Guardiamo la cronologia (p 320) Sentimenti nazionali Napoleone

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Guardiamo la cronologia (p 320) Sentimenti nazionali Napoleone
Guardiamo la cronologia (p 320)
Sentimenti nazionali
Napoleone era stato il fattore,di trasformazione in Europa. Nel bene o nel male, con o contro di lui
si erano innalzati i forti sentimenti nazionali che prima non vi erano.
In Prussia il patriottismo contro la Francia giacobina, in Italia inizialmente a favore, poi contro. In
Austria, Metternich aveva cercato di accentrare i poteri su di lui per evitare proprio la nascita nel
popolo di una coscienza nazionale.
Dopo il congresso di Vienna (1814) i sentimenti nazionali erano stato sopiti con la restaurazione.
Sotto i fermenti nazionali (come carboni di brace) covavano sotto la coltre di neve fredda che
voleva riportare l'Europa indietro alle monarchie nazionali....
L'Europa delle grandi potenze scricchiola!
Problemi:
1. Germania: la confederazione germanica multietnica: il congresso di Vienna aveva deciso di
mantenere la Germania come una confederazione di stati indipendenti, di cui facevano parte
parte varie componenti etniche diverse
2. Italia: ristrutturata dal codice napoleonico, tutta divisa, che tornava nelle mani delle vecchie
dinastie.
L'Europa delle nazioni era all'orizzonte, ma per diventare una cosa effettiva, c'era bisogno che i
grandi imperi multinazionali si sgretolassero (Austria Ungheria, Prussia, Russia=santa alleanza) e
che quegli stati che erano formati come stati cuscinetto contro la Francia fossero unificati
(confederazione Germanica).
La confederazione tedesca (creata contro la Francia)
Sentimento di nazione VS multietnicità
1. Alla dieta di Francoforte sedevano anche i sovrani di: Gran Bretagna (Hannover),
Danimarca (Holstein), Olanda (Lussemburgo), Austria (Boemia), Prussia (solo quella
occidentale, ma non quella orientale dove vi era la maggioranza di tedeschi).
2. Siamo in clima Romantico, il sentimento della nazione, della kultur (popolo, lingua, origini
nordiche, fierezza, orgoglio, sangue tedesco) vs zivilizazion, unito al misticismo nordico, il
primato del popolo (discorsi ala nazione tedesca di Fichte).
Rivolte studentesche a Wartburg in Turingia, vengono fatti roghi di libri, bruciato il codice
napoleonico, i testi illuministi, e quelli sull'assolutismo...
Altro che eversivi, sono dei nazionalisti monarchici e conservatori.
Metternich riesce a ottenere dalla Dieta la soppressione delle associazioni studentesche, la censura
preventiva e un ufficio di controllo sulle attività eversive (decreti di Karlsbad).
La Prussia con Federico Guglielmo III mentre argina le proteste nazionaliste, si prepara a
diventare uno stato nazionale con l'unione doganale e lo sviluppo industriale (Friederich List).
Francia, torna il fratello del re, Luigi XVIII, alla costituzione sostituì una carta che lo dichiarava re
dei francesi per la divina provvidenza (de Maistre)...via sovranità popolare, via diritti naturali...
(fonte 46, costituzione concessa dall'alto)
Ma il re non accontenta ne i Napoleonici nostalgici, ne gli ultraconservatori (ultras)...inizia un
periodo di violenze guidate dagli ultras (omicidio del figlio), che termina nel 1820 con la salita al
trono di Carlo X.(vedi disegno p. 321)
Italia tutto cambia e niente cambia o quasi.
La vecchia nobiltà non sa gestire la macchina amministrativa napoleonica.
Il codice non viene abrogato (se non per il divorzio).
Non furono ripristinati i diritti feudali.
Non furono messe in discussione le vendite dei beni ecclesiastici.
L'amministrazione viene affidata a funzionari nominati dall'alto...ma di fatto borghesi ed esperti.
La repressione sulla stampa nazionalistica non è un granché repressiva.
Cartina alla mano, p. 323)
Tranne che nel Regno di Sardegna dove:
Vittorio Emanuele I rientrato a Torino
1. Abroga il codice napoleonico ed elimina le riforme
2. ripristina le feste religiose
3. ripristina privilegi del clero e tribunali ecclesiastici
4. Non ripristina i diritti feudali, ma ripresenta il maggiorasco e il fidecommesso per evitare la
divisione dei titoli e delle proprietà nobiliari.
