Rivista 04 - Pen Club Italia

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Rivista 04 - Pen Club Italia
Poets
Essayists
Novelists
P.PE.N.
CLUB
.E.N. C
LUB
ITALIA
ITALIA Oonlus
NLUS
Corrado
Govoni
Tutti i Pen
a Bogotà
Traduzioni? Premio Pen: Premi
Un’industria i 5 finalisti LericiPea
Poeta crepuscolare,
Corrado Govoni
(1884-1965) è
stato il quarto
presidente del Pen
italiano. Fu anche
vicedirettore della
sezione del libro
della Siae.
Dal 15 al 22
settembre si svolge a
Bogotà il 74°
Congresso mondiale
del Pen. La Francia
non parteciperà ai
lavori «in un Paese
dove vige la
repressione».
Saggi, annotazioni,
articoli, commenti,
colloqui, tesi,
discussioni. La
traduzione è
un’industria
multinazionale e
ramificata. In
realtà, non esiste.
«Lo scrittore votato
dagli scrittori»:
ballottaggio fra
Arbasino, Bandini,
Giordano, Pansa e
Risi. Secondo
spoglio e vincitore
a Compiano, il 6
settembre.
La russa Bella
Achmadùlina e
Franco Marcoaldi
sono i vincitori dei
Premi internazionali
LericiPea che
verranno consegnati
il 13 settembre a
Lerici (La Spezia).
Pagine 4-5
Pagina 6
Pagine 7-9
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T r i m e s t r a l e , A n n o I I I , n . 4 • L u g l i o - s e t t e mb r e 20 0 8 • D i r e z i o n e : 2 0 1 2 2 M i l a n o , v i a D a v e r i o 7 • Te l . / f a x : 0 2 / 5 46 1 3 6 5 • e - ma i l : p en c l u b @ d i n e t .i t • w ww . p en c l u b i t a l i a .o r g • C C p o s t a l e n . 8 8 3 4 1 0 94
Poste italiane spa. Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1 dcb Milano • CC bancario Monte dei Paschi: Iban IT15R0103001609000000365918
Atlante
Borges
FOTO D’AUTORE
FERDINANDO SCIANNA
C
he cosa sono i Caffè Borges?
Seguendo un po’ le tradizioni
spagnole delle tertulias e,
fors’anche, quelle italiane dei Caffè
(basta fare i nomi delle fiorentine
Giubbe Rosse e del Paszkowski o del
romano Caffè Greco), riunioni di
letterati, o comunque di persone
interessate alla letteratura, che si
vedono in un locale per discutere di
libri e di tutto quello che il critico
Claude Duchet chiamava «il mercato
dei beni simbolici». Ogni luogo
raggruppa quasi sempre le stesse
persone, cui si aggiungono i vari ospiti
che vengono da fuori. Che cos’hanno
di diverso dagli altri i Caffè Borges?
Intanto i luoghi: sempre differenti a
seconda dei Paesi che li ospitano; e
differenti gli argomenti, a seconda
della ricezione dell’opera di Borges
nelle varie culture. Un caffè, a Buenos
Aires; un albergo caro allo scrittore, a
Parigi; Palazzo Du Mesnil, a Napoli.
Qui, lo scorso giugno, tavolini, sedie e
tazzine hanno trovato spazio nella sede
del rettorato dell’Università Orientale:
l’hanno chiamato Atlante Borges
perchè Napoli è solo la prima tappa. È
stata la moglie, Maria Kodama, a
volere che l’Atlante cominciasse dalla
città partenopea (a Milano dovrebbe
tenersi verso fine-autunno). Gli altri
evitavano Napoli per la spazzatura?
Per Maria, una ragione in più per
starci. E raccontare dei «desideri
impossibili» di Borges, come quello di
essere presente alla morte di Socrate
(leggere a pagina 2); parlare di un paio
di inediti dedicati all’Italia, di cui uno
è uscito sul Corriere della Sera, l’altro
lo troverete a pagina 3, accompagnato
dalla foto dello scrittore argentino con
una tigre. Narra la leggenda, che
Borges baciò la tigre ed essa si
trasformò in Maria Kodama. Qualcuno
non ci crede.
Jorge Luis Borges sul quale si è tenuto il 17 giugno scorso un incontro a Napoli, curato da Fondazione Borges, Università Orientale e Pen Club
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nlus
I LIBRI DEL PEN
P. E.N. CLUB
ITALIA
P.E.N. Conlus
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EVENTI 1
POESIA
Milo De Angelis, Poesie, Mondadori,
pp. 282, € 12
«Al timone d’una goccia / ritorna un
calendario / in sangue di cicogna».
Quale altro poeta italiano può
toccare la grazia che pervade questi
primi tre versi? Milo De Angelis
(Milano, 1951) raccoglie qui tutti i
suoi versi: da Somiglianze (1976)
sino a Biografia sommaria (1999) e
Tema dell’addio (2005), cui è stato
assegnato il premio Viareggio.
a cura di VALENTINO ZEICHEN
Voto Paolo Ruffilli, Le stanze del cielo,
Voto Daniele Bollea, Lathe biogas, Galata, Voto
Marsilio, pp. 90, € 12
pp. 110, € 10
Un’ambiziosa fantasia poetica si
Un’ottantina di componimenti degli
appropria d’un cielo senza dèi e vi
ultimi dieci anni, in cui il poeta si
inscena drammi personali. Teatro di
pone interrogativi metafisici,
stanze che rispecchiano nella
dialoga con il caso che fa svanire le
studiata eleganza la contegnosa
cose e gli esseri viventi: il cane
versificazione. Abile nel resoconto di
Millo, il caro nipote Tito scomparso
profondità soggettive. Paolo Ruffilli
durante un’immersione; un colto
conferma, in questa nuova raccolta
richiamo al tuffatore di Paestum.
di versi, la lunga prospettiva della
Versi abbreviati, scolpiti in un
sua «strategia» poetica.
chiaro stile narrativo, realistici.
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A Napoli la manifestazione curata da Università Orientale, Fondazione (Buenos Aires) e Pen Club
Maria Kodama: elegia del ricordo impossibile
Un desiderio di Borges: essere presente alla morte di Socrate
di MARIA KODAMA BORGES
ella sua opera, Borges non si
riferisce soltanto alla memoria
individuale che ciascuno può
più o meno possedere; nella Moneta di
ferro si legge una poesia intitolata
Elegia del ricordo impossibile, in cui
ogni descrizione inizia con il verso
«Cosa non darei per la memoria». La
lunga sequenza di ricordi impossibili
contiene allo stesso tempo un viottolo
polveroso fra muri bassi e il desiderio
di essere stato presente il giorno della
morte di Socrate; fino ad arrivare,
progressivamente, al ricordo che ha
forse dato origine al titolo della poesia:
della donna amata che gli dicesse di
amarlo. Ultimo elemento, questo, dei
ricordi impossibili, enfatizzato
dall’abbandono dell’amante da parte
dell’amata. Si comprende allora che
per Borges l’unica memoria è quella
del verso, come si legge nella poesia
Spade (in La rosa profonda, 1975). E,
per noi, qual è la memoria, la sua
memoria? Forse, quella della sua
opera che, attraverso la perfezione
dello stile, ha salvato, per noi,
tramonti, spade, eroismo, tristezze e
allegria: una letteratura sognata da un
sognatore che è a sua volta sognato,
come nel racconto Le rovine circolari.
Ognuno farà tesoro di immagini
diverse e molteplici di Borges, come in
un caleidoscopio: Borges che tiene una
conferenza, che passeggia per Florida,
nel centro di Buenos Aires, o in uno di
quegli incontri, talvolta casuali, che
solevano travolgere l’interlocutore a
causa dell’ironia, della semplicità e
dell’intelligenza del discorso. Mi è più
semplice unirmi agli ammiratori della
sua opera, alle sfaccettature della sua
persona, piuttosto che chiedermi che
cos’è, per me, la memoria di Borges.
In realtà è tutto quello che ho detto
prima; ma, come nel Giardino dei
sentieri che si biforcano, è anche
qualcos’altro, qualcosa di più intimo,
che tesse la memoria attraverso la
lunga e complessa relazione che la vita
ci ha riservato. Il primo ricordo che
ho di Borges è un ricordo sonoro,
come quello descritto nella Memoria di
Shakespeare. Quando avevo quindici
anni, qualcuno mi lesse una delle sue
due poesie inglesi (Two English
Poems). I versi Posso offrirti la mia
solitudine, la mia oscurità, / il mio
N
Jorge Luis Borges con la moglie Maria Kodama a Selinunte (foto Ferdinando Scianna)
cuore affamato; sto cercando di
corromperti / con l’incertezza, con il
pericolo, con la sconfitta mi diedero
una forte emozione, anche se,
intellettualmente, non riuscii a
cogliere appieno la forza di quelle
parole. Questi versi che Borges aveva
dedicato a una donna che amava
furono per me decisivi. La memoria
visiva di lui risale, invece, a quando
avevo dodici anni, e un amico di mio
padre mi portò a una conferenza di
Borges. Volevo studiare letteratura e
scrivere. La memoria della sua
memoria inizia durante la mia
adolescenza, quando cominciai a
studiare con lui, prima saltuariamente
e poi, col passare del tempo, in modo
più regolare. Fu allora che ebbi la
prova di quella sua memoria
sorprendente, capace di ricordare
citazioni, poesie, o addirittura la
pagina esatta che conteneva i
particolari che egli cercava per
utilizzarli in una conferenza o in un
racconto. Sin dal 1960, la mia
memoria conserva, come un
palinsesto, la testimonianza
emozionante della genesi e del farsi
della sua creazione letteraria. Lo
ricordo con gli occhi chiusi, come se la
barriera di quella cecità che lo isolava
da ogni distrazione, se non quella del
suo pensiero, permettesse che la sua
luce interiore desse man mano forma a
qualcosa di ancora ignoto per lui. Poi,
altrettanto lentamente, la forma si
sarebbe imposta, e quel qualcosa
sarebbe diventato un racconto o una
poesia. Quando la sua mano si alzava
e scandiva le sillabe in aria, sapevo
che avrebbe iniziato a dettarmi dei
versi. Come trasmettervi oggi
quell’istante che non mi era
emotivamente estraneo? Credo che
non si possa essere semplici spettatori
di un processo creativo, soprattutto
quando si osserva qualcuno come
Borges, che emanava una forza
talmente speciale dalla quale ci si
sentiva trascinati. Una parte
meravigliosa, vitale, della memoria
che ho di Borges sono i viaggi. A volte,
mi diceva: «Suo padre l’ha educata
per me». Gli insegnamenti di mio
padre mi servirono tantissimo quando
ebbi bisogno di descrivere a Borges
l’ambiente di una città che non
conoscevo, i colori di un tramonto.
