iniziato il 9 novembre schermidori di tutti i tempi, i fratelli Paesi dell’Est, Enzo Bettiza che seguì 1938. Sull’evento sono già stati italiani Nedo e Aldo Nadi che, al tempo dal vivo la Primavera di Praga, versati fiumi d’inchiostro ma Gilbert del fascismo, furono famosi nel mondo, P. E.N. CLUB dall’avvento di Dubcek al suo arresto (storico e biografo di Churchill) ha il ma si contrapposero tra loro, finoP. E.N. CLUB ITALIA onlus da parte del KGB, all’arrivo dei carri merito di aver raccolto un’incredibile all’inimicizia,ITALIA quasi aONLUS rappresentare, sovietici, fino al sacrificio di Jan quantità di testimonianze che con i loro caratteri, l’uno moralista, Palach, che si diede fuoco come segno illuminano a giorno la tragedia, l’altro machiavellico, le due anime della d’estrema protesta. rievocata anche dai superstiti. società italiana di ieri e di oggi. 7 7 7 P. E.N. CLUB ITALIA P.E.N. Conlus LUB ITALIA 3 Un brano, inedito in Italia, dello scrittore argentino (1899-1986) EVENTI 2 La storia del mondo? Nelle biografie degli artisti «Pensare all’Italia, significa pensare a Dante. E a Roma» di MARINA GIAVERI U na delle pagine più commoventi di Jorge Luis Borges (se la parola commovente può essere usata di fronte a una scrittura così limpidamente sorvegliata ) è intitolata e datata 23 agosto 1944: quel giorno giungeva a Buenos Aires la notizia della liberazione di Parigi e Borges, insieme con il proprio giubilo, constatava «l’enigmatico e palese entusiasmo di molti partigiani di Hitler». La soluzione gli venne da un confronto con il loro atteggiamento, apparentemente trionfale ma segretamente atterrito, degli anni in cui il nazismo sembrava vittorioso; e concluse: «Per gli europei e gli americani, c’è un ordine – un solo ordine – possibile: quello che un tempo portò il nome di Roma e che ora è la cultura dell’Occidente. Essere nazisti (giocare alla barbarie energica, giocare ad essere un vikingo, un tartaro ... ) è, alla lunga, un’impossibilità mentale e morale». La stessa idea presiede il testo che Borges scrisse per la rivista «Lyra» (XIX, 180-182) e che intitolò Italia. Nel 1961, anno della sua pubblicazione a Buenos Aires, Borges non aveva bisogno di risolvere alcun quesito, e poteva tranquillamente riprendere il modello, proposto un secolo prima da Heine, della fusione, nella cultura veicolata dal latino, dell’eredità di Gerusalemme e di quella d’Atene. È la cultura che altrove chiamerà «del pensiero e dell’ordine», contrapposta ai «caotici idoli del sangue, della terra e della passione»; quella cultura che per lui – orgogliosamente argentino quanto sottilmente anglosassone di formazione – si è sintetizzata tardivamente nell’incontro inatteso e fondante con un poeta di una lingua fino ad allora ignorata: Dante. Dobbiamo a Borges il più splendido paradosso letterario, quello per cui i grandi scrittori trascendono i confini nazionali («Quale autore meno spagnolo di Cervantes, meno inglese di Shakespeare, meno tedesco di Goethe, meno italiano di Dante?» ha spesso ripetuto nelle sue conferenze); ma allo stesso tempo gli dobbiamo il più alto riconoscimento del ruolo che Dante ha avuto in Italia e che l’Italia ha avuto nel mondo. Era giusto che queste parole – dedicate all’Italia – vi fossero infine conosciute e tradotte. Lo scrittore argentino Jorge Luis Borges con una tigre (fotografia e testo © Maria Kodama Borges) Pensiero greco e fede cristiana di JORGE LUIS BORGES J ohn Aitken Carlyle voleva ridurre l’intricata storia del mondo alle biografie degli eroi. Ogni nazione o ognuna delle nobili avventure della specie alla quale apparteniamo finisce infatti per identificarsi in un uomo; nel caso dell’Italia non v’è alcun dubbio su quale sia questa figura simbolica. Pensare all’Italia significa pensare a Dante. In tale equivalenza credo di avvertire una singolare felicità, che trascende il fatto che Dante sia il primo poeta d’Italia e forse il primo poeta del mondo. Quali elementi rappresentano ciò che comunemente definiamo la cultura d’Occidente? Due elementi ben diversi: il pensiero greco e la fede cristiana o, se si preferisce, Israele e Atene. In ciascuno di noi confluiscono, in un modo indecifrabile e fatale, questi antichi fiumi. Tutti sanno che questa confluenza, che è l’evento centrale della storia dell’umanità, è opera di Roma. A Roma si riconciliano e si coniugano la passione dialettica del greco e la passione morale dell’ebreo; il monumento estetico derivato dall’unione di entrambe queste tendenze dello spirito si chiama la Divina Commedia. Dio e Virgilio, la divinità trina e una degli scolastici e il massimo poeta latino, pervadono di luce il poema. L’armonia derivata dall’antica bellezza e dalla nuova fede è una delle molteplici ragioni che fanno di Dante il poeta archetipo d’Italia e, quindi, di tutto l’Occidente. La circostanza accessoria che fa sì che le parole di quest’omaggio, scritte in un continente lontano, appartengano a un tardo dialetto della lingua di Cesare e di Virgilio è un’ulteriore prova dell’onnipresenza di Roma. Si dice che tutte le strade portano a Roma; sarebbe meglio dire che l’Urbe è senza confine, e che, sotto qualsiasi latitudine, siamo a Roma. (Traduzione di Erica Durante) UB nlus I LIBRI DEL PEN P. E.N. CLUB ITALIA P.E.N. Conlus LUB ITALIA 4 NARRATIVA a cura di MATTEO DURANTE Francesca Sanvitale, L’inizio è in Letizia Muratori, La casa madre, Ruggero Cappuccio, La notte dei Voto Voto Voto autunno, Einaudi, pp. 210, € 17,50 Adelphi, pp. 114, € 16 due silenzi, Sellerio, pp. 222, € 10 Storia intricata di Michele, uno Due racconti, quasi due tempi di L’autore fa scivolare l’esperienza psichiatra romano, deciso a un’unica vicenda, scandita che gli viene da essere uomo di stendere un libro sulla sua simulando una ragnatela di richiami teatro. Una storia d’amore vissuta esperienza umana e professionale. e rimandi psicologici. Il primo fra due aristocratici: Alessandro e L’incontro con Hiroshi, un vissuto a Roma nell’80; il secondo Chiara; e rivissuta, dopo la morte restauratore di origine cinese, sulla costa laziale oggi. Protagonisti della donna, con il suo doppio. Una incontrato per caso in un ristorante, rispettivamente Irene e Luca; tra miscela di eventi e di intrecci che contribuisce ad accrescere le sue lampi di sogni fallaci e realtà che si fanno assistere il lettore, da incertezze e le sue diffidenze. rivelano, come i sogni, apparenti. spettatore, ad un dramma in scena. I PRESIDENTI ITALIANI DEL PEN 8 7 6 1938: Corrado Govoni (1884-1965) Aderì al Futurismo. Ma con notevoli riserve Dopo la fucilazione del figlio, si schierò contro il Fascismo di EMANUELE BETTINI A vrebbe potuto essere un poeta di successo, magari avrebbe potuto ottenere un posto da sottosegretario al Minculpop; invece il suo spirito dibattuto tra fascismo e libertà d’espressione lo porterà ad essere protagonista di vicende drammatiche culminate con la morte del figlio Aladino fucilato dai nazifascisti. Questo episodio gli segnò profondamente la vita e lo indusse a schierarsi apertamente contro la dittatura, per la quale aveva simpatizzato negli anni precedenti, inneggiando al regime. Corrado Govoni, figlio di agricoltori benestanti, dopo un percorso di studi irregolari, inizia il suo viaggio poetico all’età di 19 anni con la silloge Le fiale e la raccolta Armonia in grigio et in silenzio. Contemporaneamente incomincia a collaborare con le riviste Poesia, Lacerba e Riviera Ligure diretta da Mario Novaro. La sua cultura poetica va inquadrata nel triangolo tipico per i crepuscolari: Giovanni Pascoli, Gabriele D’Annunzio e i simbolisti franco-belgi. Il suo modo di poetare spinge Bonfiglioli a scrivere di lui: «Il suo crepuscolarismo consiste in una originale poetica dell’anima. L’anima è concepita come una lastra impressionabile, pronta