E parzialmente nel Lombardo veneto.
Era un Vicereame degli Asburgo governato da un Vicerè e due governatori (austriaci)
La restaurazione era meno pesante di quella sabauda ma erano stranieri.
Non avevano interesse a far sviluppare l'economia de territorio ne l'agricoltura
Vi era un sistema doganale che di fatto proteggeva l'economia austriaca.
Ducati di Parma, Piacenza, Modena e Toscana erano di fatto asburgici.
Lo stato della chiesa con Pio VII ricostituisce la compagnia di Gesù, quasi ovunque, tranne nel
granducato di Toscana. Il Cardinal Consalvi (quello del congresso), prova a rimodernare tutto ma
viene bloccato da Leone XII che attua una restaurazione papale...
tornano gli ebrei nel ghetto e sono esclusi dalle università, tornano i vecchi amministratori
inadeguati e penosi.
Nel regno di Sicilia torna Ferdinando IV di Borbone che abolisce la costituzione del 1812 (voluta
dagli inglesi nel 1812, camera alta (baroni) e camera elettiva) e unifica, con l'aiuto degli austriaci, i
il regno di Sicilia con il Regno di Napoli con il nome di Regno delle due Sicilie e con il nome di
Ferdinando I.
Sotto la neve i tizzoni ardenti vanno infiammati, bisogna trovare un combustibile.
Le società segrete: obiettivo comune, disfare quello che a Vienna si era stabilito.
1. liberarsi dello straniero
2. trasformare lo stato in senso parlamentare
3. unificazione nazionale
Strumenti:
1. segretezza
2. gerarchia
Qualche nome: Carboneria, l'Adelfia, Soc. sublimi maestri perfetti, Massoneria.
Erano società elitarie, verticistiche, scarsamente rappresentative della parte bassa della popolazione
che le temeva.
(Fonte 47, Società segrete)
Nel lombardo veneto, dove la censura era meno stringente, la rivista attorno alla quale si riunirono i
patrioti fu Il Conciliatore (poi chiusa). Vi erano Melchiorre Gioia, Silvio Pellico, Giovanni
Berchet, Federico Confalonieri e altri ancora per un liberalismo costituzionale moderato.
Nel Regno di Napoli vi erano gli ex-murattiani che aderirono alle società eversive, così anche in
Piemonte l'Adelfia accolse soprattutto adepti dalle caste militari.
Carboneria, la più antica e i Sublimi maestri perfetti per democrazia e uguaglianza sociale.
Cosa accade in Spagna?
Ferdinando VII di Borbone:
ripristina i gesuiti
rimette l'inquisizione
respinge la costituzione di Cadice del 1812
Intanto in America latina, nelle colonie spagnole vi erano delle rivolte che richiedevano l'intervento
dell'esercito spagnolo, in più, gli ideali della carboneria circolavano a tutti i livelli nell'esercito.
Il 1. gennaio del 1820 le truppe di istanza a Cadice guidate da Rafael Riego si rifiutarono di partire.
La richiesta è quella di ripristinare la costituzione del 1812. Ferdinando VII deve ubbidire.
Nel Regno di Napoli la notizia fece scoppiare i tumulti. I carbonari tentano il colpo di stato militare.
Uno squadrone di cavalleria di istanza a Nola, guidato da Morelli e Silvati, al grido di “viva il re,
vogliamo la Costituzione di Spagna” si ammutinò. (disegno p. 325)
Il re “nasone” concede la costituzione.
Allora anche nel regno di Sicilia, ma per ragioni diverse. La Sicilia vuole l'indipendenza dal regno
di Napoli. In più vuole il ripristino della costituzione siciliana/inglese del 1812 (baroni).
Nel Regno sabaudo (fonte 48 Necessità dell'indipendenza nazionale) Santorre di Santarosa e Carlo
Asinari (aiutante di campo del re), mette in moto la rivolta a Torino per la costituzione. Viene
appoggiato dal Principe Carlo Alberto di Savoia che poi rifiuta il sostegno. Ma la rivolta è già
iniziata (1821) Il re Vittorio Emanuele I abdica in favore del fratello Carlo Felice (assente), il
governo va a Carlo Alberto che approva una costituzione sul modello spagnolo.
Carlo Felice però sconfessò l'operato di Carlo Alberto e chiese l'aiuto dell'Austria.
Intanto però la Quadruplice alleanza si riunisce per decidere come intervenire. Metternich e
Alessandro I con gli altri, e partecipa anche Ferdinando I di Napoli che chiede aiuto per riprendere
il potere.