Un’emozione impalpabile quella di
rivivere insieme l’istante che era, in
me, memoria, e, in lui, memoria di un
racconto. Ricordi che fluirono, fatti di
lacrime, quando, in cima alla
scalinata del Louvre, rivolgemmo lo
sguardo – e adopero di proposito il
plurale, perché, in quell’istante,
Borges possedette realmente
quell’immagine, ormai modificata
dalla distorsione del tempo e della
memoria – alla Nike di Samotracia. La
bellezza come memoria materializzata,
come il raggiungimento
dell’impossibile: arrestare la brezza
del mare, il movimento delle pieghe
della tunica, per l’eternità. Forse,
sentendo le lacrime correre giù per le
mie guance, vedendole solcare il volto
di Borges, intuii che i versi della
poesia L’incisione non erano veri, e
che non ci sarebbe mai toccato in sorte
l’inferno della memoria (A volte
m’impaurisce la memoria./ Nelle sue
concave grotte e palazzi / – Disse
Agostino – stanno tante cose. /
L’inferno e il cielo si trovano in essa).
Ci saremmo salvati facendo tesoro di
altre memorie, del ricordo o delle
immagini del ricordo di quella sera,
del nostro amore, di una poesia
condivisa, delle nostre mani
intrecciate, così come la memoria fa
tesoro di una goccia d’acqua.
(Traduzione di Erica Durante)
I LIBRI DEL PEN
SAGGISTICA
a cura di LUCIO LAMI
Enzo Bettiza, La primavera di Praga, Voto Martin Gilbert, La notte dei cristalli, Voto Geminello Alvi, La vanità della
Voto
Mondadori, pp. 160, € 17,50
Corbaccio, pp. 308, € 19,60
spada, Mondadori, pp. 178, € 17,50
La rivoluzione cecoslovacca del 1968,
Ricostruito l’inizio del pogrom contro
Si rispolvera la storia dei due più grandi
rievocata da un grande specialista dei
gli ebrei, iniziato il 9 novembre
schermidori di tutti i tempi, i fratelli
Paesi dell’Est, Enzo Bettiza che seguì
1938. Sull’evento sono già stati
italiani Nedo e Aldo Nadi che, al tempo
dal vivo la Primavera di Praga,
versati fiumi d’inchiostro ma Gilbert
del fascismo, furono famosi nel mondo,
P. E.N. CLUB
dall’avvento di Dubcek al suo arresto
(storico e biografo di Churchill) ha il
ma si contrapposero
tra loro, finoP. E.N. CLUB
ITALIA onlus
da parte del KGB, all’arrivo dei carri
merito di aver raccolto un’incredibile
all’inimicizia,ITALIA
quasi aONLUS
rappresentare,
sovietici, fino al sacrificio di Jan
quantità di testimonianze che
con i loro caratteri, l’uno moralista,
Palach, che si diede fuoco come segno
illuminano a giorno la tragedia,
l’altro machiavellico, le due anime della
d’estrema protesta.
rievocata anche dai superstiti.
società italiana di ieri e di oggi.
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Un brano, inedito in Italia, dello scrittore argentino (1899-1986)
EVENTI 2
La storia del mondo? Nelle biografie degli artisti
«Pensare all’Italia, significa pensare a Dante. E a Roma»
di MARINA GIAVERI
U
na delle pagine più commoventi
di Jorge Luis Borges (se la
parola commovente può essere
usata di fronte a una scrittura così
limpidamente sorvegliata ) è intitolata e
datata 23 agosto 1944: quel giorno
giungeva a Buenos Aires la notizia della
liberazione di Parigi e Borges, insieme
con il proprio giubilo, constatava
«l’enigmatico e palese entusiasmo di
molti partigiani di Hitler». La soluzione
gli venne da un confronto con il loro
atteggiamento, apparentemente trionfale
ma segretamente atterrito, degli anni in
cui il nazismo sembrava vittorioso; e
concluse: «Per gli europei e gli
americani, c’è un ordine – un solo
ordine – possibile: quello che un tempo
portò il nome di Roma e che ora è la
cultura dell’Occidente. Essere nazisti
(giocare alla barbarie energica, giocare
ad essere un vikingo, un tartaro ... ) è,
alla lunga, un’impossibilità mentale e
morale». La stessa idea presiede il testo
che Borges scrisse per la rivista «Lyra»
(XIX, 180-182) e che intitolò Italia. Nel
1961, anno della sua pubblicazione a
Buenos Aires, Borges non aveva
bisogno di risolvere alcun quesito, e
poteva tranquillamente riprendere il
modello, proposto un secolo prima da
Heine, della fusione, nella cultura
veicolata dal latino, dell’eredità di
Gerusalemme e di quella d’Atene. È la
cultura che altrove chiamerà «del
pensiero e dell’ordine», contrapposta ai
«caotici idoli del sangue, della terra e
della passione»; quella cultura che per
lui – orgogliosamente argentino quanto
sottilmente anglosassone di formazione
– si è sintetizzata tardivamente
nell’incontro inatteso e fondante con
un poeta di una lingua fino ad allora
ignorata: Dante. Dobbiamo a Borges il
più splendido paradosso letterario,
quello per cui i grandi scrittori
trascendono i confini nazionali («Quale
autore meno spagnolo di Cervantes,
meno inglese di Shakespeare, meno
tedesco di Goethe, meno italiano di
Dante?» ha spesso ripetuto nelle sue
conferenze); ma allo stesso tempo gli
dobbiamo il più alto riconoscimento
del ruolo che Dante ha avuto in Italia e
che l’Italia ha avuto nel mondo. Era
giusto che queste parole – dedicate
all’Italia – vi fossero infine conosciute
e tradotte.
Lo scrittore argentino Jorge Luis Borges con una tigre (fotografia e testo © Maria Kodama Borges)
Pensiero greco
e fede cristiana
di JORGE LUIS BORGES
J
ohn Aitken Carlyle voleva
ridurre l’intricata storia del
mondo alle biografie degli eroi.
Ogni nazione o ognuna delle nobili
avventure della specie alla quale
apparteniamo finisce infatti per
identificarsi in un uomo; nel caso
dell’Italia non v’è alcun dubbio su
quale sia questa figura simbolica.
Pensare all’Italia significa pensare a
Dante. In tale equivalenza credo di
avvertire una singolare felicità, che
trascende il fatto che Dante sia il
primo poeta d’Italia e forse il primo
poeta del mondo. Quali elementi
rappresentano ciò che comunemente
definiamo la cultura d’Occidente?
Due elementi ben diversi: il
pensiero greco e la fede cristiana o,
se si preferisce, Israele e Atene. In
ciascuno di noi confluiscono, in un
modo indecifrabile e fatale, questi
antichi fiumi. Tutti sanno che
questa confluenza, che è l’evento
centrale della storia dell’umanità, è
opera di Roma. A Roma si
riconciliano e si coniugano la
passione dialettica del greco e la
passione morale dell’ebreo; il
monumento estetico derivato
dall’unione di entrambe queste
tendenze dello spirito si chiama la
Divina Commedia. Dio e Virgilio, la
divinità trina e una degli scolastici
e il massimo poeta latino, pervadono
di luce il poema. L’armonia derivata
dall’antica bellezza e dalla nuova
fede è una delle molteplici ragioni
che fanno di Dante il poeta
archetipo d’Italia e, quindi, di tutto
l’Occidente. La circostanza
accessoria che fa sì che le parole di
quest’omaggio, scritte in un
continente lontano, appartengano a
un tardo dialetto della lingua di
Cesare e di Virgilio è un’ulteriore
prova dell’onnipresenza di Roma. Si
dice che tutte le strade portano a
Roma; sarebbe meglio dire che
l’Urbe è senza confine, e che, sotto
qualsiasi latitudine, siamo a Roma.
(Traduzione di Erica Durante)
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I LIBRI DEL PEN
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P.E.N. Conlus
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NARRATIVA
a cura di MATTEO DURANTE
Francesca Sanvitale, L’inizio è in
Letizia
Muratori,
La
casa
madre,
Ruggero
Cappuccio, La notte dei
Voto
Voto
Voto
autunno, Einaudi, pp. 210, € 17,50
Adelphi, pp. 114, € 16
due silenzi, Sellerio, pp. 222, € 10
Storia intricata di Michele, uno
Due racconti, quasi due tempi di
L’autore fa scivolare l’esperienza
psichiatra romano, deciso a
un’unica vicenda, scandita
che gli viene da essere uomo di
stendere un libro sulla sua
simulando una ragnatela di richiami
teatro. Una storia d’amore vissuta
esperienza umana e professionale.
e rimandi psicologici. Il primo
fra due aristocratici: Alessandro e
L’incontro con Hiroshi, un
vissuto a Roma nell’80; il secondo
Chiara; e rivissuta, dopo la morte
restauratore di origine cinese,
sulla costa laziale oggi. Protagonisti
della donna, con il suo doppio. Una
incontrato per caso in un ristorante,
rispettivamente Irene e Luca; tra
miscela di eventi e di intrecci che
contribuisce ad accrescere le sue
lampi di sogni fallaci e realtà che si
fanno assistere il lettore, da
incertezze e le sue diffidenze.
rivelano, come i sogni, apparenti.
spettatore, ad un dramma in scena.
I PRESIDENTI ITALIANI DEL PEN
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1938: Corrado Govoni (1884-1965)
Aderì al Futurismo. Ma con notevoli riserve
Dopo la fucilazione del figlio, si schierò contro il Fascismo
di EMANUELE BETTINI
A
vrebbe potuto essere un
poeta di successo, magari
avrebbe potuto ottenere un
posto da sottosegretario al
Minculpop; invece il suo spirito
dibattuto tra fascismo e libertà
d’espressione lo porterà ad essere
protagonista di vicende
drammatiche culminate con la
morte del figlio Aladino fucilato
dai nazifascisti. Questo episodio
gli segnò profondamente la vita e
lo indusse a schierarsi
apertamente contro la dittatura,
per la quale aveva simpatizzato
negli anni precedenti, inneggiando
al regime. Corrado Govoni, figlio
di agricoltori benestanti, dopo un
percorso di studi irregolari, inizia
il suo viaggio poetico all’età di 19
anni con la silloge Le fiale e la
raccolta Armonia in grigio et in
silenzio. Contemporaneamente
incomincia a collaborare con le
riviste Poesia, Lacerba e Riviera
Ligure diretta da Mario Novaro. La
sua cultura poetica va inquadrata
nel triangolo tipico per i
crepuscolari: Giovanni Pascoli,
Gabriele D’Annunzio e i simbolisti
franco-belgi. Il suo modo di
poetare spinge Bonfiglioli a
scrivere di lui: «Il suo
crepuscolarismo consiste in una
originale poetica dell’anima.