a scomporre l’oggetto in una serie di sensazioni empiriche e a riorganizzarle in sovrimpressioni analogiche». Nonostante il suo esordio di poeta ispirato al crepuscolarismo, è affascinato dal nascente movimento futurista al quale aderisce se pur con qualche riserva, diventando amico di Tommaso Marinetti, che nel 1928 subentra a Tommaso Gallarati Scotti nella presidenza del Pen Club italiano. Il suo avvicinamento al futurismo di Marinetti avviene tra il 1905 e il 1907 con le raccolte Fuochi d’artificio e Gli aborti, ma il gusto futurista emerge significativo nelle Poesie elettriche (1911) e nelle Rarefazioni e parole in libertà (1915). Comunque, nonostante l’attrazione verso il Da sinistra: Emilio Cecchi, Eugenio Montale, Corrado Govoni e Giuseppe Ravegnani. C or r ad o Go voni e l’a uto gr afo dell a poe si a «Requiem» della raccolta «Preghiera al trifoglio», pubblicata nel 1953. nuovo movimento, Govoni non si considera mai un futurista, tanto che egli stesso definisce la sua adesione «un gioco». Il disastro delle Prima guerra mondiale travolge anche la famiglia Govoni e Corrado è costretto a cambiare il proprio stile di vita. Dall’agiatezza alla quale era abituato si riduce a svolgere mestieri saltuari pur di sopravvivere. In questo contesto matura il suo avvicinamento al Fascismo. Le nuove idee si fondano sul riconoscimento del coraggio, della violenza e della temerarietà. Questi temi, molto cari al poeta, che vede nel Fascismo la rinascita della nazione e l’orgogliosa appartenenza alla cultura italiana, lo spingono a scrivere un poema in lode di Mussolini, l’uomo che avrebbe fatto dell’Italia un grande Paese. Fu così che Govoni si trova ad I LIBRI DEL PEN LETTERATURA INGLESE a cura di FRANCO BUFFONI Kate Clanchy, Neonato, a cura di Voto Paul Muldoon, Poesie, a cura di Giorgia Sensi, Medusa, pp. 128, € 13 Luca Guerneri, Mondadori, pp. 412, € 15 Newborn è uno dei libri più originali sull’esperienza della maternità, Tra gli autori più accreditati nel scritto in versi in presa diretta, panorama irlandese post-heaneyano, mese dopo mese, dall’attesa al primo Muldoon viene qui presentato con il anno di vita, ed in grado di far meglio della sua produzione: dalla vibrare dapprima le corde del Pantera a Mystery e quella più rifiuto, quindi quelle della recente sullo Stoico e la Pagnotta. accettazione incondizionata Accattivante oscillazione fra dell’evento. Grande lezione di stile. tradizione e post-moderno. 7 I PRESIDENTI ITALIANI DEL PEN Voto Oscar Wilde, Il ritratto di Dorian Voto Gray. Fiabe e racconti. Teatro, a cura di Viola Papetti, Bur, pp. 980, € 14 Introdotto dall’ormai storico saggio di Richard Ellmann, questo volume presenta gran parte della produzione P. E.N. CLUB P. E.N. CLUB in prosa e teatrale wildiana. Anche le ONLUS ITALIA nuove generazioni possono cosìITALIA onlus cogliere il senso della trasgressione e dell’innocenza, del socialismo, dell’anarchia e dello snobismo. 7 8 P. E.N. CLUB ITALIA P.E.N. Conlus LUB ITALIA 5 1938: Corrado Govoni (1884-1965) «Sragiono, in preda all’insonnia e allo sconforto» Lettere appassionate alla Duse, l’attrice amata da D’Annunzio essere vice direttore della sezione del libro della Siae e, successivamente, segretario del Sindacato nazionale scrittori e autori. Mentre il poeta matura la sua posizione letteraria, affidandosi anche all’ideologia del momento, conosce Lauro De Bosis e Tommaso Gallarati Scotti, fondatori del Pen Club italiano. I rapporti tra i soci del Pen non sono idilliaci, anche perché De Bosis è un convinto antifascista e Gallarati Scotti ha preso le distanze da Mussolini. Ben diversi sono i contatti con Marinetti, che sposa il Fascismo, divenendone un interlocutore privilegiato. La posizione di Marinetti, nominato presidente del Pen Club italiano nel 1928, va poi a scontrarsi con le finalità del Pen Centrale di Londra, che vede nel nazifascismo un serio pericolo per la pace e la libertà mondiale. È negli anni peggiori per la storia del nostro Paese che si sviluppa l’intero percorso letterario di Govoni. Poesia, narrativa e teatro lo portano a un soffio dal riconoscimento di Accademico d’Italia. Fitta è la corrispondenza con gli intellettuali del momento, le sue lettere ad Ada Negri e l’amicizia con Eugenio Montale e Giuseppe Ravegnani. Ma le lettere più appassionate sono quelle scritte ad Eleonora Duse, la grande e affascinante attrice amata da Gabriele D’Annunzio. Il 14 settembre 1921 Govoni scrive alla musa ispiratrice: «...Se l’avessi incontrata allora, oh che pensieri i miei, rispettosi ma aperti a strane immagini, tra malìe profumate e amori completi, anche terreni! Vede come sto male, come sragiono, in preda all’insonnia e allo sconforto. Mi accarezzi con una piccola promessa. Mi faccia la carità, alla lettera, Maga e Magalda, oh Perdita come l’appellava un tempo il suo Poeta sontuoso. Attendo un suo cenno generoso. Suo, per sempre e comunque, Corrado Govoni». Il tono della corrispondenza, suggestionato dall’indubbio fascino dell’attrice, vuole in «Autoritratto» di Corrado Govoni ( Lacerba, 27 marzo 1915), tratta da «Rarefazioni e parole in libertà», e la copertina del libro «Le fiale» (1903) qualche modo coinvolgere la Duse nella presentazione dei suoi testi teatrali. Una sua parola ne avrebbe decretato il successo. Al di là del linguaggio, più da innamorato che da autore ad interprete di testi, la corrispondenza con Eleonora segna una parte importante nei contatti del poeta con il mondo teatrale. Non meno significativa è l’amicizia con altri scrittori come Palazzeschi, Corazzini, Novaro e Moretti, con cui intrattiene costanti rapporti epistolari. Dopo le alterne vicende del Pen italiano, dovute alla posizione di Marinetti, Corrado Govoni, divenuto a sua volta presidente nel 1938, ne diventa l’erede spirituale e ne coltiva la continuità. Ma il 1938 è anche l’anno delle leggi razziali e della tragica alleanza con la Germania di Hitler. Diversi sono gli intellettuali e scrittori che firmano il manifesto sulla razza, tra cui ricordiamo Giovanni Papini e Vittorio Beonio Brocchieri. Ci sono anche scrittori che aderiscono alla Repubblica Sociale di Salò. Fra essi, Francesco Ercole (direttore della Nuova Antologia edita da Mondadori), Salvator Gotta, Guido Manacorda e gli stessi Filippo Tommaso Marinetti e Corrado Govoni. La svolta decisiva avviene dopo l’attentato di via Rasella a Roma, quando i tedeschi catturano il figlio Aladino, membro di una formazione partigiana comunista, lo torturano e lo fucilano alle Fosse Ardeatine. Qui avviene la svolta politica del poeta, che scrive il poema La fossa carnaia ardeatina. La dedica al figlio è eloquente: «Al mio amato figlio Aladino, capitano dei Granatieri di Sardegna e Partigiano d’Italia, barbaramente trucidato a Roma il 24.3.1944 dai nazifascisti, per ordine delle iene tedesche Maeltzer e Kesselring, complice necessario il mostruoso carnefice del popolo italiano, Mussolini, con commosso orgoglio di poeta, con implacabile strazio di padre». Il dramma personale di Corrado Govoni si conclude, ma si conclude anche la gloriosa esperienza del Pen Club italiano, travolto dagli avvenimenti bellici e dalla caduta del Fascismo. Bisognerà aspettare il 1948 per vedere risorgere l’associazione alla cui guida verrà eletto lo scrittore Ignazio Silone. Abbandonato il Pen e ridotto in condizioni economiche difficili, Govoni trova un lavoro da protocollista presso un ministero. Vive gli ultimi anni dimenticato, tra i ricordi del passato e la nuova realtà italiana. Comunque, dirige la rivista Il sestante letterario. Si spegne, colpito da una malattia che lo aveva ridotto quasi alla cecità, nella sua casa di Lido dei Pini, vicino a Roma. Era il 1965. I LIBRI DEL PEN Kawabata Yasunari, Il paese delle nevi, Einaudi, pp. 150, € 9,50 Sull’isola di Honshu, dove