Le armate austriache riprendono il controllo a Napoli e consentono al re di abrogare la costituzione
e reprimere gli insorti.
Altre forze penetrano in Piemonte a sostegno di quelle di Carlo Felice e sconfiggono gli insorti.
In Lombardia il Conciliatore viene chiuso, i suoi collaboratori incarcerati e deportati (i Piombi,
Spielberg).
Questo atto repressivo indicava due cose:
1.i moti erano falliti perché era mancato l'appoggio del popolo
2.i moti erano una seria minaccia per i sovrani europei
Intanto in Spagna succede lo stesso, le truppe francesi raggiungono Madrid e la liberano, vengono a
colti con sollievo dato il mal governo della città.
I moti si conclusero col fallimentare moto decabrista del 1 dicembre del 1825, quando alla morte di
Alessandro I, successe Nicola I. (bel dipinto, p. 326)
Tutti falliscono eccetto 1! La Grecia
Gli intellettuali dell'Eteria e il Clero ortodosso nel 1822 proclamano l'indipendenza della Grecia
dall'impero turco.
Tra lotte cruentissime (Peloponneso e Isola di Chio), tutta l'Europa è infervorata romanticamente da
questa battaglia tra la culla della civiltà e la barbarie turca. Lord Byron (morto di peste), Santorre di
Santarosa, e Delacroix (vedi quadro).
E le potenze restauratrici?
Nicola I (nuovo zar) appoggia gli insorti. Le altre potenze seguono a ruota (trattato di Londra).
Sconfiggono la flotta turca, 1829 sarà proclamata con il trattato di Adrianopoli, l'indipendenza della
Grecia.
Inghilterra???
Il blocco continentale di Napoleone aveva tagliato le gambe all'economia inglese:
1. il prezzo dei cereali era aumentato e il parlamento pensò di proteggere i proprietari terrieri
con una serie di misure a sostegno dei prezzi (legge sul grano)..ma colpendo l'imprenditori
che per sostenere i costi erano costretti ad abbassare i salari degli operai.
2. Cattivi raccolti15/16
3. smobilitazione dei soldati
= luddismo
Moti ovunque, sospensione dell'habeas corpus e battaglia di Peterloo (st. peter's field, Manchester).
Vediamo che i moti qui non sono legati a motivi nazionalisti: tra il 24 e il 39 vedremo in inghilterra
nascere tutta una serie di moderni apparati sociali tipici del cartismo.
Le rivolte del 30-31 - Francia
Dopo Luigi XVIII viene Carlo X. Un clericalista reazionario.
Nel 1830 alle elezioni i liberali propongono un cambiamento di rotta verso un moderno liberalismo.
La vittoria alle elezioni è dei Liberali. Il re decide di attuare un colpo di stato: non riconosce le
elezioni, scioglie la camera, indice nuove elezioni con una legge elettorale a suo favore. In più attua
una pesante censura sulla stampa.
Il risultato sono le tre gloriose giornate di Parigi ben rappresentati dalla Libertà che guida il popolo
di Delacroix (p. 332)
Lo spirito è patriottico, e quando si fa repubblicano e democratico, scattano alla mente dei più
antichi timori....
Ecco perché la borghesia liberale decide di candidare al trono, sotto il consiglio di LaFayette, Luigi
Filippo d'Orleans
Che sale al trono come re per volontà dei francesi! Inizia il periodo detto del “re borghese”. (vedi
foto a p 334)
Belgio
L'onda che parte da Parigi innesca anche Bruxelles (1830). Il Regno dei paesi bassi si scinde. Il
Belgio dichiara l'indipendenza. Anche qui una Monarchia costituzionale. Le potenze europee
acconsentono, tranne Nicola I che mobilita le truppe stanziate in Polonia.
Polonia e Germania
Ma a Varsavia le truppe non partono, l'ambiente è impregnato di antizarismo e le società segrete
diffondono le ideologie pariottiche e nazionali (La polonia era stata accorpata alla russia dopo il 15,
abrogando la costituzione). Nel 1831 la Polonia dichiara l'indipendenza. Ma Luigi Filippo con
Nicola I la riprendono.
Italia!!
Ciro Menotti a Modena (Francesco IV del ducato di Modena non ci sta), poi Parma e Bologna
..fallimentari
Rottura del fronte rivoluzionario...Francia e Uk liberali. Austria, Russia, Prussia assolutisti.