L’anima è concepita come una
lastra impressionabile, pronta a
scomporre l’oggetto in una serie di
sensazioni empiriche e a
riorganizzarle in sovrimpressioni
analogiche». Nonostante il suo
esordio di poeta ispirato al
crepuscolarismo, è affascinato dal
nascente movimento futurista al
quale aderisce se pur con qualche
riserva, diventando amico di
Tommaso Marinetti, che nel 1928
subentra a Tommaso Gallarati
Scotti nella presidenza del Pen
Club italiano. Il suo avvicinamento
al futurismo di Marinetti avviene
tra il 1905 e il 1907 con le
raccolte Fuochi d’artificio e Gli
aborti, ma il gusto futurista emerge
significativo nelle Poesie elettriche
(1911) e nelle Rarefazioni e parole
in libertà (1915). Comunque,
nonostante l’attrazione verso il
Da sinistra: Emilio Cecchi, Eugenio Montale, Corrado Govoni e Giuseppe Ravegnani.
C or r ad o Go voni e l’a uto gr afo dell a poe si a
«Requiem» della raccolta «Preghiera al trifoglio», pubblicata nel 1953.
nuovo movimento, Govoni non si
considera mai un futurista, tanto
che egli stesso definisce la sua
adesione «un gioco». Il disastro
delle Prima guerra mondiale
travolge anche la famiglia Govoni
e Corrado è costretto a cambiare il
proprio stile di vita. Dall’agiatezza
alla quale era abituato si riduce a
svolgere mestieri saltuari pur di
sopravvivere. In questo contesto
matura il suo avvicinamento al
Fascismo. Le nuove idee si
fondano sul riconoscimento del
coraggio, della violenza e della
temerarietà. Questi temi, molto
cari al poeta, che vede nel
Fascismo la rinascita della nazione
e l’orgogliosa appartenenza alla
cultura italiana, lo spingono a
scrivere un poema in lode di
Mussolini, l’uomo che avrebbe
fatto dell’Italia un grande Paese.
Fu così che Govoni si trova ad
I LIBRI DEL PEN
LETTERATURA INGLESE
a cura di FRANCO BUFFONI
Kate Clanchy, Neonato, a cura di
Voto Paul Muldoon, Poesie, a cura di
Giorgia Sensi, Medusa, pp. 128, € 13
Luca Guerneri, Mondadori,
pp. 412, € 15
Newborn è uno dei libri più originali
sull’esperienza della maternità,
Tra gli autori più accreditati nel
scritto in versi in presa diretta,
panorama irlandese post-heaneyano,
mese dopo mese, dall’attesa al primo
Muldoon viene qui presentato con il
anno di vita, ed in grado di far
meglio della sua produzione: dalla
vibrare dapprima le corde del
Pantera a Mystery e quella più
rifiuto, quindi quelle della
recente sullo Stoico e la Pagnotta.
accettazione incondizionata
Accattivante oscillazione fra
dell’evento. Grande lezione di stile.
tradizione e post-moderno.
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I PRESIDENTI ITALIANI DEL PEN
Voto Oscar Wilde, Il ritratto di Dorian
Voto
Gray. Fiabe e racconti. Teatro, a cura
di Viola Papetti, Bur, pp. 980, € 14
Introdotto dall’ormai storico saggio
di Richard Ellmann, questo volume
presenta gran parte della produzione
P. E.N. CLUB
P. E.N. CLUB
in prosa e teatrale
wildiana. Anche
le
ONLUS
ITALIA
nuove generazioni possono cosìITALIA onlus
cogliere il senso della trasgressione e
dell’innocenza, del socialismo,
dell’anarchia e dello snobismo.
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P. E.N. CLUB
ITALIA
P.E.N. Conlus
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1938: Corrado Govoni (1884-1965)
«Sragiono, in preda all’insonnia e allo sconforto»
Lettere appassionate alla Duse, l’attrice amata da D’Annunzio
essere vice direttore della sezione
del libro della Siae e,
successivamente, segretario del
Sindacato nazionale scrittori e
autori. Mentre il poeta matura la
sua posizione letteraria,
affidandosi anche all’ideologia del
momento, conosce Lauro De Bosis
e Tommaso Gallarati Scotti,
fondatori del Pen Club italiano. I
rapporti tra i soci del Pen non
sono idilliaci, anche perché De
Bosis è un convinto antifascista e
Gallarati Scotti ha preso le
distanze da Mussolini. Ben diversi
sono i contatti con Marinetti, che
sposa il Fascismo, divenendone un
interlocutore privilegiato. La
posizione di Marinetti, nominato
presidente del Pen Club italiano
nel 1928, va poi a scontrarsi con
le finalità del Pen Centrale di
Londra, che vede nel nazifascismo
un serio pericolo per la pace e la
libertà mondiale. È negli anni
peggiori per la storia del nostro
Paese che si sviluppa l’intero
percorso letterario di Govoni.
Poesia, narrativa e teatro lo
portano a un soffio dal
riconoscimento di Accademico
d’Italia. Fitta è la corrispondenza
con gli intellettuali del momento,
le sue lettere ad Ada Negri e
l’amicizia con Eugenio Montale e
Giuseppe Ravegnani. Ma le
lettere più appassionate sono
quelle scritte ad Eleonora Duse,
la grande e affascinante attrice
amata da Gabriele D’Annunzio. Il
14 settembre 1921 Govoni scrive
alla musa ispiratrice: «...Se
l’avessi incontrata allora, oh che
pensieri i miei, rispettosi ma
aperti a strane immagini, tra
malìe profumate e amori
completi, anche terreni! Vede
come sto male, come sragiono, in
preda all’insonnia e allo
sconforto. Mi accarezzi con una
piccola promessa. Mi faccia la
carità, alla lettera, Maga e
Magalda, oh Perdita come
l’appellava un tempo il suo Poeta
sontuoso. Attendo un suo cenno
generoso. Suo, per sempre e
comunque, Corrado Govoni». Il
tono della corrispondenza,
suggestionato dall’indubbio
fascino dell’attrice, vuole in
«Autoritratto» di Corrado Govoni ( Lacerba, 27 marzo 1915), tratta da «Rarefazioni e parole in libertà», e la copertina del libro «Le fiale» (1903)
qualche modo coinvolgere la Duse
nella presentazione dei suoi testi
teatrali. Una sua parola ne
avrebbe decretato il successo. Al
di là del linguaggio, più da
innamorato che da autore ad
interprete di testi, la
corrispondenza con Eleonora
segna una parte importante nei
contatti del poeta con il mondo
teatrale. Non meno significativa è
l’amicizia con altri scrittori come
Palazzeschi, Corazzini, Novaro e
Moretti, con cui intrattiene
costanti rapporti epistolari. Dopo
le alterne vicende del Pen
italiano, dovute alla posizione di
Marinetti, Corrado Govoni,
divenuto a sua volta presidente
nel 1938, ne diventa l’erede
spirituale e ne coltiva la
continuità. Ma il 1938 è anche
l’anno delle leggi razziali e della
tragica alleanza con la Germania
di Hitler. Diversi sono gli
intellettuali e scrittori che firmano
il manifesto sulla razza, tra cui
ricordiamo Giovanni Papini e
Vittorio Beonio Brocchieri. Ci
sono anche scrittori che
aderiscono alla Repubblica
Sociale di Salò. Fra essi,
Francesco Ercole (direttore della
Nuova Antologia edita da
Mondadori), Salvator Gotta, Guido
Manacorda e gli stessi Filippo
Tommaso Marinetti e Corrado
Govoni. La svolta decisiva avviene
dopo l’attentato di via Rasella a
Roma, quando i tedeschi
catturano il figlio Aladino,
membro di una formazione
partigiana comunista, lo torturano
e lo fucilano alle Fosse Ardeatine.
Qui avviene la svolta politica del
poeta, che scrive il poema La
fossa carnaia ardeatina. La dedica
al figlio è eloquente: «Al mio
amato figlio Aladino, capitano dei
Granatieri di Sardegna e
Partigiano d’Italia, barbaramente
trucidato a Roma il 24.3.1944 dai
nazifascisti, per ordine delle iene
tedesche Maeltzer e Kesselring,
complice necessario il mostruoso
carnefice del popolo italiano,
Mussolini, con commosso
orgoglio di poeta, con implacabile
strazio di padre». Il dramma
personale di Corrado Govoni si
conclude, ma si conclude anche
la gloriosa esperienza del Pen
Club italiano, travolto dagli
avvenimenti bellici e dalla caduta
del Fascismo. Bisognerà
aspettare il 1948 per vedere
risorgere l’associazione alla cui
guida verrà eletto lo scrittore
Ignazio Silone. Abbandonato il
Pen e ridotto in condizioni
economiche difficili, Govoni trova
un lavoro da protocollista presso
un ministero. Vive gli ultimi anni
dimenticato, tra i ricordi del
passato e la nuova realtà italiana.
Comunque, dirige la rivista Il
sestante letterario. Si spegne,
colpito da una malattia che lo
aveva ridotto quasi alla cecità,
nella sua casa di Lido dei Pini,
vicino a Roma. Era il 1965.
I LIBRI DEL PEN
Kawabata Yasunari, Il paese delle
nevi, Einaudi, pp. 150, € 9,50
Sull’isola di Honshu, dove uomini come
il protagonista Shimamura, ricco e
raffinato intellettuale, si rifugiano per
trovare la compagnia delle geishe delle
terme, nasce l’amore tra Shimamura e
la gheisha Komako, fatto di evocazioni,
di incanti e di stati d’animo che non
fanno in tempo a rivelarsi perché come
la neve si sciolgono al primo tepore.
DOCUMENTI 1
a cura di ANNA SISMONDINI
LETTERATURA GIAPPONESE
Voto Nakagami Kenji, Mille anni di
Voto Banana Yoshimoto, Chie-Chan e io, Voto
piacere, Einaudi, pp. 274, € 17,50
Feltrinelli, pp. 140, € 10
Attraverso la voce della levatrice Ory,
Cinica e incapace di costruire relazioni
Kenji racconta la vita dei giovani
stabili, Kaori, donna in carriera che
Nakamoto, che, come l’autore,
vive tra Milano e Tokyo, decide di
appartengono alla sottocasta dei
prendere con sé la cugina Chie-Chan
P. E.N.
P. E.N.
CLUBNonostate
Burakumin, da sempre discriminata in
cui è mancata
la madre.
le CLUB
ITALIA
ONLUS
ITALIA
Giappone. I protagonisti sono
molto
diverse, tra di onlus
due donne siano
espressione di quella minoranza cui
loro nasce un legame, quasi morboso,
non è concesso di manifestarsi se non
che le porterà a scontrarsi con le loro
in maniera brutale e spietata.
debolezze e con il loro passato.