uomini come il protagonista Shimamura, ricco e raffinato intellettuale, si rifugiano per trovare la compagnia delle geishe delle terme, nasce l’amore tra Shimamura e la gheisha Komako, fatto di evocazioni, di incanti e di stati d’animo che non fanno in tempo a rivelarsi perché come la neve si sciolgono al primo tepore. DOCUMENTI 1 a cura di ANNA SISMONDINI LETTERATURA GIAPPONESE Voto Nakagami Kenji, Mille anni di Voto Banana Yoshimoto, Chie-Chan e io, Voto piacere, Einaudi, pp. 274, € 17,50 Feltrinelli, pp. 140, € 10 Attraverso la voce della levatrice Ory, Cinica e incapace di costruire relazioni Kenji racconta la vita dei giovani stabili, Kaori, donna in carriera che Nakamoto, che, come l’autore, vive tra Milano e Tokyo, decide di appartengono alla sottocasta dei prendere con sé la cugina Chie-Chan P. E.N. P. E.N. CLUBNonostate Burakumin, da sempre discriminata in cui è mancata la madre. le CLUB ITALIA ONLUS ITALIA Giappone. I protagonisti sono molto diverse, tra di onlus due donne siano espressione di quella minoranza cui loro nasce un legame, quasi morboso, non è concesso di manifestarsi se non che le porterà a scontrarsi con le loro in maniera brutale e spietata. debolezze e con il loro passato. 8 7 6 P. E.N. CLUB ITALIA P.E.N. Conlus LUB ITALIA 7 Dialogare, emulare, ripetere, vivere nel testo. Un’avventura sempre aperta La traduzione? Non esiste Tema che nasce con l’Umanesimo di NULLO MINISSI D a qualche decennio abbondano saggi, articoli, commenti, annotazioni, libri, riviste, congressi, colloqui, riunioni e discussioni, tesi, dottorati e cattedre. S’è parlato anche d’un’intera università: tutti sulla traduzione. La traduzione è un’industria multinazionale e ramificata, un consolidato di varie imprese un po’ sorelle, un po’ tra loro invidiose e non sempre pacifiche. Solo che in letteratura la traduzione non esiste. Ciò naturalmente non ne impedisce la scienza o il commercio. Non si è forse fatto altrettanto con altrettanta dottrina e produzione libraria, seppure riservata, e laboratori, seppure segreti, sulla pietra filosofale benché la pietra filosofale non esistesse? Non si fa ancora lo stesso con eguale dovizia e con eguale varietà sullo spiritismo benché i fantasmi non esistano? Quello che importa dopotutto è il ragionamento, l’organizzazione, il lavoro, l’ammirazione pubblica e privata, non l’oggetto: se tutte le scienze dovessero avere un oggetto che ne faremmo di tanta parte della cultura moderna? Si pensi solo alla linguistica: non esistono forse tante correnti che mettono a frutto radici linguistiche fantasiose, strutture inventate, una lingua base universale immaginaria, rapporti fra lingue inesistenti e fatti articolatori che sono irrealizzabili o grugniti? E tanti ne lascio da parte. I latini, che rifecero i greci, di traduzione non discutevano e i greci, che abbiamo scelto a base della cultura occidentale (una base che mal si scorge sotto le sabbie dei dottrinarismi) neppure si preoccuparono gran che del tradurre. Il Medioevo impetuoso e calcolatore, pedante ed esaltato, dalle elocubrazioni ingenue e le ingenuità astruse, dalle sfrenatezze Gianluigi Colin: particolare di una scultura di Roberto Micheli raziocinanti e i rapimenti mistici, il Medioevo universalistico che riproponeva di tutto: la favola animale indiana, la novella indiopersiano-araba, la filosofia delle scuole neoplatoniconeoaristoteliche arabe e cristiane (medesima tradizione ellenisticoromana con una punta magica ed esoterica in più) e gli scientismi ignoti ad esse venuti d’ogni dove; il Medioevo insomma, che in Occidente fu tanto composito quanto la letteratura mongola classica nell’Asia centrale, non s’interrogò sulla traduzione. Eppure la lirica romanza riveste le forme della poesia araba, la filosofia scolastica ricalca quella arabo-persiana, la fede monacale s’esalta del miraggio d’un paradiso – «giardino» persiano che la sacra architettura riplasma – e il cavaliere tra amori e battaglie insegue cristianissimamente il mito zoorastriano del Graal. La traduzione come tema nasce con l’Umanesimo. Plauto o Terenzio non hanno dibattuto come adattare i comici greci, ma gli umanisti francesi discussero dell’arte di tradurre i tragici. A polemizzare però non furono gli umanisti-poeti ma gli umanisti-letterati. Almeno questi ardenti teorizzatori hanno lasciato bei testi di autori antichi in lingua nuova. Dopo l’Umanesimo e dopo i letterati, senza applicarsi a tradurre dissertarono di traduzione i filosofi: Port Royal in testa. Però erano filosofi diversi dai sistematici, che compilavano opere esaurienti quanto i manuali di contabilità e repulsive quanto le istruzioni dei computers. Essi scrivevano a getti, a zampilli, a frammenti e illuminazioni, amavano la discontinuità, la rottura, lo svagare e il divagare, il salto che riprecipita inatteso e giusto nel filo dritto d’un rigoroso percorso. E dopo i filosofi ora ne discettano i professori, gli aspiranti professori e i linguisti che non aspirano a nulla perché sono tutto. Traduzione è innovazione Nella realtà letteraria invece della traduzione esiste un testo nuovo con lo stesso tema, lo stesso gusto, la stessa aura, lo stesso vigore, le stesse mancanze, la stessa poesia; però in un’altra lingua, la quale si connatura col testo antico, lo nutre e vi si nutre, non lo rinverde perché è sempre verde, ma aggiunge altro verde di nuove foglie. Tradurre è amare e vivere un testo; tradurre è dialogare, emulare e ripetere, interpretare la stessa storia con le stesse movenze ed eguale UB nlus I LIBRI DEL PEN P. E.N. CLUB ITALIA P.E.N. Conlus LUB ITALIA 8 LETTERATURA SPAGNOLA César Vallejo, Opera Poetica Voto Manuel de Prada, Il settimo velo, completa, 2 voll., a cura di Roberto Longanesi, pp. 644, € 19 Paoli, Goirée, pp. 336, € 35 Ambientato nella Parigi occupata Tutta la poesia del peruviano César da Hitler, il romanzo ricostruisce Vallejo, uno dei più grandi poeti attraverso il protagonista Jules, del ’900, uscita fra il 1973 e il colpito da amnesia, luci e ombre di 1976 presso le Edizioni Accademia un’epoca drammatica segnata dal di Milano. Dunque un importante conflitto mondiale e dai ricordi recupero per il lettore italiano e, al della guerra civile spagnola. La contempo, un evento letterario di trama avvincente del racconto straordinaria importanza. conferma il talento dell’autore. DOCUMENTI 2 slancio; tradurre è avventura lungo un cammino tracciato: viaggio fascinoso, senza cui a chi traduce l’esistere sarebbe meno affascinante, senza cui l’esistere sarebbe stato più scialbo a chi il testo lo immaginò per primo. Facile e chiaro in astatto. Ma in concreto? Si può avere un testo nuovo capace di rendere esattamente il testo che afferma di aver tradotto? Può esistere e in maniere diverse. La prima maniera, quella che piú risponde al concetto corrente di traduzione, consiste nel restare fedele letteralmente al testo, ma riprendendone tutti i caratteri stilistici, i sottintesi, le implicazioni, le movenze e le incertezze. Prendiamo, come esempio, un breve passo da un celebre romanzo di Bulgakov (leggi bulgàcof) nella traduzione di due illustri russisti italiani, l’uno – Ettore Lo Gatto – divulgatore grandissimo e l’altro – Leone Pacini – uno dei critici piú raffinati e felicissimo traduttore di Gogol’ (leggi gògol’) di cui ha dato la fondamentale interpretazione critica. Lo Gatto: «Un altro segnale si ebbe proprio la mattina seguente e colpí direttamente lo stesso Vasilisa. Di buon mattino, quando il solicello mandò il suo raggio allegro nel tetro sotterraneo…» Pacini: «Un ulteriore presagio si manifestò proprio nel mattino seguente e si riversò direttamente proprio su Vasilísa. Molto di buon ora, molto di buon ora quando il solicello aveva sbalestrato il suo raggio gaio nel tetro sotterraneo…» La traduzione di