In Portogallo nel 1833 Maria, la regina del Portogallo instaura un governo liberale, protetto dalla
flotta inglese. In Spagna muore Ferdinando VII. Trono passa ad Isabella (figlia) ma Don Carlos (il
fratello del re defunto) con i reazionari reclama la corona....Guerra civile.
Nel dettaglio: Il risorgimento italiano
Dopo i moti del 30-31 la stretta reazionaria si fece più forte, molti furono gli arresti. Tra questi
anche quello di un giovane genovese, carbonaio, Giuseppe Mazzini.
Dopo il rilascio Mazzini si trasferì a Marsiglia in esilio volontario e fondò una associazione
patriottica chiamata Giovine Italia, dai caratteri molto diversi dalla Carboneria.
Il programma della Giovine Italia (documento chiave p. 336)
Mazzini aveva intuito che bisognava lavorare dal basso, bisognava coinvolgere la popolazione a
tutti i livelli per avere successo.
Leggendo il programma ci si accorge subito di numerose differenze da quello della Carboneria.
Alla strategia cospirativa e gradualista si sostituiva l'idea della rivoluzione nazionale:
1. Indipendenza dall'Austria
2. Unità Nazionale
3. Repubblica (e qui era il problema)
Ma con quali mezzi?
il popolo (idea mazziniana, entità che fosse sopra le classi e i conflitti, al di sopra degli affari
economici, foriera di una identità nazionale). Quindi chi?
Quelli che potevano capire e sentire lo spirito del tempo:
1. piccola borghesia
2. intellettuali
3. artigiani
4. gente di città
Ma poco avevano a che fare con questa ideologia risorgimentale gli analfabeti delle campagne, i
contadini.
Ma i moti mazziniani falliscono.
La rete patriottica della GI fu smascherata da Carlo Alberto (successore di Carlo Felice).
Negli anni del 31-33 ci furono 21 condanne a morte, esili, carcere e altro.
Mazzini, condannato a morte, fugge a Ginevra dove nel 1834 organizza un moto insurrezionale che
doveva interessare Genova e la Savoia ma si risolse in un fallimento totale.
Non demorde e fonda la Giovine Europa (illustrazione, p 338), associazione di ampio respiro che
coinvolgeva i patrioti polacchi e tedeschi. Il programma di questa nuova organizzazione ha qualcosa
di religioso.
Dio guida questa grande opera di progresso dell'umanità.
Viene espulso da Ginevra e si trasferisce a Londra nel 1837...dove entra i contatto con il
proletariato urbano.
In Italia il quadro insurrezionale si andava a comporre di due forze diverse: moderati e democratici.
I moderati erano i veri rivoluzionari, erano le forze economiche del paese che stavano innestando il
processo di trasformazione e indipendenza su una chiave diversa: assoggettare progressivamente i
sovrani verso un liberalismo civile e rappresentativo (monarchia rappresentativa). I Fratelli
Bandiera in Calabria sono l'ennesimo caso fallimentare...
Intellettuali liberali moderati, Posizioni a confronto e lavoro sui testi: Gioberti, D'Azeglio, Rosmini,
Cattaneo
Discorsi alla nazione tedesca, Fichte
Capitolo VIII - che cosa s'intende per popolo nel senso alto della parola e che cosa è l'amor
patrio
Gli ultimi quattro discorsi sono stati la risposta alla seguente domanda: che cosa sono i Tedeschi di
fronte agli altri popoli di origine germanica? La dimostrazione deve servire per l'insieme del nostro
studio e sarà completa se noi vi avremo aggiunto un'indagine per rispondere alla domanda: che cosa
è un popolo? E questa domanda è simile, e nello stesso tempo risponde ad un'altra domanda, che è
stata fatta spesse volte ed alla quale s'è risposto in vari modi, e cioè: che cosa è amor patrio; o per
esprimerci meglio: che cosa è l'amore del singolo verso la sua nazione? Se nell'insieme della nostra
indagine abbiamo sempre proceduto con ordine, ora deve essere chiaro, che soltanto il Tedesco l'uomo vivo e non mummificato in un dogma arbitrario - ha veramente un popolo e può farvi
assegnamento, che soltanto i Tedeschi sono capaci di nutrire per la loro nazione un amore vero e
razionale. Considerato nel senso superiore della parola, cioè in rapporto all'idea di un mondo
spirituale, un popolo è quell'insieme di uomini che vivono fra di loro in società, si producono da
loro senza interruzione spiritualmente e materialmente, quell'insieme dico, nel quale il divino si
svolge seguendo una determinata legge speciale. La comunanza è appunto ciò che unisce questa
