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abbia perso il suo talento, se mai l'ha avuto. Anche i clienti preferiscono
a lui i colleghi Wullie o Chris. A casa le cose non vanno meglio che al
lavoro: la moglie Agnes vive di telenovele, in un mondo a sé. La frustrazione porta Barney a meditare sull'eliminazione di colui che reputa essere la causa dei suoi mali, ovvero Wullie. Confida questi foschi pensieri all'amico di vecchia data e compagno di bevute, e alla madre: se il
primo reagisce inorridito all'idea che Barney possa solo pensare all'omicidio, la seconda, invece, stupisce il figlio suggerendogli come portare a
termine l'impresa.
Un'altra giornata scorre lenta, e i pochi clienti che si sottopongono alle
forbici di Barney non lo aiutano a togliersi dalla mente le lugubri parole
della madre. Chris viene congedato in anticipo da Wullie, che coglie
l'occasione per annunciare a Barney che i suoi giorni da barbiere stanno per finire: di lì a un mese, infatti, sarebbe arrivato un collega a sostituirlo. Accidentalmente, a causa delle mani che gli tremano per la frustrazione, Barney rovescia dell'acqua: Wullie fa per asciugarla, inciampa e finisce addosso al collega, che tiene ancora in mano le forbici. In
pochi istanti è morto: Barney viene preso dal panico e decide di occultare il cadavere…
La storia non è niente di unico, però è carina, e nel complesso il testo
dà l'idea che in lingua originale questo romanzo risulti brillante e infarcito di quello humour nero tipicamente british (scottish, per la precisione,
data l'ambientazione) che tanto è piacevole quando si ha voglia di qualcosa di sottile, che ci faccia sorridere.
E invece, niente. Il testo dev'essere finito in mano a un traduttore assonnato e a un editor distratto. Capisco che, in un noir, ci possa/debba
essere il classico poliziotto grosso e un po' scemo, che parla in maniera
sottilmente sgrammaticata. Ma qui si rasenta l'incomprensibile, in moltissime occasioni! I congiuntivi sono andati in ferie collettivamente, la
punteggiatura è piantata in mezzo alle pagine a casaccio, la traduzione
di alcuni passaggi è poco azzeccata. Peccato...
Prossimo incontro
Douglas Lindsay è nato in Scozia nel 1964, alle due e trentotto di notte.
Pioveva.
Alcuni decenni più tardi, ha lasciato la Scozia per vivere in Belgio. Dopo
aver incontrato la sua futura moglie, Kathryn, ha colto l’occasione per
abbandonare la realtà e unirsi a lei nell’Ufficio postale del Commonwealth in Senegal. È stato qui che ha sviluppato il personaggio di Barney Thomson, mentre sedeva in un appartamento con l’aria condizionata, bevendo gin e tonic alle otto in punto della mattina.
Dalla fine degli anni ’90, ha scritto sette libri della serie di Barney Thomson, e numerosi altri romanzi gialli scritti in stile non
tradizionale.
Il suo primo libro, “The long midnight of Barney
Thomson” (in italiano “La bottega degli errori”) è
stato tradotto in diverse lingue ed è stato realizzato il
relativo film (“La leggenda di Barney Thomson”) con
Robert Carlyle, Emma Thompson e Ray Winston.
Questo film sarà proiettato in anteprima all’Edimburgo film Festival e aprirà la manifestazione il prossimo 17 giugno.
Lindsay non ha commentato l’avvenimento: non si
mostra in pubblico, infatti, da circa dieci anni. Alcuni
avvistamenti suggeriscono che è attualmente nel bel
mezzo dell’Asia centrale alla ricerca dell’ultimo dinosauro al mondo.
Nel frattempo, Lindsay cura un blog (“The Shackleton Report”) che ha
coperto con regolarità tutte le notizie sul referendum per l’indipendenza
della Scozia, con contributi regolari del dottor Ian Shackleton della
Scuola di Glasgow di Politica e Calcio, e del professor Malcom Connery
dell’Istituto di Glasgow per le Cose Speciali.
[post del 18 aprile 2015]
Tornato ancora una volta nel mondo diplomatico di mia moglie, sto facendo i soliti giri di cocktail, partecipando ai soliti eventi dell’ambasciata
britannica e bevendo vodka alle dieci del mattino in una melanconica e
deprimente nebbia di miseria. Sto anche scrivendo alcuni libri.
Ecco che cosa sta arrivando: c’è un tantino di romanzo giallo, e il tema
della morte che avanza.
Il primo libro di questa serie completamente nuova (“Song of the dead”)
ha per protagonista l’ispettore Ben Westphall. Ambientato nel Rossshire, anche se la narrazione si svolge pure in Estonia, a Londra, e in
vari viaggi nel resto della Scozia. La narrazione è ancora in prima persona, ma Westphall è una specie di anti-Hutton: un personaggio più
equilibrato, mentre è il resto del libro a essere incasinato. Procedo verso un tetro, melanconico, tocco scandinavo.
Ho firmato per la pubblicazione con Freight Books (che ha anche pubblicato un libro tratto dal film “La lunga mezzanotte di Barney Thomson”) e sarà pubblicato sia in stampa che in formato digitale in qualche
momento del 2016.
“We are Death”, il tanto lungo atteso seguito di “We Are The Hanged
Man”, ha come protagonista l’ispettore capo Jericho. E quando dico
“lungamente atteso”, penso che il numero di persone che stanno davvero aspettando sia probabilmente molto piccolo. Comunque, la prima
stesura è stata completata, e spero di finirlo entro l’estate.
Continua la storia della misteriosa organizzazione dopo gli eventi raccontati in “We Are The Hanged Man” e come tale è meno legato alle
procedure di polizia e più legal thriller internazionale DanBrown-esco. Io
però non uso la parola ‘risatina’.
“We are Death” sarà pubblicato in e-book, spero, nel 2015.
“In my time of dying” è il quarto libro della serie di Hutton, e mentre segue inevitabilmente dopo il numero 3, è anche il seguito del numero 2.
Più miseria, tristezza, infelicità, un brutale omicidio e sesso. Sto lavorando a questo mentre “We are death” riposa in un cassetto, ma sto
bene (Hutton è piuttosto semplice e divertente da scrivere), così sperabilmente questo potrà essere pronto e vedere la luce del giorno come
ebook ancora nel 2015.
Barney Thomson è un barbiere di Glasgow: lavora da anni nello stesso
negozio di barbiere e, con il passare del tempo, si è visto relegare
nell'ultima postazione del negozio. I colleghi lo snobbano, convinti che