Leone Pacini non è soltanto straordinariamente letterale (cosa non sempre necessaria) ma rende tutto il procedimento frastico e stilistico dell’originale: Bulgakov accumula i presagi che si manifestano gradualmente proprio su Vasilísa e dipinge intensamente la scena. Pacini ne riprende l’andamento, il lessico e le ripetizioni (la ripetizione è un importante procedimento stilistico di Bulgakov): proprio … proprio; molto di buon ora, molto di buon ora e fa sfolgorare i valori delle parole. In Lo Gatto il significato è riprodotto esattamente ma non il processo espressivo che non è meno importante del significato. La versione di Lo Gatto risponde alla maniera corrente del 8 a cura di GABRIELE MORELLI Emilio Coco, Poeti spagnoli Voto contemporanei, Edizioni dell’Orso, pp. 718, € 35 Presentato, in versione italiana, un ricco campionario di testi di giovani poeti spagnoli, cui viene riservato un ampio spazio che consente al lettore di conoscere in modo adeguato l’opera degli autori. Il volume conferma una scelta di qualità nel confuso panorama della giovane poesia spagnola di oggi. 7 Voto 7 La traduzione? Non esiste poeta che fonda la letteratura polacca e chiude il Rinascimento europeo. La mia traduzione, in questo, segue l’esempio di Kochanowski quando – e succede spesso – rifà un testo antico. Nell’epigramma d Marziale III, 75 tutta la piacevolezza sta nella sorpresa della battuta finale: «Si potrebbe mai credere che ciò che non sta su, o Luperco, ti costi cosí alto prezzo?» I versi intermedi (quatro su gli otto del componimento) hanno solo lo scopo di ritardarla per dare maggiore effetto alla Frasche del polacco Jan Kochanowski, tradotto da Nullo Minissi sopresa. Kochanowski perciò li cambia come cambia il tradurre la prosa narrativa, direi nome del protagonista, creando anzi alla maniera migliore poiché le condizioni per esprimere la non vi sono né deviazioni né battuta finale nello spirito errori, però l’andamento della polacco del tempo. La traduzione frase di Bulgakov e il suo tono italiana riprende esattamente narrativo sono perduti e i colori Kochanowski, ma alleggerendo sono tutti spenti. certe pesantezze di linguaggio Traduzione-emulazione che andavano bene per il gusto dell’epoca, mentre non Esiste pure un’altra maniera di rispondono alla sensibilità tradurre, specialmente la poesia. attuale. Si tratta di un giuoco di Si tratta della traduzioneequilibri sottili al fine di ottenere emulazione, cioè la traduzione nei tre casi lo stesso valore che fa a gara con il testo e cerca poetico e lo stesso effetto che di ricostruirlo nella nuova lingua, producevano ciascuno al loro non solo con la massima precisione ma anche con la stessa tempo. Ecco il risultato: forza espressiva. Questo tipo di A PETRILLO traduzione talvolta non si Da tempo non sta ritto né si preoccupa di essere dimena arzillo contenutisticamente letterale: Eppure con le dame bello è esempio le belle traduzioni di scherzar, Petrillo. Anna Achmàtova di Serena Gli unguenti butta via; gl’impiastri Vitale. Ma la corrispondenza ed ogni sboscia letterale è preferibile, come mi Per curar la daghetta ch’è sono preoccupato di fare nella riluttante e moscia. traduzione delle Frasche di Jan A molta gente ancora questo Kochanowski (leggi cocanòfschi) non è palese: (Rizzoli, Milano 1995), il grande Il costo di piú sale quanto meno l’arnese. Un altro tema – quello della rosa – tante volte trattato nel corso della storia della poesia, Kochanowski riesce a renderlo nuovo, sorridente e leggero. La traduzione italiana riprende fedele Kochanowski, ma dà al verso un ritmo piú vivace che in italiano sta meglio: LA ROSA Coglieva i fiori Venere, vezzosa quasi se potesse ancor del fascino aggiungere su sé. Quello che sboccia florido al sorger dell’aurora. Poi della sera al giungere subito si disfiora. Strappa la rosa, o giovane, appena è in boccio ché rapidi gli anni fuggono, ricorda, anche per te. Traduzione indiretta Finalmente esiste anche una maniera molto indiretta di rendere un testo. Jean Frappier in un suo libro su Chrétien de Troyes (XII sec.) osserva che «il merito dei romanzi cortesi, sorti nelle scuole latine, è d’avere imitato gli antichi in francese». Si tratta d’una trasposizione radicale che di solito non è inclusa fra le traduzioni. Eppure, se teniamo presente il concetto moderno di «testo» – sviluppato dalla critica genetica che si è esercitata soprattutto sulla storia della elaborazione di un’opera – secondo cui il testo perde la sua posizione stabile e definitiva ed è inteso come un momento nel corso della riflessione artistica, anche questa evoluzione deve essere presa in conto nell’ambito della traduzione dal momento che – come abbiamo chiarito all’inizio – va intesa in un senso assai lato. Vorrei concludere ricordando che esiste sulla traduzione un libro geniale, scritto in polacco da un grande poeta, docente negli Usa, Stanislao Baraƒczak (leggi barànciac) intitolato Salvati nella traduzione. Uscita nel 1994, quest’opera fondamentale di 446 pagine meriterebbe d’essere tradotta in una lingua occidentale. I LIBRI DEL PEN LETTERATURA RUSSA a cura di JULIA DOBROVOLSKAJA Milana Terloeva, Ho danzato sulle Voto Tat’jana Kuzminskaja, Memorie Voto Vladimir Nabokov, Una bellezza Voto rovine, Corbaccio, pp. 188, € 14 di una contadina, Casagrande, russa, Adelphi, pp. 758, € 38 Traduzione di Francesca Gori pp. 118, € 9,50 Traduzione di Anna Raffetto È un diario intimo e allo stesso La storia della contadina Anis’ja, Curato dal figlio di Nabokov, tempo di guerra, scritto da una raccolta dalla Kuzminskaja, cognata Dimitri, il volume raccoglie tutti i giornalista cecena di 27 anni, che di Lev Tolstoj, il quale collaborò alla racconti del padre, compresi gli P. E.N. CLUB P. E.N.(1921) CLUB La parola ha vissuto gli orrori e le atrocità stesura del racconto e ne sponsorizzò inediti Natasha ITALIA onlus ONLUS ITALIAdi delle due guerre. Dopo aver la prima edizione (1902): un (1923) e Pioggia Pasqua (1925). frequentato a Parigi una scuola di prezioso documento umano, che Ecco i ricordi di una vita trascorsa giornalismo è rientrata in Russia per descrive miserie, umiliazioni e fatiche fra Russia, Inghilterra, Germania, fondare un giornale indipendente. inumane delle contadine russe. Francia e, infine, negli Usa. 7 7 8 P. E.N. CLUB ITALIA P.E.N. Conlus LUB ITALIA 9 Inediti: «Lettere di un vecchio traditore a un giovane traduttore» DOCUMENTI 3 Da zio Ari, VIII Girone, IX Bolgia di ALASTAIR McEWEN con le dovute scuse a C. S. ARI-MANN, DALL’INFERNO IL PRIMO GIORNO DELL’ETERNITÀ C aro nipote, qui è il solito tran tran, eccezion fatta per il problema del crescente sovraffollamento. Alcuni gironi stanno diventando davvero insopportabili, e anche se questo non ci fa che piacere, devo ammettere che crea un po’ di problemi a livello amministrativo. Fortunatamente, gli inquilini continuano a lamentarsi, un fatto incoraggiante che mi fa sentire che non tutti i nostri sforzi sono stati vani. Noto che sei ancora intenzionato a fare il traduttore. Ma che razza di mestiere è per un giovane promettente come te? Mi dici che hai problemi nel farti pagare da questi editori; allora, dammi retta, cambia mestiere. Perché non fare il traditore come vuole la tradizione familiare? Tutti sanno che i traditori ricevono sempre il loro giusto compenso. Il tuo prozio Giuda, che è qui con me mentre scrivo, mi ricorda che lui è sempre stato pagato sull’unghia. Pensaci. Aspetto con ansia la tua risposta Un saluto da zio Ari C aro nipote, se ho capito bene, la tua idea sarebbe di approfittare della confusione delle lingue facendo queste tue traduzione per lucro; senonché, a lavoro finito, stenti ad avere il tuo compenso, fra l’altro miserrimo. Qui la cosa diventa complessa e devi perdonarmi se non ho afferrato bene il punto, ma che