massa nel mondo eterno e quindi pure nel temporaneo, e ne fa un tutto naturale e impregnato di se
stesso. Quanto al suo contenuto, questa legge può essere abbracciata nell'insieme, così come noi
l'abbiamo tratteggiata per i Tedeschi considerati come popolo primitivo. Quella legge finisce di
stabilire e completa ciò che s'è chiamato il carattere nazionale di un popolo; quella legge dello
sviluppo del primitivo e del divino. Da ciò risulta chiaro che uomini, i quali (come gli stranieri quali
noi li abbiamo descritti) non credono in un che di primitivo e nello svolgimento del medesimo, ma
credono soltanto in un movimento eternamente circolare e ricorrente della vita fenomenica, e che
secondo quanto credono, tali diventano, non sono un popolo (e in realtà essi neppure esistono) e
tanto meno sono in grado di avere un carattere nazionale. La fede dell'uomo nobile che la sua opera
su questa terra abbia eterna durata, si basa, secondo quella legge segreta, sulla speranza che rimanga
eterno pure il popolo nel quale egli si è sviluppato e il carattere del medesimo, e ciò senza che si
intrometta a corromperlo qualcosa di estraneo e non appartenente all'insieme di questa legislazione.
(...) Questo è il suo amore per il suo popolo; anzitutto venerazione per esso, fiducia in esso, gioia e
vanto di appartenervi. Il divino è apparso in lui, e il primitivo s'è degnato di farne nel mondo il
proprio ricettacolo onde irradiare direttamente; perciò da lui uscirà sempre un che di divino. Così
egli poi lavora, agisce e si sacrifica in suo nome. La vita come vita, come continuazione
dell'esistenza mutevole, non ebbe per lui mai alcun valore; egli l'accettò soltanto come fonte
duratura. Ma una tale durata egli si può ripromettere solo se duri indipendente la sua nazione. Per
salvarla, egli deve esser pronto a morire; purché questa viva ed egli viva in essa l'unica vita ch'egli
ha sempre voluto. (...) Popolo e patria, considerati come portatori e pegni dell'eternità terrena e di
tutto ciò che può essere eterno quaggiù, stanno ben al di sopra dello Stato, - preso nel senso volgare
della parola - e dell'ordine sociale, quando quest'ordine viene concepito nel suo significato puro e
poi messo in pratica e mantenuto in base a questo significato. Esso vuole diritto sicuro, pace interna
e che ognuno col proprio lavoro possa provvedere al proprio sostentamento e conservare la sua
esistenza materiale fino che Dio glie lo conceda. Questo però non è altro che il mezzo e la
condizione per raggiungere ciò che l'amor patrio vuole veramente, cioè il rifiorimento dell'eterno e
del divino, sempre più puro, più perfetto, più adatto nel suo svolgimento infinito. L'amor patrio
deve reggere lo Stato come autorità massima ultima e indipendente, per limitare il medesimo nella
scelta dei mezzi necessari al suo fine prossimo, cioè la pace interna. Questo fine richiede certamente
che si limiti in varie maniere la libertà naturale; se non si avesse nessun altro riguardo e nessun altro
scopo che questo, si farebbe bene da limitare la libertà quanto più sia possibile, a uniformare tutti i
suoi movimenti in una regola, e a tenerla sempre sotto ininterrotta sorveglianza. (... ) L'amor patrio
che regge lo Stato deve, quindi, farvi prevalere un fine superiore a quello volgare del mantenimento
della pace interna, della proprietà, della libertà personale, della vita e del benessere di tutti. Soltanto
per questo fine superiore e non per altro, lo Stato mette assieme una forza armata. Quando si
comincia a parlare dell'uso di questa, quando è permesso arrischiare tutti i fini dello Stato
astrattamente inteso, cioè proprietà, libertà personale, vita, benessere e perfino l'esistenza dello
Stato stesso, senza aver un'idea chiara se sarà possibile raggiungere con certezza la meta (ciò che
non è possibile in cose di simile genere, che sono primitive e Iddio solo ne può rispondere) allora si
può dire che al governo dello Stato vive una vita veramente originale e prima. A questo punto
cominciano i veri diritti di maestà del governo per cui esso può arrischiare, simile a Dio, la vita
inferiore in nome di una 4 vita superiore. Nel mantenere la costituzione trasmessa, le leggi, il