8
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P. E.N. CLUB
ITALIA
P.E.N. Conlus
LUB
ITALIA
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Dialogare, emulare, ripetere, vivere nel testo. Un’avventura sempre aperta
La traduzione? Non esiste
Tema che nasce
con l’Umanesimo
di NULLO MINISSI
D
a qualche decennio
abbondano saggi, articoli,
commenti, annotazioni,
libri, riviste, congressi, colloqui,
riunioni e discussioni, tesi,
dottorati e cattedre. S’è parlato
anche d’un’intera università: tutti
sulla traduzione. La traduzione è
un’industria multinazionale e
ramificata, un consolidato di varie
imprese un po’ sorelle, un po’ tra
loro invidiose e non sempre
pacifiche. Solo che in letteratura
la traduzione non esiste. Ciò
naturalmente non ne impedisce la
scienza o il commercio. Non si è
forse fatto altrettanto con
altrettanta dottrina e produzione
libraria, seppure riservata, e
laboratori, seppure segreti, sulla
pietra filosofale benché la pietra
filosofale non esistesse? Non si fa
ancora lo stesso con eguale dovizia
e con eguale varietà sullo
spiritismo benché i fantasmi non
esistano? Quello che importa
dopotutto è il ragionamento,
l’organizzazione, il lavoro,
l’ammirazione pubblica e privata,
non l’oggetto: se tutte le scienze
dovessero avere un oggetto che ne
faremmo di tanta parte della
cultura moderna? Si pensi solo alla
linguistica: non esistono forse tante
correnti che mettono a frutto
radici linguistiche fantasiose,
strutture inventate, una lingua
base universale immaginaria,
rapporti fra lingue inesistenti e
fatti articolatori che sono
irrealizzabili o grugniti? E tanti ne
lascio da parte. I latini, che
rifecero i greci, di traduzione non
discutevano e i greci, che abbiamo
scelto a base della cultura
occidentale (una base che mal si
scorge sotto le sabbie dei
dottrinarismi) neppure si
preoccuparono gran che del
tradurre. Il Medioevo impetuoso e
calcolatore, pedante ed esaltato,
dalle elocubrazioni ingenue e le
ingenuità astruse, dalle sfrenatezze
Gianluigi Colin: particolare di una scultura di Roberto Micheli
raziocinanti e i rapimenti mistici, il
Medioevo universalistico che
riproponeva di tutto: la favola
animale indiana, la novella indiopersiano-araba, la filosofia delle
scuole neoplatoniconeoaristoteliche arabe e cristiane
(medesima tradizione ellenisticoromana con una punta magica ed
esoterica in più) e gli scientismi
ignoti ad esse venuti d’ogni dove;
il Medioevo insomma, che in
Occidente fu tanto composito
quanto la letteratura mongola
classica nell’Asia centrale, non
s’interrogò sulla traduzione.
Eppure la lirica romanza riveste le
forme della poesia araba, la
filosofia scolastica ricalca quella
arabo-persiana, la fede monacale
s’esalta del miraggio d’un paradiso
– «giardino» persiano che la sacra
architettura riplasma – e il
cavaliere tra amori e battaglie
insegue cristianissimamente il mito
zoorastriano del Graal. La
traduzione come tema nasce con
l’Umanesimo. Plauto o Terenzio
non hanno dibattuto come adattare
i comici greci, ma gli umanisti
francesi discussero dell’arte di
tradurre i tragici. A polemizzare
però non furono gli umanisti-poeti
ma gli umanisti-letterati. Almeno
questi ardenti teorizzatori hanno
lasciato bei testi di autori antichi in
lingua nuova. Dopo l’Umanesimo e
dopo i letterati, senza applicarsi a
tradurre dissertarono di
traduzione i filosofi: Port Royal in
testa. Però erano filosofi diversi
dai sistematici, che compilavano
opere esaurienti quanto i manuali
di contabilità e repulsive quanto le
istruzioni dei computers. Essi
scrivevano a getti, a zampilli, a
frammenti e illuminazioni,
amavano la discontinuità, la
rottura, lo svagare e il divagare, il
salto che riprecipita inatteso e
giusto nel filo dritto d’un rigoroso
percorso. E dopo i filosofi ora ne
discettano i professori, gli aspiranti
professori e i linguisti che non
aspirano a nulla perché sono tutto.
Traduzione è innovazione
Nella realtà letteraria invece
della traduzione esiste un testo
nuovo con lo stesso tema, lo
stesso gusto, la stessa aura, lo
stesso vigore, le stesse mancanze,
la stessa poesia; però in un’altra
lingua, la quale si connatura col
testo antico, lo nutre e vi si
nutre, non lo rinverde perché è
sempre verde, ma aggiunge altro
verde di nuove foglie. Tradurre è
amare e vivere un testo; tradurre
è dialogare, emulare e ripetere,
interpretare la stessa storia con
le stesse movenze ed eguale
UB
nlus
I LIBRI DEL PEN
P. E.N. CLUB
ITALIA
P.E.N. Conlus
LUB
ITALIA
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LETTERATURA SPAGNOLA
César Vallejo, Opera Poetica
Voto Manuel de Prada, Il settimo velo,
completa, 2 voll., a cura di Roberto
Longanesi, pp. 644, € 19
Paoli, Goirée, pp. 336, € 35
Ambientato nella Parigi occupata
Tutta la poesia del peruviano César
da Hitler, il romanzo ricostruisce
Vallejo, uno dei più grandi poeti
attraverso il protagonista Jules,
del ’900, uscita fra il 1973 e il
colpito da amnesia, luci e ombre di
1976 presso le Edizioni Accademia
un’epoca drammatica segnata dal
di Milano. Dunque un importante
conflitto mondiale e dai ricordi
recupero per il lettore italiano e, al
della guerra civile spagnola. La
contempo, un evento letterario di
trama avvincente del racconto
straordinaria importanza.
conferma il talento dell’autore.
DOCUMENTI 2
slancio; tradurre è avventura
lungo un cammino tracciato:
viaggio fascinoso, senza cui a chi
traduce l’esistere sarebbe meno
affascinante, senza cui l’esistere
sarebbe stato più scialbo a chi il
testo lo immaginò per primo.
Facile e chiaro in astatto. Ma in
concreto? Si può avere un testo
nuovo capace di rendere
esattamente il testo che afferma
di aver tradotto? Può esistere e
in maniere diverse. La prima
maniera, quella che piú risponde
al concetto corrente di
traduzione, consiste nel restare
fedele letteralmente al testo, ma
riprendendone tutti i caratteri
stilistici, i sottintesi, le
implicazioni, le movenze e le
incertezze. Prendiamo, come
esempio, un breve passo da un
celebre romanzo di Bulgakov
(leggi bulgàcof) nella traduzione
di due illustri russisti italiani,
l’uno – Ettore Lo Gatto –
divulgatore grandissimo e l’altro
– Leone Pacini – uno dei critici
piú raffinati e felicissimo
traduttore di Gogol’ (leggi gògol’)
di cui ha dato la fondamentale
interpretazione critica. Lo Gatto:
«Un altro segnale si ebbe proprio
la mattina seguente e colpí
direttamente lo stesso Vasilisa. Di
buon mattino, quando il solicello
mandò il suo raggio allegro nel
tetro sotterraneo…» Pacini: «Un
ulteriore presagio si manifestò
proprio nel mattino seguente e si
riversò direttamente proprio su
Vasilísa. Molto di buon ora, molto
di buon ora quando il solicello
aveva sbalestrato il suo raggio
gaio nel tetro sotterraneo…» La
traduzione di Leone Pacini non è
soltanto straordinariamente
letterale (cosa non sempre
necessaria) ma rende tutto il
procedimento frastico e stilistico
dell’originale: Bulgakov accumula
i presagi che si manifestano
gradualmente proprio su Vasilísa
e dipinge intensamente la scena.
Pacini ne riprende l’andamento,
il lessico e le ripetizioni (la
ripetizione è un importante
procedimento stilistico di
Bulgakov): proprio … proprio;
molto di buon ora, molto di buon
ora e fa sfolgorare i valori delle
parole. In Lo Gatto il significato
è riprodotto esattamente ma non
il processo espressivo che non è
meno importante del significato.
La versione di Lo Gatto risponde
alla maniera corrente del
8
a cura di GABRIELE MORELLI
Emilio
Coco, Poeti spagnoli
Voto
contemporanei, Edizioni dell’Orso,
pp. 718, € 35
Presentato, in versione italiana, un
ricco campionario di testi di giovani
poeti spagnoli, cui viene riservato un
ampio spazio che consente al lettore di
conoscere in modo adeguato l’opera
degli autori. Il volume conferma una
scelta di qualità nel confuso panorama
della giovane poesia spagnola di oggi.
7
Voto
7
La traduzione? Non esiste
poeta che fonda
la letteratura
polacca e
chiude il
Rinascimento
europeo. La mia
traduzione, in
questo, segue
l’esempio di
Kochanowski
quando – e
succede spesso
– rifà un testo
antico.
Nell’epigramma
d Marziale III,
75 tutta la
piacevolezza sta
nella sorpresa
della battuta
finale: «Si
potrebbe mai
credere che ciò
che non sta su,
o Luperco, ti
costi cosí alto
prezzo?» I versi
intermedi
(quatro su gli
otto del
componimento)
hanno solo lo
scopo di
ritardarla per
dare maggiore
effetto alla
Frasche del polacco Jan Kochanowski, tradotto da Nullo Minissi
sopresa.
Kochanowski
perciò li cambia come cambia il
tradurre la prosa narrativa, direi
nome del protagonista, creando
anzi alla maniera migliore poiché
le condizioni per esprimere la
non vi sono né deviazioni né
battuta finale nello spirito
errori, però l’andamento della
polacco del tempo. La traduzione
frase di Bulgakov e il suo tono
italiana riprende esattamente
narrativo sono perduti e i colori
Kochanowski, ma alleggerendo
sono tutti spenti.
certe pesantezze di linguaggio
Traduzione-emulazione
che andavano bene per il gusto
dell’epoca, mentre non
Esiste pure un’altra maniera di
rispondono alla sensibilità
tradurre, specialmente la poesia.
attuale. Si tratta di un giuoco di
Si tratta della traduzioneequilibri sottili al fine di ottenere
emulazione, cioè la traduzione
nei tre casi lo stesso valore
che fa a gara con il testo e cerca
poetico e lo stesso effetto che
di ricostruirlo nella nuova lingua,
producevano ciascuno al loro
non solo con la massima
precisione ma anche con la stessa tempo. Ecco il risultato:
forza espressiva. Questo tipo di
A PETRILLO
traduzione talvolta non si
Da tempo non sta ritto né si
preoccupa di essere
dimena arzillo
contenutisticamente letterale:
Eppure con le dame bello è
esempio le belle traduzioni di
scherzar, Petrillo.