c’è di male nella confusione? Ti devo ricordare che la confusione delle lingue è stata uno dei nostri progetti più riusciti, superato solo dalla storia di quel citrullo di un naturista e della sua compagna golosa di frutta. Dovresti sapere che, molto tempo fa, tutti gli uomini parlavano la stessa lingua e di conseguenza la confusione – una qualità che ha sempre facilitato il nostro lavoro – era un bene raro. Perciò avevamo convinto alcune persone a costruire una piccola torretta di osservazione in campagna a Babele. Avevano appena cominciato a farla quando quello di sopra ha cominciato a rognare, tuonando un sacco e lamentandosi di questa «invasione della sua privacy» ed altre cavolate del genere. Naturalmente i nostri hanno risposto: se non ti piace, ciccia! Come era facilmente prevedibile, ne ha sùbito fatto una delle sue, buttando giù la torre, creando un sacco di lingue nuove ed abolendo quella universale. Risultato? Una bella confusione da tutte le parti e i nostri Gironi hanno subito cominciato a riempirsi all’inverosimile. Non ti dico. Un piano divino, se la posso mettere così. Ricordati che la confusione è da sempre la roccia sulla quale poggia la fortuna della nostra famiglia. A mio avviso, quindi, le tue traduzioni possono servire solo se aumentano la confusione. Un saluto da zio Ari P.S. In ogni caso, continua pure a mandarci questi editori finché non avrai risolto il tuo problema; e non preoccuparti dello spazio, c’è sempre un pozzo fetente da qualche parte. C aro nipote, prima di tutto, grazie per il pacco dono di cinque editori morosi. Deliziosi. Date le circostanze di cui parli, li ho fatti accomodare nella VII Bolgia dove hanno sùbito cominciato a lamentarsi della mancanza di sedie, scrivanie, segreterie telefoniche e tronchi della felicità. Che gente! Siccome hai fretta, fra qualche millennio andrò giù a fare quattro chiacchiere con loro e vedrai che mi spiegheranno tutto. Nel frattempo, complimenti per il saggio di traduzione che mi hai fatto avere; non capisco proprio perché il cliente si era lamentato così tanto per la sola aggiunta di una sola particella di negazione. È così importante se una zona è sismicamente attiva o meno? zio Ari P.S. Che cos’è una centrale atomica, esattamente? P.P.S. Come sarebbe a dire che devi pagare per il riscaldamento? Se solo ti degnassi di tornare a casa ogni tanto, avresti un problema in meno. C aro nipote, che giornataccia! Ho in mente di chiedere un trasferimento. Qui nella IX Bolgia ne stanno succedendo di tutti i colori. Colpa degli inquilini, come al solito. Alcuni sono davvero tremendi; riescono a seminare zizzania perfino fra i membri del mio staff. Come vorrei tornare ai miei cari assassini, su al VII Girone. Loro sì che capiscono come devono andare le cose. Beh, per tirarmi un po’ su ho divorato quel rompiscatole di Iago e, siccome lui mi provoca sempre una forte indigestione, sono andato a trovare alcuni vecchi amici nel IV Girone. Mi ero dimenticato di quanta bella gente ci fosse. Ma veniamo al dunque. Mentre stavo aiutando i ragazzi ad infilare alcuni inquilini sullo spiedone, ho scorto finalmente uno dei tuoi editori (non ti posso dire chi è: questione di etica professionale) e l’ho cordialmente invitato a spiegare questa storia dei pagamenti ritardati. Ha subito cominciato a sciorinare una tale massa di dati e di numeri che mi ha fatto girare la testa. Dopo un po’, il suo blaterare mi ha stufato e stavo giusto per infilarlo sullo spiedone quando mi ha detto che i traduttori sono pagati poco e in ritardo perché «spesso lavorano male e non creano che una grande confusione». Ti confesso che ero così felice di sentire questo che non l’ho infilzato, preferendo farlo immergere nel lago di pece bollente fino al collo. Nipote caro, è vera questa storia della confusione? Il traduttore è in realtà un traditore? Certo, se è vera, la cosa mi fa un gran piacere, ma sono turbato da una piccola perplessità; se come categoria fate del male e della confusione, perché non vi pagano subito? A pensarci bene, quella piccola modifica da te aggiunta a quel rapporto geologico per la centrale atomica è stata un tocco da vero maestro; la possibilità di un cataclisma bellissimo per una sola parola. Geniale! Peccato che quel moralista ha in seguito trovato quello che chiama un «errore» nel tuo testo. Pazienza. Gli manderemo una bella succuba una di queste notti e vedrai che, prima o poi, finirà qui da noi. zio Ari C aro nipote, non so cosa dirti, è tutto leggermente imbarazzante. Un po’ come quando la zia Lamia ha versato inavvertitamente il sale alla tua festa di compleanno. Finalmente un po’ di sfortuna, abbiamo pensato, senonché la vecchia – rimbambita com’è – ha prontamente gettato un pizzico del sale alle spalle ustionandosi di brutto la coda (per fortuna ha anche sfigurato la faccia del nonno Baal, che è rimasto molto contento dei risultati). Ma divago, come al solito. Ho sentito la sezione legale riguardo al contratto di cui mi parlavi e devo dirti che un piccolo problema effettivamete ci sarebbe. Il tuo editore – sì, proprio colui al quale hai così inconsultamente venduto la tua anima – è sfortunatamente deceduto (ma come si può morire schiacciato da una costruzione in Lego?, o sei stato tu a tradurre le istruzioni?). Beh, pare che in precedenza avesse firmato un accordo con noi. Fin qui niente di strano. Il problema è insorto quando è arrivato qui e gli abbiamo assegnato un diavolo per capello, come previsto dal nostro regolamento. Ha subito tirato fuori il contratto che hai firmato e ha insistito che un’anima nera come la tua valeva ben di più della sua, che era solo un po’ infeltrita, e che era disposto a proporre uno scambio. Ti dirò che è un tipo molto persuasivo e, tutto sommato, non antipatico. Insomma, non voglio tenerti sulle spine (non subito, almeno). Il fatto sta che i nostri legali si sono lasciati convincere e l’hanno rispedito al mittente. Di conseguenza non è il caso di scrivermi ancora, vengo a trovarti io. A presto zio Ari UB nlus N. CLUB IA onlus I LIBRI DEL PEN P. E.N. CLUB ITALIA P.E.N. Conlus LUB ITALIA 10 LETTERATURA TEDESCA Arno Geiger, Va tutto bene, trad. Voto Heinrich von Kleist, Pentesilea, di Giovanna Agabio, Bompiani, trad. di Paola Capriolo, Marsilio, pp. 432, € 19 pp. 302, € 18 Romanzo di successo dell’autore La tragedia del grande prussiano austriaco che mette a fuoco tre suicida (1777-1811) capovolge la generazioni della borghesia viennese favola greca dell’amazzone uccisa dal 1938 al 2001, anno in cui il dall’eroe alla guerra di Troia: protagonista intraprende una rassegna facendo uccidere Achille dalla delle foto e delle memorie di famiglia donna folle d’amore, punta al fondo per poi dedicare più di metà della buio dell’inconscio e alla feroce storia all’Austria di oggi. dialettica fra i sessi. EVENTI 5 a cura di ANNA MARIA CARPI Voto Bertolt Brecht, Storie del signor Voto Keuner, trad. di Cesare Cases e di Enrico Ganni, pp. VIII+140, € 18 Il signor Keuner, alter ego del Brecht antifascista, esiliato e poi reduce, scettico sulle ideologie ma testardo a sperare nel tempo in cui l’uomo diventerà un «aiutante dell’uomo», ci dà «un manuale di sopravvivenza». L’edizione non è perfetta, ma il testo brechtiano è eccelso. 