benessere dei cittadini non sta né la vera e propria vita né una risoluzione originale. Con questa fede
i nostri comuni antenati, il popolo schietto, il popolo della nuova cultura, i Tedeschi che i Romani
chiamavano Germani, si opposero coraggiosamente al dominio invadente dei Romani. Forse non
videro essi coi loro occhi lo splendore delle provincie romane, i gusti più raffinati di queste e le
leggi, i tribunali, i fasci con le scuri? Non erano forse i Romani disposti a farli partecipi di tutte
queste benedizioni? Libertà significava per loro rimaner Tedeschi, risolvere le proprie questioni
indipendentemente e originalmente secondo il loro spirito, andar avanti nel proprio ulteriore
sviluppo, seguendo il loro spirito, e tramandare ai posteri questa indipendenza; schiavitù erano per
loro tutte quelle benedizioni che i Romani offrivano loro, perché con esse sarebbero diventati altra
cosa che Tedeschi, avrebbero dovuto diventare mezzo Romani. Noi che abbiamo ereditato la loro
terra, la loro lingua, le loro idee, dobbiamo a loro se siamo rimasti Tedeschi e se la corrente di vita
primitiva e indipendente ci porta ancora; ad essi rendiamo grazie di ciò che fummo poi come
nazione e a loro renderemo grazie di ciò che diverremo in seguito, ove non sia giunta già l'ora della
nostra fine e non si sia disseccata l'ultima goccia del loro sangue che scorreva nelle nostre vene.
Anche gli altri popoli della nostra stirpe che ora ci sono divenuti stranieri, ma che pure per merito
degli avi ci sono fratelli, devono render grazie a loro della propria esistenza, nessuno di questi
popoli esisteva ancora quando essi sconfissero Roma eterna; quella vittoria rese possibile il loro
sorgere. Da ciò risulta: che lo Stato da solo, come il governo della vita umana procedente in regola e
in pace, non è un che di primo e indipendente, ma soltanto il mezzo per un fine più alto, cioè
educare nella nazione ciò che è puramente umano e progredisce in modo eternamente uniforme; che
soltanto la vista e l'amore di questo progresso deve esercitare continuamente, anche in tempi di
quiete, un controllo superiore sull'amministrazione dello Stato e, qualora il popolo corra il pericolo
di perdere la propria indipendenza, deve essere in grado di salvarlo. Presso i Tedeschi noi troviamo,
come soltanto presso i Greci, in altri tempi, lo Stato separato dalla Nazione e rappresentati ognuno
da sé, il primo nei regni e principati tedeschi, la seconda, - attuantesi visibilmente nella federazione
e invisibilmente in forza d'una legge che non è scritta in nessun luogo, ma vive in tutti gli spiriti,
talché gli effetti balzano agli occhi di ognuno - in una quantità di usanze e di istituzioni. Coloro che
nascevano entro il raggio dove si estendeva la lingua tedesca, potevano considerarsi cittadini due
volte: prima, dello Stato natio, a cui era affidata la loro cura in primo luogo, e poi, di tutta la patria
comune della Nazione tedesca. A ognuno era permesso cercarsi nella sua patria quella cultura che
aveva la maggior affinità col suo spirito, oppure il campo d'azione più adatto a quest'ultimo; il
talento, non era costretto a crescere, come un albero, sul posto, ma poteva cercarsi il proprio posto.
Così, malgrado le meschinità e parzialità dei singoli Stati, in Germania, presa nell'insieme, c'era la
massima libertà di indagini e di comunicazione, che abbia mai posseduto un popolo. La
conseguenza del continuo scambio di cittadini fra tutti gli Stati tedeschi è stata la cultura superiore,
la quale, in questa stessa forma poté a poco a poco discendere fra il popolo grosso, che a questo
modo ebbe sempre la possibilità di educarsi in generale da solo. Questi discorsi vi espongono
l'unico mezzo che ancora ci resta, dopo aver provati inutilmente tutti gli altri, per evitare che ogni
più nobile nostro impulso vada distrutto e che tutta la nostra nazione sia avvilita. Vi offrono di
creare per mezzo dell'educazione in tutti gli spiriti, profondo e inestinguibile, il vero e onnipotente
amor patrio consistente nel concepire il nostro popolo come qualche cosa di eterno e come il
garante - per mezzo dell'educazione - della nostra propria eternità. Nei prossimi discorsi vedremo
quale educazione è capace di tanto, e come sia capace di ciò.