Anna Achmàtova di Serena
Gli unguenti butta via; gl’impiastri
Vitale. Ma la corrispondenza
ed ogni sboscia
letterale è preferibile, come mi
Per curar la daghetta ch’è
sono preoccupato di fare nella
riluttante e moscia.
traduzione delle Frasche di Jan
A molta gente ancora questo
Kochanowski (leggi cocanòfschi)
non è palese:
(Rizzoli, Milano 1995), il grande
Il costo di piú sale quanto
meno l’arnese.
Un altro tema – quello della rosa
– tante volte trattato nel corso
della storia della poesia,
Kochanowski riesce a renderlo
nuovo, sorridente e leggero. La
traduzione italiana riprende
fedele Kochanowski, ma dà al
verso un ritmo piú vivace che in
italiano sta meglio:
LA ROSA
Coglieva i fiori Venere, vezzosa
quasi se
potesse ancor del fascino
aggiungere su sé.
Quello che sboccia florido
al sorger dell’aurora.
Poi della sera al giungere subito
si disfiora.
Strappa la rosa, o giovane,
appena è in boccio ché
rapidi gli anni fuggono, ricorda,
anche per te.
Traduzione indiretta
Finalmente esiste anche una
maniera molto indiretta di
rendere un testo. Jean Frappier
in un suo libro su Chrétien de
Troyes (XII sec.) osserva che
«il merito dei romanzi cortesi,
sorti nelle scuole latine, è
d’avere imitato gli antichi in
francese». Si tratta d’una
trasposizione radicale che di
solito non è inclusa fra le
traduzioni. Eppure, se teniamo
presente il concetto moderno
di «testo» – sviluppato dalla
critica genetica che si è
esercitata soprattutto sulla
storia della elaborazione di
un’opera – secondo cui il testo
perde la sua posizione stabile e
definitiva ed è inteso come un
momento nel corso della
riflessione artistica, anche
questa evoluzione deve essere
presa in conto nell’ambito della
traduzione dal momento che –
come abbiamo chiarito
all’inizio – va intesa in un senso
assai lato. Vorrei concludere
ricordando che esiste sulla
traduzione un libro geniale,
scritto in polacco da un grande
poeta, docente negli Usa,
Stanislao Baraƒczak (leggi
barànciac) intitolato Salvati
nella traduzione. Uscita nel
1994, quest’opera
fondamentale di 446 pagine
meriterebbe d’essere tradotta
in una lingua occidentale.
I LIBRI DEL PEN
LETTERATURA RUSSA
a cura di JULIA DOBROVOLSKAJA
Milana Terloeva, Ho danzato sulle Voto Tat’jana Kuzminskaja, Memorie
Voto Vladimir Nabokov, Una bellezza
Voto
rovine, Corbaccio, pp. 188, € 14
di una contadina, Casagrande,
russa, Adelphi, pp. 758, € 38
Traduzione di Francesca Gori
pp. 118, € 9,50
Traduzione di Anna Raffetto
È un diario intimo e allo stesso
La storia della contadina Anis’ja,
Curato dal figlio di Nabokov,
tempo di guerra, scritto da una
raccolta dalla Kuzminskaja, cognata
Dimitri, il volume raccoglie tutti i
giornalista cecena di 27 anni, che
di Lev Tolstoj, il quale collaborò alla
racconti del padre, compresi gli
P. E.N. CLUB
P. E.N.(1921)
CLUB La parola
ha vissuto gli orrori e le atrocità
stesura del racconto e ne sponsorizzò
inediti Natasha
ITALIA onlus
ONLUS
ITALIAdi
delle due guerre. Dopo aver
la prima edizione (1902): un
(1923) e Pioggia
Pasqua (1925).
frequentato a Parigi una scuola di
prezioso documento umano, che
Ecco i ricordi di una vita trascorsa
giornalismo è rientrata in Russia per
descrive miserie, umiliazioni e fatiche
fra Russia, Inghilterra, Germania,
fondare un giornale indipendente.
inumane delle contadine russe.
Francia e, infine, negli Usa.
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P. E.N. CLUB
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P.E.N. Conlus
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Inediti: «Lettere di un vecchio traditore a un giovane traduttore»
DOCUMENTI 3
Da zio Ari, VIII Girone, IX Bolgia
di ALASTAIR McEWEN
con le dovute scuse a C. S.
ARI-MANN, DALL’INFERNO
IL PRIMO GIORNO DELL’ETERNITÀ
C
aro nipote, qui è il solito tran
tran, eccezion fatta per il
problema del crescente
sovraffollamento. Alcuni gironi
stanno diventando davvero
insopportabili, e anche se questo
non ci fa che piacere, devo
ammettere che crea un po’ di
problemi a livello amministrativo.
Fortunatamente, gli inquilini
continuano a lamentarsi, un fatto
incoraggiante che mi fa sentire che
non tutti i nostri sforzi sono stati
vani. Noto che sei ancora
intenzionato a fare il traduttore. Ma
che razza di mestiere è per un
giovane promettente come te? Mi
dici che hai problemi nel farti
pagare da questi editori; allora,
dammi retta, cambia mestiere.
Perché non fare il traditore come
vuole la tradizione familiare? Tutti
sanno che i traditori ricevono
sempre il loro giusto compenso. Il
tuo prozio Giuda, che è qui con me
mentre scrivo, mi ricorda che lui è
sempre stato pagato sull’unghia.
Pensaci. Aspetto con ansia la tua
risposta Un saluto da
zio Ari
C
aro nipote, se ho capito bene, la
tua idea sarebbe di approfittare
della confusione delle lingue
facendo queste tue traduzione per
lucro; senonché, a lavoro finito,
stenti ad avere il tuo compenso, fra
l’altro miserrimo. Qui la cosa
diventa complessa e devi
perdonarmi se non ho afferrato
bene il punto, ma che c’è di male
nella confusione? Ti devo ricordare
che la confusione delle lingue è
stata uno dei nostri progetti più
riusciti, superato solo dalla storia di
quel citrullo di un naturista e della
sua compagna golosa di frutta.
Dovresti sapere che, molto tempo
fa, tutti gli uomini parlavano la
stessa lingua e di conseguenza la
confusione – una qualità che ha
sempre facilitato il nostro lavoro –
era un bene raro. Perciò avevamo
convinto alcune persone a costruire
una piccola torretta di osservazione
in campagna a Babele. Avevano
appena cominciato a farla quando
quello di sopra ha cominciato a
rognare, tuonando un sacco e
lamentandosi di questa «invasione
della sua privacy» ed altre cavolate
del genere. Naturalmente i nostri
hanno risposto: se non ti piace,
ciccia! Come era facilmente
prevedibile, ne ha sùbito fatto una
delle sue, buttando giù la torre,
creando un sacco di lingue nuove
ed abolendo quella universale.
Risultato? Una bella confusione da
tutte le parti e i nostri Gironi hanno
subito cominciato a riempirsi
all’inverosimile. Non ti dico. Un
piano divino, se la posso mettere
così. Ricordati che la confusione è
da sempre la roccia sulla quale
poggia la fortuna della nostra
famiglia. A mio avviso, quindi, le
tue traduzioni possono servire solo
se aumentano la confusione.
Un saluto da
zio Ari
P.S. In ogni caso, continua pure a
mandarci questi editori finché non
avrai risolto il tuo problema; e non
preoccuparti dello spazio, c’è
sempre un pozzo fetente da qualche
parte.
C
aro nipote, prima di tutto,
grazie per il pacco dono di
cinque editori morosi. Deliziosi.
Date le circostanze di cui parli, li
ho fatti accomodare nella VII
Bolgia dove hanno sùbito
cominciato a lamentarsi della
mancanza di sedie, scrivanie,
segreterie telefoniche e tronchi
della felicità. Che gente! Siccome
hai fretta, fra qualche millennio
andrò giù a fare quattro chiacchiere
con loro e vedrai che mi
spiegheranno tutto. Nel frattempo,
complimenti per il saggio di
traduzione che mi hai fatto avere;
non capisco proprio perché il
cliente si era lamentato così tanto
per la sola aggiunta di una sola
particella di negazione. È così
importante se una zona è
sismicamente attiva o meno?
zio Ari
P.S. Che cos’è una centrale
atomica, esattamente?
P.P.S. Come sarebbe a dire che devi
pagare per il riscaldamento? Se solo
ti degnassi di tornare a casa ogni
tanto, avresti un problema in meno.
C
aro nipote, che giornataccia!
Ho in mente di chiedere un
trasferimento. Qui nella IX Bolgia
ne stanno succedendo di tutti i
colori. Colpa degli inquilini, come
al solito. Alcuni sono davvero
tremendi; riescono a seminare
zizzania perfino fra i membri del
mio staff. Come vorrei tornare ai
miei cari assassini, su al VII Girone.
Loro sì che capiscono come devono
andare le cose. Beh, per tirarmi un
po’ su ho divorato quel
rompiscatole di Iago e, siccome lui
mi provoca sempre una forte
indigestione, sono andato a trovare
alcuni vecchi amici nel IV Girone.
Mi ero dimenticato di quanta bella
gente ci fosse. Ma veniamo al
dunque. Mentre stavo aiutando i
ragazzi ad infilare alcuni inquilini
sullo spiedone, ho scorto finalmente
uno dei tuoi editori (non ti posso
dire chi è: questione di etica
professionale) e l’ho cordialmente
invitato a spiegare questa storia dei
pagamenti ritardati. Ha subito
cominciato a sciorinare una tale
massa di dati e di numeri che mi ha
fatto girare la testa. Dopo un po’, il
suo blaterare mi ha stufato e stavo
giusto per infilarlo sullo spiedone
quando mi ha detto che i traduttori
sono pagati poco e in ritardo
perché «spesso lavorano male e non
creano che una grande confusione».
Ti confesso che ero così felice di
sentire questo che non l’ho
infilzato, preferendo farlo
immergere nel lago di pece bollente
fino al collo. Nipote caro, è vera
questa storia della confusione? Il
traduttore è in realtà un traditore?
Certo, se è vera, la cosa mi fa un
gran piacere, ma sono turbato da
una piccola perplessità; se come
categoria fate del male e della
confusione, perché non vi pagano
subito? A pensarci bene, quella
piccola modifica da te aggiunta a
quel rapporto geologico per la
centrale atomica è stata un tocco
da vero maestro; la possibilità di un
cataclisma bellissimo per una sola
parola. Geniale! Peccato che quel
moralista ha in seguito trovato
quello che chiama un «errore» nel
tuo testo. Pazienza. Gli manderemo
una bella succuba una di queste
notti e vedrai che, prima o poi,
finirà qui da noi.
zio Ari
C
aro nipote, non so cosa dirti, è
tutto leggermente imbarazzante.
Un po’ come quando la zia Lamia
ha versato inavvertitamente il sale
alla tua festa di compleanno.