7 8 In Colombia, dal 15 al 22 settembre, il 74 ° Congresso mondiale del Pen La Francia si dissocia. Non andrà a Bogotà «Non diamo avalli a un Paese dove ancora esiste la tortura» ono trascorsi molti anni da quando il Pen tenne il suo ultimo congresso in Sud America. Nel 1936 si riunì a Buenos Aires, con una sessione presieduta da Baldomero Sanín Cano (saggista fondatore del Pen colombiano). Nel 1979 si riunì a Rio de Janeiro sotto la presidenza di Mario Vargas Llosa e nel 1983 a Caracas sotto la guida del poeta Ramón Medina. Gli altri congressi del Pen nell’America Latina furono a Guadalajara nel 1996 e a Città del Messico nel 2003. Nel mese di settembre 2008 (dal 17 al 22), grazie a Cecilia Balcázar de Bucher presidente del Pen Colombia, il congresso mondiale ritorna nell’area ispanoamericana, ponendola di nuovo al centro dell’attività internazionale, soprattutto per la continua violazione dei diritti umani e per l’annosa questione dell’impunità, che condiziona ogni aspetto della vita sociale e culturale dell’America Latina: la violenza, la sopraffazione, le continue sparizioni di oppositori politici, le chiusure di testate giornalistiche e reti televisive (vedi il Venezuela di Chavez), oppure le carceri speciali di Cuba che, nonostante il Paese sia passato nelle mani di Raul Castro, continuano a straripare di prigionieri politici, accusati di attentato alla sicurezza dello Stato per aver semplicemente scritto un articolo su un quotidiano web. Bogotà, capitale della Colombia, scelta come sede del congresso, è stata dichiarata Capitale mondiale del libro nel 2007 e, sempre nel 2007, Capitale iberoamericana della Cultura. Il tema scelto per il congresso 2008 è L’importanza della parola. Nella lettera d’invito, Cecilia Balcázar puntualizza il ruolo della letteratura e della parola nel messaggio di pace tra i popoli. Quello della presidente colombiana è un forte richiamo allo spirito del Pen: tolleranza, rispetto dell’opinione altrui, difesa estrema del diritto di manifestare senza censura e senza timore, diritto a dissentire. Cecilia Balcázar conclude evidenziando «il diritto a sognare, a S Pen Club Italiano Onlus Trimestrale italiano dell’International Pen P. E.N. CLUB 20122 Milano, via Daverio 7 ITALIA onlus Tel./fax: 02/5461365 www. penclubitalia.org e-mail: [email protected] Tiratura: 20.000 copie Cecilia Balcázar de Bucher, presidente del Pen colombiano e Sylvestre Clancier, presidente del Pen francese. Accanto il manifesto del 74° Congresso a Bogotà. ricreare ciò che ci unisce». Ma la scelta della Colombia per ospitare il 74° Congresso Pen non è senza polemiche. Quando a Dakar nel 2007 è stata preferita Bogotà alla città messicana di Oaxaca – dove la polizia aveva sparato su alcuni dimostranti – l’assemblea dei delegati ha vissuto momenti di grande tensione per l’intervento polemico del presidente del Pen francese, Sylvestre Clancier, che riteneva la Colombia il Paese meno adatto ad ospitare un congresso Pen. La contestazione è esplosa in tutta la sua gravità in questi ultimi mesi. Sempre il Pen francese, supportato dal Pen Esperanto (che ha sede nella Svizzera francese), ha scritto ufficialmente ai presidenti degli altri Pen, chiedendo di boicottare il congresso di Bogotà, scelto esclusivamente per motivi politici, sollevando dubbi anche sulla provenienza dei finaziamenti. Tutto sommato, non offrendo la Colombia garanzie sufficienti perché l’assemblea dei delegati possa tenersi in un clima di serenità e di democrazia, ha detto il Pen francese, sarebbe stato meglio annullare il congresso e sostituirlo con una assemblea generale nella sede di Londra. E. B. Direttore responsabile Sebastiano Grasso Redazione Liliana Collavo e Camilla Guaita Registrazione Tribunale di Milano n. 26 del 10 gennaio 2008 Comitato direttivo Pen Presidente onorario: Lucio Lami Presidente: Sebastiano Grasso ([email protected]) Vice-presidente e tesoriere Carlo Montaleone ([email protected]) Segretario: Emanuele Bettini ([email protected]) Laurana Berra, Marina Giaveri, Anna Economu Gribaudo, Paola Lucarini, Renato Minore, Sergio Perosa, Anna Santoliquido Responsabili regionali Fabio Cescutti (Friuli-Venezia Giulia), Vittoria Coen (Emila Romagna), Sarah Muscarà Zappulla e Giuseppe Rando (Sicilia), Stefano Verdino (Liguria), Emma Giammattei (Campania), Impaginazione: Officina d’arte grafica Lucini, Milano - www.lucinisrl.com Stampa: La Tipografica Varese S.p.A. 21100 Varese, via Cherso, 2 Tel. 0332/330444 I LIBRI DEL PEN LETTERATURA FRANCESE a cura di MARINA GIAVERI Amélie Nothomb, Né di Eva né di Voto Jean Echenoz, Il mio editore, Voto Georges Simenon, Il Presidente, Voto Adamo, Voland, pp. 160, € 16 Adelphi, pp. 56, € 5,50 Adelphi, pp. 160, € 16 Gli appassionati della Nothomb ( anche in Un ritratto di Jerôme Lindon, mitico Il «grande vecchio» ispiratore del Italia sono ormai un possente clan) direttore delle Éditions de Minuit, romanzo fu forse Clemenceau. scopriranno in questo romanzo l’altra tracciato con affetto da uno degli scrittori Ma il tema è sorprendentemente faccia di Stupori e tremori, il libro che ne da lui scoperti. A Lindon si deve una attuale: abitudine al potere e peso P. E.N. CLUB P. E.N. grande stagione della letteratura francese decretò il successo. È ancora la della vecchiaia si CLUB fondono nella ITALIA onlus ONLUS ITALIA e molti deliziosi aneddoti: come quello rievocazione del suo ritorno in Giappone, scrittura del Simenon più grande, della lettura di un romanzo di Beckett in ma non più dedicato agli orrori della quello delle atmosfere evocate con métro, così esilarante che gli caddero gerarchia aziendale, bensì ai piaceri misura e maestria. Ottima anche la intorno tutte le pagine... non numerate. dell’avventura e dell’amore a Tokyo. traduzione di Luciana Cisbani. 7 COMPIANO 7 8 P. E.N. CLUB ITALIA P.E.N. Conlus LUB ITALIA 11 Lo scrittore votato dagli scrittori: ballottaggio fra Arbasino, Bandini, Giordano, Pansa e Risi S celta dai 250 scrittori soci, la cinquina dei finalisti del Premio Pen («Lo scrittore votato dagli scrittori»), giunto alla sua XVIII edizione. Sono: Alberto Arbasino (L’ingegnere in blu, Adelphi), Fernando Bandini (Dietro i cancelli e altrove, Garzanti), Paolo Giordano (La solitudine dei numeri primi, Mondadori), Giampaolo Pansa (I gendarmi della memoria, Sperling & Kupfer) e Nelo Risi (Né il giorno né l’ora, Mondadori). Il vincitore emergerà dalla seconda votazione, le cui schede verranno aperte dal notaio lo stesso giorno della premiazione, sabato 6 settembre prossimo, nella sede abituale del Premio, il borgo medievale di Compiano, in Val di Taro (Parma). Soprannominato dalla stampa «l’antipremio», il Pen è noto per applicare rigidamente i verdetti della sua numerosa e specialistica giuria. Le precedenti edizioni, dal 1991 al 2007, sono state vinte, rispettivamente, da Susanna Tamaro, Antonio Tabucchi, Paolo Maurensig, Ferdinando Camon, Luciano Erba, Vivian Lamarque, Raffaele La Capria, Francesco Biamonti, Mario Rigoni Stern, Alberto Arbasino, Giuseppe Pontiggia, Andrea Zanzotto, Carlo Sgorlon, Giovanni Sartori, Antonia Aslan, Claudio Magris e Serena Vitale. Premio Pen: ecco i 5 finalisti Alberto Arbasino L’ingegnere in blu Adelphi Fernando Bandini Dietro i cancelli e altrove Garzanti Paolo Giordano La solitudine dei numeri primi Mondadori Giampaolo Pansa I gendarmi della memoria Sperling & Kupfer Nelo Risi Né il giorno né l’ora Mondadori C I P C A onsiderato uno dei «nipotini» dell’ingegner Carlo Emilio Gadda, celebre autore di Quer pasticciaccio brutto de via Merulana (1957), Alberto Arbasino (Voghera, 1930) – che dello scrittore milanese fu amico e sodale – ne traccia un ritratto straordinario. Che, alla fine, si rivela come una sorta di autoritratto dove la sua voce si mischia e si confonde con quella di Gadda, inframezzando il tutto, com’è suo costume, con una serie di divagazioni, esercizi di lettura, note, ricordi pieni di ironia e di arguzia. Da qui, curiosità e anche gustosi aneddoti su quel personaggio che è stato L’ingegnere in blu, dai rigidi formalismi biografici e dalla scrittura rivoluzionaria. versi di Fernando Bandini (Vicenza, 1931) riprendono in buona parte i temi della sua poetica, diventando così una specie di bilancio di mezzo secolo di attività. Al centro di tutto, la città di Aznèciv, luogo di esplorazioni sentimentali e linguistiche, di