Finalmente un po’ di sfortuna,
abbiamo pensato, senonché la
vecchia – rimbambita com’è – ha
prontamente gettato un pizzico del
sale alle spalle ustionandosi di
brutto la coda (per fortuna ha
anche sfigurato la faccia del nonno
Baal, che è rimasto molto contento
dei risultati). Ma divago, come al
solito. Ho sentito la sezione legale
riguardo al contratto di cui mi
parlavi e devo dirti che un piccolo
problema effettivamete ci sarebbe.
Il tuo editore – sì, proprio colui al
quale hai così inconsultamente
venduto la tua anima – è
sfortunatamente deceduto (ma
come si può morire schiacciato da
una costruzione in Lego?, o sei
stato tu a tradurre le istruzioni?).
Beh, pare che in precedenza avesse
firmato un accordo con noi. Fin qui
niente di strano. Il problema è
insorto quando è arrivato qui e gli
abbiamo assegnato un diavolo per
capello, come previsto dal nostro
regolamento. Ha subito tirato fuori
il contratto che hai firmato e ha
insistito che un’anima nera come la
tua valeva ben di più della sua, che
era solo un po’ infeltrita, e che era
disposto a proporre uno scambio.
Ti dirò che è un tipo molto
persuasivo e, tutto sommato, non
antipatico. Insomma, non voglio
tenerti sulle spine (non subito,
almeno). Il fatto sta che i nostri
legali si sono lasciati convincere e
l’hanno rispedito al mittente. Di
conseguenza non è il caso di
scrivermi ancora, vengo a trovarti
io. A presto
zio Ari
UB
nlus
N. CLUB
IA onlus
I LIBRI DEL PEN
P. E.N. CLUB
ITALIA
P.E.N. Conlus
LUB
ITALIA
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LETTERATURA TEDESCA
Arno Geiger, Va tutto bene, trad.
Voto Heinrich von Kleist, Pentesilea,
di Giovanna Agabio, Bompiani,
trad. di Paola Capriolo, Marsilio,
pp. 432, € 19
pp. 302, € 18
Romanzo di successo dell’autore
La tragedia del grande prussiano
austriaco che mette a fuoco tre
suicida (1777-1811) capovolge la
generazioni della borghesia viennese
favola greca dell’amazzone uccisa
dal 1938 al 2001, anno in cui il
dall’eroe alla guerra di Troia:
protagonista intraprende una rassegna
facendo uccidere Achille dalla
delle foto e delle memorie di famiglia
donna folle d’amore, punta al fondo
per poi dedicare più di metà della
buio dell’inconscio e alla feroce
storia all’Austria di oggi.
dialettica fra i sessi.
EVENTI
5
a cura di ANNA MARIA CARPI
Voto Bertolt Brecht, Storie del signor
Voto
Keuner, trad. di Cesare Cases e di
Enrico Ganni, pp. VIII+140, € 18
Il signor Keuner, alter ego del Brecht
antifascista, esiliato e poi reduce,
scettico sulle ideologie ma testardo a
sperare nel tempo in cui l’uomo
diventerà un «aiutante dell’uomo», ci
dà «un manuale di sopravvivenza».
L’edizione non è perfetta, ma il testo
brechtiano è eccelso.
7
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In Colombia, dal 15 al 22 settembre, il 74 ° Congresso mondiale del Pen
La Francia si dissocia. Non andrà a Bogotà
«Non diamo avalli a un Paese dove ancora esiste la tortura»
ono trascorsi molti anni da quando il
Pen tenne il suo ultimo congresso in
Sud America. Nel 1936 si riunì a
Buenos Aires, con una sessione presieduta
da Baldomero Sanín Cano (saggista
fondatore del Pen colombiano). Nel 1979
si riunì a Rio de Janeiro sotto la
presidenza di Mario Vargas Llosa e nel
1983 a Caracas sotto la guida del poeta
Ramón Medina. Gli altri congressi del Pen
nell’America Latina furono a Guadalajara
nel 1996 e a Città del Messico nel 2003.
Nel mese di settembre 2008 (dal 17 al 22),
grazie a Cecilia Balcázar de Bucher
presidente del Pen Colombia, il congresso
mondiale ritorna nell’area
ispanoamericana, ponendola di nuovo al
centro dell’attività internazionale,
soprattutto per la continua violazione dei
diritti umani e per l’annosa questione
dell’impunità, che condiziona ogni aspetto
della vita sociale e culturale dell’America
Latina: la violenza, la sopraffazione, le
continue sparizioni di oppositori politici,
le chiusure di testate giornalistiche e reti
televisive (vedi il Venezuela di Chavez),
oppure le carceri speciali di Cuba che,
nonostante il Paese sia passato nelle mani
di Raul Castro, continuano a straripare di
prigionieri politici, accusati di attentato
alla sicurezza dello Stato per aver
semplicemente scritto un articolo su un
quotidiano web. Bogotà, capitale della
Colombia, scelta come sede del congresso,
è stata dichiarata Capitale mondiale del
libro nel 2007 e, sempre nel 2007,
Capitale iberoamericana della Cultura. Il
tema scelto per il congresso 2008 è
L’importanza della parola. Nella lettera
d’invito, Cecilia Balcázar puntualizza il
ruolo della letteratura e della parola nel
messaggio di pace tra i popoli. Quello
della presidente colombiana è un forte
richiamo allo spirito del Pen: tolleranza,
rispetto dell’opinione altrui, difesa
estrema del diritto di manifestare senza
censura e senza timore, diritto a
dissentire. Cecilia Balcázar conclude
evidenziando «il diritto a sognare, a
S
Pen Club Italiano
Onlus
Trimestrale italiano
dell’International Pen
P. E.N. CLUB
20122 Milano, via Daverio 7
ITALIA onlus
Tel./fax: 02/5461365
www. penclubitalia.org
e-mail: [email protected]
Tiratura: 20.000 copie
Cecilia Balcázar de Bucher, presidente del
Pen colombiano e Sylvestre Clancier,
presidente del Pen francese. Accanto il
manifesto del 74° Congresso a Bogotà.
ricreare ciò che ci unisce». Ma la scelta
della Colombia per ospitare il 74°
Congresso Pen non è senza polemiche.
Quando a Dakar nel 2007 è stata preferita
Bogotà alla città messicana di Oaxaca –
dove la polizia aveva sparato su alcuni
dimostranti – l’assemblea dei delegati ha
vissuto momenti di grande tensione per
l’intervento polemico del presidente del
Pen francese, Sylvestre Clancier, che
riteneva la Colombia il Paese meno adatto
ad ospitare un congresso Pen. La
contestazione è esplosa in tutta la sua
gravità in questi ultimi mesi. Sempre il
Pen francese, supportato dal Pen
Esperanto (che ha sede nella Svizzera
francese), ha scritto ufficialmente ai
presidenti degli altri Pen, chiedendo di
boicottare il congresso di Bogotà, scelto
esclusivamente per motivi politici,
sollevando dubbi anche sulla provenienza
dei finaziamenti. Tutto sommato, non
offrendo la Colombia garanzie sufficienti
perché l’assemblea dei delegati possa
tenersi in un clima di serenità e di
democrazia, ha detto il Pen francese,
sarebbe stato meglio annullare il
congresso e sostituirlo con una assemblea
generale nella sede di Londra.
E. B.
Direttore responsabile
Sebastiano Grasso
Redazione
Liliana Collavo e Camilla Guaita
Registrazione Tribunale di Milano
n. 26 del 10 gennaio 2008
Comitato direttivo Pen
Presidente onorario: Lucio Lami
Presidente: Sebastiano Grasso
([email protected])
Vice-presidente e tesoriere
Carlo Montaleone
([email protected])
Segretario: Emanuele Bettini
([email protected])
Laurana Berra, Marina Giaveri,
Anna Economu Gribaudo,
Paola Lucarini, Renato Minore,
Sergio Perosa, Anna Santoliquido
Responsabili regionali
Fabio Cescutti (Friuli-Venezia Giulia),
Vittoria Coen (Emila Romagna), Sarah
Muscarà Zappulla e Giuseppe Rando
(Sicilia), Stefano Verdino (Liguria),
Emma Giammattei (Campania),
Impaginazione: Officina d’arte grafica
Lucini, Milano - www.lucinisrl.com
Stampa: La Tipografica Varese S.p.A.
21100 Varese, via Cherso, 2
Tel. 0332/330444
I LIBRI DEL PEN
LETTERATURA FRANCESE
a cura di MARINA GIAVERI
Amélie Nothomb, Né di Eva né di
Voto Jean Echenoz, Il mio editore,
Voto Georges Simenon, Il Presidente,
Voto
Adamo, Voland, pp. 160, € 16
Adelphi, pp. 56, € 5,50
Adelphi, pp. 160, € 16
Gli appassionati della Nothomb ( anche in
Un ritratto di Jerôme Lindon, mitico
Il «grande vecchio» ispiratore del
Italia sono ormai un possente clan)
direttore delle Éditions de Minuit,
romanzo fu forse Clemenceau.
scopriranno in questo romanzo l’altra
tracciato con affetto da uno degli scrittori
Ma il tema è sorprendentemente
faccia di Stupori e tremori, il libro che ne
da lui scoperti. A Lindon si deve una
attuale: abitudine al potere e peso
P. E.N. CLUB
P. E.N.
grande stagione della letteratura francese
decretò il successo. È ancora la
della vecchiaia
si CLUB
fondono nella
ITALIA onlus
ONLUS
ITALIA
e molti deliziosi aneddoti: come quello
rievocazione del suo ritorno in Giappone,
scrittura del
Simenon
più grande,
della lettura di un romanzo di Beckett in
ma non più dedicato agli orrori della
quello delle atmosfere evocate con
métro, così esilarante che gli caddero
gerarchia aziendale, bensì ai piaceri
misura e maestria. Ottima anche la
intorno tutte le pagine... non numerate.
dell’avventura e dell’amore a Tokyo.
traduzione di Luciana Cisbani.
7
COMPIANO
7
8
P. E.N. CLUB
ITALIA
P.E.N. Conlus
LUB
ITALIA
11
Lo scrittore votato dagli scrittori: ballottaggio fra Arbasino, Bandini, Giordano, Pansa e Risi
S
celta dai 250 scrittori soci,
la cinquina dei finalisti del
Premio Pen («Lo scrittore
votato dagli scrittori»), giunto
alla sua XVIII edizione. Sono:
Alberto Arbasino (L’ingegnere in
blu, Adelphi), Fernando Bandini
(Dietro i cancelli e altrove,
Garzanti), Paolo Giordano (La
solitudine dei numeri primi,
Mondadori), Giampaolo Pansa
(I gendarmi della memoria,
Sperling & Kupfer) e Nelo Risi
(Né il giorno né l’ora,
Mondadori). Il vincitore
emergerà dalla seconda
votazione, le cui schede
verranno aperte dal notaio lo
stesso giorno della premiazione,
sabato 6 settembre prossimo,
nella sede abituale del Premio, il
borgo medievale di Compiano, in
Val di Taro (Parma).
Soprannominato dalla stampa
«l’antipremio», il Pen è noto per
applicare rigidamente i verdetti
della sua numerosa e specialistica
giuria. Le precedenti edizioni, dal
1991 al 2007, sono state vinte,
rispettivamente, da Susanna
Tamaro, Antonio Tabucchi, Paolo
Maurensig, Ferdinando Camon,
Luciano Erba, Vivian Lamarque,
Raffaele La Capria, Francesco
Biamonti, Mario Rigoni Stern,
Alberto Arbasino, Giuseppe
Pontiggia, Andrea Zanzotto,
Carlo Sgorlon, Giovanni Sartori,
Antonia Aslan, Claudio Magris e
Serena Vitale.
Premio Pen: ecco i 5 finalisti
Alberto Arbasino
L’ingegnere in blu
Adelphi
Fernando Bandini
Dietro i cancelli e altrove
Garzanti
Paolo Giordano
La solitudine dei numeri primi
Mondadori
Giampaolo Pansa
I gendarmi della memoria
Sperling & Kupfer
Nelo Risi
Né il giorno né l’ora
Mondadori
C
I
P
C
A
onsiderato uno dei
«nipotini» dell’ingegner
Carlo Emilio Gadda, celebre
autore di Quer pasticciaccio
brutto de via Merulana (1957),
Alberto Arbasino (Voghera,
1930) – che dello scrittore
milanese fu amico e sodale –
ne traccia un ritratto
straordinario. Che, alla fine, si
rivela come una sorta di
autoritratto dove la sua voce si
mischia e si confonde con
quella di Gadda, inframezzando
il tutto, com’è suo costume, con
una serie di divagazioni,
esercizi di lettura, note, ricordi
pieni di ironia e di arguzia. Da
qui, curiosità e anche gustosi
aneddoti su quel personaggio
che è stato
L’ingegnere
in blu, dai
rigidi
formalismi
biografici e
dalla scrittura
rivoluzionaria.
versi di Fernando Bandini
(Vicenza, 1931) riprendono
in buona parte i temi della
sua poetica, diventando così
una specie di bilancio di
mezzo secolo di attività. Al
centro di tutto, la città di
Aznèciv, luogo di esplorazioni
sentimentali e linguistiche, di
esperienze reali e sognate. E
dove il mondo del poeta nello
stesso momento in cui si crea,
si autodistrugge. Confronti e
contraddittorii, accostamenti e
distacchi di un autore che ha
sempre espresso, senza
orpelli, l’inquietudine del
proprio tempo. Sul piano
linguistico, dialetto e latino
rispondono ad
una sorta di
nostalgia di
tempi in cui,
forse, non
mancavano
«forza delle
cose» e
«verità».
rima prova narrativa di Paolo
Giordano (Torino, 1982),
questo libro narra le vicende
parallele di una bambina, Alice,
che viene costretta dal padre a
frequentare una scuola di sci, e di
Mattia, un bambino con una
sorella gemella ritardata mentale,
Michela, per la quale viene
continuamente deriso e umiliato
dai compagni. Durante una
giornata di nebbia, Alice si perde,
finisce fuori pista e si spezza una
gamba. Abbandonata dagli altri
del gruppo che la credono morta,
riuscirà a salvarsi, ma rimarrà
zoppa. Da parte sua, Mattia
abbandonerà la sorella in un
bosco e non la ritroverà più. Con
una certa
emozione,
Giordano
scandaglia
l’esistenza di
Alice e di
Mattia, le
cui vite
s’intrecciano.
ontinua il «viaggio» di
Giampaolo Pansa (Casale
Monferrato, 1935); un viaggio
iniziato con Lo sfascio e seguito
da altri saggi, di cui alcuni
strutturati come una vero e
proprio romanzo. Pansa è uno
straordinario cuoco. Gli
ingredienti? La realtà italiana
dell’ultimo mezzo secolo che
egli da osservatore privilegiato
ha avuto la possibilità non solo
di vedere, ma anche di
scandagliare. Al momento in
cui, però, la sua rilettura
andava anche contro una certa
sinistra, ecco che è stato bollato
come un «traditore». Con
questo libro, Pansa risponde ai
suoi detrattori,
spiegando
anche come
oggi buona
parte della
sinistra
regressista sia
totalmente allo
sbando.
nche in questa nuova
raccolta, Nelo Risi (Milano,
1920) riassume nella scrittura
dei versi quello che, in altri
modi tecnici, realizza, attraverso
la creazione di immagini e
situazioni, come regista
cinematografico. Si faccia il
confronto con Una stagione
all’inferno (1971),
quell’eccezionale
lungometraggio dedicato ad un
poeta maudit come Arthur
Rimbaud. Stavolta, lampi,
annotazioni, piuttosto che sul
set, trovano posto sulla pagina
scritta direttamente da lui. Ed
hanno la stessa luminosità,
trasparenza quasi, lo stesso
nitore dei due
libri precedenti
Altro da dire e
Ruggine. Che
è, poi, la
«cifra», questa,
che ha sempre
contraddistinto
la sua poesia.
I LIBRI DEL PEN
LETTERATURA SCANDINAVA
Johan Theorin, L’ora delle tenebre, Mondadori,
pp. 406, € 18,50
La vicenda si consuma nell’isola di Öland: un bambino
scompare senza lasciare tracce, inghiottito dal nulla. Solo dopo
20 anni la madre, Julia, riceve alcuni indizi e riprende le
ricerche, tentando di penetrare la fitta tenebra che avvolge il
mistero della scomparsa del figlio. Il ritmo veloce della
narrazione domina questo giallo psicologico dai tratti
hitchkockiani. Emergono tracce di personaggi inquietanti,
tasselli di mostruose azioni dai moventi che si perdono nel buio
di un passato che Julia pazientemente illumina e ricompone.
I PREMI DEL PEN
I
l «LericiPea» ha 50 anni.
Altrettanti ne sono trascorsi
dalla morte del poeta e
prosatore (1881-1958) – il cui
primo libro di racconti, Fole,
venne fatto stampare, nel 1910, da
Giuseppe Ungaretti, di cui lo
scrittore versiliese era amico anche
perché entrambi vivevano ad
Alessandria d’Egitto – al quale il
Premio è intitolato. I vincitori del
2008 sono la russa Bella
Achmadùlina (Mosca, 1937) per
l’opera completa e Franco
Marcoaldi (Guidona Montecelio,
Voto
6
a cura di MARIA CRISTINA LOMBARDI
Erlend Loe, Tutto sulla Finlandia, Iperborea,
Voto
pp. 234, € 14
Lo scrittore norvegese ritorna al suo tema prediletto:
l’anticonformismo. Protagonista, un antieroe che si oppone ad
uno dei valori che da sempre dominano la storia e la cultura
del Nord: il viaggio. In questa direzione va anche la scelta di
P. E.N. CLUB
E.N.
CLUB saga vichinga
Loe di chiamarlo Njáll, personaggioP.di
un’antica
ONLUS
ITALIA
morto in un incendio appiccato alla sua casa. IncaricatoITALIA onlus
dall’Ambasciata finlandese di scrivere una guida della
Finlandia, dove non è mai stato, il moderno Njáll affronterà il
suo compito con divertita ironia e comica rassegnazione.
6
P. E.N. CLUB
ITALIA
P.E.N. Conlus
LUB
ITALIA
13
I vincitori: Bella Achmadúlina e Franco Marcoaldi. La cerimonia, il 13 settembre
1955) per l’edito. La giuria
tecnica, composta da Massimo
Bacigalupo, Giuseppe Benelli,
Giuseppe Conte, Sebastiano Grasso,
Stefano Verdino, e Valentino
Zeichen aveva selezionato Duetto
per voce sola di Alberto Bevilacqua
(Einaudi), Il tempo ormai breve di
Franco Marcoaldi (Einaudi) e Le
ore e i giorni di Isabella Vicentini
(Edizioni La vita felice). La giuria
popolare del «LericiPea» ha poi
assegnato il premio al libro di
Franco Marcoaldi. Il «LericiPea»
va anche in Russia. Nell’ambito dei
rapporti culturali fra i due Paesi,
quest’anno due premi speciali sono
stati assegnati ad Alessandro Noce,
giovane ricercatore di letteratura
russa (traduzione), e ad Irina
Ermakova (poesia). Altri
riconoscimenti a Carlo Vita
(sezione inedito), Massimo Maggiari
(poeti liguri nel mondo), Angelo
Tonelli, Loris Jacopo Bononi e
Maria Grazia Carraroli (speciali),
Fernando Bandini (premio Paolo
Bertolani). La premiazione si terrà
sabato 13 settembre a Villa
Marigola di Lerici (La Spezia).
Il poeta Franco Marcoaldi
«LericiPea»: il segreto d’un fascino
di SEBASTIANO GRASSO
L
a dedica su Tenerezza porta la
data di giovedì 15 marzo 1977.
Nonostante i numerosi
cambiamenti di casa, il libro di Bella
Achmadùlina mi ha sempre seguito,
senza perdersi nei traslochi e senza
avere le punte degli angoli anteriori
schiacciate perché era scivolato di
mano al momento di prenderlo o di
riporlo negli scaffali. Curato da Serena
Vitale, era uscito sei anni prima da
Guanda, nella collana «Fenice»,
diretta da Giancarlo Vigorelli. Bella, in
viaggio per l’Europa, era a Milano da
un paio di giorni. L’Italia era una tappa
d’obbligo per una donna la cui famiglia
ha origini italiane. Il capostipite,
infatti, era un suonatore d’organetto,
certo Stoppani che volle tentare la
fortuna recandosi nella terra degli zar.
E dovette trovarla se decise di
rimanervi e di cambiarsi il nome in
Stopàn. Giornate convulse, piene di
appuntamenti, quelle nel capoluogo
lombardo. Bella doveva incontrare
poeti, critici, giornalisti. Andavano a
prenderla verso le dieci in albergo e ve
la riportavano a notte inoltrata. E, fra i
vari giri, non poteva certo mancare un
salto al numero 13 di via Manin, nella
sede della casa editrice che aveva
pubblicato il suo primo libro in
italiano. Altri versi erano già usciti nel
’61 e nel ’67, tradotti da Angelo Maria
Ripellino e Giovanni Buttafava. Ma si
trattava di antologie di poeti russi.