esperienze reali e sognate. E dove il mondo del poeta nello stesso momento in cui si crea, si autodistrugge. Confronti e contraddittorii, accostamenti e distacchi di un autore che ha sempre espresso, senza orpelli, l’inquietudine del proprio tempo. Sul piano linguistico, dialetto e latino rispondono ad una sorta di nostalgia di tempi in cui, forse, non mancavano «forza delle cose» e «verità». rima prova narrativa di Paolo Giordano (Torino, 1982), questo libro narra le vicende parallele di una bambina, Alice, che viene costretta dal padre a frequentare una scuola di sci, e di Mattia, un bambino con una sorella gemella ritardata mentale, Michela, per la quale viene continuamente deriso e umiliato dai compagni. Durante una giornata di nebbia, Alice si perde, finisce fuori pista e si spezza una gamba. Abbandonata dagli altri del gruppo che la credono morta, riuscirà a salvarsi, ma rimarrà zoppa. Da parte sua, Mattia abbandonerà la sorella in un bosco e non la ritroverà più. Con una certa emozione, Giordano scandaglia l’esistenza di Alice e di Mattia, le cui vite s’intrecciano. ontinua il «viaggio» di Giampaolo Pansa (Casale Monferrato, 1935); un viaggio iniziato con Lo sfascio e seguito da altri saggi, di cui alcuni strutturati come una vero e proprio romanzo. Pansa è uno straordinario cuoco. Gli ingredienti? La realtà italiana dell’ultimo mezzo secolo che egli da osservatore privilegiato ha avuto la possibilità non solo di vedere, ma anche di scandagliare. Al momento in cui, però, la sua rilettura andava anche contro una certa sinistra, ecco che è stato bollato come un «traditore». Con questo libro, Pansa risponde ai suoi detrattori, spiegando anche come oggi buona parte della sinistra regressista sia totalmente allo sbando. nche in questa nuova raccolta, Nelo Risi (Milano, 1920) riassume nella scrittura dei versi quello che, in altri modi tecnici, realizza, attraverso la creazione di immagini e situazioni, come regista cinematografico. Si faccia il confronto con Una stagione all’inferno (1971), quell’eccezionale lungometraggio dedicato ad un poeta maudit come Arthur Rimbaud. Stavolta, lampi, annotazioni, piuttosto che sul set, trovano posto sulla pagina scritta direttamente da lui. Ed hanno la stessa luminosità, trasparenza quasi, lo stesso nitore dei due libri precedenti Altro da dire e Ruggine. Che è, poi, la «cifra», questa, che ha sempre contraddistinto la sua poesia. I LIBRI DEL PEN LETTERATURA SCANDINAVA Johan Theorin, L’ora delle tenebre, Mondadori, pp. 406, € 18,50 La vicenda si consuma nell’isola di Öland: un bambino scompare senza lasciare tracce, inghiottito dal nulla. Solo dopo 20 anni la madre, Julia, riceve alcuni indizi e riprende le ricerche, tentando di penetrare la fitta tenebra che avvolge il mistero della scomparsa del figlio. Il ritmo veloce della narrazione domina questo giallo psicologico dai tratti hitchkockiani. Emergono tracce di personaggi inquietanti, tasselli di mostruose azioni dai moventi che si perdono nel buio di un passato che Julia pazientemente illumina e ricompone. I PREMI DEL PEN I l «LericiPea» ha 50 anni. Altrettanti ne sono trascorsi dalla morte del poeta e prosatore (1881-1958) – il cui primo libro di racconti, Fole, venne fatto stampare, nel 1910, da Giuseppe Ungaretti, di cui lo scrittore versiliese era amico anche perché entrambi vivevano ad Alessandria d’Egitto – al quale il Premio è intitolato. I vincitori del 2008 sono la russa Bella Achmadùlina (Mosca, 1937) per l’opera completa e Franco Marcoaldi (Guidona Montecelio, Voto 6 a cura di MARIA CRISTINA LOMBARDI Erlend Loe, Tutto sulla Finlandia, Iperborea, Voto pp. 234, € 14 Lo scrittore norvegese ritorna al suo tema prediletto: l’anticonformismo. Protagonista, un antieroe che si oppone ad uno dei valori che da sempre dominano la storia e la cultura del Nord: il viaggio. In questa direzione va anche la scelta di P. E.N. CLUB E.N. CLUB saga vichinga Loe di chiamarlo Njáll, personaggioP.di un’antica ONLUS ITALIA morto in un incendio appiccato alla sua casa. IncaricatoITALIA onlus dall’Ambasciata finlandese di scrivere una guida della Finlandia, dove non è mai stato, il moderno Njáll affronterà il suo compito con divertita ironia e comica rassegnazione. 6 P. E.N. CLUB ITALIA P.E.N. Conlus LUB ITALIA 13 I vincitori: Bella Achmadúlina e Franco Marcoaldi. La cerimonia, il 13 settembre 1955) per l’edito. La giuria tecnica, composta da Massimo Bacigalupo, Giuseppe Benelli, Giuseppe Conte, Sebastiano Grasso, Stefano Verdino, e Valentino Zeichen aveva selezionato Duetto per voce sola di Alberto Bevilacqua (Einaudi), Il tempo ormai breve di Franco Marcoaldi (Einaudi) e Le ore e i giorni di Isabella Vicentini (Edizioni La vita felice). La giuria popolare del «LericiPea» ha poi assegnato il premio al libro di Franco Marcoaldi. Il «LericiPea» va anche in Russia. Nell’ambito dei rapporti culturali fra i due Paesi, quest’anno due premi speciali sono stati assegnati ad Alessandro Noce, giovane ricercatore di letteratura russa (traduzione), e ad Irina Ermakova (poesia). Altri riconoscimenti a Carlo Vita (sezione inedito), Massimo Maggiari (poeti liguri nel mondo), Angelo Tonelli, Loris Jacopo Bononi e Maria Grazia Carraroli (speciali), Fernando Bandini (premio Paolo Bertolani). La premiazione si terrà sabato 13 settembre a Villa Marigola di Lerici (La Spezia). Il poeta Franco Marcoaldi «LericiPea»: il segreto d’un fascino di SEBASTIANO GRASSO L a dedica su Tenerezza porta la data di giovedì 15 marzo 1977. Nonostante i numerosi cambiamenti di casa, il libro di Bella Achmadùlina mi ha sempre seguito, senza perdersi nei traslochi e senza avere le punte degli angoli anteriori schiacciate perché era scivolato di mano al momento di prenderlo o di riporlo negli scaffali. Curato da Serena Vitale, era uscito sei anni prima da Guanda, nella collana «Fenice», diretta da Giancarlo Vigorelli. Bella, in viaggio per l’Europa, era a Milano da un paio di giorni. L’Italia era una tappa d’obbligo per una donna la cui famiglia ha origini italiane. Il capostipite, infatti, era un suonatore d’organetto, certo Stoppani che volle tentare la fortuna recandosi nella terra degli zar. E dovette trovarla se decise di rimanervi e di cambiarsi il nome in Stopàn. Giornate convulse, piene di appuntamenti, quelle nel capoluogo lombardo. Bella doveva incontrare poeti, critici, giornalisti. Andavano a prenderla verso le dieci in albergo e ve la riportavano a notte inoltrata. E, fra i vari giri, non poteva certo mancare un salto al numero 13 di via Manin, nella sede della casa editrice che aveva pubblicato il suo primo libro in italiano. Altri versi erano già usciti nel ’61 e nel ’67, tradotti da Angelo Maria Ripellino e Giovanni Buttafava. Ma si trattava di antologie di poeti russi. Tenerezza, appunto, era dedicato tutto a lei: settanta poesie, tratte da La corda (1962), Lezioni di musica (1969), più altre, apparse su varie riviste, fra cui Tenerezza, che era servita per dare il titolo al libro. Bella era arrivata nella sede della Guanda nel primo letture di versi, accorrevano oltre centomila persone. «Un modo, per il poeta – diceva – di tenere il contatto col pubblico, anche perché non è facile reperire i libri di versi». Di Anna Achmàtova, per esempio, di cui lei era considerata un po’ l’erede, negli ultimi tempi erano stare stampate duecentomila copie di un libro, e soltanto dopo un mese in giro non ce n’era un solo esemplare. * Adesso, tento di Bella Achmadùlina fotografata a Milano nel marzo del 1977 ricordare com’era vestita e pomeriggio, accompagnata dal nuovo non ci riesco. Allora attingo marito, dall’amica Ludmilla Novicora e all’intervista che le avevo fatto per il da Giovanni Raboni. E preceduta da Corriere della Sera. La ritrovo una fama che la rendeva nell’archivio del giornale. Ecco: giornalisticamente «appetibile». Nella indossava un tailleur di velluto nero; i Russia di allora era quasi un mito. A capelli gialli a casco e la sigaretta renderla tale, ancor di più, c’erano i tenuta in alto, con la mano destra, le suoi tremilioni 471 mila e 243 giovani davano un aspetto da intellettuale sovietici innamorati di lei. Di essi, solo francese. Teneva le gambe strette, sei o sette erano stati ricambiati. appoggiando la mano sinistra sulle «Ricambiare» un uomo, per lei voleva ginocchia. Gli occhiali, posati sulla dire sposarlo. Il primo ad aprire la lista massa dei capelli, la facevano era stato il poeta Evgenij Evtushenko. sembrare una farfalla. Viso Alle adunate oceaniche per le sue imbronciato, occhi ingranditi dalla matita azzurra, pieni di curiosità e pronti a interrogare. Non era difficile riscontrare in lei il volto del suo «misterioso bambino contemporaneo / che affronta come un giocattolo meccanico / il distributore di acqua minerale, / la macchina superba, prediletta dai passanti» di una sua poesia. Bella dimostrava molti meno anni dei suoi quaranta anagrafici. La prima sensazione? Di essere dinanzi a una meravigliosa ragazzina con un forte carattere di donna. E possono le labbra di una donna dare la sensazione di trovarsi davanti a una sorta di anarchica capricciosa? Non so, comunque quelle di Bella Achmadùlina mi facevano questo effetto. Sapendo di doverla incontrare, mi ero letto la prefazione di Serena Vitale e volevo verificare alcune osservazioni che mi avevano colpito. Come il suo desiderio di fondere autobiografia e leggenda. Che buona parte dei giovani sovietici si dicevano innamorati di lei, un po’ come i ragazzi della mia generazione, follemente invaghiti delle dive dello schermo. Che nell’Unione Sovietica di allora, il poeta prendeva il posto che in occidente aveva l’attore del cinema. Ecco, pensavo, questo spiega, in parte, l’atteggiamento divistico di Bella. Lo scritto di Serena mi dava la chiave per cercare le ragioni del suo charme. E mi affascinava anche il fatto che avesse già avuto tre mariti: il poeta Evgenij Evtushenko, il romanziere Juri Nagìbin, il commediografo Gennadij Mamlin. Anche per un siciliano come me – frutto di un’educazione che per gli uomini isolani è stata sempre molto permissiva – questo era troppo. Tre mariti a quarant’anni! Poi, comunque ne verranno altri due. I LIBRI DEL PEN LETTERATURA ARABA a cura di FRANCESCA CORRAO Amiri, sesso in città, Nagib Mahfuz, Il settimo cielo, Suad Niente Laila al-Giuhni, Il canto perduto, Voto Voto Voto Newton, pp. 186, € 9,90 Feltrinelli, pp. 174, € 13 Ilisso, pp. 92, € 12 Noto per i romanzi realisti, Mahfuz Ritratti di donne emancipate, L’autrice ci porta come in un sogno coglie con tratto rapido il cuore del occidentalizzate, che cercano di vivere nella città di Gedda per svelare le nuovo volto della società egiziana una vita normale in un Medio Oriente ossessioni di una giovane che affoga emergente. Qui rievoca alcuni culturalmente aperto, ironico, non nelle illusioni d’amore la voglia di P. E.N. CLUB E.N.che CLUB personaggi e l’atmosfera del suo vittimistico e meno oltranzista di quanto libertà e diP.vita altrove non ITALIA onlus ONLUS ITALIAEmerge si immagina. Attraverso le storie di tante remake di Mille e una notte, ma riesce a trovare. dai lunghi Shehrazad, l’autrice narra la memoria di l’ambientazione nel presente rende più monologhi interiori e dalle una società plurale e pacifica corrosa da forte la denuncia dei mali della allucinazioni un racconto amaro un presente violento. corruzione. ma ricco di spunti poetici. 6 5 5 P. E.N. CLUB ITALIA P.E.N. Conlus LUB ITALIA 15 Libri dei soci Notizie Pen Italia Direttivo Venerdì 23 maggio, l’assemblea generali dei soci, riunita a Milano, ha eletto i membri del nuovo direttivo. Sono, in ordine alfabetico: Laurana Berra, Emanuele Bettini, Anna Economu Gribaudo, Marina Giaveri, Sebastiano Grasso, Paola Lucarini, Renato Minore, Carlo Montaleone, Sergio Perosa e Anna Santoliquido. A sua volta, il direttivo, nella riunione del 7 giugno scorso ha designato Lucio Lami presidente onorario; Sebastiano Grasso, presidente; Carlo Montaleone, vicepresidente e tesoriere; Emanuele Bettini, segretario generale. Al direttivo si affiancano, come responsabili delle sezioni regionali, Fabio Cescutti (FriuliVenezia Giulia), Vittoria Coen (Emilia Romagna), Emma Giammattei (Campania), Sarah Muscarà Zappulla e Giuseppe Rando (Sicilia), Stefano Verdino (Liguria). Per quanto riguarda Veneto, Toscana e Puglia, i responsabili (Sergio Perosa, Paola Lucarini e Anna Santoliquido) sono assorbiti nel direttivo. Franco Battiato Niente è come sembra Bompiani, pp. 104, € 20 Beppe Benvenuto (a cura di) Enrico Emanuelli: Pindemonte Aragno, pp. 130, € 13 Isabella Bossi Fedrigotti Il primo figlio Rizzoli, pp. 190, € 17 Domenico Cacopardo Carne viva, Baldini Castoldi Dalai, pp. 634, € 18 Anna Maria Carpi E tu tra i due chi sei Scheiwiller, pp. 82, € 11 Paolo Di Stefano Nel cuore che ti cerca Rizzoli, pp. 296, € 19 Massimo Griffo Amaritudine Polistampa, pp. 394, € 15 Gabriella Izzi Benedetti Tempo d’autunno, Polistampa, pp. 296, € 13 Dacia Maraini Il treno dell’ultima notte Rizzoli, pp. 432, € 21 Dino Messina, Salviamo la Costituzione Italiana Bompiani, pp. 236, € 14 Paolo Mosca Vivi tu x me Sperling & Kupfer, pp. 158, € 17 Giovanni Occhipinti Il viaggio dello sguardo Sciascia, pp. 112, € 11 Elio Pecora Simmetrie Mondadori, pp. 122, € 12 Mario Santagostini Versi del malanimo Mondadori, pp. 86, € 12 Carlo Vulpio Roba Nostra Il Saggiatore, pp. 254, € 15 Bijan Zarmandili L’estate è crudele Feltrinelli, pp. 180, € 14 Nuovi soci del Pen Cesare Segre Nuovi soci ordinari: Adriana Beverini, Ambrogio Borsani, Margherita Botto, Franco Buffoni, Francesca Corrao, Matteo Durante, Manuela Gandini, Emma Giammattei, Massimo Griffo, Franco Marenco, Dino Messina, Paolo Mieli, Nullo Minissi, Alberto Postigliola, Amneris Roselli, Pablo Rossi, Angelo Sagnelli, Giuseppe Segato, Cesare Segre, Filippo Senatore, Jesper Svenbro, Claudio Vicentini. Poeta cinese «adottato»: spese legali Nel processo d’appello che si terrà a Pechino contro Yang Tongyan, il Pen Club Italia – che ha adottato il giornalistapoeta cinese condannato a 12 anni di carcere per avere scritto articoli contro il governo – ha versato, attraverso l’agenzia numero 8 di Milano del Monte dei Paschi di Siena, 5000 € come contributo alle spese legali. Della somma, 2300 € provengono dall’asta di cataloghi d’arte, organizzata dalle edizioni Colophon di Belluno. Firenze: i «Musulmani» di Lami Franco Cardini e Cosimo Ceccuti hanno presentato alla Sala di Vetro di Firenze, il 6 giugno scorso, La cacciata dei musulmani dall’Europa (Mursia) di Lucio Lami. Letture a cura di Paola Lucarini. Mosca: «Ninfa in jeans» di Grasso Presentata, al Politecnico di Mosca, il 18 luglio, da Evgenij Evtushenko l’antologia Ninfa in jeans (Probel) di Sebastiano Grasso, tradotta in russo da Ljudmilla Psenitsnaja; e con la prefazione dello stesso Evtushenko. Pagamento quota Pen 2008 e arretrati Si ricorda che il pagamento della quota annuale del Pen è di 62 € (di cui 13 vanno alla sede centrale del Pen a Londra) e che può essere versata sul cc postale n. 88341094, con un bollettino intestato al Pen Club Italia, oppure sul cc bancario Monte dei Paschi di Siena: Iban IT15R0103001609000000365918. Compiano: informazioni sul Premio Pen Dal 1° di agosto, per informazioni sul Premio Pen (manifestazione, sistemazione alberghiera, ecc.) i numeri di Compiano sono: 0525.825143 (tel.) e 0525.820022 (fax). Via Torricelle, 1 32100 Belluno Italia www.colophonarte.it [email protected] Sebastiano Grasso / Arnaldo Pomodoro Scatta il tempo 33x24 (42x33x7,8) cm / 64 pp. / 145 (129+XXV) Edizioni Colophon tel. 0039.0437.941480 cell. 335.6751854