Tenerezza, appunto, era dedicato tutto a
lei: settanta poesie, tratte da La corda
(1962), Lezioni di musica (1969), più
altre, apparse su varie riviste, fra cui
Tenerezza, che era servita per dare il
titolo al libro. Bella era arrivata nella
sede della Guanda nel primo
letture di versi,
accorrevano oltre
centomila
persone. «Un
modo, per il
poeta – diceva –
di tenere il
contatto col
pubblico, anche
perché non è
facile reperire i
libri di versi». Di
Anna
Achmàtova, per
esempio, di cui
lei era
considerata un
po’ l’erede, negli
ultimi tempi
erano stare
stampate
duecentomila
copie di un libro,
e soltanto dopo
un mese in giro
non ce n’era un
solo esemplare.
*
Adesso, tento di
Bella Achmadùlina fotografata a Milano nel marzo del 1977
ricordare
com’era vestita e
pomeriggio, accompagnata dal nuovo
non ci riesco. Allora attingo
marito, dall’amica Ludmilla Novicora e
all’intervista che le avevo fatto per il
da Giovanni Raboni. E preceduta da
Corriere della Sera. La ritrovo
una fama che la rendeva
nell’archivio del giornale. Ecco:
giornalisticamente «appetibile». Nella
indossava un tailleur di velluto nero; i
Russia di allora era quasi un mito. A
capelli gialli a casco e la sigaretta
renderla tale, ancor di più, c’erano i
tenuta in alto, con la mano destra, le
suoi tremilioni 471 mila e 243 giovani
davano un aspetto da intellettuale
sovietici innamorati di lei. Di essi, solo
francese. Teneva le gambe strette,
sei o sette erano stati ricambiati.
appoggiando la mano sinistra sulle
«Ricambiare» un uomo, per lei voleva
ginocchia. Gli occhiali, posati sulla
dire sposarlo. Il primo ad aprire la lista
massa dei capelli, la facevano
era stato il poeta Evgenij Evtushenko.
sembrare una farfalla. Viso
Alle adunate oceaniche per le sue
imbronciato, occhi ingranditi dalla
matita azzurra, pieni di curiosità e
pronti a interrogare. Non era difficile
riscontrare in lei il volto del suo
«misterioso bambino contemporaneo /
che affronta come un giocattolo
meccanico / il distributore di acqua
minerale, / la macchina superba,
prediletta dai passanti» di una sua
poesia. Bella dimostrava molti meno
anni dei suoi quaranta anagrafici. La
prima sensazione? Di essere dinanzi a
una meravigliosa ragazzina con un forte
carattere di donna. E possono le labbra
di una donna dare la sensazione di
trovarsi davanti a una sorta di
anarchica capricciosa? Non so,
comunque quelle di Bella
Achmadùlina mi facevano questo
effetto. Sapendo di doverla incontrare,
mi ero letto la prefazione di Serena
Vitale e volevo verificare alcune
osservazioni che mi avevano colpito.
Come il suo desiderio di fondere
autobiografia e leggenda. Che buona
parte dei giovani sovietici si dicevano
innamorati di lei, un po’ come i ragazzi
della mia generazione, follemente
invaghiti delle dive dello schermo. Che
nell’Unione Sovietica di allora, il poeta
prendeva il posto che in occidente
aveva l’attore del cinema. Ecco,
pensavo, questo spiega, in parte,
l’atteggiamento divistico di Bella. Lo
scritto di Serena mi dava la chiave per
cercare le ragioni del suo charme. E mi
affascinava anche il fatto che avesse
già avuto tre mariti: il poeta Evgenij
Evtushenko, il romanziere Juri
Nagìbin, il commediografo Gennadij
Mamlin. Anche per un siciliano come
me – frutto di un’educazione che per
gli uomini isolani è stata sempre molto
permissiva – questo era troppo. Tre
mariti a quarant’anni! Poi, comunque
ne verranno altri due.
I LIBRI DEL PEN
LETTERATURA ARABA
a cura di FRANCESCA CORRAO
Amiri,
sesso
in
città,
Nagib Mahfuz, Il settimo cielo,
Suad
Niente
Laila
al-Giuhni, Il canto perduto,
Voto
Voto
Voto
Newton, pp. 186, € 9,90
Feltrinelli, pp. 174, € 13
Ilisso, pp. 92, € 12
Noto per i romanzi realisti, Mahfuz
Ritratti di donne emancipate,
L’autrice ci porta come in un sogno
coglie con tratto rapido il cuore del
occidentalizzate, che cercano di vivere
nella città di Gedda per svelare le
nuovo volto della società egiziana
una vita normale in un Medio Oriente
ossessioni di una giovane che affoga
emergente. Qui rievoca alcuni
culturalmente aperto, ironico, non
nelle illusioni d’amore la voglia di
P. E.N. CLUB
E.N.che
CLUB
personaggi e l’atmosfera del suo
vittimistico e meno oltranzista di quanto
libertà e diP.vita
altrove non
ITALIA onlus
ONLUS
ITALIAEmerge
si immagina. Attraverso le storie di tante
remake di Mille e una notte, ma
riesce a trovare.
dai lunghi
Shehrazad, l’autrice narra la memoria di
l’ambientazione nel presente rende più
monologhi interiori e dalle
una società plurale e pacifica corrosa da
forte la denuncia dei mali della
allucinazioni un racconto amaro
un presente violento.
corruzione.
ma ricco di spunti poetici.
6
5
5
P. E.N. CLUB
ITALIA
P.E.N. Conlus
LUB
ITALIA
15
Libri dei soci
Notizie Pen Italia
Direttivo
Venerdì 23 maggio, l’assemblea generali dei soci, riunita a
Milano, ha eletto i membri del nuovo direttivo. Sono, in
ordine alfabetico: Laurana Berra, Emanuele Bettini, Anna
Economu Gribaudo, Marina Giaveri, Sebastiano Grasso,
Paola Lucarini, Renato Minore, Carlo Montaleone, Sergio
Perosa e Anna Santoliquido. A sua volta, il direttivo, nella
riunione del 7 giugno scorso ha designato Lucio Lami
presidente onorario; Sebastiano Grasso, presidente; Carlo
Montaleone, vicepresidente e tesoriere; Emanuele Bettini,
segretario generale. Al direttivo si affiancano, come
responsabili delle sezioni regionali, Fabio Cescutti (FriuliVenezia Giulia), Vittoria Coen (Emilia Romagna), Emma
Giammattei (Campania), Sarah Muscarà Zappulla e
Giuseppe Rando (Sicilia), Stefano Verdino (Liguria). Per
quanto riguarda Veneto, Toscana e Puglia, i responsabili
(Sergio Perosa, Paola Lucarini e Anna Santoliquido) sono
assorbiti nel direttivo.
Franco Battiato
Niente è come sembra
Bompiani, pp. 104, € 20
Beppe Benvenuto (a cura di)
Enrico Emanuelli: Pindemonte
Aragno, pp. 130, € 13
Isabella Bossi Fedrigotti
Il primo figlio
Rizzoli, pp. 190, € 17
Domenico Cacopardo
Carne viva, Baldini Castoldi
Dalai, pp. 634, € 18
Anna Maria Carpi
E tu tra i due chi sei
Scheiwiller, pp. 82, € 11
Paolo Di Stefano
Nel cuore che ti cerca
Rizzoli, pp. 296, € 19
Massimo Griffo
Amaritudine
Polistampa, pp. 394, € 15
Gabriella Izzi Benedetti
Tempo d’autunno,
Polistampa, pp. 296, € 13
Dacia Maraini
Il treno dell’ultima notte
Rizzoli, pp. 432, € 21
Dino Messina, Salviamo la
Costituzione Italiana
Bompiani, pp. 236, € 14
Paolo Mosca
Vivi tu x me
Sperling & Kupfer, pp. 158, € 17
Giovanni Occhipinti
Il viaggio dello sguardo
Sciascia, pp. 112, € 11
Elio Pecora
Simmetrie
Mondadori, pp. 122, € 12
Mario Santagostini
Versi del malanimo
Mondadori, pp. 86, € 12
Carlo Vulpio
Roba Nostra
Il Saggiatore, pp. 254, € 15
Bijan Zarmandili
L’estate è crudele
Feltrinelli, pp. 180, € 14
Nuovi soci del Pen
Cesare Segre
Nuovi soci ordinari: Adriana Beverini,
Ambrogio Borsani, Margherita Botto,
Franco Buffoni, Francesca Corrao,
Matteo Durante, Manuela Gandini,
Emma Giammattei, Massimo Griffo,
Franco Marenco, Dino Messina, Paolo
Mieli, Nullo Minissi, Alberto
Postigliola, Amneris Roselli, Pablo
Rossi, Angelo Sagnelli, Giuseppe
Segato, Cesare Segre, Filippo Senatore,
Jesper Svenbro, Claudio Vicentini.
Poeta cinese «adottato»: spese legali
Nel processo d’appello che si terrà a Pechino contro Yang
Tongyan, il Pen Club Italia – che ha adottato il giornalistapoeta cinese condannato a 12 anni di carcere per avere
scritto articoli contro il governo – ha versato, attraverso
l’agenzia numero 8 di Milano del Monte dei Paschi di
Siena, 5000 € come contributo alle spese legali. Della
somma, 2300 € provengono dall’asta di cataloghi d’arte,
organizzata dalle edizioni Colophon di Belluno.
Firenze: i «Musulmani» di Lami
Franco Cardini e Cosimo Ceccuti hanno presentato alla
Sala di Vetro di Firenze, il 6 giugno scorso, La cacciata dei
musulmani dall’Europa (Mursia) di Lucio Lami. Letture a
cura di Paola Lucarini.
Mosca: «Ninfa in jeans» di Grasso
Presentata, al Politecnico di Mosca, il 18 luglio, da Evgenij
Evtushenko l’antologia Ninfa in jeans (Probel) di Sebastiano
Grasso, tradotta in russo da Ljudmilla Psenitsnaja; e con la
prefazione dello stesso Evtushenko.
Pagamento quota Pen 2008 e arretrati
Si ricorda che il pagamento della quota annuale del Pen è
di 62 € (di cui 13 vanno alla sede centrale del Pen a
Londra) e che può essere versata sul cc postale n.
88341094, con un bollettino intestato al Pen Club Italia,
oppure sul cc bancario Monte dei Paschi di Siena: Iban
IT15R0103001609000000365918.
Compiano: informazioni sul Premio Pen
Dal 1° di agosto, per informazioni sul Premio Pen
(manifestazione, sistemazione alberghiera, ecc.) i numeri di
Compiano sono: 0525.825143 (tel.) e 0525.820022 (fax).
Via Torricelle, 1
32100 Belluno
Italia
www.colophonarte.it
[email protected]
Sebastiano Grasso / Arnaldo Pomodoro
Scatta il tempo
33x24 (42x33x7,8) cm / 64 pp. / 145 (129+XXV)
Edizioni Colophon
tel. 0039.0437.941480
cell. 335.6751854